La musica può diventare estremamente importante, nella vita di una persona.
E’ qualcosa in grado di donare sensazioni ed emozioni rare da percepire in altro modo: vari studi si occupano di cercare di capire il processo neurologico che spinge gli esseri umani a provare certi sentimenti, durante l’ascolto musicale… ma, forse, è meglio che questo rimanga un mistero.
Proprio per via di questa incantevole caratteristica delle composizioni musicali, spesso molta gente arriva a pronunciare frasi come “la musica è la mia vita”, “senza musica non so come farei” o “la musica è in tutto quello che faccio”.
… figuriamoci cosa dovrebbe dire, fare e pensare un musicista professionista.
Purtroppo, però, i musicisti professionisti sono spesso i più additati come “perenni senza-lavoro”. Addirittura, c’è chi pensa che suonare uno strumento non possa essere un vero mestiere, una fonte di guadagno, un modo per vivere e di vivere.
Ma il pianista Marino Formenti è pronto a sfatare questo pregiudizio: da questo lunedì alle ore 11 fino a domenica 20 maggio, il musicista rimarrà… fermo al suo pianoforte, posto all’interno del Santeria Social Club.
Questa performance, intitolata “Nowhere” e organizzata da Triennale Teatro dell’Arte e Piano City, prevede che Formenti suoni, mangi e dorma davanti ai suoi tasti bianchi e neri, invitando gli spettatori a fare lo stesso per passare tempo assieme a lui per vivere la sua stessa esperienza.
Questo progetto totalmente gratuito mira a indagare lo scorrere e la condivisione del tempo in relazione alla musica, in modo da percepire questo legame come parte essenziale della vita: forse, è un po’ estremo… ma può funzionare.
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Nel Duomo vicino alla sagrestia settentrionale è presente un quadro che raffigura la Vergine, detto della “Madonna delle Rose”. Nel dipinto non c’è ombra di un fiore.
Nella MADONNA delle ROSE non c’è neppure una ROSA: ecco perchè
# La fioritura miracolosa
Nel 1409 Milano era assediata dagli eredi di Bernabò. La città, non avendo più armi per difendersi, decise di saccheggiare il cantiere del Duomo.
Una donna per paura delle conseguenze divine che si sarebbero susseguite a quel gesto, decise di recarsi ogni giorno davanti all’antico quadro portando un mazzo di rose.
Un giorno trovò il mazzo di qualche giorno prima completamente appassito e si mise a piangere pregando anche per la salvezza del figlio ferito in battaglia. Le rose rifiorirono immediatamente. Da questa vicenda deriva il soprannome dato al quadro.
Nell’ultimo decennio, Milan e Inter hanno cambiato tutti gli anni la propria divisa di gioco, come del resto tutte le altre squadre di Serie A. Ciò accade, fondamentalmente, per rincorrere il business del merchandising.
Le due squadre cittadine non sempre hanno avuto fortuna nella scelta del design. Altre volte, le scelte dei rispettivi sponsor tecnici, Adidas per i rossoneri e Nike per i nerazzurri, hanno riscosso grande entusiasmo da parte dei tifosi e non solo. Vediamo le 10 maglie che, nel bene e nel male, hanno fatto parlare maggiormente di sé.
Partiamo con l’analizzare le cinque maglie rossonere in ordine cronologico di apparizione.
#1Away Kit 2006/2007
Il Milan torna Campione d’Europa nella notte di Atene contro il Liverpool, indossando la divisa bianca da trasferta. Il colore è il classico bianco della seconda maglia, con inserti rossi.
#2 Home Kit 2010/2011
Il nuovo sponsor Fly Emirates, che sostituì Bwin, esordisce con il diciottesimo titolo nazionale per i rossoneri. La prima maglia presenta le classiche bande rossonere, di notevole spessore.
#3Away Kit 2011/2012
Nella divisa dell’anno post-scudetto, i rossoneri giocano con lo scudetto cucito sulla maglia. Nella divisa da trasferta, bianca, piace molto la banda rossonera a ridosso dello stemma del club, sul lato sinistro della casacca.
Anziché il classico logo del club, torna, come negli anni ’30, lo stemma di Milano. Nella maglia casalinga, è presente una banda nera centrale, affiancata da righe di diverse tonalità del rosso.
In quella stagione, i nerazzurri vinsero lo Scudetto, la Coppa Italia e la Champions League, per realizzare il famoso Triplete. Per ottenere questo importante traguardo, la Nike realizzò una semplice divisa nerazzurra, con pantalone nero.
#3 Away Kit 2010/2011
Nell’anno post Triplete, l’Inter gioca le gare esterne con la classica divisa bianca, ma con un dettaglio non da poco. Infatti, è presente la biscia nerazzurra, simbolo del club, sulla parte laterale della casacca.
#4 Home Kit 2014/2015
Per quella stagione, la Nike ha presentato una divisa che ha fatto storcere il naso a molti. Infatti, il colore prevalente era il nero, mentre l’azzurro si poteva notare solamente in una sottilissima banda verticale.
JAM è un brand all’avanguardia gender fluid molto attento alla ricerca dei tessuti composti 100% da fibre naturali e 100% made in Italy.
Molto al passo con i tempi, espressione di una donna che alterna guardaroba femminile e guardaroba maschile senza perdere la propria identità, JAM spazia dalla tradizionale lana cotta italiana ai tessuti tecnici come il neoprene.
JAM ha portato un’importante innovazione nel mondo dell’abbigliamento, unendo la moda con la nuova tecnologia della stampa 3D, creando la linea Overline, una fusione mai vista prima che rivoluziona sia il mondo della moda sia il mondo 3D.
Nella linea Overline di JAM fanno parte i papillon stampati 3D, accessori con un design unico. Overline è cool, all’avanguardia, gender fluid e creata con colori pop, un particolare perfetto con una personalità originale.
Inoltre tutta la minuteria e vari inserti delle collezioni sono fatti con la stampante 3D, personalizzabili in forme e colori.
La persona che compra JAM vuole essere unica e differenziarsi, senza perdere la qualità dei capi.
Il logo JAM nasce dal mix del nome della designer Alessia Jamieson e dalla sua estetica pura con uno stile dai molteplici sapori: un’insolita ‘marmellata’ di forme e geometrie che si traducono nei suoi unici e ricercati capi.
Sabato 12 maggio alle ore 16 in via Nervesa 12, Milano (mappa), ci sarà il grande lancio della nuova collezione estiva SS18 ispirata al viaggio.
Si potranno vedere, toccare e provare tutti i capi JAM, inoltre ci sarà uno sconto del 40% su tutta la collezione, oltre a musica, food e drinks, il tutto ispirato alle suggestioni dal Mediterraneo, dal Sahara e dall’Asia orientale.
Harry Potter è il simbolo di un’intera generazione di ragazzi e ragazze… e non solo.
Harry Potter è tutti coloro che, arrivati a 11 anni, hanno sperato dal più profondo del cuore di aprire la finestra e vedere un maestoso gufo arrivare con la famosa lettera d’ammissione scritta su pergamena.
E’ tutti coloro che hanno sempre creduto fortemente che esistesse davvero un binario 9 e 3/4 nascosto da qualche parte nella stazione di Londra… o in quella della propria città.
Harry Potter è tutti coloro che hanno sempre immaginato come potesse essere avere la propria bacchetta, essere smistati in una casa dal cappello parlante o volare sulla scopa.
E’ tutti coloro che, pur di non rassegnarsi all’idea di essere dei semplici babbani, hanno passato ore e ore su Pottermore, davanti al televisore o ai libri a per rivivere le avventure del celebre mago con la cicatrice sulla fronte o, ai giorni nostri, attaccato al telefono per riuscire a finire tutte le missioni di Hogwarts Mistery.
Harry Potter è tutti i fan che nel 2001 sono corsi al cinema a vedere il primo, meraviglioso film e ancora oggi si meravigliano ed emozionano rivedendo tutta la saga.
E ora ti dirò una cosa: se hai notato statue del cappello parlante, di Dobby o della macchina volante del Signr Weasley e sei una di queste persone ho davvero una buona notizia per te, perchè finalmente, a partire da questo sabato alle ore 10 fino al 9 settembre, approda a Milano “Harry Potter The Exhibition“, la mostra completamente dedicata al magico mondo creato da J.K. Rowling.
Sarà un’occasione d’oro per un vero potterhead di vedere con i propri occhi parti originali del set cinematografico, dei costumi e degli attrezzi di scena, ma anche di essere smistato in una delle case della scuola di magia più famosa del mondo e, con un pizzico di fortuna, di incontrare gli attori che hanno interpretato i simpaticissimi gemelli Weasley, Fred e George.
Io ho già prenotato il biglietto da 16.90 euro per godermi questa meravigliosa mostra della Fabbrica del Vapore: se vuoi lo compro anche per te.
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Il festival alternativo più amato dell’hinterland milanese sta tornando: dall’11 maggio al 17 giugno, infatti, al Legend Club di Viale Enrico Fermi, 98 la direzione artistica del Rock In Park punta stupire ancora una volta e, per la decima edizione, si è prodigata nel mettere assieme una programmazione da urlo.
Come ormai di consuetudine, si è tenuta una “data zero“, sabato 5 maggio scorso al Legend Club (mappa), sede dell’intera serie di concerti, che ha permesso ai rockers, agli habitué e ai neofiti della manifestazione di scaldare ugola e collo, onde evitare strappi per l’headbanging prolungato.
Quindi buttate le corna al cielo e salvatevi la road map qui di seguito: per tutto il resto, ci sono i canali Facebook e Instagram dedicati (ai quali vi rimandiamo anche per aggiornamenti e variazioni).
VEN 11.05.18 → € 7,00
MARIO RISO + THE STRIGAS + THE ELEMENTS + MARTIAN PATRIOTS
SAB 12.05.18 → ingresso FREE
DOBERMANN + RAGING DEAD + LEATHER JACKET
DOM 13.05.18 → € 5,00
THE LAST BAND + UNDER STATIC MOVEMENT + BROWBEAT + THIS BROKEN MACHINE
GIO 17.05.18 → ingresso FREE
CELEB CAR CRASH + MADBOX + MEXICAN HEROES + VITREO
VEN 18.05.18 → € 15,00
CONFESS + GUEST
SAB 19.05.18 → € 10,00
PINO SCOTTO + SKW + HELL’S CROWS + ANOTHER FEEDBACK
DOM 20.05.18 → ingresso FREE
ELECTRIC BALLROOM + 7 IRIS + EXCENTRIC DISEASE
MER 23.05.18 → € 10,00
MARCO MENDOZA + WOLF THEORY + SUPASONIC FUZZ
GIO 24.05.18 → ingresso FREE
DROPSHARD + WEISS BAND + FROZEN SAND + DIRAXY
VEN 25.05.18 → € 5,00
IRON MAIS + FARTY WAYNE + NO ONE’S PROJECT
SAB 26.05.18 → € 5,00
HELL IN THE CLUB + LUCKY BASTARDZ + SEVERAL UNION + BLACKHOLEDREAM
DOM 27.05.18 → € 15,00
CRAZY TOWN + HUMAN TORNADO + BREAK ME DOWN
MAR 29/05/18 → € 24,00
BOULEVARD + SOUL SELLER + MINDFEELS + AIRBOUND
GIO 31.05.18 → ingresso FREE
GAMBARDELLAS + NAGA + UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA + ONDARETRÒ
VEN 01.06.18 → ingresso FREE
SYK + FOREDAWN + SOUL VIBES + ENDGAME
SAB 02.06.18 → € 5,00
SUPERHORROR + 17 CRASH + MY CITY ROOM + DELUDED BY LESBIANS
DOM 03.06.18 → ingresso FREE
REACTION + DEEP AS OCEAN + CRUENTATOR + DECLAPIDE
GIO 07.06.18 → ingresso FREE
DEATHLESS LEGACY + MECHANICAL GOD CREATION + KANTICA
VEN 08.06.18 → € 8,00
ELECTROCUTION + BLACK RAGE + INSIGHT + SINATRAS
SAB 09.06.18 → € 8,00
ELVENKING + TREWA + ATLAS PAIN
DOM 10.06.18 → ingresso FREE
PAOLO MARTELLA from QUARTIERE LATINO + AMORS + MR. KNOW IT ALL + NICE
GIO 14.06.18 → ingresso FREE
SHE WAS NOTHING + REBIRTH OF ENORA + CODENAME DELIRIOUS
Le date dal respiro internazionale alle quali non potete assolutamente mancare sono quelle dei Crazy Town e dei Suffocation, tra i massimi esponenti death metal assieme ai Cannibal Corpse. Per quanto riguarda le band tricolore vi segnaliamo i concerti degli Electrocution e degli Elvenking.
1840: si inaugura la stazione ferroviaria di Porta Nuova (la prima a Milano), dove si attesta la linea a vapore Milano-Monza.
1862: entrano in servizio, con capolinea centrale in piazza Duomo, gli omnibus della SAO. Sono dei pesanti carrozzoni verdi a quattro ruote trainati da uno o due cavalli.
1881: nasce il tram ippotrainato della SAO, inizialmente sulla linea Duomo-Esposizione Nazionale, allestita nei giardini di porta Venezia. Ben presto le rotaie saranno posate in tutta la città.
1893: entra in funzione, in via sperimentale, il primo tram elettrico della Edison: Duomo-Porta Sempione.
1901: la linea tranviaria Milano-Monza viene elettrificata dalla Edison. I caratteristici tram a due piani fanno capolinea dietro al Duomo, in piazza Camposanto.
1917: il servizio tranviario viene municipalizzato. Tram, rimorchi, binari e dipendenti della Edison passano all’ATM.
1925: entrano in servizio gli autobus con motore a scoppio della CAM.
1927: inizia a circolare un prototipo di tram rivoluzionario, caratterizzato dalla cassa montata su carrelli mobili, la serie “1500” (o Carrelli o Peter Witt o 1928). Dal 1928 entra in regolare servizio, ed ancora oggi questo modello è in servizio per la città, con orgoglio dei milanesi.
1933: sulla linea 82 inizia a circolare la filovia Stigler Ransomes, carrozzata dalla Macchi di Varese.
1964: viene inaugurata la prima metropolitana milanese, la linea 1 (tratta Marelli-Lotto).
Sai dirmi cosa accomuna carne, pesce e verdura? Sono alimenti completamente diversi tra loro, eppure hanno qualcosa che li lega: tutte queste belle cosine possono essere fatte alla brace.
Dove c’è una brace, c’è una griglia e dove c’è una griglia c’è divertimento, musica e tanta buona compagnia.
Ma dove trovare tutto questo insieme, in quel di Milan?
Naturalmente al Carroponte, perchè in occasione di Milano Food City è stato organizzato il CarroGrill, tutto alla Brace Festival, la manifestazione che ti permetterà di assaporare tante prelibatezze grigliate per ben quattro giorni.
Da questo giovedì alle 17 fino a domenica, potrai gustare tutte le tipologie di carne e pesce da griglia possibili e immaginabili, per non parlare delle delle freschissime verdure (così facciamo contenti anche i vegani e i vegetariani), dell’ottima birra e, naturalmente, dei concerti e dei dj set che saranno organizzati per l’occasione… tutto questo con ingresso libero!
Ah. In tutto questo ben di Dio, ricordati dei poveri addetti alla griglia. Sai, sono sempre loro i veri eroi, sempre soli a controllare che nulla bruci. Però, si sa: da grandi poteri derivano grandi responsabilità… e anche una giornata di isolamento accanto ai carboni ardenti sotto il sole cocente.
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In origine erano i giardini del Collegio della Guastalla. Nel 1937 il Comune di Milano decise di espropriare il palazzo e il Collegio venne trasferito a Monza. Quando il parco fu aperto al pubblico, nel 1939, era unito al parco di palazzo Sormani.
Sono tra i giardini pubblici più piccoli e più antichi di Milano. Al posto dell’originario laghetto, i giardini ospitano una pregevole vasca peschiera in stile barocco, del seicento. Tra gli altri elementi si trovano un’edicola, sempre seicentesca, con un gruppo di statue in terracotta della Maddalena penitente confortata da angeli, un tempietto neoclassico del Cagnola e una fontana barocca.
Particolarmente curioso è un albero, la catalpa bignonioides ‘Walt’, detto albero dei sigari dal tronco molto contorto e monumentale e dalla chioma asimmetrica. Sembra una scultura vegetale.
Il miglior street food proveniente da tutta Italia sarà proposto durante lo Streeat Food Truck Festival.
No, non era un modo per ottenere la tua attenzione, parlavo sul serio: in occasione della Milano Food Week, da questo mercoledì alle 18.00 fino a domenica, ape car, carretti, furgoncini, ma anche biciclette, roulotte, moto e addirittura rimorchi allestiti con piastre, forni, friggitrici (e chi ne ha più ne metta) popoleranno Piazza Leonardo Da Vinci, proprio di fronte al Politecnico (sfido i poveri studenti a concentrarsi).
Durante lo Streeat Food Truck Festival, troverai pietanze gustose, fresche… e al giusto prezzo, accompagnate da ottime birre artigianali locali dei più rappresentativi produttori Italiani, vini naturali e biologici e cocktail da sogno, senza dimenticare le gustose centrifughe di frutta e verdura.
Insomma, lo Streeat Food Truck Festival sarà un tripudio di sapori e profumi, buon cibo e buona compagnia per passare una settimana col sorriso stampato sul viso… dimenticandosi della prova costume.
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Paul Cezanne è una figura fondamentale all’interno del panorama avanguardistico europeo.
Si tratta di colui che ha influenzato i principali artisti Novecenteschi, come i Fauves francesi, i cubisti e molti altri esponenti di innumerevoli correnti artistiche.
I suoi studi sulle forme, sulle prospettive e sui colori hanno contribuito a dare un nuovo punto di vista alla rappresentazione pittorica, fino a quel momento ancora saldamente ancorata ai dogmi accademici del tempo.
Grazie al documentario “Cezanne – Ritratti di una vita”, potrai conoscere i volti delle persone che il grande pittore ha incontrato, l’inedita storia dei suoi momenti personali e delle confessioni più intime.
Inoltre, potrai vedere le immagini di “Cezanne’s portraits”, l’esposizione che raggruppa ben cinquanta ritratti che hanno viaggiato dalla National Portrait Gallery di Londra al MoMA di New York, per poi giungere alla National Gallery of Art a Washington DC e, infine, al Musée d’Orsay a Parigi, il tutto arricchito da presentazioni, contributi e spiegazioni di curatori ed esperti legati a queste istituzioni museali.
Sarà un viaggio artistico alla scoperta del grande protagonista dell’arte contemporanea, Paul Cezanne, che potrai vivere questo martedì, a partire dalle ore 15.00, al Cinema Ariosto: il biglietto costa solo 10 euro… e vedrai che ne varrà la pena.
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Nel pieno centro di Milano c’è un parco pubblico che ha due caratteristiche che lo rendono unico. La prima è che è anche un parco archeologico. La seconda è che è il parco più inaccessibile del mondo. Procediamo con ordine.
IL PARCO ARCHEOLOGICO
Il parco archeologico si trova nei pressi delle Colonne di San Lorenzo. Diciamolo subito, non è una delle mete turistiche principali della città, e a dire il vero non rende neppure molto l’idea di quanto monumentale fosse l’edificio che conteneva.
Si trattava di una delle costruzioni pubbliche più importanti della Milano capitale dell’Impero Romano: l’Anfiteatro. Vero richiamo per l’intera popolazione di Mediolanum e vetrina per lo stesso Imperatore.
Quel che resta dell’anfiteatro di Milano
LA STORIA DELL’ANFITEATRO DI MILANO
Destinato ad ospitare gli spettacoli gladiatori, lotte tra uomini e bestie feroci, ma anche pubbliche esecuzioni, venne edificato nei primi decenni del I secolo d.C.
Si trovava poco fuori le mura, oltre Porta Ticinensis, e poteva contenere 20.000 spettatori. Nel corso del V secolo venne progressivamente demolito per recuperarne i materiali di costruzione, prevalentemente i blocchi di pietra, che confluirono nella basilica di San Lorenzo e nei rinforzi delle mura cittadine.
Com’era, com’è
Le indagini archeologiche iniziate negli anni trenta del novecento ne hanno permesso l’esatto posizionamento (tra l’attuale via Arena, via Conca del Naviglio e via De Amicis), nonchè le sue misure, davvero notevoli: 155 metri x 125 metri.
UN PARCO QUASI INACCESSIBILE
Quel che resta oggi e che possiamo visitare è purtroppo davvero poco: solamente le fondazioni (parziali) sono visibili entrando nel “Parco archeologico dell’anfiteatro romano“, un parco che oltre ad avere alcuni reperti archeologici, è particolarmente riservato, visto che al suo interno non c’è mai nessuno. Anche perchè la mancanza di ingressi e gli orari di chiusura lo rendono praticamente inaccessibile.
In cerca dell’ingresso
Ci sono due cancelli che darebbero l’accesso diretto al parco. Uno in via De Amicis, l’altro in Via Arena. Ma sono sempre chiusi. Ci sarebbe anche un terzo ingresso teorico, costituito dal Vivaio Riva, ma anche il Vivaio è stato chiuso. Per entrare, l’unico modo è di individuare il portone di un palazzo di via De Amicis 17, un ex monastero femminile.
Attraverso un portone ben mimetizzato, c’è solo una targa che indica la destinazione, si accede nel cortile interno dell’Antiquarium Alda Levi, dedicato alla prima donna sovrintendente ai beni archeologici della Lombardia. Qui bisogna evitare di perdersi visto che un cartello vieta nel cortile l’accesso ad estranei. Bisogna destreggiarsi con perizia, procedere sulla destra fino ad arrivare in fondo dove si trova un cancello che conduce al parco. Sperando di trovarlo aperto. Già, perchè il parco, oltre a vietare praticamente qualunque cosa, è: chiuso la domenica chiuso il lunedì chiuso il sabato pomeriggio
e, da novembre a marzo, negli altri giorni chiude alle 16.30.
Quel che resta del parco
Se si è fortunati ad azzeccare l’orario di apertura, si accede ad un vasto prato dove si trovano i resti del grandioso edificio. Solo abili rendering tuttavia ci possono dare l’idea di quanto fosse maestoso l’anfiteatro nei tempi di massimo splendore.
Il Parco è sotto il Ministero dei Beni Culturali, quindi il governo di Roma, attraverso la Sovrintendenza, che forse potrebbe fare qualcosa di più: oltre ai cancelli chiusi e agli orari che paiono fatti apposta per tenere lontane le persone, anche quel poco che si trova dentro non sembra molto valorizzato, come si vede da queste immagini.
In questo caso il Comune non c’entra, anche se sorprende che abbia ceduto alla Sovrintendenza a costo zero anche l’area di sua proprietà dove, dagli anni venti fino allo scorso dicembre, sorgeva il Vivaio Riva. Altra area verde che, oltre ad aver fatto la storia di Milano, almeno era aperta al pubblico.
Sul sito web del parco si trovano gli orari e qualche interessante informazione sulla Milano imperiale. Nota dolente: il sito risulta aggiornato al 2012.
MAURO COLOMBO
Con il contributo di Andrea Zoppolato
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA.
L’Italia potrà avere molti problemi, ai giorni d’oggi, ma nei secoli passati ha dato un grande contributo a livello artistico, culturale… e, soprattutto, ha istituito un primato mondiale nell’universo food.
Eh sì: è indubbio che il nostro Bel Paese primeggi nella cucina, portando creatività, equilibrio e salute non solo all’interno dello Stivale, ma anche al suo esterno.
Pensaci: quando si parla del food, non esiste persona che non conosca la ricetta della pasta al pomodoro, della pizza napoletana o del gustosissimo babà, senza contare che, ad ogni pietanza servita in tavola, gli italiani sono in grado di abbinare i loro ottimi vini.
Insomma, il buon cibo in Italia è una cosa seria e, per celebrare questo primato mondiale, da questo lunedì fino a domenica anche quest’anno potrai partecipare a tutti i gustosi eventi previsti per la Milano Food Week.
Saranno sette giorni di inaugurazioni, degustazioni, conferenze e moltissimi altri appuntamenti organizzati in tutto il capoluogo lombardo, che ti permetteranno di approfondire (e assaporare) i temi legati al mondo del food in tutte le sue forme e dimensioni.
Mi raccomando: porta fieramente in alto la bandiera tricolore e celebra assieme ai meneghini questa settimana di abbuffate.
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Il primo tratto navigabile dei Navigli risale alla seconda metà del XII secolo. La realizzazione durata fino al XX secolo, di questo sistema di trasporto di merci e di persone per la prima volta mise in collegamento la zona del Lago di Como e del Lago Maggiore con la città di Milano.
Nel 1805 è stato Napoleone a completare la costruzione del Naviglio Pavese per permettere di collegare la città di Milano con il mare.
La navigazione sul naviglio fu abbandonata per la concorrenza delle ferrovie.
Lambrangeles, Lambrooklyn, o il criptico movimento Make Lambrate Great Again, degno anche di un subreddit (al momento vuoto), sono solo alcuni tra i nuovi modi con cui i milanesi hanno scelto di chiamare Lambrate, il quartiere più anarchico di Milano.
Zona storicamente indomita e libertina, antico porto fluviale per la romana Mediolanum, poi suddivisa tra Lambrate di sotto e Lambrate di Sopra, aggregata a Milano sotto Napoleone e di nuovo autonoma fino alla definitiva annessione alla grande città nel 1923, oggi Lambrate è tra i quartieri che più stanno accelerando.
Uno scorcio di viale delle Rimembranze di Lambrate, che univa Lambrate di sotto con Lambrate di sopra
Una spinta decisiva per la rinascita del rione l’ha data il suo inserimento tra i Design Districts di Milano, avvenuto nel 2010 con la riqualificazione urbana della zona tra via Ventura, via Massimiano e via Sbodio. Il Fuorisalone è ormai un evento di portata mondiale ed è assurto a vera e propria vetrina di lustro per la nostra città, occasione unica per rivitalizzare aree decentrate: si pensi anche a Isola e a Tortona.
Fulcro del processo è stato lo Spazio Ventura, che è addirittura arrivato ad ospitare la mostra protagonista di un tour internazionale A Human Adventure, curata dalla NASA e focalizzata sulla corsa allo spazio del secolo scorso.
Il format lambratese ha avuto un successo tale da essere esportato anche in altre parti di Milano, grazie al Ventura Project che con Ventura Future ha portato anche a Loreto e a Centrale l’atmosfera peculiare del Lambrate Design District.
FuturDome, una delle nuove sedi dislocate del progetto lambratese
Lambrate d’Arte
“Solo un pesce morto segue la corrente” è poi lo slogan, molto in sintonia con l’ambiente, dell’irriverente FuoriSalmone, il network B2B di designer creativi che si riuniscono nel loft di via Massimiano 25.
Il suo nome strizza l’occhio al luogo mentale di Jack Torrance nello Shining di Kubrick (lì stilizzato in redrum, bifronte di murder) e probabilmente al mito appartenente alla sottocultura delle redrooms, le messe in scena in diretta di snuff movies nel dark web.
Un interno di Redroom, al 18 della storica via Conte Rosso
Un quartiere avant-garde
Al di là di questa angosciante quanto curiosa parentesi, Redroom è uno spazio d’avanguardia, che va incontro ai gusti dei connoisseurs come a quelli dei semplici passanti: si va dai lapislazzuli al punk-chic, immersi in una scenografia à la David Lynch.
Dall’altra parte della via si trova Tuttaltrosuono e il Vino, apparentemente una semplice enoteca, in realtà un ambiente sonoro allestito nei minimi dettagli da un veterano dell’hi-fi, Andrea Bernardi: perfetto per adagiarsi su un’aria di Rossini abbinata al suo rosé preferito. Dopotutto, senza musica la vita sarebbe un errore.
Ma così come non sarebbe onesto tralasciare il Birrificio di via Adelchi, il primo del suo genere ad aprire in città, tra i luoghi in cui andare a bere, parimenti non possiamo dimenticarci del Mundial per mangiare, il locale di piazza Bottini, quella della metro e della stazione ferroviaria, vero e proprio polso della situazione del “quartiere reale”.
L’Osteria Mobile
Food Cult
Per nostra fortuna, Lambrate è anche sede della Trattoria La Cappelletta: i suoi gestori garantiscono pasta 100% fatta in casa, noi garantiamo che l’accostamento dei piatti della casa con le loro birre alla spina non lascerà delusi.
Degno di nota anche l’esperimento (riuscito) dell’Osteria Milano, aperta durante il Fuorisalone 2017 come progetto temporaneo in un vecchio edificio industriale di via Sbodio, ora autentico punto di riferimento permanente per i lambratesi e non, dove è possibile degustare antiche e storiche ricette lombarde, piemontesi e toscane, accompagnati da musica live: a Lambrate il messaggio è chiaro, rock and roll is (t)here to stay.
Gli hotspots di Lambrate evidenziati nell’articolo
Si sa: Milano è capace di far spuntare quartieri nuovi e modernissimi in men che non si dica, com’è avvenuto con la zona Isola.
Si tratta di un quartiere pieno di vita, sempre frequentato da milanesi e non, in grado di offrire tutto quello che occorre per qualsiasi momento della giornata, dalla colazione alla serata con gli amici.
Uno di questo posticini è il Frida Isola, un locale che fa da ristorante, ma anche da negozio molto attento all’ecosostenibilità.
E’ composto da tre sale con due grandi vetrine che danno sul verde cortile interno, capace di infondere tranquillità e pace anche nelle giornate piovose: tra le fronde degli alberi, puoi trovare articoli vintage, bijioux dal design creativo e tantissimi prodotti originali, creati dalla contaminazione di diversi stili.
Questa domenica, dalle 10 in poi, il Frida Isola festeggia l’arrivo di Maggio della primavera con la quinta edizione del Frida Market, un mercatino all’interno del suo shop completamente dedicato all’homemade, l’ideale quando l’estate si avvicina e hai voglia di cambiare aria.
Che sia l’ora di pranzo o di cena, puoi fare un salto all’interno di questo allegro mercatino e darti alle spese pazze: sbrigati ad andare, prima che finisca tutto.
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Se chiedete a un milanese come definirebbe l’Isola oggi, la risposta probabilmente sarebbe “radical chic”. Zona di periferia urbana ma vicinissima al centro, orgogliosa della sua origine popolare e nuova meta della movida milanese, attaccata alla sua solida tradizione artigiana che è sempre più relegata nell’angolo dall’apertura di nuovi locali e dagli arrivi dei nuovi creativi, nostalgica delle “occupazioni” e degli “abusivi” eppure sempre più affollata di negozi alla moda e appartamenti di lusso.
L’Isola è ancora, come in passato,un quartiere che evolve per contraddizioni.
Isola by Night
Ma soprattutto l’Isola è un luogo che vive una grande trasformazione, dal punto sociale, culturale, urbanistico. Il progetto di riqualificazione di Porta Nuova sta modificando in maniera definitiva la sua fisionomia, affiancando alle vecchie case di ringhiera grattacieli di cemento di venti piani e più. Gli abitanti che da decenni lottano per una riqualificazione “umana”, che non la snaturi e tenga conto non solo dei metri cubi ma anche dei servizi che un quartiere deve avere per essere vivibile, continuano a creare reti di solidarietà e partecipazione passandosi il testimone da una generazione all’altra, dalle vecchie famiglie isolane ai nuovi arrivati.
L’Isola è interessante da vivere by night, come accade sempre più frequentemente negli ultimi anni, ma anche by morning and afternoon. Tutto dipende dallo spirito con cui la si esplora.
Praticamente ogni settimana chiude un negozio e apre un locale, che sia ristorante, hamburgeria, raviolificio poco importa. L’unica mappa mentale è quella di chi la frequenta con regolarità, se il suo senso di orientamento non è già compromesso da un cocktail di troppo. In verità i cocktail non sono proprio il suo punto di forza, ma se proprio non ci si vuole rinunciare meglio andare al Bar Bah di via Porro Lambertenghi, il preferito dagli isolani, o al Wasabi di via Pollaiuolo, un cocktail bar che la musica blues jazz e rock’n’roll ce l’ha nel sangue, e abbina drink ben fatti a un’atmosfera calda e intima (ma tanto dentro non troverete posto).
Da queste parti comunque è sempre meglio una birra, soprattutto quelle artigianali dell’Isola della Birra, o l’ampia scelta del Pub 24 (via Borsieri 24), dove spesso si può ascoltare anche buona musica live. Per tutto il resto c’è il neonato sito di Isola Food District, una specie di guida su Drink & Food messo in rete dal locale Distretto del Commercio.
Isola by Day: cosa vedere
Di giorno l’Isola può fare la felicità di chiunque abbia l’obiettivo facile. Questo è probabilmente il quartiere cittadino, sostanzialmente privo di monumenti storici di una qualche notorietà, ma con la più alta densità di traffico di macchine fotografiche di Milano. Non perché non esistano siti artistici di un certo interesse, a partire dalla Chiesa e il Santuario Santa Maria alla Fontana con i bei cortili porticati, le vasche interrate e decorati da affreschi seicenteschi, o la Fonderia Napoleonica Eugenia di Thaon di Revel. Ma inevitabilmente ad attirare l’interesse sono soprattutto i nuovi grattacieli di piazza Gae Aulenti e dintorni, sorti in palese contrasto con le pittoresche case di ringhiera, le botteghe artigiane, la vita “di paese” che ancora vi si conduce, che fanno del quartiere un luogo privilegiato per la scoperta di nuove prospettive di fotografia architettonica e sociale.
Le vie dello shopping
Per gli amanti dello shopping c’è solo l’imbarazzo della scelta, scordatevi però i grandi marchi e le catene che proliferano da Piazza Gae Aulenti in poi. Qui si trovano soprattutto i piccoli atelier artigianali con prodotti unici e originali, dagli abiti ai gioielli alla ceramica e alla lavorazione del legno e del metallo, senza dimenticare le chicche vintage e l’angolo green.
Per un cambio di stagione con stile una tappa obbligata è Tantrika Shop, in via Pollaiuolo 2, vera e propria pietra miliare del quartiere, un piccolo rifugio dai prezzi democratici dove gli abiti sono tutti originali, realizzati senza sfruttamento di manodopera minorile e colorati senza l’uso di sostanze tossiche. Gli amanti del vintage troveranno pane per i loro denti da Le Vintage, in via Garigliano 4, nel quale perdersi a curiosare e frugare tra abiti, accessori e gioielli vintage originali dagli anni Quaranta in poi; mentre bimbi e mamme troveranno irresistibile le creazioni home made di Rapa Design, in via Pastrengo 5, tutte in tessuti rigorosamente naturali e coloratissimi. Poco più in là un salto da Ambroeus ci aiuta a riflettere su come vivere la moda in maniera più etica e sostenibile: dai designer più famosi, al vintage e al retro, fino ai migliori brand della grande distribuzione, inclusi scarpe, borse e accessori, qui tutto è rigorosamente di seconda mano.
Il cuore del piccolo mondo artigiano si trova tra via Pepe e via Pastrengo, dove ogni civico e ogni corte nascondono un mondo segreto tutto da esplorare. Vale la pena anche solo fare un giro per rifarsi gli occhi sulle splendide ceramiche di Caterina Von Weiss in via Guglielo Pepe 36 (solo su appuntamento), sui gioielli dell’Atellier di Monica Castiglioni in via Pastrengo 4, pezzi unici in bronzo e argento che suggeriscono associazioni con le innumerevoli piante del mondo marino o con le antiche reliquie delle culture ancestrali. Per finire con le creazioni in rame, ferro e legno legno del laboratorio Algranti, in una parola la forza della materia formato design.
Poco distante, nella via Thaon de Revel, ci si trova nel regno dei Bikers, dove il tempo sembra essersi fermato agli anni Cinquanta: officine, negozi di abbigliamento, locali, backery, librerie e barber shop. Se non fosse per il Deus ex Machina, concept store australiano specializzato in moto, surf e biciclette frequentato più che altro dalla Milano più modaiola (soprattutto per i famosi brunch e apertivi del Deus Cafè).
Il regno della Street Art
La domenica invece le strade sono particolarmente vuote e i negozi chiusi, come è consuetudine nei paesi. E’ il giorno più ambito dagli appassionati di Street Art quando, complici le serrande abbassate e le strade deserte, non solo i muri ma anche clair, tombini, energy box semaforici esplodono in un turbinio di colori. Da via Gaetano de Castillia a Piazzale Minniti (opera di Microbo), da via Cola Montano (Zedz) a viale Sturzo, senza dimenticare le incursioni di Pao e i murales all’interno di locali come il Frida, il quartiere è una galleria a cielo aperto della più rappresentativa Street Art cittadina di questi anni, sempre più meta di visite guidate a tema.
Il Fuorisalone ha ormai coinvolto tutta la città e dall’anno scorso anche l’Isola vuole fare la sua parte. Le potenzialità del resto non le mancano, sia per gli spazi ricchi di fascino che ospitano gli eventi sia per il tessuto artigiano e laboratoriale che la caratterizza. Così per il secondo anno l’Isola Design District si è aggiunta al circuito cittadino dando spazio a quei progetti che abbiano evidenziato la versatilità di determinati materiali con un’applicazione diversa da quella tradizionale o con un focus sull’ecosostenibilità. Tutto il programma degli eventi è consultabile sul sito ufficiale.
Si tiene in genere a fine maggio e propone la formula del festival dislocato in un intero quartiere. Per sei giorni l’Isola si trasforma in un grande laboratorio musicale, con un programma ricco di appuntamenti ed eccellenti performance. Sono serate speciali in luoghi prestigiosi dell’Isola e concerti gratuiti del circuito “Isola Jazz Club”, organizzati in gallerie d’arte, cortili, locali, ristoranti e negozi, dall’ora dell’aperitivo a notte fonda, che fanno risuonare musica live in ogni angolo del quartiere. Assolutamente da non perdere.
Favoloso, colorato, affollato e in totale libertà. Il Festival si svolge ogni anno durante il Carnevale Ambrosiano, presentando i migliori artisti in arrivo da tutta Europa. E’ una kermesse che offre al più ampio pubblico possibile il meglio del nuovo teatro di strada e nuovo circo europeo, concentrata nel quartiere con spettacoli a rotazione all’aperto e al chiuso, dal mattino alla sera, nelle strade e nelle piazze, nei teatri e nei pub, sui sagrati delle chiese e infine nel bellissimo chapiteau rosso simbolo del Festival.
Si tiene in genere alla fine di settembre e fa parte della più larga manifestazione Kult City – Quartieri in gioco, un Festival dedicato alla cultura urbana partecipata che si svolge in alcuni quartieri della città. Performance, parole, musica, teatro, cinema, libri, design, fotografia, arte, cibo e danze che diventano linguaggi che invadono le strade della città e si rivolgono a tutti coloro che le attraversano. ISOLA KULT è un progetto culturale per il quartiere ISOLA di Milano, è un momento di festa per contribuire, tutti insieme, a ritrovarne l’identità culturale e comunitaria ed arricchirla di nuovi contenuti e idee. Ma è anche una bella esperienza per chi all’Isola non ci abita, non la frequenta e non ne vuole sapere nulla, ma che magari vorrebbe riscoprire lo spirito del proprio quartiere.
Ci sono tante altre novità che bollono in pentola, grazie soprattutto alle numerose ed effervescenti associazioni di quartiere che non si danno mai pace. Sempre che anche queste, come già i negozi di vicinato e le gallerie d’arte, non vengano prossimamente travolte da montagne di polpette giganti, take away asiatici e hamburger vegani.
Se dovessi attribuire degli aggettivi all’arte di Boldini, userei “delicata”, “eterea” e al contempo “intensa”.
Giovanni Boldini è stato uno dei protagonisti della Belle Epoque, grazie alla sua passione per i ritratti e alla sua impostazione macchiaiola, che l’hanno resto uno dei pittori più richiesti dalla una committenza altolocata di quel periodo.
I soggetti preferiti di Boldini, però, erano senza dubbio le figure femminili, dei quali tratti eleganti, candidi e leggiadri erano sempre resi alla perfezione dalla sua sensibile abilità ritrattistica. Tale bravura gli consentiva di attribuire un’aura quasi intangibile alle protagoniste delle sue opere, senza tralasciare – però – retrogusti intriganti percepibili osservando attentamente lo sguardo e le pose delle figure.
Se ti ho incuriosito, ti invito caldamente a visitare la mostra “Boldini. Ritratto di signora” della GAM, esposta fino al 20 giugno: avrai l’occasione di ammirare trenta opere di questo grande mastro, tra dipinti e disegni, e di osservare le varie modalità figurative dei suoi soggetti femminili nei primi del ‘900… al ridicolo prezzo di 5 euro. Cosa vuoi di più?
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Nel panorama milanese sempre in movimento, la Fondazione Prada, in largo Isarco, a due passi da corso Lodi e via Ripamonti, spicca oggi per due importanti aspetti.
Innanzitutto, in breve tempo ha saputo affermarsi quale punto di riferimento dell’offerta culturale milanese, con eventi, mostre d’arte contemporanea, cinema e tanto altro.
In secondo luogo, ha trasformato una zona da anni abbandonata a se stessa e impantanata nel classico degrado del post industriale.
La storia della location
La Fondazione è nata infatti sulle ceneri di un bel fabbricato anni dieci, che un tempo ospitava la prestigiosa ed affermata distilleria della Società Italiana Spiriti (poi statalizzata), famosissima per il brandy del Cavallino Rosso, tanto caro agli italiani degli anni cinquanta e sessanta.
Come tutte le ex fabbriche della zona, anche questa sfruttava il contiguo scalo ferroviario di porta Romana (purtroppo precipitato nell’abisso del degrado più folle, e per il quale, ad oggi, si sentono solo promesse, idee e progetti).
Fino agli anni settanta, non era raro vedere vagoni merci uscire dal muro dello scalo e raggiungere, attraverso appositi binari di servizio, le realtà produttive del quartiere, durante il giorno popolato da migliaia di operai, in un allegro, anche se faticoso, via vai di carri, camion, gente indaffarata.
Lavorando su un’area produttiva di imponenti dimensioni (la SIS occupava quasi 19’000 metri quadrati), Koolhas ha salvato sette edifici industriali originali, ai quali ha affiancato strutture nuove, l’ultima appena inaugurata: la torre. Questa, dall’alto dei suoi 60 metri, regala una vista inedita della città, attraverso le sue ampie vetrate. Le facciate esterne, di vetro e di cemento, attribuiscono ai diversi piani un’esposizione alla luce sempre differente.
Il visitatore che varca il cancello d’ingresso può passeggiare tra ambienti diversi tra loro, che tuttavia si armonizzano sapientemente e si valorizzano come in una sorta di “affinità elettive”: possiamo ammirare il vecchio e il nuovo, lo scrostato intonaco anteguerra e l’oro tanto di moda oggi.
Un bar da film
Entrate nel visionario bar interno, il Bar Luce, progettato da Wes Anderson (proprio il regista USA, quello di Grand Budapest Hotel o ITenenbaum), che ricorda un tipico locale anni cinquanta, con tanto di flipper e un jukebox. Il soffitto a volta riproduce in scala la copertura in vetro della Galleria Vittorio Emanuele, mentre altri elementi chiave della Galleria trovano spazio nella parte superiore del bar, in una sorta di schema decorativo. Almeno un caffè al banco è d’obbligo (ma se volete rilassarvi e spendere qualcosa di più, fatevi servire ad uno dei tavolini).
Insomma, Fondazione Prada ha dato il via alle danze per far rinascere la zona: ora siamo fiduciosi che altri vorranno ballare dando il proprio contributo a trasformare una parte di Milano che merita molto e che ha da raccontare ancora tante cose.
Davanti a un piatto di carbonara, parte subito la Sora Lella che è in ognuno di noi e, anche se si è a poche settimane dalla fatidica prova costume, tutto quello che viene da dire è: “Ma famme magnà, ma che me frega!”
E’ proprio approfittando di questo sole che sembra essere tornato a giocare a nascondino che ti invito a dimenticarti dell’estate per passare quattro intense giornate a base dell’orgoglio culinario romano, grazie al Carbonara Festival di Piazza Città di Lombardia.
Si, hai capito bene: a partire dalle 18 di questo giovedì fino a domenica, potrai strafogarti di piatti su piatti di carbonara cucinata al momento da chef professionisti, i quali useranno solo ingredienti artigianali e di primissima qualità.
Ma non sarebbe una vera abbuffata se non si potesse abbinare anche qualcosa da bere, giusto? E infatti potrai decidere di accompagnare la tua magnata con birra o bibite.
Insomma, saranno giorni intensi, per le tue papille gustative: un piatto di carbonara non si rifiuta mai e non cercare di nasconderti dietro al portafoglio, perchè l’ingresso è gratuito. Chi accampa scuse è un traditore della patria, ricordatelo.
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