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Si chiamava Faber – Fabrizio De Andrè al Carroponte

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Faber.

Questo è il soprannome che Paolo Villaggio diede al suo grande amico, Fabrizio De Andrè, e che poi passò alla storia.

Il riflessivo Faber era un cantautore dalla chitarra semplice e dalle parole profonde. Ci sono tanti brani iconici di questo artista: “La guerra di Piero”, “Il Pescatore” e “Via Del Campo”, ma anche “Bocca di Rosa”, “Geordie”, “Don Raffaè” e molte, molte altre.

Uno dei miei brani preferiti del buon Faber, però, rimane la grottesca e ironica “Ballata dell’amore cieco”:

“Un uomo onesto, un uomo probo

Tralalalalla tralallaleru
S’innamorò perdutamente
D’una che non lo amava niente.

Gli disse portami domani

Tralalalalla tralallaleru
Gli disse portami domani
Il cuore di tua madre per i miei cani.

Lui dalla madre andò e l’uccise

Tralalalalla tralallaleru
Dal petto il cuore le strappò
E dal suo amore ritornò.

Non era il cuore, non era il cuore

Tralalalalla tralallaleru
Non le bastava quell’orrore
Voleva un’altra prova del suo cieco amore.

Gli disse amor se mi vuoi bene

Tralalalalla tralallaleru
Gli disse amor se mi vuoi bene
Tagliati dei polsi le quattro vene.

Le vene ai polsi lui si tagliò

Tralalalalla tralallaleru
E come il sangue ne sgorgò
Correndo come un pazzo da lei tornò.

Gli disse lei ridendo forte,

Tralalalalla tralallalero
Gli disse lei ridendo forte,
L’ultima tua prova sarà la morte.

E mentre il sangue lento usciva

E ormai cambiava il suo colore,
La vanità fredda gioiva,
Un uomo s’era ucciso per il suo amore.

Fuori soffiava dolce il vento

Tralalalalla tralallaleru
Ma lei fu presa da sgomento
Quando lo vide morir contento.

Morir contento e innamorato

Quando a lei niente era restato
Non il suo amore non il suo bene
Ma solo il sangue secco delle sue vene.”

Eh sì: Faber era tanto crudo quanto affascinante.

Se anche tu ami repertorio del grande Fabrizio de Andrè, allora sono lieta di darti una splendida notizia: a partire dalle 21 di questo venerdì, il Carroponte ha organizzato la serata a ingresso libero “Si chiamava Faber, durante la quale verranno riproposti i pezzi più belli del grande cantautore genovese.

Sarà come vederlo nuovamente alla sua amata chitarra.

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ROMANTICI a Milano: chi sono i protagonisti della città quando dorme

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Chi sono i protagonisti di Milano di quando dorme.

Taxi driver. Rischiano di più ma guadagnano di più. Il turno più eroico: da mezzanotte alle sei del mattino.

Taxi Driver

Ci sono ancora dei nostalgici che frequentano discoteche e locali notturni come negli anni ottanta

Ci sono quelli che vanno al night in piazza Diaz, luoghi leggendari che non si sa se esistono al di là dell’ingresso.

Ci sono quelli delle sostitutive che si fanno i tragitti della metro

Ci sono quelli che dormono sulla 90/91

Ci sono i saldatori dei binari, ci sono gli asfaltatori che sembrano fantasmi.

 

I luridi, col camioncino che aprono alle 22 e chiudono alle sei. Guadagnano miliardi.

I cacciatopi sono l’ultima moda. Per farli fritti

Ci sono quelli che corrono con i rollerblades nella metropolitana durante le ore di chiusura

I writers vanno nei depositi ATM, decorano i treni così la mattina sono pronti 

L’insonne che va in giro illuminando le strade con le sue luci 

I guerrieri della notte. Si spostano da un quartiere all’altro con i cappellini e le mazze da baseball

Il micromondo dei Carrefour 24h: la guardia giurata che parla con la cassiera, il senzatetto che dorme

L’innamorato che fa la serenata sotto al balcone

Il proprietario del cane: il cane è una scusa, lui vorrebbe dormire ma il padrone soffre di insonnia

I fantasmi che puliscono le grondaie

I panettieri che fanno le brioche per i nottambuli

I mattinieri che giocano in anticipo

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La trasformazione di MUSSOLINI a Milano: arrivato socialista, riparte fascista

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Mussolini giunge a Milano nel dicembre 1912 per assumere la direzione del quotidiano socialista “L’Avanti”. Inizialmente pernotta in una pensione di via San Damiano.
La direzione aggressiva di quello che fu soprannominato il “Paganini del giornalismo” portò bene all’Avanti che passò in poco tempo da una tiratura di dodicimila copie e oltre centomila.

Il successo spinse la sua compagna Rachele Guidi a raggiungerlo a Milano insieme alla piccola Edda e alla madre, così trovarono casa in Via Castel Morrone 18, dalle parti di Piazzale Dateo, dove “I vicini della famiglia Mussolini si distinguono per essere un uxoricida, un aspirante suicida, una medium e un uomo rovinato dal gioco“, scrivono Belotti e Margheriti in Milano Segreta.

Malgrado i buoni risultati nelle vendite, Mussolini aveva problemi di soldi e aveva difficoltà a pagare l’affitto della casa, mentre la sua linea interventista portò il Partito Socialista a togliergli la direzione del giornale e, successivamente, a espellerlo dal partito, il 24 novembre del 1914.

Appena dieci giorni prima era uscito il primo numero del “Popolo d’Italia“, nuovo quotidiano che si definiva socialista fondato da Mussolini in via Paolo da Cannobio, vicino a piazza Missori.

Gli anni di Mussolini a Milano non furono solo segnati dalle ristrettezze economiche e dalla lotta contro il partito, ma furono anche densi di avventure. Amorose. Mussolini collezionò amanti tra le ballerine dei locali che amava frequentare e soprattutto nei circoli della Milano che contava, come Leda Ravanelli e, soprattutto, Margherita Sarfatti che lo aiutò ad ottenere appoggi decisivi nel suo destino politico.

Mussolini trascorre la grande guerra in gran parte a Milano, sposa Ida Dalser che gli diede un bambino, morto poi in un manicomio. Nel dopoguerra si afferma come uomo politico e il 23 marzo 1919 in un’assemblea in Piazza San Sepolcro fonda il movimento politico dei Fasci Italiani di combattimento. Seguono anni di scontri tra socialisti e fascisti che il 3 agosto 1922 occupano Palazzo Marino. In una sera di pioggia Mussolini sale su un treno in una Stazione Centrale gremita che lo applaude al grido di “Viva l’Italia”. E’ il 29 ottobre 1922. Ha inizio la marcia su Roma.

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Fonte: Milano Segreta, Francesca Belotti-Gian Luca Margheriti, Newton Compton Editori

 

 

Avocado week is back in Lambrate

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Avocado

Ne abbiamo parlato e riparlato e adesso sono ancora qui a scrivere a proposito di questa meravigliosa iniziativa: si vede che l‘avocado piace proprio, ai meneghini.

Vuoi la moda del veganesimo, vuoi il boom del cibo salutare, vuoi quello che vuoi: tutto ciò che prevede l’impiego di questo prodotto diventa immediatamente più buono.

Quindi, potrai dirti di nuovo che vado pazza per questa prelibatezza e che lo mangerei sempre, tutti i giorni a tutte le ore… ma questo lo sai già.

E’ un frutto che sta bene davvero ovunque: a tocchetti nell’insalata, spalmato sul pane e persino in qualche strano miscuglio per preparare dei gelati alternativi.

E dunque, per celebrare questo alimento così versatile, l’East Market Diner torna con la sua Avocado Week da questo giovedì alle 18.00 fino a domenica.

A partire dall’aperitivo di questo giovedì, potrai gustare prelibatezze come l’avocado toast, l’avocado waffle, l’hawaiian pokè e l’amatissimo avocado burger.

Come rinunciare a tante ghiottonerie messe insieme? Soprattutto se potrai gustarle sulla meravigliosa terrazza dell’East Market.

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10 cose da fare per i disperati che restano a Milano in un week end d’estate

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Un’occasione troppo ghiotta per godersi una Milano deserta lasciando ad altri code sulle strade e ressa sulle spiagge.

Ecco allora 10 cose che si possono fare a Milano quando capita la fortuna di restare da soli per non rischiare di cedere alla disperazione.

 

10 COSE DA FARE PER I DISPERATI CHE RESTANO A MILANO IN UN WEEK END D’ESTATE

#1. Inaugurare le piscine all’aperto

Per chi non pensa che la gente faccia la pipì in acqua.

#2 Fare il turista

Molti milanesi non sono mai andati a vedere l’Ultima Cena o sul tetto del Duomo o la Pietà Rondanini. In poche parole evitano di fare le stesse cose dei turisti e finiscono per avere visto di Milano meno di un giapponese che trascorre qui un fine settimana. Questi giorni può essere l’occasione giusta per rimediare, sentendosi in mezzo ai turisti anche meno soli.

#3. Passeggiare

Basta camminare per Milano senza meta e senza la consueta velocità sprint per sentirsi in vacanza più che su una spiaggia della Liguria.

#4. I parchi

Nei giorni d’estate diventano il principale fattore di aggregazione della città. E a inizio giugno si rivelano più belli che mai. L’aristocratico Parco Sempione, i borghesi Giardini di Porta Venezia, il Parco Nord più spontaneo, il selvaggio Parco Sud o le ultime frontiere del Lambro, del Parco delle Cave o del Parco Forlanini, sono luoghi fantastici dove trascorrere queste giornate.

#5. In bicicletta

Milano che si svuota diventa il paradiso dei ciclisti che finalmente possono rasserenarsi dalle continue litigate con gli automobilisti. E’ stupendo girare per il centro oppure farsi una biciclettata sui navigli, a nord sulla Martesana o a sud lungo il Naviglio Grande o quello pavese.

#6. Fare sport

Mentre chi è fuggito trascorre il tempo tra code e magnate in stile borgataro romano, ecco l’occasione per sorprenderli al loro rientro. Milano è a completa disposizione di chi vuole fare sport. La via più facile è la corsa, consigliamo sulla Montagnetta, alternata ai percorsi della salute.

#7. Farsi nuovi amici

Milano si basa sulle abitudini. Lavoro, amici, amici, lavoro. Dove lavoro e amici spesso coincidono. Se non esistesse Facebook uno parlerebbe con le stesse persone per tutta la vita, specie una volta superati i 30 anni. Ma ora c’è l’occasione da prendere al balzo: unendo il superponte con le tecnologie ecco che si può scoprire che esistono persone simpatiche anche fuori dalla cerchia dei propri amici e/o colleghi di lavoro.

Anzi, può bastare un messaggio di finto aiuto su Facebook da parte di chi rimane in città per attirare immediatamente nuovi amici con cui trascorrere momenti insoliti in città.

#8. Eventi

Milano fa di tutto per fare finta di essere una grande metropoli internazionale. Quindi anche se la stagione degli eventi sonnecchia un po’ durante un ponte, ecco che tutti fanno finta di organizzare appuntamenti di rilevanza mondiale. 

#9. Recuperare terreno

Durante un ponte di vacanza si può provare quel tipo di ebbrezza che si prova quando in auto si avanza spediti a fianco di una colonna di auto in coda. Un ponte può essere una magnifica occasione per recuperare terreno o per superare altri: sul lavoro o nello studio, qualunque cosa si faccia significa fare molto di più di tutti gli altri. E’ una cosa che gratifica e consente anche di vivere il lavoro con molta più serenità, senza l’assillo di scadenze o della competizione con i colleghi.

Lo stesso vale per chi ha lacune culturali o ha lasciato qualcosa di arretrato, come un libro, un film o altro. Ecco l’occasione per completare l’opera. 

#10. Iniziare qualcosa di nuovo

La vacanza piace perché rappresenta un momento in cui si stacca, finalmente si esce dalla routine anche se spesso lo si fa per entrare in una nuova routine. Da criceto a criceto, insomma. Ma chi resta per il ponte può fare qualcosa di più: ne può approfittare per uscire dalla routine iniziando qualcosa di nuovo. Può essere azzardare un nuovo hobby, iniziare a scrivere un libro, scegliere un corso a cui iscriversi, sperimentare qualcosa che non si è mai fatto. Trasformando così un momento di disperazione nel punto di inizio di una nuova vita.

 

Foto dal web

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InfoDay: la porta per il volontariato internazionale

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volontariato
Si, c’è ancora posto!
YearOut propone un’esperienza di volontariato internazionale in Africa, Asia e Centro America.
Una esperienza d’immersione in grado di dare l’opportunità di sperimentarsi, in prima persona, in azioni concrete, partendo da se stessi, dalle proprie scelte di vita, dalla costruzione di relazioni nuove. 
Partecipa all’InfoDay, ascolta le testimonianze degli ex volontari, scopri tutti i progetti e come partire.
Sabato 16 Giugno presso La Fabbrica del Vapore – Lotto 15, a Milano (mappa).
La pagina di riferimento per l’iscrizione è questa, mentre qui trovate l’evento Facebook.
 
 

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Una serata del cactus: aperitivo messicano

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Non so a te, ma a me qualsiasi cosa abbia del messicano mi mette allegria.

L’abbigliamento messicano è coloratissimo e svolazzante, soprattutto quello indossato in particolari ricorrenze.

Il calendario messicano è ricco di ricorrenze e festività interessanti, come il famosissimo Cinco de Mayo, la festa dei morti.

Il repertorio musicale messicano è melodioso ed energico, in grado di trasmettere euforia e serenità a chiunque lo ascolti… per esempio:

“Voz de la guitarra mía
Al despertar la mañana
Quiere cantar su alegría a mi tierra mexicana
Yo le canto a sus volcanes
A sus praderas y flores
Que son como talismanes del amor de mis amores
México lindo y querido
Si muero lejos de ti
Que digan que estoy dormido
Y que me traigan aquí
Que digan que estoy dormido
Y que me traigan aquí
México lindo y querido, si muero lejos de ti”

Questo brano messicano non ti trasmette dolcezza, ma allo stesso tempo tanta, calda allegria?

E quando si parla di questo paese, come non citare il tanto amato cibo messicano, piccante, speziato e saporito?

Se anche tu sei un amante di questa cultura gastronomica, sappi che questo giovedì, dalle 18.30, potrai provare le prelibatezze tipiche di questa calda terra centro-americana durante “Una serata del cactus – aperitivo messicano” della Salumeria del Design.

Tra manicaretti piccanti, cocktail tipici e selezione musicale by mariachi, ti sembrerà di vivere di persona la magia del Messico.

L’ingresso è libero, quindi non hai scuse: non puoi non esserci.

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Comunali 2018: il nuovo SINDACO di Milano sarebbe stato…

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nuovo sindaco

Comunali 2018: Lega traina il centrodestra, frenata M5s, Pd in affannotitolava in queste ore SkyTG24 accompagnando il testo con le fotografie di Salvini, Di Maio e Martina. Sugli stessi toni – tra gli altri – il Corriere della Sera che però metteva in evidenza la foto del confermato sindaco di Brescia Del Bono, uno dei pochi segnali positivi per il PD, che ha vinto al primo turno con il 53,8%.

Ma come sarebbe andata se si fosse votato anche a Milano? Ci siamo divertiti ad analizzare i voti e a fare una proiezione – con tutti i limiti del caso – che mostra come il centrosinistra avrebbe probabilmente dovuto consegnare le chiavi di Palazzo Marino alla Lega e al centro destra. Lato opposto, abbiamo chiesto ad un focus group di area centro destra di indicarci una persona/personalità che vorrebbero alla guida della città. Ne è nata una top 10 davvero curiosa.

Dalle comunali di giugno a una proiezione per Milano

Il vento delle Amministrative di giugno 2018 con il 62% di affluenza, sui 109 Comuni con oltre 15.000 abitanti dice:

  • 14 Comuni al centro destra (+10 su comunali 2013)
  • 7 Comuni al centro sinistra (-11 su 2013)
  • 0 Comuni al M5S (stesso dato 2013)
  • 75 Comuni al ballottaggio
  • Il M5S è presente al ballottaggio, in svantaggio, in sole 3 sfide
  • A Imperia al ballottaggio lista civica di centro destra e centro destra
  • Lega: dal 17,3% delle politiche 2018 al 25% dopo il 10 giugno 2018 (* proiezione Piepoli)
  • Centro destra: dal 33,4% delle politiche 2018 al 38% del 10 giugno 2018
  • PD: dal 25% delle politiche 2018 al 34,6% del 10 giugno 2018
  • M5S: dal 32,7% delle politiche 2018 al 12,1% del 10 giugno 2018
  • Nord: al centro destra Treviso e Vicenza, al PD Brescia
  • A Sondrio ballottaggio centro destra (46,8%) e centro sinistra (36,08%)

nuovo sindacoIncrociando regionali 2018, politiche 2018 e amministrative 2018, ecco un’ipotetica classifica dei partiti post comunali oggi a Milano:             

#1 Lega 26-31%

#2 PD 20-25%

#3 M5S 18-23%

#4 Forza Italia 12-17%

#5 Fratelli d’Italia 3-8%

Il nuovo Sindaco di Milano

Abbiamo infine chiesto ad alcuni milanesi di area centro destra di indicarci dei nomi per un candidato sindaco, ecco il risultato:

10 IPOTETICI SINDACI PREFERITI DI MILANO (DA CHI E’ DI AREA MODERATA)

#10 GIUSEPPE CRUCIANI

La risposta milanese a Beppe Grillo.

#9 ENNIO DORIS

Da Mediolanum a Milano.

#8 VITTORIO SGARBI

Per un governo ancora più dadaista di quello di Roma.

#7 DIANA BRACCO

Una medicina per la malapolitica.

#6 ANDREE RUTH SHAMMAH

Un sindaco artista che potrebbe unire i diversi schieramenti.

#5 BEPPE SALA

“Perchè in realtà è uno dei nostri”.

#4 GIANFELICE ROCCA

Ha lo status di padre nobile della città.

#3 MIUCCIA PRADA

La sindaca più stilosa del mondo.

#2 MASSIMO MORATTI

Un triplete per Milano.

#1 FEDELE CONFALONIERI

Finalmente primo.

FLAVIO INCARBONE

 

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10 meeting INTERNAZIONALI che Milano dovrebbe ospitare

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meeting internazionali

Dopo lo storico incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un tenutosi a Singapore il 12 giugno 2018, che ha aperto una nuova era nelle relazioni tra la Corea del Nord e il mondo, ci siamo chiesti quali meeting epocali potrebbe e dovrebbe ospitare la città di Milano, che darebbe così lustro ai suoi ospiti e a sé stessa.

Un piccolo inciso, prima di cominciare: Singapore è una città stato.

#1 Trump – Kim Jong Un, ancora

meeting internazionali

Il cardine delle trattative tra i due è la completa, totale e irreversibile denuclearizzazione della Corea: del Nord, secondo gli americani, della penisola, secondo i coreani.

Insomma, c’è ancora tanto da lavorare: Trump ha già invitato Kim alla Casa Bianca, ma perchè non tenere una delle fasi dei negoziati nella bella e conciliante Italia?

 

#2 Trump – Conte

meeting internazionali

Un altro invitato d’onore alla Casa Bianca è il nostro nuovo premier, il Professor Giuseppe Conte.

Prima o poi, quindi, anche The Donald andrà accolto in Italia: sia mai che l’incontro si tenga a Roma, con tutte quelle buche.

 

#3 Conte – Sarraj – Haftar

meeting internazionali

Mentre qui si litigava, a tutti i livelli, per cercare di formare un governo, Macron ospitava i due signori della Libia, l’amico dell’ONU Fayez Mustafa al-Sarraj e l’amico dei russi Khalifa Belqasim Haftar, per assicurarsi voce in capitolo in quella che sarà la ricostruzione dello stato libico.

Anche se al momento abbiamo tre Presidenti del Consiglio, urge che almeno uno di loro prenda in mano la situazione, che riguarda da vicino noi e gli sbarchi che avvengono sulle nostre coste. Portiamoli sul Duomo.

 

#4 Salvini – Muscat

meeting internazionali

Sempre per la teoria dei tre Presidenti del Consiglio, e restando sullo scottante tema immigrazione, pare proprio che sia Matteo Salvini, Ministro dell’Interno e ufficialmente vicepresidente del Consiglio, l’uomo più indicato per trattare con Joseph Muscat, Primo Ministro della reticente (ad accogliere i barconi in arrivo dalla Libia) Malta.

Così come “il buon Dio ha messo Malta più vicino della Sicilia alla Libia“, così siamo certi che Milano rappresenti la soluzione più comoda per un meeting che si preannuncia infuocato.

 

#5 Abu Mazen – Netanyahu

meeting internazionali

Ogni tot Israele e Palestina si incontrano, si parlano, stipulano accordi, per poi puntualmente far saltare tutto. Oggi Netanyahu e Abu Mazen, al secolo Maḥmūd ʿAbbās, sembrano quantomai lontani.

Dopo Madrid, Oslo, Hebron e Camp David, che sia un milanese la persona destinata a vincere il Nobel per la Pace?

 

#6 May – Tusk

meeting internazionali

Dal punto di vista del Regno Unito, la Brexit si sta avviluppando sempre più in una spirale senza uscita, un vicolo cieco.

Da un Donald (Trump) all’altro (Tusk, Presidente del Consiglio Europeo), lo spirito di Milano potrà portare a più miti consigli entrambe le parti: provare per credere.

 

#7 MBS – Rouhani

meeting internazionali

Per come stanno le cose al momento, sarebbe il summit più miracoloso: Moḥammad bin Salmān (conosciuto anche con la sigla MBS), superstar nascente dell’Arabia Saudita, che s’incontra con Hassan Rouhani, Presidente dell’Iran, già al centro di una grossa polemica in Italia per via delle statue coperte al suo arrivo ai Musei Capitolini.

Arabia Saudita e Iran stanno giocando tante partite, dall’embargo al Qatar alla guerra nello Yemen, fino alla supremazia del mondo islamico nell’eterna tenzone tra sunniti e sciiti, con un futuro atomico all’orizzonte. Scongiureremo tutto ciò sotto l’Arco della Pace?

 

#8 Putin – Poroshenko – Zakharchenko – Pasechnik

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L’implementazione finale del famigerato Protocollo di Minsk, che porterebbe alla normalizzazione delle tensioni tra Ucraina e Russia e ad una soluzione per lo status della Crimea, oltre che alla tanto agognata fine delle sanzioni verso Mosca. Insieme a Putin, gli invitati alla festa sarebbero il Presidente ucraino e i due maggiori rappresentanti delle due repubbliche separatiste filorusse in Ucraina, quella di Donetsk e quella di Lugansk.

Il sogno proibito di Salvini e Di Maio, da perseguirsi nella capitale economica italiana.

 

#9 Maduro – OAS

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Non ci facciamo mancare niente e quindi auspichiamo anche un dialogo tra Maduro, il sempre più isolato Presidente del sempre più in crisi Venezuela, e l’Organization of American States (OAS), il congresso che riunisce i 35 stati indipendenti delle Americhe, che risollevi una situazione che diventa più tragica ogni giorno che passa.

Poi potremo andare tutti in vacanza in Venezuela, il cui nome significa Piccola Venezia.

 

#10 Il G9

meeting internazionali

Leggi anche: La Nuova Via della Seta passa da Milano

Quanto è limitato il G7 senza la Russia, quanto sarebbe anacronistico un G8 senza la Cina? Confinato a trattare gli estremi della realizzazione della Nuova Via della Seta all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, con attori come Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, il capo supremo cinese Xi Jinping, l’uomo più potente al mondo secondo Forbes, andrebbe invitato il prima possibile al tavolo dei dominatori della Terra.

Speriamo che Milano illumini la strada per restare in contatto con quello che, senza dubbio, diventerà il progetto più imponente e importante del XXI Secolo.

 

HARI DE MIRANDA

 

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Tri.p Music Fest: viaggi psichedelici alla Triennale

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I viaggi psichedelici sono un’irrimediabile fonte di ricchezza per chi ama sia l’arte sia sognare a occhi aperti.

Prima o poi, ognuno di noi prova quella stranissima sensazione di fare dei viaggi immaginifici senza muoverci dalla nostra sedia.

E non sto parlando di quella sensazione estatica provocata da chissà quale schifezza chimica, bensì ai viaggi mentali provocati dall’arte in senso lato.

Che sia la lettura di poesie, un film particolarmente suggestivo o (e questo è proprio il nostro caso) una musica evocativa e coinvolgente, i viaggi onirici, accompagnati da sentimenti di totale perdita in un’universo altro, sono impagabili.

E questa volta parliamo proprio di musica, in particolare del TRI.P Music Fest, che torna a Milano con una seconda edizione all’insegna di veri e propri “viaggi sonori”.

Saranno undici i live dei musicisti invitati a partecipare e si svolgeranno tutti alla Triennale di Milano da martedì 12 fino a lunedì 31 luglio.

Ad aprire il TRI.P saranno i Cirque Alfonse, la compagnia dal repertorio misto tra teatro e musica che proporrà uno spettacolo circense senza pari: potrai vedere la loro performance da questo martedì alle 21 fino al 17 giugno alla Triennale di Milano a soli 27 euro + d.p.

E anche i viaggi sonori di quest’anno iniziano col botto.

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Milano, è la capitale delle STARTUP?

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1363 startup innovative registrate dal 2013 all’inizio di maggio 2018: sulla piazza italiana Milano non ha concorrenza come culla di quelle nuove imprese che rispondono ai requisiti del decreto legge 179/2012.
Roma è seconda con 762, Torino è lontanissima con 283 startup innovative presenti nel registro speciale.

startup a milano

Servizi e software prima di tutto

Ben l’84,1% dell’innovazione milanese si concentra sui servizi, lasciando solo le briciole a industria e artigianato (9,4% delle imprese iscritte), commercio (5,2%), turismo (0,9%) e agricoltura e pesca.

La gran parte ha come attività prevalente la produzione di software (557). seguono per numero di startup coinvolte la fornitura di servizi di informazione (197), la ricerca scientifica e sviluppo (115) e la consulenza aziendale (51).

Tante mini realtà

Delle 618 che dichiarano il numero di addetti, 482 arrivano a massimo 4 addetti, 87 ne hanno da 5 a 9, 35 tra 10 ai 19, solo 10 dai 10 ai 49, 4 si collocano tra 49 e 249 e nessuna va oltre i 250.

I campioni per numero di addetti li avrete forse sentiti nominare: sono ProntoPro, Docplanner (che controlla miodottore.it), Arm23, Epizza (Dominos Italia).

E il fatturato?fatturato startup milano

Se andiamo a vedere il valore della produzione dichiarato, sono 8 le imprese che fatturano tra i 2 e i 5 milioni di euro. Nessuna delle aziende nominate in precedenza. Abbiamo invece Market Wall (attività editoriali in ambito finanziario), Media Stoke (mobile marketing, fa riferimento a Triboo), Tecnopolimeri international (fabbricazione di prodotti chimici), Samso (efficientamento energetico), Criel Group (attiva nel campo delle rinnovabili), Zehus (biciclette elettriche) e Velasca (scarpe e accessori).

A queste si aggiunge la Packlink Italy che risulta però in liquidazione.

25 startup innovative indicano nel registro un valore della produzione tra 1 e 2 milioni di euro; 42 tra i 500mila e il milione, 187 tra i 100mila e i 500mila euro, 417 meno di 100mila euro annui.

SOS investimenti

A livello di capitale sociale, sono 24 le imprese nate versando un solo euro. 188 presentano un capitale sociale fino a 5mila euro.

Importanti investimenti invece da parte di 5 realtà: 3 hanno sottoscritto un capitale sociale tra i 2,5 e i 5 milioni di euro (Credimi che finanzia i crediti commerciali, Ottima srl che progetta soluzioni per l’efficienza energetica, Club digitale che investe proprio in startup).  

Due oltre i 5 milioni: Mimete (metallurgia) e Innovheart (ricerca in ambito clinico e sanitario).capitale sociale startup milano

I numeri dell’innovazione

164 realtà innovative dichiarano di aver brevettato la loro soluzione tecnologica.

34 società dichiarano di essere a esclusiva presenza femminile, 39 a maggioritaria (66% donne tra % capitale sociale e amministratori). In 19 casi il 100% (capitale e amministratori) è straniero, in 108 casi tra capitale e amministratori la società è in mano esclusivamente a giovani under 35.

Poche le startup che si possono definire a vocazione sociale (solo 40). Quelle ad alto valore tecnologico in ambito energetico sono invece circa il triplo (118).

(dati tratti da Registro Imprese Startup startup.registroimprese.it – 1 Maggio 2018)

ELIF LAB

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10 cose che a Milano potrebbero FUNZIONARE MEGLIO

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Il pericolo maggiore che può correre Milano è quello di sedersi sugli allori. Siamo i primi a essere orgogliosi del fatto che a Milano molte cose funzionino, ma proprio perchè amiamo Milano, non possiamo accettare che non si faccia niente per intervenire su quelle che dovrebbero funzionare meglio. Come queste dieci.

10 cose che a Milano potrebbero FUNZIONARE MEGLIO

#1 Pagamento delle multe e, in generale, delle pratiche con l’amministrazione

All’estero pagare la pubblica amministrazione è clamorosamente più semplice. In Francia, ad esempio, se si prende una multa basta digitare on line la propria targa e pagare con la carta di credito, senza neppure dover immettere i propri dati personali, il tutto in dieci lingue. Qui sembra fantascienza, con ancora i bollettini con cui pagare in tabaccheria. E le cose sembrano non andare neppure in meglio, come per la Tari, con un portale nuovo, complicatissimo. Se è un problema di Milano, il Comune deve intervenire. Se è un problema italiano, ecco l’occasione per Milano di alzare la voce pretendendo più autonomia da Roma.

Vedi anche: Una riforma a costo zero: poter pagare una multa in un minuto.

pagamento multe con un click, Francia
pagamento multe con un click, Francia

#2 La qualità dell’aria

Milano non ha certo il monopolio del problema dell’inquinamento atmosferico e, certamente, è penalizzata dal basso ricircolo dell’aria sulla pianura padana. Senza arrivare a ipotesi estreme, come abbattere il Resegone o il passo del Turchino, basterebbe guardare di più a quello che fanno le migliori città del mondo, che stanno adottando sempre di più tecnologie mangia smog per ridurre l’inquinamento.

Vedi anche: Per migliorare l’aria di Milano

torre mangia smog, Rotterdam
torre mangia smog, Rotterdam

#3 La gestione dei parchi

All’estero colpisce quasi subito la cura che hanno per parchi e giardini. Decorati di fiori, erba tenuta corta, massima accessibilità e servizi per tutti. A Milano esistono parchi resi quasi inaccessibili, come quello archeologico, in pieno centro, con ingresso segreto e orari d’apertura da ufficio sovietico.

Vedi anche: Nel cuore di Milano il parco più inaccessibile del mondo

#4 I collegamenti con alcune destinazioni

Se togli le Frecce Rosse il resto è ancora agli anni dieci del ventesimo secolo. Ingiustificabili i tempi di percorrenza verso luoghi entro 50 o 100km. Così come è poco onorevole che gli aeroporti di Milano non siano collegati direttamente con importanti destinazioni internazionali.

Leggi anche: Le 10 città più importanti non collegate con Milano 

#5 Le squadre di calcio

E’ l’unico campo in cui siamo dietro a Roma. Inaccettabile.

#6 Come parcheggiare

Non si capisce in che zona ci si trovi, non si capisce cosa, quanto e come pagare.

#7 I cartelli stradali

In certi punti bisognerebbe fermarsi dieci minuti per leggere tutte le eccezioni al passaggio.

 

#8 La Fabbrica del Vapore

Luogo meraviglioso in posizione nevralgica, con vista sul futuro di Milano. Dovrebbe essere una fucina di creatività milanese invece ospita Harry Potter ed è oggetto di pratiche di assegnazione non sempre chiare.

fabbrica del vapore
fabbrica del vapore

#9 La pavimentazione

Le pavimentazioni fatte in città studi negli anni trenta sono ancora lì. Se ci confrontiamo con qualunque grande città del mondo lo stato della pavimentazione di Milano è disastroso.

Vedi anche: Strade pericolose: Roma ha le buche, Milano ha il pavè con i binari

#10 La Regione Lombardia

Sì, va bene, la Lombardia è gestita meglio delle altre regioni italiane. Eppure basta provare ad accedere a qualunque ufficio nel Palazzo della Regione o del Pirellone per capire quanto le cose potrebbero funzionare meglio. E poi, diciamoci la verità: a Milano la Regione Lombardia la si sente come un’entità estranea, non ci appartiene. 

il 39imo piano del Palazo Lombardia (bellissimo ma inaccessibile)
il 39imo piano del Palazzo Lombardia (bellissimo ma inaccessibile)

Anche per questo ci vuole Milano Città Stato: diventare una città stato, senza mediazioni con il governo centrale, come le principali città europee, consentirebbe a Milano di non avere alibi e di potersi assumere ogni responsabilità nella risoluzione dei nostri problemi. A diretto contatto con la comunità, invece che dipendere da decisioni di enti esterni ed estranei alla nostra realtà.

Leggi anche: perchè le città stato si stanno diffondendo nel mondo

MILANO CITTA’ STATO

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Il boogie woogie alla Balera dell’Ortica

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Personalmente, penso che pochi balli siano più coinvolgenti e stimolanti del boogie woogie.

Il boogie woogie da allegria: non si riesce a stare fermi quando partono le prime note, figurati quando sei nel mezzo di un brano… vorresti non finisca mai!

Ti confido un segreto: ho sempre desiderato imparare a ballare il boogie woogie come dico io. Un conto è dimenarsi un po’ “a caso”come faccio di solito, ma ben altra cosa è imparare a ballarlo.

Quando sarebbe bello, allo scoccare della prima nota, scendere in pista e fare tutte quelle figure boogie woogie a dir poco spettacolari?

Basta, ho deciso: questo martedì sera so già dove portare le mie amiche. Alla Balera dell’Ortica, naturalmente, perchè a partire dalle 19.30 inizierà la serata boogie woogie e mazurca a ingresso gratuito.

Non vedo l’ora di provare a cimentarmi in qualche pazzo pezzo boogie woogie (cosa che ho già fatto, ma con scarsi risultati fino ad ora)… so già che ci sarà da morire dal ridere.

Ti assicuro che anche i tuoi amici più timidi non riusciranno a resistere a questo ritmo incalzante. Non dimenticare poi che in gruppo si fa sempre un po’ di casino e, ovviamente, ci si diverte senza competizione.

Quindi, bando agli indugi e vieni a passare un martedì sera diverso dal solito.

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Per migliorare l’aria di Milano: tecnologie mangiasmog o ABBATTERE IL TURCHINO?

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smog pianura padana
Milano, ottobre 2017

Gli ultimi 100 anni di storia pullulano di proposte ingegneristiche, folli o visionarie, a seconda dei punti di vista: si va dalla Freedom Ship al Project Chariot, fino ad arrivare alla più squilibrata di tutte, Atlantropa, l’idea partorita dall’architetto tedesco Herman Sörgel consistente nell’abbassare il livello del Mediterraneo di circa 200 metri al fine di aumentare le terre emerse e gli spazi coltivabili, un disegno ripreso tra gli altri nell’ucronico capolavoro di Philip Dick, The Man in the High Castle.

smog pianura padana
Le distopiche conseguenze di Atlantropa

La soluzione per la nebbia: spianare il Turchino 

In Italia, per fortuna, l’inventiva non ci manca e infatti anche noi abbiamo il nostro esempio di spirito libero che uscendo da ogni schema di pensiero ci spalanca nuovi orizzonti: stiamo parlando di Piero Diacono, già tranviere ATM, protagonista di una memorabile asserzione che vi proponiamo qui di seguito, in tutta la sua originale improbabilità.

In questi 2:01 minuti c’è anche il compianto Enzo Tortora

Si tratta di un estratto della puntata del 20 gennaio 1978 di Portobello, programma di clamoroso successo andato in onda su Rai 2 per 6 anni dal 1977 al 1983 (e adesso ripreso da Antonella Clerici), pietra miliare della storia della televisione, dedicato a sedicenti inventori che potevano avere i loro 15 minuti di celebrità enunciando al pubblico le loro più grandi perversioni.

Nello specifico, Piero Diacono esordì così: “Il principio è semplice: è lo stesso che cambiare l’aria in una stanza. Che cosa facciamo noi? Apriamo o due finestre o una porta e una finestra. In questo caso si crea un movimento circolatorio d’aria e si cambia l’aria in una stanza”.

smog pianura padana
Il nostro eroe sale in cattedra

Più finestre per la Pianura Padana

Una volta catturata l’attenzione della platea, Diacono prosegue proponendo “di aprire una finestra in Val Padana, in quanto la porta ce l’abbiamo già, da Trieste nelle Venezie. C’è un solo punto in cui aprire una finestra: qui, sul Passo del Turchino!”, mentre, da bravo mostro da palcoscenico, lo indica con la sua bacchetta, condannandolo a mortifera sentenza: “abbassarlo sino al livello del mare. Senza tutte quelle curve“.

Il Passo del Turchino è un valico appenninico situato tra Varazze e Genova, a 600 metri d’altezza e circa 12 km dal mare. In sostanza, Diacono propose di spianarlo per liberare la Pianura Padana dalla piaga della nebbia, che provoca la morte di “migliaia di persone” e “migliaia di miliardi di danni”, parole sue.

Non sappiamo se sia stato lui o meno ad ispirare il governo cinese nel 2012, quando decise di eliminare 700 montagne per incrementare di 34 miliardi di dollari il PIL di un’area arretrata, il Gansu. Certamente, invece, fu citato da Roberto Maroni in una conferenza stampa nel Natale 2015: “Abbattere il Turchino per battere lo smog”.

smog pianura padana
Un vecchio valico del Passo del Turchino

L’aria è man mano più pulita, ma fa ancora schifo

Al momento, la qualità dell’aria nella nostra zona è attestata a 51 nella scala dell’AQI (gli impallinati possono monitorarla qui in diretta), che va dall’eccellenza della quota zero all’apocalisse respiratoria che sta oltre il 300. 51 significa che l’aria potrebbe risultare insalubre per gruppi sensibili.

Leggi anche: Cosa fa la Lombardia contro lo smog? Lo abbiamo chiesto all’assessore Terzi

Ma veniamo da mesi in cui la Pianura Padana è stata definita una camera a gas, dopo che una sua foto scattata dall’astronauta Paolo Nespoli ha suscitato molto clamore, mostrandola sepolta sotto una coltre di smog (oppure no). L’ultimo anno Milano ha superato il limite dei famigerati PM10 nell’aria per 97 giorni. Secondo Legambiente, nel 2017 i giorni di mal’aria a Milano sono stati ben 161

Le cause congenite nell’altissima concentrazione atmosferica di CO2 e di agenti inquinanti nel Nord Italia sono l’endemica scarsa ventilazione che caratterizza tutta l’area e i sempre più frequenti periodi con poche precipitazioni, uniti a un prolungamento dell’alta pressione, che porta un marcato degrado della qualità dell’aria in Pianura Padana (che a dire il vero, viste le continue emergenze, è in costante miglioramento da anni, anche se ancora non abbastanza se confrontata con le grandi città europee).

smog pianura padana
Milano, ottobre 2017

Quello che Milano ancora non fa

Pur essendo un problema particolarmente acuto nelle nostre grandi città, l’inquinamento dell’aria è un tema universale contro cui molte nazioni stanno cercando soluzioni, anche attraverso l’uso di tecnologie d’avanguardia.

La linea di azione intrapresa dalle città più sensibili nella risoluzione del problema dello smog è costituita da due strategie integrate:

  1. Politiche per la riduzione delle emissioni nocive
  2. Programmi per l’abbattimento dell’inquinamento esistente (iniziative “mangia smog”)

Per ora Milano sta agendo solo nel primo punto (riduzione degli inquinanti), ma è col secondo (abbattimento degli inquinanti) che negli ultimi anni si stanno adottando le soluzioni più innovative.

Sempre che non si voglia riesumare il progetto tranchant del dottor Diacono, concedendo a Milano, oltre che aria più pulita, anche la vista del mare.

HARI DE MIRANDA

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7 cose che Milano deve cambiare per diventare la nuova LONDRA

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Inglesi
Inglesi

La Brexit rischia di farle perdere lo scettro di capitale internazionale d’Europa. E’ la città europea più importante soprattutto per la capacità di attrarre imprese e persone da tutto il mondo. E’ cresciuta in modo impressionante nell’ultimo ventennio, in particolare dal 1998, quando i cittadini con un referendum hanno aperto la strada alla Grande Londra, facendole ottenere lo status di regione autonoma capace di rapportarsi direttamente con il governo di Londra.

Dopo il voto degli inglesi per uscire dall’Unione Europea, in pochi giorni si sono alzate molte voci perché Milano possa prendere la palla al balzo e strappare alla capitale inglese il suo ruolo in Europa. Tra i molti anche Beppe Sala nel suo primo articolo scritto sul Corriere in qualità di sindaco ha rivendicato per Milano il diritto-dovere di prendere il posto di Londra, in particolare per ospitare l’autorità bancaria europea. Proposta che è stata rilanciata da Maroni in questo nuovo articolo.

Siamo tutti d’accordo che per Milano la possibilità di prendere il posto di Londra sia un’occasione storica. Ma per coglierla occorre avere il coraggio di cambiare, soprattutto in 7 punti chiave. Senza questi è infantile immaginare che Milano possa attrarre imprese o persone in fuga da Londra.

7 cose che Milano deve cambiare per diventare la nuova Londra

#1 L’autonomia da Roma. 

La condicio sine qua non per poter ambire al ruolo di Londra è che Milano abbia il suo stesso status. Londra oggi è una città-stato (vedi: elenco città stato del mondo). Tutto è nato nel 1998 quando in un referendum il 70% dei londinesi ha votato per l’autonomia della capitale dal governo centrale. Città Stato interna a uno Stato sovrano significa che la città ha lo status di regione, quindi può confrontarsi direttamente con il governo centrale senza passare attraverso enti intermedi. Londra parla col governo britannico e può godere di grande autonomia nella gestione delle risorse. Milano non è così. Milano è allo stesso livello di Bergamo, Como, Monza, Lodi, Lecco e delle altre città che insieme costituiscono i territori della Lombardia, l’autorità con cui tutte loro si devono interfacciare e che le rappresenta di fronte al governo italiano. Immaginiamo una persona o un’impresa che da Londra si sposti nella Milano di oggi: si trasferirebbe da una città che decide in autonomia a un’altra che non ha alcun potere. Senza autonomia Milano non può competere con Londra: sarebbe come cercare di convincere qualcuno abituato a vivere in una villa dove può fare ciò che vuole a trasferirsi in un condominio in cui ognuno per decidere si deve mettere d’accordo con tutti gli altri, sperando che l’amministratore tuteli i loro interessi.
E la via all’autonomia è praticabile con il nostro ordinamento attuale, come descritto in questo progetto: PATTO DI AUTONOMIA CON ROMA

#2 Il modello economico. 

Uno dei vantaggi dell’autonomia è quella di potersi trasformare in una free zone. Nel mondo ci sono oltre tremila free zone, aree create in numerosi stati proprio per attrarre imprese che altrimenti metterebbero sede e soldi in altri Paesi. Non è un mistero che lo sviluppo di Londra è stato trainato dalle numero aziende internazionali che si sono piazzate nella city attratte da condizioni vantaggiose. Se vogliamo con responsabilità dare seguito alle belle parole di diventare la nuova Londra, un passo fondamentale è quello di creare a Milano una free zone, che consenta alle aziende di avere un regime fiscale, di regole burocratiche e di normativa sul lavoro in linea con quelle che adesso ha Londra. Altrimenti le imprese che dovessero lasciare la city andrebbero tutte in altre città molto più vantaggiose della nostra, come Dublino, Amsterdam, Berlino, Madrid e perfino Parigi che si è dotata di leggi speciali proprio per attrarre gli investimenti. Questo il progetto: UNA FREE ZONE INTERNAZIONALE

#3 La cultura. 

Londra è da decenni la capitale indiscussa in Europa nella produzione di nuova cultura. Questo vale per ogni settore, dalla musica all’arte contemporanea. E’ il luogo che forma gli artisti e consente loro di mettersi in mostra ottenendo visibilità mondiale. Milano poteva aspirare in passato a un ruolo simile ma da decenni perde posizioni, risultando oggi indietro perfino ad altre città italiane, come Torino, Bologna e per alcuni settori anche Roma.
Se Milano vuole prendere il posto di Londra occorre un radicale cambiamento di rotta, mettendo al centro la produzione di cultura, invece della sua conservazione, e alimentando una promozione internazionale della cultura che viene prodotta.
Come descritto nel progetto: ART UP

#4 L’inquinamento. 

Teleport è un sito creato in Estonia che misura ciò che spinge a trasferirsi all’estero. Al primo posto risulta che ciò che le persone cercano nella nuova città è l’assenza di inquinamento. Pessima notizia per Milano che secondo dati dell’OMS risulta una delle città in Europa con la più alta mortalità per inquinamento atmosferico, con 5000 morti per questa causa. A Londra si dà grande importanza a questo aspetto: al sindaco della città vengono definite 4 priorità fondamentali che deve avere. Una di queste è la lotta all’inquinamento atmosferico. Da noi non esiste un assessorato con questa specifica e da 40 anni e più l’unica misura contro l’inquinamento è quello di bloccare la circolazione delle auto. Risultato: nell’anno passato per 101 giorni Milano ha superato la soglia di guardia dell’inquinamento in città. Per poter intervenire drasticamente, occorre fare con l’inquinamento quello che Tokio o Los Angeles fanno con i terremoti. Loro sono diventate le città più sicure al mondo per tecnologia antisismica, noi dovremmo essere la città numero al mondo per l’uso di tecnologie capaci di abbattere l’inquinamento, non solo di limitare le emissioni. Altrimenti è impensabile immaginare una famiglia abituata all’aria di Londra che si trasferisca da noi. Qui il progetto: CITTA’ LEADER CONTRO L’INQUINAMENTO

#5 La Pubblica Amministrazione. 

E’ l’incubo non solo di noi italiani ma di qualunque straniero che si trasferisce da noi. La burocrazia. Io ho vissuto diversi anni a Berlino. La differenza tra la pubblica amministrazione tedesca e quella italiana è clamorosa. Ad ogni livello. Dalla polizia che quando ti manda la multa premette dicendo che si potrebbe trattare di un errore, alla guardia di finanza che per un controllo ti chiede appuntamento e poi ti aiuta a correggere gli errori, evitando di multarti in cambio della promessa di non sbagliare più. Basta vivere in qualunque paese del nord Europa per vedere che si ribalta il rapporto levantino cittadino-cosa pubblica: là l’amministrazione serve il cittadino, qui è il contrario, con le dovute eccezioni. Per fare in modo che le eccezioni diventino la regola occorre trasformare l’apparato della pubblica amministrazione, mettendo al centro il cittadino che deve poter valutare ogni servizio ricevuto e poter verificare con trasparenza come vengono utilizzati i soldi delle sue tasse. Il tutto anche in lingua inglese, of course. Qui il progetto: FEEDBACK DEI CITTADINI SULLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

#6 L’istruzione. 

Un’altra grande forza di Londra è la sua lingua. Da ogni parte del mondo vanno a studiare per apprendere o migliorare la conoscenza della lingua più parlata nel mondo, almeno in quello occidentale. Non si può certo pretendere che Milano diventi inglese madrelingua però si potrebbe almeno introdurre la seconda lingua inglese in tutta la città, come avviene nelle capitali del Nord Europa. Ma questo non basta. Londra non è solo lingua inglese. E’ ormai sede in città e nei dintorni delle più importanti università del mondo. Ogni classifica mette ai primi posti università inglesi e ciò che vince è un sistema che non ha pari nel mondo. Al contrario l’Italia dopo aver creato le università ed essere stata per secoli il luogo principel di formazioni dei giovani, è arretrata ormai alla periferia del mondo. Cercano di difendersi le università della nostra città, ma quello che rappresenterebbe una svolta radicale, per passare dalla coda alla testa delle classifiche, sarebbe quella di proporre un nuovo modello di formazione capace di rappresentare un’alternativa più completa, evoluta e soprattutto attrattiva al modello anglosassone. Qui il progetto ISTRUZIONE ACCELERATORE DELL’INDIVIDUO

#7 La città universale. 

Per prendere il posto di Londra non basta cercare di copiare ciò che fa. Occorre di più: si deve puntare in alto e superare Londra proprio nei suoi fattori di maggiore successo. Londra è considerata unanimamente una capitale internazionale, una città mondiale dove si trovano persone di tutto il mondo. Milano non può diventare un melting pot mondiale come sono Londra o New York. Semplicemente non c’è spazio. Però Milano può cavalcare l’innovazione e superare il concetto di cittadino come membro di una comunità che vive fisicamente in un luogo. Milano dovrebbe presentarsi come qualcosa di più, come la prima città universale del mondo, i cui cittadini non sono quelli che abitano il suo territorio ma sono tutti coloro che contribuiscono concretamente al bene comune della città. In questo modo Milano potrebbe acquisire milioni di abitanti che restano nei loro paesi ma che forniscono risorse alla città, guadagnando la possibilità di partecipare alle decisioni della comunità. Qui il progetto MILANO CITTA’ UNIVERSALE 

Questa sarebbe la vera svolta per Milano capace di portarla non solo al posto di Londra, ma a costituire l’avanguardia di un nuovo concetto di città: essere la città che non imita ma che va oltre, per diventare la capitale dell’Europa del futuro, un’Europa che torni ad essere il luogo in cui tutti vogliono entrare e non più quello da cui molti vogliono fuggire.

ANDREA ZOPPOLATO

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Il fondatore della BOCCONI ha un’edicola al Monumentale

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ferdinando bocconi

Ferdinando Bocconi, senatore del Regno d’Italia, imprenditore nel settore tessile, inviato dell’esercito italiano nel Mezzogiorno per la repressione del brigantaggio, proprietario della Rinascente ante litteram, fondò l’Università che ancora oggi porta il suo cognome nel 1902, per assicurare alla città di Milano una classe dirigente colta, preparata e convergente all’imprenditorialità.

Leggi anche: Quando invece dei soldi si ereditava una università

Dopo aver raggiunto la massima notorietà e acquisito le maggiori onorificenze, Ferdinando Bocconi morì nel 1908, ricevendo sepoltura presso il Cimitero Monumentale. E non in una posizione qualsiasi, bensì proprio al suo ingresso, all’interno di un maestoso edificio composto da quattro colonne monolitiche, con grandi sculture rappresentanti la Speranza, il Dolore, la Maternità, la Rassegnazione e la Religione, tutte in canonico stile liberty, e con al centro, sopra un ricco basamento decorato, un maestoso Cristo in croce contornato dagli angeli.

Il monumento dedicato a Bocconi tecnicamente è un’edicola, cioè una struttura funebre solitamente commissionata da influenti famiglie che desiderano la tumulazione dei propri membri in luoghi sontuosi, in questo caso presso il Monumentale. La parola edicola deriva infatti dal latino aedicŭla, “tempietto”.

Un palco alla Scala dedicato, una rettoria col suo nome, un’Università prestigiosa e pure un’edicola: Ferdinando Bocconi, in vita, si è preso tutto.

Leggi anche: Alma Mater Mediolanum

 

Looperfest and Zuartday 2018: la street art a Milano

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La street art è quel tipo di arte che o viene sottovalutata o non viene proprio considerata.

Eppure, i writer che si occupano di creare della street art in tutto il mondo spesso hanno background artistici notevoli e sono conosciuti soprattutto per le loro doti di disegnatori, grafici e illustratori.

La street art, purtroppo, viene spesso associata alla delinquenza di strada, ma non è affatto così.

Quando si parla di “street art” si intendono tutte quelle decorazioni murarie volte ad abbellire i muri e gli edifici delle città, non a rovinarli (come, invece, fanno tutti coloro che si armano di bomboletta spry e, a momenti non sapendo nemmeno come tenerla in mano, imbrattano in malo modo le strade con le loro firme, o tag).

Proprio per celebrare questo tipo di arte, torna a Milano una delle manifestazioni dedicate alla street art più importanti d’Italia: il Looperfest & Zuartday 2018, che da questo venerdì fino a domenica riempirà di colori via Zuretti, in quel del Municipio 2.

La sede di quest’anno sarà B&B Zuretti61 -precisamente in Via Zuretti 61, nel Vicolo del Fontanile – e durante le giornate di questo appuntamento i muri della struttura si coloreranno progressivamente di murales, graffiti e disegni di alcuni dei più abili writer in circolazione.

Il Looperfest & Zuartday 2018 prevederà tanti laboratori creativi, conferenze e, soprattutto, un’immersione di mille colori in questo universo creativo ai massimi livelli.

Questo venerdì si inizia alle 10.30 con una writing live session presso il Vicolo del Fontanile – precisamente, in via Zuretti 71 -, il quale argomento principale sarà “Power of Women” e vedrà all’opera tutti gli artisti partecipanti all’evento.

Dopo questi tre giorni, vedrai la street art con occhi diversi.

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Aperitivo Jazz all’Apollo Club

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Il jazz è quella musica che riesce a scioglierti stress, ansie e preoccupazioni in un colpo solo.

Il jazz è quel sound che riesce a far dondolare la tua anima su languide note come a ipnotizzare i tuoi piedi per coinvolgerli in danze sgambettanti.

Il jazz è quel repertorio che puoi prevedere, ma non puoi prevedere, perchè non sai mai se quello che stai ascoltando è il repertorio della band o qualche improvvisazione dell’ultimo istante.

Il jazz è ciò che riesce a rendere più leggero persino il pre-weekend, quel giorno in cui sei felice perchè la settimana sta per finire, ma allo stesso tempo stai scalpitando perchè non è ancora giunto il venerdì.

E sarà proprio il jazz ad essere protagonista… dell’Aperitivo Jazz dell’Apollo Club, che ogni giovedì, a partire dalle 19.00, fornirà ottime pietanze, freschissimi drink e performance live per gli amanti del genere.

Tra le proposte del menù aperitivo, che potrai avere a 10 euro, potrai trovare manicaretti allettanti per i carnivori, come le focaccine con Prosciutto San Daniele e kren, finocchiona e pasta di nduja, ma anche i vegetariani avranno pane per i loro denti, grazie a pinzimonio, allo yogurt affumicato e alla focaccia all’origano che potranno trovare all’Apollo Club… e non dimentichiamoci che a contornare il tutto ci saranno drink, birra e vino.

Volevi un modo gustoso e interessante per attendere il weekend a ritmo del jazz? L’hai trovato.

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Wicky PRIYAN: “A Milano dico: è tempo di fare, ma c’è bisogno di più persone con grande cuore”

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Wicky Priyan

Il cibo, un fattore che caratterizza al contempo la storia e la tradizione d’Italia, così come ogni città internazionale che si rispetti. Abbiamo deciso di pubblicare una serie di interviste a grandi chef che hanno scelto Milano e che ogni giorno contribuiscono a renderla grande.

WICKY PRIYAN, Sri Lanka

Ristorante: Wicky’s Wicuisine

Wicky PriyanQuando a tarda sera ha finito di servire i suoi clienti con “rispetto, disciplina e responsabilità” (concetti cardine, questi, che riprenderemo più avanti), una delle cose più belle per lo chef Wicky Priyan è quella di camminare per il centro di Milano, degustando un buon sigaro e osservando i tanti scorci silenziosi ma così straordinariamente espressivi di questa città. In piazza Duomo regna la pace, niente file né sotto la Madonnina né per Palazzo Reale: non ci sono più persino i piccioni. In Galleria anche il toro riposa finalmente dopo una giornata di gioie doloranti. La Scala ha chiuso i suoi portoni e se si è fortunati, chiudendo gli occhi, si riescono a percepire le vibrazioni di immortali melodie.

“Sono passati 12 anni da quando sono arrivato a Milano – sottolinea lo chef e titolare dell’omonimo ristorante di corso Italia, un vero tempio della cucina tradizionale giapponese che, con l’aggiunta di contaminazioni mediterranee e proprie novità, il suo fondatore definisce semplicemente ‘Wicuisine’ – al termine di un viaggio di 8 mesi in Italia. Mi sono innamorato sia della Sicilia che di Milano dove infine ho scelto di vivere. Per 5 anni ho lavorato come chef, poi ho voluto rischiare e ho aperto una mia attività, quando ancora non si parlava di Expo, prima vicino corso Genova e dal 2015 vicino al Duomo. Questa città per il momento ha saputo farmi rinunciare a grandi opportunità, da Tokyo a Londra fino a New York dove mi vorrebbero in tanti”.

 

Burocrazia, aria inquinata, traffico e via dicendo: ma chi glielo fa fare di restare a Milano?

“Veramente scriva pure che in Italia e a Milano avete anche una mentalità e un cuore chiusi”.

 

Scritto. E…?

“Devo purtroppo dire che la cucina asiatica da voi non è considerata alla pari delle altre cucine. E io e tanti come me per quanto possano essere ottimi chef e bravi lavoratori in generale, sono considerati sempre prima di tutto stranieri. Ricordo anni fa quando andai a chiedere di entrare nella cucina di un locale milanese. Il proprietario mi disse che il mio lavoro al massimo era pulire per terra. Prima di andarmene, gli risposi che un giorno avrei fatto un ristorante di successo. Lui nel frattempo ha chiuso ed io sto continuando la mia strada”.

 

Wicky Priyan
Andrea Berton, Hiroshi Sakurai, Beppe Sala, Andrea Aprea e Wicky Priyan, all’evento sul sake Dassai

 

Qual è la sua strada?

“Il mio obiettivo è quello di creare una grande cucina internazionale, non solo la migliore di Milano o d’Europa: la ‘Wicuisine’. Sono nato nello Sri Lanka, la mia famiglia viveva in un villaggio ayurveda, sono cresciuto tra gli odori e i sapori di mia madre che cucinava per tutta la famiglia, ho studiato il giapponese, criminologia, le arti marziali e ho avuto la fortuna di imparare l’antica cucina giapponese – prima di tutte quella kyotese – da maestri di eccellenza”.

 

Wicky Priyan

Nella foto: il Sushi Kan, 8 pezzi di aburi nighiri. 1) Tonno con salsa speciale 2) Angus con lamelle di tartufo 3) Salmone, zenzero e menta 4) Gambero Siciliano e salsa di pomodoro 5) Cappesante, sale e yuzu 6) Ricciola 7) Baccalà pomodoro e bottarga 8) Mazzancolla pesto e capperi.

 

E se a questi ingredienti aggiungiamo un po’ di Italia…

“Se il mio cervello oggi ‘ragiona’ ancora per il 90% in giapponese e il 10% milanese, per le materie prime siamo al 90% di Italia e 10% di Giappone. Il pesce arriva rigorosamente fresco tutti i giorni e il menù è fatto in base solo al pescato quotidiano: siamo in contatto con vari pescherecci di Liguria, Sicilia e Sardegna. Il massimo della qualità prima di tutto. Il resto spetta a me: mio padre diceva che ‘Il cuoco è come un musicista: sono il talento e la sensibilità che hanno le nostre dita a fare la differenza’”.

 

Wicky Priyan

 

Dietro al bancone di Wicky’s ci sono due ideogrammi, quale significato hanno?

“Quello di cui parlavamo prima: uno è il rispetto, l’altro la disciplina. Che generano poi la responsabilità: verso se stessi, verso gli altri, verso la società. Questi tre elementi insieme formano quello che io definisco ‘cuore’”.

 

Quello che appunto non hanno i milanesi?

“Diciamo che quasi tutti i milanesi e gli italiani in generale dovrebbero andare almeno una volta in Giappone e approfondire – appunto – rispetto, disciplina, responsabilità. Con questo non che tutti i giapponesi siano perfetti: l’80% è abbastanza razzista, chiuso, ma l’altro 20% ha un cuore immenso e manda avanti quell’intero straordinario Paese”.

 

Ma allora se lei ha vissuto 30 anni in Giappone e da 12 è a Milano, un po’ di cuore c’è anche qui…

“Sì, devo dire che oltre a essere una città dove è possibile fare vero business, qui ho trovato tante persone che hanno creduto in me, hanno parlato bene di me, da clienti a fornitori a gente incontrata semplicemente per strada, in Galleria: a tutti loro sono molto riconoscente. Ma sono tutti donne e uomini che viaggiano, si mettono in discussione, si muovono. Sono loro stessi la dimostrazione che tutto è possibile, che questo mondo può essere cambiato, in meglio.

Io ho voluto creare Wicky’s per Milano. Ho ascoltato la mano, il cervello e il cuore… Mia mamma quando ero piccolo mi diceva di toccare la pentola perché il pasto veniva più buono: ci sono cose che non si possono spiegare, che sembrano irrazionali…

A Milano dico: è tempo di fare, ma c’è bisogno di più persone di grande cuore. Se osservate bene il lottatore di sumo che ha lottato e vinto la sua gara, prima di ricevere il tradizionale dono, muove velocemente la mano: in quel momento segna l’aria con il simbolo del cuore… Non solo parole, dunque, ma fatti a funzione dell’essere umano”.

 

IL PIATTO MILANESE: Maki òs büüs

Wicky Priyan

Nella foto: il Maki òs büüs, realizzato con una base di riso giallo allo zafferano. All’interno, polpa di granchio, tempura di verdure, olio di scampi fatto dallo chef. Sopra, ossobuco alla milanese, chips di Parmigiano Reggiano e patata viola.

E tra i fatti di Wicky Priyan c’è anche la rielaborazione di questo grande classico della tradizione milanese, ideato per il rispetto verso la città.

FLAVO INCARBONE

 

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Kraken Invasion

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Hai mai sentito parlare del Kraken?

Sicuramente sì e ti dico anche in quale occasione: Pirati dei Caraibi.

Nel caso sciagurato in cui non avessi visto questi capolavori cinematografici, lascia che ti ragguagli sull’argomento: il Kraken è un gigantesco mostro marino mitologico dai lunghi tentacoli provenienti da chissà-dove sul fondo dell’oceano, in tutto e per tutto somigliante a una grossa, grossissima piovra – o meglio, così si dice, perchè nessuno è mai sopravvissuto alle sue oscure profondità dove si cela questa creatura.

Si vocifera che il Kraken abbia delle dimensioni ciclopiche, corrispondenti a quelle costituite da svariate navi mercantili, e che per sostenere la sua stazza si nutra delle anime dei poveri malcapitati che fa affondare con le sue appendici ventosa-munite.

Per il Kraken, distruggere velieri, galeoni e altri colossi della navigazione è facile come spezzare un grissino e da lì al masticare i bucanieri catapultati in mare con quello che si vocifera essere il suo terrificante becco adunco – ingresso di un’enorme voragine faringea dotata di centinaia e centinaia di denti aguzzi – ci vuole davvero un attimo.

Ti piacerebbe vedere – da lontano, si intende – almeno una volta il famigerato Kraken? … o meglio, qualcosa che lo ricorda?

Eccoti accontentato: da questo giovedì fino a sabato, i Navigli saranno riservati agli intrepidi di cuore, perchè una misteriosa chiatta avvolta da mostruosi tentacoli apparirà per rendere il weekend un po’ più… alcolico.

Eh sì, perchè potrai provare degustazioni degne dei lupi di mare, cocktail abissali e set fotografici steam-punk, che porteranno solo i veri coraggiosi a scoprire l’anima oscura del Kraken.

Se uesto giovedì, in particolare, hai voglia di incontrare questo famigerato mostro marino, consulta la pagina Facebook dell’evento e scoprirai tutte le tappe di questo tour… mostruoso.

Il Kraken ti aspetta…

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