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7 cascine entro un’ora dal centro di Milano

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massaro.patricia IG - Locanda Macconago

Queste cascine, tutte a meno di un’ora dal centro di Milano, sono il rifugio perfetto per una giornata di relax, buon cibo e natura. Ogni luogo ha una storia da raccontare e un piatto da assaporare, offrendo l’opportunità di riscoprire la bellezza della campagna lombarda.

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7 cascine entro un’ora dal centro di Milano

#1 Tenuta Valcurone (Montevecchia, 37 km)

tenuta_valcurone IG

Un angolo di paradiso nel Parco naturale Regionale della Valle del Curone, dove la tradizione brianzola si fonde con una filosofia di cucina stagionale. Il ristorante è un trionfo di piatti che celebrano i prodotti locali, mentre la cantina è un luogo perfetto per scoprire il mondo del vino. La tenuta, con la sua natura incontaminata, è ideale anche per matrimoni ed eventi esclusivi. Il punto di forza è la cantina aperta per le degustazioni, abbinata alla cucina brianzola autentica, ma anche raffinata in un ambiente naturale e suggestivo, ideale per eventi e ricevimenti.

#2 Cascina Caremma (Besate, 30 km)

Credits cascinacaremma IG

Un agriturismo biologico che fa della sostenibilità il suo fiore all’occhiello. Con 120 ettari di coltivazioni biologiche, Caremma è un paradiso per chi cerca un’esperienza a 360 gradi, tra natura, benessere e cucina. La Nature SPA, riscaldata con energie rinnovabili, è il luogo ideale per rilassarsi, mentre il ristorante offre un menù degustazione che cambia ogni mese, basato sui prodotti freschi dell’azienda. Possibile l’acquisto in loco di prodotti biologici come formaggi e frutti di bosco.

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#3 Agriturismo Luna (Marudo, 30 km)

simoneperoncini IG – Agriturismo Luna

Nel cuore della campagna lodigiana, l’agriturismo Luna è la meta ideale per una gita all’insegna del gusto e della genuinità. Il menù, che varia in base alla stagionalità, offre piatti preparati con ingredienti a km 0, provenienti dalle coltivazioni e allevamenti locali. La storia del luogo, un tempo teatro di passaggi e storie di banditi, si riflette nella sua cucina semplice e autentica.

#4 Cascina Sant’Ambrogio (Rosate, 26 km)

Credits: conoscounposto – Cascina S. Ambrogio

Più che un agriturismo, è un luogo dove cultura e natura si intrecciano. La struttura della cascina è un perfetto esempio di recupero architettonico che unisce tradizione e innovazione. Il menù fisso include piatti tipici lombardi, anche se il servizio lascia a desiderare, soprattutto per le famiglie con bambini. Tuttavia, il luogo è un rifugio perfetto per rilassarsi nella campagna milanese, circondati da animali come asini, pecore e pavoni.

Leggi anche: Le 7 cascine più belle da visitare a Milano (Mappa)

#5 Cascina Cassinazza (San Giuliano Milanese, 17 km)

l_ele IG – Cassinazza

Immersa nel bosco della “Brughiera di Orsenigo”, questa cascina del 1600 è un angolo di tranquillità dove gustare piatti tipici preparati con ingredienti locali. Tra salumi, carni e formaggi, ogni piatto racconta la tradizione di queste terre. Il ristorante è un’oasi di freschezza, con piatti preparati con ortaggi freschi e carni locali. In estate, puoi mangiare all’aperto, circondato da gerani e gelsomini, mentre nei giorni freddi il calore del camino ti accoglie all’interno.

#6 La Bettolina (Gaggiano, 16 km)

Bettolina

Una cascina del ‘500 che oggi ospita un ristorante dal fascino storico. Conosciuta per il suo carrello dei bolliti, la Bettolina è un punto di riferimento per chi cerca piatti tipici lombardi in un’atmosfera elegante, con una cucina raffinata e piatti a base di griglia e affumicatura. Tra glicini secolari e spazi ristrutturati, il ristorante è il luogo perfetto per una cena romantica o un evento speciale.

#7 Locanda Macconago (Milano, 8 km)

massaro.patricia IG – Locanda Macconago

Concludiamo con un angolo di Milano che è ancora campagna dove si trova il più antico castello della città. Un piccolo borgo all’ombra della Madonnina, Macconago ospita la Locanda Macconago al civico 20 dell’omonima via. La cucina, gestita dallo chef Alessandro Bianucci, è un viaggio nei sapori della tradizione lombarda, con piatti come pasta fresca e risotti. Il locale propone un ambiente rustico ma elegante, con un’ottima atmosfera romantica e intima, ideale per pranzi e cene fuori dal caos cittadino. 

Leggi anche: Questo è il primo castello di Milano

Spunto: tildediscovery IG

Continua la lettura con: Il borgo dei ricchi expats alle porte di Milano: antiche cascine agricole trasformate in residenze di lusso

MARTA BERARDI

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6 aprile. Il giorno più nero del Covid in Italia: il picco dei ricoveri nel 2020 e nel 2021

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Il 6 aprile è stato il giorno di massimo numero di ricoveri Covid nel 2020 e nel 2021. Il commento dell’Ing. Caronia nell’aprile del 2021: «Il picco degli ospedalizzati in Italia nella prima ondata fu raggiunto il 6 Aprile 2020 esattamente come il picco di quest’ultima ondata, il 06 Aprile 2021. Non è tutto, il numero di ospedalizzati cala con la stessa inclinazione della prima ondata. Basta sovrapporre le curve per accorgersene.»

Il numero di casi ufficiali alla fine della pandemia (estate 2023) sono risultati: 25 milioni 870 mila 833. Di questi i decessi sono stati: 190.517

Una curiosità a livello internazionale? Il Paese al mondo che nel periodo della pandemia ha registrato la minore crescita nel tasso di mortalità è stato quello che ha adottato le misure meno stringenti, senza applicare neppure un giorno il lockdown per persone e attività né imporre Green Pass o obbligo di mascherine: la Svezia

Leggi anche: La Svezia ha vinto: mortalità più bassa in Europa senza lockdown e mascherine

Continua la lettura con: 4 aprile: nasce a Milano Marcello Marchesi

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10 insulti del milanese doc

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Milano non è una città per signorine. E’ un luogo dove se tu sei un idiota trovi sempre qualcuno che te lo ricorda.

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10 insulti tipici del milanese d.o.c.

boomer milanese IG

#1. Va a fas dì in gesa

Vai in Chiesa a farti benedire
Detto a una persona inutile, che si deve togliere di torno.
In alternativa: Va föra di pè

Idem come sopra, ma se non c’è reazione segue la pedata.

#2.El gh’ha el dun de Dio de capì nagott

Ha il dono di Dio di non capire niente

#3. Te se propri un pirla!

Sei proprio un cretino!
Un classico. C’è chi ne ha fatto una canzone da hit parade.

#4. Va scuà l mar cun la furchèta

Vai a scopare il mare con la forchetta.
In alternativa: Va scuà l mar cun vert l’umbrelaVai a scopare il mare con aperto l’ombrello

#5. Logia!

Vacca! o Maiala!
Logia si legge come se sulla ‘o’ ci fosse la umlaut tedesca, i due puntini sopra le lettere. Una via di mezzo tra la i e la u.
Altri modi per definire una sgualdrina: E’ una mangiachilometri

#6. Ciaparàtt!

Letteralmente “acchiapparatti”, ovvero buono a nulla!
Altrimenti: Va a ciapà i ratt, ovvero “vai a prendere i topi”. E’ un invito a perder tempo altrove.

#7. Va a dà via el cù!

Va a da’ via i ciap

#8. We, terun! Và a dà via i ciap!

Hei, persona di origine meridionale, vai a quel paese!

#9. Vöia de laurà saltum adoss

Voglia di lavorare saltami addosso = scansafatiche

#10. Sei proprio un pantula

Pantula = persona imbranata

Foto: Eccezzziunale veramente Dopo 20 anni,il secondo atto – foto dal web

Continua la lettura con: Le 20 parole più indecifrabili del dialetto

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Il progetto di «metropolitana aerea» di Milano: le fermate

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Urbanfile - Percorso Metro volante

Un progetto folle, visionario. Milanese al 100%. Negli anni cinquanta si immaginava una metropolitana aerea che attraversasse la città dal cielo. Oggi ne restano solo disegni. Ecco come avrebbe potuto essere.

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Il progetto di «metropolitana aerea» di Milano: le fermate

# Un sogno nato sopra i tetti

Urbanfile – Progetto Mattioni, torri dall’alto

Era l’epoca in cui Milano costruiva tangenziali, svincoli e cavalcavia come se il cemento non costasse nulla. Ed è in quel contesto che si è immaginata una “metropolitana del cielo”. Un sistema sopraelevato di convogli leggeri che avrebbe sorvolato la città seguendo un percorso circolare. Niente tunnel, niente scavi, ma torri che reggevano un’infrastruttura futuristica. Sarebbe stato il simbolo di una Milano moderna, industriale, ambiziosa, che voleva stupire e correre più veloce anche nel trasporto pubblico.

# L’ideatore e le tecnologie immaginate

Urbanfile – Progetto Mattioni

L’idea originaria venne elaborata per la prima volta nel 1952 da Padre Leonardo Maria Adler, allora direttore dell’Azienda Tranviaria Milanese, che propose un sistema di trasporto teleferico per la città. Successivamente, l’architetto Luigi Mattioni sviluppò il concetto tra il 1954 e il 1955, elaborando un sistema di funivie collegate a torri sparse nel centro di Milano per agevolare la mobilità già congestionata dal traffico.

Mattioni concepì la proposta come parte di un progetto generale per risolvere i problemi del traffico, prevedendo tre livelli di viabilità: in superficie per i mezzi pubblici, i pedoni e le biciclette, il livello sotterraneo per i veicoli privati, e quello aereo per quei collegamenti difficili da realizzare in superficie. Le funivie cittadine rappresentavano contemporaneamente un sistema di trasporto e di parcheggio, montate su edifici destinati ad autosilo, in grado di creare nuove vie dirette scavalcando blocchi di fabbricati in qualsiasi punto del tessuto urbano

# Una rete sospesa nel cielo milanese: un anello di 8 km e 13 fermate

Urbanfile – Percorso Metro volante

Il percorso pensato per la metropolitana aerea copriva un anello di 8 km, collegando punti strategici della città. Le torri-stazioni, distanti tra loro 660 metri, sarebbero state posizionate in luoghi pubblici come: piazza Diaz, largo Augusto, Monforte, corso Buenos Aires, stazione Centrale, centro direzionale, porta Volta e stazione Nord per un totale di 13 fermate.

Il tracciato avrebbe messo in connessione il cuore storico, i principali nodi ferroviari e il centro affari. Tra i piloni previsti, la torre del Centro Diaz e il grattacielo Pirelli, all’epoca ancora solo su carta. Ogni torre in cemento armato, alta 80 metri, avrebbe ospitato 600 auto su 40 piani, con ascensori ad alta capacità e tutte le funzioni di una stazione metropolitana sospesa. 

# Tecnologia da fantascienza, ma tutta italiana

Urbanfile – Progetto Mattioli, Torre in Largo Augusto

Questa non era una funivia da montagna, ma poligonale. Mattioni immaginava un sistema continuo e ad alta capacità, con aerobus sospesi da 2 o 4 funi portanti e traenti. I veicoli, dei veri e propri filobus appesi, in acciaio inossidabile, a forma di fuso, lunghi 5 metri e capaci di trasportare 50 persone, avrebbero potuto muovere fino a 16.000 passeggeri all’ora. Come sulle linee tranviarie.

Le porte si aprivano frontalmente e sul retro per far salire due persone alla volta, e ogni vettura, a pieno carico, pesava circa 5 tonnellate. Partner del progetto sarebbero state aziende d’eccellenza nel settore come Ceretti & Tanfani e Brown-Boveri. La proposta, pur visionaria, era tecnicamente realizzabile in meno di un anno e persino autofinanziata. 

# I motivi dello stop

Credits: arcgis.com – Immissione M1 in Castello

Nonostante la visione futurista e l’approccio innovativo, il progetto della metropolitana aerea non riuscì a concretizzarsi. Sebbene fosse tecnicamente possibile, la proposta di Mattioni non ottenne il supporto istituzionale necessario. Il Comune e l’Azienda Tranviaria Milanese erano preoccupati dalla complessità della sua realizzazione e dai costi elevati. L’utente avrebbe dovuto poi stravolgere le proprie abitudini. Avrebbe dovuto lasciare l’auto in un garage alto 50 metri, comprare il biglietto, salire con un ascensore fino a 80 metri d’altezza e attendere l’arrivo del mezzo. Certo non comodo come prendere il bus o negli anni successivi la metropolitana sotterranea. 

In quegli anni era infatti in corso la progettazione della metropolitana tradizionale, considerata una soluzione più praticabile, con primi scavi nel 1957 e inaugurazione della M1 nel 1964. Il sogno della metropolitana sospesa rimase così nel cassetto, insieme a schizzi e plastici, segnando la fine di un’idea che avrebbe potuto cambiare il volto di Milano.

Leggi anche: Il progetto di trasformare la 90/91 in una «metro di superficie»

Fonte: Urbanfile e Luigi Mattioni : architetto della ricostruzione / a cura di Giovanna Alfonsi e Guido Zucconi. – Milano : Electa, c1985

Continua la lettura con: Taxi volanti: queste le fermate della “metro del cielo”

FABIO MARCOMIN

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Le 7 cose che un romano apprezza di Milano

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Ideogram AI - Romano a Milano

Ormai in poco più di 3 ore di treno, Roma è facilmente raggiungibile. Per lavoro, per amore, o anche solo per una trasferta turistica. Ma cosa un romano apprezza di più quando “sale” a Milano?

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Le 7 cose che un romano apprezza di Milano

#1 La puntualità dei mezzi

Credits federfana IG – Linea M5

Se poi è la prima volta che sbarca a Milano, capita di vederlo sgranare gli occhi, in metro, alla vista del tempo di attesa calcolati sui 30 secondi. Incredibile ma vero.

#2 Aperitivo 

zizania.milano IG – Aperitivo

È un ottimo modo per staccare la spina ma a Milano è un vero e proprio rito che può durare fino a cena. Cosa c è di meglio per un romano che ama fare caciara?

#3 Il lavoro? Si fa sul serio

ptra-pixabay – Postazione di lavoro

Vieni preso sul serio anche se sei giovane perché Milano è la città delle opportunità, per tutti. Bisognerà pur incominciare da qualche parte per fare esperienza no?

#4 Progettualità 

A Milano si riesce ad avere una visione di insieme, bene o male si capisce dove la città stia andando e quali prospettive future andranno a beneficio del cittadino. Roma è più dispersiva, più schiava di una politica frammentaria e poco aderente alla realtà di una metropoli così estesa.

#5 Milano è piccola 

Milano e Roma

Ciò permette una maggiore comunicazione tra zone, quartieri esplorabili e raggiungibili in poco tempo anche a piedi. Roma è la città delle distanze enormi, si sa quando si parte ma non quando si arriva e questo provoca una sorta di ghettizzazione nel quartiere di appartenenza. 

#6 Azione, energia 

Forse Roma deve darsi una bella svegliata, perché se non approfitta delle sue enormi potenzialità, i problemi diverranno sempre di più e sempre più difficile sarà risolverli.
Meno politica e più spazio alla libertà delle idee?

#7 Europa e futuro

trainline – Parigi-Milano

Milano è una città europea che guarda al futuro, sempre pronta a reinventarsi e alzarsi dopo periodi di crisi. Geograficamente baciata dalla fortuna, é collegata all’Europa e al mondo. A Roma invece, spesso è difficile spostarsi da un quartiere all’altro.

Continua la lettura con: Quello che i romani dicono dei milanesi

ALESSANDRA GURRIERI

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La Valtellina scollegata da Milano: i progetti perduti e quelli che si potrebbero realizzare

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Di Marco Lambruschi - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=118215575 - Ferrovia dello Stelvio

La stagione dello sci volge al tramonto. La prossima sarà quella delle Olimpiadi: purtroppo per i collegamenti con la Valtellina le Olimpiadi suonano già come un’occasione perduta. Ma vediamo come le cose potrebbero migliorare nel corso del prossimo futuro.

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La Valtellina scollegata da Milano: i progetti perduti e quelli che si potrebbero realizzare

# Il treno si ferma a Tirano

Credits listaviaggi.com – Valtellina

Se vogliamo prendere il treno da Milano Centrale, in due ore e trenta minuti è possibile raggiungere TiranoLa ferrovia della Valtellina parte da Lecco, affianca tutto il Lago di Como fino a Colico, da qui va prima a Sondrio e poi a Tirano dove si interrompe bruscamente. La linea è a binario singolo, il che impedisce di avere un traffico intenso e aumenta il tempo di percorrenza.

Essendo alcuni tratti piuttosto a ridosso del Lario e altri in mezzo alle città, non è molto facile pensare ad un possibile raddoppio che garantirebbe una maggiore frequenza, tempi di percorrenza inferiori e un traffico merci che potrebbe diminuire il numero di veicoli sulla strada statale dello Stelvio.

# La ferrovia “mozzata” del Bernina

hikingsnaps_com IG – Bernina Express a Tirano

Da Tirano però si può prendere una linea perlopiù turistica, la ferrovia del Bernina, che collega Tirano con Sankt Moritz. Una linea unica, aperta nel 1910 e diventata patrimonio dell’UNESCO nel 2008. La ferrovia però ha diverse caratteristiche che la rendono poco integrabile, come l’alimentazione a 1000V (contro i 3000V delle altre reti), lo scartamento ridotto, la pendenza (fino al 70 per mille) o la sede promiscua in alcuni tratti.

La linea interseca altre ferrovie montane svizzere, che sono però dotate di alimentazione in corrente alternata, il che rende vincolante il percorso di questo affascinante treno. Il progetto della linea era ben diverso: infatti la linea sarebbe dovuta essere prolungata fino a Chiavenna, dove avrebbe incontrato nuovamente le linee ferroviarie valtellinesi, ma questo progetto non fu mai portato a termine.

# La ferrovia dello Stelvio

Di Marco Lambruschi – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=118215575 – Ferrovia dello Stelvio

Passiamo sul fronte opposto quando si pensò di costruire una ferrovia che collegasse la Valtellina al Trentino, passando sotto il passo dello Stelvio. La ferrovia avrebbe visto alcune fermate intermedie a Grosio e Bormio (in Lombardia), a Lasa Marmo (in Trentino) dove si sarebbe congiunta con la linea per Merano. Il progetto è stato ripreso nel 2015 e dal 2016 sono in corso gli studi di fattibilità che arriveranno però troppo tardi per essere sfruttata per i giochi olimpici.

Non ci aspettiamo che la linea possa arrivare in Trentino, ma se solamente la linea arrivasse a Bormio, il viaggio tra Milano e Bormio sarebbe possibile senza cambiare diversi mezzi di trasporto, come accade oggi, e garantirebbe la possibilità di accedere alle piste valtellinesi direttamente da Milano.

# La ferrovia dell’Aprica: il progetto per collegare Valtellina e Valcamonica

Di User:Arbalete – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15699797 – Ferrovia dell’Aprica

Un’altra linea che avrebbe rivoluzionato lo scenario ma non è mai stata realizzata è quella che avrebbe collegato Edolo a Tirano, passando sotto il passo dell’Aprica, così facendo si sarebbe collegata la Valtellina alla Val Camonica. Attualmente il problema principale sarebbe la differenza tra i mezzi tra le due linee: sulla Brescia-Edolo sono presenti i nuovi treni ad idrogeno. In questo caso solo questi treni potrebbero viaggiare sull’intera linea.

Oltre a questo andrebbero ripensati i sistemi di rifornimenti per i convogli in quanto andrebbero costruiti i sistemi necessari al rifornimento al centro di Tirano, dove lo spazio è piuttosto limitato e tutti questi lavori potrebbero creare non poco malcontento.

# Qualcosa di realizzabile: la ferrovia per Bormio e il raddoppio da Lecco

gbardellotto IG – Bormio

Per offrire ai milanesi e non solo un compromesso che non sia esageratamente costoso, si potrebbe iniziare a pensare ad un prolungamento della ferrovia prima fino a Bormio e poi fino a Santa Caterina, fornendo una vera e propria alternativa a chi desidera recarsi in alta valle.

In un secondo momento si potrebbe pensare al raddoppio dell’intera tratta Lecco-Santa Caterina pensando anche ai carichi merci, per poi collegare la linea con la Val Camonica e la Val Venosta, garantendo così una grande possibilità di movimento in tutta la Valtellina.

Continua la lettura con: Milano – Istanbul in treno: il viaggio più avventuroso da fare in Europa

SAMUELE GALBIATI

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Monza sì, Pavia no: perché è così snobbata dai milanesi?

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A pochi chilometri da Milano, due città lombarde offrono un mix perfetto tra storia, cultura e qualità della vita: Monza e Pavia. Eppure, mentre Monza è spesso considerata una naturale estensione di Milano, Pavia viene sistematicamente snobbata. Questa differenza di percezione ha senso di esistere? Scopriamolo.

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Monza sì, Pavia no: perché è così snobbata dai milanesi?

# Il confronto che sorprende: distanze e qualità della vita

Monza – Milano e Milano – Pavia in macchina

Guardando ai collegamenti, la differenza non è così marcata come si potrebbe pensare.

Monza dista solo 15 km circa da Milano ed è facilmente raggiungibile con il treno, mentre Pavia, a circa 35 km, è servita da treni regionali frequenti che permettono di arrivare in città in soli 25-30 minuti.

Se questa differenza temporale minima in treno non dovesse convincere, va anche notato che, in un certo senso, in macchina, la distanza tra Milano e Pavia si riduce ancora di più in termini di tempo: partendo da Milano Sud, per esempio dalla zona del Giambellino, bastano pochi minuti di guida, magari spingendo un po’ sull’acceleratore, per arrivare rapidamente a destinazione.

Sul fronte della qualità della vita, le classifiche del Sole 24 Ore posizionano Monza e Brianza tra le province migliori d’Italia, mentre Pavia si trova più indietro.

Ma questa discrepanza si riduce analizzando alcuni settori chiave: Pavia eccelle in ambito sanitario, grazie alla presenza di uno dei migliori ospedali d’Italia, il Policlinico San Matteo, e ospita una delle università più prestigiose del paese, che la rende una città dinamica e ricca di fermento culturale. Monza, pur offrendo una vita ben organizzata, in alcuni quartieri si presenta sempre più densa e caotica, soprattutto per un milanese in fuga dalla ressa.

# Il mercato immobiliare: Pavia costa un terzo di Monza

Credits: immobiliare.it

L’aspetto che più dovrebbe interessare un milanese, magari anche con il fiuto per gli affari, riguarda il mercato immobiliare. Con il crescere della propria popolarità, Monza ha visto negli ultimi anni un aumento vertiginoso dei prezzi, con un costo medio al metro quadro di 3.444 euro, una cifra sempre più simile a quella di Milano.

Pavia, invece, offre soluzioni abitative più accessibili, con un prezzo medio di 1.089 euro/m², un terzo rispetto a Monza. 

Ma non si tratta solo di prezzi più bassi. Pavia offre un ambiente vivibile, con un centro storico affascinante e più raccolto rispetto a Monza, che, pur vantando un duomo maestoso, rischia di apparire dispersivo. L’ex capitale longobarda è anche ricca di botteghe artigianali, ristoranti e caffè.

In più, la presenza dell’università, assente a Monza, garantisce un’atmosfera sempre attiva, con eventi culturali, festival e un’ampia offerta di servizi per giovani e famiglie. Monza, pur mantenendo un’ottima qualità urbana, non ha forse perso quella dimensione a misura d’uomo che la rendeva affascinante?

Leggi anche: Perché i Longobardi hanno messo la capitale a Pavia e non a Milano?

# I tre assi di Pavia: cultura, storia e tempo libero

La Certosa di Pavia. credits: www.in-lombardia.it

Ma Pavia non è solo una città universitaria: è un luogo ricco di tesori culturali e storici che meritano di essere scoperti. In primis la Certosa, uno dei monasteri più affascinanti d’Italia, meta imperdibile per gli amanti dell’arte e della storia.

Poi il Castello Visconteo, con i suoi musei e il parco circostante, offre un’esperienza unica, così come il Ponte Coperto sul Ticino, perfetto per una passeggiata romantica. Anche la natura e il tempo libero giocano un ruolo fondamentale nella qualità della vita pavese. A pochi minuti dal centro si trovano le campagne dell’Oltrepò Pavese, con le sue colline ricche di vigneti, perfette per gite fuori porta, degustazioni di vini e percorsi cicloturistici.

Se Monza vanta il celebre parco, Pavia offre un intero territorio da esplorare, tra il fiume Ticino e le riserve naturali circostanti. Questo la rende una città ideale per chi ama il verde e desidera una vita meno frenetica rispetto alla realtà metropolitana.

Monza ha beneficiato negli anni di una strategia di marketing territoriale efficace, che l’ha resa una scelta quasi scontata per chi desidera vivere vicino a Milano senza rinunciare ai servizi di una città moderna. Pavia, invece, è rimasta nell’ombra. Ma la differenza tra le due sembra più una questione di percezione, che di sostanza. pavia sarà dunque il prossimo the place to be del milanese?

Continua la lettura con: Milano e Monza hanno perso la voglia della metropolitana inter-urbana?

MATTEO RESPINTI

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Il quartiere dei «palazzi da sogno» di Milano

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Credits: milanogramma IG - Villino Maria Luisa

Il quartiere residenziale più chic della città ospita numerosi esempi di ville e palazzi incredibili. Ecco i 5 palazzi più iconici del quartiere. 

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Il quartiere dei «palazzi da sogno» di Milano

E’ considerato il quartiere dei «palazzi da sogno» di Milano: Porta Magenta. Questi i capolavori che si possono ammirare sulle sue strade. 

#1 Casa Vanoni-Tarolli, il liberty floreale

Credits: italialiberty.it – Casa Vanoni Tarolli

In via Francesco Petrarca 16 la casa Vanoni-Tarolli realizzata nel 1902 dall’architetto Alfredo Menni, dove fanno bella mostra di sé le gioiose pitture floreali e i ricchi ferri battuti tipiche del periodo del Liberty più pulito e floreale.

#2 Casa Apostolo, disegnata dal futuro architetto della Stazione Centrale

Credits: francescarosa IG – Casa Apostolo

Il futuro architetto della Stazione Centrale, Ulisse Stacchini ha disegnato la Casa Apostolo in via Torquato Tasso, 12. Edificata nel 1907 in stile Liberty-Decò e dei richiami all’Egitto, presenta finestre inquadrate da essenziali cornici in muratura e balconi con pregevoli balaustre in cemento e ferro.

#3 Casa Castelli, con la bussola in vetro e ferro battuto

Credits: gecca88 IG

Realizzata nel 1907 da Dino Castelli utilizzando ferro battuto, mattoni per la facciata , ornamenti floreali in cemento, “Casa Castelli” si trova al civico 15 di Via Giuseppe Revere 15. Particolare la bussola in vetro e ferro battuto che chiude il terrazzo al primo piano e si congiunge a quello posto al secondo.

#4 Il villino liberty “Maria Luisa” con il mosaico colorato

Realizzato nel 1906, è uno dei più sfavillanti esempi di Liberty milanese. Il Villino “Maria Luisa” in via Tamburini 8 colpisce sulla facciata uno splendido mosaico con un cielo stellato di influenza neogotica, che ricorda quasi una piccola Cappella degli Scrovegni. Il cancello e il balcone in ferro battuto, con i tipici motivi floreali, sono opera del mastro ferraio Alessandro Mazzuccottelli, molto conosciuto all’epoca come il re del dettaglio e il principe del liberty italiano e realizzato nel 1924 dopo la ristrutturazione voluta dal proprietario.
Una curiosità: durante la Seconda Guerra Mondiale un soldato tedesco rimase così colpito dal cancello da ordinare di risparmiarlo dai saccheggiamenti.

#5 Casa Donzelli, in stile liberty e decò

Al civico 8 di via Torquato Tasso, una delle traverse di via Tamburini c’è Casa Donzelli realizzata nel 1903 da Enrico Zanoni in stile Liberty e Decò. Presenta un arco ribassato, su cui si erge sull’architrave il busto di Torquato Tasso, funge da elemento caratterizzante per l’ingresso. Ai lati della porta finestra del terrazzo, con inserti in ferro battuto, ci sono due dipinti che decorano la parete.

 

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Quando a Orio ti imbarchi per gli USA senza bagagli

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @mi2fructuoso76 IG

La foto del giorno: oggi siamo in viale Elvezia davanti alla “Faccia Triste”

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Il crollo dei mercati post dazi: non è neanche lo stuzzichino dell’oliva del Martini

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Ph. Avalon_Art IG

Il venerdì nero dei mercati. Un crollo che non si vedeva dai tempi del Covid. Energy is the Economy: la ragione è tutta qua. Solo che nessuno se ne accorge. Che cosa potrebbe succedere ora?

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Il crollo dei mercati post dazi: non è neanche lo stuzzichino dell’oliva del Martini

Ph. thedigitalartist

Non è neanche lo stuzzichino dell’oliva del Martini. Seguirà l’aperitivo e poi la cena. Stiamo osservando la storia mentre si fa: i mercati stanno crollando perché il mondo sta cambiando. Che cosa potrebbe succedere ora?

# Il crollo dei mercati: cosa succederà adesso?

Ph. Avalon_Art IG

È prevedibile che seguirà a breve un rally trainato dalla FED, anche se tra un tentativo tampone e un altro, il rischio più reale è l’escalation. Il Segretario di Stato Rubio ha dichiarato che i mercati crollano perché si stanno riaggiustando a una nuova realtà. Ma la transizione sarà drammatica. Immaginiamo come una società iper-finanziarizzata, che era un derivato della globalizzazione, possa tornare a essere una società che si fondi di nuovo sulla produzione rilocalizzata di beni e servizi. Sarà una rivoluzione dolorosa e, per molte conseguenze, imprevedibile. 

Negli USA la Borsa è connessa al welfare, con i fondi pensioni che sono tra i maggiori possessori delle azioni quotate. Più che il bail-out delle banche si cercherà un bail-out delle persone, per sostenere pensioni e stipendi. Mettendo però ancora più a rischio le finanze statali che negli USA sono già a un indebitamento critico. La FED, comprando la gran parte del debito, cercherà di mantenere i tassi artificialmente bassi, come sta facendo il Giappone. In un contesto del genere le banche centrali potrebbero passare di nuovo sotto il controllo del Tesoro. Si potranno avere livelli altissimi di debito al prezzo di sacrificare la crescita. In quel modo si potrebbe avere un’alta inflazione reale con tassi artificialmente bassi, portando in crisi la moneta. 
Ma il problema più grosso è per l’Europa. Perché è un vaso di coccio tra vasi di ferro. L’Europa non ha unità politica, non ha materie prime, ha la peggiore demografia del pianeta, l’Europa è il ventre molle da incidere. Non si prospetta un bel tempo per la comunità europea che sotto questa forma di pressione non potrà durare. Ma qual è la vera causa di tutto quello che sta succedendo?

# La vera causa del crollo: senza energia non si ha economia

Ph. @ArtTower IG

Energy is the Economy. Prima di tutto, l’economia è energia. Senza energia non si ha economia. Il mondo ha un problema di carenza energetica. La teoria economica moderna è nata da una completa astrazione rispetto alle risorse fisiche che sono alla base di uno sviluppo economico. Questo è capitato perché le teorie si sono fondate su un presupposto: la disponibilità delle risorse energetiche necessarie per alimentare la crescita del sistema. Un presupposto che non esiste più.

Ogni astrazione della teoria economica moderna è stata consentita dal fatto che nel Settecento e nell’Ottocento l’economia mondiale era così poco sviluppata da poter mantenere ogni teoria indifferente alle risorse fisiche. Ma il mondo di oggi non è più quello di allora ed è tale che le teorie che vengono ancora oggi utilizzate non sono in grado di cogliere le dinamiche reali. Gli esperti sono completamente persi. Basterebbe comprendere che gli idrocarburi che sono alla base di questo modello di sviluppo non sono più in grado di crescere, anzi registrano un calo dello stock globale. Soprattutto, non si riesce a produrre i combustibili pesanti che sono il motore della globalizzazione. 

Quello a cui stiamo assistendo, che viene chiamata la fine della globalizzazione, è un principio fisico. Un principio di termodinamica. La continua riduzione dell’energia netta che entra nel sistema non riesce a sostenere la complessità di funzione raggiunta dalla globalizzazione nella nostra epoca. Quindi, stiamo assistendo alla necessità inevitabile di dover ridurre le funzioni in modo corrispondente all’energia disponibile. Se le funzioni diminuissero in modo sostanziale allora l’energia sarebbe sufficiente a sostenere una crescita economica. Chi ha ancora energia residua, come USA o Russia, sta inseguendo una strada che per quanto drammatica è la strada corretta. Quello che sta facendo Trump in modo un po’ folle è una scelta obbligata, almeno per gli USA: della fetta rimanente cercano di prendere quello che non può essere più condiviso e, in questo caso, il più forte vince. Ma a lungo non basta: bisogna accorciare fortemente la struttura della supply chain, perché quello che prima poteva viaggiare per 10.000 chilometri, oggi non se lo può permettere. Bisogna accorpare le macro aree, es. agricoltura, commercio o militare, per consentire un tipo di crescita che miri all’autosufficienza invece che alla globalizzazione. Non si tratta di una novità, ma è lo stesso processo che accade alla fine di ogni grande impero.

# La vera transizione che ci aspetta

Ph. @
vinodkmavilla IG

Anche l’Impero Romano ha subito lo stesso destino con il passaggio dall’Impero al Comune: è stata una ridefinizione energetica. Non si possono mantenere le grandi vie di comunicazione e quindi gli esseri umani si riuniscono in comunità più piccole. E’ un processo inesorabile, come è inesorabile la termodinamica. Se si tiene lo sguardo puntato alla luna anziché al dito, tutta la dinamica in atto assume una logica. E si capisce così il disastro fatto dall’Europa negli ultimi anni. Invece di prendere consapevolezza da questa realtà, l’Unione Europea ha voluto intraprendere la strada della transizione green, distruggendo trilioni di risorse che avrebbero potuto essere usate per sostenere la vera transizione, quella dall’abbondanza alla scarsità energetica, che non può essere compensata da forme di energie inefficienti che, tra l’altro, sono anch’esse dipendenti dai combustibili fossili. Questa transizione green sta oggi sfumando davanti agli occhi di tutti, ma nessuno viene considerato responsabile di questo disastro. Anzi, gli stessi che hanno causato il danno sono quelli che ancora ci governano. La frammentazione è inevitabile, perché risponde a un principio fisico. Che spiega perché tutti gli imperi nascono e finiscono: perché tutti i sistemi si fondano sull’energia che usano per crescere e, quando l’energia arriva al punto di non poter più sostenere la crescita, il sistema crolla. Confermando il principio che resta immutabile nel tempo: quello della termodinamica. 

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LA FENICE

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Un casinò a Milano? Dai 50 ai 100 milioni all’anno per renderla una città spettacolare

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Casinò Montecarlo - ph. @nrc_naty IG

Milano è stretta in una morsa. Tra uno stato centrale avido di risorse e un mondo che si fa sempre più complicato tra dazi e guerre. Risultato? La città sta andando sempre più indietro nelle classifiche internazionali. Eppure soluzioni per invertire la rotta ce ne sono. Una è quella di diventare una città stato, con più poteri e risorse, come sono le principali città d’Europa. Un altro è quello di prendere esempio da una delle città stato indipendenti più vicine ai nostri confini: Montecarlo. Una città che vive e prospera anche grazie a un casinò di proprietà di chi amministra il territorio. 

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Un casinò a Milano? Dai 50 ai 100 milioni all’anno per renderla una città spettacolare

# Milano non ha mai avuto un casinò, ma i milanesi giocano

Ph. @heikoshouses IG

Quella dei casinò in Italia è una legge strana. In teoria non si possono aprire, per la normativa anti gioco d’azzardo, ma ci sono eccezioni per motivazioni turistiche o economiche. Innanzitutto nei luoghi vicini alla frontiera, come Campione d’Italia, Saint Vincent o Sanremo. E poi c’è Venezia, dove il casinò serve a finanziare la città. Milano è l’unica grande città italiana così vicina a una frontiera (la Svizzera con i suoi casinò è a 50 chilometri). Non solo: come Venezia ha bisogno di risorse per diventare più attrattiva a livello internazionale. Quindi sembra avere tutte le carte in regola per ospitare un casinò. E, invece, sorprendentemente, Milano un casinò non lo ha mai avuto.

Nemmeno ai tempi della Belle Époque, quando l’azzardo animava i salotti europei. Nemmeno nel dopoguerra, quando si sperimentava ogni forma di attrazione.

Eppure la domanda esiste, eccome. Ogni fine settimana, migliaia di cittadini lombardi scelgono Campione e, molto più spesso, i casinò svizzeri, convertendo euro in franchi. Il paradosso è evidente: mentre la città snobba l’azzardo, i suoi cittadini lo praticano altrove, e altrove finiscono anche i relativi guadagni.

È un atteggiamento che rischia di essere più ideologico che pragmatico. Proibire non elimina il fenomeno. Lo sposta, e con esso anche le ricadute economiche. Per questo, la vera domanda non è se un casinò sia “giusto” o “sbagliato”, ma se abbia ancora senso continuare a rinunciare a una risorsa che esiste… e che frutta molto.

La verità è che qualcuno ha scelto per Milano di non avere un casinò, ma siamo sicuri che i cittadini siano d’accordo? E che, soprattutto, avere un casinò a Milano porti più svantaggi che vantaggi?

# Il business dei casinò da cui si tiene fuori Milano 

Casinò di Montecarlo – ph. @klara_apanasewicz IG

È un modello esclusivo, ma molto redditizio. I dati parlano chiaro: il fatturato complessivo dei quattro casinò italiani oscilla tra i 250 e i 300 milioni di euro l’anno. Una parte consistente di questi introiti finisce nelle casse pubbliche, tra tasse dirette e indotto.

A Saint-Vincent, per esempio, il casinò dà lavoro a centinaia di persone ed è una delle principali fonti di entrate per il Comune. Campione d’Italia, dopo il clamoroso fallimento del 2018, è ripartito proprio grazie al rilancio del suo casinò, che nel 2023 ha registrato una crescita degli incassi superiore al 50%. Poi c’è il Casinò di Venezia: fondato nel 1638, è la casa da gioco più antica al mondo e fattura oltre 100 milioni di euro all’anno, di cui circa 25 milioni vanno al Comune. Un’attrazione capace di finanziare le casse comunali: perché Milano dovrebbe rinunciarvi a priori?

# 25% dei ricavi al Comune: Milano potrebbe avere dai 50 ai 100 milioni all’anno 

Ph. @sintaille IG

Ma facciamo qualche conto: quanto potrebbe valere un casinò a Milano? Abbiamo menzionato quello di Venezia. Ma per dimensioni della città e numero di turisti, per Milano sarebbe più sensate confrontarsi con quello di Montecarlo. I ricavi annui (2023) provenienti dai giochi del casinò sulla Costa Azzurra hanno raggiunto i 200,8 milioni di euro, a cui si aggiungono gli introiti alberghieri di proprietà del gruppo che sono stati di 213,3 milioni di euro. Secondo la normativa vigente in Italia, il 25% dei ricavi di un casinò vanno destinati al Comune che lo ospita. In questo caso sarebbero 50 milioni ogni anno che potrebbero arrivare fino a 100 milioni se si adottasse lo stesso modello di business di Montecarlo o di Lugano, organizzando anche l’ospitalità (l’hotel che ospita il casinò). 

Si tratta di risorse imponenti che potrebbero essere destinate a potenziare la mobilità urbana, le connessioni con l’hinterland, la programmazione culturale, la sicurezza, la promozione del territorio e i servizi per le case e per i bisognosi. 

Non solo. Un casinò comunale, ben progettato e inserito in un contesto urbano strategico – come l’area di Porta Nuova, o un’area da riqualificare in periferia – potrebbe anche rappresentare un polo dell’intrattenimento legale e sorvegliato, capace di generare occupazione diretta e indiretta, attrarre turismo, oltre a produrre nuove entrate per il bilancio cittadino. Come le grandi fiere o persino gli aeroporti, un casinò può essere una leva di sviluppo urbano.

Naturalmente, i rischi esistono. Le infiltrazioni mafiose, per esempio, sono una minaccia da prendere sul serio. Ma è proprio dentro un sistema legale e trasparente che si può esercitare il controllo più efficace.

Lasciare il gioco ai margini – tra sale slot e scommesse incontrollate – è ben più pericoloso. Meglio un casinò pubblico, regolato, vigilato. E soprattutto utile alla collettività. È ora di aprire un dibattito serio e senza ipocrisie. Perché il vero azzardo, oggi, è non cogliere un’occasione che altri stanno già sfruttando al posto nostro.

Continua la lettura con: Milano, «spese record di 4 miliardi». Ma ogni anno «regala» 20 miliardi allo Stato

MATTEO RESPINTI

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Questi sono i 10 più ricchi di Milano

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Ph. @gentlemaniere IG

4 su 10 sono donne. Il 40% dell’aziende rappresentate fa parte del settore della moda, un altro 40% di quello dell’industria agroalimentare. Vediamo chi sono i 10 milanesi più ricchi nel 2025 secondo Forbes.

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Questi sono i 10 più ricchi di Milano

#10 Stefano Gabbana: 2,2 miliardi di euro

Credits: corriere.it

Apre la graduatoria Stefano Gabbana, co-fondatore insieme a Domenico Dolce del celebre brand di moda Dolce & Gabbana, è una delle figure più riconoscibili nel mondo della moda. Il suo patrimonio è stimato in 2,2 miliardi di euro.

#9 Alessandra Garavoglia: 2,3 miliardi di euro

Alessandra Garavoglia è una figura di rilievo nel panorama economico italiano, grazie al suo ruolo di spicco, è membro del consiglio di amministrazione, all’interno del Gruppo Campari, leader globali nel settore degli aperitivi e delle bevande alcoliche. Si posiziona al nono posto della classifica con un patrimonio di 2,3 miliardi di euro.

#8 Susan Carol Holland: 2,5 miliardi di euro

Susan Holland


Susan Carol Holland è presidente del gruppo Amplifon, fondato da suo padre a Milano nel 1950 e tra i big mondiali nel settore degli apparecchi acustici. Detiene un patrimonio di 2,5 miliardi di euro.

#7 Augusto Perfetti: patrimonio di 2,7 miliardi di euro

Augusto Perfetti


Augusto Perfetti è il presidente della Perfetti Van Melle, il colosso della dolciaria mondiale, noto per brand come Mentos, Chupa Chups e Tic Tac. Ha saputo guidare l’azienda verso l’internazionalizzazione, portando i suoi prodotti in tutti i continenti. Con un patrimonio di 2,7 miliardi di euro si prende la settima piazza tra i più ricchi di Milano.

#6 Alberto e Marina Prada: patrimonio congiunto di 2,75 miliardi di euro

dagospia – Marina Prada

Alberto e Marina Prada sono i principali eredi della leggendaria casa di moda, famosa per il suo stile senza tempo, nata a Milano agli inizi del ‘900. Con un patrimonio combinato di 2,75 miliardi di euro si assicurano la sesta posizione in classifica. 

#5 Luca Garavoglia: 2,9 miliardi di euro

topmanager – Luca Garavoglia

Al quinto posto troviamo l’esponente di spicco del Gruppo Campari, il presidente Luca Garavoglia, fratello di Alessandra. Il suo patrimonio ammonta a 2,9 miliardi di euro.

#4 Giorgio Perfetti: 3,2 miliardi di euro

Giorgio Perfetti, fratello di Augusto, è uno degli azionisti principali della Perfetti Van Melle. Con un ruolo da azionista e investitore, ha contribuito alla crescita del gruppo. Il suo patrimonio è valutato in 3,2 miliardi di euro.

#3 Gianfelice e Paolo Rocca: patrimonio combinato di 5,9 miliardi di euro

Di Alessandra Bertoli – http://www.cavalieridellavoro.it/n/l/small2_foto_roccagianfelice_gallery.jpg, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17316887 – Gianfelice Rocca

I fratelli Gianfelice e Paolo Rocca sono i fondatori e i principali azionisti di Techint, un colosso dell’ingegneria e delle costruzioni con un’influenza globale. Con un patrimonio combinato di 5,9 miliardi di euro si prendono il gradino più basso del podio. 

#2 Patrizio Bertelli e Miuccia Prada: patrimonio congiunto di 6,2 miliardi di euro

Patrizio Bertelli e Miuccia Prada sono una delle coppie più influenti nel mondo della moda internazionale. Con un patrimonio combinato di 6,2 miliardi di euro, sono alla guida del gruppo. Sotto la loro guida, Prada ha saputo coniugare tradizione e innovazione, imponendosi come un brand simbolo del lusso contemporaneo. 

#1 Giorgio Armani: 12,3 miliardi di euro

Credits: d.repubblica.it – Giorgio Armani

Al primo posto, quarto in Italia, troviamo Re Giorgio, milanese d’adozione e piacentino di nascita. Armani il più ricco del 2025, con un patrimonio di 12,3 miliardi di euro. Il suo impero nel mondo della moda, con il suo marchio iconico che porta il suo nome, è diventato un simbolo assoluto di lusso e classe. Il suo quartiere generale si sviluppa tra Brera e Montenapoleone, mentre in Tortona trova spazio il teatro utilizzato per le sfilate e il museo, l’Armani Silos.

Continua la lettura con: Milano è tra le 4 città in Europa che producono più ricchezza

FABIO MARCOMIN

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L’album “Quelli che…” di Enzo Jannacci festeggia 50 anni

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Quelli che

Cinquant’anni fa usciva l’album di Enzo Jannacci “Quelli che…”, partito un po’ in sordina, divenne un’icona di quella musica d’impegno, mescolata con l’intelligente goliardia. Non c’era solo la mente di Enzo a creare questo capolavoro artistico, si prese spunto anche da lavori di Dario Fo, Cochi e Renato e Beppe Viola.

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L’album “Quelli che…” di Enzo Jannacci festeggia 50 anni

# Quell’inconfondibile “oh, yeah”

Genius – Quelli che

Il disco prendeva il nome dal brano di nove minuti su quella inconfondibile base blues, accompagnata dal sassofono e con quell’inconfondibile “oh, yeah” di Jannacci. Ma in quel LP troviamo capolavori di mostri sacri del mondo del canzoniere meneghino, come ne “Il Bonzo” (di Fo), “L’Arcobaleno” (di Ponzoni e Pozzetto), con monologhi brevi a cura di Beppe Viola.

# Un prodotto (quasi) milanese al 100%

discogs.com – Regson studio

“Quelli che…” fu incisa presso la Regson Studio, in via Lodovico il Moro a Milano, nel mese di gennaio 1975. Fu un prodotto milanese (quasi) al 100%, con i già citati artisti, a cui vanno aggiunti il fotografo e regista meneghino Cesare Montalbetti, creatore della copertina, sergio Bardotti, pavese adottato da Milano, autore della traduzione di “Nove di sera” dal portoghese all’italiano, Bruno De Filippi, addetto alla chitarra, all’armonica e al Mandolocello e Silvia Annichiarico, corista.

# 14 canzoni al suo interno con “Vincenzina e la fabbrica” a fare da traino

Vincenzina

L’album contiene 14 brani, tra questi “La Televisiun”, “Viva la galera” e “Vincenzina e la fabbrica”, incisa dopo il grande successo riscontrato come colonna sonora di “Romanzo popolare”. E fu questa la canzone che trainò il 33 giri. Infatti il brano “Quelli che…” non ebbe subito un grande apprezzamento: è una canzone in cui la voce di Jannacci non segue una vera e propria melodia, ma pronuncia parole recitandole, parole che corrono senza un ordine preciso, che sottolineano vizi, costumi, contraddizioni e luoghi comuni di una tipica Italia anni ’70. Ma quanto è ancora attuale questo brano ?!

Poi Enzo Jannacci, quando la proponeva dal vivo, la cambiava sempre un po’, aggiungendo frasi, togliendone altre, modificandone altre ancora, tanto che “Quelli che…” divenne poi il simbolo del cambiamento nell’agitato divenire di una società sempre più difficile da capire, soprattutto se si cede alla tentazione di voltarsi indietro perchè il presente (e figuriamoci il futuro) si presenta a noi tanto incomprensibile.

Leggi anche: I 50 anni di “Romanzo Popolare” e la canzone “Vincenzina e la fabbrica”, uno degli inni della classe operaia

# I brani in dialetto milanese e l’utilizzo del Grammelot

Quelli che

In questo album c’è poi il dialetto milanese, a ricordare che si tratta, si direbbe oggi giorno, di un “progetto musicale popolare”, ma allora il termine “progetto” era quello utilizzato per costruire un palazzo o per cambiare l’impianto elettrico di casa, non lo si accostava certo alle canzoni. Allora, quando usciva un lavoro “popolare” si diceva che “doveva essere intercettato anche dal proletariato”.

E “Quelli che…”, come un po’ tutti i lavori di Jannacci, venne apprezzato sia dal mondo radical-chic, che ne so…del chiostro rinascimentale del Piccolo Teatro, fino ad arrivare alle periferie di Quarto Oggiaro. Dicevamo del dialetto milanese: in questo disco lo troviamo ne “La televisiun”, “El me indiriss”, senza dimenticarci del tocco Grammelot in un altro iconico pezzo, “El Marognero”.

“Quelli che…”, nel corso degli anni, non solo diventò il titolo di una trasmissione simil-calcistica della domenica, ma anche un modo di pensare, un modo per aumentare il disordine nelle già abbastanza disordinate nostre menti, con la speranza che, nella sovrapposizione di due disordini, si crei un ordine, però chissà quanto noioso.

FABIO BUFFA

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MARCO MIGNANI, l’autore della pubblicità diventata FILOSOFIA di VITA a Milano

AMBROGIO FOGAR, l’ “Ulisse” di Milano

MARIA PIA ARCANGELI, “quella che canta le canzoni milanesi”

LUIGI MARANGONI, l’ultima vittima delle Brigate Rosse a Milano

SANDRA RAVEL, l’attrice-soubrette madre di Maurizio Gucci

PIPPO STARNAZZA, il jazzista che “milanesizzava” l’inglese

PAOLO GIORZA, il papà della “bella Gigogin”

I BALORDI, i precursori della “canzone demenziale”

D’ANZI, il papà della “bela Madunina”

GASPARE, ZUZZURRO e la brioche più celebre della TV

LUISELLA VISCONTI, la voce più bella del CINEMA

ANNA CARENA, la signora Marta in “Miracolo a Milano”

GAETANO SBODIO: il guerrigliero del dialetto

DINO RISI, uno dei grandi della commedia italiana

CINI BOERI, l’architettura come impegno sociale

TONY DE VITA, il re delle sigle televisive

LUCIA BOSÈ, la “tosa de Milàn”

JOHNNY DORELLI, una vita al massimo

EZIO BARBIERI, il Robin Hood di Isola

RENZO PALMER, la voce milanese dei grandi divi di Hollywood

MONTICELLI e MARCHESI, i due grandi “cantori evirati” della storia milanese

MARIA GAETANA AGNESI, la “donna più intelligente del Settecento”

GIUSEPPINA PIZZIGONI, la fondatrice della SCUOLA RINNOVATA

PIERO MAZZARELLA, personaggio simbolo di una Milano che non c’è più

LUCIANO BERETTA: “il POETA del CLAN CELENTANO”

ANTONIA POZZI: la POETESSA negli ABISSI dell’ANIMO UMANO

Elio FIORUCCI: the place to be nel cuore di MILANO

AGOSTINA BELLI, la “bella tosa” del cinema italiano

Enrico BERUSCHI…e allooora???

GIANRICO TEDESCHI, l’attore milanese “che parla, comunica e ti INCANTA”

Fabio CONCATO: il lato romantico e “bestiale” della musica milanese

Dina GALLI, l’eccentrica monella: la prima attrice COMICA italiana

Gino LANDI, il mago delle COREOGRAFIE della TELEVISIONE ITALIANA

Adolfo WILDT, l’artista “eccessivo e inquieto”, alieno di avanguardie e conformismo

Domenico BARBAJA: l’inventore della tipica BEVANDA milanese

Quando a Milano c’erano i BEATLES

UGO BOLOGNA, il grande BAUSCIA del cinema e del teatro italiano

ENRICO RUGGERI: contro corrente da sempre

FRANCA VALERI: la signorina snob dello spettacolo

Nuto NAVARRINI: il grande attore milanese ormai dimenticato

Liliana FELDMANN: la VOCE di Milano

VALENTINA CORTESE: la stella milanese di Hollywood

 ERMINIO SPALLA, il PUGILE ARTISTA adottato da Milano

EDOARDO FERRAVILLA: uno degli ATTORI del teatro DIALETTALE più importanti di sempre

MARIA MONTI, la prima “CANTAUTRICE” della storia

ENZO JANNACCI, il cardiologo chansonnier

LIÙ BOSISIO, l’artista milanese con viso e voce più CELEBRI del nome

Quando, a Milano, VISCONTI girava “ROCCO E I SUOI FRATELLI”

MARCELLO MARCHESI, un ciclone di ironia

NANNI SVAMPA, l’ironico artista della canzone milanese

ADRIANO CELENTANO, il “molleggiato” nato a due passi dalla CENTRALE

GINO BRAMIERI, il RE delle BARZELLETTE

CLAUDIO ABBADO, il GENIO eternamente insoddisfatto

Quelli di VIA OSOPPO: la STANGATA di Milano

GIORGIO GABER, l’inventore del TEATRO CANZONE

ADRIANA ASTI, l’artista ribelle amata dai grandi del cinema e del teatro

GIANLUIGI BONELLI, il creatore di TEX WILLER, sempre in lotta contro il POTERE

LUISA AMMAN: un’OPERA d’ARTE di Milano

LUCIANO LUTRING: il bandito più popolare di Milano

BRUNO ARENA, il fico di Milano

Sandra MONDAINI: uno dei punti fermi della televisione italiana

TINO SCOTTI, il milanese del “Ghe pensi mi”

ORNELLA VANONI, Milano e Settembre

MARIANGELA MELATO, da “ranocchietta” a mito del cinema

MARTA ABBA: la musa di Pirandello

Quelle DIABOLIKE sorelle GIUSSANI

GIANNI MAGNI: il re del cabaret milanese

COCHI e RENATO: una coppia diventata il MARCHIO del CABARET

Giorgio AMBROSOLI: il RIVOLUZIONARIO in GIACCA e CRAVATTA che sfidò anche lo Stato

Peppin MEAZZA: il più grande MITO MILANESE del calcio mondiale

FRANCO CERRI: quel genio che partì suonando nei cortili

I KRISMA: la coppia più PUNK della storia di Milano

LILIANA SEGRE, la testimonianza milanese dell’Olocausto

MARIA CALLAS, la Scala e BIKI, quel legame che ha fatto la storia dell’arte

WALTER VALDI, cintura nera di dialetto milanese

LORENZO BANDINI, lo sfortunato campione adottato da Milano

ALEX BARONI, il “chimico” prodigio della musica

MICHELE ALBORETO, il “pilota gentiluomo”

BEPPE VIOLA: il geniale raccontatore del calcio

Storia di una GRANDE DONNA di Milano: ALDA MERINI

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5 aprile. Una giornata storica per il collegamento tra Milano e il Canton Ticino

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5 aprile 2021. Diventa operativa la nuova linea RE80 tra la Lombardia ed il Ticino. Come una metro per il servizio e la frequenza. 

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5 aprile. Una giornata storica per il collegamento tra Milano e il Canton Ticino

# I nuovi TiLo

5 aprile 2021. Diventa operativa la nuova linea RE80 tra la Lombardia ed il Ticino: collegamenti diretti per Milano Centrale ogni ora e collegamenti ogni 30 minuti tra Locarno, Lugano e Chiasso. Nasce così una Metro Ticinese, che accorcia ampiamente i tempi di percorrenza tra le località.

Questo è stato reso possibile grazie all’apertura definitiva della galleria del Ceneri, che ha eliminato la risalita del monte Ceneri da parte dei treni con velocità ridotte.

Dal 5 aprile 2021 Lugano e Bellinzona sono così a 15 minuti di treno e Locarno e Lugano a distanza di 29 minuti. Il collegamento per Milano ha fatto risparmiare altri 30 minuti con fermate a Como San Giovanni, Albate-Camerlata, Seregno e Monza.

Continua la lettura con: 3 aprile: dall’unione di due giornali nasce il primo quotidiano nazionale

MILANO CITTA’ STATO

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7 hobby amati dai milanesi di oggi che non c’erano nel Novecento

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scrapbooking_moment_italia IG

Quali sono gli hobby più amati dai milanesi? E soprattutto quali sono quelli più nuovi e attuali, quelli che non esistevano nel secolo scorso? Andiamo a scoprirli, perché Milano offre una vera e propria miniera di attività insolite per incontrare i gusti di chiunque, alcune di queste rappresentano dei veri e propri hobby, con tanto di associazioni che offrono corsi e approfondimento e una ricca community di appassionati al seguito. Scopriamo quali sono.

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7 hobby amati dai milanesi di oggi che non c’erano nel Novecento

#1 Lo scrapbooking

scrapbooking_moment_italia IG

Il primo è lo scrapbooking, un’attività che utilizza carta e colla per cambiare l’aspetto a un’infinità di oggetti. Il nome nasce dall’unione di «scrap», letteralmente il ritaglio, e «book», libro che inizialmente era l’oggetto utilizzato, poi l’uso si è esteso e adesso gli appassionati di scrapbooking decorano e cambiano faccia a molti oggetti: album fotografici, ma anche biglietti personalizzati, bomboniere, scatole decorate e cornici e lo fanno utilizzando carta, stoffa, ma anche bottoni, francobolli, fotografie e tutto quello che può venire in mente. Un hobby che non solo allena la creatività, ma offre anche un’ottima occasione di riciclare, dando nuova vita a qualcosa che magari non ci piace più. In Italia esiste l’ASI (Associazione Scrappers Italia) che ha sedi in tutto il territorio: www.asi-italia.org (per informazioni info@asi-italia.org), mentre il negozio Battibaleno con sede in via Padova 235 a Milano, offre corsi di scrapbooking insieme a una ricca scelta di materiali.

#2 Il Tea&Candle painting

art-ishmilan.com – Tea&Candle painting

il secondo si chiama Tea&Candle painting perché mescola l’attività di pittura insieme alla degustazione di una buona tazza di the. E sì perché per dipingere si utilizza la cera delle candele, che viene fatta colare su pezze di stoffa o sagome cartone. Il primo passo è accedere alcune di quelle piccole candele che si usano per tenere in caldo la teiera e si usa la cera sciolta per dipingere. E allora – già che ci siamo – per non usare il calore per scaldare una tisana o una tazza di buon the? Ed ecco che al piacere di allenare la creatività e di costruire oggetti personalizzati, si aggiunge un pomeriggio di chiacchiere insieme. Per chi vuole saperne di più il riferimento a Milano è Art-ish, www.art-ishmilan.com, in via Gaspare Rosales 9 a Milano.

#3 La fotografia in esterno

NoName_13-pixabay – Fotografo

Più classico è la fotografia in esterno, aggirandosi per le strade cittadine è possibile cogliere viste uniche, scorci inattesi, prospettive insolite che regalano uno sguardo nuovo sulla città. Anche in questo caso non ci sono regole per un hobby che unisce esperti e principianti, che utilizzano i piccoli telefoni digitali per tracciare una mappa complessa della città. Mettere insieme le immagini permette di creare murales digitali che frammentano e moltiplicano gli sguardi. I corsi a Milano sono tantissimi, ma l’IIF, Istituto Italiano di Fotografia (a Milano in via Enrico Caviglia 3) offre tra l’altro corsi di street photography, info@iifmilano.com.

#4 Il rubber stamping

instructables.it – rubber stamping

Insolito ma in grande sviluppo è il rubber stamping, che sta diventando un fenomeno diffuso a livello internazionale. Si tratta dell’arte di realizzare e utilizzare i timbri di gomma per decorare – creando modelli geometrici che verranno riprodotti in lunghe sequenze, sulle superfici da colorare, ma non solo: il rubber stamping permette anche di creare vere e proprie illustrazioni, raccontando storie, e per i più creativi è possibile applicare il rubber stamping anche in cucina, per decorare la tavola e perfino i dolci. Impronte d’Autore (www.stamping.it) offre corsi online e in presenza, nel negozio di via Pio IV al numero 3 a Milano

#5 Il restauro

mestierincorso.it – Restauro

Il restauro è un altro hobby molto apprezzato a Milano, al quale abbiamo bisogno di essere iniziati: i corsi non mancano per apprendere tecniche e conoscenze. È infatti necessario partire dagli elementi decorativi che caratterizzano uno stile, per poterlo recuperare: alle tecniche classiche di sverniciatura e di verniciatura – indispensabili per trasformare i nostri mobili vecchi o antichi – se ne uniscono di modernissime: si passa così ad impiegare gommalacca, gesso, o cera per mobili, ma anche strumenti moderni come gli scanner 3D che permettono di ricostruire modelli delle opere d’arte o fotografia multispettrale che consente di rivelare dettagli non visibili a occhio nudo. Per chi volesse approfondire, la scuola Mestieri In Corso (www.mestierincorso.it) offre percorsi nella bottega del Maestro Carlo Ferrari in via Marco Aurelio 48 a Milano.

#6 L’Urban sketchers

Helder L. Santos FB – Urban sketchers Milano

Sotto l’etichetta di urban sketchers si intende l’hobby di chi si muove tra le vie cittadine, munito di carta e matita per raccogliere in schizzi quello che vede. Sì, ma anche nel ‘900 i pittori dipingevano ad olio o ad acquarello gli scorci cittadini. Questa però è un’attività diversa, per almeno un paio di buone ragioni. Intanto non usa i pennelli o tecniche pittoriche: ci si accontenta volutamente di schizzi che diventano pagine di un diario che l’urban sketcher si porta in borsa, da aprire per un nuovo ritratto quando lo riconosciamo.

Ma soprattutto è un hobby di gruppo, dove i raduni vengono lanciati tramite social e ci si trova tutti in quella piazza, a quella ora dove per disegnare insieme, confrontare il lavoro e scambiarsi consigli e suggerimenti. Per chi volesse entrare in contatto, la cosa più semplice è seguire il gruppo FB: www.facebook.com/groups/UrbanSketchersMilano che pubblica aggiornamenti e informazioni sugli appuntamenti in città.

#7 Il cake design

italianacakedesigner.com – Corso di cake design

Non più nuovo, ma ancora molto apprezzato e diffuso è il cake design, un hobby capace di coniugare la golosità alla meraviglia. Gli amanti di quest’hobby infatti hanno l’ambizione di preparare torte gustose, ispirate agli ambiti più diversi: dalla natura con fiori e animali, allo sport, dalla musica alla pittura, senza dimenticare il design, fino ad approdare al mondo delle fiabe e del racconto cinematografico. Per approfondire: Italian Cake Design School, corso Plebisciti 8 a Milano, (scuolacakedesign@hotmail.com).

Continua la lettura con: Apre a Milano il parco termale urbano più grande d’Italia

ELISABETTA MAUTI

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7 paesi stupendi dove andare a vivere nei pressi di Roma

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Ph: anguillarasabazia - Instagram

Quante volte si sente la necessità di fuggire dal caos cittadino, di trovare un po’ di ristoro in campagna o in un piccolo centro eppure si rimane bloccati in città per il lavoro? Fortunatamente Roma offre a molti la possibilità di studiare o lavorare anche vivendo fuori dalla città, se non addirittura in provincia. Ecco quindi i 7 posti in cui è più bello vivere fuori Roma.

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7 paesi stupendi dove andare a vivere nei pressi di Roma

# Albano Laziale

Albano Laziale, Ph: grandtourcastelliromani – Instagram

Immerso nel contesto dei Castelli Romani, Albano Laziale è una delle scelte migliori per vivere vicino Roma ma lontani dal caos della metropoli. Si tratta di un centro storico vivace, caratteristico e vicino al lago che, distante solo 25/30km da Roma, permette di raggiungere la Capitale sia coi mezzi pubblici sia con gli spostamenti privati. Come tipico della zona dei Castelli, la criminalità è bassa e comprende qualche piccolo episodio di microcriminalità. L’unico momento in cui si vive forse un po’ di caos cittadino è sui mezzi in ora di punta.

# Marino

Marino – Google

Rimanendo sempre ai Castelli e a pochi passi da Albano Laziale, Marino è un altro ottimo candidato. Siamo a circa 20km da Roma e in questa cittadina, famosa per la Sagra dell’Uva e il suo charme collinare, si può adattare il proprio stile di vita agli usi tradizionali e al buon vino. Anche qui si può vivere abbastanza tranquillamente, poiché la criminalità è decisamente molto bassa. Se si vuol trovare un difetto a questo posto, bisogna dire che trovare parcheggio nel centro storico è a volte molto difficile.

# Bracciano

Castello di Bracciano, Ph: castellidelmondo – Instagram

Spostandoci invece a nord di Roma, bisogna citare Bracciano. Affacciato sul lago omonimo, che è un antico vulcano spento, si tratta di un piccolo borgo medievale capace di regalare pace e serenità a soli 40km da Roma. Nonostante qualche episodio di vandalismo dovuto al turismo estivo e i pochi servizi sanitari avanzati nella zona, questo borgo permette di riadattare il proprio stile di vita in armonia con la natura.

# Anguillara Sabazia

Ph: anguillarasabazia – Instagram

Per rimanere sempre sul lago di Bracciano, spostandoci di pochi chilometri si arriva ad Anguillara Sabazia. Con i panorami mozzafiato e un’atmosfera più raccolta rispetto alla cittadina di Bracciano, qua si vive una vera e propria atmosfera da villaggio, con un tasso di criminalità quasi inesistente. Peccato solo che, nonostante la distanza da Roma non sia molto diversa rispetto a Bracciano, i collegamenti sono leggermente più lenti e meno frequenti.

# Frascati

Frascati, Ph: ig_castelliromani – Instagram

Con Frascati si torna nuovamente nel contesto dei Castelli Romani. Nota per il vino, le fraschette e le ville storiche, anche questa dista solo 20km da Roma e nonostante un costo della vita leggermente più alto rispetto agli altri Castelli, qui si può vivere all’insegna di una cultura e di una gastronomia raffinate.

# Tivoli

Villa Adriana, Tivoli, Ph: anticaeviae – Instagram

Tivoli, conosciuta principalmente per Villa d’Este e Villa Adriana, si trova a soli 30km da Roma, con un collegamento diretto alla stazione Tiburtina, cosa che permette a molti giovani di questa città di frequentare l’università nella Capitale. Seppure in questa città si vivi un po’ del tipico caos cittadino, soprattutto a causa del traffico e di un tasso di criminalità leggermente più elevato, rimane un posto ricco di attrazioni, a partire dalle terme.

# Cerveteri

Cerveteri, Ph: felicitas.romana – Instagram

Infine, a 40km da Roma, si trova Cerveteri, città famosa soprattutto per le necropoli etrusche. Con il mare a pochi chilometri, qui si vive immersi nella storia, nell’archeologia e nella natura, a ritmi lenti e distesi. Nonostante sia necessario spostarsi per lo shopping, non essendoci grande offerta commerciale, questa città rimane un’ottima candidata per vivere fuori ma vicino Roma, soprattutto per il costo della vita, tra i più bassi della lista offerta.

Continua la lettura con: I 7 ristoranti di cucina tipica più buoni di Roma

RAFFAELE PERGOLIZZI

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In partenza il «Treno Espresso Slow»: trasforma il viaggio da Milano alla Sicilia in un divertimento

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siciliaexpress.eu - Intrattenimento

Milano, Torino, Firenze, Roma: il viaggio verso la Sicilia si trasforma in un’esperienza da vivere. Dopo il successo delle festività natalizie, il “Sicilia Express” torna per Pasqua, offrendo ai siciliani fuori sede un modo comodo, conveniente e suggestivo per rientrare a casa. Per l’occasione sono previste alcune importanti novità.

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In partenza il «Treno Espresso Slow»: trasforma il viaggio da Milano alla Sicilia in un divertimento

# Dal debutto a Natale al ritorno per Pasqua: le novità della proposta

Dopo il successo delle festività natalizie, il “Sicilia Express” torna sui binari per il periodo pasquale, offrendo in particolare ai siciliani residenti al Nord un’opportunità imperdibile per rientrare a casa. Questo servizio speciale, nato dalla collaborazione tra FS Treni Turistici Italiani e l’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità della Regione Siciliana, ha registrato il tutto esaurito in poche ore durante il debutto di dicembre, confermando la forte domanda di collegamenti diretti e accessibili tra il Piemonte e la Sicilia. Ora, con l’avvicinarsi della Pasqua, il “Sicilia Express” si ripropone con un’offerta ampliata e migliorata: più posti disponibili, più opzioni di viaggio e la possibilità di scegliere tra treno e nave. Un’iniziativa che si conferma una soluzione strategica per tutti coloro che, per studio o lavoro, vivono lontano dall’Isola ma desiderano tornare per le festività senza dover affrontare costi esorbitanti o cambi scomodi.

# Un viaggio tra cultura e sapori siciliani

siciliaexpress.eu – Viaggio

Il “Sicilia Express” non è solo un mezzo di trasporto, ma un’esperienza culturale e gastronomica che inizia già a bordo. I passeggeri hanno l’opportunità di immergersi nelle tradizioni siciliane attraverso performance artistiche dal vivo e degustazioni di prodotti tipici dell’isola.

siciliaexpress.eu – Intrattenimento

Questa iniziativa trasforma il viaggio in un evento unico, permettendo ai viaggiatori di assaporare l’essenza della Sicilia ancor prima di arrivare a destinazione. Le carrozze sono state allestite in vetture anni ’80 e ’90 riammodernate per offrire il massimo comfort, con opzioni che vanno dalle cuccette agli scompartimenti con posti a sedere, oltre alla presenza di due carrozze ristorante dove si può gustare la cena in un ambiente conviviale e accogliente. 

# Percorso e fermate strategiche

siciliaexpress.it – Dal finestrino

La partenza è programmata per il 17 aprile da Torino Porta Nuova alle ore 12:30, effettuando fermate in alcune delle principali città italiane: Milano Porta Garibaldi (14:10), Parma (15:42), Modena (16:20), Bologna Centrale (16:55), Firenze Santa Maria Novella (18:13), Roma Tiburtina (22:32), Salerno (1:26) e Villa San Giovanni (5:33). Una volta attraversato lo Stretto di Messina, il convoglio si divide in due sezioni:

  • una diretta a Palermo, con arrivo previsto alle 11:36 e fermate intermedie a Messina, Milazzo, Capo d’Orlando, S. Stefano di Camastra, Cefalù, Termini Imerese e Bagheria;
  • l’altra diretta a Siracusa, con arrivo alle 11:23 e soste a Taormina, Giarre Riposto, Acireale, Catania Centrale, Lentini e Augusta. 

# Prezzi, biglietti e servizi a bordo

regionesiciliana IG

I biglietti per il “Sicilia Express” si possono acquistare dal 5 aprile sul sito ufficiale di FS Treni Turistici Italiani e attraverso tutti i canali di vendita di Trenitalia, inclusi l’App Trenitalia, le biglietterie di stazione, i distributori self-service e le agenzie di viaggio. Le tariffe partono da 29,90 euro per un posto a sedere in scompartimento da sei posti o in cuccetta. A bordo, oltre alle già menzionate performance artistiche e degustazioni, i passeggeri possono usufruire di servizi pensati per garantire un viaggio confortevole e piacevole, come prese di ricarica, illuminazione regolabile e spazi per il deposito bagagli. L’esperienza si completa con il servizio ristorante e la possibilità di prenotare in anticipo pasti tipici siciliani, per un assaggio dell’Isola ancora prima di raggiungerla.

# La soluzione intermodale nave+treno: un’alternativa comoda

Per chi cerca un’opzione diversa dal treno diretto, è disponibile la soluzione intermodale treno+nave. Grazie alla collaborazione tra GNV e Italo, il viaggio combina l’alta velocità ferroviaria con la traversata marittima, garantendo un collegamento efficiente tra Nord Italia e Sicilia. Il 17 aprile, il treno Italo 9935 partirà da Torino alle 11:30, con fermate a Milano, Bologna, Firenze e Roma, arrivando a Napoli alle 17:43. Da qui, trasferimento autonomo al porto e imbarco sul traghetto GNV alle 20:00, con arrivo a Palermo alle 7:30 del giorno dopo. Il ritorno è previsto il 21 aprile con partenza da Palermo alle 19:30 e arrivo a Napoli alle 7:00, per poi proseguire in treno fino a Torino.

Continua la lettura con: Il nuovo «Treno Storico»: da Milano ai laghi viaggiando come un secolo fa

FABIO MARCOMIN

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A Milano nasce «la città dei giovani»: posata la prima pietra

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Unimi - Genesis

Entro il 2027 oltre il 50% dei frequentatori sarà under 30. Vediamo il punto su tutto il progetto.

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A Milano nasce «la città dei giovani»: posata la prima pietra

# Entro il 2027 oltre il 50% dei Minders sarà under 30

Urbanfile – Zona costruzione nuovo studentato

Si è svolta il primo aprile 2025 la posa della prima pietra di uno dei due studentati previsti a MIND, dove un tempo sorgevano i padiglioni di Expo 2015. Fabrizio Zichichi, Executive Project Director di Lendlease, ha commentato così l’avvio dei lavori con uno sguardo al futuro dell’area: «L’avvio dei lavori per il primo studentato a MIND segna un passo decisivo per trasformare il distretto in una vera e propria città dei giovani. Entro il 2027, più del 50% dei Minders sarà composto da under 30: oltre agli studenti della Statale, il campus ospiterà quelli della Scuola di Restauro di Botticino, di CIMA – Campus ITS MIND Academy – e i giovani ricercatori di Human Technopole. MIND diventerà così un hub internazionale di innovazione e formazione»

# Due studentati per un totale di 1.152 posti letto

Ream SGR – Mappa studentati

Si prevedono due strutture per gli studenti. Il primo cantiere avviato è quello per  il complesso Genesis di 646 posti letto distribuiti su 8 piani fuori terra su un terreno di circa 6.000 mq nei pressi dell’Albero della Vita, adiacente al Campus della Statale nella zona est del sito.

Unimi – Genesis

Il secondo studentato denominato Synapsis, da 506 posti, trova spazio invece nella parte ovest di MIND, di fronte all’ospedale Galeazzi. In totale 1.152 posti letto, con camere che vanno dalle doppie ai monolocali, di cui 400 saranno riservati agli studenti DSU della Statale, a canone calmierato. Gli alloggi sono destinati anche a ricercatori, docenti, stagisti, borsisti e utenti temporanei.

Unimi – Synapsis

Nel prezzo sono inclusi alcuni servizi tra cui: direzione e reception h24, accesso e utilizzo della palestra e della cucina comune, WiFi e canone TV, deposito e custodia bagagli, pulizia aree comuni e stanze. Nello studentato Genesis è previsto inoltre un ristorante di circa 600 mq aperto al pubblico e con un’offerta convenzionata per il personale universitario e gli studenti.

# Il punto sui lavori del campus: edificio B pronto a dicembre 2026, in anticipo di sei mesi sul cronoprogramma

Il cantiere per la realizzazione del Campus scientifico delle facoltà dell’Università Statale di Milano è in corso del 2023. Sono presenti 12 gru già montate e circa 220 operai al lavoro ogni giorno. A oggi sono visibili i primi solai fuori terra dell’edificio B, centrale per l’avvio delle attività didattiche e completato entro dicembre 2026, sei mesi prima rispetto al cronoprogramma. Per gli altri corpi di fabbrica sono in costruzione le fondazioni. 

Il numeri del campus campus progettato dallo studio CRA – Carlo Ratti Associati:

  • superficie totale lorda di 210.000 mq;
  • 5 edifici principali;
  • 18.300 mq di aule,;
  • quasi 50.000 mq tra laboratori didattici e dipartimentali;
  • oltre 8.000 mq di biblioteca;
  • 5.500 mq di area verde da destinare a orto botanico;
  • oltre 5.000 mq di spazi comuni per studenti;
  • 23.000 tra studenti, docenti e ricercatori ospitati.

# Nel 2032 prevista la completa trasformazione da Expo a MIND

Primo masterplan post Expo2015

L’area East Gate di MIND, dove è in costruzione il Campus e il primo studentato, prevede anche la realizzazione nuova fermata del passante ferroviario e Circle Line di MIND-Merlata, e di un’area dedicata all’intrattenimento di circa 15.000 mq, con spazi per eventi e spettacoli, di cui l’80% operativo entro l’estate 2025. Ma quasi tutto il sito che nel 2015 ha accolto oltre 20 milioni di visitatori è in fermento. Ecco cosa si sta realizzando e cosa è previsto per completare il progetto di trasformazione da Expo a MIND entro il 2032:

Credits: lifegate.it – 1- Parco lineare
  • il Common Ground, una struttura che attraverserà l’intera area per una larghezza di 10 metri, offrendo un’ampia zona pubblica con il parco lineare più grande d’Europa, lungo circa 1,5 km, che si estende lungo il decumano, per un totale di 460.000 mq di verde, 3.000 nuovi alberi, 4 parchi tematici (sport, cibo e salute, orto botanico e parco attrezzato), 4 km di piste ciclabili e 4.000 mq di nuovi specchi d’acqua.
Credits jpius.it – Human Technopole
  • il nuovo edificio del Campus dello Human Technopole, South Building, di dieci piani per 61 metri di altezza è oltre 16.500 mq, dedicato ai laboratori di ricerca scientifica per 800 scienziati, ma anche con: uffici, spazi per eventi, workshop e corsi di formazione con 3.000 mq di terrazze, giardini pensili, piazze pubbliche e spazi pensati per il benessere delle persone. L’inaugurazione è programmata per il 2026.

Nell’area Westgate:

Westgate
  • “Molo”, il Mobility Hub e Horizon, che si estende su 300.000 mq vicino alla stazione metropolitana di Rho Fiera M1, con laboratori, uffici, un centro energetico, un’area retail e un parcheggio a più piani con 1.500 posti auto;
  • Horizon, progettato da Piuarch e Waugh Thistleton Architects, è un edificio di 8 piani con uffici flessibili, laboratori e spazi dedicati all’innovazione;
  • Zenith, che con i suoi 13 piani fuori terra e 56 metri di altezza sarà l’edificio in legno più alto d’Italia e uno dei più alti in Europa;
  • residenze, in totale 400 appartamenti firmati dallo studio Peluffo & Partners Architettura;
  • un hotel e l’Innovation Hub.

Fonte: Reamsgr

Continua la lettura con: Quando Milano sognava di fare MINDhattan

FABIO MARCOMIN

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Il nuovo servizio sicuro per tornare a casa la sera a Milano

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custodaeodv IG

Muoversi in città dopo il tramonto può generare ansia, specialmente per le donne. A Milano nascono iniziative per garantire spostamenti serali in sicurezza. Scopriamo l’ultima arrivata che si aggiunge a un altro servizio innovativo introdotto alla fine del 2024.

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Il nuovo servizio sicuro per tornare a casa la sera a Milano

# Un’idea nata dall’esigenza di sicurezza

credits: @lucus_milano

Durante una serata estiva, Flavio Perrone, ex carabiniere e attuale dipendente aziendale, ha colto una preoccupazione comune: molte donne evitano di uscire la sera per timore di rientrare da sole. Questa consapevolezza lo ha spinto a creare Custodae, un’organizzazione di volontariato che offre accompagnamenti personalizzati per garantire spostamenti sicuri in città. Il servizio, operativo dalle 19:00 alle 02:00, si rivolge a chiunque desideri sentirsi protetto durante i propri tragitti serali.

# Due modalità di accompagnamento. Il servizio è attivo anche nel primo hinterland

Custodae

Custodae propone due principali modalità di accompagnamento: a piedi e in auto. Nel primo caso, i volontari incontrano l’utente nel punto concordato e lo affiancano nel percorso, utilizzando anche mezzi pubblici se necessario, fino alla destinazione finale. Per tragitti più lunghi o situazioni particolari, è disponibile l’accompagnamento in auto, con prelievo e trasporto fino al luogo desiderato, assicurandosi che l’utente entri in sicurezza. Entrambi i servizi sono pensati per adattarsi alle specifiche necessità di ciascuno e coprono sia i quartieri di Milano che la prima cintura dell’hinterland.

# Una iniziativa senza fini di lucro 

custodaeodv IG

L’organizzazione conta su una quindicina di volontari, tutti formati da un istruttore certificato e coperti da assicurazione. L’iniziativa è senza fini di lucro: agli utenti viene richiesto solo un rimborso spese per coprire costi come carburante e assicurazione. In poco più di un mese di attività, il servizio ha già accompagnato circa cinquanta persone, prevalentemente donne, dimostrando l’importanza e l’efficacia di un’iniziativa volta a rendere Milano e il suo hinterland più sicuri e vivibili per tutti.

# Wayla: il primo servizio di van pooling urbano, per viaggiare sicuri di notte

Parallelamente, è stata introdotta a Milano un’altra innovativa soluzione di mobilità notturna: Wayla, il primo servizio di van pooling urbano in Italia. Attivo dal giovedì alla domenica, tra le 19:30 e le 3:00, Wayla permette di prenotare corse condivise tramite app, offrendo un’alternativa sicura ed ecologica al trasporto tradizionale. Nei primi mesi del 2025, Wayla ha iniziato a testare i pod elettrici modulari sviluppati dall’azienda padovana NExT. Questi veicoli, lunghi poco più di tre metri, possono ospitare fino a 22 passeggeri in piedi e, grazie alla loro modularità, possono unirsi per aumentare la capienza nelle ore di punta o separarsi per ottimizzare l’efficienza energetica nelle ore di minor traffico. L’obiettivo è offrire un servizio flessibile, riducendo il traffico e l’impatto ambientale, e migliorando la sicurezza dei trasporti notturni in città.

Continua la lettura con: Le zone rosse di Milano salgono a otto: succederà come con il Covid?

FABIO MARCOMIN

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