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Quello che resta dei celti a Milano

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Sei secoli prima di Cristo, una tribù celtica alla ricerca di un territorio dove stanziarsi, guidata da Belloveso, conquista la terra tanto ambita. Tra leggende e segni che si possono vedere ancora oggi, ecco come Milano nasce celtica.

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Quello che resta dei celti a Milano

# Cose “dell’altro Mondo”

Credits: rperucho by pixabay

La leggenda vuole che il popolo celtico, guidato da Re Belloveso, sia arrivato nel luogo che sarebbe poi divenuto Milano, alla ricerca di una terra da vivere e coltivare. La ricerca ha seguito delle tappe ben precise.
I Celti arrivano da Nord attraversando le Alpi, un primo portale “magico” che, nelle credenze celtiche, hanno un significato mistico ben definito, perché da lì inizia “l’altro mondo”.

La gente di Belloveso è alla ricerca di esatte coordinate astrali e, inoltre, la Dea Belisama, ha predetto loro di stanziarsi laddove avrebbero trovato una scrofa semi lanuta. La scrofa, in quanto femminile, è portatrice di fertilità, considerata un segnale di buon auspicio.
Tutta questa magia è riunita in un unico luogo. Forse è già abitato dagli Etruschi, ma i Celti vogliono così tanto questo posto per sé, che li sconfiggono, li mandano via e fondano Milano.

Leggi anche: I 7 ANNI più BELLI nella storia recente di MILANO

# L’oppido celtico di Medhelan, il “bosco sacro”

Credits: milanoguida.com

Tanta magia e tanta ritualità, porta i Celti alla fondazione di Milano, nel 600 a.C. circa.
Il villaggio viene edificato alla maniera celtica: di forma ellittica, con al centro il luogo in cui i Druidi, gli antichi sacerdoti, possono vivere in stretto contatto con la natura e dove la popolazione celebra i sui riti. Questo luogo è il Medhelan, il bosco sacro.
Due secoli dopo la fondazione sorgerà il Santuario dedicato alla Dea Belisama, proprio centro dell’oppido celtico, ovvero la caratteristica forma che i Celti imprimono ad ogni loro insediamento urbano.

Tutto intorno al Santuario i Celti costruivano dei camminamenti, oppure dei terrapieni rinforzati, per fare del medhelan un luogo sicuro dove celebrare riti e feste, o per dare riparo alla popolazione. Il bosco ha infatti una funzione mistica: gli stessi alberi sono sacri, perché forniscono riparo a tutte le creature che lo abitano, quelle di origine animale, alla specie umana e, non ultime, le entità magiche.

# Da Medhelan a Mediolanum e a Milano

Credits: milanoguida.com

L’Oppido celtico conosce un grande sviluppo con l’insediamento dei Romani, verso il II secolo a.C.
La città romana si sovrappone a quella celtica, crescendo con una prospettiva diversa.
Mentre i Celti hanno scelto i luoghi in base alle loro credenze, il pragmatismo dei Romani fa espandere la città lungo i corsi d’acqua e tutto ciò che il territorio può fornire come produttività, ad esempio per i mestieri, ovvero più a Sud del villaggio celtico.
Può darsi che Medhelan non fosse il nome di Milano a quel tempo. Fatto sta che i Romani la ribattezzano Mediolanum.

Il nome Mediolanum può avere attinenza con la scrofa semi lanuta (medio lanae) oppure col medhelan, oppure ancora con la precisazione latina che pone Mediolanum in mezzo alla fertile Pianura Padana, il luogo di mezzo.
Resta il mistero del nome della città, ma i ritrovamenti archeologici che la storia ha restituito, ci fanno capire come Milano è nata.

Leggi anche: Dai Celti agli Scienziati: le MAPPE dell’espansione di Milano

# Dove sono oggi i luoghi celtici?

Elaborazione da GoogleMaps

Milano non è stata scelta da Belloveso per farne un luogo sacro, come Stonehenge, ma i tratti dell’oppido celtico sono ben riconoscibili tutt’ora.
Piazza della Scala è ancora oggi, il centro di un percorso smussato che in pochi conoscono, ma che alcuni servizi turistici milanesi esaltano con visite guidate.
È legittimo pensare che Piazza della Scala sia il luogo ove un tempo i Celti hanno edificato il loro Santuario alla Dea Belisama.

Il perimetro dell’oppido celtico è ancora visibile, percorrendo il “circuito” formato da Via Morone, Via Andegari, Via Arrigo Boito, Via Clerici, Via San Protaso. Si perde un po’ per le sovrapposizioni che la storia hanno impresso all’urbanistica milanese, ma continua in Via Tommaso Grossi, Via Agnello e Via Hoepli.

# Il ritrovamento della scrofa semi lanuta

Credits: Twitter

Leggenda vuole che i Celti di Belloveso, abbiano incontrato la scrofa semi lanuta da qualche parte nella pianura intorno a Milano. Vero o no, l’hanno seguita fino a che questa non si è fermata per abbeverarsi ad un fontanile e che, guarda caso, questo fontanile corrispondesse esattamente alle coordinate astrali di cui i Celti sono all’inseguimento.

Il momento in sé e la misteriosa storia che si portano dietro, non è ovviamente stato immortalato in alcun modo, ma la scrofa semi lanuta è ancora presente in città.
La si può trovare scolpita su un capitello che sostiene uno degli archi del Palazzo della Ragione, al Broletto Nuovo oggi Piazza dei Mercanti. È probabilmente stata ritrovata durante gli scavi del XIII secolo ed apposta lì, come decorazione.
C’è poi un secondo stemma, all’interno di un cortile di Palazzo Marino, che ritrae l’animale mitico.

Leggi anche: Il fondatore di Milano è BELLOVESO

# Ciapa sü

Credits: rperucho by pixabay

La forma dell’antico villaggio celtico è ancora con noi, insieme a due particolarità della lingua celtica, che i nostri antenati hanno tramandato per 2.500 anni.

Ciapa sü, che significa “accontentati” o “beccati questa” è una formidabile combinazione di due espressioni celtiche.
La ü non è infatti francese, ma celtica, così come ciapar deriva dal celtico hapà, che significa appunto “prendere”.
Una sessantina di parole della lingua italiana, derivano dal celtico e sono legate al mondo della natura, tanto venerato dai Celti. Sono i nomi dell’allodola, del Salmone, le espressioni come becco o garrese, la brughiera, l’ardesia, la roccia.

# Altri reperti del V secolo a.C.

Il centro dell’oopido celtico Credits: dimitrisvetsikas1969 by pixabay

In un susseguirsi quasi frenetico di distruzioni e ricostruzioni, la storia di Milano ha restituito vari reperti che, oltre alla forma dell’oppido, testimoniano l’oggettiva origine celtica della città meneghina.
Le costruzioni più antiche repertate nella zona di Piazza Duomo, risalgono ai secoli V° e IV° a.C..
In Via Rastelli sono stati ritrovati i resti di alcuni edifici, databili tra la fine del V secolo a.C. e l’inizio del successivo IV secolo.

Il tempio di Belisama è stato poi soppiantato da quello di Minerva, voluto dagli Insubri arrivati dopo i Celti. Solo l’arrivo dell’Imperatore Augusto, con il divieto ai culti non romani, porrà fine all’uso del medhelan, cambiando per sempre l’uso dei luoghi.

Per approfondire: “Milano nasce Celtica”, di Tito Livraghi

Continua la lettura con: Riti celtici e prosperità: la SCROFA SEMILANUTA

LAURA LIONTI

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Smitizziamo gli anni ottanta a Milano

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Credits: imbruttito.com Cartolina da Milano

Lo slogan di una ben riuscita campagna pubblicitaria proposta in maniera martellante diventa, con l’appoggio di giornali, radio, televisioni compiacenti, la didascalia di un decennio. Una frase priva di senso è riuscita a mitizzare qualcosa che di mitico non aveva davvero nulla

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Smitizziamo gli anni ottanta a Milano

# La memoria alterata degli ex paninari

Credits: @bircide_il_paninaro
Paninari

Se non nella memoria offuscata da rimpianti e nostalgie di qualche ex paninaro di mezza età, appesantito di molti chili e magari imbruttito da qualche brutto vizio, che in quegli anni era solito trangugiare hamburger e bere coca cola in piazza San Babila indossando scarpe da boscaiolo e mostrando imbarazzanti acconciature, o se non nella visione distorta di qualche ex socialista frustrato che rimpiange politici corrotti e latitanti, ad insistere nel considerare quella Milano dimessa, triste, buia come una metropoli da prendere a modello, non resta per fortuna praticamente nessuno ad avere nostalgia di quegli anni. Perchè la verità è un’altra. 

# La nera città delle aree dismesse

varesine e torre breda
varesine e torre breda

Scordatevi lo storto, il lungo e il curvo di City life, dimenticatevi l’Area Garibaldi Repubblica con la Torre Unicredit, la linea lilla completamente automatizzata, La Fondazione Prada, il Silos di Armani, la nuova futuristica area nata sulle ceneri dell’EXPO, non sognatevi nemmeno il Mudec, la Livellara vecchia vetreria rinata dopo aver rischiato la demolizione o la fabbrica del Vapore. Dimenticatevi i tantissimi progetti in fase di realizzazione a Milano, dalla Goccia della Bovisa, al Villaggio Olimpico in zona Porta Romana, dalla Torre di A2A alle terme di San Siro… No, quella grigia e spenta metropoli era disseminata di sterminate aree abbandonate, il suo volto tumefatto era ancora quello di una città bombardata come se la guerra fosse terminata pochi anni prima, una città ancora in cerca di una sua nuova identità urbanistica nel disordine e grigiore più totale. Il decennio in multicolor era solo alla tv. 

# Puzza di zolfo, fogne a cielo aperto, parchi con le siringhe

Negli anni ’80 non solo l’aria era più mefitica: non aveva nemmeno i depuratori delle acque fognarie! Ogni giorno sversava tonnellate e tonnellate di veleni attraverso i suoi corsi d’acqua putridi. Sversamenti che ci sono costati giustissime sanzioni dalla comunità europea. La Milano da bere festaiola degli anni ’80 era un qualcosa riservato a pochi, la gran parte dei cittadini si rinchiudeva in casa in quartieri poco illuminati che all’epoca erano solo dei mesti dormitori. In realtà, Milano era tetra e cupa, popolata di zombi barcollanti con la siringa infilata nel braccio (il record di morti per overdose fu proprio in quel periodo): guai a camminare sull’erba dei parchi senza scarpe. Si rischiava la vita negli anni della psicosi dell’Aids. Non solo: la sera non uscivano molti dei suoi abitanti, e sulle sue strade si aggiravano ben pochi turisti. Difatti i treni delle metropolitane ai giorni nostri sempre pieni ad ogni ora, negli anni ’80, dopo le 21:00 circolavano con solo tre vagoni regolarmente semivuoti. Linee sostitutive non esistevano, in fondo non c’era nemmeno l’esigenza. Tutti stavano a casa. 

# Il palazzetto crollato, perfetto emblema di quel periodo

Credits: museodelbasket-milano.it
Palasport crolla nell’85

Celebrato come capolavoro architettonico è bastata la nevicata dell’85 per far crollare il palazzetto dello sport come un castello di sabbia. Non si è riusciti non solo a ricostruirlo ma neppure a sostituirlo con qualcosa di accettabile: per anni le più grandi rockstar internazionali dovettero suonare in un tendone da circo. Certo, qualcuno potrebbe ricordare che fu ideata e costruita la linea gialla, costata però Dio solo sa quanto in più rispetto a quanto preventivato e terminata con il solito ritardo… In ogni caso basterebbe la costruzione di una linea metropolitana per mitizzare una città disastrata? Le metropolitane le hanno costruite anche a Praga, Budapest, Sofia, Berlino e Parigi solo per citarne alcune. Senza che diventassero una bandiera di successo mondiale. 

Credits: imbruttito.com
Cartolina da Milano

A Monaco di Baviera poi già si erano sviluppate, oltre ad una moderna e ramificata rete metropolitana, delle svariate linee di passante ferroviario. Era già in quegli anni un città verdissima, ordinata, con chilometri e chilometri di piste ciclabili, una città che, dopo averla visitata durante un gita scolastica rendeva il ritorno a Milano un’esperienza profondamente imbarazzante. Ritrovavi la solita Milano con quella sua sciatteria ben rappresentata dalle orrende luci pubblicitarie al neon in piazza Duomo, dai suoi rari giardinetti spelacchiati, dalle sue auto parcheggiate in ogni angolo libero, dalla sua fioca e dimessa illuminazione.

# Stazione Centrale e Darsena erano inguardabili

Darsena prima dei lavori

Non parliamo poi di sensibilità animalista praticamente a livelli del terzo mondo, nel canile municipale Lager, dopo trenta giorni i cani che non riuscivano a trovare casa venivano mandati nelle camere a gas! La Stazione Centrale, biglietto da visita della città, era un girone dantesco: popolato da senza tetto, tossici, sbandati in un deprimente contesto, nulla a che vedere con la stazione moderna e ripulita di adesso pur con i suoi problemi. La Darsena era ridotta ad un enorme disordinatissimo parcheggio, qualcosa di inguardabile. Non che ora sia tutto oro, per carità, ma è tutto infinitamente meglio di prima.

# Cosa ci rimane di questa Milano da bere…

Credits: @milanopersempre.it
Piazza Duomo, Milano

Tirando le somme, cosa rimane di memorabile di quel periodo rifilatoci come “Milano da bere”? Una pioggia di tangenti, le risottate in piazza, eventi simili a sagre degne di un piccolo borgo rurale, cantieri infiniti dai costi incerti e i paninari, il più raffinato fenomeno socio culturale dell’epoca. A livello urbanistico pur sforzandosi, tra le anonime costruzioni di Ligresti, le desolanti e finte Milano 2, Milano 3 e l’orrenda stazione della Bovisa non emerge nulla di rilevante e degno di essere conservato.

Davvero si fatica a trovare qualcosa che valga la pena menzionare in mezzo a quel degrado deprimente. La Milano degli anni ’80 non era la brutta copia di quella odierna: era proprio un’altra orrenda triste città. Per fortuna oramai solo un lontano ricordo.

Per chi volesse rinfrescarsi la memoria facendo un tuffo in quel cupo periodo consigliamo: MILANO 1983 di Olmi.

Continua la lettura con: La MILANO degli ANNI ’70: le FOTO della città tra violenze, austerity e voglia di libertà

ANDREA URBANO

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Il tunnel tra Europa e Africa: assegnato il progetto per unire i due continenti

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Unire Europa e Africa attraverso un tunnel? Il progetto, proposto per la prima volta 40 anni fa, ha avuto un’improvvisa accelerata. Questo tunnel rivoluzionerebbe i collegamenti tra i due continenti, trasformando radicalmente il trasporto merci, la circolazione di turisti e, potenzialmente, mettendo un freno al traffico illegale dei migranti. Scopriamo insieme i dettagli resi noti.

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Il tunnel tra Europa e Africa: assegnato il progetto per unire i due continenti

# Un progetto ambizioso: inaugurazione entro il 2030 per la coppa del mondo

 

Il tunnel sottomarino, lungo 17 miglia (circa 27 chilometri), intende collegare Tangeri, in Marocco, con la località spagnola di Punta Paloma, vicino a Algeciras. Il costo stimato per la sua realizzazione è di circa 6 miliardi di euro (£5,1 miliardi). Il tunnel dovrebbe essere completato entro il 2030, in tempo per la Coppa del Mondo che sarà co-ospitata da Spagna, Portogallo e Marocco.

Il progetto rappresenta una collaborazione tra la Società Nazionale per gli Studi sullo Stretto di Gibilterra (SNED) del Marocco e la Società Spagnola per gli Studi sulla Comunicazione Fissa attraverso lo Stretto di Gibilterra (SECEGSA). Entrambe le organizzazioni stanno conducendo studi approfonditi per garantire la fattibilità tecnica ed economica del tunnel.

# Le caratteristiche del tunnel: dimezzato il viaggio tra Madrid e Casablanca

Il tunnel sarà una struttura altamente innovativa, progettata per resistere alle complesse sfide geologiche e ambientali della regione. La tratta più breve tra Europa e Africa è anche la più profonda, con punti in cui l’acqua raggiunge i 900 metri. L’area è anche nota per la sua attività sismica, trovandosi al confine tra la placca tettonica eurasiatica e quella africana. Questi fattori rendono il progetto estremamente complesso dal punto di vista ingegneristico.

Una delle soluzioni proposte prevede la costruzione di stazioni terminali simili a quelle del Tunnel della Manica, che collega Inghilterra e Francia. Queste stazioni saranno dotate di tecnologie avanzate per garantire la sicurezza e l’efficienza del transito.

Il tunnel ospiterà principalmente un servizio ferroviario ad alta velocità, collegando Casablanca a Madrid con fermate intermedie a Tangeri e Algeciras. Si stima che il tempo di viaggio tra Casablanca e Madrid verrà ridotto a 5 ore e 30 minuti, una notevole differenza rispetto alle 12 ore attuali necessarie per il viaggio via terra e traghetto.

# Le sfide tecniche: il tunnel sarà attraversabile in macchina?

La società spagnola Herrenknecht Ibérica, specializzata nella costruzione di tunnel con alcune delle più grandi macchine da perforazione al mondo, ha recentemente vinto l’appalto per condurre lo studio di fattibilità. Questo studio, dal costo di 296.400 euro, sarà completato entro giugno 2025. Il Ministro delle Infrastrutture e dell’Acqua del Marocco, Nizar Baraka, ha confermato che il progetto è una priorità strategica per il paese.

Lo Stretto di Gibilterra è un punto strategico cruciale per il commercio globale e la sicurezza europea, per questa ragione non sono in pochi a ritenere che, se possibile, il tunnel dovrebbe essere progettato per essere attraversabile anche da mezzi a motore, come camion e automobili. La possibilità di transitare via macchina permetterebbe di rendere autonomi i flussi di merci e persone, riducendo notevolmente i tempi e lo sforzo logistico di una tratta ferroviaria.

# Una soluzione definitiva contro l’immigrazione illegale?

Credits: Pagellapolitica 

Un tunnel tra Europa e Africa potrebbe anche rappresentare una rivoluzione umanitaria, specialmente in relazione al fenomeno migratorio. Alle estremità del tunnel, si potrebbero istituire dei centri di accoglienza dove i migranti possano essere identificati e verificare il loro diritto di attraversamento.

Per evitare ingorghi e problemi di gestione, si potrebbero creare centri di stazionamento all’interno del tunnel, dove i migranti con diritto di passaggio potrebbero fermarsi temporaneamente in attesa che i governi competenti organizzino la loro accoglienza. Questi centri dovrebbero fornire servizi essenziali come il cibo, l’acqua e l’assistenza sanitaria di base fino al trasferimento nelle strutture di accoglienza ufficiali.

Questa soluzione ridurrebbe significativamente la dipendenza dalle traversate rischiose attraverso il Mediterraneo, salvando migliaia di vite e garantendo un sistema di migrazione regolare, sicuro e controllato. Per i migranti irregolari, invece, potrebbe essere creato un programma di lavoro legato alla costruzione del tunnel. Il lavoro in questo grande progetto infrastrutturale potrebbe essere considerato come un’opportunità per guadagnare il diritto di emigrazione, in un’ottica di inclusione sociale. L’impiego nell’opera potrebbe essere una via per integrare questi migranti nel mercato del lavoro.

Continua la lettura con: La proposta choc: un tunnel sottomarino tra Italia e Tunisia

MATTEO RESPINTI

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I no di Caressa alla Milano di oggi: «L’area B è classista e dopo le 20 non si può prendere la metropolitana»

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Ph. @fabiocaressareal IG

In un’intervista al Corriere del 20 gennaio 2025, il noto telecronista, quello di “andiamo a Berlino, Beppe!” parla del suo rapporto con Milano, senza risparmiare alcune critiche. Di seguiti alcuni estratti sulla sua esperienza a Milano. Foto: @fabiocaressareal IG

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I no di Caressa alla Milano di oggi: «L’area B è classista e dopo le 20 non si può prendere la metropolitana»

(…)

Partiamo dall’inizio. A Milano sbarca per Telepiù.
«Nel 1991, sul finire della Milano da Bere, (…) abitavo al residence «Futura» di via Mecenate, allora frequentato in modo – diciamo – colorito. Lavoravamo e la sera andavamo a ballare: Beau gest, Lizard. Che tempi».

Primo impatto?
«Arrivo il 19 agosto: in ufficio c’è addirittura l’aria condizionata, il traffico è più ordinato che a Roma. Non solo: la gente è puntuale e io, che ci tengo, finalmente mi trovo nel mio elemento (a Milano dici: appuntamento alle 9.30, a Roma: appuntamento tra le 9 e le 10). Insomma, un uomo felice. Poi inizia l’autunno ed ecco il mio ricordo traumatico. Una mattina apro la finestra in piazza Udine, dove mi ero spostato: nebbia, nebbione. Non si scorgeva nemmeno il lampione nel mezzo dello slargo. Io la nebbia non l’avevo mai vista e guidare era impossibile».

Credits nuovostadiomilano.it – Stadio Popolus

Oggi è perfettamente naturalizzato. Tema dibattuto in città è San Siro, che lei conosce benissimo lavorandoci spesso. Cosa farne?
«Ribadisco il mio parere: San Siro bisognerebbe rifarlo. Mancano i servizi e invece un impianto deve essere fruibile. Al Bernabeu ci puoi vivere una giornata intera, al Meazza no. Non ci sono dotazioni adeguate, ristoranti».

Rifarlo anche a costo di abbatterlo?
«Non sarebbe uno scandalo. Dicendo “gli stadi non si toccano” non si va da nessuna parte: la Roma dovrebbe giocare al Colosseo. In Italia c’è un enorme problema di impianti».

(…)

Oggi dove abita?
«A Milano 2: io mi sono trasferito nel 1994, Benedetta (Parodi, sua moglie e volto tv, ndr) nel 1998».

Da allora ha fatto pace con la nebbia?
«Non c’è quasi più. Comunque nebbia o no mi sono innamorato subito della città».

Siamo ancora puntuali?
«».

Difetti di Milano.
«L’area B mi sembra classista e sa un po’ di ponte levatoio che viene alzato dal castello: per lo smog sarebbero state meglio altre soluzioni. Inoltre oggi Milano non è una città che si possa definire sicura: dopo le 20 non puoi prendere la metropolitana. Vuoi il taxi? Non lo trovi. Ciò non va bene e lo dico da padre di tre figli di 22, 20 e 15 anni (Matilde, Eleonora e Diego, ndr) che vogliono uscire la sera ma poi sono in difficoltà».

(…) 

Intervista completa: corriere.it

Continua la lettura con: «Non merita di essere sporca»: lo studente giapponese che ripulisce le strade di Napoli (video)

MILANO CITTA’ STATO

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La metropolitana leggera tra Milano e Lodi: il grande sogno dei pendolari diventerà realtà?

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Immagine generata con l'IA

I pendolari su questa linea sono abituati a problemi e disservizi. Ma sono anche proattivi: questa la loro richiesta per rendere più agevole il collegamento tra Milano e Lodi. E magari non solo quello. 

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La metropolitana leggera tra Milano e Lodi: il grande sogno dei pendolari diventerà realtà?

# Una linea travagliata

Credits: Il Cittadino MB

La S1 collega Lodi a Saronno, passando per Milano Rogoredo e Milano Bovisa-Politecnico. Tutti i giorni effettua una corsa ogni 30 minuti, dalle 6.08 alle 20.08 da Saronno e dalle 5.53 alle 20.53 da Lodi. E’ una delle linee più frequentate e anche una delle più problematiche per disagi e ritardi. Tra gli eventi più significativi, si ricordano il pantografo incastrato e la rottura della linea di tensione sopraelevata, che hanno trasformato i viaggi in veri e propri “sequestri di persona”.

I pendolari si trovano spesso bloccati in un limbo: in piedi sulla banchina con vista su un display degli orari che non si aggiorna, oppure intrappolati su treni fermi in mezzo alla campagna lodigiana, senza una chiara indicazione sul prosieguo del viaggio.

Questo stato di incertezza è troppo spesso aggravato dalla gerarchia ferroviaria, che sembra penalizzare i pendolari a favore dei treni ad alta velocità. I pendolari hanno molta pazienza. Non solo: hanno anche idee per risolvere una situazione sempre più problematica. 

Leggi anche: Il TRENO FANTASMA: il passante che non passa mai

# Il sogno dei pendolari: una metropolitana leggera tra Milano e Lodi

Credits: @pietroberra IG

Chi subisce questi disagi ha proposto una serie di soluzioni per migliorare la situazione del trasporto ferroviario locale.

  1. Una delle richieste principali è quella di trasformare la S12 in una sorta di “metropolitana leggera” tra Milano e Lodi, creando un collegamento frequente e strategico tra due capoluoghi di provincia, con corse previste ogni 12-15 minuti. Contestualmente, si richiede l’attuazione del progetto di riqualificazione della stazione di Lodi, un intervento promesso da tempo ma mai realizzato. 

2. Un’altra proposta avanzata dai viaggiatori riguarda l’interconnessione tra i servizi “lenti” e “veloci”, spesso causa di ritardi dovuti alla coesistenza di corse Trenord, treni merci e Frecce. I pendolari suggeriscono di anticipare questa interconnessione tra Lodi e Tavazzano, rendendo la linea lenta esclusiva per la S12 lungo l’intera tratta Lodi-Saronno. Questo approccio garantirebbe una maggiore fluidità del traffico ferroviario e ridurrebbe i disagi quotidiani per gli utenti.

Infine la priorità dovrebbe rimanere la tutela degli orari di punta, non solo quelli mattinieri: i pendolari rivendicano il diritto di rientrare nelle loro case ad orari decenti, non solo arrivare al lavoro puntuali.

Leggi anche: Le ESTENSIONI FUTURE delle linee della METROPOLITANA

Continua la lettura con: La M3 arriverà fino a PAULLO? La regione dice NO e propone altre due soluzioni

Articolo originale di LAURA LIONTI (aggiornato da redazione)

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La triste storia della chiesa che ha dato il nome a tutto un quartiere

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antonellascorta IG - San Siro alla Vepra

Una chiesa antica con una storia singolare e dei segreti da svelare. L’origine del nome e quali fatti terrificanti successero nella villa costruita a seguito di una sua parziale demolizione.

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La triste storia della chiesa che ha dato il nome a tutto un quartiere

# La storia della chiesa che ha dato il nome al quartiere e…allo stadio

antonellascorta IG – San Siro alla Vepra

A nord-ovest di Milano, a due passi dalla fermata MM Lotto è presente una chiesa antica che ha una storia singolare e dei segreti da svelare. Si tratta di San Siro alla Vepra, situata precisamente in Via Masaccio 20. È la chiesa da cui prende il nome tutto il quartiere di San Siro, fin dalla sua costruzione quando era solo un borgo rurale, sotto il dominio dei Franchi, per arrivare a dare il nome allo stadio Meazza. Ma chi era questo Siro?

Siro era il ragazzo che portò i pani e i pesci a Gesù e fu il primo vescovo che portò il Vangelo a Milano e dintorni. Ma torniamo alla chiesa. 
Appena arrivati quello che ci si presenta è un cancello di ferro anonimo, uno come tanti delle abitazioni milanesi. Ma una volta varcata la soglia, accediamo in un cortile dove è presente la chiesa e annessa un’abitazione, che ha preso il nome di Villa Triste.
Attualmente la chiesa ospita le suore della Casa delle Missionarie dell’Immacolata.
Le prime notizie della chiesa risalgono all’anno 885 d.c. e, a quei tempi, non era presente l’edificio adiacente, molto successivo.

# Che significa “alla Vepra”?

wikipedia.org – Mappa idrografica di Milano del1870

L’attributo “alla Vepra” si deve al fatto che la chiesa sorge su un affluente sotterraneo del fiume Olona, il canale Vepra o anche canale Vetra, corso d’acqua secondario appunto. Di costruzione risalente all’epoca romana, per deviare verso la città le acque del maggiore fiume Olona, il torrente corre sotterraneo attraverso tutta la città, arrivando fino all’attuale piazza Vetra.
La chiesa, abbastanza piccola, delle dimensioni di una cappella, ha subito varie ricostruzioni e sono presenti al suo interno interessanti affreschi quattrocenteschi.
Durante il ‘400 infatti subì una prima ricostruzione, in cui solo l’abside rimase dell’originaria struttura. È a questo periodo che risalgono gli affreschi, molto probabilmente della scuola degli Zavattari, famiglia di pittori quattrocenteschi, già noti per le rappresentazioni pittoriche della Cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza. Nel corso del 1600 essa venne infatti, di nuovo, parzialmente demolita da Pecchi, allora proprietari, per costruirvi, addossata un’abitazione che è collegata alla chiesa.

# La riunione per il “Il nuovo governo della Lombardia” durante i moti del 1821

bandierine atm
Le cinque giornate

Successivamente l’area venne venduta alla famiglia Fossati, da cui prese il nome definitivo di Villa Fossati che la fece di nuovo restaurare. Un episodio dei tanti che riguardano questo edificio storico è quello che riguarda i patrioti milanesi che al tempo dei moti del 1821, vi tennero una riunione per discutere “Il nuovo governo della Lombardia” per liberarla dagli Austriaci, all’epoca dominatori. Si narra che il conte Federico Confalonieri, marito di Teresa Casati, fu formalmente accusato di aver preso parte a tale riunione e spedito al carcere dello Spielberg insieme a Silvio Pellico, avendo già in precedenza partecipato all’insurrezione che portò anni prima al linciaggio del conte Giuseppe Prina.

# La Ville Triste, teatro di torture efferate durante la Seconda Guerra Mondiale

Villa Triste

Ma San Siro alla Vepra e in particolare l’adiacente Villa Fossati sono famose anche per la definizione di Villa Triste. Durante la seconda guerra mondiale fu infatti abbandonata dai Fossati e l’edificio divenne ben presto la base della Banda Koch, squadra della polizia fascista nota anche come “Reparto speciale di polizia repubblicana”.
Pietro Koch (1918 – 1945), il capo, originario di Roma, era particolarmente noto per la sua efferatezza nel torturare e uccidere i prigionieri politici, nelle prigioni sotterranee della Villa. Dagli orrori perpetrati in questo luogo, la denominazione di Villa Triste.

Collaboratore delle SS e di Kappler, Koch mise in atto qualsiasi tipo di tortura verso i partigiani, socialista, comunisti catturati. Inenarrabili sono i racconti dei pochi sopravvissuti.
Per quanto breve fosse il periodo trascorso a Milano da Koch e i suoi accoliti, la sua truce fama si sparse ben presto oltre le mura della Villa, anche tra gli abitanti del quartiere, inducendo perfino l’allora cardinale Schuster a chiedere la cessazioni di tali efferatezze.
In seguito Koch fu catturato, processato e fucilato. I Fossati ripresero possesso della Villa ma non vi tornarono mai più ad abitarla. Le celle dei sotterranei vennero smantellate, la struttura dichiarata Patrimonio Nazionale e donata alle suore che tutt’ora vi risiedono.

Leggi anche: “Villa Triste”, la casa degli orrori di zona Fiera

Continua la lettura con: 40 anni fa «il Titanic di Milano»: crolla il Palasport di San Siro

ELEONORA PRINA

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«Non merita di essere sporca»: lo studente giapponese che ripulisce le strade di Napoli (video)

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Speriamo che diventi un modello per i nostri studenti (e non solo). Questo studente giapponese nel tempo libero raccoglie cartacce abbandonate sulle strade di Napoli. In questo video lo vediamo a Piazza del Gesù. «Napoli non merita di essere sporca»,  spiega il ragazzo, «A me piace Napoli, quando vedo la spazzatura non mi piace. Per questo ho iniziato questa cosa». 

Qui il video di @italiasuisocial. Sotto alcuni dei commenti. 

# Questi i commenti con più like al video: 

  • «I giapponesi sanno cosa sia il rispetto e l’educazione civica» (Giorgio Garbellini)
  • «Come è possibile che un turista tenga più alla terra di chi ci abita?» (Francesco Piludu)
  • «I giapponesi sono veramente un grande popolo e sono felice di vivere in mezzo a loro» (Tanuki)
  • «Come italiano provo vergogna vedendo questo video: prendiamo esempio visto che ci riteniamo un popolo civile» (Claudio Surdo)
  • «Popolo di Napoli. Dovete apprendere molto da questo ragazzo» (The black prince)
  • «Napoli non merita di essere sporca, come ha ragione questo bravissimo ragazzo. Da imitare assolutamente!» (Alessandra Scala)
  • «Questi sono gli stranieri benvenuti nel nostro paese, e non perché pulisce le piazze, ma per l’educazione e il senso civico» (Emmanuele Tardino)
  • «Ecco una vera risorsa, di più stranieri così abbiamo bisogno» (sandro16)

Continua la lettura con: I quartieri stranieri di Milano 

ANDREA ZOPPOLATO

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Sei al lavoro, il Milan ha perso con la Juve e il collega ti ha inserito nella chat degli interisti

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Perché non cambi squadra?

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Continua con: Iniziata la ricerca per il prossimo sindaco di Milano 

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Milano surrealista: che ci fa questa statua spaventosa nel cuore di Milano? E che cosa significa?

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In pieno centro, davanti al Palazzo del Senato, in via Marina si trova una scultura del grande artista surrealista catalano Jean Mirò. Che ci azzecca con Milano?

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Milano surrealista: che ci fa questa statua spaventosa nel cuore di Milano? E che cosa significa?

Che ci fa una statua del grande artista surrealista catalano Juan Mirò? Un primo elemento di contatto è nella posizione: la statua si trova davanti al Palazzo del Senato, grande edificio costruito quando a Milano governavano gli Spagnoli per volontà di Federico Borromeo.

L’opera si chiama Mère Ubu (Madre Ubu), realizzata in bronzo, risale al 1975 ed è stata donata dall’artista alla città di Milano nel 1976. Rappresenta una figura misteriosa e zoomorfa, con il volto d’uccello, il ventre cavo come una grotta, su due zampe possenti e percorsa da incisioni che richiamano alcuni segni tipici dell’artista.

Madre Ubu è la protagonista femminile nella pièce teatrale “Ubu re” di Alfred Jarry, un’anticipazione del movimento surrealista e del teatro dell’assurdo, in scena per la prima volta nel 1896.
La commedia narra le avventure di Padre Ubu, “capitano dei dragoni”, che organizza un colpo di stato e uccide il re Venceslao per impadronirsi del trono.

La spaventosa Mere Ubu che istiga l’ambizione assassina del marito, incarna la figura oscura del potere e della manipolazione psicologica, come una spettrale e grottesca Lady Macbeth.

Continua la lettura con: I 10 ristoranti più belli di Milano 

MILANO CITTA’ STATO

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Nei nomi delle fermate della metro Roma batte Milano: questi i cambiamenti che si dovrebbero fare

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Maps - Domodossola-Sempione

Milano si identifica con la sua metropolitana e viceversa. Per un appuntamento si è soliti indicare il nome della stazione della zona, invece che la via. Non sempre però sono rappresentative del luogo o dell’attrazione immediatamente nelle vicinanze degli accessi. Qualcosa è cambiato negli ultimi anni, ma ci sono altre modifiche che si potrebbe fare. Vediamone alcune.

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Nei nomi delle fermate della metro Roma batte Milano: questi i cambiamenti che si dovrebbero fare

# Le stazioni che hanno cambiato nome

Mappa ATM – Stazioni che hanno cambiato nomi

Nel corso degli anni sono state diverse le stazioni che al nome originale hanno visto l’aggiunta di un luogo o un’attrazione nelle vicinanze solo sulle insegne, a volte in caso dell’abbinamento a uno sponsor, oppure che hanno cambiato la denominazione anche sulla mappa.

Maps – Fermata Conciliazione M1

Vediamo alcuni esempi:

  • sulla linea M1: Cairoli – Castello, Cordusio – Pinacoteca Ambrosiana, Conciliazione – Cenacolo Vinciano, Lima-Teatro Elfo Puccini;
  • sulla M2: piazza Abbiategrasso – Chiesa Rossa;
  • sulla M5: Bignami-Parco Nord, Ca’ Granda – Pratocentenaro, San Siro- Stadio in origine San Siro Harar-Dessié e poi con l’aggiunta degli sponsor di turno come DAZN o Mediaset Premium, San Siro Trotter diventata San Siro- Ippodromo, Tre Torri – Allianz, Ponale- Hangar Bicocca, Gerusalemme- Ospedale Buzzi, Portello- ex Alfa Romeo.

Leggi anche: Si dovevano chiamare così: i nomi delle fermate della metro nel progetto originale

# Quali nuovi abbinamenti si potrebbero fare?

Maps – Domodossola-Sempione

Manuele Mariani propone le seguenti modifiche, aggiungendo

  • Corso Sempione a Domodossola FN M5,
  • Parco Lambro a Udine M2,
  • Navigli – Tortona District a Porta Genova M2,
  • Campari a Sesto FS M1.

Altre proposte potrebbero riguardare la linea M3, affiancando Scalo Romana a Lodi T.I.B.B per identificare il quartiere in costruzione e servito in futuro direttamente da questa stazione, mentre accanto a Montenapoleone ci potrebbe essere la scritta Quadrilatero della Moda.

Leggi anche: Se le 5 linee della metro di Milano avessero un nome (internazionale): come si chiamerebbero?

# La proposta di Urbanfile: affiancare i nomi storici dei quartieri

Urbanfile – Mappa metro con nomi storici

Roberto Arsuffi del blog Urbanfile aveva lanciato nel 2023 la proposta di aggiungere i nomi storici dei quartieri serviti dalla metropolitana, per tenere e traccia e memoria delle vecchie denominazioni o delle zone scomparse della città. Il lavoro, frutto della collaborazione con altri appassionati di storia milanese, aveva portato a suggerire quanto riportato nella mappa in alto.

Tra queste: Bande Nere-Molinazzo e Bisceglie-Sella Nuova sulla M1, Romolo-Moncucco e Piola-Città Studi sulla M2, Sondrio-Maggiolina e Brenta-Gamboloita sulla M3, Tricolore-Porta Monforte e Susa-Acquabella sulla M4 e infine Istria-Villaggio Giornalisti e Cenisio-Simonetta sulla M5.

Continua la lettura con: Arrivano i nuovi treni per la metro di Milano (video)

FABIO MARCOMIN 

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I 7 mostri più spaventosi d’Italia (uno è di Milano)

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L’Italia è un Paese ricco di storia, arte e tradizioni, ma è anche una terra dove il folklore popolare è intriso di storie di mostri e creature spaventose. Tra leggende antiche e racconti tramandati oralmente, questi sono i 7 mostri più terrificanti del Belpaese.

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I 7 mostri più spaventosi d’Italia (uno è di Milano)

#1 Le seducenti Anguane del Trentino-Alto Adige e Veneto

Le Anguane sono creature acquatiche della tradizione alpina, simili a ninfe o sirene, ma con un lato oscuro. Appaiono come donne bellissime con lunghi capelli bagnati, ma possono trasformarsi in esseri mostruosi con zampe di capra o serpente.

Secondo le leggende, vivono nei torrenti, nelle grotte e vicino alle sorgenti, attirando gli uomini con il loro canto melodioso per poi farli scomparire nell’acqua. Alcuni racconti le descrivono anche come spiriti legati alla fertilità e alla natura. La loro ambiguità tra bellezza e pericolo le rende creature particolarmente temute.

#2 La Spettrale Borda dell’Emilia-Romagna

La Borda è una figura spettrale che appartiene al folklore dell’Emilia-Romagna. Si dice che sia un’anima dannata, condannata a vagare per le campagne durante le notti nebbiose. La sua figura è descritta come una donna avvolta in un mantello nero, con un viso deformato e occhi luminosi.

La Borda terrorizza i viandanti smarriti, emettendo urla strazianti e provocando confusione e smarrimento. In alcune versioni della leggenda, è associata alle streghe o alle donne che hanno commesso peccati gravi in vita. La sua presenza è spesso vista come un monito per chi si avventura fuori dai sentieri.

#3 Il Gigantesco Polpo di Tellaro della Liguria

Il Polpo di Tellaro è una leggenda marina che affonda le sue radici nel piccolo borgo di Tellaro, affacciato sul Mar Ligure. Si narra che un enorme polpo abbia salvato il villaggio da un attacco dei pirati. Quando i nemici cercarono di avvicinarsi, il polpo, avvolgendo le campane della chiesa con i suoi tentacoli, suonò un allarme che svegliò gli abitanti, permettendo loro di difendersi.

Sebbene il polpo sia considerato un salvatore più che un mostro malvagio, la sua imponente figura e il mistero che lo circonda lo rendono una creatura affascinante e inquietante.

#4 Il Sagace Badalischio della Toscana

Il Badalischio è il drago della tradizione toscana, noto per la sua astuzia e capacità sorprendete di parlare. Si racconta che abiti nelle foreste della Valle Tiberina e che abbia un aspetto spaventoso, con squame scintillanti e occhi penetranti.

Il Badalischio non è solo una creatura malvagia: secondo la leggenda, può essere catturato e costretto a rivelare segreti o fare profezie. Nella cultura popolare, viene spesso associato a feste e celebrazioni, dove viene rappresentato come una figura simbolica. La sua dualità tra pericolo e saggezza lo rende uno dei mostri più affascinanti d’Italia.

#5 Il Terrificante Giosalpino della Valle d’Aosta

Il Giosalpino è il mostro delle Alpi valdostane, descritto come un enorme felino con caratteristiche sovrannaturali. Secondo la tradizione, si nasconde nei boschi e nelle montagne, attaccando chiunque osi avventurarsi nel suo territorio.

La sua forza e velocità lo rendono invincibile, mentre il suo ruggito è capace di far tremare gli alberi. Alcuni racconti lo descrivono come un guardiano della natura, che punisce chi danneggia l’ambiente. Sebbene la sua esistenza non sia mai stata provata, i racconti sul Giosalpino sono ancora vivi tra gli abitanti delle valli alpine.

#6 Il Drago Avvelenatore di Atessa, Abruzzo

Il Drago di Atessa è una delle creature più temute dell’Abruzzo. Secondo la leggenda, il drago viveva in una grotta vicino al paese e terrorizzava la popolazione, uccidendo il bestiame e avvelenando l’acqua con il suo respiro tossico.

La svolta arrivò quando un coraggioso abitante decise di affrontare il mostro, riuscendo a ucciderlo. In seguito a questo evento, le due città di Ate e Tixa si unirono, formando l’odierna Atessa. Ancora oggi, la leggenda del drago viene ricordata con celebrazioni locali e rimane un simbolo della lotta contro il male.

#7 Il Tarantasio: Il Drago di Milano e del Lago Gerundo

Secondo la leggenda, il Tarantasio era un gigantesco drago che infestava il Lago Gerundo, un bacino paludoso che un tempo si trovava tra Milano e Cremona. Si dice che il mostro sputasse veleno e fosse responsabile delle epidemie della zona. Alcune versioni lo descrivono come una creatura con il corpo di serpente e la testa di drago, mentre altre lo paragonano a un enorme coccodrillo.

Il Tarantasio è particolarmente legato alla famiglia Visconti: il loro stemma, infatti, rappresenta un biscione che ingoia un uomo, probabilmente un riferimento a questo drago. Sulla facciata del Duomo, nel bassorilievo a destra del portone centrale, è scolpito un curioso animale con collo allungato, zampe palmate e testa rotonda, sembra che si tratti proprio del Tarantasio. La scultura, realizzata dopo la presunta morte del mostro nel 1299, ha una funzione scaramantica per proteggere la città.

La figura del Tarantasio ha anche ispirato il simbolo del cane a sei zampe dell’Eni. Luigi Broggini, creatore del logo, volle omaggiare la leggenda del drago e il gas metano scoperto nei luoghi dell’antico Lago Gerundo, ricollegando le “vampate di fuoco” del mostro alle risorse energetiche trovate nell’area. Oggi il lago Gerundo non esiste più, e la leggenda del Tarantasio non è tramandata come dovrebbe, eppure questo mostro vive nei racconti di alcuni milanesi.

Continua la lettura con: Dalla fontana delle tette al parco dei mostri: 10 COSE STRANE che abbiamo solo in Italia

MATTEO RESPINTI

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Da splendida galleria di vetro a bunker spettrale: perché Malpensa vola così in basso?

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Studio Marinoni - La soglia magica dall'alto

In questo articolo abbiamo segnalato, su indicazione di Manuele Mariani, gli interventi di cui avrebbe bisogno l’Aeroporto di Malpensa per allinearsi agli standard dei grandi scali internazionali. A questi se ne aggiunge un altro: una scenografica galleria vetrata che meravigliava il mondo è stata trasformata in uno spazio tetro. Perchè non ripristinare la struttura che c’era in origine?

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Da splendida galleria di vetro a bunker spettrale: perché Malpensa vola così in basso?

# Un tempo c’era una splendida galleria di vetro…

Nuovo capitolo sulle cose su cui si dovrebbe intervenire all’Aeroporto di Malpensa per avvicinarlo in termini di servizi ed estetica ai più importanti scali internazionali. Manuele Mariani ci segnala in questo caso un downgrade avvenuto poco più di 10 anni fa. Tra la stazione e il Terminal al piano -1 era presente un collegamento tramite un tunnel con una scenografica galleria di vetro.

# …e un tapis roulant di collegamento

Luminosa e moderna, pur essendo stata realizzata negli anni ’90, appare anche in alcune clip musicali degli Articolo 31 e dei Nomadi. All’aspetto puramente estetico si affiancava la comodità del collegamento, per i passeggeri diretti ai treni dallo scalo o viceversa a imbarcarsi dopo essere sceso sulla banchina della stazione, garantito dal doppio tapis roulant, uno per direzione.

# Cosa c’è oggi al suo posto

Studio Marinoni – La soglia magica dall’alto

Oggi non c’è più né la galleria vetrata e né il sistema di camminamento meccanizzato. Al suo posto è stato realizzata la “Soglia Magica”, vincitrice di un concorso internazionale, una struttura chiusa ricoperta esternamente da verde. Questa la sua descrizione: “La “Porta di Milano” dello spazio/percorso dell’aeroporto di Malpensa è rappresentata da una soglia virtuale formata da un taglio di luce. I passeggeri in transito varcano il filtro di questa soglia luminosa come se attraversassero un sipario impalpabile, effetto della materializzazione della luce ottenuta da un nebulizzatore ecologico. Le variazioni di geometrie, luci e colori registrano il corso del sole mentre per le ore serali e notturne il taglio di luce è ottenuto con un sistema di illuminazione artificiale.”

Le buone intenzioni non si discutono, il risultato però forse non è dei migliori. A tutti gli effetti è uno spazio buio, che per alcuni potrebbe apparire lugubre e spaventoso, che ospita al suo interno delle installazioni artistiche a rotazione.

Maps – Installazione artistica nella Soglia Magica

I fumi che scendono dalla fessura sul soffitto sembrano ricordare situazioni drammatiche e non bastano le piccole luci led di colore blu sul pavimento nero e la fascia luminosa bianca (la Soglia Magica ndr) a renderlo un ambiente rassicurante. Perchè non riportare il tutto a come era in origine?

Continua la lettura con: Quello che manca a Malpensa per volare più in alto

MILANO CITTA’ STATO

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Estendiamo gli orari delle metro per le partite e i concerti? Persino la metro di Roma chiude più tardi

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Chatgpt AI - Metro di notte

Un problema che si ripresenta ad ogni evento serale a Milano, che sia una partita o un concerto. Lo abbiamo riproposto più volte, ma è sempre attuale, anche perchè nel prossimo futuro è prevista l’inaugurazione di un altro impianto. Questa la situazione attuale e cosa si dovrebbe fare.

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Estendiamo gli orari delle metro per le partite e i concerti? Persino la metro di Roma chiude più tardi

# La metro chiude troppo presto in occasione degli eventi

Creditsdonavalzer IG – Concerto San Siro

Non è cambiato nulla dalla brutta figura fatta da Milano in occasione del concerto dei Coldplay nell’estate 2023. Nicola Porro aveva messo in luce la situazione imbarazzante: “Sapete quante persone arrivano a vedere i Coldplay a Milano? 60.000. Bene, è stato un disastro perché, finito il concerto, la metropolitana stava chiudendo. Ce la possiamo anche prendere con i tassisti, sapete che io non sono esattamente il loro amico e li ho recentemente criticati, ma se ci sono 60 mila persone allo stadio con una fermata della metropolitana a 2 passi, non puoi tenerla aperta fino alle 2 o 3 di mattina?“. Nell’estate 2024 la gestione dei trasporti è stata uguale, così come lo è da anni. 

# Estesi gli orari solo di M1 e M5 

Mappa Atm metro e linee S

Come funziona il servizio di trasporto pubblico milanese durante gli eventi? I mezzi vengono potenziati sia in superficie sia in metropolitana. Per raggiungere lo Stadio San Siro si può scegliere di scendere direttamente all’omonimo capolinea che serve l’impianto oppure optare per Lotto o Lampugnano sulla M1, con il parcheggio di interscambio che per l’occasione dura fino alle 2, e proseguire a piedi o con la navetta. Gli orari vengono estesi con ultima corsa all’1.00 circa sia sulla rossa da Lotto in direzione Sesto Fs (non al contrario però), e sulla lilla da San Siro Stadio verso Bignami. L’estensione è quindi rispettivamente di poco più di 30 minuti e un’ora. Tra l’altro non si capisce perchè la linea M5, oltretutto automatica, è l’unica che nel servizio regolare ha come ultimo orario di partenza da entrambi i capolinea mezzanotte e non mezzanotte e mezza circa come le altre linee. 

Chiudono invece al solito orario anche in occasioni di partite e concerti le tratte della M1 tra Rho e Lotto, tra Sesto e Bisceglie e la tratta da Sesto verso Rho, oltre alle altre linee M2, M3, M4  quindi chi deve fare più cambi e magari abita fuori Milano rischia di rimanere a piedi.

# Le linee notturne non vanno fuori Milano e la sostitutiva della M5 non esiste

Credits atm – Rete notturna

Esiste anche la rete di linee notturne, bus sostitutivi delle linee metropolitane con cadenza semi-oraria fino alla ripresa del servizio sotterraneo. Purtroppo però è utile fino a un certo punto perchè:

  • la linea NM1 non fa servizio nella tratta extraurbana della M1 Molino Dorino-Pero-RhoFieramilano;
  • la linea NM2 non serve le stazioni di Assago, di Cologno e quelle nella tratta Gobba-Gessate;
  • la NM5 non esiste, per ricalcare lo stesso percorso bisognerebbe cambiare diverse linee di bus.

Leggi anche: L’UNICA METRO di Milano che NON ha la SOSTITUTIVA di NOTTE

# Dalle partite ai concerti, non c’è solo San Siro

Credits cellovsguitar IG – Forum di Assago

Non esiste però solo San Siro. I concerti e la partite, in questo caso di basket, si tengono anche all’Unipol Arena di Assago servita dal capolinea sud della linea M2. Solitamente l’ultima partenza alle 00:20, mentre per gli eventi viene posticipata alle 00:45, ma già la corsa delle 00:20 termina a Cascina Gobba, dove è presente il parcheggio di interscambio. Se vive nell’hinterland l’unica possibilità per tornare a casa è avere lasciato lì l’auto.

# Il PalaItalia all’orizzonte

Ph. @Onirism IG – PalaItalia

Procede spedita la costruzione del PalaItalia, il futuro palazzetto da 16.000 posti in zona Santa Giulia. Dal 2027, dopo che all’inizio del 2026 avrà ospitato le gare olimpiche di hockey sul ghiaccio, si terranno al suo interno concerti ed eventi sportivi, questi ultimi con una capienza più ridotta. Da quell’anno anche la linea M3, la linea M4 e successivamente la metrotranvia 13, che le collegherà e insieme alle metropolitane servirà l’impianto, dovranno prevedere orari più estesi.

# Orari allungati solo la mattina, persino la metro di Roma chiude più tardi

Ufficio stampa Rai – Sedute metro

L’unica variazione di orario avvenuta negli anni recenti a Milano ha riguardato l’apertura, anticipata alle 5:30 , mentre come si è visto poco o nulla è stato fatto per la sera e la notte con gli ultimi viaggi al massimo fino a mezzanotte e mezza. Il risultato è che c’è chi rimane a piedi dopo un concerto o una partita, chi rischia di farsi male nel momento di defluire insieme ad altre migliaia di persone e chi è obbligato a prendere l’auto o il taxi. Senza scomodare gli esempi di Londra, dove la metro funziona H24 nei weekend, o quelle di New York e Copenaghen, sempre aperte anche durante la settimana, basterebbe prolungare l’orario fino alle 2-3 di notte, almeno nei weekend e in occasioni particolari. Persino la tanta bistratta metropolitana romana il venerdì e sabato sera fa partire l’ultima corsa da tutti i capolinea all’1:30.

Continua la lettura con: Per un’ora di Metro: la (misera) estensione dell’orario per i grandi concerti. E nelle altre sere d’estate resta l’orario da Cenerentola

FABIO MARCOMIN

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Iniziata la ricerca per il prossimo sindaco di Milano

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I soliti sospetti.

Qui il video: Iniziata la ricerca per il prossimo sindaco di Milano 

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Continua con: Quando devi prendere la metro per Bisceglie ma al binario arriva Rho/Fiera

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5 «osterie contemporanee» a Milano

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silvano_viniecibi IG - Silvano Vini e Cibi Al Banco

Va innanzitutto chiarito il dubbio amletico: cosa sono le osterie contemporanee? Si tratta di osterie moderne dove si fa cucina profondamente legata alla tradizione del territorio ma reinterpretata e reinventata per restare al passo coi tempi e non necessariamente in chiave gourmet. Giovani chef un po’ come capitani coraggiosi, km0, tradizioni e ambienti tranquilli per sentirsi come a casa, posti dove il mettere mano alla tradizione non spaventa perché è un modo per traghettarla nel futuro e consegnarla alle nuove generazioni. Qualche esempio?

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5 «osterie contemporanee» a Milano

#1 Ratanà, la cucina milanese e lombarda del futuro

how_to_gourmet IG – Ratanà

Ratanà ha sicuramente ben compreso il concetto di osteria moderna anche e soprattutto grazie allo chef Cesare Battisti che sa come si prepara un piatto della tradizione cucendogli addosso un quid di novità che lo trasforma in qualcosa di nuovo. Attenzione maniacale per la qualità delle materie prime e per il rispetto della stagionalità sono gli ingredienti di successo di questa gradevole location.

Indirizzo: via Gaetano De Castillia, 28

#2 Trippa, l’osteria contemporanea in Porta Romana

trippamilano IG

In via Giorgio Vasari, questa è una osteria diventata famosa e frequentatissima in breve tempo, è infatti impossibile trovare un posto se non prenotando con largo anticipo 

In motivi? Pasta fresca fatta in casa, ingredienti stagionali anche di recupero, prezzi accettabili e ambiente familiare.
 
Indirizzo: via Giorgio Vasari, 1

#3 Silvano Vini e Cibi Al Banco, la nuova osteria in piazza Morbegno 

silvano_viniecibi IG – Silvano Vini e Cibi Al Banco

Creato dallo stesso Battisti di Ratanà e fratello di Remulass, Silvano ha sicuramente contribuito a rendere Nolo un luogo più attrattivo e interessante. Sembra un locale retrò, dove entrare e mangiare un boccone bevendo un buon calice di vino con gli amici. Piatti semplici ma prelibati e prezzi ragionevoli.

Indirizzo: piazza Morbegno, 2

#4 Ciciarà, l’osteria a due passi dal Duomo

eskilado IG – Ciciarà

Un locale in pieno centro che affonda le mani nella tradizione per reinventarla, senza stravolgerla, in chiave moderna. Tutto è affidato a produttori locali dalle carni, ai salumi ai formaggi freschi. Qualità assoluta della materia prima insomma, e prezzi abbordabili. 

Indirizzo: piazza Santo Stefano, 8

#5 Osteria Alla Concorrenza, il locale vecchia Milano in Porta Venezia 

Credits you.food IG – Osteria alla concorrenza

Tavoli in legno, menù sulla lavagna e grandi scaffali con vasta esposizione di vini.

Piatti della tradizione preparati al momento e serviti ai pochi tavoli o direttamente al bancone. Ampia selezione di salumi e formaggi locali e prezzi accessibili.
 
Indirizzo: via Melzo, 12

Continua la lettura con: Le 5 «trattorie moderne» da non perdere a Milano

ALESSANDRA GURRIERI

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La M4 si è mangiata il verde?

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Prima e dopo giardino Molino delle Armi, seconda foto di Urbanfile

La realizzazione della linea M4 è stata l’occasione per riqualificare le aree di superficie dove sono presenti stazioni, manufatti e altre zone limitrofe ai cantieri. Per i marciapiedi è stato fatto abbondante uso di pietra e si è lasciato poco spazio al verde, anche dove prima era presente in modo più diffuso. Ma non si doveva combattere le isole di calore depavimentando la città?

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La M4 si è mangiata il verde?

# Al posto di un giardino ricco di verde, tanta pietra e aiuole con pacciamatura e piccoli cespugli

Uno degli esempi che mostra che si è abbondato con la pietra e al verde è stato concesso un spazio residuale. Siamo tra la stazione della M4 di Santa Sofia e quella di Vetra, dove via Campo Lodigiano si incontra con via Molino delle Armi e via della Chiusa. Come documentato da Urbanfile in un recente sopralluogo, l’area è stata riqualificata con vasche a gradoni in pietra ad ospitare aiuole riempite da pacciamatura in corteccia, bordure, cespuglietti e alberi. 

Google Maps – Stessa area nel 2012

In precedenza la zona era di tutt’altro aspetto. Forse meno studiata a livello architettonico, ma sicuramente più verde e accogliente. Era presente infatti un piccolo giardino caratterizzato da quattro grandi aiuole ricche di erba e fiori, come si può vedere dalle vecchie immagini messe a disposizione da google maps. Gli alberi, sempre scorrendo le foto del passato, sembrano essere stati mantenuti… quasi tutti quelli c’erano prima. 

Prima e dopo ex parcheggio – Foto in basso Urbanfile

Un miglioramento si nota invece in direzione del Parco delle Basiliche, un tempo parcheggio con aiuole verdi ai bordi e oggi piazza pedonale in continuità con lo spazio che lo precede e stesse vasche in pietra. A dominare è comunque sempre la pietra anche nella pavimentazione.

# Da Piazza Tricolore a Largo Augusto regna sempre la pietra 

La scelta di non realizzare spazi naturali ha caratterizzato tutti gli interventi di ripristino e riqualificazione che hanno coinvolto le arterie stradali di Milano a seguito della realizzazione di M4. Eccetto il tratto a est tra le fermate Dateo e Argonne e Piazza Frattini, dove è stato mantenuto parzialmente il verde esistente alternati a spazi gioco e relax, per il resto sono state eliminate aiuole e giardini e rimpiazzati da alberelli e vasche senza erba. Lo si vede ad esempio in piazza Tricolore, dove sul lato destro uscendo dal centro una spianata di pietra e alberi con risibile spazio di terra attorno hanno rimpiazzato verdi aiuole, in piccolo anche nello spazio occupato dalla stazione di Santa Sofia.

La nuova porzione di piazza San Babila e la limitrofa corso Europa, un tempo adibite interamente al traffico veicolare, sono state quasi del tutto pedonalizzate ma solo con pietra nella prima e alcuni alberelli nella seconda. Identico risultato per Largo Augusto, un tempo parcheggio e rotonda stradale, oggi piazza con qualche aiuole e alcuni alberi, per il resto sempre e solo pietra o porfido.

# Ma non si doveva depavimentare la città?

assolofloromagazine.it – Depavimentazione viale Suzzani

Uno degli obiettivi dichiarati dell’amministrazione comunale negli ultimi anni è quello di combattere le isole di calore e favorire il drenaggio delle acque meteoriche per ridurre le temperature in estate e limitare i danni provocati dalle piogge torrenziali. In che modo ha deciso di farlo? Restituendo porzioni di città dove domina l’asfalto e il cemento, come strade, marciapiedi e aiuole spartitraffico, e quindi depavimentando (in alto rendering del primo intervento in viale Suzzani. Le scelte che hanno guidato gli interventi di ripristino dei cantieri della M4 vanno quindi nella direzione diametralmente opposta al percorso green annunciato da Palazzo Marino. Non costava forse meno realizzare dei giardini o forse, come suggerisce il blog Urbanfile, le risorse da investire erano tali che si è deciso di utilizzarle per acquistare elevate quantità di pietra da posizionare un po’ ovunque?

Continua la lettura con: Loreto, forse ci siamo: via ai cantieri per la riqualificazione. Ecco come diventerà: rendering della piazza e le foto di buenos aires

FABIO MARCOMIN

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Questo è il «giardino segreto» di Milano

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Nel cuore di Milano, a due passi dalle arterie della città, si cela uno dei progetti residenziali più affascinanti e ambiziosi degli ultimi anni: Horti, un complesso che, non solo ha ridisegnato il quartiere di Porta Romana, ma ha riportato alla luce un vero e proprio «giardino segreto».

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Questo è il «giardino segreto» di Milano

# La nascita di un progetto ambizioso

Il progetto Horti si trova tra via Orti e via Lamarmora, un quartiere che rappresenta un mix di storia e modernità, ed è nato con l’intento di ridare vita a un’area un tempo dimenticata, recuperando edifici storici e trasformandoli in residenze di lusso. L’intervento è stato curato da BNP Paribas Real Estate Property Development Italy, che ha investito circa 100 milioni di euro, per creare 74 unità abitative, 2 unità multifunzionali ad uso ufficio e una grande autorimessa interrata, il tutto immerso in un parco di 10.000 m².

Nel cuore del complesso risiede però una delle gemme più preziose: il giardino storico, un parco che per decenni è rimasto nascosto e che oggi è stato riportato alla sua forma originaria, regalando ai cittadini uno spazio verde di rara bellezza. Questo giardino, un tempo utilizzato per la coltivazione di piante officinali, è stato restituito alla collettività grazie al recupero del suo impianto originario.

# Un giardino che racconta la storia di Milano

Il giardino che oggi possiamo ammirare è composto da una varietà di piante d’alto fusto, come tigli e cedri libanesi, che abbelliscono il paesaggio insieme a piante aromatiche perenni come lavanda, salvia e calendule. Questo parco storico di 2.000 m² è destinato all’uso pubblico e, grazie a un sistema di irrigazione automatizzato alimentato dal recupero dell’acqua piovana, rispetta gli alti standard di sostenibilità e riduzione dei consumi idrici.

Un elemento che distingue il giardino è il suo design, che mescola elementi storici e moderni. Le aiuole geometriche e le siepi creano una sorta di percorso attraverso il giardino, dando al visitatore l’impressione di entrare in un piccolo angolo di natura segreta, lontano dalla frenesia della città. Il progetto di recupero non si è limitato alla sola parte verde, ma ha interessato anche gli edifici circostanti, alcuni dei quali sono stati restaurati con grande attenzione ai dettagli.

La Villa ottocentesca, uno degli edifici principali del complesso, è stata trasformata in una residenza esclusiva, mentre l’ex Chiesa annessa è stata riconvertita in uno spazio multifunzionale per uffici.

# La fusione tra antico e moderno

Il risultato finale di Horti è una fusione perfetta tra antico e moderno, che riesce a mantenere la storicità del luogo senza rinunciare alla funzionalità e all’eleganza delle nuove costruzioni. L’edificio storico della Villa, risalente alla fine dell’Ottocento, è stato completamente restaurato, mantenendo intatte le sue caratteristiche architettoniche più rilevanti, ma inserendo al suo interno impianti moderni e soluzioni abitative all’avanguardia.

Il complesso residenziale è stato progettato per offrire il massimo comfort abitativo, con finiture di pregio e sistemi tecnologici avanzati, come il domotico per il controllo delle funzioni domestiche. Un altro aspetto fondamentale del progetto è la riqualificazione della zona circostante. Via Orti, una delle strade che si affacciano sul complesso, è stata interamente ripavimentata e riorganizzata, con una maggiore attenzione agli spazi pubblici.

Continua la lettura con: L’incredibile storia del «Diavolo di Porta Romana» che abitava nel «palazzo immortale»

MATTEO RESPINTI

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La stazione futuristica di Renzo Piano con passarella trasparente con vista su Milano: le ultime novità dai cantieri

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Riccardo la Frazia FB - Nuova stazione di Sesto

La struttura si caratterizzata per una passerella in vetro di 90 metri larga 18 metri. Nel mese di ottobre 2024 avevamo presenziato al posa della prima pietra dei cantieri del primo lotto di Unione Zero a MilanoSesto. Contestualmente avevamo potuto osservare lo stato di avanzamento dei lavori della nuova stazione a firma di Renzo Piano, che nel frattempo hanno registrato ulteriori progressi. Vediamo le ultime immagini e quando è previsto il completamento dell’opera.

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La stazione futuristica di Renzo Piano con passarella trasparente con vista su Milano: le ultime novità dai cantieri

# La struttura si caratterizzata per una passerella in vetro di 90 metri larga 18 metri

La nuova stazione ferroviaria è il simbolo più riconoscibile di MilanoSesto, uno dei più grandi di progetti riqualificazione urbana in Europa, anche perchè unisce due parti del Comune di Sesto San Giovanni divise dai binari. La struttura si caratterizzata per una passerella in vetro di 90 metri larga 18 metri che attraversa la linea ferroviaria Milano-Monza, con scale coperte che collegano le banchine.

La passerella prevede al suo interno bar e alcuni negozi, offrendo anche una vista panoramica sul nuovo Parco urbano Unione, con pannelli fotovoltaici sulla copertura. La stazione si collega con il capolinea della M1, mentre il sottopasso esistente, attualmente in fase di riqualificazione e interdetto al passaggio, viene prolungato. Vediamo a che punto sono i lavori. 

Leggi anche: I 18 grandi progetti di rigenerazione che cambieranno Milano e il suo hinterland

# Completate le fondamenta del nuovo edificio viaggiatori

Tra le novità più significative c’è da registrare il completamento delle fondamenta del nuovo manufatto della stazione, che prende il posto di quello precedente ricoperto di amianto e demolito a luglio del 2024. Si sta inoltre procedendo con gli armamenti dei locali sotterranei di collegamento con il mezzanino della metropolitana, come comunicato dall’Assessore all’Urbanistica, Strade ed Infrastrutture e Ambiente del Comune di Sesto San Giovanni, Antonio Lamiranda, sulla sua pagina facebook. Negli ultimi mesi i lavori hanno interessato anche la realizzazione delle scale mobili e la copertura con vetro e pannelli solari della passerella lato piazza.

Proseguono anche i lavori di completamento lato Falck Unione – via Acciaierie, per quanto riguarda tettoie, parapetti e scalinate complete. Sono stati montati i telai portanti dei futuri ascensori sotterranei diretti alla passarella a ponte, mentre è in corso la posa dei vetri a protezione del cavedio di alloggio degli ascensori a servizio delle banchine.

# Nuova stazione pronta a dicembre 2025, il sottopassaggio collegato alla metropolitana già nei prossimi mesi

Riccardo la Frazia FB – Nuova stazione di Sesto

In base all’ultimo cronoprogramma è prevista l’ultimazione della struttura nel mese di agosto 2025, l’operatività della nuova stazione a partire da dicembre 2025. Nei prossimi mesi è in programma il completamento degli interrati e la contestuale apertura del sottopassaggio consentendo anche di interscambiare con la stazione metropolitana senza uscire in superficie. 

Continua la lettura con: Milano-Lambrate, la «stazione curva»

FABIO MARCOMIN

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Rosa, rossa, nera e verde: le 5 spiagge più colorate d’Italia

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Credits: @earthpix.world isola di Budelli

L’Italia è sempre una sorpresa, e le sue spiagge ne sono la prova: angoli di natura dove i colori raccontano storie uniche. Scopriamo quali sono.

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Rosa, rossa, nera e verde: le 5 spiagge più colorate d’Italia

#1 La spiaggia rosa di Budelli, nell’Arcipelago della Maddalena

Credits: @earthpix.world – isola di Budelli

La spiaggia di Budelli, un autentico capolavoro della natura, è il simbolo della Sardegna più incontaminata. Situata nell’Arcipelago della Maddalena, è famosa per la sua sabbia rosa, resa unica dai frammenti di coralli e conchiglie, un luogo dove il tempo sembra fermarsi. Si può ammirare però solo da lontano in quanto protetta da rigide regole di tutela ambientale.

#2 La Spiaggia delle Sabbie Nere, nell’isola di Vulcano

gabriellaperrera IG – Spiaggia delle Sabbie Nere

La Spiaggia delle Sabbie Nere, sull’isola di Vulcano nelle Eolie, è un’esperienza che mescola suggestione e meraviglia. Il suo arenile nero, scolpito dalla forza dei vulcani, si immerge in un mare trasparente dai riflessi smeraldo. È il luogo perfetto per sentirsi parte di una natura primordiale, con i faraglioni sullo sfondo e il profumo di zolfo nell’aria.

#3 La Spiaggia Ficogrande, nell’isola di Stromboli

anjadownunder IG – Ficogrande, Stromboli

Nello stesso arcipelago c’è anche la Spiaggia di Ficogrande, nell’isola di Stromboli. Un luogo magnetico dove il fascino del vulcano si sposa con il blu intenso del mare. La sabbia, di origine vulcanica, è caratterizzata dal colore nero così come i ciottoli presenti sulla battigia, a raccontare la forza primordiale della natura.

#4 La spiaggia rossa di Porto Ferro in Sardegna

sebastianogabbi IG – Spiaggia di Porto Ferro

La Spiaggia di Porto Ferro, a pochi chilometri da Alghero, è un angolo selvaggio e autentico della Sardegna. La sua sabbia, che assume una suggestiva tonalità rossastra grazie alla presenza della trachite rossa nelle vicinanze, si unisce a dune dorate, tre torri di avvistamento spagnole del XVII secolo e una pineta profumata. Il mare turchese e le onde perfette ne fanno un paradiso per surfisti e amanti dell’avventura.

#5 La Spiaggia verde di Molveno in Trentino

pierbomba2906 IG – Spiaggia di Molveno

La Spiaggia di Molveno, sulle rive del lago omonimo in provincia di Trento, è un’oasi alpina che unisce relax e paesaggi mozzafiato. Qui, il verde intenso del prato all’inglese si fonde con le acque cristalline del lago, incorniciato dalle Dolomiti di Brenta. È il luogo perfetto per staccare la spina, tra sole, aria pura e silenzio rigenerante. Gli spazi ampi e curati invitano a vivere la montagna in modo nuovo, rilassandosi come in un parco naturale. 

Spunto: Italia Meravigliosa FB

Continua la lettura con: La «grande spiaggia» allo Scalo Farini: rilanciamo il progetto più grandioso per il futuro di Milano?

FABIO MARCOMIN

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Queste sono le 5 terme più belle d’Europa: una è a un’ora da Milano

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silviatudisco1979 IG - Terme di Bucarest

La più grande, quella con le piscine viola, quella a un’ora da Milano. Scopriamo le caratteristiche che le rendono davvero uniche a livello europeo e le tariffe di accesso secondo la selezione di Triplovers

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Queste sono le 5 terme più belle d’Europa: una è a un’ora da Milano

#1 Aqua Dome: il centro termale sulle Alpi vincitore del World Spa Awards nel 2024

Credits aquadome_hotel.therme.spa IG – Aquadome

Si tratta di un hotel a 4 stelle superior in cui all’interno si trova un maxi centro termale con un’area sauna, la particolarità è che la struttura si trova nel cuore della natura all’interno della valle Otztal, in cui hanno creato un’atmosfera che ridefinisce il concetto di benessere. Nella struttura sono presenti un centro termale, 12 vasche di acqua calda, 7 saune e la spa 3.000, nella quale sperimentare il benessere per tutti e 5 i sensi con l’utilizzo di erbe alpine, minerali stimolanti, luccicanti pietre preziose, ghiaccio e acqua termale spumeggiante. 

La curiosità è che si possono trovare anche le cosiddette “non textile zone” ovvero delle zone in cui ci sono delle vasche termali per nudisti. 

Con i suoi 22.000 metri quadrati è il centro termale più grande del Tirolo che si è aggiudicato il World Spa Awards nel 2024. Per i clienti dell’hotel il centro termale, le varie zone benessere e la spa sono inclusi nel prezzo della camera, mentre per tutti gli altri visitatori l’ingresso è a partire da 33 euro.

I prezzi:

  • Giornaliero Terme 9:00-18:00: 54 euro
  • Giornaliero Terme + Spa 9:00-18:00: 69 euro

Leggi anche: 5 posti dove NUOTARE nell’ACQUA CALDA, all’aperto, sulle ALPI

#2 Terme Olimia: il più grande centro benessere sloveno, con le piscine viola

terme_olimia IG

Queste terme si trovano all’interno di un hotel da 4 stelle superior: il Wellness Sotelia Hotel, a cui si accede attraverso un passaggio sotterraneo. Si tratta del centro benessere più grande della Slovenia ed è caratterizzato da particolarissime piscine viola. L’acqua termale che riempie le piscine proviene da pozzi speciali: le sorgenti si trovano ad una profondità di 520 metri. Alla fonte l’acqua raggiunge infatti una temperatura compresa tra i 24° e i 44°, ma la temperatura finale nelle singole piscine si ottiene miscelando l’acqua dei singoli pozzi.

Le tariffe per il giornaliero Orhidelia + Termalija + Sauna:

  • Lunedi – Giovedì: 32 euro
  • Venerdì – Domenica: 60 euro

#3 Le Terme di Bucarest: le più grandi d’Europa, anche come centro botanico

silviatudisco1979 IG – Terme di Bucarest

Sono le terme più grandi d’Europa, ma anche le più economiche, gli ingressi infatti partono da 12 euro. Questo centro termale è molto famoso perché con oltre 1.500 palme e 800.000 piante provenienti da ogni angolo del globo, le Terme di Bucarest sono anche il centro botanico più grande d’Europa: la collezione comprende specie rare ed esotiche tra cui orchidee, felci, piante carnivore e alberi tropicali. Si tratta di una struttura che offre anche una programmazione di eventi e attività particolari come l’acquagym o concerti dal vivo direttamente in piscina, ma non ha nessun servizio per dormire all’interno delle terme, le quali chiudono alle 23.

Queste le tariffe:

  • Giornaliero Galaxy: 24 euro
  • Giornaliero The Palme + Galaxy: 29 euro
  • Giornaliero Elysium + The Palm + Galaxy: 35 euro

#4 Caldea, Andorra: considerata da molti la più bella spa del mondo

zuz.car IG – Terme Caldea

Si tratta di un centro termale che si trova in Andorra ed è l’ideale per un weekend tra shopping e relax, in più molti la considerano la spa più bella del mondo. Sono un complesso termale che sfruttano le proprietà benefiche delle acque sulfuree che sgorgano a 70° dalla sorgente, queste acque hanno effetti rilassanti e decongestionanti. L’edificio ha un’architettura unica a forma di piramide di vetro che è impossibile non vedere dalla città per via della sua torre di ben 80 metri d’altezza, ma è allo stesso tempo circondato dalle spettacolari montagne di Andorra.

Questa struttura è opera del famoso architetto francese Jean-Michel Ruols, noto come l’architetto dell’acqua, che ha dotato la spa di un’immagine unica e armoniosa con riferimenti minerali e cristallini. La spa è divisa in 4 aree: la prima è un’area esclusiva per adulti, la seconda è un’area aperta anche alle famiglie, la terza è un’area in cui scoprire le tradizioni termali di diverse culture con bagni giapponesi, aztechi, greci e anche bagni di pompelmo e di uva, infine la quarta è un’area dedicata ai bambini dai 3 ai 8 anni.

Le tariffe: 

  • Classic mattina: 30,50 euro
  • Plus mattina: 40,50 euro
  • Premium mattina: 52 euro

#5 Splash & Spa di Tamaro in Svizzera, a un’ora da Milano

splashespa IG

Si trova a solo un’ora da Milano e la sua è una spa a 5 stelle di 3.000 metri quadrati. Si tratta di un centro termale che ha anche degli scivoli, in particolare, con l’introduzione degli ultimi 2, il totale degli scivoli è salito a 7. Nell’area della spa ci sono tre bagni turchi accessibile alle persone a partire dai 16 anni, ma recentemente ne è stato introdotto un altro che può essere utilizzato anche dai bambini.

Si tratta di una struttura che ha uno sguardo rivolto al futuro, infatti è la prima struttura in Svizzera che si è dotata di un impianto di osmosi inversa per la depurazione e la riutilizzazione dell’acqua, questo permetterà di ridurre del 30% il fabbisogno di approvvigionamento idrico annuale dalla rete. Sempre in ambito di impatto ambientale, il prossimo obiettivo di questo centro termale è quello di riuscire a coprire entro i prossimi due anni gran parte del consumo di elettricità grazie alla realizzazione del parco solare alpino Duragno a 1.900 metri di quota.

Le tariffe di accesso:

  • Giornaliero lunedì-venerdì: 52€
  • Giornaliero venerdì-domenica: 56€

Fonte:Triplovers

Continua la lettura con: Le 7 migliori SPA del benessere a Milano (con mappa)

MARTA BERARDI

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