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L’incantevole «archeo giardino» segreto del centro di Milano

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Ph. @paola_caneva IG

I giardini di Milano spesso sono nascosti agli sguardi. Spesso protetti da case e palazzi che li rendono inaccessibili. In centro si trova un giardino incantevole, ma sconosciuto a molti milanesi. 

L’incantevole «archeo giardino» segreto del centro di Milano

# Il giardino è intitolato a un celebre archeologo che ha avuto fortuna pochi metri da qua

Ph. @lamilina IG

Il giardino è stato intitolato all’archeologo Aristide Calderini. Tarantino di nascita, milanese d’adozione. Proprio nelle vicinanze del giardino, all’Università Cattolica, l’archeologa ha mosso i passi più importanti della sua straordinaria carriere. Ma come si arriva a scoprire il giardino?

Da corso Magenta si imbocca e, in pochi passi, si raggiunge un angolo di tranquillità ricco di sorprese. In una città caotica ci si ritrova in un luogo magico dove l’unico suono  è il canto degli uccellini. Ci sono anche molti fiori e cosa forse straordinaria per il centro di Milano, questo piccolo giardino anche se è “segreto” è aperto a tutti. 

# Al suo interno: i resti del portico d’ingresso di Palazzo Corio progettato dal Bramante. Non solo: colonne, statue e il monumento di Arnaldo Pomodoro

Ph. @mela249 IG

Non è solo ricco di verde. Lo è anche di storia. Conserva infatti i resti del portico d’ingresso di un antico edificio: palazzo Corio, o “Casa dei Corii”, dal nome della famiglia legata alla corte dei Visconti prima e degli Sforza poi. Si tratta di un palazzo quattrocentesco dove vide la luce Bernardino Corio, che sarebbe diventato il più importante storico degli Sforza, progettato — pare — dal Bramante. Resistette dal XV secolo fino a venire devastato dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.

Del palazzo oggi rimangono solo i resti del portico, con archi a tutto sesto, colonne, semicolonne e alcune statue. In quest’altra parte del giardino, al centro, spicca un secondo monumento, questa volta contemporaneo: è un’austera stele in metallo realizzata nel 1996 da Arnaldo Pomodoro in ricordo di Francesco Castellini, un ragazzo di 17 anni che, prima di morire in un incidente, amava trascorrere in questo parco il tempo libero. Rappresenta un monumento ricordo alle vittime della strada.

 

Continua la lettura con: Il “CASTELLO DISNEY”: è il palazzo più bello di MILANO?

MILANO CITTA’ STATO

Le cinque enoteche con cucina da provare a Milano

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Ph. @sciuma_radicalwines IG

C’è una Milano che non fa rumore ma sa farsi notare: quella delle enoteche con cucina, dove il vino è naturale, spesso biodinamico, e i piatti arrivano da micro-produttori che parlano la lingua della qualità. Piccoli locali con due sgabelli e tanta anima, oppure veri e propri ristoranti con cucina creativa e carta dei vini da esploratori. Scopriamo la selezione di aperitivi_urbani IG dei cinque posti dove il vino è il protagonista, ma il cibo gli tiene testa.

Le cinque enoteche con cucina da provare a Milano

#5 Tipografia Alimentare 

crirombola IG – Tipografia Alimentare

Fuori scorre la Martesana. Appena entrati sembra di essere finiti dentro una rivista di architettura scandinava con la passione per la fermentazione. Tipografia Alimentare è uno di quei posti che ti fa venire voglia di mollare tutto e aprire un bistrot in campagna. Il locale è arredato con luci calde, legno, libri e tavoli condivisi, si tratta di un posto informale, tanto che sembra di essere a casa di un’amica che ha appena fatto un corso di food design.

I veri protagonisti sono i vini, che sono naturali, artigianali, spesso italiani ma con incursioni francesi e qualche chicca più esotica. Niente etichette da supermarket: qui si beve quello che ha una storia da raccontare, meglio se con un po’ di lievito in sospensione. Per quanto riguarda il cibo, offre piatti semplici e stagionali, tra cui uova bio strapazzate con burro di fattoria, insalate intelligenti, panini che sono praticamente piccoli monumenti perché il loro pane è fatto in casa e si sente. Una curiosità è che il nome del locale deriva davvero da una tipografia che stava lì prima, tra l’altro ogni tanto organizzano anche eventi, mercatini e incontri con i vignaioli.

Indirizzo: via Dolomiti 1 (Naviglio Martesana). Media recensioni Google: 4.1/5

#4 Silvano 

ciapgram IG – Silvano

Silvano è uno di quei posti che ti fanno sentire bene. Niente effetti speciali, solo buon vino, buon cibo e una sincera passione per l’ospitalità. Il posto si trova a due passi dal multietnico viale Monza, in una zona in rinascita. Il locale è intimo, caldo, con dettagli vintage e quel senso di accoglienza che ti fa ordinare un’altra bottiglia “perché stiamo così bene”. I tavoli sono pochi, quindi è sempre meglio prenotare.

Tra la proposta si trovano vini naturali, biologici, ma anche qualche outsider non convenzionale. C’è un’ampia scelta anche al calice, con il personale che ti racconta ogni bottiglia con un entusiasmo contagioso. Pochi i piatti proposti, ma tutti ben fatti. Si possono trovare pasta fresca, piatti comfort, come la parmigiana di melanzane che è quasi commovente, e dolci che sembrano quelli della nonna. Una curiosità è che il nome non è inventato: Silvano esiste, è una persona vera e passa ancora ogni tanto.

A Milano si beve bene, si mangia meglio e questi 5 posti ne sono la prova vivente e fermentata. Che tu sia un cultore del vino naturale o solo alla ricerca di un luogo dove stare bene, qui c’è pane, e vino, per i tuoi denti. Hai già preso nota? Allora esci e brinda, perché, diciamolo, una tournée del gusto così merita il bis.

Indirizzo: piazza Morbegno 2. Media recensioni Google: 4.5/5

#3 Levante 

levantemediterraneo IG

Levante è il classico posto che appena entri ti chiedi “com’è che non lo conoscevo già?”. Si trova in una zona che sta letteralmente esplodendo di creatività gastronomica e si presenta con un’identità forte: vino naturale e cucina mediorientale.

I vini sono quasi tutti molto naturali, un po’ hipster, ma scelti con criterio. Ampio spazio viene dato alle piccole cantine italiane e francesi, con qualche bottiglia orange che sa di albicocca e libertà. Anche nel cibo si denota una vena orientale: falafel croccantissimi, labneh fatto in casa, pita calda, babaganoush fumoso e un meraviglioso sabich che ti fa dimenticare i kebab da hangover. Tutto super profumato e pieno di erbe fresche, ma soprattutto la combo vino orange + hummus è molto più sexy di quanto immagini.

Il locale ha pareti pastello, un’atmosfera rilassata ma attenta ai dettagli, si tratta di uno di quei posti in cui potresti restare ore solo a guardare cosa c’è sugli altri tavoli. Una curiosità è che il menù cambia spesso, ma il mood resta quello: portare a Milano un pezzo di cucina levantina con un tocco contemporaneo.

Indirizzo: via Gian Antonio Boltraffio 10 (Zara). Media recensioni Google: 4.6/5

#2 Sciuma radical Wines 

sciuma_radicalwines IG

“Sciuma” in milanese vuol dire schiuma e qui il fermento si sente eccome, non solo quello nei bicchieri, ma proprio nell’aria: Sciuma è un’enoteca naturale, irriverente, colorata, giovane e super inclusiva. È un posto in cui ti siedi per un calice e alla fine resti per un’ora a chiacchierare con chi hai accanto. Il locale ha un carattere vivace reso evidente dai colori pop alle pareti, è un posto che ha un’atmosfera informale con lavagnette in cui si trovano le proposte del giorno e uno staff super preparato e easy.

I vini sono solo naturali, radicali e senza compromessi, qui non si cerca la perfezione, ma la personalità: bottiglie vive e sorprendenti. Ottima la selezione anche al calice, che cambia spessissimo. Per quanto riguarda il cibo punta molto sulla verdura, con piatti vegetariani ma non solo, ispirazioni mediorientali e balcaniche. Tanti sono gli accostamenti creativi, ad esempio qui il classico hummus lo fanno con piselli e yuzu.

Una curiosità è che il nome è una dichiarazione d’intenti. Qui il vino non è per intenditori col monocolo, ma per chi ha voglia di divertirsi e sperimentare.

Indirizzo: piazza Firenze 4. Media recensioni Google: 4.7/5

#1 Remedy – Porta Venezia (tra viale Majno e via Morelli)

remedy.milano IG

Remedy è una chicca nascosta tra i palazzi liberty di Porta Venezia, una sorta di rifugio dove puoi bere benissimo, mangiare ancora meglio e magari fare due chiacchiere con il personale che ti racconta ogni piatto come se fosse un racconto breve. Il locale è piccolo, curato e intimo, un mix tra bistrot parigino e wine bar nordico. Luci soffuse e sedie comode è perfetto per un appuntamento che speri non finisca con un “ti scrivo”.

Qua si può trovare selezione eclettica e ragionata dei vini, con qualche nome più conosciuto ma tanta voglia di proporre cose nuove. Non solo vini naturali, ma sempre con un occhio alla qualità artigianale e anche una buona dose di bollicine eleganti.

Inoltre, hanno un’ottima selezione di vermouth e amari, se vuoi finire la serata con un tocco amaricante. La cucina è creativa ma concreta con grande attenzione alla materia prima e agli ingredienti di stagione. Due chicche da non perdere sono il cavolfiore arrostito con salsa tahina e sumac e l’anatra laccata con miele di castagno.

Indirizzo: Viale Luigi Majno – Via Giovanni Morelli 26 (Porta Venezia). Media recensioni Google: 4.9/5

Spunto: aperitivi_urbani IG

Continua la lettura con: Le tre pasticcerie orientali più deliziose di Milano

MARTA BERARDI

La prima luce rossa d’Italia si accese a Porta Venezia

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E’ sempre stato il quartiere più all’avanguardia e trasgressivo di Milano. Non solo di Milano. C’è mancato poco che diventasse il red light district della città. Ecco cosa accadde.

La prima luce rossa d’Italia si accese a Porta Venezia

# Una luce rossa come risposta alla crisi

1977. Il gestore del cinema Majestic, in via Lambro 14 a Porta Venezia, è desolato. Il suo cinema è sempre più vuoto ed è ormai arrivato al limite del fallimento. Decide così di inventarsi qualcosa e fa una virata spettacolare. Decide di passare dal cinema impegnato alla programmazione di film erotici. Per evitare malintesi o rischi di denuncia, fa accendere sull’esterno una luce rossa, per segnalare il contenuti dei film.

# I primi film erotici d’autore: Pasolini e Fellini

Inizia con Il Decameron di Pasolini e il Casanova di Fellini per passare poi a roba sempre più spinta, tra cui il blockbuster Gola Profonda diventando il Majestic Sexi Movie, il primo locale a luci rosse di Milano. Altre sale lo seguirono e negli anni ottanta si contavano in città 25 sale a luci rosse. Un successo di breve durata: già alla fine del decennio i cinema erano scomparsi, superati dalla diffusione di videocassette.

Il Majestic Sexi Movie resiste fino al 30 agosto 1992. Nella seconda metà degli anni novanta l’edificio viene abbattuto per far posto a un edificio residenziale.

Continua la lettura con: Il quartiere più cinematografico di Milano

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Virtus o Denaro? Perché l’Impero Americano ha «tradito» i valori dell’Impero Romano

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Ph. @ the.10.millionaire IG

Il più grande impero contemporaneo è quello americano, erede naturale di quello britannico. Influenza l’economia, la cultura e la società occidentale per intero. Il suo lato oscuro è la sua impostazione mercantilista che tende a indirizzare i comportamenti e le politiche in chiave consumistica. C’è chi paragona la sua rilevanza a quella che aveva l’Impero Romano. Anche se in realtà l’impostazione di fondo era radicalmente differente. Il futuro risiede forse nel recupero degli antichi modelli amministrativi dell’Impero Romano? Ecco perché:

Continua la lettura dell’articolo qui:

Impero Romano e Impero Americano: rilanciare la virtus al di sopra del mercantilismo

Di Raffaele Pergolizzi

 

Quando a Milano scambi una buca sulla strada per un monolocale

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Facile confondersi.

Qui il video: Quando a Milano scambi una buca sulla strada per un monolocale 

Continua con: La telefonata da fare ai vigili dopo una multa in Area C 

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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I luoghi dell’amore di Milano

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Credits: @lady_violante proposta

La domanda più semplice, che nella maggior parte dei casi trova risposta in un “sì” e, raramente, finisce con la sposa che scappa via in lacrime (segno inequivocabile che è stata una pessima idea). Comunque sia, a Milano ci sono un sacco di posti adatti per tirare fuori l’anello e inginocchiarsi. Andiamo a scoprirli assieme.

I luoghi dell’amore di Milano

# L’arco dei Mercanti

Credits: @valeriananni
Piazza Mercanti

Con le luci del Duomo sullo sfondo e l’eleganza innata di via Dante, Piazza Mercanti è uno dei luoghi più magici dove chiedere alla propria lei di sposarti. Che sia sotto il colonnato o nel cortile medievale ad esso antistante, poco importa. Qui l’ambiente gioca solo che a vostro favore. Soprattutto in orario serale.

# Sotto il dito di Cattelan

Credits: @francescobarbieri
Dito Cattelan

Verrebbe da dire un matrimonio all’insegna degli affari e, soprattutto, una proposta condita da indubbio spirito. Già, perché qui alla Borsa di Milano c’è il famoso monumento al dito che punta in direzione del pubblico, come ad irridere chi non fa parte dell’elevato rango di white collars e business men frequentatori di queste zone. Di notte, poi, la piazza è pressoché deserta oltre che sicurissima. Vi consiglio quindi di valutare questa location, sempre che la vostra compagna non abbia un’avversione recondita per il complicato mondo della finanza.

# San Simpliciano

Credits: @takkeb
San Simpliciano

La Basilica di San Simpliciano a due passi dal Castello Sforzesco è il sito ideale per proposte cattoliche di tipo convenzionale. È infatti una delle più belle chiese antiche di Milano con facciata paleocristiana e uno stretto selciato, che porta naturalmente a puntare tutti gli sguardi verso l’entrata. Praticamente si tratterebbe di una prova generale delle nozze, ammesso che riusciate a ottenere il permesso di sposarvi qui.

# Il ponte delle Sirenette del Sempione

Credits: @_g_i_n_k_o_
Ponte Sirenette

Atmosfera fiabesca e alberi alti come palazzi per la migliore delle proposte autunnali all’aperto. D’estate infatti perderebbe sicuramente qualche punto, ma nei mesi freddi, con cappotto e sciarpa, questo ponticello storico del cuore di Milano ricorda molto un’atmosfera da film di Woody Allen ambientati a Central Park. Naturalmente ci si augura che l’esito della proposta sia migliore di ciò che si vede nei film del regista americano (dove il concetto di amore e tutte le sue mille contraddizioni vengono costantemente bistrattati).

# Il ponte di San Cristoforo

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Ponte San Cristoforo

In zona Tortona e affacciato sul Naviglio Grande, il ponticello di San Cristoforo è la valida alternativa lontana dal centro per una proposta a specchio d’acqua. La differenza è che qui non ci sono gli alberi del Sempione utili a disegnare uno scenario “Autumn in New York”(altro lungometraggio con Winona Ryder e Richard Gere) ma fa lo stesso. Anche qui, siamo certi che il momento migliore sia il giorno verso l’imbrunire, e possibilmente non i mesi più caldi dell’anno.

# Il Parco delle Cave

Credits: @milano_segreta
Parco delle Cave

Restando sempre in tema “acquatico”, il Parco delle Cave rappresenta un luogo di sicura affidabilità per una proposta importante come quella di nozze. Impossibile infatti non farsi trasportare dal folto verde e dalla natura semi-incontaminata che si ammira in questa piccola oasi della periferia nord-ovest di Milano. Per essere precisi, il molo del laghetto sembra essere la location adatta. Non vi sembrerà neanche di essere a Milano, bensì in un un lago del midwest nordamericano.

 # Via Fiori Chiari

Credits: @milanopersempre.it
Via Fiori Chiari

Ritorniamo in centro e scopriamo via Fiori Chiari, perla del quartiere di Brera caratterizzata da palazzi storici di chiaro stampo borghese e da un meraviglioso selciato che taglia a serpentina il quartiere più amato dai ricchi artisti milanesi. Suggerisco la proposta in orari serali. Al fascino delle vecchie lanterne, delle lettrici di tarocchi e delle deliziose trattorie che potete trovare qui.

# Il tabellone di San Siro

Tifosi di Inter e Milan si sono prodigati negli anni in proposte matrimoniali di stampo calcistico, ma non essendo proprio facile dal punto di vista dei permessi molti desistono. Inoltre c’è il rischio che, se le cose dovessero andare male, la figuraccia diventerebbe di dominio pubblico in men che non si dica. Con probabile gioia dei tifosi ospiti, pronti a inveire sul malcapitato aspirante sposo (poi oggi, con i social, è un attimo).

 # Biblioteca degli alberi

Credits: Andrea Cherchi

Nota semplicemente come BAM, questa singolare “biblioteca” raccoglie infatti numerose specie di alberi e simboleggia probabilmente la più floreale fra le proposte di matrimonio da fare a Milano. Istituita nel 2018, si trova fra via Melchiorre Gioia e il nuovissimo quartiere di Porta Nuova, ed è ciò che serve per un invito a nozze diurno, ovviamente in una bella giornata di sole.

Ora che vi abbiamo dato tutti questi suggerimenti tocca a voi, amici lettori che vorreste convolare a breve a nozze con la vostra compagna. È tempo di tirare fuori il coraggio e sfoderare l’anello nel più nobile dei gesti. I luoghi, li conoscete. 

Continua la lettura con: Il ponte delle SIRENETTE al Sempione: la storia del ponte dell’ “amor eterno”

CARLO CHIODO

A Milano servono i «semafori adattivi», come in Svizzera

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Meno attese inutili, meno traffico, meno inquinamento. A Milano servono i semafori intelligenti, come quelli già diffusi in Svizzera. Un’idea semplice, ma rivoluzionaria: far diventare verde un semaforo solo quando serve davvero.

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A Milano servono i «semafori adattivi», come in Svizzera

# Cosa sono i semafori tattici

I semafori intelligenti, o adattivi, sono dispositivi in grado di modificare in tempo reale il proprio ciclo in base al traffico effettivo. Non seguono una programmazione fissa, ma “leggono” la presenza dei veicoli grazie a sensori installati sull’asfalto, telecamere o radar. Quando rilevano che una strada è vuota e l’altra è occupata, cambiano il semaforo in base alla necessità reale, evitando code e soste inutili.

Esistono 3 livelli di tecnologia:

#1 Semafori a chiamata veicolare: i più semplici, che danno il verde a un’auto ferma solo se l’altra direzione è libera.

#2 Semafori con rilevamento dinamico: più evoluti, monitorano in tempo reale i flussi di traffico e adattano la durata delle fasi.

#3 Semafori con priorità: pensati per dare via libera a mezzi pubblici, ambulanze o veicoli speciali, tramite comunicazione V2I (vehicle to infrastructure).

Il principio è sempre lo stesso: la luce verde non arriva in modo automatico, ma quando serve.

# In Svizzera ci sono già (e funzionano)

Credits: secondowelfare.it

In Svizzera questo tipo di semafori è già realtà da anni. Li trova sia nelle grandi città come Zurigo, Lucerna e Basilea, dove servono per regolare flussi complessi, sia in contesti urbani più piccoli come Mendrisio, dove aiutano a ridurre code e consumi su strade secondarie. In entrambi i casi, l’obiettivo è uno: rendere il traffico più fluido e tagliare le emissioni inutili.

In alcune aree sono installati radar o spire magnetiche sotto l’asfalto, che rilevano la presenza di auto in arrivo. Se la strada principale è vuota e una macchina si avvicina dalla laterale, il semaforo cambia automaticamente in verde. Il risultato? Meno tempo perso, meno clacson e meno smog.

Non solo: in molte città svizzere questi sistemi sono integrati con il trasporto pubblico, dando la precedenza ai tram o ai bus in arrivo, migliorando puntualità ed efficienza.

# Perché servirebbero a Milano

Introdurre i semafori intelligenti a Milano avrebbe vantaggi immediati:

  • Riduzione dei tempi di attesa, meno minuti sprecati davanti a incroci deserti.
  • Minori emissioni, le auto ferme consumano carburante e inquinano.
  • Più fluidità del traffico, la circolazione si adatta in tempo reale ai flussi.
  • Aumento della sicurezza, meno frenate improvvise e meno sorpassi rischiosi ai semafori.

Sarebbe particolarmente utile nelle zone semi-periferiche, nei quartieri residenziali e in prossimità degli attraversamenti pedonali poco frequentati in certi orari. Ma anche lungo le arterie principali durante la notte, quando il traffico è scarso ma i semafori restano in funzione con tempi prestabiliti e illogici.

# Un’idea per tutta Italia (partendo da Milano)

Come spesso accade, Milano potrebbe diventare il laboratorio urbano per sperimentare questa innovazione e poi estenderla al resto d’Italia. Non si tratterebbe di rivoluzionare tutto in una notte, ma di partire in modo ragionato e progressivo.

Ecco un possibile piano di testing e diffusione:

# Fase 1 – Test su piccola scala: 20-30 semafori installati in quartieri diversi (Corvetto, Dergano, Gallaratese, Lambrate, Bicocca) per monitorare l’efficacia in contesti eterogenei.

# Fase 2 – Analisi dei dati: raccolta di informazioni su riduzione dei tempi di attesa, flusso veicolare, emissioni e soddisfazione degli utenti.

# Fase 3 – Estensione progressiva: applicazione ai semafori secondari e poi, eventualmente, a quelli delle arterie principali (per esempio Buenos Aires), con logiche integrate al trasporto pubblico.

# Fase 4 – Connessione ai veicoli pubblici e di emergenza: priorità ai mezzi ATM, ambulanze e forze dell’ordine.

# Quanto potrebbe costare?

Il costo per l’installazione di un semaforo intelligente varia a seconda della tecnologia adottata: il semaforo base, con sensore magnetico, costa tra i 4.000 e 6.000 euro. Il semaforo con telecamera o radar costa tra i 8.000 e 15.000 euro. Mentre per il sistema integrato con trasporto il pubblico e, quindi, la priorità veicolare potrebbero volerci tra i 20.000 e i 30.000 euro per incrocio.

Un piano iniziale su 30 incroci pilota potrebbe avere un costo medio attorno ai 400.000 3600.000 euro. Una cifra contenuta rispetto al beneficio in termini di traffico, tempo risparmiato e qualità dell’aria.

Forse si potrebbe anche pensare di finanziare il progetto con fondi PNRR destinati alla mobilità intelligente, oppure attraverso sponsorizzazioni tecnologiche (aziende come Bosch, Siemens o Huawei hanno già sviluppato sistemi simili). Anche un partenariato pubblico-privato sarebbe ipotizzabile, in cambio della gestione o della fornitura dei sistemi.

In una città che parla sempre di innovazione e smart mobility, i semafori intelligenti non sono un lusso, ma una necessità. Non cambierebbero solo il traffico: migliorerebbero la qualità della vita quotidiana, con benefici visibili per tutti, anche per chi non guida.

Continua la lettura con: I semafori che accendono anche i pali: quando arriveranno anche a Milano? E quali sono le innovazioni per rendere più sicura la circolazione?

MATTEO RESPINTI

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22 maggio. Alessandro Manzoni si spegne a Milano: i segreti della sua villa gioiello

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Ph. @visit_milano IG

22 maggio 1873: si spegne nella sua casa in centro a Milano Alessandro Manzoni. Questi i segreti della sua villa gioiello al civico 1 di Via Morone, a due passi dal Teatro Alla Scala.

Ph. @bepperoncari IG

#1 Acquistata per 107mila lire

Manzoni ha vissuto in diverse abitazioni ma questa è l’unica che si può
considerare a tutti gli effetti la sua. Dopo il matrimonio con Enrichetta Blondel e la nascita dei figli, Alessandro Manzoni acquistò il 2 ottobre 1813 un edificio di proprietà di don Alberico de Felber. Il prezzo? 107mila lire. Visse in quella casa fino al 22 maggio 1873, giorno della sua morte.

Così scriveva Donna Giulia Beccaria, madre di Alessandro Manzoni, in una lettera allo zio Michele Del Blasco, nel 1826: Ci troviamo contentissimi della nostra nuova casa per l’aspetto veramente felice, sì nello inverno che nella state”.

#2 La stanza dello scrittore 

Credit: visiteguidatemilano.it

La stanza dello scrittore si trova al piano terra e si affaccia sul giardino.
Silenziosa e tranquilla, nella stanza passarono nomi illustri come Giuseppe Verdi (nel 1868) e Giuseppe Garibaldi (nel 1862). Al primo piano invece, si svolgeva la vita quotidiana della famiglia. Un clima sereno e festoso, che finì con la prematura morte della moglie Enrichetta e della figlia Giulietta.

Dopo la morte dello scrittore la casa venne acquistata dal Conte Bernardo Arnaboldi Gazzaniga che permise le visite allo studio e alla camera da letto nel giorno dell’anniversario della morte dell’illustre milanese.

Nel 1937 viene acquistata dalla Cariplo, che la donò al Comune di Milano: il 15 dicembre 1965 venne inaugurato il Museo Manzoniano.

#3 La casa del Manzoni è aperta al pubblico  

Credit: @milano

Nel 2015, in occasione dell’Expo, la casa è stata restaurata e riportata all’antico splendoreSi può rivivere l’epoca del grande romanziere: c’è ancora la scrivania dove lo scrittore lavorava e molti oggetti personali, tra cui il mantello, gli appunti, i quadri e i dipinti. In più c’è un’installazione multimediale che proietta tutte le versioni cinematografiche, teatrali e televisive dei Promessi Sposi.

I giorni e orari di apertura sono: da martedì a venerdì dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17) e il sabato dalle 14 alle 18 (ultimo ingresso alle 17). Consigliata la prenotazione. Sono anche previste aperture straordinarie la prima domenica del mese. Il costo del biglietto intero è di 8 Euro, scontato € 5 per gli over 65 e gli studenti fino a 25 anni. Le visite guidate hanno un costo di 40 euro. 

Continua la lettura con: 21 maggio: quando la pupù a Milano valeva oro

MILANO CITTA’ STATO

 

Quando si andrà da Milano a Genova in 56 minuti? Terzo Valico tra ostacoli e ripartenze

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Terzo Valico mappa

Pressione della montagna, amianto e gas hanno messo alla prova i cantieri del Terzo Valico. Ma ora, con nuove tecniche e un’agenda rivista, i lavori ripartono. Il punto sul progetto e quando dovrebbe essere completato.

Quando si andrà da Milano a Genova in 56 minuti? Terzo Valico tra ostacoli e ripartenze

# Il Terzo Valico: l’opera ferroviaria più ambiziosa d’Italia

Terzovalico.mit.gov – Terzo Valico

Il Terzo Valico dei Giovi – Nodo di Genova rappresenta la più grande opera ferroviaria in corso nel Paese. La sua infrastruttura principale, la Galleria di Valico, con i suoi 27 chilometri, è destinata a diventare la più lunga d’Italia, superando quella in costruzione tra Napoli e Bari. Il progetto comprende anche il Nodo ferroviario e lo scalo merci di Campasso, per un totale di 90,7 km di tunnel, di cui 53 km collegano Genova a Tortona, con 37 km sotterranei. L’investimento complessivo ammonta a 10,6 miliardi di euro: 8,2 miliardi per il Terzo Valico e 2,4 miliardi per il Nodo di Genova. L’obiettivo è ambizioso: raggiungere il mare in meno di un’ora. Ma a che punto siamo?

# Avanzamento scavi al 92%. Il punto sulle tre criticità emerse: pressione eccessiva della montagna, presenza di amianto e gas imprevisto

primocanale.it – Aree con gas

Durante un incontro tenutosi a Genova nel marzo 2025, il viceministro Edoardo Rixi ha fornito un aggiornamento sullo stato dei lavori. L’avanzamento complessivo dello scavo delle gallerie ha raggiunto circa il 92% del totale delle opere in sotterraneo, con nove fronti di scavo attivi su tredici. 

Tre criticità rilevanti hanno però rallentato l’avanzamento del Terzo Valico, concentrandosi soprattutto nel tratto tra la finestra Vallemme e il Pozzo Radimero. Le problematiche riguardano: la pressione geologica, la presenza di amianto e il ritrovamento di gas in concentrazioni oltre le soglie di sicurezza.

# Pressione eccessiva della montagna: riavviato scavo binario dispari, atteso ad agosto la ripartenza sul binario pari

La prima criticità ha visto una delle due talpe meccaniche bloccarsi a causa della forte pressione della montagna nell’ultimo dei 10 km da scavare: la TBM è rimasta ovalizzata e schiacciata nella cosiddetta “zona tettonica tra Sestri e Voltaggio”, dove le centine non reggevano più. «È stato necessario intervenire con una modifica al progetto», ha spiegato il commissario Mauceri. A seguito dello stop, ad aprile sono ripartiti gli scavi sul binario dispari del cantiere Radimero con tecniche tradizionali, mentre sul binario pari sono in corso le operazioni di smontaggio della seconda TBM, con l’obiettivo di riprendere l’avanzamento ad agosto, secondo quanto dichiarato dal viceministro Edoardo Rixi.

#Ritrovamento di amianto

La seconda criticità riguarda la presenza di amianto sopra i limiti consentiti nella tratta centrale. Come sottolineato dal commissario, il problema sorge quando la rottura delle rocce libera le fibre di amianto nell’aria. Per garantire la sicurezza, il cantiere è stato riorganizzato con scavi da 50 metri alla volta e la creazione di aree di decontaminazione, una procedura che ha inevitabilmente rallentato il ritmo dei lavori.

# Presenza di gas in quantità non previste: ripresi gli scavi anche nel fronte sud del cantiere Radimero

Infine, la terza criticità è legata alla scoperta di gas in quantità superiori a quelle previste in fase progettuale, riscontrato in due dei cinque fronti attivi nella stessa tratta. I lavori erano stati sospesi, ma – ha annunciato Rixi – sono ora ripresi anche nel fronte sud del cantiere Radimero, grazie all’impiego di nuove tecniche di scavo appositamente sviluppate. Le contromisure adottate includono: tubazioni che agiscono da “rubinetti” per far defluire il gas prima dell’ingresso degli operai, ventilazione potenziata per l’espulsione continua e esplosioni controllate per mettere in sicurezza l’area. 

# Inaugurazione posticipata al 2027

Queste problematiche hanno comportato uno slittamento nel completamento dell’opera. La ripresa degli scavi nei tratti critici è programmata per maggio e giugno 2025, con l’abbattimento dei diaframmi delle gallerie tra Cravasco e Vallemme entro fine anno. I lavori sul Nodo di Genova sono quasi completati, con il sestuplicamento previsto entro fine 2025 e la linea del Campasso entro il 2026. Tuttavia, il primo viaggio sulla nuova linea è ora previsto non prima del 2027, con una sola canna operativa al 75% e il completamento totale negli anni successivi.

# Opere mancanti tra Milano e Tortona: il punto sui progetti

Credits: RFI – Quadruplicamento Milano Pavia

Anche con il completamento del Terzo Valico, la linea ad alta velocità rimarrà incompleta senza gli interventi tra Milano e Tortona. Il quadruplicamento dei binari tra Milano Rogoredo e Pieve Emanuele (11 km) è in fase di collaudo tecnico-amministrativo, mentre per il tratto successivo fino a Pavia (18 km) sono in corso l’iter autorizzativo e il reperimento delle risorse. Il raddoppio della tratta Pavia-Voghera è ancora in fase di redazione del documento di fattibilità, senza tempistiche definite. Per il quadruplicamento tra Tortona e Voghera, la gara d’appalto è prevista per la seconda metà del 2025.

# Il sogno dell’hub AV a Opera

Per chiudere il cerchio potrebbe esserci la nuova linea M6 di Milano. Una delle ipotesi prevede un percorso che scende a sud lungo Via Ripamonti, attestandosi a Opera/Locate Triulzi dove è in valutazione la realizzazione di una stazione per Frecciarossa e NTV, con interscambio con la futura M6. Se venisse realizzata permetterebbe di scendere dalla metro e prendere un treno per arrivare al mare della Liguria in 56 minuti.

Continua la lettura con: 90 chilometri sotto il mare: il progetto del tunnel dei record

FABIO MARCOMIN

Il treno suburbano a «sorpresa» di Milano

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Chatgpt - Treno suburbano fantasma

Tra i binari milanesi si aggira uno spettro: lo spettro di un treno fantasma. A volte parte da lontano, altre volte da vicino, ma nessuno ha ancora capito come e perché. Stiamo parlando del suburbano S2, quello che da Milano Rogoredo arriva ogni volta a una stazione diversa.

Il treno suburbano a «sorpresa» di Milano

# S2 il treno che sai dove parte ma non dove arriva

regione.lombardia.it – Linea S2

Il suburbano S2 dovrebbe collegare Milano Rogoredo a Mariano Comense, ma nella realtà delle cose questo accade solo per una coppia di treni ogni giorno, mentre gli altri treni si fermano prima di Mariano.

Il treno percorre il passante ferroviario di Milano fino alla stazione di Bovisa, dove inizia a percorrere la linea Milano-Asso. La linea è percorsa anche delle relazioni S4 Milano Cadorna – Camnago Lentate e R16 Milano Cadorno – Asso.

Il treno S2 viene effettuato solamente nei giorni feriali, mentre per i festivi ci si affida alle altre due relazioni. Quello che colpisce è che i treni S2 hanno una sola coppia di treni che arriva fino a Mariano Comense, mentre tutte le altre fermano prima. A Meda arrivano tre coppie di treni e a Seveso le restanti, tutto a causa di limiti strutturali della linea.

Il problema vero e proprio è a nord di Seveso la rete è a singolo binario, il che rende pressoché impossibile garantire un’adeguata frequenza dei treni, motivo per il quale anche un treno su due della relazione R16 si ferma ad Erba e non arriva fino ad Asso.

Leggi anche: Il passante in alta velocità per rivoluzionare la mobilità di Milano: le due ipotesi di percorso

# Una linea in cambiamento

trenord.it – Linea S2

In questo momento si sta lavorando sulla linea per migliorare questa situazione, in particolar modo è previsto il raddoppio tra le stazioni di Seveso e di Meda che dovrebbero garantire a tutti i treni della relazione S2 di arrivare fino a Meda e probabilmente a molte più treni di raggiungere Mariano Comense. Allo stesso tempo si lavora al nodo di Seveso per raddoppiare anche la linea fino a Camnago Lentate che dovrebbe garantire una maggiore stabilità della rete. I lavori sono già ad un stadio avanzato e dovrebbero concludersi nel 2026.

# Il futuro della linea

Il progetto per la relazione S2 prevedono anche un’espansione a sud, fino a Pavia, questo dovrebbe essere possibile dopo i lavori sulla linea a sud di Milano e garantirebbero una frequenze maggiore per i treni da e per Pavia. 

Continua la lettura con: Il passante di Milano d’estate non si muove: queste le linee sospese e le soluzioni alternative

SAMUELE GALBIATI

«Milano avrà un’altra metropolitana»: questo è il tracciato preferito dai milanesi

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Si sta attendendo ancora la presentazione del tracciato ufficiale, anche se filtrano indiscrezioni sui due percorsi alternativi. Ma qual è il preferito per i milanesi? Ripubblichiamo i risultati del sondaggio tra i cittadini. 

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«Milano avrà un’altra metropolitana»: questo è il tracciato preferito dai milanesi

# Il sindaco: “Faremo una nuova metropolitana”

“A Milano faremo un’altra metropolitana e stiamo mettendo a punto il tracciato”, ha annunciato ormai un anno fa Beppe Sala. Ma quale potrebbe essere il tracciato della sesta linea di Milano? Al momento esistono due ipotesi più plausibili: per capire la preferita dei milanesi abbiamo organizzato un sondaggio. Queste le due ipotesi con i risultati finali.

# Da Mind/Certosa a PONTE LAMBRO

Tra le ipotesi più probabili c’è quella di collegare il Sud Est di Milano con il Sud Ovest, dalla Barona a Ponte Lambro. Soluzione che potrebbe essere ulteriormente estesa portando la M6 da MIND a Ponte Lambro, passando per Santa Giulia e intercetterebbe tutte le linee metropolitane esistenti incrociando la Circle Line alla stazione MIND-Merlata, la M1 e M5 ad ovest, la M4 a sud ovest, la M2 e la M3 a sud con probabile interscambio a Lodi T.I.B.B. a servizio dello Scalo Romana. Questa sembra l’ipotesi preferita dal Comune di Milano. La seconda ipotesi sembra invece particolarmente caldeggiata dal governo: arrivare fino a Opera. 

Credits Urbanfile – Metro M6 

# Dal futuro capolinea di M1 Quartiere Olmi a OPERA, sbinando il ramo ovest della M1

Il tracciato scorrerebbe a sud lungo l’asse di Via Ripamonti per servire il quartiere Vigentino, lo IEO, Noverasco e fare capolinea nel Comune di Opera, dove verrebbe realizzato il deposito-officina e un hub dell’Alta Velocità per i Frecciarossa e gli Italo Treno diretti a Genova. Per capire l’ipotesi preferita dai milanesi abbiamo realizzato un sondaggio. Questi i risultati. 

# I milanesi scelgono… Mind – Ponte Lambro!

Queste le percentuali di voti espressi:

Mind – Ponte Lambro: 60,8%

Olmi – Opera: 39,1%

Continua la lettura con: Milano – Berlino con il Frecciarossa

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 21 maggio 2025)

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Case a Milano: le vie più a buon prezzo quartiere per quartiere (Dati 2025)

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giovannapavesi IG - Via dei Missaglia

Trovare un bilocale usato a Milano sotto una certa cifra è ormai una missione, ma non è impossibile. Il mercato si è mosso parecchio in questo ultimo anno e mezzo, soprattutto nelle periferie, con aumenti tra il 5 e il 10%. Vediamo allora la situazione aggiornata per le vie e i quartieri più economici, con dati a maggio 2025.

Case a Milano: le vie più a buon prezzo quartiere per quartiere (Dati 2025)

# Il quadrante nord: bilocali tra 195.000 e 220.000 euro

Maps – Nord Milano

Le vie più economiche si confermano quelle di Quarto Oggiaro, in particolare via Satta e via Amoretti, dove il prezzo medio di un bilocale usato si attesta intorno ai 195.000 euro. Via Cogne, vicino all’Ospedale Sacco, si avvicina ai 200.000 euro, mentre vie come Gallarate, Falck e Lampugnano sono salite a circa 215.000 euro. Via Crescenzago, Gorla, Adriano e viale Monza si attestano tra i 210 e 220 mila euro, sempre con una domanda che cresce per la loro vicinanza a zone più centrali.

# Il quadrante sud: via Ripamonti e dintorni sotto i 185.000 euro

Maps – Sud Milano

La fascia sud di Milano mantiene prezzi tra i più bassi. Via Ripamonti, nella parte finale, offre appartamenti intorno ai 182.000 euro. Anche via San Bernardo a Chiaravalle, via Cassanese e via Quaranta hanno quotazioni simili, tra 180.000 e 185.000 euro. Via Manduria a Ronchetto delle Rane si posiziona poco sopra, sui 187.000 euro. Via Missaglia e le vie del Gratosoglio, come via dell’Arcadia, superano leggermente i 195.000 euro.

# Il quadrante ovest: prezzi medi intorno ai 210.000 euro

Maps – Ovest Milano

Baggio continua a essere la zona più accessibile a ovest, con vie come Forze Armate e via Mosca che vedono bilocali medi intorno ai 205.000 euro. Vie di quinto Romano come Giuseppe di Vittorio e Vittorio de Sica si allineano a questi valori, mentre via Novara rimane leggermente più alta, circa 210.000 euro. Via Lorenteggio e Giambellino sono salite oltre i 220.000 euro, così come via Bisceglie, sempre più apprezzata per i servizi e i collegamenti.

# Il quadrante est: bilocali sopra i 225.000 euro

Maps – Viale Forlanini

Ad est, da via Rubattino fino a Lambrate e i quartieri più periferici, registrano prezzi medi che si sono stabilizzati intorno ai 225-230 mila euro. Via Rombon e le traverse di Lambrate si posizionano sui 225.000 euro, mentre Santa Giulia, con via del Futurismo e Manzù, e il quartiere Forlanini con via Mecenate, si spingono verso i 235.000 euro. È una zona che continua a crescere grazie a nuove costruzioni e infrastrutture, per ultima la linea M4.

Leggi anche: 7 curiosità sui primi sei mesi di apertura della M4

Fonti: Borsino Immobiliare, Idealista, Immobiliare.it

Continua la lettura: Prezzi delle case: il «quartiere della grande scommessa» segna una crescita record

FABIO MARCOMIN

Treno italiano vs. treno svizzero: queste le differenze

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Chatgpt - Treni italiani vs treni svizzeri

Se vi siete mai chiesti cosa succede quando un treno italiano incontra un treno svizzero, sappiate che non è l’inizio di una barzelletta, ma di un confronto affascinante e a tratti esilarante tra due mondi su rotaie che condividono le Alpi, ma non la stessa filosofia ferroviaria. Andiamo a scoprire cosa cambia davvero tra viaggiare in treno in Italia e in treno in Svizzera. 

Treno italiano vs. treno svizzero: queste le differenze

# Biglietti e prezzi: un mondo di differenza in euro e franchi

chatgpt AI – Offerte Frecce Trenitalia

I treni italiani hanno una politica di prezzo degna di una giostra di luna park: oggi costa così, domani chissà. Puoi trovare offerte interessanti se prenoti con anticipo, come il Frecciarossa a 9,90 euro, ma se ti svegli all’ultimo momento un Milano-Roma può arrivare a cifre che nemmeno un volo intercontinentale. In compenso, esistono mille tariffe: Super Economy, Economy, Cartafreccia, sconto bambini, sconto over 60, sconto pioggia, sconto “se il controllore è di buon umore”.

In Svizzera i treni costano, ma almeno il prezzo è sempre quello, stabile, preciso, affidabile. Un po’ come tutto il resto in Svizzera. Un’andata da Zurigo a Lucerna? Circa 15-20 CHF per una mezzoretta di viaggio, ma attenzione perché i prezzi pieni sono alti sì, ma esistono gli abbonamenti miracolosi: la Swiss Half Fare Card, il GA Travelcard (per girare illimitatamente), e mille altre formule che, se pianificate bene, possono farvi risparmiare parecchio.

# Tipo di convogli: Frecce contro trenini da fiaba

____gypsys____ IG – Treno svizzero

In Italia i treni sono moderni e veloci, soprattutto le Frecce, tra cui Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca, con vagoni puliti, Wi-Fi che a volte funziona, carrozze silenzio, prese elettriche e posti prenotabili. Ma quando si passa ai regionali diciamo che si fa un salto indietro nel tempo: sedili vissuti, forse aria condizionata, ritardi probabili e del bagno è meglio non parlarne. Diciamo che l’esperienza autentica a volte sfocia nell’etnografia: gente che parla al telefono urlando, aria condizionata anarchica, treni che sembrano quelli della gita delle medie e gente a cui fare attenzione.

Sui treni svizzeri tutto brilla, anche i regionali sembrano business class: silenziosi, puntuali al minuto e puliti da fare invidia a una sala operatoria. E vogliamo parlare dei treni panoramici? Il Glacier Express, il Bernina, il GoldenPass più che treni, sono esperienze da National Geographic con il comfort di un hotel a 4 stelle.

# Puntualità: la dura verità

Credit Il mio trasferimento in Svizzera YT – Treni Svizzera

In Italia si arriva più o meno, a meno che non ci sia uno sciopero, un problema tecnico, un piccione sul binario, un guasto al treno precedente o la pioggia. C’è da dire però che l’alta velocità italiana funziona piuttosto bene.

Il treno svizzero? Puntuale come un orologio…svizzero. Se parte alle 15:04, alle 15:04 sta già lasciando la stazione, se è in ritardo di due minuti, scatta l’allarme nazionale. Soprattutto, nessuna scusa ridicola perché se c’è un problema, lo dicono e spesso ti risarciscono pure.

# Tratte e collegamenti: chi va dove e come

La rete ferroviaria italiana è buona, specie per le grandi città, ad esempio un treno che collega Milano-Roma in 3 ore è comodissima, ma il sud? Alcune zone sono ancora piuttosto isolate e soprattutto certi treni sembrano attraversare epoche storiche più che regioni.

In Svizzera non importa quanto piccolo sia il paese, ci sarà sempre un treno (o un bus o una funicolare) che ti ci porta. L’intermodalità è fantastica: treno + bus + battello + cremagliera? Si può fare con un solo biglietto.

# In sintesi: Italia e Svizzera a confronto

Chatgpt – Treni italiani vs treni svizzeri

Se vuoi vivere un’avventura, raccontare un aneddoto, conoscere gente e magari finire in ritardo, prendi un treno italiano. Se invece vuoi arrivare puntuale, rilassarti, goderti il paesaggio e pagare molto per l’efficienza, scegli un treno svizzero.

Un consiglio? Goditi entrambi: prendi un Frecciarossa per arrivare a Milano e poi salta sul Bernina Express. La bellezza sta anche nel confronto e un viaggio su rotaia tra questi due mondi è un’esperienza che non si dimentica.

Continua le lettura con: Trenitalia la numero 1 in Europa: meglio anche delle ferrovie svizzere

MARTA BERARDI

L’unico comune italiano senza nessun madrelingua italiano

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Credits in_valdultimo IG - Martello

Da oltre 20 anni non ci sono più cittadini che si definiscono di madrelingua italiana. Scopriamo dove si trova questo comune e quale altro curioso primato può vantare.

L’unico comune italiano senza nessun madrelingua italiano

# Da vent’anni non si parla più italiano

Credits in_valdultimo IG – Martello

In Alto Adige c’è l’unico comune italiano senza madrelingua italiani: a Martello il 100% dei suoi circa 850 residenti si sono dichiarati di madrelingua tedesca. L’ultimo censimento in cui si è registrata una presenza di cittadini che si definivano di madrelingua italiana, lo 0,70% della popolazione, è stato quello del 2001. Curioso che dopo i madrelingua tedeschi seguono slovacchi, serbi e bosniaci. Ma nessuno di lingua madre italiana. 

# Il nome non è quello che sembra

Lago del rifugio Marteller

Il nome non significa quello che può sembrare. Deriva infatti dal latino “murtella” che vuol dire “mirtillo”. Ma una delle caratteristiche del comune è un’altra: l’altitudine. Posizionato a oltre 1.300 metri gode però di un microclima particolare che gli consente di conseguire un altro record, più appetitoso. 

# La valle più alta in Europa per la coltivazione di fragole

Credits eleonora.pupo IG – Val Martello

Il territorio comunale si estende su una superficie di 143 kmq, ha una popolazione di circa 850 abitanti e si trova nella Val Martello, laterale alla Val Venosta, interamente compresa nel parco nazionale dello Stelvio. Oltre al comune anche la valle detiene un curioso primato: è la più alta d’Europa per la coltivazione delle fragole, in un’area ricompresa tra i 900 e i 1800 m s.l.m. d’altitudine.

 

Continua la lettura con:  Le località del giorno (per una gita da Milano)

FABIO MARCOMIN

Uno dei borghi medievali meglio conservati d’Europa è a un’ora da Milano

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girinsoliti_piemonte_ IG - Ricetto di Candelo

Uno dei borghi più belli d’Italia, un complesso architettonico medievale unico e tra quelli meglio conservati del Vecchio Continente. La sua storia, come è stato realizzato e le attrazioni da non perdere.

Maps Milano-Ricetto di Candelo

Uno dei borghi medievali meglio conservati d’Europa è a un’ora da Milano

# Una struttura fortificata voluta dalla comunità per preservare i beni più preziosi

minanuzzo10 IG – Ricetto di Candelo

Tutto nasce dall‘iniziativa e dalla volontà della comunità di Candelo: l’obiettivo era quello di preservare i beni più preziosi del paese. Per questo motivo verso la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo i suoi abitanti costruirono il Ricetto, una struttura fortificata, su un terreno di signori locali, pagando inizialmente un censo annuo per poi riscattarlo. Questo borgo contava 157 casupole al 1360, non destinate a essere abitate in modo permanente ma come magazzino per i prodotti agricoli durante i periodi di pace e come rifugio temporaneo in caso di pericolo o guerra. La parola “ricetto” deriva infatti dal latino “receptum”, che significa ricovero o rifugio.

# Uno dei borghi medievali meglio conservati d’Europa 

elena_squinobal IG – Ricetto di Candelo

Il borgo medievale si è mantenuto intatto nel tempo perché è riuscito a mantenere la sua funzione rurale di custode della comunità contadina e oggi è uno dei meglio conservati in tutta Europa, oltre che nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia”. A solo un’ora di Milano, in provincia di Biella.

girinsoliti_piemonte_ IG – Ricetto di Candelo

Attualmente sono circa 200 edifici al suo interno, su una superficie di 13.000 mq, e ognuno occupa un’area di circa 110 metri di larghezza per 120 metri di lunghezza. Si tratta di singole cellule edilizie non comunicanti e senza fondamenta.

# Le porte, le torri e il Palazzo del Principe

ricettocandelo..it – Mappa

Ricetto di Candelo ha una cinta muraria che lo circonda, fatta in ciottoli a spina di pesce con coronamento merlato, e l’unica via di accesso è una torre-porta. 

minanuzzo10 IG – Torre Ricetto di Candelo

Appena entrati si viene accolti da una piazzetta pavimentata con i ciottoli del vicino torrente e dall’edificio più importante: la “casa del principe” o “torre del principe”.

jemelectronics_torino IG – Torre del Principe

La dimora fu costruita verso la fine del 1400 dal Sebastiano Ferrero, consigliere e tesoriere delle finanze per il Ducato di Savoia e per quello di Milano, sopraelevando le cantine preesistenti e con elementi di decoro sulle facciate e negli interni. 

# Una meta turistica per agli appassionati del Medioevo

Nell’arco dell’anno si tengono manifestazioni di diverso tipo, dentro le mura, tra cui la rinomata manifestazione che trasforma Ricetto di Candelo in un tripudio di colori e profumi: Candelo in Fiore. I suggestivi vicoli a ciotoloni vengono allestite con composizioni floreali dei florovivaisti biellesi.

Una meta turistica dall’atmosfera affascinante che richiama gli appassionati di Medioevo e che offre anche un ecomuseo, strutturato attraverso le sue casupole, pensato per documentare la civiltà e il paesaggio in cui il Ricetto è inserito.

Continua la lettura con: Dalla Centrale alle spiagge della Romagna: i primi treni senza cambi per il mare

MILANO CITTA’ STATO

 

Il TG1 sta anticipando il fallimento della destra al potere ora in Italia

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Il primo telegiornale nazionale è il canale d’informazione più rilevante e più strumentalizzato, da sempre, dal governo del Paese. Studiarlo serve soprattutto per capire la linea editoriale del governo, intesa come la visione del mondo che intende trasmettere sui cittadini. Basta guardare anche solo un’edizione per rendersi conto di quale sia il tipo di mentalità che vuole infondere negli italiani. In una parola: asservimento. Verso l’autorità politica e verso gli Stati Uniti. Tutto questo a spese nostre…

Continua la lettura dell’articolo qui:

Il TG1 sta anticipando il fallimento della destra al potere ora in Italia

Di Raffaele Pergolizzi

Milano senza asfalto? Le nuove strade in legno e pietra

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L’asfalto è la pelle morta delle città. Grigio, sporco, uniforme. A Milano copre quasi tutto: piazze, viali, marciapiedi, cortili, parcheggi. Ma se Milano volesse davvero cambiare faccia, se volesse diventare una città europea non solo nei proclami ma nei fatti, potrebbe partire da questo: rimuovere l’asfalto. E sostituirlo. Con cosa? Con materiali che raccontano la storia e il futuro: pietra, legno, mattoni porosi, superfici drenanti, vive.

Milano senza asfalto? Le nuove strade in legno e pietra

# Il cemento come nemico: come l’asfalto ha ucciso la città vivibile

ROBY BETTOLINI

Negli anni del boom, asfaltare era sinonimo di progresso. Più strade, più parcheggi, più mezzi privati. Oggi paghiamo il prezzo di quella scelta: Milano è la seconda città più cementificata d’Europa. Secondo il Report Consumo di Suolo 2023 di ISPRA, nel Comune di Milano sono coperti da superfici artificiali oltre 61% dei suoli. Un tappeto nero che surriscalda l’aria, alimenta le isole di calore, peggiora la qualità della vita.

Ma non è solo una questione climatica. L’asfalto è nemico anche dell’identità urbana. Ha cancellato le trame storiche, ha reso ogni angolo uguale all’altro. Ha normalizzato lo spazio pubblico, rendendolo funzionale solo alla velocità e al parcheggio. Ha trasformato le piazze in rotatorie, i quartieri in attraversamenti.

# La Milano che può nascere: esempi da seguire e materiali da riscoprire

Basta buche a Milano FB

Nel 2025 è ora di immaginare un’altra Milano. Una città in cui le strade secondarie non siano asfaltate ma pavimentate in pietra grezza, dove i marciapiedi siano in legno trattato ricavato da filiere locali o rigenerate. Dove le piazze non siano campi di bitume ma superfici in graniglia, ciottoli, cotto, magari con inserti artistici.

Non è fantascienza: lo fanno già città modello. A Copenaghen molte vie residenziali sono pedonalizzate con superfici drenanti in mattoncini porosi. A Parigi si sta sperimentando la sostituzione dell’asfalto in alcune strade con materiali naturali come la terra battuta stabilizzata, soprattutto vicino alle scuole. A Barcellona, con il progetto Superilles, le aree liberate dal traffico sono state ripavimentate con moduli di legno e pietra, trasformandole in “salotti urbani”.

E a Milano? Qualcosa si muove, ma timidamente. Piazza Sant’Agostino è stata ridisegnata in pietra chiara, Via Rovereto è stata pedonalizzata con inserti lignei. Ma si tratta ancora di eccezioni. È ora di renderle norma.

# Rimuovere l’asfalto: quanto costa e quanto rende

Credits: pasqualzemiro.it

Il primo ostacolo che si solleva è il costo. Asfaltare è “comodo” perché è veloce, standardizzato, poco costoso sul breve periodo. Ma nel lungo periodo? Il manto stradale in asfalto dura in media 10 anni prima di essere rifatto, mentre una pavimentazione in pietra può durare 100 anni. Le superfici drenanti, pur costando inizialmente di più, riducono drasticamente i costi di smaltimento delle acque meteoriche e diminuiscono i rischi di allagamenti.

Uno studio dell’Università di Trento ha dimostrato che per ogni euro investito in deasfaltizzazione e pavimentazione naturale si ottiene un risparmio di 1,70 euro in manutenzione, raffrescamento urbano, gestione delle acque e benefici sanitari. Tradotto: rimuovere l’asfalto non è un capriccio estetico, ma un investimento strategico.

Inoltre, materiali come pietra e legno possono essere forniti da filiere locali, creando lavoro e stimolando l’artigianato urbano. Perché Milano ha bisogno anche di questo: riscoprire l’identità dei suoi mestieri e dei suoi materiali.

# Un piano per una Milano senza asfalto: la proposta concreta

asfalto o parquet? (Antibes- Juan Les Pins)
asfalto o parquet? (Antibes- Juan Les Pins)

Cosa serve allora per iniziare? 3 mosse immediate:

#1 Moratoria sull’asfalto nelle nuove riqualificazioni. Ogni progetto urbano futuro – dalla piazza alla piccola via – deve escludere l’uso dell’asfalto a favore di materiali vivi. Questo valga soprattutto per le aree pedonali, scolastiche, e per i cortili pubblici.

#2 Avvio di un “Piano di Deasfaltizzazione dei Quartieri”. Il Comune potrebbe partire da un quartiere pilota per ogni municipio, scegliendo zone ad alta densità pedonale o residenziale. Una sorta di “zona 30 del suolo”, in cui l’obiettivo non è rallentare il traffico, ma rallentare l’ingrigimento della città attraverso il suolo.

#3 Una task force tecnico-artistica. Architetti, designer, artigiani e urbanisti uniti per trasformare la pavimentazione in un’opera collettiva. Non solo camminare: calpestare, toccare, sentire. In una città che stimoli tutti i sensi.

L’asfalto ha semplificato le città, ma ha anche impoverito le esperienze urbane. Milano ha bisogno di tornare a essere città complessa, stratificata, irregolare. Rimuovere l’asfalto è molto più che cambiare un materiale: è cambiare filosofia urbana.

Dalla Centrale alle spiagge della Romagna: i primi treni senza cambi per il mare

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Ph. @mauro_fabbri_59 IG

Per l’estate 2025 Trenitalia aumenta l’offerta dei viaggi senza cambi dalla Stazione Centrale alle località di mare della Romagna. Questi i nuovi collegamenti, con orari e prezzi dei biglietti.

Dalla Centrale alle spiagge della Romagna: i primi treni senza cambi per il mare

# I treni per il mare senza cambi arrivano anche nel weekend

berto_fsyt IG – Treno Rock Tper

Quest’estate c’è un motivo in più per scegliere il treno: per la prima volta Trenitalia attiva collegamenti diretti da Milano alla Riviera Romagnola, senza bisogno di cambiare a Bologna, anche nei fine settimana. Una sperimentazione pensata per agevolare i milanesi in fuga dal caldo afoso della città nei weekend estivi, con un servizio che collega direttamente Milano a Ravenna e poi, lungo la costa, fino a Rimini.

I primi viaggi sono programmati per il secondo weekend di giugno e fino a metà settembre, solo il sabato e la domenica. Due le partenze al mattino da Milano Centrale, alle 5.15 e alle 11.20, con ritorni la sera e arrivo in stazione alle 18.45 o alle 20.50. L’orario è stato scelto per intercettare chi vuole massimizzare la giornata al mare e chi preferisce partire con calma. Il prezzo? Lo stesso del regionale con cambio: 25,20 euro. Nessun sovrapprezzo e con la comodità di restare seduti fino alla spiaggia.

# Fermate lungo tutta la costa: da Ravenna a Rimini

marcocorbelli26 IG – Porto Rimini

I treni, una volta arrivati a Ravenna, proseguono il viaggio lungo tutta la costa romagnola, fermando in tutte le località turistiche principali: Lido di Classe, Cervia, Cesenatico, Gatteo a Mare, Bellaria, Igea Marina, Rimini Torre Pedrera e infine Rimini. Si tratta di una delle tratte turistiche più battute in estate, dove la domanda è altissima e la possibilità di evitare traffico e code diventa un incentivo forte all’uso del treno.

Il convoglio è un Rock doppio piano, con oltre 600 posti a sedere, spazi per le biciclette e prese elettriche per ricaricare dispositivi o mezzi leggeri. Il servizio, voluto dalla Regione Emilia-Romagna e gestito da Trenitalia Tper, punta ad aumentare i numeri già importanti dello scorso anno, quando oltre 16 milioni di persone scelsero il treno per spostarsi per motivi di turismo e tempo libero.

# Un’ora di viaggio in meno, ma senza costi aggiuntivi

Credits: romagnamania.com

Rispetto ai viaggi tradizionali con cambio a Bologna, questi nuovi regionali diretti permettono di risparmiare quasi un’ora. Non solo: si evita anche il rischio di ritardi, coincidenze perse e il disagio di cambiare treno con bagagli al seguito. Una comodità che punta a conquistare chi parte per il weekend o anche per una vacanza più lunga, grazie a un sistema più snello e sostenibile. Viene confermato anche il treno diretto del venerdì pomeriggio, in partenza alle 18.15 da Milano e arrivo in serata a Ravenna e Rimini. Non ci sono supplementi legati alla prenotazione e, trattandosi di treni regionali, il prezzo resta fisso anche all’ultimo minuto. L’obiettivo di Trenitalia è di testare il modello per estenderlo nel 2026

Continua la lettura con: I «Treni turistici»: le novità dell’estate 2025

FABIO MARCOMIN

Entra un nuovo studente erasmus: panico in Bocconi

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Nervi a fior di pelle in via Sarfatti.

Qui il video: Entra un nuovo studente erasmus: panico in Bocconi

Continua con: La telefonata da fare ai vigili dopo una multa in Area C 

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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21 maggio. Il giorno in cui a Milano la pupù ha raggiunto il prezzo dell’oro

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Ph. @danicastellucci IG

21 maggio 1961. Il giorno in cui la pupù ha smesso di puzzare. Ma vediamo cosa accadde.

21 maggio. Il giorno in cui a Milano la pupù ha raggiunto il prezzo dell’oro

Credits: airtribune.it – Merda d’artista

21 maggio 1961. L’artista Piero Manzoni confeziona 90 barattoli da 30 grammi di escrementi. Artist’s Shit. Merxa d’artista. Contenuto netto grammi 30. Conservata al naturale. Prodotta e inscatolata nel maggio 1961. Ogni barattolo viene firmato e catalogato dall’artista. Non solo: decide egli stesso il prezzo di ogni scatoletta che deve corrispondere a quello di 30 grammi d’oro.

Una geniale provocazione contro il sistema dell’arte contemporanea. Il messaggio di Manzoni era che anche le feci, se d’artista, potevano essere vendute a peso d’oro.

I barattoli confezionati da Piero Manzoni erano a edizione limitata: solo 90 esemplari. Realizzati a maggio sembra al bar Giamaica di Brera, Manzoni li mise in vendita il 12 agosto 1961 presso la Galleria Pescetto di Albisola Marina. Il prezzo corrispondeva al valore corrente dell’oro, cioè 700 lire al grammo, quindi 21mila lire a scatola, un terzo dello stipendio medio di un impiegato di quegli anni.

In realtà in seguito la pupù del Manzoni ha superato e di molto il valore dell’oro. Nel 2016 una scatoletta è stata battuta, presso la casa d’ aste milanese Il Ponte, a 275mila euro, oltre 9mila euro al grammo. Ma, in realtà, che cosa c’è dentro a quei barattoli?

Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole” rivelò Agostino Bonalumi, amico di Piero Manzoni, al Corriere della sera.

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MILANO CITTA’ STATO


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