Milano è la città italiana dove si soffre di più la solitudine. Lo rivela un’indagine nazionale. Vediamo le categorie più colpite e le cause che hanno portato a una crescita del fenomeno.
# Milano prima per solitudine urbana in Italia: indice a 6,58 su 10
Credits Andrea Cherchi – Persona sola a Milano
Secondo un’analisi condotta da Unobravo, basata su un sondaggio su 1.500 italiani, dati ISTAT e comportamenti di ricerca online, Milano è la città dove il senso di solitudine è percepito con maggiore intensità. Il capoluogo lombardo registra 154 ricerche legate alla solitudine ogni 100.000 abitanti. Il 32% dei residenti vive da solo, mentre il 43% degli intervistati dichiara di sentirsi solo. Il risultato è un indice di solitudine pari a 6,58su 10. L’indicatore considera numero di famiglie unipersonali, ricerche sul tema e dichiarazioni soggettive. La solitudine urbana emerge come fenomeno strutturale, non limitato a singole fasce della popolazione.
# I più colpiti sono giovani, donne e coppie: tra i 25 e i 34 anni il 70% si sente solo
Credits: @will_ita Udito giovani
La fascia d’età più esposta alla solitudine è quella tra i 25 e i 34 anni: il 70% dichiara di sentirsi solo nella propria città. Il 6% della popolazione afferma di vivere una solitudine costante. Tra le donne la percentuale è del 53%, contro il 46% degli uomini. Anche chi è in coppia non è escluso: il 67% afferma di sentirsi solo, rispetto al 60% dei single.
# I fattori strutturali che alimentano l’isolamento urbano
credits: @avv.angeladima1973 su IG
L’incremento del 14% delle famiglie unipersonali rispetto al 2020 riflette un cambiamento nei modelli abitativi. A questo si aggiungono il calo dei matrimoni, l’invecchiamento demografico e la diffusione dello smart working. Il 29% degli italiani lavora da casa almeno part-time e il 26% di questi dichiara di sentirsi isolato per effetto diretto del lavoro da remoto.
# La classifica delle città più colpite
unobravo – Classifica città dove ci si sente più soli
Dopo Milano, al secondo posto c’è Genova, con un indice di 5,89 su 10: il 50% delle famiglie è unipersonale e il 44% dei residenti si dichiara solo. Al terzo posto Roma, con un punteggio di 5,72 e il 53% degli abitanti che afferma di provare solitudine. Al quarto posto si trova Livorno (5,43), con il 50% dei residenti coinvolti. Trieste è quinta (5,41), con il 62% dei cittadini che si sente solo, il dato più alto registrato. Seguono Bologna (5,12), Salerno (5,03) e Padova (5,00), dove il 68% dei residenti dichiara solitudine, il dato più elevato in assoluto nonostante un basso tasso di famiglie unipersonali. Chiudono la classifica Reggio Calabria (4,94) e Foggia (4,92).
Le recenti indagini a carico dell’attuale giunta potrebbero risolversi in elezioni comunali anticipate. In base ad alcune indiscrezioni ai piani alti del partito di governo, sarebbe già stato individuato il candidato del centrodestra per tentare l’assalto a Palazzo Marino. Vediamo di chi si tratta.
# Ipotesi di voto anticipato a Milano, centrodestra in allerta
Credits hoigole IG – Palazzo Marino
L’ipotesi di elezioni anticipate a Milano viene considerata sempre più concreta dai partiti del centrodestra. Le recenti indagini che coinvolgono l’assessore comunale all’Urbanistica, nonché la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del sindaco Giuseppe Sala, avrebbero modificato gli equilibri interni alla maggioranza. A queste si aggiungono tensioni politiche e dichiarazioni ritenute divisive da parte di alcuni membri della giunta. In questo contesto, le forze di opposizione stanno valutando la possibilità di una crisi amministrativa che apra una finestra elettorale. Fratelli d’Italia appare in posizione dominante nella fase di definizione di un candidato, anche grazie alla spinta diretta di Giorgia Meloni. L’eventuale elezione di un sindaco sostenuto dal suo partito rappresenterebbe per la presidente del Consiglio un triplice risultato: riportare il centrodestra alla guida della città, far vincere un candidato di Fratelli d’Italia in una piazza storicamente difficile e rafforzare simbolicamente il primato politico nazionale. Secondo fonti riservate il nome pronto a correre c’è già: si tratta di una figura interna al partito di maggioranza che i vertici del governo spingerebbero come candidato di riferimento all’interno della coalizione.
# Il candidato in pole position: origini, carriera e percorso politico
carlo.fidanza IG
Il candidato pronto per Palazzo Marino sarebbe Carlo Fidanza, europarlamentare e figura organica all’area meloniana. Nato a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, nel 1976, Fidanza è cresciuto a Milano, dove ha iniziato la sua militanza politica nella destra giovanile. Ha aderito al Fronte della Gioventù e successivamente ad Azione Giovani, l’organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale. Dal 1997 al 2001 è stato consigliere circoscrizionale e capogruppo di AN nel Consiglio di zona 5 di Milano. Nel 2006 è stato eletto consigliere comunale a Milano, incarico che ha ricoperto fino al 2011. Durante quel periodo è stato anche capogruppo di Alleanza Nazionale in Consiglio comunale. Ha presieduto la commissione consiliare Expo 2015, istituita presso il Comune di Milano per accompagnare le attività legate all’evento. È stato poi consigliere regionale della Lombardia. Nel 2009 ha ottenuto un seggio al Parlamento europeo. Dopo una pausa, è tornato a Strasburgo nel 2019 con Fratelli d’Italia. È considerato uno dei principali riferimenti del partito in Lombardia.
# Le inchieste che lo hanno coinvolto: accuse e sviluppi
fanpage – Fidanza Lobby nera
Il profilo politico di Carlo Fidanza presenta alcune aree opache che hanno segnato il suo percorso pubblico negli ultimi anni. È stato infatti coinvolto in due vicende giudiziarie distinte, entrambe concluse senza effetti interdittivi ma con rilevanza mediatica e istituzionale. Nel 2021 è stato protagonista dell’inchiesta giornalistica “Lobby nera”, condotta da Fanpage, che ha diffuso video e audio in cui Fidanza discuteva di presunti finanziamenti irregolari a Fratelli d’Italia. La procura di Milano ha archiviato il caso nel febbraio 2024, rilevando l’assenza di profili penalmente rilevanti.
Nel giugno 2022 è stato invece indagato per corruzione in relazione alle dimissioni del consigliere comunale di Brescia Giovanni Francesco Acri, finalizzate a favorire l’ingresso di Giangiacomo Calovini. In cambio, il figlio di Acri sarebbe stato assunto da Fidanza come assistente parlamentare. A giugno 2023 Fidanza e Calovini hanno patteggiato una pena di un anno e quattro mesi, sospesa e priva di pene accessorie, con la riqualificazione del reato. Il Tribunale di Milano ha ratificato l’accordo nell’ottobre successivo. Fidanza ha dichiarato di non aver commesso alcun illecito e di aver accettato il patteggiamento per evitare un processo lungo.
Ci sono cose del passato di Milano che sembrano assurde anche solo da ricordare. Le rievochiamo alcune.
#1 Le piramidi di Expo2015 al Castello
Expogate
Prima e durante l’Expo2015 sono state operative due piramidi gemelle di metallo e vetro, gli ExpoGate, nel piazzale tra largo Cairoli e il Castello Sforzesco. Rimaste in piedi ancora per qualche anno al termine dell’evento, al loro interno si potevano acquistare i biglietti e gadget della manifestazione oltre a fungere da punto informativo. L’estetica di queste strutture hanno fatto storcere il naso a molti milanesi che le ritenevano fuori luogo e pure bruttine. Per un breve periodo si era ipotizzato anche di renderle permanenti ma poi si è deciso di smantellarle.
#2 Milanesi con gli sci durante la grande nevicata degli anni ’80
Neve Milano
Tra le cose più assurde viste dai milanesi nel passato ci sono le persone che durante la grande nevicata del 1985 giravano per le strade della città sugli sci. Tutto di quell’evento storico è difficile da immaginare: la gente che spinge gli autobus per farli partire, giorni e giorni di bufera di neve, battaglie di palle di neve, scuole chiuse, palazzetti che crollano.
#3 La coppa del mondo di sci da fondo al Parco Sempione
Coppa del mondo di fondo a milano
Sempre in tema di neve, una cosa del passato di Milano che oggi sembra fuori di testa è la Coppa del Mondo di sci da fondo del 2012 svolta in un anello di piste all’interno del Parco Sempione. Per alimentare il manto nevoso furono portati blocchi di neve e di ghiaccio dalla Valtellina.
#4 Il “Mangiafuoco” in Duomo
@rivistailcantastorie – Mustafà Mangiafuoco
Fiammate di fuoco davanti al Duomo? Negli anni ’70 e ’80 Mustafa Ibrahim era una vera attrazione in piazza del Duomo. Fachiro, mangia e sputa fuoco, si esibiva in numeri ad alto rischio attorniato da centinaia di curiosi osservatori.
#5 Le macchine lungo Corso Vittorio Emanuele
Milano sparita a da ricordare Fb- Auto in Corso Vittorio Emanuele
In epoca di pedonali e ciclabili è dura immaginare che un tempo le auto percorrevano Corso Vittorio Emanuele II e piazza Duomo. Solo dal dicembre 1987 è stato infatti vietato il transito.
Ai confini di Milano Città Stato c’è anche il mare. Ecco in ordine sparso 10 spiagge molto ambite dal milanese in gita fuori porta.
Le 10 spiagge memorabili per un week end da Milano (estate 2025)
#1 Milano Marittima
Credits: @papeetebeach IG
Non si può che iniziare con la spiaggia che porta il nome di Milano. Tra gli stabilimenti più celebri il Papeete, ormai utilizzata come sinonimo di “caduta di governo”.
L’estate 2025 al Forte vede, ormai da anni, molti meno russi e molti più milanesi. Si preannunciano ritorni di fiamma in stile Vacanze Vanziniane.
#3 Riccione
Altra località molto cara ai milanesi, ritenuta più raffinata della vicina Rimini. Tra le spiagge la 69, anche solo per il numero.
#4 Follonica
Per chi si vuole spingere ai limiti del week end c’è Follonica, più riservata e meno glamorous di altri lidi. Tra i lidi più iconici, l’Hawaii Beach.
#5 Paraggi
Credits: @letiziapellenghi IG
Questa suona come una sfida d’altri tempi. Uno dei luoghi più inaccessibili dell’estate: il fazzoletto di spiaggia libera tra Santa Margherita e Portofino. Dove si trova anche la versione ligure della Langosteria.
#6 Juan Les Pins
Spiaggia di Juan Les Pins (Costa Azzurra – Francia)
Chi c’è stato in passato stenterà a riconoscere la spiaggia. La direttiva europea ha di fatto smantellato la massima parte di spiagge private, tra cui la mitologica Moorea. Ora Juan è una distesa infinita di spiaggia libera di sabbia bianca, dal paese fino a Golfe Juan. Tra l’altro c’è una grande novità: il nuovo lungomare che sta venendo ultimato proprio in questi giorni. L’unico ostacolo tra noi e il mare sono gli eterni lavori in corso tra Savona e il confine.
#7 Marina di Pietrasanta
Il Twiga. L’ex regno di Briatore e della Santanché , ora diventato il reame di Leonardo Maria Del Vecchio. Metterci un piede costa come un attico a Milano.
#8 Lido di Venezia
Il Lido di Venezia è una delle spiagge più sottovalutate d’Italia. Sembra strano però è così. Forse l’unica spiaggia semi-deserta anche a Ferragosto.
#9 Lerici
Una delle perle della Liguria, tra le più esotiche del Levante ligure dove abbondano le spiagge anche se spesso sono minuscole. Per chi preferisce spazi più ampi da suggerire la meno blasonata Cavi di Lavagna.
#10 Alassio
Instagram: ma.rco7859 – Alassio
A Ponente, gli specialisti dicono di andare oltre Savona, se possibile spingendosi fin verso il confine. Tra i luoghi più ambiti sicuramente c’è Alassio, la città del muretto e degli stabilimenti tra i più cari d’Italia. Altra destinazione top: Varigotti.
L’inchiesta milanese risulta ampia e articolata, ma non tutte le posizioni contestate sembrano poggiare sullo stesso livello di solidità. Tra queste, una in particolare coinvolge il vertice dell’amministrazione comunale. Se proprio questo fronte si rivelasse infondato, l’intero impianto accusatorio potrebbe perdere forza.
# Una inchiesta ampia, un caso simbolico
Credits Andrea Cherchi – Pirellino
Il caso è deflagrato mercoledì 16 luglio, al termine di un’indagine durata tre anni, e nel corso del 2024 ha già comportato sequestri di cantieri a Milano e richieste d’arresto nel settore urbanistico e delle costruzioni. Si ipotizza l’esistenza di un sistema di pressioni e accordi non trasparenti tra amministrazione pubblica, studi professionali e operatori privati, volto a indirizzare progetti di trasformazione urbana. Gli indagati sono 74: assessori, tecnici comunali, architetti, imprenditori. Le accuse comprendono corruzione, falso ideologico e induzione indebita. Vengono richieste sei misure cautelari, tra cui per l’assessore Giancarlo Tancredi e l’imprenditore Manfredi Catella. Tra i soggetti coinvolti anche Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione Paesaggio. Uno dei filoni dell’inchiesta riguarda il progetto “Pirelli39”, noto come Pirellino. In questo contesto è indagato anche il Sindaco Beppe Sala, con due capi di imputazione: false dichiarazioni in merito alla nomina di Marinoni e concorso in induzione indebita collegata alla gestione del progetto sviluppato da Coima e dall’architetto Stefano Boeri. Ma approfondiamo proprio il caso del Pirellino.
# La genesi del progetto e del contenzioso
Il progetto “Pirelli39” nasce nel 2019 con l’acquisto all’asta da parte di Coima, per 194 milioni di euro. Il rogito tra Comune e operatore immobiliare è siglato a novembre dello stesso anno. La normativa in vigore al momento consentiva una destinazione libera dell’immobile. A febbraio 2020 però il Comune pubblica il nuovo Piano di Governo del Territorio, introducendo l’obbligo di edilizia residenziale sociale per le trasformazioni superiori a 10.000 mq. Coima presenta ricorso, ritenendo che la modifica abbia inciso sul valore dell’acquisto. Il TAR respinge, ma nel 2023 il Consiglio di Stato dà ragione all’operatore. Nonostante questo, nel novembre 2024 il Comune conferma la variante urbanistica che mantiene l’obbligo di edilizia sociale in caso di conversione a residenziale.
# Il ridimensionamento del progetto: stralciata anche la Torre Botanica
Pirelli39 progetto rivisto
In parallelo al contenzioso, prosegue l’iter del progetto architettonico. Nel 2021 viene selezionata la proposta firmata da Diller Scofidio + Renfro e Stefano Boeri. Il piano prevedeva un nuovo grattacielo, la Torre Botanica e un ponte serra su via Melchiorre Gioia. Questi ultimi elementi vengono progressivamente eliminati tra il 2022 e il 2024. Nel 2022 Coima abbandona il ponte serra, ritenuto “non più sostenibile” dopo la sentenza del TAR sfavorevole all’operatore. Coima decide infine di mantenere l’uso direzionale dell’edificio, limitandosi al risanamento conservativo, e semplificare l’intervento, stralciando la Torre Botanica. Una decisione presa anche perchè la richiesta del titolo abilitativo risale al 2022 e non è ancora stata concessa.
# Le pressioni di Boeri e la “sterzata” della Commissione Paesaggio
Credits: architetti.com Stefano Boeri
Anche l’architetto Stefano Boeri risulta tra gli indagati, in relazione al progetto Pirellino. Secondo le carte, avrebbe esercitato pressioni dirette su Sala, in particolare attraverso un messaggio WhatsApp inviato il 21 giugno 2023, alla vigilia di una seduta della Commissione Paesaggio: “ti scrivo da amico… prendilo come warning per domani”. E il giorno seguente, dopo due pareri negativi la Commissione cambia orientamento, passando a un parere favorevole, anche se condizionato. La Procura interpreta questo scambio come parte di un sistema di pressione volto ad agevolare l’intervento, pur in assenza di un’effettiva approvazione formale del progetto.
# Potrebbe finire tutto in una bolla di sapone?
Ma proprio l’evoluzione concreta del progetto Pirelli39, che coinvolge direttamente il vertice politico dell’amministrazione comunale, il sindaco Beppe Sala, potrebbe rappresentare il punto di rottura dell’intero impianto accusatorio: se viene meno questa accusa, anche il resto rischia di perdere forza. Dalle carte finora emerse, non risulta alcun vantaggio urbanistico per Coima. Al contrario: vincoli più severi, blocchi politici, ritardi burocratici. Nessuna facilitazione, nessuna accelerazione, nessuna approvazione concessa. L’induzione indebita, secondo l’articolo 319-quater del codice penale, presuppone che un soggetto privato riceva un’utilità su pressione di un pubblico ufficiale. In questo caso, l’utilità non si è mai verificata. Il progetto è stato ridimensionato, e in parte annullato. Sarà questo punto a fare saltare tutto l’impianto accusatorio contro il sindaco oppure emergerà altro?
Dimissioni! Una buona fetta dell’opposizione chiede a Sala di lasciare la carica, alla luce dell’iscrizione nel registro degli indagati per questa nuova Mani Pulite dei costruttori. Nella storia di Milano, solo una volta — nell’Ottocento — un sindaco ha rassegnato le dimissioni per una catena di scandali legati a una grande opera pubblica: la Galleria Vittorio Emanuele. In quel caso, il sindaco fu poi scagionato da ogni accusa, ma lasciò l’incarico per le polemiche che erano divampate.
Oggi la linea è chiara: difesa a oltranza da parte del sindaco e della giunta. Anche perché essere indagati, di per sé, non significa nulla, soprattutto in un Paese dove la magistratura ha più volte oltrepassato i suoi confini naturali. I casi di politici massacrati dalla gogna mediatica e poi completamente assolti sono moltissimi. Ma il danno, quasi sempre, era ormai fatto. Milano ne sa qualcosa.
Prima ancora del verdetto finale, ci sono casi emblematici di politici un tempo molto potenti che sono stati politicamente azzerati dall’avvio delle inchieste: come Roberto Formigoni o, ancora più drammatico, Bettino Craxi, il personaggio politico che ha subito maggiormente l’onta di Tangentopoli, segno di come a Milano il discredito giudiziario venga vissuto in modo più feroce che altrove.
Bettino Craxi su Ducati – Credits Paninaro FB
# A Milano il percepito vale più dei fatti
E proprio qui sta il punto. Milano è fatta così. È la città della moda, dove l’immagine conta più della sostanza. Dove il “percepito” spesso vale più dei fatti. Lo stesso Sala ha cavalcato questo aspetto di Milano, non solo con slogan o rendering a effetto, ma anche nell’approccio dei problemi: ha più volte sottolineato come, ad esempio, la percezione del problema sicurezza superi di gran lunga la sua effettiva incidenza. Milano è la città del giudizio altrui. E il giudizio degli altri — giusto o sbagliato — può imprimere una lettera scarlatta indelebile.
Basti ricordare l’ondata di sospetti (mai trasformati in accuse reali) che fece perdere le elezioni a Letizia Moratti. Quella che sembrava una corsa da vincere al primo turno si trasformò in un calvario. Nel corso della campagna elettorale, Moratti appariva sempre più come una Dead Woman Walking: un candidato condannato in anticipo, come un detenuto nel braccio della morte.
# Il rischio di stallo per Milano
Ed è questo il rischio più grave e concreto per Milano nei prossimi anni: ritrovarsi con un sindaco Dead Man Walking. Sotto questo aspetto non importa se le accuse si riveleranno infondate: il marchio della comunità è già stato apposto. Un marchio che trasforma il primo cittadino in una figura dalla quale è meglio stare alla larga. In una città che vive del giudizio degli altri, questo stigma può portare istituzioni, imprese e interlocutori a guardare con sospetto ogni rapporto con l’attuale amministrazione, per paura che in futuro si trasformi in un motivo d’infamia. Anche perché oltre all’onta c’è il rischio che tutto questo precipiti in qualcosa di ancora più pesante: dimissioni, o un’escalation delle indagini.
Ma il pericolo del sindaco Dead Man Walking non riguarda solo gli altri. È anche interno: riguarda il sindaco stesso, e la sua giunta. Colpiti e scottati dall’inchiesta, è plausibile che adottino la strategia del minimo rischio. Nessuna iniziativa, nessun progetto nuovo, solo gestione ordinaria. È la “logica del fortino”. Di chi, sotto assedio, punta solo alla sopravvivenza.
Un’amministrazione assediata da media e procure finisce inevitabilmente per rallentare tutto, bloccarsi, chiudersi in sé, portando la città a uno stallo che rischia di intrappolarla fino al termine del mandato. Ma Milano, già colpita duramente da questo danno d’immagine, può permettersi due anni di governo fantasma?
Nel pieno delle vacanze il treno più usato tra Nord e Centro Italia rallenta. Ma niente sconti sul prezzo. Ecco quando dura il viaggio e le alternative.
# Fino a 110 minuti in più sulla Milano-Roma
Credits silvyghi IG – Frecciarossa Roma Termini
Nel mese di agosto i treni Alta Velocità sulla tratta Milano–Roma subiranno un allungamento dei tempi di percorrenza fino a 5 ore e 40 minuti. L’aumento massimo è di 110 minuti rispetto al tempo standard di circa tre ore. Il rallentamento è dovuto a oltre 1.200 cantieri legati al PNRR, attivi lungo tratte strategiche come Milano–Bologna, Firenze–Roma e Napoli–Salerno. I lavori rientrano in un piano di investimenti infrastrutturali del valore di 12 miliardi di euro. L’impatto è maggiore tra l’11 e il 17 agosto, ma i disagi si estendono a tutto il mese. Gli orari sono già stati rimodulati per i nuovi tempi di percorrenza.
# Prezzi invariati nonostante i ritardi
Prezzi Italo
Nonostante i disagi annunciati, Trenitalia e Italo non prevedono riduzioni tariffarie. Le tariffe dei treni AV partono da circa 40 euro per arrivare a 295 euro nelle soluzioni Executive di entrambi gli operatori. Non sono previste forme di rimborso automatico o sconti compensativi per la durata estesa del viaggio. Le associazioni dei consumatori, tra cui il Codacons, hanno criticato la scelta, definendola penalizzante per gli utenti. Le compagnie ferroviarie hanno annunciato un rafforzamento dei servizi di assistenza a bordo e in stazione.
# Un confronto con le alternative
L’aereo impiega circa 1 ora e 10 minuti, con tariffe da 44 euro, al netto dei tempi di imbarco e sbarco. Il pullman è l’opzione più economica, con biglietti a partire da 17 euro, ma con un tempo di viaggio superiore alle 7 ore e mezza. Il treno, pur rallentato, mantiene la frequenza oraria e l’accesso diretto ai centri città.
# Cantieri in corso fino a data indefinita
r-italy-reddit – Rete alta velocità Italia
I lavori previsti ad agosto si inseriscono in un programma nazionale di ammodernamento della rete ferroviaria, finanziato dal PNRR e da fondi statali. Il calendario prevede interventi anche nei mesi successivi, con ulteriori cantieri lungo le direttrici AV e convenzionali. Al momento non sono state indicate date precise per il termine delle attività. I disagi saranno quindi variabili a seconda della tratta e del periodo. Secondo quanto comunicato da RFI, le modifiche agli orari sono state già incorporate nei sistemi di prenotazione. Non è prevista la sospensione delle corse, ma solo una variazione nella durata complessiva del servizio.
Sono arrivati anche nella verde. I tornelli introdotti da ATM per ridurre l’evasione dei “saltatori” sprovvisti di biglietto. Ecco come funzionano e quando arrivano nelle altre stazioni.
# Attivi in Stazione Centrale i tornelli anti-salto
Nella Stazione Centrale, ai varchi della M2 è stato completato il montaggio dei nuovi tornelli anti-evasione. I varchi sono già attivi all’ingresso e all’uscita della metropolitana. La struttura, più alta e completamente chiusa, è progettata per impedire il salto o il passaggio multiplo. Il video è stato pubblicato dal profilo di natipervivereamilano.
# Prosegue l’installazione dei nuovi tornelli dotati di allarme sonoro alti 2,30 metri
natipervivereamilano IG
I tornelli installati a Centrale sono del tipo a barriera alta, già in uso sperimentale sulla linea M3. La struttura raggiunge i 2,30 metri di altezza e include porte automatiche scorrevoli, sensori per rilevare il passaggio irregolare di una seconda persona e un sistema di allarme sonoro. A differenza dei modelli tradizionali, i nuovi varchi sono completamente chiusi anche nella parte superiore, con una barra orizzontale anti-scavalco. Il sistema è progettato per contrastare l’evasione e i tentativi di accodamento, agendo come deterrente visivo e funzionale.
# Completamento del piano di ATM nel 2026
Credits: wikipedia.org –
La prima installazione è avvenuta a gennaio 2024 nella stazione di San Donato (M3), con 27 tornelli, a cui sono seguite le stazioni di Duomo (M1 e M3) e Cadorna (M1 e M2). Il piano ATM prevede un totale di 172 nuovi tornelli distribuiti nei principali nodi della rete. La conclusione dell’intervento, inizialmente prevista per fine 2024, è stata aggiornata: i lavori proseguiranno per tutto il 2025 con termine fissato a maggio 2026. L’obiettivo è rendere operativi i nuovi varchi in modo progressivo, con priorità alle stazioni più frequentate.
18 luglio 1867. Antonio Beretta, sindaco di Milano, rassegna le dimissioni, travolto da quello che viene considerato uno dei più gravi scandali urbanistici dell’Ottocento milanese: il caso della Galleria Vittorio Emanuele II.
Antonio Beretta
# Il più grande scandalo urbanistico dell’Ottocento
La realizzazione della galleria era stata affidata all’impresa dell’ingegnere Giuseppe Mengoni. Tuttavia, dietro la grandeur del progetto si celavano irregolarità amministrative, debiti occulti e favoritismi nella cessione dei terreni e nell’appalto dei lavori. Una storia destinata a ripetersi fino ai giorni nostri, insomma. Così come ai giorni nostri, anche allora si scatenarono un’ondata di polemiche in Consiglio Comunale e sulla stampa cittadina. Il clamore fu tale che Beretta, accusato di aver coperto o sottovalutato gli abusi, fu costretto a lasciare la carica.
La Galleria fu comunque inaugurata nel 1867, nonostante i problemi, ed è diventata un’icona di Milano. Ma le dimissioni di Beretta segnarono una frattura profonda tra la cittadinanza e l’amministrazione comunale, evidenziando per la prima volta quanto i grandi progetti pubblici potessero diventare terreno di scontro politico e morale. Beretta, già senatore del Regno e figura nobile del liberalismo milanese, uscì di scena amaramente, lasciando un precedente che avrebbe pesato su ogni futura grande opera urbana.
Credits: it.wikipedia.org Mengoni
# L’unico sindaco a dimettersi per sospetti di malaffare
Nella storia di Milano, Beretta fu l’unico sindaco a dimettersi per vicende di malaffare. L’altro primo cittadino a lasciare anzitempo la carica fu Giovanni Battista Osnago: si dimise nel 1859 durante la transizione al Regno d’Italia. Era stato nominato, infatti, quando Milano era sotto dominio asburgico e ritenne opportuno dimettersi con l’unificazione d’Italia.
Dentro Milano ci muove tutto sommato bene, tra strade, ferrovie, metropolitane e in generale con il trasporto pubblico locale. Nell’area metropolitana la situazione cambia, in peggio, ma anche per chi deve arrivare a Milano. Queste le infrastrutture mancanti, ripensate al ribasso o che sarebbe utile realizzare.
# La TOEM al posto della superstrada in costruzione
Tangenziale TOEM
La Tangenziale Ovest Esterna di Milano, nota come TOEM, doveva essere un nuovo tracciato da 40 km tra Melegnano e Magenta. L’obiettivo era connettere direttamente le tre grandi autostrade che attraversano il territorio: A1, A7 e A4. Dopo anni di discussione, il progetto è stato accantonato per motivi ambientali e per l’opposizione di diversi comuni del sud-ovest milanese.
anas – Supestrada Vigevano-Malpensa
Al suo posto è in corso la realizzazione di un reticolo di strade di categoria inferiore, con meno impatto territoriale. Il nuovo assetto prevede:
una superstrada tra Magenta e Abbiategrasso (SS11 e SS494), 17 km, 3 svincoli (Albairate, Abbiategrasso, Cisliano)
la variante di Abbiategrasso, suddivisa in due lotti
la riqualificazione della SP40 “Binaschina” tra la A1 e la A7
l’ammodernamento della SS494 “Vigevanese” fino all’ingresso in città
L’obiettivo dichiarato è salvaguardare il suolo agricolo e limitare i costi. I lavori, già avviati, dovrebbero proseguire almeno fino al 2028. Il sistema resta però privo di un asse rapido est-ovest tra i principali nodi autostradali del milanese. L’anello tangenziale, così, rimane incompleto.
# Il completamento dell’anello ferroviario e linee circolari metropolitane
Di Arbalete – openstreetmap.org, CC BY-SA 2.0, httpscommons.wikimedia.orgwindex.phpcurid – Tracciato Circle Line
La Circle Line è una linea ferroviaria semicircolare pensata per connettere tra loro le linee metropolitane radiali e le stazioni urbane, alleggerendo la rete centrale. Il modello è quello di un anello che circonda la città, come avviene in molte capitali europee. A Milano il tracciato di base già esiste: è la cintura ferroviaria. Ma manca un servizio dedicato, frequente e continuo su tutta la linea.
Dal 2025 sarà attivato un servizio da metropolitana leggera nella cintura sud, con un treno ogni 10 minuti. Questo sarà possibile grazie a:
S9 (esistente)
S19 (nuova linea suburbana)
R31 (estesa fino a Rogoredo)
Il servizio collegherà San Cristoforo a Rogoredo, con scambi diretti con M4, M2 e M3. È un primo esempio operativo di Circle Line, anche se limitato alla parte meridionale della città. Il tratto ovest è mancante, tra Porta Genova e Certosa/Rho, interrompendo la continuità del sistema.
Per completare l’anello si sta pensando alla linea M6, che dalla zona di Mind dovrevve scendere lungo l’arco ovest, con più di 20 fermate e poi servire il Vigentino fino a Ponte Lambro. In questo modo ci sarebbe però una rottura di carico, dovendo scendere da un mezzo in superficie, per poi scambiare con metropolitana.
Circle Linea chiusa
Una soluzione alternativa e più funzionale dovrebbe essere quella di chiudere l’anello con un’infrastruttura ferroviaria, anche con un secondo passante. Si potrebbero interrare i binari della stazione di Porta Genova in dismissione a dicembre 2025 oppure partire da San Cristoforo proseguendo in entrambi i casi a nord fino a Rho Fiera con un tracciato sotterraneo.
A questo si potrebbero aggiugere due metropolitane circolari esterne:
Circolare interna: ricalcando le tangenziali Nord, Est e Ovest, con interscambi con tutte le linee metropolitane e principali linee di superficie
Circolare esterna: lungo il tracciato della TEEM e della futura superstrada Magenta–Abbiategrasso (ex TOEM)
Queste due linee coprirebbero tutto l’arco urbano e metropolitano, servendo milioni di persone e fungendo da intercettori dei flussi pendolari senza più la necessità di muoversi in modo radiale. Per completare l’opera si potrebbe trasformare anche la circolare interna, la linea filoviaria 90-91, in un asse metropolitano di superficie, con corsie dedicate e precedenza semaforica. Per rendere davvero efficiente questo sistema, sarebbe necessaria l’unificazione della gestione tra Trenord e ATM, con un solo operatore per linee suburbane e urbane.
# Alta velocità per mare e tempo libero: c’è solo il Terzo Valico
Terzo Valico mappa
I lavori del Terzo Valico dei Giovi, che collegherà in futuro Milano a Genova in meno di un’ora, sono in fase avanzata e il servizio entrerà in funzione nel 2027, anche se su solo una canna. Si tratta di una delle poche linee AV italiane a collegare una città dell’entroterra a un porto, anche se prima del quadrulpicamento della tratta tra Milano e Voghera i tempi saranno di percorrenza non miglioreranno di molto. Ma oltre Genova, non è previsto nessun prolungamento verso le località costiere turistiche.
ChatGPT – Av in Versilia
Attualmente mancano:
Verso la Liguria di Levante e la Toscana: non esistono linee AV tra Genova, La Spezia, Massa e Livorno. I collegamenti ferroviari attuali sono lenti, con velocità medie inferiori a 100 km/h e vincoli infrastrutturali dovuti alla morfologia costiera. Le Cinque Terre, la Versilia e l’entroterra apuano sono accessibili solo con treni regionali o Intercity.
Qualsiasi linea diretta verso la Liguria di Ponente e la Costa Azzurra: Sanremo, Imperia e Ventimiglia non sono collegate ad alcuna linea veloce. La ferrovia costiera è parzialmente raddoppiata ma resta lenta e tortuosa. Oltreconfine, i treni TER francesi proseguono verso Nizza e Cannes, ma con frequenze e velocità da servizio regionale.
Una possibile soluzione potrebbe essere la realizzazione di una nuova direttrice AV Milano–Tirreno, con diramazioni:
a sud verso La Spezia, Versilia e Livorno, seguendo un tracciato interno meno vincolato dalla costa;
a ovest verso Savona, Imperia e Ventimiglia, anche in galleria, per poi proseguire fino a Nizza in interconnessione con la rete francese.
Un’infrastruttura del genere alleggerirebbe l’A7 e l’A12 nei periodi turistici, consentendo spostamenti rapidi e frequenti verso le principali destinazioni balneari.
Dal borgo antico alla spiaggia di fiume: un’esperienza autentica in una delle valli più suggestive e selvagge a pochi chilometri da Milano.
Ph. @formenti IG
# Ponte Organasco, piccolo villaggio medievale
Ci troviamo a 450 metri di altezza. Nei pressi di Cerignale, nel piacentino. Ponte Organasco è un minuscolo villaggio medievale: oggi conta appena una decina di abitanti. Un tempo snodo cruciale lungo la strada tra Genova, Bobbio e Pavia, conserva ancora tracce dell’antico castello dell’XI secolo e di un monastero, incastonati tra pittoresche case in pietra a vista. Ma non sono solo questi aspetti storici a renderlo così interessante. Soprattutto nei mesi più caldi.
Ph. @rosannapressato IG
# Un tuffo nella Val Trebbia
Il vero tesoro del borgo è la vicina spiaggia fluviale: un’oasi incantata creata dal fiume Trebbia tra rocce e alberi secolari. Le sue acque, chiare come quelle dei Caraibi, sfumano dal verde smeraldo al blu profondo. Il punto panoramico più frequentato, a pochi minuti di sentiero, offre ciottoli morbidi per rilassarsi e scogli per tuffarsi nelle sue acque fresche.
# Come arrivarci: trekking leggero e panorami
Il borgo non è accessibile in auto: meglio parcheggiare lungo la SS45 e proseguire a piedi. Da una fontana in pietra tra le viuzze, si imbocca un sentiero che attraversa un antico orto e, in circa 20 minuti, vi conduce alla “spiaggetta” naturale sulla Trebbia.
A Milano è in corso un terremoto giudiziario che non si vedeva dai tempi di Mani Pulite. Nell’ondata di fango sollevata dalla Magistratura è finito anche il sindaco. Beppe Sala è indagato per due ipotesi di reato nel quadro dell’inchiesta sull’urbanistica. Cosa sta succedendo a Milano? Ma soprattutto, al di là della colpevolezza o meno degli indagati, che analisi possiamo fare su quello che sta accadendo?
# Cosa sta succedendo a Milano
La bufera giudiziaria che si è abbattuta su Milano e che ha alimentata una fortissima eco mediatica, affonda le sue radici in un’ampia indagine della Procura che mira a fare luce su presunte irregolarità e un “sistema” illecito nella gestione dell’urbanistica meneghina. L’oggetto in questione è l’espansione urbanistica incontrollata, dietro la quale vige una logica speculativa che ha reso lo sviluppo urbano una leva di potere e arricchimento. Moralmente discutibile, ma non per definizione un reato. L’obiettivo degli inquirenti sembra proprio questo: scardinare una logica che infesta gli apparati amministrativi della città. Le indagini hanno progressivamente stretto il cerchio attorno ad alcuni nomi chiave, tra cui rientrano Manfredi Catella, il re del mattone milanese per i quali sono state richieste misure cautelari, Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione Urbana e Giuseppe Marinoni, quest’ultimo descritto dagli inquirenti come un “faccendiere” al servizio di interessi privati. Ma il nome più sconvolgente, almeno per la gran parte dell’opinione pubblica, è quello di Giuseppe Sala.
# Beppe Sala coinvolto: per cosa è indagato?
Ph: benito_luca_ritrovato – Instagram
Le accuse rivolte al primo cittadino milanese gettano nuove ombre sull’intera giunta e riaccendono il dibattito sulla trasparenza e la legalità dell’amministrazione pubblica. Nello specifico, le accuse a carico di Sala sono due: la prima è di “false dichiarazioni su qualità personali“, mentre la seconda, più grave, è quella di “concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità”. La prima accusa riguarda la nomina di Giuseppe Marinoni a presidente della Commissione per il Paesaggio, rispetto alla quale, secondo la Procura, Sala avrebbe attestato l’assenza di conflitti d’interesse per Marinoni, nonostante fosse a conoscenza di suoi diversi incarichi presso società di costruzioni, tra cui la stessa Coima di Catella. Per quanto riguarda la seconda accusa, questa si riferisce al controverso progetto del “Pirellino”, inizialmente bocciato dalla Commissione Paesaggio e poi approvato grazie alle pressioni esercitate da Sala. Nelle carte di inchiesta emergono dei messaggi che fanno pensare a un’attività volta a influenzare il processo decisionale, con l’accusa che Sala avrebbe dunque fornito una “copertura istituzionale” all’operazione, la cui regolarità è ora posta al vaglio della Magistratura. Questi i fatti resi pubblici, almeno fino a questo momento. Ma che riflessioni possiamo trarre fin da questo punto?
# Se la politica smette di volare alto, è destinata a finire nel fango
Quello che sta succedendo è un evidente campanello d’allarme. Politico, prima ancora che giudiziario. In sintesi: o la politica vola alto oppure è inesorabile finire nel fango. Se non ha una visione alta che orienti in modo strategico tutte le decisione, è inevitabile che venga trascinata verso il basso da forze che vivono e si alimentano nel sommerso. In particolare, se perde la dimensione strategica e ideale (ideale, non ideologico) ciò che resta sul terreno sono forze molto potenti e che hanno nel loro DNA la capacità di fare breccia sui decisori politici. Proprio perché il loro successo nasce proprio dalla politica. Se la politica non ha visione, finisce in un altro campo. Quello della finanza, dove ci sono settori che prosperano ormai grazie e soprattutto agli appoggi politici. Non è un mistero che le aziende di automobili o il settore farmaceutico, traggano la loro fortuna da leggi compiacenti. E a livello locale, il mondo delle costruzioni vive di politica. Nel senso che gran parte, se non tutte, le grandi opere, richiedono l’avallo del decisore politico. Che a quel punto ha senso solo in quanto pedina del sistema.
Quello a cui stiamo assistendo riflette le conseguenze del malato rapporto tra politica e finanza, che si manifestano quando la prima abdica al suo ruolo di guida e di supervisione. Se la politica rinuncia alla propria visione, intesa come orizzonte a lungo termine a cui far condurre la comunità, con la conseguente pianificazione strategica per il bene comune, essa perde inevitabilmente la sua forza propulsiva e la sua capacità di controllo. Si trasforma nel più immediato e comodo strumento tra gli affari e chi decide di sfruttarli a ogni costo, riproponendo tristi trame che in passato abbiamo già visto: si pensi a Tangentopoli.
# L’uso dell’ideologia per mascherare comportamenti opportunistici
Spesso il segnale che sta succedendo questa abdicazione è nel passaggio dall’ideale all’ideologia. A Milano da anni si parla di greenwashing, intendendo come i temi green, come la difesa dell’ambiente o le politiche per contrastare il climate change, siano in realtà delle foglie di fico, efficaci stratagemmi per coprire o addirittura avallare comportamenti opportunistici che, con la loro potenza di fuoco di miliardi di investimenti, di fatto costituiscono il motore della politica locale.
Tutto questo nasce e diventa sistema perché la politica sta tradendo la sua originaria vocazione: farsi garante del bene comune, negli interessi di tutti i suoi cittadini, conservando dunque un primato che dovrebbe essere insostituibile. Si abbandonino dunque le mere retoriche opportunistiche anti-sinistra o anti-destra, a seconda dello schieramento politico in cui è posizionato questo o quell’altro amministratore indagato. Si conduca un’attenta riflessione sul ruolo della politica oggi: ristabilire la propria centralità e autorità morale, recuperare la visione, i valori e la progettualità, e resistere alla tentazione di conformarsi a slogan e ideologie di sistema che non solo altro che strumenti occulti di alimentazione di potere e di ricchezza per pochi. Altrimenti, se la politica non riesce a volare più in alto delle forze malate del sistema, forse l’unica via di uscita è quella di “spegnere” la politica, come di fatto sta facendo Milei in Argentina. Ossia, riducendo o frammentando quel potere politico che costituisce il tasto che il potere economico più spregiudicato preme per perseguire il suo interesse, sordo alle necessità altrui e divorando qualunque tessuto sociale.
L’aumento dei prezzi e l’inflazione estiva spingono molte famiglie a cercare destinazioni di mare più accessibili. Dopo quelle con prezzi da capogiro, scopriamo quelle low cost per una famiglia di quattro persone.
# Dove andare in vacanza in estate non costa una follia
Credits: @youngpeoplehotels – Rimini
Dati dati elaborati delle associazioni di categoria e dei consumatori, come Assoutenti, sono emerse le località più economiche d’Italia dove trascorrere le vacanze al mare con la famiglia. I dati sono riferiti a soggiorni in hotel 3 stelle in alta stagione e le mete citate sono state selezionate in base a una spesa media non superiore ai 1.600 euro a settimana. Ecco dove si spende di meno.
# Rimini è la località più economica d’Italia: 1.030 euro a settimana
marcocorbelli26 IG – Porto Rimini
Secondo i dati disponibili, Rimini è la località dove si spende meno per una settimana al mare in quattro. La spesa media rilevata per un soggiorno di sette notti in hotel 3 stelle è di 1.030 euro. Rimini beneficia di un’elevata disponibilità di strutture ricettive, una rete di trasporti efficiente e un’offerta turistica ampia, che include numerosi eventi gratuiti e spiagge attrezzate o libere. La presenza di servizi pubblici e privati a basso costo consente di contenere le spese anche durante i picchi stagionali.
Oltre a Rimini, altre nove località balneari presentano costi settimanali compresi tra i 1.182 e i 1.580 euro per famiglia. Vieste si attesta a 1.182 euro, Otranto a 1.351, Anzio a 1.373, Gallipoli a 1.445, Riccione a 1.498. Oltre questa soglia troviamo Tropea a 1.500 euro, seguono Milano Marittima con 1.512, Lido di Jesolo con 1.550 euro e chiude la top ten delle località più economiche Peschici, con 1.580 euro. Emilia-Romagna, Puglia, Lazio, Calabria e Veneto si dividono la posta. Si tratta di località con buona capacità ricettiva, spiagge accessibili e collegamenti funzionali. Tutte le cifre fanno riferimento al solo soggiorno e non comprendono trasporti, ristorazione o spese aggiuntive.
Gazebo in legno tra le piante, piscine raccolte nel verde e una piccola spiaggia di sabbia bianca caraibica dove si entra in acqua come al mare. Scopriamo questo piccolo paradiso tropicale a poco più di un’ora da Milano.
# Un angolo tropicale in Lombardia con piscine, prato e spiaggia vista lago
erdelyi_diana IG – Lido Iseo
Chiudendo gli occhi ci si può immaginare di essere ai tropici o in una delle meravigliose calette della Sardegna. Siamo invece al Lido Iseo, affacciato sull’omonimo lago a poco più di un’ora da Milano, dove ci si può rilassare in un piccolo angolo tropicale senza dover salire su un aereo. Si sviluppa su un’area a prato con accesso diretto allo specchio lacustre e c’è persino una spiaggetta privata di sabbia bianca caraibica. L’ingresso è a pagamento e comprende tre piscine, accessibili anche senza prenotazione. È possibile rilassarsi su lettini distribuiti sul prato oppure prendere parte ad attività come canoa, SUP, beach volley, basket e calcetto. Gli spazi sono suddivisi in zone riservate, delimitate, senza possibilità di utilizzo libero di attrezzature personali. L’ambiente è curato, con arredi in legno, piante e gazebo a bordo acqua che creano un’atmosfera simile a quella dei lidi tropicali. I cani sono ammessi in una zona dedicata con accesso al lago e doccia riservata, ma non possono entrare nelle piscine. L’apertura varia a seconda della stagione, con orari aggiornati sul sito ufficiale.
# Gazebo in stile Costa Smeralda e aperitivo vista tramonto
marimarimarimarima IG – Gazebo Lido Iseo
Oltre ai lettini e alle amache doppie, sono disponibili gazebo vip con pavimentazione in legno, teli ombreggianti, frutta fresca e bottiglia inclusa, per sentirsi come i ricchi in Costa Smeralda, distribuiti lungo la spiaggetta “tropicale”. La possibilità di scegliere tra amache, lettini o sdraio introduce un livello di personalizzazione intermedio. Le postazioni possono essere prenotate in anticipo tramite il sito oppure assegnate all’ingresso fino a esaurimento. Nel tardo pomeriggio è attiva l’area aperitivo, con tavolini rivolti verso il lago e possibilità di consumare drink al tramonto. A partire dalle 18.30 apre la zona street food, allestita con food truck che servono panini, fritti, birre artigianali e piatti pronti. Il servizio bar è disponibile anche durante il giorno in una zona ombreggiata vicino all’ingresso.
# Prezzi, orari e collegamenti da Milano
erdelyi_diana IG – Lido Iseo
I prezzi variano in base alla stagione e al giorno della settimana. Indicativamente, un lettino parte da 14 euro, l’ombrellone da 6 euro,l’amaca doppia da 40 euro e il gazebo vip da 60 euro, comprensivo di frutta e bottiglia. Il parcheggio è situato nei pressi dell’ingresso, con tariffe da 5 euro per l’intera giornata, 3 euro per il pomeriggio e 2 euro per la fascia serale. Il Lido Iseo si raggiunge da Milano in circa 1 ora e 30 minuti in auto, percorrendo l’A4 in direzione Brescia con uscita a Palazzolo sull’Oglio o Rovato. In alternativa, è possibile utilizzare il treno con collegamento diretto fino alla stazione di Iseo, da cui il lido dista circa dieci minuti a piedi. Consigliata la prenotazione nei fine settimana e nei periodi di maggiore affluenza.
A Milano nelle grandi opere spesso il diavolo ci mette lo zampino. Ma non è cosa che riguarda solo le cronache più recenti. Sembra che sia così fin da molto, molto tempo fa. Addirittura nella costruzione più gloriosa di Milano: il Duomo.
# Perché Visconti volle costruire il Duomo?
I lavori per costruire la grande cattedrale di Milano furono avviati nel 1386 su decisione di Gian Galeazzo Visconti che si offrì di donare alla nascente Veneranda Fabbrica del Duomo (l’ente che si doveva occupare della costruzione della chiesa) le cave da cui si estraeva il prezioso marmo di Candoglia che costituisce l’intera cattedrale.
All’epoca fece scalpore l’impeto e i molti soldi che il Visconti impiegò alla costruzione. Che guadagno ne poteva trarre? E, soprattutto, perché un duca laico volle costruire il Duomo di Milano?
# Il diavolo ci ha messo la coda
In questa storia c’è lo zampino del demonio. Narra la leggenda che una fredda notte d’inverno, Gian Galeazzo Visconti, mentre stava dormendo nel suo letto, si svegliò di soprassalto sentendo un intenso odore di zolfo. Davanti a lui c’era il diavolo che lo minacciò di portarsi la sua anima all’inferno. L’unico modo di scongiurare la sua eterna dannazione sarebbe stato costruire una chiesa che, oltre alle consuete immagini di madonne e santi, fosse ricca di immagini inneggianti a Satana.
# La chiesa con quasi 100 immagini diaboliche
Gian Galeazzo si gettò a capofitto nell’immane opera che però non vide terminare: la morte lo colse poco dopo l’inizio dei lavori, nel 1402.
Fra le 3400 statue del Duomo è possibile individuare anche il diavolo, immortalato in ben 96 doccioni dalla forma demoniaca, per volere di Gian Galeazzo Visconti.
Si tratta dei famosi gargoyle (garguglia in italiano), i doccioni forgiati a forma di figure demoniache tipici dell’architettura gotica.
# Inno a Satana o scaccia demoni?
I doccioni sono tipici delle chiese francesi a partire dal X secolo e servivano per scaricare l’acqua piovana dai tetti, venivano spesso costruiti con le sembianze di mostri ispirati alle divinità pagane o agli animali fantastici tipici del Medioevo.
Queste strane figure vennero legate alla cristianità trasformandosi in veri e propri demoni. E’ ancora incerto il loro significato: secondo l’interpretazione più diffusa avrebbero il compito di tenere i demoni reali lontani dalle chiese.
Non si sa se per la leggenda di Galeazzo o per la funzione anti-demoni, sta di fatto che tra le guglie del Duomo ci sono novantasei demoni.
L’impatto più probabile del terremoto giudiziario che sta scuotendo Milano? Quello sui progetti attuali e futuri. Soprattutto quelli più grandi che vedono coinvolti alcuni dei protagonisti delle cronache. Non solo: il terrore si sta propagando anche tra chi sembra più al sicuro. Vediamo tra i progetti in corso e da sviluppare quelli che potrebbero ricevere bruschi contraccolpi.
# Un palazzo di tre piani diventato una torre: da Hidden Garden all’effetto domino
immobiliare.it – Hidden Garden
In realtà, la prima scossa del terremoto è di tempo fa. Più precisamente risale a tre anni fa. L’inchiesta sull’urbanistica milanese è iniziata nel 2022 con un esposto sul progetto “Hidden Garden” in piazza Aspromonte, costruito tra alcuni palazzi residenziali. Al centro della contestazione la natura giuridica dell’area: per i costruttori uno “spazio residuale”, per i residenti e la Procura un “cortile” soggetto a vincoli. La Commissione Paesaggio aveva espresso parere favorevole ritenendo legittimo l’intervento. L’edificio di tre piani precedentemente esistente è stato sostituito da uno di sette piani, alto 27 metri. I residenti hanno denunciato volumetrie fuori scala, carenza di distanze legali e assenza di servizi previsti. La Procura ha aperto un’indagine per abuso edilizio e falso ideologico, iscrivendo dodici persone nel registro degli indagati. Nonostante le richieste di sequestro, la Cassazione ha confermato la regolarità formale del cantiere. Il palazzo è stato terminato e venduto. Il caso ha segnato l’inizio dell’indagine che oggi coinvolge molteplici operazioni immobiliari in città.
# I “piccoli” progetti già bloccati o a rischio
Scalo House
L’indagine coinvolge anche una serie di progetti di nuova edilizia in fase di autorizzazione o avvio, distribuiti in varie zone della città. A collegare molti di essi sono incarichi professionali, parcelle rilevate nei confronti di soggetti pubblici incaricati della valutazione paesaggistica e pratiche non sempre cristalline. Vediamone alcuni:
Giardino Segreto – via Lepontina (EuroMilano): progetto residenziale sequestrato nel 2024, cantiere bloccato
Scalo House – via Valtellina / Lepontina (EuroMilano): operazione di edilizia abitativa prevista su area industriale dismessa, sotto sequestro
Residenze LAC – via Cancano (Quarto Cagnino): sviluppo di edilizia libera e convenzionata, sotto sequestro
Salomone 77 / Grazioli 59: operazioni residenziali promosse da Bluestone, in zona Forlanini e Bovisa. Riferite all’architetto Scandurra, con parcelle sotto indagine
Gardella 2 / Palizzi 89 / Pisani 16-20 / Livraghi 19: vari livelli di progettazione, coinvolgimento tramite parcelle a Marinoni
Torre Futura: grattacielo direzionale previsto lungo l’asse Melchiorre Gioia. Iter fermo da anni, progetto attribuito a Castello SGR.
# Le grandi trasformazioni che rischiano lo stallo
Masterplan Santa Giulia
Tra i progetti più rilevanti direttamente sotto inchiesta, oppure collegati in quanto riferibili a soggetti citati dagli inquirenti, emerge un quadro complesso. Il contesto giudiziario e amministrativo potrebbe rallentare i processi autorizzativi, con impatti su tempi e sostenibilità politica.
Scalo Romana: il villaggio olimpico è stato consegnato a Coima, che guida la fase residenziale post-2026 compresa la conversione in studentato del villaggio
Scalo Farini: il primo lotto a procedere è proprio quello di Coima, detto “Valtellina-Farini”. L’ultima versione del masterplan ha suscitato polemiche perché il previsto parco lineare verrebbe sostituito da un viale alberato
Santa Giulia Nord: infrastrutture già completate, sviluppi futuri affidati a Lendlease, citato nel decreto di perquisizione della procura
Mind (ex Expo): area affidata anche in questo caso a Lendlease per il suo sviluppo
MilanoSesto: ora nelle mani di Coima e Redo, comprende residenze, verde e polo sanitario
Aria (ex Macello): social housing e campus IED promossi da Redo Sgr, in fase attuativa.
Scalo Rogoredo e Scalo Greco Breda: entrambi con la presenza di Redo Sgr, nel primo caso sono previsti housing sociale e spazi pubblici, nel secondo il progetto “L’innesto”, primo distretto di affordable housing a zero emissioni di carbonio
Ex Trotto – EXTM (San Siro): progetto misto con consulenze di J+S, che ha collaborato anche alla stesura del DOCFAP per il futuro stadio di Inter e Milan
La Goccia (Bovisa): masterplan in mano a soggetti collegati all’indagine, con coinvolgimento economico di Marinoni
Nodi e Porte Metropolitane Milano 2050: progetto strategico sostenuto da Marinoni e Tancredi, interessa nove aree periferiche: Cascina Gobba, San Donato, Baggio, Fiorenza, Famagosta, Linate, Opera, Assago, Figino
Loreto Open Community (LOC): promosso da Nhood, il progetto di trasformazione di piazzale Loreto in agorà verde è attualmente sospeso dal Comune, prima fermo a causa della paralisi degli uffici dell’urbanistica per il filone iniziale delle inchieste giudiziarie. La decisione è legata a nuovi criteri ambientali e costi crescenti. Inoltre, secondo la Procura, nel 2024 Marinoni e Pella avrebbero avviato contatti con Carlo Masseroli, ex assessore e oggi manager di Nhood, che non risulta indagato.
C’è un tram a Milano che sembra una metro. Almeno per un tratto che scorre in sotterranea. C’è chi lo vorrebbe trasformare nella settima linea della metro di Milano. Anche perchè il numero c’è già.
# L’unica fermata sottoterra di un mezzo di superficie di Milano
E’ il 7. La linea che va da Precotto a Piazzale Lagosta, toccando 19 fermate. Ma ciò che lo rende unico è un tratto sotterraneo, il che gli dona un’aria da “metro”. Tra Largo Mattei e via Fieramosca, si trova l’unica fermata tranviaria interrata di Milano: Arcimboldi – Ateneo Nuovo. Una fermata strategica per l’Università Bicocca e il Teatro Arcimboldi.
# La fermata sotterranea: il video
# Uno dei pochi attivi anche di notte
Il 7 si inserisce nel progetto di metrotranvia “Interquartiere Nord”, con lavori in corso per prolungamenti verso Niguarda e Cascina Gobba (incluse ciclabili e passerelle) grazie a 86,3 M€ del PNRR.
E’ operativo 24 ore su 24, con una frequenza di circa ogni 7–10 minuti di giorno, e corse notturne. È una delle poche linee di superficie attive anche di notte che lo rende simile alla circolare 90/91, ma con meno rischi (“la più pericolosa” rimane quella circolare).
# Il primo tramlink
Prove in linea notturne tram Atm Tramlink
Milano ha adottato i nuovi tram serie 7700, bidirezionali, con display, telecamere e accessibilità per disabili: i cosiddetti tramlink. Il primo, l’unità 7701, ha debuttato il 19 febbraio 2025 proprio sulla linea 7.
# In futuro sarà circle line?
La “conversione” nella settima linea della metropolitana potrebbe diventare realtà. Sì, perché il 7 potrebbe essere coinvolto dal progetto di completamento della “Circle Line” che potrebbe portare a un anello capillare con 36 fermate.
Sergio di Bartolomeo FB – Circle Line Grande Milano
La massa negli ultimi due secoli è stato lo strumento di ogni potere. Le caratteristiche dell’uomo massa sono state teorizzate da almeno due secoli. Oggi, però, il nuovo strumento di omologazione sociale sta producendo una nuova figura: i robot umani.
# La massa, lo strumento dei potenti
Ph: delu_74 – Instagram
Durante tutta la storia dell’umanità, il potere ha sempre cercato di abbattere gli ostacoli alla propria affermazione e di utilizzare tutti gli strumenti per mantenere l’egemonia. Dal secolo scorso fino a pochissimo tempo fa, e per certi tratti finora, lo strumento privilegiato per affermare il proprio potere è stata la massa. Guardando all’Italia, il massimo interprete di un efficace utilizzo della massa fu Mussolini, che infatti grazie alla massa conquistò il potere e governò il Paese per circa 20 anni. Saper corteggiare la massa, assecondarne la psicologia, accontentarne le ambizioni e indirizzandola in maniera subdola verso la direzione voluta, permette di ottenerne il consenso. Ma cosa significa massa? Significa cercare di avere più individui possibili che coincidano tra loro nei valori, nelle aspirazioni, nel mondo di pensare. Chi può essere manipolabile è solo l’individuo che perde la sua identità: per il potere è strumento utile solo chi perde le sue caratteristiche distintive e originali, diventando come tutti gli altri. “Colpirne uno per educarne cento”, parafrasando il detto di Stalin, questo è il vantaggio di disporre di uomini-massa. Eppure anche l’uomo-massa cambia nel tempo. Soprattutto negli ultimi anni.
# Il capitalismo e la globalizzazione hanno riportato al centro l’individualismo
Durante lo scorso secolo è andato progressivamente ad affermarsi il capitalismo e, dopo di esso, il suo figlio più estremo: la globalizzazione. Contrariamente a quello che si possa pensare, la globalizzazione non ha trasformato le varie masse nazionali in una super massa mondiale, ma ha esasperato un individualismo sfrenato. Ergendo miti vuoti e pubblicitari, i cosiddetti “influencer”, ha generato una solitudine ricca di fama mondiale, contrapponendola alla solitudine di ragazzi e ragazze qualunque che, chiusi nella propria stanza, si collegano col mondo attraverso il proprio smartphone. In sostanza, la globalizzazione non ha creato connessioni capaci di generare un nuovo modello di comunità mondiale, ma ha connesso individui soli, creando un nuovo e accanito modello di individualismo. Uno degli effetti di questo individualismo è la scomparsa della massa, o almeno di quella come la conoscevamo fino ad ora. Ma il potere non può arrendersi a questo: ha bisogno di un soggetto unico da manovrare. Quale sta diventando il sostituto della massa?
# Da massa informe a individui isolati fisicamente ma uniti dallo stesso programma mentale
In un mondo interconnesso e digitalizzato, in cui anche solo per muovere guerra basta premere un bottone, l’uomo massa, divenuto nel tempo uomo zombie, privo di alcuna energia autonoma e creativa, non basta più. Non è più utile usare la psicologia della massa per creare degli effetti utili al comando: adesso è divenuto necessario programmare gli individui. Per riuscire a coniugare evoluzione tecnologica e necessità di comando, il tentativo più efficace è creare un uomo robot. Il passaggio dell’ultimo decennio è stato dall’uomo zombie, che si è visto occupare dal potere il proprio vuoto di autonomia esistenziale, all’uomo robot, che è diventato un output che reagisce come un impulso automatico ai comandi del potere. Un’evoluzione dunque, sempre a favore delle logiche di comando. Questo spiega la diffusione dell’intelligenza artificiale: aver allineato la mente umana a quella di un programma, ha determinato le condizioni per sostituire l’essere umano con una macchina, più efficiente e più competitiva. Lasciando all’essere umano l’unica prerogativa di protagonismo illusorio nel voto elettorale. Dove conta e crede di vincere solo se corrisponde al programma di sistema.
La monumentale stazione ferroviaria di Milano, il primo terminal italiano per i collegamenti internazionali (Zurigo, Berna, Basilea, Parigi e altri ancora) e il secondo per numero di passeggeri in transito, è diventata inadeguata per Milano. Con il trascorrere degli anni ha raggiunto il massimo della sua capacità a seguito del costante aumento dei viaggiatori, venendo superata dalla Stazione Garibaldi per numero di connessioni verso l’estero.
Abbiamo già segnalato come tra le criticità di Milano ci siano proprio i collegamenti: aeroporti con poche destinazioni intercontinentali, nessuna stazione degli autobus (se si eccettua l’imbarazzante Lampugnano), i pochi treni internazionali, le stazioni oramai sature e i treni pendolari spesso pieni all’inverosimile e in ritardo. Se facciamo paragoni con altre città il risultato è deludente.
# Il confronto con Vienna Hauptbahnof e Roma Termini
Credits silvyghi IG – Frecciarossa Roma Termini
Mentre da Milano si possono raggiungere sette nazioni,dalla Capitale austriaca se ne raggiungono diciassette. Questo la rende uno dei più importanti se non il più importante snodo ferroviario europeo. Se facciamo invece un confronto con il numero di passeggeri in transito a RomaTermini, si rimane sconcertati. A Milano Centrale transitano 120 milioni di passeggeri all’anno, nella principale stazione romana si arriva a 150 milioni.
# Margini di crescita ampi per il traffico ferroviario di Milano, ma ci sono troppi limiti
Sommando il traffico di tutte le stazioni di Milano e tutte le stazioni di Roma da Milano transitano certamente più treni. Il punto è che i margini di crescita sono ampi ma la eccessiva frammentazione di soggetti coinvolti nella gestione delle ferrovie e i limiti strutturali sono un grande freno. Milano ha le potenzialità per diventare uno snodo ferroviario ancora più importante di quanto non sia ora, ma bisogna volerlo. Milano è il centro centro economico del paese, si trova in una ottima posizione geografica tra Europa del nord ed Europa mediterranea, tra Est e Ovest. La città attira sempre più ricchi da tutto il mondo, è anche una delle città più visitate in Europa. Ci vuole però la determinazione, un’idea di sviluppo a lungo termine, oltre ad ingenti investimenti. Serve poi una lungimiranza politica che amministratori locali timorosi e provinciali, politici nazionali totalmente inadeguati e romanocentrici difficilmente riusciranno ad avere.
Ammesso e non concesso che vengano però superati questi enormi ostacoli politico burocratici, quali potrebbero essere le soluzioni da adottare per far di Milano il principale scalo ferroviario europeo?
# Cosa fare della Stazione centrale: trasformarla o dismetterla?
Maps – Fronte Stazione Centrale
Bella e storica, è un simbolo di Milano. Oramai però è obsoleta, ha solo 24 binari e sono tutti di testa. Questo rende lo smistamento dei treni molto più lento. Ingrandirla? Se ne parla da tempo ma l’operazione è parecchio complessa. Spazio in superficie non è disponibile e si renderebbe pertanto necessario scavare ricavando un piano sotterraneo (eventualità già presa in considerazione più volte), ma la falda acquifera in quella zona è molto alta. La stazione è degli anni ’30: ampliare una struttura così vecchia e monumentale è assai complicato, senza contare che i costi sarebbero altissimi.
In alternativa la si potrebbe declassare a terminal per i collegamenti con gli aeroporti o renderla una stazione dedicata al traffico pendolari. Come soluzione estrema si potrebbe smantellare completamente utilizzandola per altri scopi, come avvenuto a Madrid.
# Le 3 alternative alla Centrale
Nel caso venisse declassata la Stazione di Milano Centrale, si dovrebbe però costruire una nuova stazione moderna, con molti più binari o ampliarne una già esistente. Quali potrebbero essere le alternative?
AI – Rho Fiera Stazione Centrale
#1 Mind-Rho Fiera
MIND, il futuristico quatiere della ricerca e dell’innovazione in fase di sviluppo sulle ceneri dell’EXPO potrebbe ospitare una nuova grande stazione ferroviaria. L’area ex Expo ha una ampia disponibilità di spazio, è già ben collegata da passante dalla metropolitana e dall’alta velocità a Rho Fiera. Inoltre è una zona di enorme importanza stategica, con un grande sviluppo sviluppo in corso che sta vedendo l’insediamento di diverse multinazionali farmaceutiche e dedicate alla ricerca medica. Si potrebbe creare una stazione ex novo tra il polo fieristico e MIND, oppure ampliare l’attuale stazione di Rho Fiera e immaginare già oggi un potenziamento della futura stazione di MIND Merlata della Circle Line.
Credits ilgiornale – Progetto Stazione di Rogoredo
#2 Rogoredo
Ora nota più per la presenza di tossicodipendenti, un ampliamento della stazione non sarebbe una idea da scartare. Una soluzione di questo tipo presenterebbe diversi vantaggi: collegata dalla metropolitana e dall’alta velocità e situata in un quartiere con alto potenziale di crescita.
AI – Bovisa Stazione Centrale
#3 Bovisa
Forse la scelta più coraggiosa, ma non per questo la meno valida. Costruire la nuova stazione centrale alla Bovisa avrebbe diversi aspetti positivi che andrebbero valutati con attenzione. Innanzitutto è un quartiere a metà strada tra l’estrema periferia il centro città, è un distrettouniversiatario ed è pienamente coinvolto da importantissimi sviluppi urbanistici tra cui la Gocciae lo Scalo Farini. La Bovisa è una zona ben servita dai mezzi pubblici, manca solo la metro, e l’attuale stazione è in fase di potenziamento. L’unico limite è quello di non essere collegata dall’alta velocità.
Cosa serve per far compiere alla città questo grande passo? Occorre la volontà, il superamento di problemi tecnici e politici, e infine valutazioni economiche e sinergie tra soggetti che rendono ora il quadro frammentato e contorto, e che renderebbe un qualunque progetto di difficile attuazione. È però un dato incontrovertibile che Milano Centrale e Milano Porta Garibaldi siano al massimo delle proprie capacità e non rispondano più alle esigenze di una metropoli come Milano. In ogni caso non possiamo permetterci di rimanere indietro e perdere il treno.
L’eterna questione sul bene e il male. Che cosa è il bene? Che cosa è il male? La risposta è: dipende. Dipende dal punto di vista. Ciò che per un essere umano è un escremento, per una mosca è cioccolato. E questo vale anche in società. Se si prende però un criterio ontologico, il criterio di natura rilanciato da Husserl, per bene si deve intendere ciò che è funzione della natura. Male è invece ciò che è contro la natura. In quest’ottica pare evidente che la società umana sia sempre più governata dalle forze del male, forze che stanno svilendo la natura umana e amplificando elementi di disumanità. Forze del male che sono così diffuse che per contrastarle forse oggi la strada maestra dovrebbe essere quello di assecondarle. Perché in quanto forze del male l’esito finale non potrà che essere la loro autodistruzione.
# Il male che spopola
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Negli ultimi vent’anni abbiamo avuto la possibilità di osservare come il male e il nulla devastante prendessero forma e si impadronissero delle cose del mondo. Lo si è visto con l’affermarsi del consumismo materialista, che ha svuotato i cuori e le menti delle persone. Lo si è visto con l’imporsi di forze continentali che dettano legge sulla scena internazionale solo e unicamente legittimati da quante bombe atomiche conservano nel proprio arsenale. Senza parlare di mafie, corruzione, accumulazione ossessiva di ricchezza mai utilizzata. Queste forze del male stanno spadroneggiando a ogni livello, economico, politico, sociale, e diventa ormai frustrante provare a opporre una reazione o ipotizzare delle alternative.
# In questo mondo il bene è diventato strumento del male
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Molti credono che per arginare il male bisogna semplicemente posporlo al bene. Questo approccio, limitato e relativista, ha dato vita a tantissime reazioni forse troppo goffe e mal organizzate. Spesso addirittura controproducenti. Questo nasce perché il vero problema nella produzione del bene è l’ignoranza. A parole tutti si dicono dalla parte del bene e desiderosi di farlo. Ma cosa significa fare il bene? E come si può fare? Il bene ha un’accezione ontologica: chiunque di noi ha in sé l’idea del bene. Che va oltre la morale o la religione. Ma il bene è diventato preda dell’ideologia che ha trasformato il bene in una questione sociale e morale. Il bene per la società, non è quello che produci a te stesso o agli altri, persone in carne e ossa, ma è diventato come contribuisci a lotte di sistema. Bene è qualcosa di astratto, lontano, come il contrastare il climate change impedendo a una persona povera e anziana di utilizzare la sua vecchia macchina per poter badare al suo sostentamento. Bene è impedire agli altri di perseguire una loro autorealizzazione autonoma e distintiva in nome di valori sociali fittizi da imporre a tutti. Si pensi alle manifestazioni di sensibilizzazione, alle campagne d’educazione nelle scuole, al tentativo di un assalto al potere da parte di forze politiche inizialmente dirompenti ma poi conformate dalla macchina del potere. Proprio questo è il punto: il bene sociale è ciò che viene definito da chi ha il potere e che, di conseguenza, dà vantaggi al potere. Come può essere imporre un consumo contro i reali bisogni del soggetto, solo per favorire una determinata industria come quella automobilistica o militare. Ma in una situazione che sembra ormai perduta per l’essere umano, quale può essere la reale soluzione?
# “Cavalcare la tigre” è l’unica soluzione
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Julius Evola, illustre pensatore del secolo scorso, affermava una cosa interessante rispetto a questi temi. In “Cavalcare la Tigre” egli affermava che «in un mondo che si dissolve, chi sa ‘cavalcare la tigre’ può non solo sfuggire alla rovina, ma anche trarre profitto dal processo di dissoluzione per affermare qualcosa di superiore.». E ancora: «si lascino pure gli uomini del tempo nostro parlare, con maggiore o minore sufficienza e improntitudine, di anacronismo e di antistoria. […] Li si lascino alle loro ‘verità’ e ad un’unica cosa si badi: a tenersi in piedi in un mondo di rovine.». In sostanza, in un mondo in cui non v’è nulla da conservare se non un’azione continua e imperante del male, tanto vale assecondarlo, il male, condurlo ad esprimersi alla sua ennesima potenza in modo tale che, per la propria natura distruttrice, esso porti ad annientare anche sé stesso. Così facendo le forze del male si annullano da sole, lasciando spazio libero alle forze del bene che, per definizione, sopravvivono al male nonostante l’immane forza distruttrice di quest’ultime. E forse il periodo che stiamo vivendo riflette proprio questo: le forze del bene potrebbero avere smesso di contrastare il male, decidendo di assecondarlo al fine di portarlo all’autodistruzione, lasciando finalmente null’altra possibilità se non quella di ricostruire partendo da presupposti di valori naturalmente umani, come quelli della bellezza e della autentica bontà.