Caro-affitti, aria inquinata, mobilità: diventare la PRIMA CITTA’ REGIONE d’Italia per risolvere i problemi di Milano

Città regione: lo strumento per risolvere problemi strutturali di Milano

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Milano Piazza del Duomo
Credits: Andrea Cherchi - Milano Piazza del Duomo

Le città nel mondo con più rilevanza e apertura internazionale stanno acquisendo la forma amministrativa di una città-stato, sovente tramite l’utilizzo del referendum popolare.
Il motivo è la necessità di adempiere al ruolo di città capofila nel pieno delle proprie possibilità e di sperimentare soluzioni alternative e al tempo stesso più efficaci nella risoluzione dei problemi tipici delle metropoli.

Inserendosi in questo trend internazionale, anche Milano sta cercando di ottenere maggiore autonomia, seppur tra molti ostacoli. Negli ultimi tempi si sta sempre più affermando come esigenza riconosciuta dalle forze politiche più inserite nel territorio, che Milano si ponga come la prima città italiana candidata a diventare città-stato.

Come trasformandola in una città regione si risolveranno i problemi di Milano

Le domande più consuete sono: che cosa c’è che non va a Milano per mantenere il suo modello amministrativo attuale? E perché dovrebbe gestirsi in modo autonomo dal resto della Lombardia? La risposta è che ci sono dei problemi tipici di Milano, problemi che richiedono strumenti adatti per trovare una soluzione. E la soluzione comune si chiama Milano città stato.

#1 Economia e lavoro: la sfida di Milano è a livello europeo

Imprese, professionisti e lavoratori a Milano giocano un campionato con le altre grandi città del Continente. Per questo servono misure da adottare per aumentare la competitività di Milano nel mercato internazionale, portando in Italia lavoro e ricchezza che altrimenti vanno altrove. Esempio di misure ad hoc per Milano se potesse avere un grado di autonomia riconosciuto alle regioni:

  • strumenti per allineare le retribuzioni dei lavoratori al livello delle altre città-stato europee e mondiali, ad esempio detassando attività produttive e startup;
  • introdurre agevolazioni fiscali alle imprese e incentivi atte a far nascere startup di caratura internazionale;
  • stabilire ZES (zone economiche speciali) che invoglino a mantenere a Milano gli HQ delle neonate aziende prima di espandersi nel mondo;
  • facilitare l’iniziativa privata favorendo la nascita di imprese comunali-private a vantaggio della cittadinanza;
  • gestire la promozione turistica per aumentare l’attrattività su investitori e turisti;
  • estendere la durata dei contratti di apprendistato;
  • quotare in borsa il “brand” e/o la città e i suoi monumenti per ricavare risorse utili a ridurre le imposte a carico dei suoi abitanti e delle sue imprese.

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#2 Trasporti e mobilità: per rendere più rapidi gli spostamenti urbani

Gli spostamenti nell’area metropolitana e nel centro comunale è una delle tematiche più tipiche per pendolari e city users nella vita quotidiana, che si muovono per studio e/o per lavoro a Milano.

La maggiore autonomia e risorse economiche aggiuntive dirette, ridistribuite quota parte dalla Regione Lombardia, e indirette attribuili alla creazione di valore, permetterebbero di realizzare:

  • una Circle-Line sul percorso della circonvallazione esterna per collegare le periferie senza dover passare sempre dal centro;
  • la linea metropolitana M6 da viale Certosa a Opera;
  • linee veloci, stile Transrapid di Shanghai, che colleghino gli aeroporti di Malpensa, Orio al Serio e Linate;
  • estensione di tutte le linee metropolitane fino alla seconda fascia dei comuni dell’hinterland;
  • tunnel e parcheggi sotterranei per togliere le auto dalle strade, favorendo una mobilità più rapida tra gli estremi della città, in previsione anche delle auto a guida autonoma;
  • un hub intermodale treno-aereoportuale di livello internazionale;
  • aumento del numero di taxi disponibili e liberalizzazione di servizi come uber;
  • riduzione o perfino azzeramento del costo del biglietto dei mezzi pubblici per i residenti.

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#3 Caro affitti: per rendere più inclusiva la città e ridurre il rischio di una bolla immobiliare

In una città che vede crescere il numero di studenti universitari e di persone comprese tra i 25 e i 40 anni di età (previsti altri 100.000 abitanti entro il 2030), il problema degli immobili da prendere in affitto o acquistare sta diventando insostenibile, complice l’attrattività di Milano e dei suoi progetti di rigenerazione urbana che hanno modificato il suo skyline.

Non esiste zona o quartiere che non stia diventando inaccessibile, diventando città-stato si potrebbe intervenire a livello legislativo, ad esempio:

  • obbligando a destinare una quota degli appartamenti di nuova costruzione agli affitti, di cui almeno il 20%, ad affitti calmierati per studenti e persone in difficoltà (modello attuato nella città stato di Vienna);
  • imponendo a società che detengono un alto numero di appartamenti sfitti, di proporli sul mercato in modalità di social housing (modello in valutazione nella città stato di Berlino);
  • riservando la stessa tassazione degli immobili affittati anche a quelli liberi, incentivando l’immissione sul mercato anche di questi immobili (modello utilizzato nella città stato di Parigi);
  • prevedendo agevolazioni fiscali o crediti d’imposta, per una durata di almeno 10 anni, a chi metta in affitto immobili ad un prezzo agevolato;
  • costituendo una società partecipata immobiliare, con aziende del territorio, per acquisire stabili abbandonati, ripristinarli e metterli in vendita o darli in affitto calmeriato alle fasce di popolazione più disagiate.

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#4 Lotta all’inquinamento: il diritto a respirare aria pulita

L’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana è una piaga da decenni e assomma diversi fattori quali: la barriera formata dalle Alpi che limita la circolazione dei venti e la presenza di un terzo dei cittadini italiani che producono emissioni dannose per mezzo di veicoli, caldaie, aziende e allevamenti intensivi. Il tema dell’inquinamento assillava molte grandi città che però sono riuscite a risolverlo, come avvenuto a Londra da quando è diventata una città stato alla fine degli anni novanta, grazie a interventi strutturali.

Cosa si potrebbe fare in concreto diventando una città regione, potendo contare su una quota del budget di almeno 7 miliardi di euro da destinare sul territorio:

  • estendere il servizio dei trasporti pubblici h24;
  • rendere gratuito il servizio di trasporto pubblico;
  • utilizzare colonne e filtri che aspirano l’inquinamento come quelle presenti in alcune città internazionali (in Olanda, in Polonia e in India);
  • istituire un centro di ricerca permamente per lo studio e il test di sistemi innovativi mangia-inquinamento: se siamo una delle capitali dell’inquinamento dovremmo aspirare a diventare anche una capitale delle tecnologie anti-inquinamento;
  • prevedere l’utilizzo in città di veicoli 100% green (così come sarà con i mezzi pubblici entro il 2030);
  • eliminare in tempi rapidi tutte le caldaie dalle abitazioni e dagli uffici pubblici, sostituendole con impianti di teleriscaldamento, a pannelli solari o altre sistemi a emissioni zero;
  • progettare un sistema di lavaggio delle strade a ciclo continuo;
  • procedere ad una vera piantumazione estensiva e relativa cura di alberi in tutte le vie della città.

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#5 Istruzione: un modello più legato al territorio che sfidi le migliori università del mondo

Il sistema formativo degli studenti milanesi è identico a quello di tutte le altre città d’Italia, sia per il metodo utilizzato che per i temi trattati. Un sistema formativo che penalizza le università milanesi che faticano ad emergere in un confronto internazionale.

Con il giusto grado di autonomia Milano potrebbe ottenere:

  • uno studio della storia più legato al territorio;
  • il rafforzamento dell’identità di coloro che nascono nel territorio;
  • la sperimentazione di nuovi modelli di insegnamento da poter esportare nel resto d’Italia;
  • la costruzione di un vera sinergia scuola-impresa con l’introduzione di programmi che sviluppino le competenze e le soft skills necessarie ad essere preparati per l’ingresso nel mondo lavorativo;
  • periodi lavorativi durante la carriera scolastica con l’obbiettivo di simulare la reale situazione lavorativa, per sostituire i fittizi programmi scuola-lavoro attuali.

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Altri settori riformabili diventando una città-regione

La possibilità di sperimentare nuove politiche territoriali avvantaggerebbe altri settori come:

  • la polizia locale, ad esempio istituendo un corpo di polizia metropolitano con le stesse funzioni e gli stessi poteri delle forze di sicurezza nazionali, come i carabinieri;
  • la sanità, rendendo ancora più efficiente il sistema degli ospedali e della cura di malati cronici presso centri specializzati o a domicilio, investendo nella ricerca di nuove cure delle malattie rare per fare di Milano il migliore centro della salute d’Europa;
  • la giustizia, produrre leggi adeguate alla competitività del territorio per le aziende che decidano di investire con burocrazia zero e prevedere processi di breve durata.

L’ultima innovazione da sperimentare con Milano autonoma potrebbe essere proprio la politica, con lo scopo di implementare un modello di partecipazione e integrazione tra pubblico e privato che lasci l’opportuna libertà al secondo di creare valore per il territorio, a beneficio di tutte le fasce sociali.

Primo passo per fare qualcosa di concreto? Aiutarci nell’iter per il referendum. Per farlo, scrivici su info@milanocittastato.it.

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.