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Il palazzo che i milanesi non riescono a pronunciare

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Credits: @marziacapello Palazzo Troubetzkoy

C’è un palazzo di Milano che quasi nessuno riesce a nominare. Un po’ perché in pochi conoscono il nome, un po’ perché il nome in pochi riescono a pronunciarlo. 

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Il palazzo che i milanesi non riescono a pronunciare

# Il palazzo dal nome impronunciabile in via Mascheroni

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Palazzo Troubetzkoy

A Milano, in via Mascheroni 19, c’è un edifico dal nome impronunciabile. Si chiama Palazzo T-R-O-U-B-E-T-Z-K-O-Y ed è stato costruito nel 1916. Più precisamente si trova all’angolo tra via Mascheroni e via Pagano, ha un piano interrato e per il resto si sviluppa su sette livelli fuori terra. Il palazzo è particolarmente apprezzato dall’alta borghesia milanese per la sua importanza storica, nonché per la sua estetica. Il piano terra e il primo piano dell’edificio sono infatti decorati con bugnato liscio a cornice, mentre gli altri livelli sono in mattone, il palazzo termina con una loggia e infine con una cupola.

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Palazzo Troubetzkoy

La domanda principale però è: perché un palazzo a Milano ha un nome così impronunciabile? La risposta è semplice e trovare le sue origini non è per nulla complicato. Il palazzo si chiama così perché a commissionarlo fu lo scultore e artista russo Paolo Troubetzkoy e quindi l’edificio prese il suo nome.

# La vita milanese dello scultore italiano di origine russa

@marziacapello
Palazzo Troubetzkoy

Ma chi è Paolo Troubetzkoy o Trubeckoj? È uno scultore italiano di origine russa nato ad Intra nel 1866 e morto a Verbania-Pallanza nel 1938. L’artista visse in Francia, Inghilterra, Stati Uniti, nonché in Russia e naturalmente in Italia. Fu uno dei principali esponenti della Belle Époque e nel 1886 giunse anche a Milano. Quell’anno la vita artistica meneghina era in fermento e, all’arrivo nella città, Paolo Troubetzkoy realizzò numerosi ritratti ai personaggi celebri dell’epoca. La vita artistica di Paolo Troubetzkoy fu particolarmente splendente a Milano, ma le dinamiche sociali della città e le tensioni che si stavano creando portarono l’artista, nel 1998, a lasciare la città.

Oltre ai numerosi ritratti e alle sculture di grande importanza artistica, Paolo Troubetzkoy lasciò a Milano anche un palazzo dal nome impronunciabile, il suo.

Continua la lettura con: 5 PALAZZI di Milano così BRUTTI da SEMBRARE BELLI

BEATRICE BARAZZETTI

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La galleria stradale più lunga (e più bella) del mondo

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siawebb20 IG - Tunnel Lærdal

Un tunnel da record realizzato con caratteristiche innovative per ridurre la monotonia e l’affaticamento. Vediamo dove si trova e perchè è considerato “il più scenografico del mondo”.

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La galleria stradale più lunga (e più bella) del mondo

# Il tunnel stradale più lungo del mondo 

motoekspert_ostalczyk IG – Lærdal Tunnel

Siamo in Norvegia, nel sud est dello stato scandinavo. Qui nel 2000 è stato inaugurato Il Tunnel Lærdal, il tunnel stradale più lungo al mondo: si estende per 24,5 chilometri collegando le località di Lærdal e Aurland, lungo la strada europea E16 che unisce Oslo a Bergen. Questo capolavoro di ingegneria è stato progettato con un’attenzione particolare al comfort e alla sicurezza dei conducenti, includendo diverse caratteristiche innovative per ridurre la monotonia e l’affaticamento. Presente una galleria a una canna con traffico bidirezionale.

Maps – Tunnel Lærdal

# Una meraviglia ingegneristica, il primo ad essere dotato di un impianto di trattamento dell’aria

siawebb20 IG – Rotonda Tunnel Lærdal

La costruzione del tunnel ha richiesto cinque anni di lavoro e un investimento significativo, ma con enormi benefici in termini di riduzione dei tempi di viaggio e miglioramento della sicurezza stradale. L’infrastruttura ha infatti eliminato la necessità di percorrere strade di montagna pericolose e spesso impraticabili durante l’inverno. Grazie a un sistema di ventilazione avanzato che garantisce un costante ricambio d’aria fresca, il primo al mondo ad essere dotato di un impianto di trattamento dell’aria, il Tunnel Lærdal rappresenta un esempio di eccellenza nella progettazione di infrastrutture stradali.

Una meraviglia ingegneristica che non ha uscite di sicurezza: al suo interno sono presenti telefoni di emergenza, estintori, rifugi di sicurezza accessibili ogni 500 metri ed è monitorata 24 ore su 24 da un centro di controllo che può intervenire immediatamente.

# Colori fluorescenti nelle caverne per rompere la monotonia del viaggio

Un’altra caratteristica distintiva del tunnel è l’illuminazione fluorescente delle tre grandi caverne, posizionate a intervalli regolari, che lo rende anche uno dei più belli, sicuramente il più scenografico, del mondo. Si tratta di uno degli elementi pensati per rompere la monotonia del viaggio, offrendo una sorta di pausa visiva e mentale ai guidatori. Le luci variano infatti di intensità e colore, passando da tonalità calde a fredde, per mantenere l’attenzione degli automobilisti. Queste caverne sono anche gli spazi utilizzati come rifugi di sicurezza e aree di sosta.

Continua la lettura con: I 7 TUNNEL più straordinari del MONDO (immagini)

FABIO MARCOMIN

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Di quale nazione sono i «peggiori turisti del mondo»? La top 10 dell’orrore secondo la «Bibbia dei Viaggi»

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Inglesi
Inglesi

Travel Bible, la “Bibbia dei Viaggi” ha stilato la classifica dell’orrore per individuare quali sono i peggiori turisti del mondo. Molte sorprese in classifica.

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Di quale nazione sono i «peggiori turisti del mondo»? La top 10 dell’orrore secondo la «Bibbia dei Viaggi»

Estratti da 10 Countries Exporting the Worst Tourists in the World

#10 Tedeschi: in vacanza come in un’operazione militare

Dalla terra dell’ingegneria di precisione, della puntualità e dei turisti che considerano la vacanza come un’esercitazione militare. I turisti tedeschi sono quelli con itinerari che occupano ogni minuto della giornata, compreso il “tempo libero” previsto tra le 15:45 e le 16:15. 

Sono quelli in spiaggia alle 6 del mattino, con gli asciugamani stesi meticolosamente per occupare i posti migliori, come se colonizzassero la sabbia in nome della Patria.

E come non parlare della loro ossessione per le regole? Un turista tedesco attenderà che il semaforo pedonale diventi verde anche se non c’è un’auto in vista. Sono le uniche persone che leggono l’intero contratto d’uso prima di utilizzare il Wi-Fi dell’hotel. 

#9 Canadesi: i bisognosi di attenzione

Protesta Canada (La Presse, 2022)

I turisti canadesi sono quelli che si scusano per tutto, comprese le cose che non hanno fatto. Urtato contro una sedia? “Scusa.” Qualcuno gli pesta il piede? “Scusa.” Il vulcano erutta? “Scusa, dev’essere stato qualcosa che abbiamo detto, eh?”.

Ma non lasciarti ingannare dalla gentilezza. I canadesi sono solo in cerca di attenzione. Sono loro che cuciono le bandiere canadesi sui loro zaini, così tutti sanno quanto siano amichevoli e non americani. 

#8 Australiani: gli ambiziosi down under

Ph. DavidClode

L’Australia, la terra dei canguri, dei Vegemite e dei turisti che si comportano come se stessero facendo un’audizione per un reality show chiamato “Survivor: Edizione della Maleducazione Senza Frontiere”. Che si tratti di cavalcare una statua a Roma o di tentare di fare surf su un monumento sacro, gli australiani vincono il premio per l’audacia. E per l’antipatia. 

#7 Francesi: gli snob culinari

La Francia esporta in tutto il mondo vino, formaggi e turisti che considerano la cucina di ogni altra nazione come un crimine contro l’umanità. 
I turisti francesi sono quelli che nei ristoranti italiani chiedono il “vero” olio d’oliva e nei sushi bar giapponesi chiedono se lo chef sia mai stato in Francia per imparare a preparare “correttamente” il pesce.

E non azzardatevi a offrire loro del fast food. L’espressione di orrore sul volto di un turista francese di fronte a un Big Mac è la stessa che otterresti se gli chiedessi di diventare un mimo.

#6 Indiani: uno sciame a caccia di affari e di selfie di gruppo

Arti indiane

India, la terra di Bollywood, delle spezie e dei turisti che contrattano su qualsiasi cosa. Hai presente quel ragazzo che discute con un gondoliere veneziano sul prezzo di un giro di due minuti? Probabilmente viene dall’India. La donna che cerca di ottenere uno sconto al Louvre perché è una “studentessa della vita”? Probabilmente viene dall’India.

E non dimentichiamoci dei selfie di gruppo. Un turista indiano è un fotografo, ma un gruppo di turisti indiani è una troupe cinematografica, completa di consigli di regia e riprese da ogni angolazione. È come se stessero girando il prossimo grande successo di Bollywood, ma l’unica stella è il loro ego collettivo.

#5 Russi: gli invasori alimentati dalla vodka

Credits: p_semechka IG

Russia, la terra della vodka, degli orsi e dei turisti che pensano che il mondo sia il loro parco giochi personale. I turisti russi hanno la reputazione di essere rumorosi, turbolenti e, non dimentichiamolo, incredibilmente appassionati di alcol. 

E vogliamo parlare del loro amore per le pellicce? Sì, Olga, abbiamo capito, hai una pelliccia, ma forse la foresta amazzonica non è il posto migliore per sfoggiarla?

#4 Americani: rumorosi e incompetenti

Ph. Surprising_SnapShots

I cari vecchi Stati Uniti di America esportano libertà, democrazia e turisti che pensano che ogni paese sia il loro 51esimo stato. I turisti americani sono facili da individuare: sono quelli che indossano cappelli da baseball, felpe universitarie e un’espressione sconcertata quando scoprono che non tutti accettano dollari o parlano inglese.

#3 Inglesi: hooligans bruciati dal sole

Inglesi
Inglesi

Naturalmente, ci sono anche gli inglesi. Viaggiano per migliaia di chilometri verso luoghi esotici e poi trascorrono tutto il tempo in un pub inglese a guardare il calcio. I turisti britannici sono noti per il loro amore per l’alcol e per la loro incapacità di reggere il sole. Seriamente, questi ragazzi si trasformano in aragoste più velocemente di quanto tu possa dire “fish and chips”.

Per non parlare della loro capacità di trasformarsi in teppisti con il calcio. È come se ogni volta che l’Inghilterra perde una partita, i turisti britannici sentissero il bisogno di consolarsi trasformando la piazza locale in una scena di “Mad Max”, solo con più lattine di birra e macchine meno belle.

#2 Israeliani: i Commandos della Terra Santa

Ph. Ri_Ya

Non ci possiamo dimenticare di Israele, la terra del latte, del miele e dei turisti che si comportano come se fossero in missione segreta da parte di Dio. I turisti israeliani sono facili da individuare: sono quelli che trattano ogni vacanza come se fosse un’operazione militare, con tanto di sandali tattici e pantaloncini cargo pieni di gadget sufficienti a far ingelosire James Bond.

E non parliamo del loro “mercanteggiamento”? Gli israeliani non si limitano a contrattare: negoziano come se stessero mediando un accordo di pace in Medio Oriente. Li troverai in un mercato messicano a discutere sul prezzo di un sombrero come se fosse una risoluzione delle Nazioni Unite. Ma ciò che distingue davvero i turisti israeliani è la loro capacità di trasformare qualsiasi incontro sociale in un club di dibattito improvvisato. Che si tratti di politica, religione o del modo migliore per cucinare lo shawarma, gli israeliani hanno un’opinione e non hanno paura di condividerla. A voce alta. Con tutti. Nel bel mezzo di una cena romantica, di una festa in spiaggia o di un funerale.

#1 Cinesi: i maniaci dei selfie stick

Tenetevi forte, perché la Cina è al primo posto per esportare i turisti più imbarazzanti. Armati di bastoncini per selfie che potrebbero fungere da salto con l’asta, i turisti cinesi sono in missione per documentare ogni secondo del loro viaggio, non importa quanto inappropriato o scomodo.

Hai mai visto qualcuno provare a farsi un selfie con una guardia di sicurezza al Louvre? O che ne dici di qualcuno che insegue uno scoiattolo in giro per Central Park per quello scatto perfetto su Instagram? È probabile che provengano dalla Cina. E non dimentichiamo la famigerata “posa del turista cinese”, quella in cui saltano in aria come se avessero appena vinto la lotteria, le Olimpiadi e una scorta di ravioli a vita tutto in una volta. 
Quando avranno finito, desidererai che la Grande Muraglia Cinese sia stata costruita per tenerli dentro, e non per lasciare gli altri fuori.

Traduzione estratto da: 10 Countries Exporting the Worst Tourists in the World

Continua la lettura con: I paesi con le più belle attrazioni naturali

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Perchè gli orfani di Milano si chiamavano Martinitt?

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Una vera e propria istituzione a Milano. Da cui sono usciti anche personaggi di grande successo. 

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Perchè gli orfani di Milano si chiamavano Martinitt?

Fondato da San Gerolamo Emiliani nel 1533 l’orfanatrofio di Milano sorge tra via Manzoni e via Morone. I ragazzi cresciuti nell’orfanatrofio sono detti “martinitt”: il nome viene dall’oratorio di San Martino nei pressi dell’orfanatrofio.

Le orfane invece venivano chiamate “Stellinn” (stelline). Su disposizione di Maria Teresa d’Austria, gli orfani lasciarono via Manzoni per trasferirsi nel convento di San Pietro in Gessate. Napoleone trasformò San Pietro in ospedale e i Martinitt tornarono nella vecchia sede di via Manzoni. 

Oggi l’Ente è stato trasformato in Azienda di servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio. Nel 2009 è stato inaugurato il Museo Martinitt e Stelline dedicato agli orfani milanesi. 

Ci sono martinitt che hanno fatto la storia di Milano, e non solo, come Angelo Rizzoli, Edoardo Bianchi e Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, diventato l’uomo più ricco d’Italia, scomparso il 27 giugno 2022. 

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Bruno De Filippi, il principe del Jazz e della musica leggera

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Nella tarda serata del 16 gennaio 2010 ci lasciava Bruno De Filippi, uno dei maggiori compositori di musica che il nostro paese abbia conosciuto.

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Bruno De Filippi, il principe del Jazz e della musica leggera

# Il primo colpo di fulmine per un’armonica a bocca

Fu jazzista di qualità (anche se Jazz e qualità devono sempre camminare a braccetto) e autore delle melodie per brani che hanno fatto la storia della canzone leggera. Come “Tintarella di Luna”, primo grande successo di Mina. De Filippi nacque a Milano, in via Giuseppe Giusti, l’8 maggio 1930. Impara a suonare da autodidatta, partendo dal mandolino, poi l’armonica a bocca, per passare alla chitarra. Collaborò con Luis Armstrong, Gerry Mulligan, Astor Piazzolla, Franco Cerri, Enrico Intra e Lionel Hampton, solo per fare alcuni nomi. Qualcuno ha individuato in Max De Aloe, musicista e compositore bustocco, nonché armonicista, l’erede naturale di De Filippi e, proprio al suo “delfino”, l’anziano maestro confidava (intervista scovata su Youtube): «ero ragazzino e un giorno a casa trovai un’armonica a bocca. Non so come ci finì nel mio alloggio. Forse la portò mio zio, che mi aveva insegnato a suonare il mandolino. Mi misi a suonarla e mi innamorai di quelle vibrazioni che quella “cromatica” emanava».

# Dalla prima chitarra al primo successo: Tintarella di Luna

De Filippi con Mina

Negli anni Cinquanta andava però tanto di moda la chitarra, «così mi convinsi a dedicarmi a questo strumento», tra l’altro partendo da basi assai solide.
Alla fine di quel decennio a Milano si esibiva un certo Peppino Principe, fisarmonicista pugliese, emigrato al Nord quando era ancora ragazzino. Il gruppo di questo giovanotto, poche ore prima di un concerto in un casinò, vede il forfeit del chitarrista, così Principe chiede a De Filippi se può sostituire il componete mancante: «accettai subito, mi ricordo che spesi duemila lire per affittare l’amplificatore, tremila per comprarmi un paio di scarpe nere e alla fine del concerto mi diedero seimila lire». Poi arriva “l’era” de “I Campioni”, band che nel 1957, insieme a De Filippi, accoglie Tony Dallara, diventando così la prima entità musicale degli “urlatori”.
«Dei Campioni diventai un po’ il referente, venni così chiamato dalle edizioni musicali Curci per la realizzazione di musiche, però a me serviva un paroliere per trasformare le mie melodie in canzoni».
A Roma c’era un mantovano, giunto nella città eterna dopo un periodo trascorso a Firenze, si chiamava Franco Migliacci: «lo incontrai proprio nella capitale» -confidò De Filippi a De Aloe- «dopo una nostra esibizione mi consegnò un foglio con su scritto il testo di una canzone, leggera e accattivante, mi chiese di realizzarne la musica, così presi quello scritto, andai in albergo e in venti minuti scrissi il brano». Era “Tintarella di Luna”.

# Collaborazioni super: Mina, Pino Daniele, Gino Pauli, Articolo 31, Toquinho, Luis Armstrong…

La carriera di Bruno De Filippi prende una piega fortunata, anche perché Mina, che allora si esibiva con il gruppo “I solitari”, gli chiese il permesso di proporla nei suoi concerti e divenne così il primo grande successo della “Tigre di Cremona”.
Tra gli anni Sessanta e Settanta il compositore meneghino collabora con Caterina Valente, Johnny Dorelli, Ornella Vanoni e con la stessa Mina, diventando chitarrista dei suoi concerti.
Nel 1980 collabora con Pino Daniele, suo tra l’altro è il suono dell’armonica in “I say i’ sto cca’”, mentre arricchì le proprie esperienze con Toquinho, Gino Paoli e Rossana Casale.
Sono tante le curiosità su De Filippi: nel 1980 partecipò ad una scena, comica-triste e musicale, nel programma TV “Saltimbanchi si muore”, al fianco di Teocoli e Abatantuono. Nel 2009 è stato emesso un francobollo dedicato a “Tintarella di Luna”, nel 1958 nel gruppo che incise “Nel blu dipinto di blu” (tra l’altro scritta da Migliacci) alla chitarra c’era lui. Nel 2003 ha perfino collaborato con gli Articolo 31 suonando l’armonica nel brano “La mia ragazza mena” e, nel 1968, quando sul palco di Sanremo si esibì Luis Armstrong, al mandolino c’era proprio De Filippi.
La memoria per questo grande artista è tenuta viva dalla figlia Franca e dalla nipote Alice.
Nel 2005 torna sul palco del Festival della canzone in una jazz session con Cerri, Arigliano e Basso.

FABIO BUFFA

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In costruzione il parco urbano più grande del mondo

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Parco urbano più grande al mondo

Il parco avrà piccole vallate e formazioni rocciose e sarà esteso 5 volte il Central Park di New York. Il punto sul cantiere e gli ultimi rendering.

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In costruzione il parco urbano più grande del mondo

# Sta sorgendo il polmone verde di Riyadh

Parco urbano più grande del mondo

A Riyadh, in Arabia Saudita, sta per sorgere il parco urbano più esteso del globo: King Salman Park. Questo ambizioso progetto è concepito per diventare il cuore verde della capitale, rivoluzionando il quotidiano dei residenti. L’obiettivo principale è trasformare l’area in una meta accessibile che promuova attivamente lo sport, la creatività e l’innovazione, incoraggiando una maggiore partecipazione dei cittadini.

# Una superficie di oltre 16,6 kmq, equivalente a 5 volte il Central Park

Credits KingSalmanPark.sa

Il parco si svilupperà su una superficie di oltre 16,6 kmq, costruito su un’ex area aeroportuale in una zona arida della città. I freddi numeri non rendono l’idea di quanto possa essere grande, può quindi venire utile confrontarlo con alcuni dei più importanti delle metropoli mondiali: rispetto a Hyde Park a Londra avrà una superficie 7 volte maggiore e di 5 volte quella del Central Park di New York. Caratterizzato da piccole vallate, formazioni rocciose e un percorso pedonale circolare di 7,2 km, il parco offrirà più di 11 kmq di spazi aperti e ospiterà un milione di alberi.

Secondo gli ingegneri del progetto, il parco creerà nuovi microclimi e habitat naturali che proteggeranno i visitatori dal sole e dal vento. Il terreno sarà ristrutturato combinando frammenti derivanti dalla frantumazione di vari strati di terreno con sostanze e materiali naturali. Questa tecnica consentirà di trattenere l’acqua e fornire nutrienti alle piante provenienti da tutto il mondo, promuovendone una crescita sana e vigorosa.

# Al suo interno anche musei, teatri e spazi per praticare sport

Royal Arts Complex

All’interno del parco saranno inclusi musei, teatri e spazi dedicati a varie attività sportive, per un totale di oltre 150 attrazioni, 10 milioni di mq di superficie edificabile e 18.000 posti auto. Spicca l’area di 500.000 mq dove troverà spazio il Royal Arts Complex che comprenderà il Museum of World Cultures di 110 metri d’altezza, una libreria unica nel suo genere specializzata in cultura e arti con oltre 250.000 libri, il Royal Institute of Traditional Art e il National Theater con 2.300 posti a sedere.

Padiglione visitatori King Salman Park

Presente anche il padiglione dei visitatori, con mostre interattive sugli elementi del parco, sale polivalenti, sale riunioni, ristoranti, bar e una terrazza panoramica con vista a 360 gradi. Le connessioni sono garantite da cinque stazioni ferroviarie e dieci dei bus. Questo ambizioso progetto è parte integrante degli obiettivi di Vision 2030, un programma che prevede diversi altri progetti monumentali in Arabia Saudita.

# Completati i lavori strutturali, quasi al 50% quelli per il Royal Arts Complex

King Salman Park

I lavori di costruzione del King Salman Park procedono nei tempi previsti. Completati quelli strutturali, arrivati al 48% quelli per la costruzione del Royal Arts Complex. Proseguono anche i cantieri dei tunnel e dei ponti, del vivaio di produzione, della cascata del wadi e della posa del terreno nel parco dell’arte. In progettazione da parte dei privati i primi quartieri urbani del parco, in totale sono previsti sei lotti.

Continua la lettura con: 16 laghi, 90 cascate: il “parco naturale più bello d’Europa”

FABIO MARCOMIN

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I 7 borghi storici di Milano che resistono al tempo

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borghi di milano

Milano è una città moderna, all’avanguardia, che guarda al futuro e continua a trasformarsi. Tuttavia, non va dimenticato che la città meneghina ha anche un lungo passato ricco di storia, che si riflette non solo nei suoi monumenti e nella sua arte, ma anche e soprattutto nei borghi che la costellano.

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I 7 borghi storici di Milano che resistono al tempo

Milano, anche se spesso i suoi grattacieli e le recenti riqualificazioni possono farlo dimenticare, è composta da almeno 70 borghi storici che raccontano un diverso lato della città. Alcuni di questi erano un tempo comuni distaccati da Milano, altri erano dei semplici quanto affascinanti cascinali. Fatto sta che molti di questi complessi stanno andando in rovina, abbandonati dal Comune, o comunque non ricevono la dovuta attenzione.

Alcuni di questi borghi sono stati raccontati nel libro “Milano. La città dei 70 borghi” di Roberto Schena, con fotografie di Ettore Tamagnini. Sono piccoli angoli di una Milano che resiste al tempo che passa, dei quali questa è solo una selezione:

# ASSIANO (Municipio 7), il borgo degli animali selvatici

borghi di milano
Foto di Ettore Tamagnini

Con una storia che risale alla dominazione romana, Assiano è un borgo circondato da parcheggi e centri commerciali che continua a mantenere la propria natura selvaggia, anche se lasciato a se stessa. “Scampato” alla riqualificazione dell’Expo, questo territorio è formato da 450 ettari di prati, popolati da cicogne, gazze ladre e aironi: un cascinale che resiste all’espansione edilizia.

# CHIARAVALLE (Municipio 5), l’abbazia in mezzo alla campagna

borghi di milanoUn’abbazia medievale circondata dalla campagna, un luogo che sembra sospeso nel tempo: è Chiaravalle, una zona che fa in tutto e per tutto parte di Milano, anche se a vederla sembra che non abbia niente a che fare con il resto della città.

# GHISOLFA (Municipio 8) e il castelletto medievale

borghi di milanoUn tempo questa zona faceva parte dei Corpi Santi, un comune che fino al 1873 comprendeva le cascine e i terreni agricoli che circondavano Milano. Oggi i milanesi riconducono a quest’area solamente il cosiddetto Ponte della Ghisolfa, ma un tempo era la sede di una cascina particolarissima, costruita durante il XIX secolo con le sembianze di un castelletto medievale. Purtroppo durante il Secondo Dopoguerra la cascina venne demolita e oggi, al suo posto, è stato costruito il parcheggio di un supermercato.

# MACCONAGO (Municipio 5) e il castello più antico dello Sforzesco

borghi di milano
Foto di Ettore Tamagnini

In questa zona rurale si trova un castello a pianta quadrata addirittura più antico del Castello Sforzesco, costruito tra il 1330 e il 1340 dalla nobile famiglia Pusterla. Dopo un lungo periodo di abbandono, oggi la piccola fortezza viene utilizzata per eventi, cerimonie e ricevimenti.

# MUGGIANO (Municipio 7): il borgo delle cascine medievali

borghi di milanoFino agli ultimi anni del secolo scorso, Muggiano (dal nome romano “Modianus”) era una zona rurale formata da numerose cascine. Oggi invece è un quartiere residenziale, con tanto di centro sportivo all’avanguardia. Rimangono tuttavia le medievali Cascine Guascona e Guasconcina.

# QUINTO ROMANO (Municipio 7) e i suoi parchi

borghi di milano
Foto di Ettore Tamagnini

Come molti altri toponimi milanesi, il nome di “Quinto Romano” indica la distanza che separa questo borgo dal centro della città: cinque miglia romane. Ancora oggi mantiene un aspetto prevalentemente rurale e si trova in mezzo a quattro importanti aree verdi di Milano: il Parco delle Cave, il Boscoincittà, il Parco di Trenno e il Parco Sud.

# QUINTOSOLE (Municipio 5), il borgo abbandonato 

borghi di milano
Foto di Ettore Tamagnini

Di fianco a Via Ripamonti e poco prima del comune di Opera si trova il borgo di Quintosole che, pur trovandosi dell’area metropolitana di Milano, è parecchio isolato dal resto della città. Purtroppo in stato di abbandono, questo borgo è dotato di edifici antichi e pittoreschi, come una casa risalente al Medioevo, un casino di caccia del XV secolo e una piccola chiesa del Seicento.

Continua la lettura con: Le storie curiose dei quartieri di Milano che nessuno sa dove sono

VANESSA MARAN

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Metropoli allo specchio: Milano e Barcellona, così vicine, così lontane

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Barcellona-Milano

Due metropoli che sono state protagoniste per un decennio ciascuna nella storia recente europea. Analizziamo cosa le rende simili e cosa diametralmente opposte.

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Metropoli allo specchio: Milano e Barcellona, così vicine, così lontane

# Barcellona colorata, ricca di arte, storia, senza stress e super collegata

nikolaus_bader-pixabay – Barcellona, Guadì

Barcellona è una metropoli bellissima e ricca di storia, con una architettura unica al mondo e arte sparsa in ogni angolo della città, trasformandola in un cuore pulsante di colori, vivacità, strade enormi come la Rambla e vicoli stretti come alla città vecchia.

Patrice_Audet-pixabay – Sagrada Familia

Qui si vive una vita dai ritmi tranquilli, le persone sono pacifiche e senza stress. Ci si muove agevolmente con qualunque mezzo dai treni ai bus alle linee metropolitane molto ben organizzate. Le attrazioni turistiche sono parecchie, dalla Sagrada Famiglia a Gaudì e Picasso, ma è meglio spostarsi dal caos cittadino e dalle mete più gettonate ed intasatissime, per dirigersi nei quartieri più vicini al mare, zone ricche di storia, di palazzi antichissimi e di locali autentici dove sostare per un pranzo dal sapore autentico e verace. 

Leonhard_Niederwimmer-pixabay – Barcellona
In generale regnano un ordine e una compostezza molto simili a Milano ma molteplici sono le differenze.

# Milano cosmopolita, proiettata al futuro, modaiola, stressata e poco nottambula, anche con i mezzi

Credits Andrea Cherchi – Milano vista skyline

A Milano si respira una energia diversa, che ti spinge a correre, progettare, proiettarsi verso il futuro. Ha una tendenza più marcata ad essere cosmopolita, parte del mondo, volta alle sfide che accetta e spesso vince anche in termini di accoglienza verso chi viene a visitarla o a viverci se pur temporaneamente

Le persone sono più stressate, poco inclini alla chiacchiera. Forse è un fattore climatico, o più semplicemente è perché manca il mare che invece c’è a Barcellona non solo in città, che non è poco, ma anche in moltissime spiagge bellissime e poco distanti dalla metropoli.
Credits: @paolo_streetshooting IG
E poi la moda, che a Milano è una attrattiva tipica, conosciuta in tutto il mondo e che fa dello stile milanese un qualcosa di unico e assolutamente inimitabile 

Qualche pecca? La movida che a Milano ha subito una battuta di arresto a causa di orari imposti che costringono a rientrare a casa alla mezzanotte di cenerentola. Milano è una città che non dorme mai, perché quindi costringerla ad andare a letto presto? 

Barcellona. Credits: @giuliaforoni IG
Complici anche gli orari della metropolitana che sicuramente non aiutano in tal senso 
A Barcellona invece la metropolitana funziona h24 durante il weekend, ma a prescindere, la movida comincia a mezzanotte, si esce a mezzanotte, si mangia a mezzanotte. È proprio un modus vivendi.
Chissà quando si capirà che una metropoli internazionale come Milano, con flussi turistici in costante crescita, avrebbe bisogno di un altro approccio, come orari dei mezzi più flessibili e movida garantita fino a notte fonda, almeno nei weekend e almeno nella bella stagione 
Nessun turista, ma nemmeno alcun milanese, ha voglia di tornare a casa allo scoccare della mezzanotte.
 

Continua la lettura con: Nelle città d’Europa amano i canali, i politici milanesi e lombardi no

ALESSANDRA GURRIERI

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I 7 tesori nascosti da scoprire a Milano

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Credits Andrea Cherchi - Bocca della verità

L’unicità di Milano sta nel non esibire le sue bellezze o le sue attrazioni, quasi a volersi mostrare in modo discreto per mantenere intatto il gusto della scoperta. Ci sono infatti molti angoli o luoghi poco conosciuti dai turisti e persino dai milanesi che meritano più attenzione. Ecco quali sono.

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I 7 tesori nascosti da scoprire a Milano

#1 Il Museo del Profumo

Credits Museo del Profumo FB – Museo del profumo

Una chicca nel panorama dei musei cittadini è il Museo del Profumo. Si trova in via Messina 55 e ospita rari esemplari della Profumeria italiana come: i quattro esemplari di “Le Quattro Stagioni” creati da Fulvio Bianconi, le prime opere in vetro dell’artista, dove l’avanguardia Cubista, l’antica Arte Minoica e il Simbolismo Novecentista trovano una simbiosi perfetta. Poi ci sono i flaconi Giviemme, la Casa di Profumo creata da Giuseppe Visconti di Modrone, tra cui “Insidia” l’opera in vetro di Dino Villani che riproduce la forma di uno stiletto, il pugnale fiorentino. Infine le creazioni di Carlo Scarpa, con preziosi esemplari prodotti in numero limitato dalle Vetrerie Venini di Murano e presenti solo in questo museo.

 

#2 La Bocca della Verità

Credits Andrea Cherchi – Bocca della verità

Nel quartiere di Dergano, in un giardino tra via Carnevali e via Tartini, c’è la Bocca della Verità. Sopra un muretto in pietra, tra poesie, vecchie immagini della piazza e piante verdi, fa bella mostra una versione milanese del celebre mascherone di Roma che rappresenta un volto maschile barbuto con occhi, naso e bocca forati e cavi. Rispetto a quella della capitale, realizzata in marmo, il materiale utilizzato è di terracotta.

 

#3 La Walk of Fame

Dettaglio Walk of Fame

Milano come Hollywood: ha la sua Walk of fame. Rispetto a quella americana porta i calchi delle mani e le firme dei vincitori del Telegatto, un premio televisivo il cui nome per esteso è Gran Premio Internazionale dello Spettacolo, con l’ultima cerimonia di consegna trasmessa nel 2008. Trovare l’esatta ubicazione di questa via celebrativa non è però affatto facile, si trova tra Largo Corsia dei Servi e Corso Europa sul pavimento di una piccola galleria commerciale. Tra i nomi internazionali incisi sulle mattonelle ci sono quelli di Patrick Swayze, Roger Moore, Joe Pesci e Angela Lansbury.

 

Leggi anche: L’incredibile storia della WALK OF FAME di Milano – LE FOTO

#4 La cappella della Madonna del Grembiule

Credits Andrea Cherchi – Madonna del Grembiule

Nella cornice della Milano Romana, a lato della chiesa di Santa Maria alla Porta, un tempo c’era la Cappella della Madonna del Grembiule. Quello che rimane dopo i bombardamenti del 1943 è un angolo particolare della città: uno splendido affresco raffigurante la Madonna del bambino, il pavimento e l’altare della Madonna del Grembiule. Si trova in vicolo Santa Maria della Porta, lontano dai classici percorsi turistici e poco conosciuto anche dagli stessi milanesi.

 

#5 La residenza Vignale

Credits iohannes84 IG – Residenza Vignale

In zona Conciliazione, in via Enrico Toti 2, c’è uno dei gioielli in stile Liberty di Milano: la Residenza Vignale. Questa dimora storica, costruita all’inizio del Novecento per volere di un principe austriaco e a firma dell’architetto Gattermayer, si caratterizza per i suoi imponenti saloni arredati da specchiere e console dorate, arazzi, quadri, tappeti e soprattutto per un elegante giardino interno fiorito.

 

#6 Il cammello di Palazzo Borromeo

Credits christianconde_98 IG – Cammello Palazzo Borromeo

Nel cuore di Milano, in Piazza Borromeo, c’è uno dei palazzi nobiliari più antichi della città: Palazzo Borromeo. Costruito alla fine del XIII secolo il palazzo è stato frequentato per anni da studiosi stranieri venuti giunti qui per ammirare la collezione d’arte dei Borromeo. La curiosità di questo edificio si trova sopra all’ingresso, dove si vede un cammello che riposa in una cesta, con una corona e un pennacchio di piume di struzzo, e che raffigura lo stemma della famiglia Borromeo. 

 

#7 Il gattino nero di Corso Monforte

Credits Andrea Cherchi – Gatto nero Corso Monforte

In Corso Monforte al civico 43, sulle grate in ferro battuto di una finestra del seminterrato di questo meraviglioso palazzo Liberty, c’è un’aggiunta decorativa insolita: un gattino nero. L’opera è stata realizzata da Alessandro Mazzucotelli, noto artigiano dei primi del ‘900, ed è anch’essa in ferro battuto, ha una coda arricciata, dei lunghi baffi ed è incorniciata in un cerchio. Difficile da scovare senza la giuste indicazioni.

Continua la lettura con: La “Foglia”, la Foresta Sospesa, il grattacielo in legno più alto d’Italia: le 5 cose più interessanti in arrivo nelle periferie di Milano

FABIO MARCOMIN

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«La città di legno più grande del mondo»: ecco dove sarà costruita e come sarà (immagini)

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Credits: edition.cnn.com stockholm-wood-city

Un quartiere completamente in legno? Questo il progetto e il luogo in cui verrà realizzato.

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«La città di legno più grande del mondo»: ecco dove sarà costruita e come sarà (immagini)

# 2 mila abitazioni tutte in legno

al.se – Stockholm wood city

Il futuro delle città sarà di legno? In Svezia è in corso la progettazione di una nuova cittadella che riprende un materiale tradizionale per le sue costruzioni: il legno. Da sempre, nei paesi scandinavi, il legno è stato il materiale predominante per l’edilizia, e ancora oggi si possono vedere case costruite con travi squadrate e dipinte. Con l’intento di riscoprire questa tradizione, la società immobiliare Atrium Ljungberg ha ideato la Stockholm Wood City.

Completerà il quartiere di Sickla situato nella zona sud-est capitale svedese, che ospita già più di 400 aziende, e si caratterizzerà per un ambiente urbano vivace, con un mix di residenziale, commerciale e terziario e all’insegna della vivibilità e della riduzione dello stress. La superficie interessata dal progetto è di 250mila mq e comprenderà circa 2.000 abitazioni e 7.000 uffici, oltre a includere attività commerciali, ristoranti e parchi.

# “La città di legno più grande del mondo”

al.se – stockholm-wood-city

Secondo Atrium Ljungberg, lo sviluppatore immobiliare, l’ambizioso progetto mira a creare la più grande “città di legno” del pianeta. Il progetto è stato concepito come una “città in 5 minuti”, dove lavoro, residenze, svago e tutti i servizi essenziali saranno facilmente accessibili a piedi in meno di cinque minuti.

# Tutti gli edifici saranno autosufficienti

al.se – Stockholm wood city

Perché scegliere una città interamente costruita in legno? La proposta di Stockholm Wood City nasce dal desiderio di rispondere alla crescente domanda di abitazioni innovative e sostenibili. Gli edifici di questa città saranno autosufficienti, dotati di pannelli solari e progettati per avere un fabbisogno energetico significativamente inferiore rispetto agli edifici tradizionali. In estate, le abitazioni in legno offriranno un ambiente più fresco, mentre in inverno manterranno meglio il calore. Inoltre, si ritiene che le case in legno offrano una qualità dell’aria superiore.

# Un legno ingegnerizzato mai usato in un progetto su larga scala

al.se – Stockholm wood city

Nonostante le preoccupazioni sulla combustibilità del legno, gli sviluppatori affermano che questo materiale brucia lentamente, rendendolo potenzialmente più sicuro di molte strutture in acciaio. Inoltre, il legno agisce come un deposito di carbonio, contribuendo a trattenere l’anidride carbonica e quello utilizzato sarà un particolare tipo di legno ingegnerizzato, chiamato lamellare incrociato, mai usato in un progetto su larga scala fino ad oggi. Il progetto di Stockholm Wood City è quindi guidato dalla volontà di creare un quartiere interamente sostenibile. Per evitare la deforestazione, sarà necessario un approccio sostenibile alla riforestazione, piantando nuovi alberi per compensare il legname utilizzato.

# Lavori al via nel 2025, prima edifici completati nel 2027

 Manca poco alla prima pietra. L’avvio dei cantieri è programmato per il 2025, mentre i primi edifici dovrebbero essere completati nel 2027.

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Articolo di BEATRICE BARAZZETTI aggiornato dalla redazione

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Milanesi al Sud: che ci venite a fare?

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Rapporto Svimez 2017 luci e ombre sul Sud Italia

Vi vedo in giro ovunque nel mio Sud. Vi comprendo nel profondo quando vi lamentate per questa fastidiosa precarietà che vi rende così simile a me, che pur siciliana, parimenti non tollero questo eccessivo senso di disagio che ci circonda.

Milanesi al Sud: che ci venite a fare?

# Al bar. Il piacere dell’approssimazione

diariodellafoodlover

Ordino una granita di limone con brioche. Vicino al mio tavolo si accomoda una comitiva di milanesi con cui scambio qualche chiacchiera. Loro sono di Milano, zona Porta Romana. La mia granita dopo mezz’ora ancora non é arrivata. La cameriera mi porta un cannolo di ricotta. Gentilmente lo rimando indietro.
Alla comitiva milanese invece, un altro cameriere porta 4 creme di caffè ma loro avevano ordinato le granite di caffè con panna – quella fresca, non spruzzata col barattolo-. Gentilmente rimandano indietro le creme di caffè.
Io guardo la comitiva, la comitiva guarda me. Ci scambiamo un sorriso di intesa.
E tanto basta per comprendere e allacciare tra noi un connubio empatico. Ci siamo capiti senza parlare, tanto trascorreremo insieme almeno un altra mezz’ora prima che arrivino le ordinazioni giuste, ma va bene così in fondo bisogna anche mollare un po’ la presa, saper aspettare ed evitare di vivere succubi del prevedibile.

# In spiaggia. La riscoperta del selvaggio

Credits larentismichele IG – Spiaggia la Cinta di San Tedoro

Molti milanesi prediligono i lidi super organizzati, ma se ci spinge in baie e spiaggette meno turistiche, si scopre con piacere che le comitive di milanesi stanno al sole in libertà.
Apprezzano la spiaggia selvaggia dove c è sabbia finissima oppure rocce a picco sul mare. Panorami mozzafiato, mare blu intenso e senso di libertà assoluta.
Passeggiano, si inerpicano sulle rocce e curiosando ovunque, storcono il naso per gli anfratti ricolmi di spazzatura abbandonata, o per le comitive di ragazzini che vengono ad inquinare un territorio bello come le Hawaii trattato ahimè come un bidone della spazzatura.

# Ospitalità. Il punto di forza

Credits rivegauche1976 IG – Spiaggia delle due sorelle Sirolo

Chi viene al sud lo sa. Il piacere di essere in posti bellissimi si sposa con il dolore atroce che si prova nel dover ripartire.
Chi apprezza questi luoghi sa quanto valore abbia l’accoglienza dei suoi abitanti.
Che sia una semplice indicazione stradale o una cena da amici, qui il calore e l’affetto della gente vince su tutto. Riesce a far dimenticare per un attimo incuria, abusivismo, disorganizzazione e lentezza cronica.
Per un attimo il cuore si spezza a causa del rientro.
Poi passa tutto e si torna a Milano, in fondo è bello tornare a casa alle proprie abitudini, ritmi, orari. Regole, certezze.

# Il motivo principale: perdersi

Perché è bello perdersi ma solo per un attimo. Il milanese che viene al sud lo fa per perdersi anche se per breve tempo. Dissociarsi da sé, vivere una dimensione sconosciuta e nuova. Questo in fondo, è il motivo principale.

Continua la lettura con: I segnali inconfondibili per riconoscere i milanesi in vacanza

ALESSANDRA GURRIERI

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Da Milano a Capo Nord senza interruzioni: le novità sul futuro tunnel sottomarino più lungo del mondo

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femern.com - Portal Puttgarden luglio 2024

Procede a pieno ritmo, nonostante qualche leggero intoppo, la costruzione di una delle opere più incredibili del mondo. In soli 7 minuti di treno o 10 minuti di auto, sarà possibile spostarsi dalla costa settentrionale della Germania all’isola di Copenaghen. Grazie ai corridoi ferroviari europei, sarà possibile viaggiare da Milano a Copenaghen in modo più veloce. Da Copenaghen, sarà possibile proseguire senza interruzioni fino a Capo Nord in Norvegia. Quando è prevista l’inaugurazione di quest’opera imponente? E quali sono gli ultimi aggiornamenti sui cantieri?

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Da Milano a Capo Nord senza interruzioni: le novità sul futuro tunnel sottomarino più lungo del mondo

# “Tunnel del Fehmarn Belt”: 18 km per collegare Danimarca e Germania in soli 7 minuti di treno o 10 minuti di auto

Altri passi in avanti per il ponte sottomarino più lungo del mondo, quello che il Ministero dei Trasporti danese ha descritto come “una nuova porta d’ingresso per l’Europa”. Il “Fehmarn Belt Tunnel” con una lunghezza prevista di 18 km, è sei volte più lungo della distanza tra Calabria e Sicilia e si estenderà a 40 metri di profondità sotto il Mar Baltico. Diversamente dal tunnel della Manica e dalla galleria Seikan in Giappone, il tunnel sarà posato sul fondale marino anziché scavato al di sotto.

Credits FemernAS YT – Tunnel Fehmarn Belt connessione con rete ferroviaria Europea

Una volta ultimato consentirà di ridurre la distanza da Amburgo a Copenaghen da 450 km a 320 km, facilitando la comunicazione fra la Scandinavia, la Germania e tutta l’Europa. In auto serviranno appena 10 minuti dalla costa nord della Germania per andare all’isola di Lolland, da cui si raggiunge Copenaghen, invece dei 45 minuti di traversata con il traghetto, mentre tra Amburgo e Copenaghen basteranno 2,5 invece che 4,5. Grazie ai convogli che potranno viaggiare fino a 200 km/h il tempo di viaggio in treno sarà addirittura inferiore, solo 7 minuti. 

# I numeri di questa opera faraonica: autostrada a 4 corsie, due binari elettrificati e 89 blocchi di cemento

Credits femern.com – Sezione Tunnel

Questi i numeri di un’opera faraonica:

  • un’autostrada a quattro corsie e due binari elettrificati;
  • 79 blocchi di cemento impiegati, ciascuno lungo 217 metri, e 10 elementi speciali con un piano inferiore per l’utilizzo delle attrezzature di esercizio e manutenzione del tunnel;
  • ogni elemento pesa 73.000 tonnellate, come 14.000 elefanti, mentre la quantità di acciaio equivale a 50 Torri Eiffel;
  • circa 3.000 persone al lavoro nei cantieri.

Il progetto comprende anche il recupero della terra e delle rocce scavate dal fondo del mare, per essere riutilizzate nell’ampliamento delle aree naturali costiere di entrambe le isole per circa 3 kmq. 

L’investimento per la sua costruzione è pari a circa 8 miliardi di euro, di cui uno proveniente dall’Unione Europea, che dovrebbero essere ripagati dal pedaggio stradale dei veicoli che vi transiteranno nell’arco di 40 anni. La parte ferroviaria del tunnel sarà inserita nella rete TENS, la rete di treni diurni e notturni europea.

Leggi anche: I TRANS-EUROP EXPRESS: i nuovi treni notturni per andare all’estero 

# Il tunnel prende il nome dall’isola tedesca di Fehmarn. Con la sua costruzione parte il nuovo progetto turistico “Destination Fehmarnbelt”

Il tunnel si collegherà all’attuale Fehmarn Belt, un ponte che connette l’isola tedesca di Fehmarn alla terraferma. Proprio dalla famosa isola tedesca attraversata, nello Schleswig-Holstein, prende il nome l’opera. Poi toccherà all’isola danese di Lolland, a sud di Copenhagen. Questa zona del Mar Baltico è molto turistica ed offre sia tantissime attività all’aria aperta legate alla natura e al mare sia molte visite a siti culturali. La costruzione dell’infrastruttura darà il via anche il nuovo progetto turistico “Destination Fehmarnbelt” che prevede itinerari in comune tra i due Paesi e tra le città di Copenhagen, Malmö e Amburgo.

# La cronistoria dei lavori: operativo il porto e la fabbrica per costruire le sezioni di cemento

FemernAS – Vista area cantiere Danimarca

Le prime operazioni nel cantiere per la realizzazione del tunnel Fehmarnbelt sono in corso dal 2021 a Rødbyhavn in Danimarca, dove è stato costruito il porto operativo oltre che il più grande tra i due previsti.

femern.com – Area cantiere Rødbyhavn

Le prime parti delle infrastrutture per il tunnel sono state recentemente inaugurate dal Re della Danimarca Federico X, con la fabbrica che si occupa di realizzare le sezioni di cemento da sistemare sotto al livello del mare completata nel 2023, con le prime già realizzate alla fine dello stesso anno. Da qui partono anche le spedizioni delle grandi quantità di materiali da costruzione. A Puttgarden in Germania, sulla sponda opposta, i cantieri sono diventati operativi alla fine dello stesso anno.

Leggi anche: I tunnel sottomarini per portare l’Italia in Sardegna: da Milano alla Costa Smeralda in 6 ore, senza toccare l’acqua

# Si lavora anche sull’ammodernamento delle ferrovie di entrambi gli Stati

shipmag.it – Ferrovia Fehmarn

Il progetto del tunnel comporta anche modifiche significative alle infrastrutture ferroviarie di Germania e Danimarca. In Germania, la Deutsche Bahn ha iniziato a modernizzare i 11,4 km di ferrovia sull’isola di Fehmarn, con l’obiettivo di raddoppiare i binari. Inoltre, nel 2026 inizieranno i lavori per costruire un nuovo tracciato di 55 km che collegherà Lubecca alla terraferma tedesca.

In Danimarca, si sta lavorando al raddoppio e al potenziamento degli 80 chilometri di ferrovia tra Ringsted e Nykøbing Falster, eliminando le interferenze stradali. I lavori per il tratto tra Nykøbing Falster e il porto di Rødby, che si affaccia sullo stretto di Fehmarn, inizieranno in una fase successiva.

# Tra la fine del 2024 e la fine del 2025 la conclusione delle entrate del tunnel

femern.com – Tunnel Portal, Rødbyhavn June 2024

I lavori per la costruzione dell’entrata del tunnel sono partiti all’inizio del 2022 sul lato danese, sul lato tedesco sono partiti invece alla fine del 2023, a causa di ritardi politici, con previsione di conclusione alla fine del 2024 in Danimarca e alla fine del 2025 in Germania. 

femern.com – Portal Puttgarden luglio 2024

Entrambe le strutture saranno dotate di griglia luminosa sul tetto in grado di garantire una transizione graduale tra la luce naturale e quella nel tunnel. 

Leggi anche: I 3 TUNNEL SOTTOMARINI per portare l’ITALIA in SARDEGNA: da MILANO a OLBIA in 6 ore senza toccare l’acqua

# Entro il 2024 la posa dei primi moduli del tunnel, tra il 2025 e il 2028 prevista l’asfaltatura delle strade e la posa di binari, a metà 2029 l’inaugurazione

Immersione elementi del tunnel

I primi settori del tunnel sono in attesa di essere posati sul fondo del mare. Tra il 2025 e il 2028 si prevede l’asfaltatura delle strade nelle gallerie, la posa dei binari ferroviari e tutta l’infrastruttura tecnologica necessaria al funzionamento del tunnel.

Credits FemernAS YT – Tunnel Fehmarn Belt

In base al cronoprogramma, al netto dei ritardi sui cantieri in Germania, l’inaugurazione è stata fissata per la metà del 2029

Continua la lettura con: Il primo tunnel sottomarino d’Italia: sono iniziati i lavori

FABIO MARCOMIN

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Queste sono le ciclabili più assurde del mondo (immagini)

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Credits welovecycling - Pista ciclabile Portogallo

Se la pista ciclabile di Corso Buenos Aires è stata oggetto di critiche per la pericolosità delle svolte agli incroci e i posti auto disegnati nel mezzo della carreggiata, guardate cosa hanno combinato nel mondo. Scopriamo questa selezione proposta da welovecycling.

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Queste sono le ciclabili più assurde del mondo (immagini)

#1 Un colpo di pedale, sterza, frena

Credits welovecycling – Pista ciclabile PortogalloIn Portogallo c’è una pista ciclabile che finisce ancora prima di iniziare, misura infatti appena qualche metro. Sali sul sellino, sterzi e freni. Può fare a gara con quelle di Milano per fregiarsi il titolo di pista più corta del mondo.

Leggi anche: A Milano la CICLABILE più CORTA del MONDO: come una pedana per il salto in lungo

#2 La pista fantasma

Credits welovecycling – Pista ciclabile Portogallo scomparsa

Sempre in Portogallo è stata disegnata una corsia ciclabile “invisibile” o quasi. I pochi segni orizzontali sull’asfalto fanno intuire che quella striscia di strada sia destinata ai ciclisti, ma è meglio prestare molta attenzione.

#3 A prova di ubriaco

Credits welovecycling – Pista ciclabile Francia

In Francia hanno realizzato una pista ciclabile costellata di continue curve, che passa tra un filare di alberi. A guardarla fa girare la testa. Inadatta per chi ha alzato il gomito. 

#4 La ciclabile gincana

Credits welovecycling – Pista ciclabile Santiago del Cile

A Santiago del Cile una pista ciclabile che affianca un fiume è stata costruita come un percorso ad ostacoli. Per proseguire lungo il tracciato bisogna spostarsi in diagonale con la bicicletta attraverso un piccolissimo pezzo di asfalto, evitando il muretto e di finire dentro l’acqua.

#5 La ciclabile bucata

Credits welovecycling – Pista ciclabile Cile

In Cile c’è una pista ciclabile con il trabocchetto. Al centro di una delle due corsie c’è infatti un grosso buco: la colpa sembrerebbe essere dovuta probabilmente a un tombino mancante più che a un difetto di progettazione.

#6 La ciclabile murata

Credits welovecycling – Pista ciclabile Australia

In questa pista ciclabile australiana c’ un segnale di pericolo. Il rischio in questo caso è di andare a schiantarsi contro un muro nei pressi di un ponte a scavalco su un fiume.

#7 La ciclabile oltre la siepe

Credits welovecycling – Pista ciclabile Malesia

Per “gli amanti del verde” in Malesia è stata progettata una pista ciclabile che termina contro una siepe, oltre ad essere confinata tra un parcheggio e un muro.

Fonte: welovecycling

Continua la lettura con: L’AUTOSTRADA del futuro: pannelli solari e UNA CICLABILE NEL MEZZO, coperta dal sole

FABIO MARCOMIN

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I 5 luoghi più strani d’Italia

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Lunigiana

L’Italia è il paese delle meraviglie paesaggistiche e naturalistiche, oltre che di un patrimonio storico/culturale che non ha eguali, e su questo non c’è contestazione che regga. Ci sono comunque delle zone della nostra penisola non molto conosciute ma che conservano al loro interno delle particolarità, rendendole alquanto strane.

Possono essere quei paesi alle uscite dell’autostrada che non imbocchiamo mai, le aree di alcune regioni meno visitate o, semplicemente, i posti dove si pensa non vi sia nulla di interessante da visitare. Almeno fino a che non ci mettiamo piede.

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I 5 luoghi più strani d’Italia

# La Lunigiana: un’area divisa a METÀ

Credits: sigeric.it – Lunigiana

Trae il suo nome dalla città di Luni, fondata dai Romani nel 177 a.C. alla foce del fiume Magra e si identifica oggi nella vallata di questo fiume e in quelle dei suoi affluenti, mentre i suoi confini storici sono molto più ampi. La “Lunigiana Storica” nell’anno Mille estendeva la sua giurisdizione sul territorio oggi compreso nelle provincie di La Spezia e Massa Carrara, fino ad Albareto in provincia di Parma e all’Alta Garfagnana in provincia di Lucca.

La stranezza consiste nel fatto che è una zona a metà fra la Liguria e la Toscana, e per questo lievemente bistrattata da chi vuole andare sul sicuro come le spiagge liguri (soprattutto quelle di Levante) e le perle sparse in tutta la Toscana, quando invece in Lunigiana le attrazioni ci sono eccome. Fra le più rilevanti e strane del luogo: il borgo di Castelnuovo Magra, gli scavi archeologici di Luni e l’itinerario del vescovo di Canterbury.

# Le Murge: lo strano rapporto tra UOMO e NATURA

credits: @parcoaltamurgia su IG

Si intitola “Alta Murgia – una terra strana” il primo documentario interamente dedicato al Parco Nazionale dell’Alta Murgia prodotto da White Fox Communications per l’Ente Parco qualche anno fa. Il docufilm, diretto da Eugenio Manghi (regista, fotografo e giornalista naturalista) presenta un’Alta Murgia inedita, con immagini esclusive che testimoniano la presenza di specie protette come il lupo, la volpe e altre specie rare e raccontano eventi come l’arrivo delle gru in migrazione.

Il tutto senza tralasciare la narrazione del rapporto tra l’uomo e l’ambiente, da molti considerato appunto una stranezza ma, da queste parti, normale regolarità. Un lavoro di équipe che si è avvalso della collaborazione di numerosi esperti di faunistica locali.

#  Alto Adige: le sue piste dei DINOSAURI

credits: @alessioforbicioni su IG

È il momento delle stranezze preistoriche: in un paesaggio oggi così tranquillo e rigenerante, nel territorio dell’attuale Rovereto, troviamo il Jurassic Park italiano. Grandi rettili lunghi cinque o sei metri e pesanti anche due tonnellate che correvano lungo la riva limacciosa del Mare di Tetide, in un periodo collocato a circa 200 milioni di anni fa.

Dinosauri erbivori e carnivori del Giurassico hanno lasciato traccia del loro passaggio dando forma a uno spettacolo incredibile denominato le “piste dei dinosauri”. Alias, un tracciato di impronte fossili grandi anche 30-40 centimetri di diametro, visitabile nella zona dei Lavini di Marco, sul Monte Zugna. Le orme sono centinaia, suddivise in due gruppi principali: più in basso, nei pressi della strada forestale, e poi a una distanza di cinquanta metri, più a monte. Il percorso di facile percorrenza è tracciato e segnalato da pannelli informativi, ed è visitabile in meno di due ore.

Per preservare dal rischio di deperimento il più grande giacimento in Italia di impronte fossili sono stati eseguiti dei calchi delle orme ed è stato digitalizzato il tracciato sul terreno, ricostruendo ipoteticamente le piste e i dinosauri che le hanno percorse, oggi visionabili al Museo Civico di Rovereto.

#  Comacchio: i suoi nomi alquanto bizzarri

credits: comune.besozzo

Il territorio del Delta del Po è da sempre fucina di curiosità e di “stranezze” (per usare un eufemismo) alquanto bizzarre. Sin dai primi del ‘900, complici le ideologie politiche e la guerra, i ferraresi si sono sbizzarriti alla ricerca di nomi particolari, a volte anche unici e comunque originali, da dare ai propri figli. Qualcuno si è anche preso la briga, in tempi non sospetti, di raccogliere un po’ di questi nomi e di elencarli in un libro che ha riscosso un discreto successo.

Ci sono nomi legati alle tendenze politiche, alle simpatie sportive, ai grandi periodi della storia ed ai luoghi della nostra amata penisola. Elencarli tutti sarebbe troppo. Proponiamo quelli che ci sono sembrati i più bizzarri e particolari, scelti a caso dall’anagrafe di Comacchio. Aristodemo, Cicles, Elefanta o Lodisse, passando per Sovente, Faloiser e Rotonda.
Ps. è tutto vero!

# Sardegna orientale: conosciuta come la Costa dei RE

credits: @gianfrank su IG

La Costa Rei della Sardegna ha una storia particolare, la quale spiega anche lo strano nome che le è stato dato. Originariamente la zona era paludosa e ricca di acquitrini. L’azione di bonifica affidata ad alcuni detenuti verso la fine dell’800 è riuscita a far assumere l’aspetto magico che oggi mostra in modo fiero.

Proprio per via della presenza dei galeotti, il tratto di costa venne riconosciuto come quello dei “rei”. Anche se c’è da dire che, senza l’intervento di un gruppo di imprenditori belgi verso la fine degli anni ‘60, Costa Rei in Sardegna non avrebbe potuto offrire le tante comodità e attrazioni turistiche di cui oggi gode. Come i percorsi da Trekking, i ristoranti tipici e le immancabili meravigliose spiagge bianche di un candore che, in Italia, si trovano solo a queste latitudini.

Continua a leggere con: Le 5 CITTÀ più STRANIANTI d’Italia: la classifica definitiva 

CARLO CHIODO

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La «Velasca Fake»: il record europeo del «palazzo più brutto di Milano»

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Credis: Andrea Cherchi

Conosciuta anche come Torre della Martesana, sfida l’originale nella gara di bruttezza. Pochi però conoscono il record europeo che ha detenuto per anni. 

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La «Velasca Fake»: il record europeo del «palazzo più brutto di Milano»

# La Torre del Quartiere Martesana dell’IACP: né bella né originale, ma una vista invidiabile

Credits: Andrea Cherchi
Credits: Andrea Cherchi

La Torre del Quartiere Martesana dell’IACP è stata costruita tra il 1978-82 dall’architetto L. Caramella in Via Stamira D’Ancona. Si tratta di un palazzo di edilizia popolare alto 61 metri per 18 piani, per molti la torre del Parco Martesana.

Raffronto Torre Martesana e Torre Velasca

Nonostante l’estetica in stile brutalista, che la fa assomigliare a una brutta copia della già discussa Torre Velasca, chi vi abita gode di una vista e posizione impagabile: esposta ai 4 venti, con affaccio sul “Parco Martiri della Libertà Iracheni vittime del Terrorismo”, è connessa quasi direttamente al naviglio della Martesana e alla sua ciclabile che consente di spingersi fino oltre Trezzo sull’Adda in bicicletta.

 

Leggi anche: TORRE VELASCA: capolavoro o obbrobrio?

# Il record europeo della torre: il più grande impianto domestico ad energia solare

Credits: Roberto Cavaliere Pinterest

Pochi però conosco il concetto innovativo applicato all’epoca della sua costruzione e del suo record. La torre ha infatti detenuto per anni un primato europeo: sulle facciate era installato l’impianto domestico ad energia solare più grande d’Europa, 1.800 mq di pannelli solari.

Credits: Roberto Tassoni – Milano Progetti e Cantieri FB – Torre Martesana in ristrutturazione

Oggi è in fase di ristrutturazione con rifacimento integrale di facciate, tetto, sostituzione di un ascensore, impianti, parti comuni, scale, parapetti, parti di cantine e garage, per un investimento complessivo di oltre 4 milioni di euro. In questo modo potrà ritornare al suo discutibile aspetto originario e battere la Torre Velasca in un’ipotetica classifica di bruttezza.

Continua la lettura: TORRE AURORA MILANO: bellezza o obbrobrio?

FABIO MARCOMIN

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Il Grana Padano è nato in un quartiere di Milano

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Grana Padano a Chiaravalle
Credits: granapadano.it - Grana Padano a Chiaravalle

Nell’estremo sud del Comune di Milano, nei campi coltivati attorno all’Abbazia di Chiaravalle c’è stata la nascita di quello che è diventato uno dei formaggio più famosi al mondo.

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Il Grana Padano è nato in un quartiere di Milano

# L’origine del formaggio superstar

justbefoodie IG – Grana Padano

La storia riporta che l’abbondante produzione di foraggio, utilizzato come nutrimento per gli animali da allevamento, comportò un eccesso di produzione di latte da parte delle mucche, al punto che i monaci dovettero inventare un sistema di conservazione.

A quei tempi le tecniche di conservazione erano ancora approssimative: il latte doveva essere consumato il giorno stesso della mungitura e i formaggi non duravano molto di più.
I monaci dell’abbazia maturarono l’idea di cuocere a lungo il latte, aggiungendo un po’ di caglio e successivamente sottoponendolo a salatura. Così nacque il formaggio a pasta dura: questo “cacio” ruvido e consistente iniziò ad essere prodotto nelle caldaie dei monasteri che divennero così i primi veri e proprio caseifici della storia.

# Da dove arriva il nome “Grana Padano”

Grana Padano a Chiaravalle
Credits: granapadano.it – Grana Padano a Chiaravalle

In virtù della sua lunga stagionatura i monaci chiamarono questo nuovo formaggio “caseus vetus” ovvero “formaggio vecchio”, per sottolineare ciò che lo distingueva dai formaggi freschi.

Tuttavia la gente delle campagne, che non aveva dimestichezza con il latino, preferì chiamarlo “grana” in virtù della sua pasta compatta punteggiata di granelli bianchi, ovvero piccoli cristalli di calcio residui del latte trasformato.

Arrivò sulle tavole dei banchetti rinascimentali di principi e duchi fino ai Ducati di Mantova e Ferrara agli inizi del 1500.
Il “formai de grana” divenne subito un importante alimento della gente di campagna, soprattutto durante le terribili carestie, grazie alle sue proprietà organolettiche.

Partito da Chiaravalle, piccolo borgo milanese noto per la sua abbazia cistercense, il grana padana è diventato l’espressione di un’intera cultura sociale ed economica, fino ai giorni nostri.

Continua la lettura con: Gorgonzola

FABIO MARCOMIN

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In futuro gli aerotaxi si prenoteranno con Uber

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jobyaviation.com - Aerotaxi

Una startup californiana si prepara a lanciare il servizio nei prossimi anni. Ecco dove e quanto costerà spostarsi in volo sopra le città.

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In futuro gli aerotaxi si prenoteranno con Uber

# Nel 2027 i primi aerotaxi dovrebbero volare su Milano: prima tratta Malpensa-centro città

Milan Flyover

A luglio di quest’anno è arrivata la firma di Memorandum of Understanding che getta le basi per una rete di vertiporti dedicati agli aeromobili elettrici a decollo e atterraggio verticale (eVTOL), per collegare le principali località della Lombardia e del nord Italia. L’accordo coinvolge Lilium, produttore leader di aeromobili elettrici e pioniere della mobilità aerea regionale, Sea Milan Airports e Skyports Infrastructure, eader nelle infrastrutture per vertiporti per l’industria della mobilità aerea avanzata. Si prevedono quattro vertiporti a Milano: Malpensa, Linate, Citylife e Porta Romana.

scaloportaromana.com – Nuovo masterplan

I primi voli dovrebbero avvenire nel 2027 e la prima rotta sviluppata sarà quella che collegherà l’aeroporto di Milano Malpensa e il centro di Milano. Le tariffe iniziali per un tragitto da Linate a Malpensa dovrebbero aggirarsi tra i 100-120 euro a personama tra pochi anni potrebbero essere convenienti come un Uber. Un’azienda del settore sta lavorando al progetto.

# Si potranno prenotare con Uber

jobyaviation.com – Aerotaxi

A illustrare lo scenario futuro è Raffaele Russo, project lead del team che ha sviluppato il primo velivolo a idrogeno, in grado di percorrere 850 km, di Joby Aviation, startup californiana che produce velivoli elettrici per brevi spostamenti. Intervistato da Repubblica spiega come nel prossimo futuro gli aerotaxi potranno essere prenotati tramite Uber. Lo saranno di sicuro quelli venduti da Joby Aviation dato che ha appena acquisito Uber Elevate per sviluppare la parte applicativa e di servizio, integrandola con vari mezzi di trasporto.

# I viaggi costeranno appena il doppio di quelli in auto: prime prenotazioni nel 2025

Uber

La società americana ha già sottoscritto un accordo con la Road and Transport Authority (RTA) di Dubai per lanciare un servizio di aerotaxi nell’Emirato entro l’inizio del 2026, con le prime operazioni a partire dal 2025. Anche le prime prenotazioni tramite Uber dovrebbero essere disponibili da quell’anno e a regime con un prezzo appena doppio rispetto a quello di auto.

Queste le parole di Raffaele Russo: “Il nostro obiettivo aziendale è ambizioso: vogliamo arrivare a offrire un servizio che costi circa il doppio di un Uber tradizionale. Questo lo renderebbe molto più accessibile rispetto agli attuali servizi di elicottero, aprendo nuove possibilità nel trasporto urbano e interurbano. Prendete una città come Milano, dove ci sono 700.000 auto e dove ogni veicolo produce in media una tonnellata di CO2 all’anno. Con i nostri aerotaxi il risparmio per l’ambiente sarebbe enorme”.

Fonte: Repubblica

FABIO MARCOMIN

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Le tre città italiane che fanno perdere la testa

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Se fossero donne farebbero stragi di cuore. Quali sono? E che tipo di donna sarebbero?

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Le tre città italiane che fanno perdere la testa

# Roma 

Credits Kookay-pixabay – Roma

Roma sarebbe una donna dotata di una bellezza esagerata, una vera e propria dea che lascia estasiati e senza fiato di fronte al suo fascino senza tempo e ai suoi lineamenti perfetti.

# Napoli 

Credits danilo-d-agostino-unsplash – Napoli

Sarebbe una “femmena” giunonica, vestita in modo un po’ disordinato e con abiti eccessivi, che ride sguaiatamente, piena di poesia e mille colori, come il suo viso accattivante segnato da un incantevole sorriso che ammalia e rapisce lo sguardo insieme alle sinuosità del suo corpo.  

# Milano 

Credits Andrea Cherchi – Skyline Porta Nuova notturno

È una ragazza carina. All’inizio antipatica, ti tiene a distanza, non ti dà confidenza, non ti fa interagire con lei. Ma se ne approfondisci la conoscenza e la porti a cena nel posto giusto, le cose cambiano. Ti cattura con la sua raffinata eleganza, garbo non palesato con eccesso. Un appagamento, una gratificazione che riscalda il cuore perché durevole nel tempo. 

# Perchè si sceglie Milano?

Non hai scelto Roma perché ti ha tradito. Pensavi fosse amore e invece hai scoperto tanta trasandatezza, troppa incuria e eccessiva disistima per quel corpo perfetto. 
Non hai scelto Napoli perché pensavi fosse amore e invece hai scoperto che era una storia fugace, un bagliore nel cielo durato troppo poco.  
E tu invece hai un disperato bisogno di stabilità, di pensare al futuro con serenità e di poter stare con questa donna del nord per tutta la vita. 

Continua la lettura con: Se ti mettessi in proprio che cosa faresti? Questi sono i sogni dei milanesi

FABIO MARCOMIN

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La Skybike, la ciclabile volante in città: un’idea per Milano?

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Credits skybike_dubrovnik IG - Partenza

Sempre più incidenti coinvolgono le biciclette a Milano. Forse l’unica soluzione è di spostarle di livello. Uno spunto arriva dalla Perla dell’Adriatico dove si pedala “in volo” in sella a una bicicletta ammirando le bellezze della città da un punto di vista privilegiato. Potrebbe essere d’ispirazione per realizzare ciclabili sollevate da terra per consentire più sicurezza a chi va in bici consentendo, al contempo, una circolazione più fluida per le auto in strada?

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La Skybike, la ciclabile volante in città: un’idea per Milano?

# In volo pedalando sopra la “Perla dell’Adriatico”

Credits 707558-pizabay – Dubrovnik

Per ammirare le bellezze di Dubrovnik, la celebre Ragusa, città più famosa della Croazia conosciuta anche come la Perla dell’Adriatico, ci si può spostare “in volo” in sella a una bicicletta. Pedalando con una bicicletta, la skybike, lungo una zip line, si può osservare dall’alto i 1940 metri di mura medievali che circondano l’antico centro storico e i tetti in terracotta della città inserita nel 1979 tra i siti Patrimonio dell’Unesco. Durante il tragitto si può vedere anche l’isola di Lokrum, con la sua vegetazione lussureggiante e le acque cristalline del mare. 

# Come funziona e quanto dura il viaggio

Credits skybike_dubrovnik IG – Partenza

La skybike di Dubrovnik mette a disposizione delle biciclette appositamente realizzate dotate di sedili ergonomici e imbragature robuste. I ciclisti sono fissati saldamente sulle loro biciclette, dotati di caschetto e mentre si pedala sia ha la sensazione di guidare scivolare nell’aria, facendo una sorta di volo d’uccello sopra la città. La partenza è dalla collina di Srdj, a 300 metri dal centro storico, e il percorso ha una durata di 25 minuti.

# A chi è consigliato

Credits skybike_dubrovnik IG

Un’esperienza incredibile e adrenalinica, ma non adatta a tutti. In primis per chi soffre di vertigini o ha paura delle altezze. Sconsigliato anche a donne incinte e a persone con problemi cardiaci. Il limite di peso è 115 kg, mentre l’altezza minima è di 160 cm.

Un modo insolito per vedere la città, ma anche un’attrazione turistica. Perché non realizzare una skybike anche a Milano, ad esempio tra il Monte Stella e il parco del Portello per un punto di osservazione inedito sullo Stadio di San Siro e su Ciytlife? Se non, addirittura, realizzare invece un progetto più strutturale di ciclabili sopraelevate per rendere più sicura la vita in bicicletta a Milano?

Continua la lettura con: Lo SPETTACOLARE TUNNEL solo per BICI e PEDONI più LUNGO del MONDO (Immagini)

FABIO MARCOMIN

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Treni di notte: bella l’idea ma la realtà può essere un incubo

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Boom in Europa per i viaggi notturni in treno. Sono diverse le compagnie che offrono questo tipo di servizio, ma non sempre il viaggio è così piacevole. Anzi.

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Treni di notte: bella l’idea ma la realtà può essere un incubo

# In Europa è riesplosa la domanda per i viaggi notturni in treno

Credits touringclubitaliano – Rete TEE

La domanda di viaggi notturni in treno in Europa è riesplosa negli ultimi anni. Sempre più tratte si sono aggiunte e arriveranno in futuro, in attesa dell’entrata in vigore del programma Trans-Europ-Express 2.0 che si richiama allo storico network con la sigla TEE. Tra le compagnie attive con collegamenti notturni ci sono: NightJet, una delle ultime tratte operative è quella che in 15 ore da Stoccarda porta alla città di Fiume in Croazia, Euronight e la nuova società belga-olandese European Sleeper con il suo primo servizio di treni notturni chiamato The Good Night Train partito a maggio 2023.

Per quanto riguarda Nightjet nel 2024 si sono aggiunte 25 nuove tratte, con una flotta di treni di nuova generazione. Ma in questi servizi ci sono spesso più ombre che luci. 

Leggi anche: I TRANS-EUROP EXPRESS 2.0: i nuovi treni notturni per viaggiare tra le città europee

# Nei treni quasi sempre solo posti a sedere, le cuccette sono una chimera

Credits michimalem IG – Nightjet

Il quotidiano gratuito 20Minutes rivolto ai pendolari, con diverse edizioni tra cui quella svizzera, ha riportato i forti disagi che sono costretti a subire i viaggiatori dei treni notturni, in particolare nei collegamenti Zurigo – Berlino e Zurigo – Vienna. Il problema principale sarebbe l’assenza di cuccette: i passeggeri devono spesso accontentarsi di un posto a sedere in una carrozza illuminata, invece di un letto riservato nella cabina di una carrozza a cuccette a causa della carenza di materiale rotabile“. Il più delle volte gli utenti vengono a conoscenza della disponibilità del solo posto a sedere per la notte al momento dell’arrivo in stazione. Ma quello delle cuccette non è l’unico problema. 

Leggi anche: TRENI VELOCI in EUROPA anche di NOTTE: le tratte attuali e quelle in ARRIVO

# Convogli in ritardo o cancellati e bagni in condizioni disastrose

Credits touringclubitaliano – I nuovi treni attesi dotati di cabin con bagno

A questo si aggiunge il fatto che i treni vengono cancellati o arrivano in ritardo. Non solo: le toilette sono sporche, molte “sono chiuse all’inizio del viaggio a causa di difetti e altre sono molto sporche, con grande disappunto dei passeggeri“. Insomma più che un viaggio rilassante tra le città europee, spesso si trasforma in un vero e proprio incubo. La situazione non è destinata a migliorare a breve e infatti le FFS si sono dichiarate insoddisfatte della situazione e si sono scusate con i clienti. Purtroppo la maggior parte dei Nightjet circolanti in Svizzera sono gestiti dalle Ferrovie Federali Austriache (ÖBB) in collaborazione con le FFS stesse, ma i nuovi convogli Siemens ordinati nel 2018, quelli di ultima generazione tanto attesi, sono in ritardo e pertanto ÖBB è rimasta quasi senza treni per il servizio. 

La domanda a quanto pare ha superato le aspettative, mettendo in difficoltà le compagnie ferroviarie, ma è opportuno recuperare il tempo perduto per evitare che il rinnovato interesse per viaggiare di notte si esaurisca poco alla volta.

Continua la lettura con: Treni LUXURY, STORICI e nuove tratte NOTTURNE: la nuova compagnia FERROVIARIA per il TURISMO in Italia

FABIO MARCOMIN

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