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La nuova mappa della metro: le 4 novità e la “super-mappa” all’orizzonte

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Mappa Atm metro e linee S

Le linee suburbane e il passante erano le mancanze più evidenti nelle precedenti versioni della cartina del trasporto pubblico. Vediamo come è cambiata negli ultimi anni.

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La nuova mappa della metro: le 4 novità e la “super-mappa” all’orizzonte

# Nella mappa aggiornata sono state inserite le linee suburbane e la futura M4

Prima
Prima

Fino a qualche anno fa la cartina della rete metropolitana milanese era carente nel mostrare l’integrazione della rete metropolitana con quella suburbana e il passante, indicate con un’unica linea blu con le direzioni alle estremità in base alle destinazioni (immagine in alto). 

Nella versione aggiornata della mappa ATM affissa nelle stazioni metropolitane e nei convogli dei treni, da qualche mese vede l’aggiunta di tutta la linea M4. Non solo: si è anche fatto un deciso passo in avanti per risolvere queste criticità. Questi sono i cambiamenti più interessanti rispetto al passato. 

Ora

#1 Indicazione di tutte le linee S con specifica colorazione

Sono state inserite tutte le linee suburbane ognuna con la sua specifica colorazione per distinguerle, dalla S1 alla S13. Si riconoscono perché vengono indicate con delle linee più strette rispetto a quelle delle linee metropolitane.

#2 Inserimento del passante

Nella mappa è stato aggiunto il passante, il tratto di ferrovia urbana sotterranea tra Porta Vittoria e Lancetti che taglia in diagonale la città, che raggruppa quasi tutte le linee S che passano a Milano.

#3 Migliorata l’indicazione del collegamento Cascina Gobba M2- Ospedale San Raffaele

Il collegamento tramite MeLA tra Cascina Gobba M2- Ospedale San Raffaele è visibile e soprattutto direzionato correttamente verso sud est invece che verso ovest.

#4 Indicazione delle zone tariffarie da Mi1 a Mi6

Infine sono esplicitate le nuove zone tariffarie previste dal nuovo sistema tariffario integrato dei trasporti introdotto nel 2020, fino alla Mi6. La Mi1 indica il Comune di Milano, le numerazioni successive a corone circoncentriche si allargano fino a tutta la Città Metropolitana e alla Provincia di Monza Brianza.

Leggi anche: La nuova mappa della metro di Milano

# La “Super-Mappa”: fermate fuori Milano e Aeroporto di Malpensa

Credits: Nicola Russi

Si può però ancora migliorare. Per essere ancora più funzionale la cartina ATM dovrebbe riportare anche tutte le fermate fuori Milano e Regione Lombardia delle linee S per dare informazioni sia al pendolare che viene in città e sia al milanese che deve uscire all’esterno, comprese quelle che portano all’aeroporto internazionale di Malpensa. Ad esempio questa qui sopra è una mappa integrata realizzata dal Prof. Nicola Russi,che mostra in modo chiaro tutte le destinazioni raggiungibili dalla città e viceversa come arrivare da tutta la regione e anche dalla Svizzera. 

Continua la lettura con: La mappa della Milano «politicamente scorretta»

FABIO MARCOMIN

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MTV Italia, Milano è in fermento

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Non era solo un canale tv. E’ stato il colore di Milano.

MTV Italia, Milano è in fermento

Credits: @mtvitalia
MTV Italia oggi

1997. Dopo una grande attesa prende il via MTV Italia. Parte subito con il botto con gli MTV Day in cui spadroneggiano gli U2. Prima di allora gli italiani avevano conosciuto la musica in video grazie alle finestre del pomeriggio di DeeJay Television ma soprattutto attraverso gli schermi di VideoMusic, piccola e ancora artigianale tv che trasmetteva dalla Toscana. VideoMusic con i suoi video in successione, accompagnati di solito da semplice didascalie, è stata per molti la colonna sonora che faceva sfondo allo studio o al lavoro, un’alternativa alla radio di cui replicava tempi e programmazione. L’impatto di VideoMusic in Italia è stato forte. Ma se oggi la si confronta con quello che è stata MTV Italia, sembra la preistoria. 

Nel mondo MTV già spopolava. Nel Vecchio Continente era arrivata con MTV Europe che trasmetteva in inglese con musica nella stessa lingua. Il colosso della musica in televisione ha capito che in molti paesi la musica locale era un fattore di identità e gli artisti nazionali riscuotevano un interesse sempre maggiore. Per non perdere il mercato bisognava diversificare l’offerta: i principali paesi in Europa dovevano avere una loro MTV. Così fu anche per l’Italia. 

Inizialmente anche le trasmissioni in lingua italiana provengono da Londra. Ma dopo il primo anno MTV diventa italiana a tutti gli effetti, spostandosi a Milano. Gli uffici sono in San Babila dove si riuniscono i creativi. Mentre i programmi vengono trasmessi dagli studi di una traversa del Naviglio Martesana: ben presto si riconosce il posto dalle frotte di ragazzini e ragazzine che attendono gli ospiti e i vee-jay. Già i vee-jay. Un’invenzione di MTV: i dee-jay che mettono la faccia e diventano l’emblema del canale. In breve diventano più rockstar delle stesse star della musica. Oggi ci sono gli influencer, allora i volti più familiari erano Andrea Pezzi, Marco Maccarini, Kris & Kris, Giorgia Surina, Camila Raznovich, Valeria Bilello, Victoria Cabello, Enrico Silvestrin, Alessandro Cattelan, Massimo Coppola e gli altri volti di MTV quasi più celebri degli stessi cantanti. 

Ma l’impatto di MTV non è rimasto sugli schermi: ha tracimato in tutta Milano.
MTV Italia nei suoi primi anni, sotto la guida di Antonio Campo dall’Orto, è stata uno tsunami di creatività in un panorama televisivo che stava diventando asfittico. La creatività ha riguardato i programmi che costituivano un collaterale della musica, ma ha anche orientato la produzione artistica. Con MTV Italia si è affermata una musica più indipendente e d’avanguardia rispetto a quella che girava nelle grandi radio e che si vedeva nelle ospitate televisive. E Milano è diventata il centro polare di una scena musicale per certi versi irripetibile, soprattutto da quando si sono affermati i talent show.

Anche perché a fine anni Novanta Milano era un immenso talent show. Con gruppi e cantanti che si esibivano ovunque, sperando di arrivare in uno dei programmi di MTV. Senza MTV Italia grandi protagonisti della musica di allora, come i Blu Vertigo di Morgan, gli After Hours di Manuel Agnelli, i Casinò Royale, i Marlene Kuntz, i Prozac +, i Verdena o i Subsonica forse sarebbero rimasti nei sottoscala in un’eterna gavetta. Invece molti di loro hanno sbancato, diventando una miccia per una creatività che rifuggiva il conformismo del mainstream e del politically correct. Ma l’impatto di MTV Italia non riguardava solo la musica: il fatto di produrre programmi sperimentali faceva di Milano la terra promessa per chiunque avesse qualcosa di originale, dall’autore al disegnatore, dallo scenografo al programmatore.

Nei primi anni di MTV Italia Milano era il centro di un fermento di creatività trasversale che ha portato un colore e un’energia mai più rivissuta in seguito. Forse la Milano di oggi avrebbe bisogno proprio di questo, sopra ogni altra cosa. Di più colori, di più energia, di sognare nuovi orizzonti, infrangendo la prigione mentale dell’omologazione e della paura del giudizio degli altri. 

#milanograffiti

Continua la lettura con: La prima discoteca di Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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10 invenzioni diffuse nel mondo che non sapevi fossero italiane

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Credits thisisdanielle_ IG - Moon Boot

La genialità è sempre stato una delle migliori caratteristiche riconosciute agli italiani dal resto del mondo. Sono molte infatti le invenzioni che sono nate in Italia o partorite dalla mente dei nostri concittadini. Scopriamo quelle che forse non tutti conoscono.

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10 invenzioni diffuse nel mondo che non sapevi fossero italiane

#1 Moonboot, la classica calzatura doposcì, è stata inventata dal veneto Giancarlo Zanatta

Credits thisisdanielle_ IG – Moon Boot

Moon Boot è la classica calzatura doposcì indossata da anni da milioni di sciatori. La sua invenzione si deve a Giancarlo Zanatta, imprenditore e produttore di scarponi di Montebelluna, che prese ispirazione dagli scarponi indossati dagli astronauti e ne registrò il marchio nel 1978 con la sua azienda Tecnica.

#2 Alla fine degli anni ’20 del ‘900 a Fiumicino volò il primo prototipo di elicottero funzionante e utilizzabile

Credits Ale g878 wikiepdia – D’AT3

Dopo diversi tentativi andati a vuoti di realizzare un elicottero realmente funzionante, l’ingegnere italiano Corradino D’Ascanio e il barone Pietro Trojani riuscirono nell’intento. Nel 1925 fondarono la Società D’Ascanio-Trojani che dopo i primi due prototipi D’AT1 e D’AT2, realizzarono il D’AT3 dotato di due rotori coassiali e controrotanti. Pilotato dal maggiore Marinello Nelli all’aeroporto di Ciampino di Roma si rivelò il primo prototipo di elicottero funzionante e utilizzabile.

#3 Nel 1449 si tenne a Milano la prima lotteria pubblica al mondo

Credits ChiniGaray-pixabay – Lotteria

L’inventore del primo gioco della lotteria si fa risalire al banchiere milanese Cristoforo Taverna. In piazza Sant’Ambrogio a Milano, il 9 gennaio 1449 si tenne la prima lotteria pubblica al mondo, con lo scopo di aiutare le esangui casse della Aurea Repubblica Ambrosiana, allora in guerra contro Venezia.

Leggi anche: In Sant’Ambrogio si tenne la PRIMA LOTTERIA pubblica del mondo: poi ci copiarono francesi e inglesi 

#4 Negli anni ’60 un’azienda fiorentina registrò il marchio Autovelox

Credits Alexss2011 – wikipedia – Fiorello Sodi inventore autovelox

Il marchio Autovelox è stato registrato dell‘azienda fiorentina Sodi Scientifica negli anni ’60 e in Italia viene comunemente utilizzato riferendosi genericamente a tutti i misuratori di velocità su strada dei veicoli. La commercializzazione degli Autovelox in Italia è cominciata nel 1972, in altri Paesi del mondo vengono comunemente chiamati radar o cinemómetros.

#5 Enrico Fermi progettò e guidò la costruzione del primo reattore nucleare a fissione

Credits distelAPPArath-pixabay – Reattore nucleare

Fu Enrico Fermi a progettare e guidare tra la fine degli anni ’30 e gli inizi degli anni ’40 la costruzione del primo reattore nucleare a fissione che produsse la prima reazione nucleare a catena controllata. Fu anche uno dei direttori tecnici del Progetto Manhattan che portò alla realizzazione della bomba atomica.

#6 A San Paolino vescovo di Nola è attribuita l’invenzione della campana con batacchio interno

Credits dimitrisvetsikas1969-pixabay – Campana

Secondo una leggenda, la campana con batacchio interno sarebbe un’invenzione italiana: sarebbe stata introdotta da san Paolino vescovo di Nola nel V secolo. Tale vescovo è infatti considerato dalla Chiesa il patrono dei campanari “ad orbis”, poiché a lui è attribuita, per convenzione, l’invenzione delle campane come oggetto utilizzato in ambito ecclesiastico.

#7 Il violino, invenzione del bresciano Salò nella metà del ‘500

Credits hauntedjack -pixabay – Violino

La tradizione assegna l’invenzione del violino all’italiano G. da Salò, verso la prima metà del ‘500, primo liutaio bresciano di grande fama. Il primo violino conosciuto che abbia tutte le caratteristiche dello strumento è quello di A. Amati, risalente al 1570 circa, che insieme ai suoi figli diede inizio alla scuola cremonese di liutai. Tra i nomi più famosi G. Guarneri del Gesù e di Stradivari.

#8 Il brevetto del cono gelato fu depositato da Italo Marchioni nel 1903

Credits StockSnap-pixabay – Cono gelato

Risale al 1903 l’invenzione del cono gelato ad opera dell’italiano originario del Cadore Italo Marchioni. Il brevetto fu depositato a Washington D.C. e dopo 120 anni di storia è ancora uno dei prodotti di food design italiani più importanti e famosi in tutto il mondo.

#9 La radio, brevettata da Marconi alla fine dell’800

Credits makamuki0-pixabay – Radio antica

Fu Guglielmo Marconi a brevettare la radio il 2 luglio 1897 a Londra. La prima comunicazione avvenne nel dicembre del 1901 quando una radio transatlantica coprì una distanza di 3.200 km da Poldhu, Regno Unito, a St. Johns, Terranova. 

#10 L’invenzione del telefono viene riconosciuta a Meucci

Credits AlLes-pixabay – Telefono

Nel 1849 Antonio Meucci nel corso di esperimenti di elettroterapia scoprì la trasmissione della voce per via elettrica, divenendo il primo pioniere del telefono elettrico della storia. Considerato a tutti gli effetti l‘inventore del telefono, nonostante la diatriba giudiziaria con Graham Bell, nel 1871 ha brevettato un apparecchio, chiamato telettrofono, che permetteva di comunicare a distanza.

Fonte: Wired

Continua la lettura con: PORTA TENAGLIA, la porta sconosciuta di Milano

FABIO MARCOMIN

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M6, M7, M8, M9 e M0: le linee metropolitane che mancano nel futuro della rete milanese

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M8

La metropolitana di Milano sta espandendo la sua rete ma ci sono ancora numerose tratte non servite che potrebbero essere coperte da nuove linee. Vediamo alcune ipotesi.

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M6, M7, M8, M9 e M0: le linee metropolitane che mancano nel futuro della rete milanese

#1 Il tracciato per la M6 verso Opera a sud e in direzione di Baranzate e Bresso a nord

M6

La futura linea metropolitana M6 dovrebbe transitare a sud lungo l’asse di via Ripamonti con capolinea a Opera, mentre verso nord con passaggio dall’Arco della Pace e Corso Sempione e due diramazioni: una verso Baranzate e l’altra verso Bresso. Le altre linee intercettate sarebbero la M4 a Santa Sofia, la M3 a Missori e Maciachini, la M1 e M2 a Cadorna e la M5 a Gerusalemme oltre alla linee S e R.

#2 La M7 sul tracciato della metrotranvia nord con prosecuzione a Molino Dorino M1

M7

Il tracciato di una ipotetica M7 potrebbe ricalcare quello della futura metrotranvia nord con prosecuzione fino a Molino Dorino M1 e fermate intermedia a Stephenson e MIND.

#3 La M8, la vera Circle Line di Milano

M8

Il percorso di una eventuale M8 potrebbe essere quello della vera Circle Line di Milano. Percorrendo in parte il tracciato della filoviaria 90/91, e in parte un tracciato più esterno, andrebbe a realizzare una metropolitana circolare chiudendo l’anello ad ovest e intersecando tutte le altre linee con fermate strategiche come quella del Villaggio Olimpico o del nuovo quartiere di Merezzate.

#4 La linea M9, la linea semicircolare esterna

M9

La linea M9 potrebbe invece avere un percorso semicircolare più esterno che da Lotto M1-M5 intersechi la M4 a Frattini, attraversi il Vigentino e correndo sul quadrante est della città si incroci a Cascina Gobba per poi terminare a Sesto FS.

#5 La linea M0, la piccola Circle Line

M0 – Circle Line interna

La M0 potrebbe essere una piccola metropolitana circolare interna che ricalca parzialmente il percorso dell’attuale tram 9 e del tram 10.

#6 Il prolungamento a sud della M2

Prolungamenti M2 a sud

La linea M2 potrebbe essere prolungata a sud est in direzione Gratosoglio, poi con fermate a Selvanesco, Nosedo, Rogoredo, Chiaravalle e capolinea a Poasco, a sud ovest con 6 fermate fino a Binasco.

#7 La metrotranvia rapida per la linea Milano-Limbiate o la trasformazione in metropolitana con estensione della M3

Milano Limbiate

La metrotranvia Milano-Limbiate, chiusa per motivi di sicurezza, si potrebbe trasformare in metrotranvia rapida o in alternativa ridurre il numero di fermate per fare diventare il tratto tra Comasina e Limbiate un prolungamento della linea M3.

Continua la lettura con: La “storia infinita”; giunge al termine? Sala annuncia la data dell’INAUGURAZIONE M4

DOMENICO BULZIS

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I 5 locali più assurdi di Milano

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Credits iperattivo IG - Iter

Se si vuole trascorrere una serata fuori dall’ordinario, Milano è la città perfetta. Dai cocktail bar allestiti in una chiesa ai ristoranti in stile anni Sessanta, sono molti i locali particolari che si trovano nel capoluogo lombardo. Vediamo insieme quali sono.

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I 5 locali più assurdi di Milano

#1 Tranvai, una birretta a bordo di una tram

Credits larobadirobi IG – Tranvai

Situato nel parco della Martesana, Tranvai sorge nello storico tram 1522. Nata nel 1928, la serie di tranvai 1500 è resistita alla dittatura, alla seconda guerra mondiale, agli anni di Piombo ed è quindi diventata il simbolo di Milano. Acquistato negli anni ’90 da un anziano signore, il tram 1522 era un semplice baretto di quartiere. Ora, gestito da quattro giovani ragazzi, il Tranavi è rinomato per l’economico aperitivo, accompagnato da un abbondante tagliere di salumi e formaggi. Nota: riapre a marzo 2025.

Indirizzo: Via Gianfranco Zuretti, 63

#2 RisoeLatte, in perfetto stile anni Sessanta

Credits Credits milanosecrets IG – Riso e Latte

Situato a pochi passi dal Duomo, Riso e Latte ripropone l’aria di casa, intima e casalinga.
Tovaglie a quadri, bicchieri vintage e perfino un jukebox funzionante catapultano i clienti del locale negli anni Sessanta. La vera chicca, però, è il bagno. Qui, infatti, si trovano una vestaglia, una cuffia da notte, una retina con i bigodini e le tipiche piastrelle che tappezzano il bagno di casa dei nonni. Il ricco menù di Riso e Latte ripercorre i grandi classici della cucina meneghina: risotto giallo, mondeghini, ossobuco e, immancabile, il riso e latte, declinato sia in versione dolce che salata.

Indirizzo: Via Manfredo Camperio, 6

#3 Unseen, il luogo dove il bagno vi porta in un mondo parallelo

Credits gaiacolombini IG – Unseen

Ideato da Milo Occhipinti, Unseen è il primo locale Vaporwave in Italia. La prima cosa da fare appena entrati è dirigersi in bagno. All’apparenza una comunissima toilette, con specchi e piastrelle bianche, ma tutto si trasforma quando si schiaccia il pulsante rosso. Le luci si spengono e sui muri appaiono simboli e scritte fluorescenti che vi porteranno in un mondo parallelo. La stessa illuminazione è presente anche nel locale così da rendere i cocktail instagrammabili.

Indirizzo: Via Ronchi, 13

#4 La Chiesetta, il locale dove il sacro incontra il profano

Credits elena.ambrosini93 IG – La Chiesetta

Nel cuore di Chinatown, si trova una chiesa sconsacrata in stile gotico di fine Settecento, che quasi passa inosservata. Prima luogo di culto, ora si è trasformato in un cocktail bar dove gli inginocchiatoi hanno lasciato il posto a un lungo bancone dove si trova Don Angel, “parroco” e bartender. Dal nome La Chiesetta, qui si può ordinare la miracolosa “Sangria del Priore”, il Sangue di Giuda o il PapaNero, ovvero i migliori “Chupitos della parrocchia”.

Indirizzo: Via Paolo Lomazzo, 12

#5 Iter, dove Chat Gpt crea il vostro cocktail

Credits iperattivo IG – Iter

Molto frequentato dai milanesi, Iter è uno dei migliori 500 bar a livello mondiale. Non solo, poiché si tratta del primo locale in Italia dove la lista dei drink è stata realizzata dall’intelligenza artificiale, dopo un botta e risposta con il barman. Quindi, il risultato finale è la creazione di un cocktail realizzato a quattro mani, dove l’uomo ha dovuto aggiungere solo il tocco finale.

Indirizzo: Via Mario Fusetti, 1

Continua la lettura con: 5 LOCALI per 5 REGIONI

SILVIA AROSIO

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Come andare da Milano a Brescia: le straordinarie immagini della Elizabeth Line, la linea più lunga dell’intera metro di Milano

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Ph. @alexballaman IG

Come andare in metropolitana da Milano a Brescia: è la Elizabeth Line, la linea dei record di Londra. Vediamo i suoi numeri e una speciale fotogallery ripresa da Instagram. 

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Come andare da Milano a Brescia: le straordinarie immagini della Elizabeth Line, la linea più lunga dell’intera metro di Milano

# La fotogallery

# Come andare da Milano a Brescia con la metro

Paddington – ph. @gingeinlondon IG

Lunga ben 100 chilometri (pensate di andare da Milano fino a Brescia comodamente in metropolitana) attraversa l’intera città da est a ovest coprendo 60 miglia da Reading a Shenfield. L’opera è pensata anche per abbellire la città: ogni livello di superficie delle stazioni è un intervento di riqualificazione urbana.

Continua la lettura con: Le 3 anomalie irrisolte della metro di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Loreto, forse ci siamo: via ai cantieri per la riqualificazione. Ecco come diventerà: rendering della piazza e le foto di buenos aires

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Loc - Loreto Open Community

Finalmente ci siamo, anche se è giusto essere scettici fino a quando la prima ruspa non sarà all’opera. Il piazzale è destinato a essere rivoluzionato unendosi al restyling di corso Buenos Aires. Vediamo cosa prevede il progetto e quando dovrebbero partire i cantieri.

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Loreto, forse ci siamo: via ai cantieri per la riqualificazione. Ecco come diventerà: rendering della piazza e le foto di buenos aires

# Un’agorà verde con un anfiteatro, negozi, uffici e il traffico spostato all’esterno della piazza

Finalmente ci siamo, anche se fino all’intervento della prima ruspa è giusto essere scettici. Piazzale Loreto è destinato a essere rivoluzionato diventando in parte pedonale e soprattutto ecosostenibile: si vuole trasformarlo in un’agorà verde per mettere in connessione NoLo e l’asse corso Buenos Aires/viale Monza/viale Padova. Gli interventi previsti sono:

  • lo spostamento del traffico all’esterno, ai margini della piazza;
  • la costruzione di 3 nuovi edifici, con terrazze verdi sui tetti, destinati ad uso commerciale, uffici e svago;
  • al centro una sorta di agorà con gradoni e un anfiteatro, dove si potrà assistere a concerti, mercati e manifestazioni di vario tipo. 

Nello specifico, su 9.200 mq complessivi di tutta l’area, si contano:

  • 3.900 mq a verde, con aiuole e 500 tra arbusti e alberi;
  • 1,2 km di piste ciclabili;
  • 1.200 mq di pannelli solari,;
  • 60 stalli per le biciclette, oltre a quelli per il bike sharing;
  • 11 postazioni di ricarica elettrica

Leggi anche: PIAZZALE LORETO diventa AGORÀ VERDE: il primo tassello della MAXI riqualificazione

# Quando è attesa la partenza dei cantieri

Maps – Piazzale Loreto dall’alto

La tempesta giudiziaria che ha colpito il settore immobiliare milanese sembrava poter mettere a rischio anche la trasformazione di piazzale Loreto. Sala aveva detto come il possibile cambio dell’iter avrebbe potuto far cambiare idea a Nhood Italia, i proponenti del progetto LOC, Loreto Open Community uscito vincitore dal concorso internazionale Reinventing Cities. La stessa aveva però pubblicato un comunicato in cui esprimeva «la chiara volontà di portarlo a compimento nel più breve tempo possibile e contribuire così al miglioramento della qualità della vita dei cittadini.» Alla fine la pratica è stata condotta in porto dagli uffici dell’Urbanistica, rimasti impantanati a seguito delle inchieste della magistratura, mantenendo il permesso di costruire convenzionato come titolo edilizio per far partire i lavori e quindi senza necessità di un piano attuativo. L’esito positivo della conferenza dei servizi è stato l’ultimo scoglio da superare: a marzo è atteso l’avvio dei cantieri della durata prevista di oltre due anni.

# Entro la fine del 2025 il completamento del restyling di corso Buenos Aires

I cantieri avrebbero dovuto correre quasi in parallelo a quelli del restyling di corso Buenos Aires, che invece dovrebbero terminare entro la fine del 2025, per dar vita a un unico “boulevard verde” da Porta Venezia a piazzale Loreto da esibire per le Olimpiadi Invernali 2026.

Come si può vedere dall’ultimo reportage fotografico di Urbanfile i cantieri in carico al Comune di Milano sono concentrati tra piazza Oberdan e via Melzo, verso i bastioni di Porta Venezia, mentre quelli a scomputo oneri sono già stai completati nel lato dispari che va da via Petrella a via Pergolesi e sono in corso sul lato opposto. 

All’allargamento dei marciapiedi, realizzati in pietra, si è affiancata la realizzazione di aiuole verdi e vasche per alberi e arbusti con messa a dimora di alberi alti fino a 5 metri dove possibile. Previsto inoltre il consolidamento dell’itinerario ciclabile esistente con la colorazione rossa e i cordoli definitivi in pietra.

Leggi anche: Buenos Aires sarà un “boulevard verde”: avviati anche i lavori del PNRR

Continua la lettura con: Rogoredo, l’ultima frontiera: la possibile riqualificazione della «Porta Sud» di Milano

FABIO MARCOMIN

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Bodycam e intelligenza artificiale: saranno i milanesi a sconfiggere il crimine a «Gotham City»?

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Milano è Gotham City? La classifica de Il Sole 24 ore pone la città al primo posto in Italia per crimini e le cronache aumentano la preoccupazione dei milanesi, con gli ultimi fatti di Piazza Duomo a Capodanno o il video con un tentato furto a un turista dell’orologio dal valore di 400mila euro. E se la soluzione venisse proprio dai cittadini, con l’utilizzo della tecnologia? Vediamo come. 

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Bodycam e intelligenza artificiale: saranno i milanesi a sconfiggere il crimine a «Gotham City»?

# Sicurezza: Milano è «Gotham City»?

Il sindaco lo nega, ma la sicurezza è il problema principale che attanaglia la città. Secondo i dati del Sole 24 Ore, con un indice di 6.991,3 denunce ogni 100.000 abitanti, Milano si trova al primo posto tra le città più insicure d’Italia.

Nel 2023 sono state registrate 124.631 denunce per furti, 4.123 per rapine, 3.832 per lesioni dolose e 20.029 per frodi informatiche. Attendiamo i dati per il 2024, ma le notizie di cronaca dello scorso anno, e l’inizio del 2025, non fanno di certo ben sperare. Milano è Gotham City, ma se Gotham aveva Batman, Milano ha i suoi cittadini.

Per motivi legislativi e culturali non si può avere i cittadini che girano armati né creare squadre di psicopoliziotti, soprattutto in una società dove la responsabilità individuale è spesso delegata alle istituzioni. Tuttavia, ci sono almeno un paio di modi in cui i cittadini potrebbero essere responsabilizzati senza esporsi a pericoli diretti.

# Bodycam ai cittadini per una Milano più sicura?

Un primo passo potrebbe essere l’introduzione delle bodycam, come quelle in dotazione agli agenti in servizio. Negli Stati Uniti, le bodycam sono nate per sorvegliare l’operato delle forze dell’ordine, ma a Milano potrebbero avere un utilizzo diverso: migliorare la sicurezza urbana.

Il sistema sarebbe molto semplice, un cittadino che passeggia tranquillamente per le strade di Porta Venezia o dei Navigli, dotato di una bodycam, contribuirebbe senza sforzi alla sicurezza collettiva. L’adozione di questi strumenti non sarebbe obbligatoria, ma su base volontaria, magari con la presenza di incentivi comunali, e i dati sarebbero raccolti e gestiti in modo trasparente, per evitare preoccupazioni legate alla sorveglianza personale.

Il cittadino che indossa una bodycam non avrebbe accesso diretto alle registrazioni, per tutelare la privacy di chi viene inquadrato. Tuttavia, le immagini potrebbero essere utilizzate come prova in caso di reati o situazioni sospette, migliorando la capacità delle autorità di intervenire tempestivamente. Questo sistema potrebbe non solo rendere la città più sicura, ma rispondere anche a una necessità di giustizia e trasparenza.

La presenza di filmati potrebbe rivelarsi cruciale per risolvere controversie tra i cittadini e le forze dell’ordine, contribuendo a una difesa equa in caso di accuse ingiuste. La bodycam, quindi, potrebbe rappresentare uno strumento di protezione per entrambi, contribuendo a garantire che chi agisce correttamente possa avere una prova tangibile a suo favore.

In fondo, in una città con telecamere disseminate ormai ovunque, perché non ampliare il loro utilizzo attraverso i singoli cittadini?

# L’Intelligenza Artificiale: la nuova frontiera della sicurezza milanese

Se il sistema delle bodycam si diffondesse, sarebbe impensabile dedicare agenti alla revisione di tutte le registrazioni. Due sono le strade possibili: o una revisione selettiva dei filmati, analizzati solo in caso di denuncia, oppure l’utilizzo di un’Intelligenza Artificiale (IA) avanzata. Milano potrebbe diventare la prima città in Italia, probabilmente al mondo, a implementare un sistema di IA integrato alle bodycam. Questo sistema, unico e accessibile solo alla polizia, analizzerebbe costantemente i video per individuare situazioni di pericolo o comportamenti criminali, avvisando le autorità in tempo reale.

L’IA potrebbe riconoscere un individuo intento a scassinare un’auto o a minacciare qualcuno, attivando immediatamente un’allerta alle pattuglie più vicine. Una rete del genere migliorerebbe drasticamente i tempi di reazione, passando da minuti a pochi secondi. L’idea potrebbe sembrare distopica, ma avrebbe il potenziale di rivoluzionare la sicurezza urbana. Naturalmente, sarebbe necessario stabilire regole chiare per garantire il rispetto della privacy e prevenire abusi. L’integrazione con la tecnologia AI potrebbe anche giocare un ruolo fondamentale nella protezione dei diritti dei cittadini, migliorando l’efficacia e la giustizia nel sistema di sorveglianza.

# Integrare le telecamere pubbliche e dashcam nella rete

Una volta realizzata una rete di bodycam, si potrebbero integrare le telecamere pubbliche già in funzione e le dashcam delle auto. Pensate inizialmente per tutelare i proprietari dagli incidenti, queste telecamere potrebbero fornire una visione complementare sui crimini. Un sistema di sorveglianza così esteso migliorerebbe non solo la sicurezza, ma anche la percezione dei cittadini.

Attualmente, Milano dispone di migliaia di telecamere di sorveglianza distribuite in punti strategici, ma spesso queste funzionano come strumenti passivi, utili solo a posteriori per ricostruire un evento. L’integrazione con bodycam e dashcam potrebbe trasformarle in strumenti proattivi, aumentando l’efficacia delle forze dell’ordine. In questo scenario, la responsabilità individuale giocherebbe un ruolo importante: il cittadino che partecipa attivamente al miglioramento della sicurezza con dispositivi come la bodycam contribuirebbe a proteggere se stesso e la propria comunità, ma allo stesso tempo offrirebbe un supporto fondamentale nel garantire che giustizia venga fatta in caso di errori o malintesi.

Un nodo cruciale sarebbe stabilire i limiti d’utilizzo di questi strumenti. Non dovrebbero essere impiegati per sanzioni minori, come il parcheggio in divieto di sosta, ma concentrarsi sulle infrazioni gravi. L’ultima parola sui fatti ripresi spetterebbe sempre al controllo umano degli agenti e, in caso di controversie, alla revisione del filmato in tribunale.

Un ulteriore vantaggio dell’integrazione potrebbe essere la creazione di mappe del rischio aggiornate in tempo reale. Analizzando i dati raccolti da bodycam, dashcam e telecamere pubbliche, si potrebbero individuare le zone più a rischio della città, permettendo una distribuzione più efficiente delle risorse.

# La soluzione intermedia: un’app per la sicurezza

Attendendo la messa a terra del sistema bodycam, un’altra soluzione potrebbe essere rappresentata da un’applicazione per cellulare. Questa app, concepita come strumento bidirezionale, consentirebbe alle forze dell’ordine di inviare notifiche agli utenti in caso di pericolo nelle vicinanze, basandosi su dati in continuo aggiornamento. I cittadini, dal canto loro, potrebbero segnalare immediatamente situazioni sospette, reati subiti o comportamenti violenti, rendendo le informazioni in tempo reale accessibili a chi di dovere.

L’app potrebbe includere una funzione che consente ai cittadini di inviare un video o una foto direttamente alle autorità, geolocalizzando automaticamente l’evento. Inoltre, potrebbe integrare una funzione di «safe walk», che consentirebbe agli utenti di condividere la propria posizione con familiari o amici durante spostamenti notturni.

Un’app del genere sarebbe un esempio concreto di collaborazione tra cittadini e autorità, favorendo una maggiore consapevolezza e un intervento più rapido. Tuttavia, anche in questo caso, l’utilizzo dovrebbe essere regolamentato per evitare abusi o false segnalazioni. Sarebbe inoltre fondamentale un sistema di moderazione automatizzato per filtrare le segnalazioni inutili o palesemente false.

In questo contesto, ogni cittadino, responsabilizzandosi, avrebbe l’opportunità di difendersi in caso di necessità, contribuendo in modo positivo alla creazione di una città più sicura e giusta per tutti.

Continua la lettura con: Sicurezza a Milano: «più telecamere dove lo chiedono i cittadini». Perché non un’app dedicata?

MATTEO RESPINTI

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Sei tra le auto imbottigliate all’uscita della scuola: il tuo desiderio proibito

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Un simpatico passatempo. 

Qui il video: Sei tra le auto imbottigliate all’uscita della scuola: il tuo desiderio proibito

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Continua con: Quando vedi qualcuno impalato a sinistra sulle scale mobili a Milano

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Abitare con pochi euro nel centro di Milano

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In molti sono portati a pensare che le case assegnate ai residenti con fasce di reddito basse si trovino esclusivamente in periferia o comunque in zone degradate della città. In diversi casi non è affatto così. Vediamo quale è la reale situazione dell’edilizia popolare milanese.

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Abitare con pochi euro nel centro di Milano

# Sono circa 1.100 gli edifici popolari gestiti da MM a Milano

Credits: milano.fanpage.it – Sede MM casa

MM Spa ha in gestione nel Comune di Milano oltre 1.100 edifici di case popolari, a canone calmierato e quindi calcolato in base al reddito, per un totale di 43.216 inquilini distribuiti su 23.188 appartamenti con contratti attivi. Tra questi edifici non ci sono solo quelli conosciuti a tutti che si trovano in periferia, dal Corvetto al Lorenteggio, dal Gallaratese al Niguarda. Pochi sanno infatti che diversi di questi sono in pieno centro città

# Da Brera alle 5 Vie, dove si trovano le case popolari in centro città

Google Maps – Corso Garibaldi 22

Edifici popolari con facciate storiche, cortili gioiello, alcuni con vista in direzione della Madonnina e nei quartieri più esclusivi della città come Brera, Castello, Porta Romana, Porta Garibaldi e le Cinque Vie.

 

Tra i palazzi in elenco troviamo quelli nelle vie:

  • Bergamini;
  • Laghetto;
  • Statuto,
  • Palermo;
  • San Maurilio;
  • Anfiteatro;
  • Rivoli;
  • Mercato;
  • Pontida;
  • Madonnina,
  • Orti;
  • Lamarmora;
  • Corso di Porta Ticinese.
credit: @glaucojp (instg) – Ec-Teatro Fossati in corso Garibaldi 17

Il più sorprendente di tutti è forse uno dei due siti in Corso Garibaldi, quello del famoso ex-Teatro Fossati al civico 17 con la sua facciata impreziosita di statue, capitelli e decorazioni.

Leggi anche: Il TEATRO FOSSATI di corso Garibaldi: dalle stelle alle stalle. Cosa è diventato oggi?

Continua la lettura con: La “CRISI ABITATIVA” può essere RISOLTA? Sono circa 11.000 le case POPOLARI VUOTE a MILANO

FABIO MARCOMIN

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Il paese ligure che vuole essere come Montecarlo

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Credits: e-borghi.com

In Italia esiste un paese che, anni fa, ha avuto un’idea originale: quella di costituire all’interno del proprio comune un principato, nato e sviluppatosi con radici storiche e portato avanti dai propri abitanti contro ogni detrattore. Un fiore all’occhiello per piccole comunità autonome, un’alternativa alle società moderne o, semplicemente, l’utopia di un gruppo di sognatori, che sperano un domani di poter ottenere la stessa autonomia del più famoso Principato di Monaco, distante meno di 50 km.

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Il paese ligure che vuole essere come Montecarlo

# Il principato di Seborga: le origini

Credits: lalampadina.net

Siamo negli anni cinquanta del XX secolo, quando alcuni membri della comunità di Seborga rivendicano un’indipendenza dalla Repubblica Italiana. L’idea sorse da un presunto status nobiliare che avrebbe svincolato il comune nella provincia di Imperia dall’annessione al Regno di Sardegna, una delle colonne portanti della nascitura Italia unita nel 1861. Ma secondo gli abitanti, le origini risalgono addirittura all’anno 954, quando il conte Guidone di Ventimiglia donò il territorio dell’abbazia di San Honorato nelle isole di Le’rins (Lerino, al largo di Cannes in Francia) ai monaci benedettini. In seguito, con l’autorizzazione di Papa Gregorio VII, ci fu l’istituzione di una valuta, il “luigino”, adattamento italiano di Louis Petit, poi solo Louis, che divenne anche la valuta francese degli anni prima e durante la Rivoluzione Francese. Presto, però, queste terre iniziarono a essere scomode per i monaci, quindi dopo una serie di cattivi raccolti e il rifiuto dei contadini di pagare più tasse, l’abate decise di vendere il territorio a Vittorio Amadeo II di Savoia re di Sardegna, nel 1729.

Ciò è alla base di tutte le rivendicazioni d’indipendenza di Seborga: la tesi sostenuta è che quella vendita non fu mai legale perché non fu registrata.

Inoltre, il territorio fu venduto come possesso personale del re, non per entrare nel regno di Sardegna, ma in modo che “il monarca avrebbe esercitato un ruolo di protettore”, afferma il portavoce di Seborga Luca Pagani, secondo il quale Vittorio Amadeo II pagò con i propri fondi e non con quelli del regno. Gli indipendentisti aggiungono che il sovrano non ha mai usato il titolo di principe di Seborga e che, nel 1815, nessun documento del Congresso di Vienna afferma che Seborga faceva parte del Regno di Sardegna.

Da qui, ci ricolleghiamo celermente al 1861.

# Il principato di Seborga: statuto

Credits: ilsecoloxix.it

I cittadini di Seborga eleggono un principe con funzioni simboliche: tale elezione si è tenuta la prima volta nel 1962. Sino al 2009 il principe è stato Giorgio Carbone, poi, successivamente il comando è passato a Marcello Menegatto (sino al 2019) e da lì in poi ha governato Nina Menegatto.

Il luigino è una sorta di buono spendibile in città e, ovviamente, non può essere utilizzato al pari dell’Euro. Ciononostante ha riscosso successo presso i numismatici, oltre ad avere un valore fisso di mercato al netto dell’inflazione che attualmente si attesta a 6 dollari statunitensi.

Inoltre, nel paesino di 300 abitanti scarsi, sono presenti anche delle targhe automobilistiche che possono essere usate a scopo folkloristico, ma non come sostituto di quelle italiane.

Del regno di Seborga ne ha parlato apertamente la Vanguardia (quotidiano catalano), dedicando ampio spazio al piccolo ma significativo staterello come esempio d’ispirazione per la causa catalana, e in Italia la sua fama travalica ormai i confini fiabeschi fra fantasia e realtà.

# Il principato di Seborga: cosa vedere

Credits: borghidiriviera.it

Un grande stemma all’entrata della strada principale, il centro storico con Piazza San Martino di Tours e la chiesetta di San Bernardo, richiami medioevali e una splendida vista sull’entroterra ligure, fanno di questo piccolo paesino uno scrigno dal sapore antico, ma con un’idea assolutamente moderna e probabilmente avveniristica. Il tempo ci dirà se fiabe come quella di Seborga e dei progetti affini acquisiranno sempre più potere e affermazione. 

 

Continua a leggere con: Il paesaggio incantato di SAN CANDIDO, borgo magico dell’Alta Pusteria

CARLO CHIODO

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La «città delle acque»: Milano ha cinque fiumi e cinque navigli

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L’etimologia della parola Mediolanum è ancora dibattuta. I due significati più accreditati sono “in mezzo alle terre” e “in mezzo alle acque”. In effetti Milano è posta esattamente alla stessa distanza dall’Adda a est e il Ticino a ovest.

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La «città delle acque»: Milano ha cinque fiumi e cinque navigli

Credits Andrea Cherchi – Navigazione sul Naviglio

Anche se, a differenza delle grandi città europee, non ha nessun grande fiume che le scorre dentro, Milano è comunque ricca di corsi d’acqua. Sono cinque i fiumi che la lambiscono o che la percorrono:

  • l’Olona,
  • il Lambro,
  • il Seveso,
  • oltre a Ticino e Adda.

Ci sono poi altri corsi d’acqua oltre a questi fiumi: intorno al Quattrocento furono costruiti i canali noti come “Navigli (a parte il Naviglio Grande che fu iniziato già nel 1152 come canale difensivo). Anche i navigli sono cinque e nascono da un sistema di canali navigabili che univano la città con i fiumi circostanti.

Credits: milanopocket.it – Naviglio Grande

I navigli di oggi vengono principalmente identificati con i due tratti scoperti del Naviglio Grande e di quello Pavese, a sud della città e viene detta “Cerchia dei Navigli” la circonvallazione stradale che segue l’antico corso di un canale.
C’è poi anche l’antica riviera di Milano: il naviglio Martesana, a nord-est della città, che porta a tre i tratti visibili dei canali.

Completano il sistema dei Navigli milanesi anche:

  • il Naviglio di Paderno.
  • il Naviglio di Bereguardo

Mentre non sono più esistenti:

  • la Cerchia dei Navigli
  • il Naviglio di San Marco

Continua la lettura con: I fiumi interrati di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Le 10 parole del dialetto milanese che tutti, anche i non milanesi, dovrebbero conoscere

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Ph. Enzo Jannacci vengo anch’io

“La o normale si legge u. La u si legge ü, come l’ululato dei lupi. Per leggere o ci vuole la ò accentata. Questa è la base”. Questa la regola guida per parlare milanese. Ma quali sono le parole che tutti, anche i non milanesi, dovrebbero conoscere? Foto cover: Enzo Jannacci vengo anch’io 

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Le 10 parole del dialetto milanese che tutti, anche i non milanesi, dovrebbero conoscere

#1 Bauscia = Sbruffone

Leggi: bajuscia
Ti te capisset na gòt perché te see on bauscia – Tr.: Tu non capisci niente perché sei uno sbruffone.

Credit: Pinterest

#2. Sgonfion = Faccendiere – millantatore

Leggi: sgunfiun
Ti te me cuntet su di ball perché te see on sgonfion – Tr.: Tu mi racconti delle frottole perché sei uno sbruffone.

#3. Trombon = Politico

Leggi: trumbùn (“E’ una parola bellissima. Prepotente, peggio, è uno che è mezzo criminale”, Mario Torchio).
Ti te see no on omm ch’el var nagotta perchè te se no on politich ma on trombon – Tr.: Tu sei un uomo che non vale niente perché non sei un politico ma un trombone.

#4. Carna de Coll = Prepotente

Leggi: carn de coll (la carne è dura perché fatta di muscoli duri, non è la carne morbida. E’ qualcosa di difficile da masticare e quindi ognuno la mastica come preferisce).
Gent come ti bisognaria mettel al patibol perchè te see un carnadecol – Tr: Gente come te dovrebbe essere mandata alla forca perché è un gran prepotente.

#5. Casciaball = giornalista

Leggi: casciabàl (racconta palle, ma è inteso in modo molto molto amichevole. “Il milanese va d’accordo con il giornalista perchè sono entrambi ‘casciaball’. Il giornalista, come il milanese, il classico “cumenda” sono abituati a dire un sacco di fregnacce per farsi belli. Sono quelli del ‘Io sono questo quello e tu non sei niente'”, prosegue Mario.)
Vun ch’el dis on sacch de parol inutil a l’é on casciaball – Tr: Colui che dice un sacco di parole inutili è un cacciaballe.

giannibrera. credit: https://www.oasport.it/

#6. Tajapagn = spettegolare sulla gente

Leggi: taiapan (“Si sa che per istinto la gente spettegola, nel tempo libero, bonariamente. E’ inteso come ‘taglia i panni addosso’. E’ però cattivo e mediocre: è per colui che ha il gusto di far apparire gli altri un niente. Ha sempre da dire, ma in modo cattivo. Il classico da mandare via i pee”, spiega Mario).
Hoo cognossuu on tal che el diseva on sacch de stupidad su la gent che eren minga vera” – Tr: Ho conosciuto un tale che diceva un sacco di stupidate sulla gente che non erano mica vere. – Ecco il Tajpagn!

#7. Ciospa = donna brutta

Leggi: ciospa
Mi son ona dòna brutta e me ciamen ciospa: perchè?! -. Tr. Io sono una donna brutta e mi chiamano ciospa, perché!?

#8. Menarost = persona noiosa

Leggi: menarròst (“Fa riferimento al gesto di rimescolare, rugare, come le persone noiose che rimenano e rimenano gli stessi argomenti”).
Una persona che la continua a seguì on argument in manera petulanta l’è on menarost – Tr. Una persona che insiste petulante su un argomento è un menarost, un gran noioso.

#9. Peepiatt = piedipiatti, poliziotto

Leggi: peipiat
El poliziott a l’è on amis ch’ el faa el sò lavorà contra i cattiv e l’è, con affett, on peepiat – Tr. Il poliziotto, quell’amico che fa il suo mestiere di lavorare contro i cattivi, è detto con affetto “piedipiatti”.

#10. Slandra = donna di strada

Leggi: slandra
Ona pòvera dòna che per necessità la dev batt el marciapè – Tr. Una povera donna che per necessità deve battere il marciapiede.

PAOLA PERFETTI

Articolo in ricordo del grande milanese Mario Torchio: Maestro di lingua milanese ma anche poeta pluripremiato, autore teatrale, insegnante di teatro milanese, riscopritore delle tradizioni e forza della natura (è una classe 1923) “Ci sono vocaboli, nella Lingua Milanese, che esprimono, in modo chiaro e simpatico, il comportamento umano dell’individuo. Poiché queste peculiarità fanno parte del DNA milanese, perché non tenerne conto nella specifica emancipazione della nuova Civiltà Cittadina?”.

Mario Torchio

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Le 7 zone di Milano dove i milanesi si sentono più in pericolo

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Porta Vittoria. Credits: @ silviettadc IG

Abbiamo chiesto in un sondaggio ai milanesi: “Qual è la zona di Milano dove ti senti più in pericolo?“. Scopriamo quali sono le zone che mettono più paura. 

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Le 7 zone di Milano dove i milanesi si sentono più in pericolo

#7 Piazza Tirana e gli scontri tra bande rivali (Giambellino)

Credits adalberht_9 IG – Piazza Tirana

Piazza Tirana al Giambellino, una delle zone più difficili di Milano. La riqualificazione dell’arteria stradale che attraversa il quartiere, a corredo dell’apertura delle nuova linea metropolitana M4 nei prossimi anni, e l’azione di urbanistica tattica che ha coinvolto direttamente la piazza non hanno sortito finora un effetto significativo. La presenza di balordi non si è ridotta, così come gli scontri violenti tra bande rivali e cittadini di nazionalità straniera. Zona da evitare quando scendono le tenebre.

#6 I bivacchi di Piazza Bottini (Lambrate)

Credits pollyolmi IG – Piazza Bottini

Piazza Bottini, all’esterno della stazione di Lambrate Fs, è una tra le zone peggio frequentate della città. I bivacchi quotidiani di ubriachi e tossici che assumono alcool e droghe davanti agli occhi di passanti e residenti non sono un bello spettacolo e anzi generano una costante sensazione di allerta.

#5 Stazione di Porta Vittoria, isolata e nel degrado

Porta Vittoria. Credits: @
silviettadc IG

Tutta l’area attorno alla stazione del passante ferroviario di Porta Vittoria, ad est della città, è da anni in attesa della definitiva riqualificazione. Da alcuni mesi sono ripresi i lavori su una porzione dell’area, ma il degrado diffuso e l’isolamento della stazione stessa trasmette una sensazione di insicurezza a chi la frequenta.

#4 Rogoredo, lo slalom tra tossici e sbandati in cerca di elemosina

Credits laeriiika IG – Stazione di Rogoredo

Nonostante la bonifica del Boschetto di Rogoredo, tristemente noto alle cronache come una delle zone di spaccio più grandi d’Europa, la situazione non è migliorata di molto. Continua infatti il via vai da e per la stazione ferroviaria di tossici e sbandati in cerca di elemosina, non di rado in modo insistente e aggressivo.

#3 Via Padova, il lato negativo della multiculturalità

Via Padova

Via Padova è la zona più multiculturale della città. Qui si concentra il maggior numero di etnie e questo è spesso causa di tensioni che sfociano in atti di violenza, disordini e momenti di paura per i cittadini che vi abitano. Per molti milanesi è un atto di coraggio passarci, sia di giorno che di sera.

#2 Corvetto, case popolari occupate e risse frequenti

Credits Andrea Cherchi – Piazzale Ferrara

Piazzale Corvetto e tutta l’area che si allunga da via Polesine fino a Piazza Angilberto II è una di quelle zone che i milanesi cercano di evitare, se possibile. Una buona parte delle case popolari occupate e in condizioni di degrado, furti, risse e accoltellamenti sono piuttosto frequenti.

#1 Stazione Centrale, la regina del malaffare

Credits: Andrea Cherchi – Stazione Centrale

La zona attorno alla Stazione Centrale è forse quella in cui milanesi si sentono di più in pericolo. In effetti qui si concentra il più alto numero di immigrati, persone senza fissa dimora e delinquenti che trovano terreno fertile grazie al grande passaggio di viaggiatori in arrivo e in partenza dalla stazione e alle numerose vie di fuga che possono sfruttare dopo rapine, scippi o furti.

Continua la lettura con: I 7 LOCALI del PASSATO che i milanesi sognano di RIPORTARE in VITA

MILANO CITTA’ STATO

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Milano-Lambrate, la «stazione curva»

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cpanghi14 IG - Milano Lambrate

Il creator digitale Andrea De Santis, sulla sua pagina IG fa la recensioni sulle più importanti e curiose stazioni ferroviarie d’Italia. Tra queste ha inserito anche Milano Lambrate.  Scopriamo alcuni suoi aspetti più particolari e quale voto si è meritata. 

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Milano-Lambrate, la «stazione curva»

#1 Ha preso il nome da una stazione che si trovava in zona Ortica

pollyolmi IG – Stazione Lambrate FS

L’attuale stazione di Lambrate è stata attivata nel 1914, ereditando il nome da quella precedente in zona Ortica chiusa nel 1931, quando la nuova stazione ha iniziato a fare servizio passeggeri contestualmente all’avvio del servizio di cintura. La struttura si presenta come il classico edificio dell’epoca che si può ritrovare a Milano, in linea con altre stazioni ferroviarie come Porta Genova, anche se più elegante, oggi adibita a negozi dopo il restauro avvenuto nel 2005.

#2 Il nuovo “corpo viaggiatori” richiama l’effetto galleria di una grande stazione

francescarosa IG – Nuova stazione Lambrate

Negli anni ’90 è stato completato il nuovo fabbricato viaggiatori sul lato opposto dei binari che sembra volere richiamare l’effetto galleria di una grande stazione e che funge da nuovo ingresso.

#3 Ospita una libreria

Ph. @Andrea_treni_bus
IG

Tra i servizi disponibili, oltre ai bagni, alla biglietteria di Trenord e due bar, uno per ingresso, la stazione ospita al suo interno anche una libreria.

#4 Fu la seconda stazione ferroviaria di Milano interconnessa a una metropolitana

Ph. @simobarrato IG

Nel 1969 diventa, dopo Milano Cadorna, la seconda stazione ferroviaria di Milano a interscambiare con la metropolitana, con la costruzione dell’adiacente fermata della linea M2.

#5 La quarta più grande di Milano per numero di binari

Milano Lambrate

Si posiziona al quarto posto tra le stazioni più grandi di Milano per numero di binari, ne ha dodici e tutti funzionanti: dopo Milano Centrale, Milano Porta Garibaldi e Milano Rogoredo.

#6 Fermano anche treni internazionali per Monaco e Zurigo

treni_lombardi_veneti – Lambrate FS

Fermano treni merci, suburbani della linea S9, regionali, a media e a lunga percorrenza, da Brescia a Bergamo, da Cremona a Piacenza, per spingersi fino a Bolzano, Cattolica e Terni. Non mancano nemmeno i treni internazionali con destinazione Monaco di Baviera e Zurigo.

#7 È in curva

cpanghi14 IG – Milano Lambrate

Come la metropolitana di Londra. La stazione e le banchine si trovano in curva, un po’ scomode per salire anche perchè non sono rialzate mentre l’accesso alle stesse è garantito a tutti grazie agli ascensori.

# Il voto generale di Andrea De Santis

 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Andrea De Santis (@andre_desantis)

Il creator digitale Andrea De Santis, che sulla sua pagina IG racconta storie sulle ferrovie italiane, ha detto la sua sulla stazione di Lambrate, descrivendone tutti i singoli aspetti. Vediamo come è stata valutata e con quali motivazioni:

  • voto 10 alla posizione e alla raggiungibilità con ogni mezzo grazie all’interscambio con la fermata metropolitana della M2, il tram 19, il filobus 93 e la disponibilità di un grande parcheggio;
  • 7 all’architettura, per la commistione tra l’edificio più classico e quello moderno;
  • 7 ai servizi, pesa la pecca delle banchine non rialzate;
  • 9 ai collegamenti, per l’ampia offerta a livello locale, sovraregionale, nazionale e persino internazionale.

Giudizio complessivo: 33 su 40.

Continua la lettura con: La stazione dei treni più spettacolare di un aeroporto internazionale

FABIO MARCOMIN

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Che cosa concilia Piazza Conciliazione? Il significato poco conosciuto di un luogo molto noto di Milano

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Palazzo Binda https://www.tripadvisor.com/Attraction_Review-g187849-d22979615-Reviews-Palazzo_Binda_piazza_Conciliazione-Milan_Lombardy.html

Una delle piazze più note e frequentate di Milano, crocevia tra Cadorna e Pagano da una parte e tra via Venti Settembre e piazzale Baracca dall’altra. Ospita una fermata della M1 ed è un importante snodo della viabilità stradale. Ma cosa concilia? Per scoprirlo facciamo qualche passo indietro.

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Che cosa concilia Piazza Conciliazione? Il significato poco conosciuto di un luogo molto noto di Milano

# Il confine tra Milano e i Corpi Santi

porta magenta e caselli
porta magenta e caselli

La zona compresa tra piazzale Baracca e piazza Conciliazione è oggi un crocevia alquanto trafficato. Qui un tempo insisteva la cinta dei bastioni spagnoli di porta Vercellina, poi Magenta (in onore della storica battaglia).

La presenza dei caselli daziari e della porta segnava il confine tra Milano e il Comune dei Corpi Santi: dalla città (lungo il borgo delle Grazie, oggi corso Magenta) si usciva imboccando lo stradone postale per Novara (oggi corso Vercelli). E facendo il percorso inverso, le merci qui pagavano il dazio d’entrata.

# Il Gamba de Legn

Milano-GambaDeLegn
Milano-GambaDeLegn

Era una zona molto pittoresca e animata: le guardie daziarie, i controlli, i carri che entravano ed uscivano, carrettieri e mercanti che mostravano bollette di trasporto e pagavano le tasse dovute. Ma possiamo immaginare anche tafferugli e arresti, visto che frodare il dazio era cosa frequente. Tutt’attorno, case per il popolo o la piccola borghesia, qualche bottega, venditori ambulanti e osterie alla buona. Qui si fermava dal 1879 fino al 1911 la linea dei tram a vapore extraurbani per Castano e Magenta, il gamba de legn, che poi si prolungò al deposito di corso Vercelli.

Tutto questo mondo venne meno nel 1873, quando l’annessione dei Corpi santi portò progressivamente alla demolizione dei caselli, della porta e dei bastioni, ormai privi di funzionalità e mal sopportati in quanto freno per l’espansione urbana. In altre zone della città i caselli sopravvissero, qui proprio no!

# Anni Trenta: nasce piazza Conciliazione

Così, gli enormi spazi venutisi a creare videro presto la nascita di bei palazzi borghesi e l’apertura della via XX settembre (giorno della “breccia” di Porta Pia, nel 1870) voluta con il Piano Regolatore Beruto, approvato definitivamente nel 1889. Una via pensata per lotti di terreno adatti ad ospitare ville di industriali e commercianti, insomma la nuova alta borghesia milanese.

Lo slargo di porta Magenta diventerà negli anni trenta piazzale Francesco Baracca. Lo slargo, attiguo, dove parte la via XX settembre, fu anch’esso battezzato solo negli anni trenta, assumendo il nome di piazza Conciliazione.

# Perché si chiama Conciliazione? La confusione di Chat GPT

Credits alessandro.barra.988 IG – Piazza della Conciliazione

Un nome curioso, di cui non si riesce a trovare l’origine perfino su Google. Le cose non vanno meglio neppure con Chat Gpt secondo cui “Piazza Conciliazione a Milano prende il nome dal concetto di “conciliazione” che si riferisce all’idea di riunire, pacificare o risolvere le dispute. Il nome richiama l’importanza di risolvere le differenze e promuovere l’armonia tra le persone.” Una supercazzola, insomma. Ma l’intelligenza artificiale avanza anche un’altra ipotesi, ancora più bizzarra: “Inoltre, è interessante notare che la piazza è stata oggetto di controversie e dibattiti nel corso degli anni, legati alla sua costruzione e alla sua architettura. Questi dibattiti hanno richiesto un processo di negoziazione e conciliazione tra le parti coinvolte, il che potrebbe aver influenzato la scelta del nome.” Conciliazione per far fare la pace a chi la voleva costruire? Più che artificiale è un’intelligenza molto fantasiosa, come quando conclude la sua risposta dicendo che: “Piazza Conciliazione è anche notevole per la presenza della celebre Cattedrale di Milano, nota come il Duomo, che si trova proprio di fronte ad essa. La presenza di un simbolo religioso così importante contribuisce ad enfatizzare il valore della pace e della conciliazione nella società.” E pensare che c’è chi la teme per prendere il posto dei giornalisti. Ma passando da un’intelligenza artificiale a un minimo di cultura umana, qual è allora il motivo di questo nome così indigesto alle macchine che ci governano?

# Il vero significato: la conciliazione tra Stato e Vaticano

Il toponimo in realtà celebrava l’accordo concluso tra lo Stato italiano e la Santa Sede l’11 febbraio 1929 con i Patti lateranensi. Si risolveva la questione romana nata dopo la breccia di porta Pia del 20 settembre 1870.

In epoca recente, al centro della piazza, a dire il vero una grande rotatoria stradale, fu posizionato il monumento realizzato da Carlo Ramous (1926-2003): il «Gesto per la libertà», inizialmente esposto nel 1974 in piazzetta Reale.

Continua la lettura con: Il progetto del Vercelli Village

MAURO COLOMBO 

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Quando a Milano scattò la censura contro tutta la corrispondenza in arrivo da Svezia e Danimarca

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8 gennaio 1971. La magistratura milanese prova ad arrestare l’invasione di materiale pornografico a Milano. Con un’ordinanza che non aveva precedenti, la procura della Repubblica ordina alle Poste il sequestro di “tutta la corrispondenza proveniente dalla Svezia e dalla Danimarca, contenente in maniera evidente stampati vari e in modo particolare fotografie, volumetti, riviste e film presumibilmente pornografici” (Corriere della Sera)

MILANO CITTA’ STATO

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A Milano l’«Hub degli artisti»: 7 idee per renderla capitale della cultura del terzo millennio

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Nata nel 2023, come evoluzione della Galleria Milano di Carla Pellegrini Rocca, figura di riferimento nel panorama artistico milanese, la Fondazione Galleria Milano, diretta dal figlio dell’artista scomparsa nel 2019, Nicola Pellegrini, promuove l’arte contemporanea ed è un punto di riferimento per la sua conservazione. Inaugurando la nuova sede in via Arcivescovo Romilli 7, la Fondazione lancia la sfida: diventare l’«Hub degli artisti». Ecco 7 idee per integrare arte, design e innovazione urbana e rendere Milano la capitale dell’arte del futuro.
 
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A Milano l’«Hub degli artisti»: 7 idee per renderla capitale della cultura del terzo millennio

#1 La metropolitana come portale dell’arte

È il sogno di molti milanesi: scendere gli scalini della metro e, come d’incanto, non trovarsi di fronte la solita banchina sporca, ma vivere un’esperienza artistica. La metropolitana potrebbe evolversi in un portale dell’arte: grazie alla realtà aumentata, le stazioni e i vagoni diventerebbero luoghi in cui le opere d’arte si mescolano con la quotidianità.

Ogni stazione potrebbe ospitare installazioni artistiche interattive che reagiscono ai movimenti dei passeggeri. Come pareti che si trasformano in schermi, su cui le opere si sviluppano in tempo reale, o a treni che diventano gallerie in movimento, con proiezioni artistiche che interagiscono, mostrando il meglio del paesaggio urbano e dell’architettura delle zone sotto cui si sta viaggiando. Ogni viaggio in metropolitana diventerebbe un’esperienza artistica unica, in continuo cambiamento.

#2 L’ennesimo parco? No! Un ecosistema artistico intelligente

Un nuovo tipo di installazione potrebbe attirare l’interesse degli artisti internazionali a Milano: un’area verde che, in realtà, sarebbe un ecosistema artistico intelligente. La prima prova potrebbe essere realizzata in Piazza del Duomo, dove un tempo sorgevano le palme.

Ogni pianta, ogni albero e ogni fiore di questa “area verde” sarebbe in realtà sintetico e dotato di sensori e tecnologie in grado di rispondere ai movimenti dei visitatori, creando coreografie naturali e interattive. Le possibilità sono tantissime: si potrebbe pensare a un parco in cui i “fiori” si aprano e chiudano in risposta al passaggio dei pedoni, o ad “alberi” che emettono suoni e cambiano colore e forma in base all’ambiente circostante. Si tratterebbe di arte d’avanguardia, un’opera che consisterebbe in una performance artistica di cui tutti, cittadini e turisti, potrebbero beneficiare.

#3 Musei tridimensionali e immersivi

La Fondazione Galleria Milano, in collaborazione con la Grande Brera, potrebbe dare vita a una rivoluzione nel mondo dei musei, introducendo spazi tridimensionali e immersivi che trasformerebbero l’esperienza artistica. Utilizzando realtà virtuale (VR) e intelligenza artificiale (AI), le opere non sarebbero più statiche, ma diventerebbero entità “vive”, in grado di evolversi in tempo reale, reagendo all’interazione con il pubblico.

Ogni sala del museo potrebbe trasformarsi in un mondo a sé, dove le opere si modificano in base ai comportamenti dei visitatori, permettendo loro di esplorare le opere da angolazioni uniche, ingrandendole o avvicinandosi fino a quasi toccarle. I visitatori potrebbero anche essere guidati in percorsi che li portano “dentro” i quadri, esplorando e interagendo con le opere come mai prima d’ora.

Alcune di queste esperienze potrebbero essere arricchite da performance artistiche, in cui gli stessi artisti, durante la visita, modificano l’opera originaria e spiegano in modo dinamico la loro visione, creando un dialogo continuo tra arte e pubblico. Ogni visita diventerebbe così un’esperienza unica, rendendo i musei non solo spazi espositivi, ma veri e propri luoghi di co-creazione, dove il pubblico è parte integrante del processo artistico.

#4 Grattacieli come tele digitali: spettacoli e proiezioni che plasmano la città

Un’idea interessante, messa in pratica anche a Milano, ancorché poco sfruttata, è l’utilizzo delle facciate degli edifici per spettacoli di luce e proiezioni artistiche tramite video mapping. Questa tecnologia trasforma gli edifici in tele digitali su cui vengono proiettati filmati e animazioni che raccontano storie e temi sociali. A Milano, questa pratica potrebbe essere ampliata, estendendo le proiezioni ai grattacieli, creando una città che diventa un palcoscenico, raccontando la propria storia attraverso l’arte digitale.

Il passo successivo, con vera portata artistica, sarebbe trasformare i grattacieli in superfici artistiche dinamiche, che reagiscono in tempo reale alle condizioni atmosferiche. Le facciate potrebbero rispondere ai fulmini con esplosioni di luce durante un temporale, o attivare giochi di luci brillanti sotto il sole, interagendo con il vento e la pioggia. L’arte si evolverebbe insieme all’ambiente naturale, creando una fusione tra urbanistica e natura.

Se concentrate in una sola zona, come per esempio in Piazzale Cadorna, queste “installazioni” la renderebbero un punto di interesse culturale e di attrazione turistica fenomenale, suscitando senza dubbio l’interesse degli artisti internazionali.

# 5 Musica immersiva negli spazi pubblici

L’arte non è solo visiva, una nuova frontiera dell’arte urbana potrebbe essere un’esperienza sonora, immersiva ma discreta, pensata per gli appassionati d’arte e musica. Si tratterebbe di una piattaforma digitale o di un’applicazione comunale che, tramite cuffie o auricolari, offre ai visitatori una colonna sonora personalizzata mentre esplorano la città.

L’app potrebbe attivarsi in base alla posizione, adattando la musica e i suoni alle diverse zone di Milano, creando una dimensione sonora unica per ogni angolo. Per esempio, passeggiando per Piazza del Duomo, l’app potrebbe offrire un soundscape dinamico che risponde al movimento dei passanti, mentre nei parchi o lungo i Navigli la musica potrebbe diventare più rilassante o acustica. La metropolitana potrebbe trasformarsi in un palcoscenico sonoro temporaneo, dove ogni viaggio è accompagnato da performance musicali legate alla cultura della città.

#6 Musei mobili: l’arte in movimento

Milano potrebbe innovare l’esperienza dell’arte portando le opere d’arte direttamente nelle strade della città con un programma di “flash mob artistici”. Si tratterebbe di veicoli elettrici trasparenti, eleganti e minimalisti, che trasportano opere d’arte di valore – sia originali che copie fisiche – attraverso le piazze, i parchi e i quartieri più frequentati. Questi “musei mobili” non sarebbero solo mezzi di trasporto, ma veri e propri contenitori di bellezza che, sorprendendo i passanti, si fermerebbero in punti strategici della città, creando un impatto visivo diretto. Ogni fermata diventerebbe una breve e inaspettata mostra che stimola curiosità e apprezzamento verso l’arte.

Gli autisti o accompagnatori dei veicoli, equipaggiati con microfoni e altoparlanti, o attraverso QR code che rendano una spiegazione in cuffia, spiegherebbero in tempo reale le opere esposte e il loro significato. Questo approccio sarebbe una risposta alla crescente digitalizzazione, ponendo l’accento sull’arte fisica e sull’impatto che una vera opera può avere sull’individuo. L’idea sarebbe di permettere ai milanesi di imbattersi casualmente in un’opera d’arte, rendendo l’arte parte della vita quotidiana, accessibile a chiunque senza dover entrare in un museo.

#7 Arte performativa 4.0: hub artistici disseminati in tutto il mondo

Per affermarsi come leader globale nell’arte e nella cultura, Milano potrebbe lanciare un ambizioso progetto: un “portale fisico” situato nel cuore del quartiere Brera, una struttura innovativa che connetterebbe la città alle principali metropoli artistiche del mondo. Questo portale, dotato di schermi interattivi, permetterebbe a chiunque di creare, disegnare e produrre opere artistiche digitali in tempo reale, visibili non solo dai passanti milanesi, ma anche dai cittadini di altre città d’arte come Parigi, New York, Tokyo e Berlino. Le opere prodotte diventerebbero parte di una rete globale di creazione e condivisione, favorendo il dialogo interculturale in tempo reale tra le città, gli artisti e il pubblico.

Gli spettacoli e le performance artistiche trasmesse dal portale potrebbero essere vissuti contemporaneamente in più città, creando una possibilità unica di confronto e scambio culturale. Grazie a questa connessione digitale, persone di tutto il mondo potrebbero assistere, nello stesso momento, a una performance artistica dal vivo che avviene in più luoghi, rafforzando l’interazione tra pubblico e artisti e stimolando la riflessione collettiva.

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MATTEO RESPINTI

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Boom della Lotteria Italia: e se ci fosse quella milanese? Quello che si potrebbe fare con il ricavato

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Quest’anno la Lotteria Italia segna cifre da record a Milano (parliamo di 583.750 biglietti) e in Lombardia, la domanda sorge spontanea: perché non pensare a una Lotteria Milano? Anche considerando che la prima lotteria della storia fu fatta proprio in Sant’Ambrogio. 

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Boom della Lotteria Italia: e se ci fosse quella milanese? Quello che si potrebbe fare con il ricavato

# Cos’è la Lotteria Nazionale e come funziona?

La Lotteria Italia è una delle lotterie più tradizionali del Paese, organizzata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Ogni anno, i cittadini acquistano biglietti numerati, sperando di vincere premi che vanno da somme in denaro a beni materiali di grande valore.

L’estrazione avviene il 6 gennaio, e i premi più ambiti vanno a chi ha acquistato i biglietti fortunati. I premi possono arrivare fino a milioni di euro, ma la cosa interessante per Milano è che parte del ricavato finisce direttamente nella casse dello Stato, una percentuale delle vendite viene destinata al bilancio pubblico.

L’organizzazione della lotteria è un meccanismo di raccolta fondi che coinvolge milioni di italiani ogni anno. Nel 2024, ad esempio, sono stati venduti oltre 8,6 milioni di biglietti, con la Lombardia e Milano in testa alla classifica.

Nonostante il successo sia localizzato, i ricavi di questa lotteria sono destinati principalmente a finanziare iniziative a livello nazionale. Perché non organizzare ad hoc una lotteria su base locale?

# La prima lotteria della storia venne fatta a Milano

Credits: wikiwand.com
vessillo repubblica ambrosiana

9 gennaio 1448. A Milano in piazza Sant’Ambrogio si tiene a prima lotteria pubblica della storia. L’inventore del gioco fu Cristoforo Taverna, un banchiere milanese, che la organizzò per raccogliere fondi per le casse della Aurea Repubblica Ambrosiana, in guerra contro Venezia.

# La proposta: una Lotteria Milanese

Una “Lotteria Milanese” servirebbe a finanziare la città. Se consideriamo i numeri della Lotteria Italia 2024, dove Milano ha venduto oltre 580.000 biglietti, possiamo fare alcune ipotesi sul possibile ricavo della lotteria cittadina.

Se ipotizziamo che il prezzo di un biglietto rimanga invariato (5 euro), con 580.000 biglietti venduti, la città potrebbe raccogliere circa 3 milioni di euro.

In un’ipotesi di crescente partecipazione, questo importo potrebbe crescere in modo significativo, rendendo la Lotteria Milanese uno strumento potente per finanziare iniziative locali, come la riqualificazione urbana, la cultura, la sostenibilità e i servizi sociali. Il tutto con un sistema che vede i cittadini come protagonisti, incentivandoli ad acquistare più biglietti per sostenere progetti concreti che riguardano la loro vita quotidiana.

# L’alternativa: destinare una parte dei fondi della Lotteria Nazionale alle città che vendono più biglietti

Una Lotteria Milanese potrebbe non bastare per coprire tutte le necessità di una città come Milano, che contribuisce annualmente con oltre 20 miliardi di euro alle casse dello Stato. Un’alternativa più vantaggiosa potrebbe essere quella di destinare una parte del ricavato della Lotteria Italia alla città che acquista il maggior numero di biglietti. Questa proposta darebbe un chiaro incentivo ai cittadini di Milano (e di altre città) a partecipare attivamente alla lotteria, con la consapevolezza che i fondi raccolti tornano direttamente in loro favore, migliorando la loro città.

Nel caso specifico di Milano, se la città continuasse a mantenere la sua posizione di leader nelle vendite di biglietti, il ricavo annuale potrebbe essere sostanzialmente aumentato, andando a finanziare progetti di valore come la mobilità sotterranea, la rigenerazione dei quartieri, i servizi di sicurezza e le infrastrutture sociali. Con l’implementazione di questa strategia, i cittadini milanesi non solo avrebbero l’opportunità di vincere premi significativi, ma vedrebbero anche un ritorno diretto sulla qualità della vita della loro città.

#Un circolo virtuoso: maggiore partecipazione, maggiore montepremi, più fondi per Milano

La chiave di questa proposta risiede nell’idea di creare un circolo virtuoso. Se i cittadini sapessero che i proventi della Lotteria Italia sono destinati a finanziare la loro città, aumenterebbero inevitabilmente la loro partecipazione. Questo, a sua volta, farebbe crescere il montepremi, che diventerebbe ancora più allettante per chi partecipa. Con il crescente numero di partecipanti, il ricavo aumenterebbe ulteriormente, generando più fondi per Milano e migliorando, di conseguenza, la qualità della vita della città stessa.

Il fatto che i fondi raccolti siano visibili e destinati a progetti locali, anziché finire disperso nel bilancio statale, creerebbe un forte senso di comunità e appartenenza tra i cittadini. Non si tratterebbe solo di una semplice lotteria, ma di un’iniziativa che avrebbe un impatto concreto sulla città e sui suoi abitanti. L’effetto psicologico sarebbe significativo: i cittadini avrebbero maggiore fiducia nel sistema, vedendo che il loro investimento contribuisce a rendere la loro città migliore. La “Milano del futuro” potrebbe davvero partire da una lotteria cittadina, pensata per il benessere comune.

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MATTEO RESPINTI

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Terminal di Lampugnano: le 4 proposte per renderlo un luogo più «umano»

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Ph. Manuele Mariani - Spazi inutilizzati di ATM

Il Terminal bus di Lampugnano versa in una condizione indecente: qui il fotoreportage. Finora non sono state prese in considerazione ipotesi di riqualificazione, c’è chi pensa persino di chiuderlo e trasferire le attività altrove. Manuele Mariani avanza alcune proposte per renderlo un luogo più accogliente per i viaggiatori di tutta Europa.

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Terminal di Lampugnano: le 4 proposte per renderlo un luogo più «umano»

# L’ipotesi di trasferimento per migliorare sicurezza e degrado dell’area

La situazione del Terminal di Lampugnano è sempre più fuori controllo. L’ultimo reportage fotografico di Manuele Mariani, dal quale riportiamo alcuni scatti, mostra come sia necessario quanto prima un serio intervento nell’area. Il consigliere Pantaleo ha suggerito di chiudere terminal e parcheggio alla scadenza della concessione ad un’associazione temporanea d’imprese prevista a metà dicembre 2026. L’idea sarebbe quella di trasferire l’attività altrove per ingrandirsi e migliorare il servizio, migliorando sicurezza e riducendo il degrado del quartiere. Si potrebbe ad esempio realizzare a un capolinea della metro come Rho Fiera, servendo anche il nuovo quartiere di MIND.

Leggi anche: Il terminal di Lampugnano verrà chiuso e trasferito?

# Le 4 proposte per renderlo più accogliente per i milanesi e per i viaggiatori di tutta Europa

Maps – Lampugnano M1

Manuele Mariani propone di mantenere il Terminal a Lampugnano: «spostarlo altrove magari a un capolinea della metro sarebbe troppo lontano dalla città mentre nella posizione attuale non è distante dal centro, dallo Stadio di San Siro e dall’autostrada.» Però urgono alcuni interventi. 

Ph. Manuele Mariani – Spazi inutilizzati di ATM

#1 Una sala d’attesa nuova e più capiente.
Occorre innanzitutto pensare a una riqualificazione che contempli una nuova e capiente sala d’attesa, con più sportelli per la biglietteria, da realizzare ad esempio negli spazi inutilizzati di proprietà di ATM.

#2 Deposito bagagli. 
Servirebbe poi un deposito bagagli: lo stesso Mariani è riuscito a ottenere il posizionamento di armadietti locker, per il ritiro e la giacenza di pacchi, e punti per ricarica di cellulari.

#3 Negozi: parafarmacia e minimarket.
Per tenere vivo e in sicurezza il luogo servono dei negozi, i primis una parafarmacia e un minimarket.

#4 Pulizia e sicurezza.
Fondamentale, infine, garantire un presidio delle forze dell’ordine e andrebbe prevista una pulizia e manutenzione costante per mantenere l’ordine e il decoro.

# La suggestione di Yom Design Studio per il rinnovo della stazione e dell’area antistante

Yom Design Studio ha provato invece ad immaginare come trasformare in un grande hub infrastrutturale e una sorta di piazza pubblica dove incontrarsi e socializzare. Nello specifico è stato ipotizzato: una sala d’attesa con le indicazioni dei bus in arrivo e partenza e il contestuale rinnovo dell’edificio del terminal, un’area esterna caratterizzata da panchine, alberi, aiuole, stalli per biciclette e uno nuovo disegni dei flussi della mobilità. 

Continua la lettura con: Apocalisse Lampugnano: il fotoreportage da incubo

FABIO MARCOMIN

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