Le MOSSE di un SINDACO SENZA POTERI in tempo di Coronavirus

L'emergenza Coronavirus è stata una clamorosa e, purtroppo, tragica dimostrazione di come l'amministrazione di Milano abbia le mani legate nelle scelte più incisive per la vita dei propri cittadini. Ripercorriamo gli episodi più eclatanti

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L’emergenza Coronavirus è stata una clamorosa e, purtroppo, tragica dimostrazione di come l’amministrazione di Milano abbia le mani legate nelle scelte più incisive per la vita dei propri cittadini. Ripercorriamo le sette mosse più eclatanti del nostro sindaco. 

Le MOSSE di un SINDACO SENZA POTERI in tempo di Coronavirus

#1 Ha lasciato Milano nelle mani della Regione

Molti osservatori hanno sottolineato il ruolo non da protagonista di Sala. Difficile intravedere in questa crisi qualche scelta del sindaco che sia stata capace di incidere positivamente o negativamente sulla soluzione dell’emergenza. Il motivo di questa evanescenza di Sala è semplice: il Comune di Milano ha lo stesso potere (assai limitato) degli altri comuni italiani.

Quindi formalmente non si possono attribuire al sindaco delle responsabilità visto che di fatto non ha la responsabilità di decidere in autonomia da Stato o Regione. Ma politicamente se si deve assegnargli una responsabilità è proprio nella sua riluttanza a richiedere l’autonomia per la città. Non solo, in ogni occasione si è espresso contro la possibilità che Milano potesse avere più poteri, come quelli di richiedere poteri e risorse simili a una regione, come indicato dall’art.132 della Costituzione. Quindi l’irresponsabilità di Sala è stata quella di aver obbligato Milano a dipendere da altre autorità, in primis dalla Regione Lombardia, per politiche di grave impatto sul territorio.

La straordinarietà di Sala è stata forse questa: è probabilmente l’unico sindaco al mondo che si oppone a dare più potere alla città che amministra. Un potere che, come invochiamo ormai da anni, potrebbe garantire a Milano: un miglioramento della qualità della vita, una competizione alle pari con le altre metropoli europee, la possibilità di sperimentare nuove politiche sull’inquinamento, sulla casa, sul lavoro, sull’economia e sulla gestione del sistema sanitario in autonomia dalla Regione Lombardia.

Il paradosso infatti lo si è visto con il Coronavirus: il Sindaco è formalmente responsabile della salute e della sicurezza dei suoi cittadini ma al massimo può emettere ordinanze per variare gli orari degli esercizi commerciali. 

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#2 “Buongiorno Milano”: il video quotidiano sul work in progress

La più visibile innovazione introdotta da Sala durante l’emergenza è stata il video quotidiano su facebook e Instagram rivolto ai milanesi, per raccontare i “progetti per la città”, esprimere opinioni personali su come gestire l’emergenza o iniziare la Fase 2 e criticare l’operato di Regione Lombardia, di altre regioni o, in misura più lieve, del Governo. La novità di qualche giorno è la promessa che d’ora in poi si farà da cantastorie della città dal lunedì al venerdì: intratterrà i milanesi con curiosità, storie sui quartieri e ricorrenze.

#3 La ciclabile di corso Venezia

In previsione della riduzione delle restrizioni del lockdown e della parziale ripresa del lavoro, che ha visto e vede tuttora un utilizzo ridotto dei mezzi di trasporto pubblico, il Sindaco ha scelto una mossa di grande impatto mediatico. Inaugurare un tratto di ciclabile nel cuore commerciale di Milano: in corso Buenos Aires e Coso Venezia. Il progetto pare a molti assai bizzarro, con parcheggi in doppia fila, pedoni a camminare in strada tra auto e bici e disabili in serio pericolo nella discesa dal proprio veicolo, senza prendere in considerazione gli automobilisti. Inoltre, sia per scarsità sia per la necessità di agire velocemente, le corsie delle piste ciclabili sono state solo delimitate da strisce di vernice senza alcun cordolo o paletto di protezione per pedoni e ciclisti. E’ stata una mossa strategica oppure un colpo ad effetto per presentarsi come l’alfiere delle istanze ambientaliste?

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#4 Ha scritto un libro: per un nuovo socialismo e per Milano “città mondo”

Ha fatto anche rumore il fatto che durante mesi di apnea in un’emergenza epocale, il sindaco abbia trovato tempo di scrivere e far pubblicare un nuovo libro. In cui richiama per Milano e il Paese una nuova stagione all’insegna di un neo socialismo e della città mondo, anche se sottolinea una volta ancora di essere contro la formula amministrativa delle città stato che, peraltro, è quella tipica proprio delle “città mondo”. Quindi cosa significa nuovo socialismo? E cosa significa volere che Milano diventi una città mondo, pur restando priva dei poteri tipici delle città mondo? Questo purtroppo il sindaco non lo scrive.  

#5 I continui richiami al rischio di crisi economica ma ancora niente di strutturale all’orizzonte

Fin dall’inizio dell’emergenza il sindaco ha sollevato l’allarme per il rischio di una crisi economica di dimensioni devastanti. In un’intervista a Sky ha detto che probabilmente ci vorranno due o tre anni perchè Milano possa ritornare quella di prima. Il bilancio del Comune rischia un buco superiore ai 500 milioni. Nonostante questi allarmi non ci sono richieste strutturali convincenti per evitare questa crisi, come pretendere l’istituzione di una ZES a fiscalità agevolata, come il premier Conte ha ipotizzato per il Sud, o altre forme di autonomia o di burocrazia semplificata. Le uniche iniziative sono quelle di consentire ai negozianti di poter mettere i tavolini all’aperto, il bonus per la rottamazione e il ricambio di scooter e auto, e l’istituzione di un fondo di mutuo soccorso dei milanesi per i milanesi. Ma la preoccupazione da milanesi è di vivere in una Milano in cui il sindaco rimanga alla finestra, dopo la crisi sanitaria anche nella crisi economica. 

 #6 Rendere strutturale lo smart working per contrastare rischio Covid, traffico e inquinamento

Una delle più probabili motivazioni della straordinaria diffusione dell’epidemia in molte zone della Lombardia è l’inquinamento. Per sconfiggere questa cronica piaga che colpisce di Milano la più rilevante novità sembra questa: il Comune di Milano ha affidato al Politecnico di Milano uno studio sulla gestione dello smartworking. Il modello messo a punto dall’ateneo descrive, attraverso una serie di variabili, le relazioni tra i sottosistemi più rilevanti in questa crisi: la persona, l’impresa e il commercio, il lavoro, la sanità, il trasporto, la finanza, la scuola e l’assistenza. Il piano dovrebbe tenere conto delle relazioni che intercorrono nella vita delle persone ma essere in grado di rispondere all’imprevedibilità degli eventi con uno strumento in grado di autocorreggersi. Basterà organizzare meglio lavoro e spostamenti per avere aria più sana?

Fonte: milano.corriere.it

#7 L’attività più impattante: le polemiche

Ma forse l’attività di Sala che durante l’emergenza ha saputo ritagliare più spazio sui media è quella di polemizzare:

Forse il sindaco manager che da sempre punta sull’azione e sulla concretezza dovrebbe ritrovare il suo DNA originario. Meno slogan e azioni estemporanee, più strategia e concretezza. Anche perchè Milano non può rassegnarsi di far dipendere il suo destino da mani che forse non hanno così a cuore il destino di Milano. 

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FABIO MARCOMIN

 

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.