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VFNO: la notte bianca della moda

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Una delle prime parole che vengono in mente pensando a Milano è sicuramente “moda“.

Negli anni, la città della Madonnina è diventata capitale europea per il mondo della moda, del fashion e del design, confermandosi come punto di riferimento per stilisti, designer e fashion blogger che vogliano entrare a piedi pari in questo sfavillante business.

La moda a Milano è in ogni angolo, in ogni strada e in ogni quartiere, si intravede dalle vetrine dei negozi e dall’abbigliamento di giovani e adulti, che pur di seguire lo stile del momento sono disposti a passare intere giornate all’insegna della scomodità e a spendere un intero stipendio per indossare anche solo gli accessori più in voga.

Questo giovedì, tutti gli appassionati di moda (e a Milano, come già detto, sono tantissimi) avranno pane per i loro denti, perchè come ogni anno torna la Vogue Fashion Night Out, la notte bianca della moda.

Tutta Milano si illuminerà delle luci di mille e mille vetrine dei negozi che resteranno aperti fino a tardi: “shopping-sfrenato” sarà la parola d’ordine a partire dalle 18, ma “oltre alla gonna c’è di più” (e in generale, ai vestiti), perchè le iniziative organizzate ad hoc per la serata saranno di tutti i tipi.

Oltre 600 boutique, punti vendita e locali celebreranno questa notte votata allo sfavillante mondo della moda organizzeranno sorprese speciali per tutti i clienti che passeranno la loro porta, quindi preparati a passare una notte che non dimenticherai facilmente.

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Il fascismo è nato a Milano: il primo nome era SANSEPOLCRISMO, dalla piazza della prima adunata

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milano-23-marzo-1919piazzaxsan-sepolcro-mussolini-fonda-fascio-combattimento

In origine il fascismo prendeva il nome di sansepolcrismo, ispirato ai principi enunciati da Benito Mussolini il 23 marzo 1919 all’atto di fondazione dei Fasci Italiani di Combattimento in piazza San Sepolcro a Milano, che vennero pubblicati il giorno dopo su “Il Popolo d’Italia”.

L’adunata fu preceduta da diversi comunicati sul Popolo, tra cui quello del 9 marzo che diceva: “Il 23 marzo sarà creato l'”antipartito” sorgeranno cioè i Fasci di Combattimento, che faranno fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra”.

Inizialmente doveva svolgersi al Teatro Dal Verme, vista la minor partecipazione di quanto ci si aspettasse, si tenne nella sala riunioni del Circolo dell’Alleanza Industriale in piazza San Sepolcro messa a disposizione dal presidente dell’Alleanza Industriale.

Mussolini espose i tre punti fondanti del nuovo movimento che furono riassunti il giorno seguente su Il Popolo d’Italia nel “Programma di San Sepolcro”:

« I. L’adunata del 23 marzo rivolge il suo primo saluto e il suo memore e reverente pensiero ai figli d’Italia che sono caduti per la grandezza della Patria e per la libertà del Mondo, ai mutilati e invalidi, a tutti i combattenti, agli ex prigionieri che compirono il loro dovere, e si dichiara pronta a sostenere energicamente le rivendicazioni d’ordine materiale e morale che saran propugnate dalle associazioni dei combattenti
II. L’adunata del 23 marzo dichiara di opporsi all’imperialismo degli altri popoli a danno dell’Italia e all’eventuale imperialismo italiano a danno di altri popoli; accetta il postulato supremo della Società delle Nazioni e presuppone l’integrazione di ognuna di esse, integrazione che per quanto riguarda l’Italia deve realizzarsi sulle Alpi e sull’Adriatico colla rivendicazione e annessione di Fiume e della Dalmazia
III. L’adunata del 23 marzo impegna i fascisti a sabotare con tutti i mezzi le candidature dei neutralisti di tutti i partiti »
(Dal Il Popolo d’Italia del 24 marzo 1919[9])

Tra gli interventi vi fu anche quello di Filippo Tommaso Marinetti che invitò gli intervenuti a contrastare il Partito socialista.
Il 6 giugno 1919 fu pubblicato sul Popolo d’Italia il Manifesto dei Fasci Italiani di Combattimento e il Sansepolcrismo divenne Fascismo.

MILANO CITTA’ STATO

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INDOVINA DOVE – 1° Puntata

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andrea cherchi primo

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andrea cherchi primo
Copyright Semplicemente Milano/Andrea Cherchi

 

Dov’è stata scattata questa foto? E cosa rappresenta?

Giovedì 13 settembre 2019 – SOLUZIONE

Simbolo delle Cinque Giornate di Milano

Una cannonata visibile sulla facciata di Palazzo Acerbi in corso di Porta Romana, 3. Il Palazzo è altresì conosciuto come il Palazzo del Diavolo.

 

ANDREA CHERCHI

 

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Aperitivo senza cellulare by La Strada

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Sei mai stato a La Strada?

Se sei un amante del buon vino, della birra di qualità e del relax informale, non puoi perdertelo.

La Strada si trova in una perpendicolare tra viale Bligny e via Beatrice d’Este, che passa quasi inosservato.

Una volta che varchi le porte della Strada, però, ti si apre un mondo, anzi, una famiglia.

Quello che ti abbraccia è un ambiente accogliente, fatto di immagini ed emozioni: qualsiasi complemento d’arredo o decorazione al suo interno è in grado di far nascere un sorriso.

Per esempio, la prima cosa che salta all’occhio è un furgoncino Volkswagen arancione messo a sinistra del bancone di legno principale. Cosa ci fa lì? Semplice: funge da bancone-bar alternativo.

A parte questo, La Strada si riconosce dalla lunga fila di gente che si accalca negli orari di punta dai tanti poster e dalla segnaletica stramba attaccati alle pareti rustiche, ma anche dal muro completamente tappezzato di pagine di vecchi libri.

O, ancora, i tavoli dipinti con i volti dei grandi cantautori italiani, da De Andrè a Guccini (… tassativamente a mano, perchè lo staff della Strada ci mette il cuoricino).

Tutto ciò in un’atmosfera raccolta, in penombra, perfetta per lasciarsi trasportare dalla musica (dall’ottima musica, aggiungerei) che echeggia tra le pareti suggestive della Strada.

Se hai bisogno di un pretesto per farci un salto e scoprire le meraviglie di questa chicca milanese, questo mercoledì La Strada proporrà un aperitivo unico nel suo genere dalle 18: “l’aperitivo senza cellulare“, per goderti una serata rilassante assieme alle persone care senza pensare a schermi che si illuminano, chiamate che arrivano e notifiche che appaiono.

Un’idea perfetta per chi è stanco di essere dipendente da quel device che in pochi anni è diventato a dir poco pervasivo.

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Andrea APREA: “Grande emozione aver cucinato per la First Lady. Oggi Milano deve continuare ad affermare la sua identità”

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Il cibo, un fattore che caratterizza al contempo la storia e la tradizione d’Italia, così come ogni città internazionale che si rispetti. Abbiamo deciso di pubblicare una serie di interviste a grandi chef che hanno scelto Milano e che ogni giorno contribuiscono a renderla grande.

Andrea Aprea, Campania

Ristorante: Vun Andrea Aprea

andrea apreaAd agosto Andrea Aprea ha festeggiato i suoi 7 anni dall’arrivo a Milano. Una traversata affascinante e rischiosa da “Il Comandante” – soprannome dell’armatore Achille Lauro la cui società occupava il palazzo affacciato sul golfo di Napoli dove oggi sorgono l’hotel Romeo e il suo ristorante – al Park Hyatt e al ristorante “Vun Andrea Aprea”. Un’avventura che fino a oggi lo ha portato a incorniciare ben 2 Stelle Michelin. Una scelta professionale ma anche di vita.

Milano è una città che se sbagli non ti perdona – spiega lo chef – se non costruisci bene giorno per giorno, curando ogni dettaglio, dalle infinite possibilità che ti dà arriva anche a fornirti il ben servito senza possibilità di appello. Oggi le cose vanno molto bene qui al Vun, ma la sfida che il Park Hyatt ha lanciato tanti anni fa è stata davvero impegnativa. Il ristorante in un hotel non era ‘normale’, ma oggi insieme a tanti turisti da noi arrivano anche moltissimi milanesi, segno che siamo riusciti nel nostro intento. Essere un luogo di Milano, per Milano”.

andrea aprea

Com’era la Milano che Andrea Aprea ha incontrato 7 anni fa?

“Nella percezione era già più avanti della media italiana, lo dico da napoletano orgoglioso di esserlo, sotto tanti punti di vista, dalla burocrazia ai tempi brevi per concretizzare un’idea. Allora c’erano senz’altro meno ristoranti. Qui intorno all’hotel, in particolare, non esisteva neanche un locale, c’era solo il tabaccaio che a una certa ora chiudeva e di sera quando uscivi dal lavoro non incontravi nessuno. Anno per anno ho visto un cambiamento di una città sempre più bella, sempre più a favore dei cittadini, sempre più animata”.

 

Lo chef Aprea è campano ma c’è qualcuno in casa che è milanese a tutti gli effetti…

“Sì è vero, mia figlia è nata qui e anche il prossimo figlio nascerà qui. Ho forti legami affettivi con Milano anche per questo. È una città a misura d’uomo, che ti offre la possibilità di prendere un aereo in mezzora e partire per ogni destinazione, di andare al cinema o a teatro, oppure con l’auto di raggiungere la montagna o il mare in una o due ore al massimo, in un’ora e 40 sei a Firenze in treno… La posizione insomma è perfetta.

Ma non è solo questo: anni fa non c’erano così tanti turisti, anche per esempio dalla Svizzera o dall’Austria. Prima c’era essenzialmente un business monday to friday, ora c’è tanto turismo in più anche nel fine settimana. E in questo Expo 2015 è stata molto importante”.

 

Già Expo… cosa ha rappresentato?

“Col senno di poi possiamo dire che il pensiero prima di Expo era che la città si sarebbe riempita. Invece abbiamo vissuto l’evento solo collateralmente: la gente andava principalmente in fiera, molti meno in città, ma sicuramente Milano ha beneficiato dell’immagine positiva uscita grazie a Expo e che stiamo raccogliendo ancora oggi”.

 

C’è pericolo che Milano possa rallentare.

“Penso che a tutti i livelli non bisogna mai fermarsi, dobbiamo crescere certamente e guai a fermarsi. Probabilmente dobbiamo anche lavorare a trasmettere ancor più l’energia e la mentalità di questa città al resto d’Italia. È ancora troppo diffuso un pensiero collettivo degli anni ’80, di tanta gente che non viaggia e che dice ‘che vai a fare a Milano che c’è la nebbia…’, quando la nebbia qui non c’è più da 20 anni, sicuramente da quando ci sono venuto a vivere. Sembra una battuta ma in realtà non lo è, c’è tanta troppa gente che la pensa così. Quindi bisogna continuare a promuovere la nuova, bella, stimolante identità di Milano perché sia un esempio per l’intero Paese”.

 

Cosa cambieresti o ti piace di più di Milano?

“Bella domanda… Milano è bella perché è così, con i suoi navigli, Brera, il verde, il classico col moderno che si fondono. Oggi, dopo tanti anni, sento mia questa città, ci sto bene, mi sento a casa – non che Napoli non lo sia – ma qui posso andare in bicicletta senza problemi, arrivare in centro a piedi, girare senza particolari pericoli”.

 

Uno dei momenti più emozionanti al lavoro al Vun?

Quando Michelle Obama è venuta a Milano proprio per l’Expo, ha alloggiato qui al Park Hyatt e ha mangiato al Vun. Come professionista a tutti i clienti do il massimo dell’attenzione, ma certamente la signora Obama era sempre la First Lady…”.

andrea aprea

Da “neo-milanese” che effetto ti fa tornare a Napoli?

“È sempre la mia città, ho lì la mia famiglia, gli amici, ci passo bellissimi momenti. È ovvio che sono due realtà totalmente diverse: Napoli colorata e casinista, Milano più a misura d’uomo e silenziosa. Ma non voglio fare paragoni, ognuna ha le sue belle peculiarità. Io ho scelto di vivere qui, visto che sono più razionale e quindi a Milano mi trovo bene essendo più ‘quadrata’. Tanti mi dicono di tornare, ma per ora sto bene qui e penso ancora di rimanerci per un bel po’ di tempo. Certo mai dire mai, ma è un altro discorso”.

 

Un piatto che consigli ai tuoi ospiti?

“Per restare in tema, sicuramente la gallinella Milano-Napoli, dedicata alle mie due città”.

 

C’è in menù un piatto ispirato a Milano?

andrea aprea“Certo il risotto alla milanese, con ossobuco di rana pescatrice, liquirizia e arancia”.

 

FLAVIO INCARBONE

 

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Art and Mixology at Galleria Campari

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Hai presente lo Spazio Davide Campari?

Mah sì dai, quell’enorme struttura di mattoni rossi che affascina e al contempo mette in soggezione che si trova a Sesto San Giovanni.

Certo che lo conosci. D’altronde, siamo a Milano e qui un aperitivo con Campari alla fine della giornata è quasi d’obbligo, quando si pensa di non farcela a superare la settimana.

Ma cosa sogna più di ogni altra cosa un milanese amante dell’arte, ma anche di un buon cocktail?

Sicuramente, un evento che permetta di visitare qualche bella galleria e al contempo di fare una piccola degustazione alcolica alla fine del tour… magari proprio con un bel Campari.

Pensi che un evento del genere non possa esistere? Sicuro, sicuro?

E invece sì ed è proprio qui che torna in gioco la Galleria Campari presso lo Spazio Davide Campari di Sesto San Giovanni: questo martedì, infatti, alle 20.00 potrai partecipare a una visita guidata a 25 euro all’interno della galleria, al termine della quale potrai goderti una bella degustazione a base di… Campari.

Se vuoi partecipare a questa serata all’insegna dell’arte e dell’alcool, ti consiglio di prenotare prima possibile chiamando lo 02 62251 o scrivendo a galleria@campari.com.

E’ uno dei classici eventi da non perdere, te lo garantisco.

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Le 10 FOTO più “likeate” di Milano del fotografo Andrea Cherchi

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andrea cherchi fotografo

Non è facile capire e stabilire quali siano le regole giuste per realizzare e pubblicare una foto strappalike. In rete si trovano consigli e opinioni che spesso, se applicati, non portano a risultati sperati. Dopo oltre tre milioni di scatti e dieci anni suonati di social, sono arrivato alla conclusione che una conclusione vera e propria non c’è. Funzionano le immagini familiari, funzionano i tramonti e i cieli panoramici mozzafiato. Funzionano le foto bizzarre, così come le foto che evocano forti emozioni. Funzionano i grattacieli, così come le case che non superano i due piani, a patto che siano da sogno. 

Ecco, vedete: di tutto un po’ e di un po’ tutto. Qui trovate le mie dieci foto di Milano più “likeate” di tutti i tempi e pubblicate su Facebook nel mio profilo e nelle mie pagine “Semplicemente Milano” e “Andrea Cherchi”. 

10° posto: Due tram si incontrano in viale Regina Giovanna (1962 likes)

andrea cherchi fotografo

9° posto: Veduta su Milano dalla terrazza dell’ingresso della Galleria (1987 likes)

andrea cherchi fotografo

8° posto: Torre Unicredit vista dall’Highline della Galleria (2050 likes)

andrea cherchi

7° posto: Castello Sforzesco, Torre Hadid e Torre Allianz ripresi dall’Highline della Galleria (2056 likes)

andrea cherchi fotografo

6° posto: Veduta verso la Galleria da via Tommaso Grossi (2102 likes)

andrea cherchi fotografo

5° posto: Veduta dell’Arco della Pace da via Luigi Cagnola (2232 likes) 

andrea cherchi

4° posto: Un tram passa accanto a Garage Italia (2540 likes)

andrea cherchi fotografo3° posto: Veduta notturna dell’ingresso della Galleria (2820 likes)

andrea cherchi fotografo2° posto: Veduta su Milano da Palazzo Lombardia in occasione dello spettacolare tramonto del 29 ottobre 2017 (3180 likes) 

andrea cherchi fotografo

1° posto: Veduta sul Castello Sforzesco e sul Duomo da Torre Branca (3245 likes)

andrea cherchi fotografo
 
 
ANDREA CHERCHI
 

 

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I CONFINI di Milano: come sono cambiati nel corso del tempo (chi la voleva più grande, chi più piccola)

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la regione urbana di Milano secondo l'OCSE

La storia di Milano è segnata da continui ingrandimenti e rimpicciolimenti. In particolare Napoleone la voleva grande, gli austriaci la volevano piccina.

I CONFINI di Milano: come sono cambiati nel corso del tempo (chi la voleva più grande, chi più piccola)

Il 1757 gli austriaci deliberarono lo scorporo dei Corpi Santi dalla città di Milano, ossia di tutti i territori esterni alla cerchia dei bastioni.
Quel che toglie Maria Teresa lo rimette Napoleone che nel 1808 fece annettere a Milano tutti i 35 comuni posti entro 5 miglia da piazza Duomo, ma con il ritorno degli austriaci dal 12 febbraio 1816 i 35 comuni ritornarono autonomi e Milano tornò a coincidere con la cerchia dei bastioni.

Con l’unità d’Italia su istanza dell’amministrazione cittadina, il re venne convinto ad estendere i confini della città, che dal 1873 si estese a Barona, Calvairate, Gratosoglio, Monluè, Bovisa, Ghisolfa e San Siro.

Nel 1923 su iniziativa della giunta Mangiagalli vennero annessi a Milano 11 comuni allora indipendenti. Si tratta di Affori, Baggio, Chiaravalle, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino. Dopo alcuni mesi, furono annesse a Milano le frazioni di Lorenteggio e Ronchetto sul Naviglio. L’ultimo ingrandimento si ebbe nel 1925 con la frazione di Morsenchio ed alcune porzioni del territorio di San Donato Milanese.

L’ultima variazione dei confini di Milano è avvenuta al ribasso. Nel 1932 il regime fascista decise di scorporare Poasco e una porzione dell’antico municipio chiaravallese dal comune di Milano, e assegnarle a San Donato Milanese.
Nonostante l’imponente sviluppo urbanistico, non si non si sono più avuti ampliamenti territoriali.

Continua la lettura con: 1873: nasce la Grande Milano 

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La Torre BRANCA, la piccola EIFFEL di Milano: costruita in due mesi e mezzo, si chiamava Torre Littoria

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Si trova all’interno del Parco Sempione ed è alta quasi come il Duomo: 108 metri e 60 centimetri che la rendono ancora oggi la decima struttura più alta della città. 

La Torre BRANCA, la piccola EIFFEL di Milano: costruita in due mesi e mezzo, si chiamava Torre Littoria

Fu realizzata, su volontà di Mussolini, in soli due mesi e mezzo (“68 giornate lavorative”) nel 1933 in occasione di una edizione della Triennale di Milano.

Inizialmente si chiamava Torre Littoria, eravamo in epoca fascista, e divenne Torre Branca dopo la guerra. Sulla sua cima nel 1939 venne installato il primo sistema trasmittente per la nascente radiovisione italiana.

E’ stata riaperta dopo il restauro del 2000 ed è oggi visitabile con un’ascensore che porta sulla vetta

Continua la lettura con: 5+1 curiosità che non conosci sulla Torre Eiffel di Milano

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Voci dal silenzio: l’eremita al Cinema Oberdan

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Ogni eremita è un mondo.

Un mondo fatto di silenzio e un silenzio fatto di pensieri e meditazione.

Un eremita è chiunque scelga di passare la vita in totale solitudine, dedicando tutto se stesso alla riflessione sui più disparati motivi.

Ogni eremita pone attenzione su argomentazioni totalmente estranee alla nostra società e, inevitabilmente, se ne ritrova al di fuori.

Perchè, mentre lo status quo vede nell’isolamento una decisione enigmatica e controversa, gli eremiti scelgono quel silenzio a noi ignoto, intriso di spiritualità, di cui è pervasa la vita ascetica.

Conoscerne uno vuol dire viaggiare all’interno di luoghi silenziosi e raccolti, farsi raccontare il passato, la vocazione, i conflitti e le battaglie che egli ha dovuto affrontare e rimanere affascinati dal suo esempio d’unione e fusione delle diverse esperienze religiose.

Se vuoi sapere di più su questo mondo ascetico e spirituale, non perdere la proiezione di “Voci dal Silenzio, il film che verrà proiettato questo lunedì alle 21.15 al Cinema Oberdan.

Il biglietto costa 7.50 euro, ma per un’esperienza così ne vale decisamente la pena.

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10 posti in cui organizzare riunioni all’aperto

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(N.V.) Nei paesi del Nord Europa il luogo migliore per fare riunioni di lavoro è in sauna. Ci si mette più a nudo.
Negli Stati Uniti i meeting date dove si concludono i più profittevoli contratti d’affari sono i green dei campi da golf 18 buche.
Quando il clima lo consente, ai milanesi piace riappropriarsi degli spazi all’aperto e far frullare idee e progetti con vista sulla città.
Ecco 10 posti perfetti per chi, come loro, ama fare riunioni all’aperto.

#1 Copernico Milano

Il pay off di questo spazio in cui start up e business rivoluzionari si trovano da due anni – e già con risultati molto interessanti – è “where things happen”, dove le cose accadono. Quindi possono accadere riunioni in terrazza all’ora dell’aperitivo, mentre un gruppo folk suona un po’ di country, a piedi nudi nel parco sotto un albero comodamente seduti su poltrone di design. Ambiente elegante ma informale: per chi ha grandi progetti ma vuole vivere con il sole in fronte.

#2 PARCO ARCHEOLOGICO

Perché fare una riunione nel parco più inaccessibile di Milano? Perché è in pieno centro a Milano – vicino alle Colonne di San Lorenzo – , perchè ha orari che coincidono con l’attività lavorativa, perchè ci sarete solo voi, così stupirete i vostri ospiti. Serve altro?

#3 Illy Gae Aulenti

Un bar semplicissimo, per quanto elegante, con vista sulla nuova Milano ed il grattacielo più bello del mondo, il Bosco Verticale. Non sarà una location originalissima, ma il panorama è di quelli mozzafiato. Indicato per i primi incontri di lavoro, dove servono argomenti per rompere il ghiaccio. Per esempio: hai visto come è diventata bella Porta Nuova!? Oppure: sai quando smantelleranno la gru di via Castilla 23?

#4 Giardini Triennale

Ideale per i veri creativi con un pizzico di indolenza. Una riunione ai Giardini della Triennale mette insieme idee ‘squadrate’ come il Palazzo dell’Arte e una sana voglia di rompere quelle regole, con vista sui Bagni Misteriosi di De Chirico.

#5 Hangar Bicocca

O meglio: proprio alle sue spalle. Se vi va di prendere la Lilla e di essere al riparo da occhi indiscreti. Business alto e i Sette Palazzi Celesti da vedere per concludere la giornata con pensieri ‘altissimi’.

#6 Vista Darsena

Non sarà come essere su un chiringuito sulla spiaggia, ma il locale di Milano (stessa proprietà dell’Osteria con Vista della Triennale) prova ad avvicinarsi a quel mood rilassato e piacevole che sa restituire solo un meeting a pelo d’acqua. E se la riunione si potrarrà fino a tardi, potrete pure godervi lo spettacolo del tramonto su Milano.

#7 Red di Gae Aulenti

L’altro lato di Piazza Gae Aulenti, l’altra faccia da cui si vede chi da riunione all’Illy Caffè.
Se vi piace proprio tanto la vista Bosco Verticale e non volete scontentare nessuno potete organizzare il vostro meeting prima all’uno poi all’altro indirizzo, e viceversa.

#8 Chiostri dell’Umanitaria

Un luogo magico sospeso in un generico altrove che sa di una Milano antica, molto saggia. Vi verranno idee molto ben radicate.

#9 Baracchino dei Giardini Indro Montanelli

Lo riconoscerete perché si trova vicino allo Sleipnir di Duilio Forte. Il luogo ideale per chi ha idee visionarie e le vogliono realizzare a tutti i costi.

#10 Bagni Misteriosi

Come a dire: ho voglia di partire, non vedo l’ora di fare un tuffo ma mi tocca lavorare. La terrazza che qui insiste, con il bar, permette di dedicarsi al dovere e poi al piacere – con tanto di attività di team bulding inclusa. Perché, non volevate dire ai colleghi di portarsi il costume?

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Festival della Carbonara a San Giuliano Milanese

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Sono tante le pietanze italiane a far ballare le papille gustative… ma la Carbonara è la Carbonara.

Anni fa, prima di diventare vegana, ogni volta che andavo a mangiare fuori, in qualche posto che sapevo cucinasse bene i principali piatti italiani, ordinavo sena indugio un bel piattone di Carbonara e iniziavo una lotta forchetta contro forchetta contro chiunque provasse a prendermene anche solo un filo (per la serie: “hai voluto l’insalata? Ora te la magni.”)

Ma qui non si sta parlando di me, bensì di un evento che renderà felici tutte le buone forchette… e che riguarda proprio la Carbonara.

Eh sì, perchè da questo venerdì alle 18 fino a domenica, al Parco Nord di San Giuliano Milanese potrai letteralmente sguazzare nella Carbonara, grazie al Festival della Carbonara, la manifestazione a ingresso gratuito che renderà felice te e il tuo stomaco.

Per tre giorni, potrai strafogarti di questa pietanza da sogno cucinata da chef professionisti, i quali useranno solo ingredienti artigianali e di primissima qualità.

In più, per completare la tua abbuffata, potrai coronare il tutto con altre prelibatezze della tradizione culinaria romana: la gricia, l’amatriciana e i carciofi alla giudea, senza dimenticare la vera porchetta DOC e molto altro.

Per questi giorni, dimentica la dieta post-estate e applica l’antico mantra inventato da Sora Lella: “Ma famme magnà, macchemmefrega!

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Haegue Yang alla Triennale

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Haegue Yang è una di quelle artiste che lavora per intuizione.

Ma non un’intuizione tipo “epifania”, no, no.

Haegue Yang lavora per intuizione data da studi, confronti ed esperimenti condotti in nome dell’interdisciplinarietà di vari ambiti artistici e non.

Per questo le esposizioni e le istallazioni di Haegue Yang sono sempre particolari, simili più a esperienze che a visite passive di un qualcosa che rimane fine a sè stesso davanti allo spettatore.

Per capire di cosa parlo, basta pensare al nuovo progetto che Haegue Yang ha ideato per la Triennale di Milano e che verrà inaugurato questo venerdì.

Immagina una mostra… diversa. Anzi, un’allestimento. Anzi, una performance.

Anzi… mh… no, nessuna di queste parole rende quello che “Tightrope Walking and Its Wordless Shadow è in grado di essere agli occhi del visitatore… e non solo.

Questo progetto è molto di più.

Ancora una volta, Haegue Yang ha condotto una ricerca spaziale, dinamica e anatomica, immersa in un contesto di musica estemporanea e di visual art.

Quello che Haegue Yang proporrà fino al 4 novembre sarà quello che lei definisce “un’estensione del corpo umano che permette a chi c’è dentro di tornare al movimento primordiale del bambino con il suo sostegno.

I visitatori potranno osservare il movimento di un gigantesco apparato geometrico e architettonico guidato da un figurante e, nel frattempo, improvvisare suoni, canti o parole al microfono e strimpellare qualcosa alla batteria lì presenti.

Ma, ancora una volta, una spiegazione del genere non rende.

Sarà puù semplice se riuscirai a vedere tutto ciò con i tuoi occhi… anzi, a vivere tutto questo: se vuoi comprendere l’intensa ricerca motoria e geometrica di quest’artista sudcoreana, non devi far altro che recarti alla Triennale e goderti questo spettacolo.

L’ingresso costa solo 7 euro e, credimi, per una performance del genere ne vale la pena.

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Un’estate milanese: il CONFRONTO con l’Europa e col Mondo

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clima estivo

Ormai lo sappiamo: dal 1850, il momento in cui si può dire siano iniziate misurazioni continue ed accurate della temperatura in (quasi) ogni angolo del globo, le 10 annate più calde si trovano tutte dopo il 1998, e, in particolare, ininterrottamente dal 2014 ogni anno finisce per diventare “il più caldo di sempre” – con ogni probabilità il 2018 non sarà da meno.

clima estivo

In questo scenario frenetico è utile fermarsi per capire come e se tutto questo abbia influito su Milano e sul suo collocamento nelle mappe climatiche europee e mondiali. Concentrandoci, perché no, sull’estate appena trascorsa. Che tecnicamente non è ancora terminata: l’autunno astronomico inizierà il 23 settembre 2018, nel momento in cui l’asse di rotazione terrestre si troverà perpendicolare alla direzione dei raggi solari. Ancora, si dovrà esaminare solamente l’emisfero boreale: nell’emisfero australe l’estate è finita il 20 marzo 2018 e, indovinate, è stata una delle più calde di sempre.

Milano nei ranghi

clima estivo

Per una volta, possiamo dire di essere contenti di non veder svettare in classifica la nostra città.

La temperatura più alta registrata quest’estate è stata di 35.3° C, il 30 luglio (la più bassa, di 13.5° C nella notte del 26 agosto), inferiore ad annate come quella del 1983 o del 1996. La media delle massime è stata tra i 29° C e i 30° C, valore sì più alto del normale ma in linea con gli ultimi anni record, che stanno ormai diventando lo standard. Non ci ha mai abbandonato l’altissimo tasso di umidità che nostro malgrado contraddistingue la Pianura Padana, mai sotto il 41% e con picchi sopra il 90%.

In moltissime parti in Europa e nel nostro emisfero, è stata tutta un’altra storia.

Una notte al supermercato

caldo estivo
Un serval nello zoo di La Fleche, in Francia, il 3 agosto 2018. Foto di Jean-François Monier, AFP/Getty Images

La morsa del caldo è stata spietata, sia attraverso colpi di calore sia alimentando incendi devastanti.

In Giappone, è stata raggiunta la temperatura più alta mai registrata, oltre 41° nella città di Kumagaya, nord di Tokyo, riducendo allo stremo migliaia di persone già sfollate per gli effetti delle catastrofiche alluvioni di fine giugno ed uccidendone 44.

A Montréal, in Canada, il 2 luglio si sono toccati i 36.6°, culmine di un’ondata di caldo che ha ucciso fino a 70 persone nel Quebec. Durante lo stesso mese, negli Stati Uniti si sono registrati 41 nuovi record di temperature massime – e nessun minimo. Lo stesso in molte zone della Russia, con almeno 3 nuovi record solo nella giornata del 28 giugno, come i sensazionali 39.3° di Krasnodar.

Le scene più da The Day After Tomorrow si sono avute in Nord Europa, probabilmente: questa è di gran lunga l’estate più calda di sempre in Inghilterra, la seconda per il Regno Unito. In Francia, a inizio agosto hanno spento quattro reattori nucleari, diventati impossibili da raffreddare con le roventi acque del Reno e del Rodano. Negli stessi giorni in Svezia, la cima sud del ghiacciaio del Kebnekaise ha ceduto lo scettro di punto più alto del paese alla cima nord, perdendo ben 4 metri in un mese. Nel frattempo, le coste toccate dal mar Baltico sono diventate off limits per i bagnanti, dissuasi ad entrare in acqua per via della grossa diffusione di una specie tossica di alghe, prosperante in questo clima eccezionale.

E se in Italia il mercato della climatizzazione è arrivato a valere 1,3 miliardi di euro, lo stesso non si può certamente dire per la Finlandia: giustamente impreparati al grande caldo, ma quest’anno con temperature sopra i 30°, il 4 agosto un supermercato di Helsinki ha aperto le proprie corsie per più di cento persone, invitate a dormire lì per poter beneficiare dell’aria condizionata.

clima estivo
Foto di Heikki Saukkomaa, AFP/Getty Images/Reuters

Autunno caldo?

Milano e l’Italia dovrebbero continuare a rifuggire i record climatici anche per la stagione entrante: per noi sarà un autunno caldo solo sui mercati.

Il Nord Europa invece, dal Regno Unito fino alla Finlandia, avrà picchi di temperature anomale ancora per un po’ di tempo. Fuori stagione, almeno, sono sempre più convenienti dei tropici.

 

HARI DE MIRANDA

 

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Inaugurazione Starbucks Milano

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Starbucks: una parola, mille ricordi, profumi e sapori.

Ricordo che a Londra mi rifugiavo da Starbucks la mattina presto, prima di andare a lezione di inglese, ordinavo il mio frappuccino con un gigantesco muffin al cioccolato e puntualmente, al momento de ritiro della mia bevanda, mi rendevo conto che avevano scritto male il mio nome sul bicchiere.

A New York, invece, mi rifugiavo da Starbucks prima di entrare a vedere qualche bel musical di Broadway, peer prepararmi psicologicamente ai brividi che avrei provato vedendo e sentendo i meravigliosi attori che calcavano i palchi della strada dello spettacolo più famosa del mondo.

A Dublino, infine, mi concedevo una merenda da Starbucks dopo aver fatto qualche giretto per la città, dato che l’unico modo per viverla appieno è percorrerla a piedi da cima a fondo.

Qui a Milano, effettivamente, si sentiva la mancanza di Starbucks: insomma, in una città metropolitana e internazionale come la nostra, mancava questo punto di riferimento mondiale per il caffè prete a porter (anche se, in realtà, il caffè italiano è tutta un’altra cosa, ma i turisti non ne sanno granchè).

Quando è arrivata la voce di un’apertura di Starbucks nella città della Madonnina, però, nessuno voleva crederci… e invece è realtà.

Questo giovedì 6 settembre, alle ore 10.00, in Piazza Cordusio aprirà lo store più grande d’Europa, nonchè il primo (e per il momento unico) punto vendita d’Italia.

Saranno 2.400 metri quadrati di negozio, che comprenderà una torrefazione, un salotto dove ci si potrà fermare a mangiare le goloserie che tutti conosciamo assieme alle specialità artigianali di Princi e, come qualsiasi Starbucks che si rispetti, ci si potrà rilassare, lavorare e chiacchierare.

Insomma, a questo Starbucks milanese non mancherà proprio nulla: se vuoi partecipare all’inaugurazione, ti conviene arrivare lì molto prima, perchè si prevede un’affluenza record.

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Quanti metri quadri ti compri con 1 MILIONE di euro a Milano?

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mercato immobiliare

L’ultimo Global House Price Index, redatto dalla società inglese di consulenza nel settore immobiliare Knight Frank LLP, ci racconta di un prezzo del mattone in ascesa di quasi il 5% nei 57 paesi presi in esame, tra America, Europa, Asia e Oceania, più Marocco e Sudafrica.

Tra questi, l’Italia è una delle sole 8 nazioni che stanno conoscendo una decrescita in tal senso: dello 0.3% rispetto al 2017, giù insieme a Grecia, Arabia Saudita, Norvegia, Brasile, Finlandia, Ucraina e Perù.

Le cause di ciò sono molteplici e profonde, spaziano da una crescita del PIL inferiore alle aspettative, a un sistema bancario claudicante e ad un potere d’acquisto generale più basso. Uno scenario che ha tenuto a livelli bassi la domanda, che in Italia resta in ogni caso legata soprattutto alla prima casa, con in più i proprietari che non paiono disposti ad abbassare subito le loro pretese sul mercato quando si tratta di vendere i propri immobili. La crisi del settore è stata meno pronunciata che altrove, ma la ripresa tarda ad arrivare. 

mercato immobiliare

Il secolo delle città

L’inserto più interessante di questo report (risalente a marzo 2018 e consultabile qui) si focalizza sulle grandi megalopoli, lì indicate come hub, i centri nevralgici nello spaziotempo odierno, che è il secolo delle città.

Leggi anche: Più abitanti vivono in città più gli stati sono ricchi

In particolare, la ricerca (che trovate qui) si concentra sul caso Dubai, una realtà ormai consolidata a livello globale, con un’eccellente connettività figlia della sua posizione geografica, floride prospettive economiche, un sistema fiscale leggero e la nomea di isola felice (aka città stato). Caratteristiche che finiranno sotto i riflettori come mai prima in occasione dell’Expo 2020 – e noi milanesi sappiamo cosa significa.

Lo studio passa poi ad un’analisi comparativa della città emiratina con i sempiterni hub di New York, Londra, Parigi, Singapore, Hong Kong, Shanghai e Sydney, in campi come i servizi finanziari, il mercato del lavoro, la sanità, il turismo e le relative strutture ad esso correlate, il sistema educativo e, appunto, il prezzo del mattone.

mercato immobiliare
Un estratto dell’Hub Report di Knight Frank

Da qui emerge immediatamente un dato interessante: a differenza che nelle altre città prese in considerazione, il prezzo degli immobili a Londra e a Dubai è sceso rispetto al 2017, del 4.6% nella prima e del 3.8% nella seconda.

E se nel caso di Londra la dinamica è spiegabile grazie ai prodromi della Brexit (oltre che da un naturale riassestamento dopo anni di quotazioni fuori controllo), con Dubai occorre tirar dentro il calo del prezzo del petrolio degli ultimi anni, oltre che l’onda lunga della crisi iniziata nel 2008 che portò l’emiro della città “rivale” Abu Dhabi, Khalifa bin Zayed Al Nahyan, a finanziare di tasca propria il completamento di alcune opere, tra cui il Burj Khalifa che da quel momento porta appunto il suo nome.

Milano è viva, e non deve accontentarsi

mercato immobiliare
Infografica tratta dall’Hub Report di Knight Frank, con l’aggiunta di Milano

Osservando che 1 milione di dollari a Dubai comprano 138 metri quadri di spazio abitabile, salta all’occhio anche un paragone con Milano: da noi, la stessa somma basta per 131 metri quadrati.

E se è vero che ogni città di questo calibro fa storia a sé, è anche vero che delle sopracitate caratteristiche che fanno grande Dubai, Milano ne condivide già una (la geografia alleata) e può arrivare a possederne altre tre: la connettività grazie all’implementazione dei suoi aeroporti e delle rotte servite, il sistema fiscale vantaggioso e lo status di isola felice attraverso l’autonomia che tanto le servirebbe.

Leggi anche: Dal libro di Sala, all’editoriale di Repubblica, si accelera per Milano Città Stato?

Si è taciuto delle immense risorse economiche che possiedono gli Emirati Arabi Uniti e dei tratti peculiari del momento storico che stiamo vivendo, ma questi aspetti non escludono il fatto che Milano possa dire la sua, fino ad arrivare ad essere tirata dentro in studi come quello di Knight Frank, qui sviscerato.

Il mercato immobiliare milanese è, a differenza di quello italiano, estremamente rutilante: innanzitutto, i prezzi medi nel settore sono cresciuti di un sano 2% rispetto al 2017. L’altro aspetto importante è che si sta parlando della città che attira la metà degli investimenti immobiliari stranieri in Italia, cioè 4 miliardi di euro all’anno.

Insomma, se è possibile trovare punti di contatto con una stella nascente come quella di Dubai, è bene che Milano si svegli: da qui al 2030 ci saranno oltre quindici milioni di metri quadrati da riprogettare in città, che potrebbero generare un valore fino ai 20 miliardi di euro.

Leggi anche: Come sarà Milano nel 2050

Il mercato immobiliare è in buona salute e competitivo a livello globale: nel secolo delle città, e con una Londra suo malgrado in affanno, questo pare proprio essere un treno da non perdere.

Curiosità a margine: il CAP più costoso a Milano è il 20121, dove si vende in media a 7717 €/m², il più conveniente è il 20152, con prezzi attorno ai 2164 €/m². Per maggiori informazioni, consultate questa pagina.

 

HARI DE MIRANDA

 

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Le fantastiche 10 POLEMICHE milanesi dell’autunno (vol. III)

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Dopo il relax della pausa estiva Milano si ripopola di persone e con le persone ritornano anche le immancabili polemiche milanesi.

Nuovo anno, nuovo giro di giostra.

Perché il gusto per la critica ci fa sentire impegnati, inseriti nell’attualità, pensosi e parte di un disegno più grande. A volte persino vittime di un complotto.

polemiche milanesiLe fantastiche 10 polemiche milanesi dell’autunno

 

#1 La Juventus che vince rubando

La fede ha senso solo se sorretta da credenze dogmatiche.

 

#2 L’ultimo autunno prima dell’Armageddon

Non c’è tempo di raffreddare gli animi dopo un’estate a quaranta gradi che ci si deve mettere l’elmetto perchè in Italia, tra crisi economiche e drammi politici, siamo sempre sull’orlo della fine del mondo.
 

#3 Allagamento del Seveso

Puntuale come i buoni propositi post vacanze ecco l’acqua marcescente del Seveso allagare le nostre cantine.

 

#4 Islam

Un pericolo? Una risorsa? Un concetto da strumentalizzare? Non importa, basta che accenda gli animi.

 

#5 Naviglio sì, naviglio no

Sembravamo tutti d’accordo ma invece…

 

#6 Il Colosseo alberato al posto del Vivaio Riva

Il parco più inaccessibile di Milano (il parco archeologico) si estende su uno dei gioiellini del centro storico, il vivaio riva. Milano piange per la scomparsa della sua piccola oasi e ride per l’idea di seppellirla sotto un colosseo alberato.

 

#7 Sala: ieri, oggi e domani

La saga di Sala a Milano è nel pieno del suo splendore. Ci si interroga sul suo passato, si dibatte sul suo presente e si scommette sul suo futuro. 

 

#8 L’area Expo

A chi ci passa vicino sulla tangenziale pare ritrovarsi in uno di quei film post apocalittici.

 

#9 Dove mettere gli immigrati

È lo stesso problema che ho io con mia suocera. Non ho il cuore di rimandarla da mio suocero, vecchio burbero brontolone, ma non voglio nemmeno doverci convivere.

 

#10 Il superamento limite polveri sottili

L’anno scorso siamo andati molto bene ma possiamo fare di più. L’obiettivo di vincere il premio di città più inquinata del pianeta è alla nostra portata.

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Cinema all’aperto: Benedetta Follia

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Sono gli ultimi giorni del Cinema all’aperto del mare culturale urbano.

Perchè te lo dico?

Perchè non c’è nulla che faccia più “estate” dei cinema all’aperta: tra quel piacevole frescolino estivo e le zanzare sterminate con chili di Autan, passare una serata al cinema all’aperto con gli amici fa tanto “vacanze”.

Allora approfitta di questi ultimi giorni di pellicole da godersi all’aperto per far finta che la stagione estiva non stia davvero finendo e questo martedì sera, alle 21.15, vieni a vedere “Benedetta Follia” in cuffia wireless.

Potrai vivere la storia di Guglielmo, un uomo di specchiata virtù e dalla fedina cristiana immacolata proprietario di un negozio di articoli religiosi e di alta moda per vescovi e cardinali.

I valori su cui l’uomo ha fondato la sua esistenza, però, crollano quando la moglie lo abbandona dopo venticinque anni di matrimonio proprio nel giorno del loro anniversario.

Dopo questo fatto, la vita di Guglielmo sembra crollare in un baratro senza fine, se non che, una giornata come tante, nel suo negozio riceve la visita di un’imprevedibile candidata commessa: Luna, una ragazza di borgata sfacciatissima e travolgente, volenterosa, ma altrettanto incapace.

E da lì… beh, scopri come andrà a finire questa sera a cinema all’aperto del mare culturale urbano: il biglietto costa solo 6 euro, che aspetti?

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Non solo STARBUCKS: 10 fast food che vorrei a Milano

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fast food
L’attesa sta per finire.
 
Tra due giorni, aprirà a Milano il primo Starbucks d’Italia, e non sarà uno Starbucks come gli altri, bensì uno Starbucks Reserve Roastery, ovvero con torrefazione: per capire quanto sia importante questo titolo, basti sapere che i negozi della suddetta catena sono circa 20.000, e di questi solo 4 hanno il titolo di Reserve Roastery (quello di Milano sarà il quinto).
 
Da un anno a questa parte hanno aperto a Milano KFC (un altro colosso del fast food) e Jollibee, mentre tra poco aprirà Five Guys e, per l’appunto, Starbucks. Non dobbiamo peró inebriarci, perché la verità é che in questo settore siamo indietrissimo rispetto a molte altre città d’Europa (inutile fare il confronto con gli Stati Uniti).
 
Questo non significa che la nostra tradizione culinaria debba andare a fare benedire o che dovrebbero esserci solo fast food al posto dei ristoranti (la nostra cucina non ha eguali), ma in un mercato in cui Mc Donald’s e Burger King controllano tutto, non sarebbe male avere più scelta.
Per di più, Milano é una delle città più visitate al mondo e molte volte i turisti, quando non conoscono il posto e non hanno molti soldi da poter spendere, finiscono per cercare un volto noto, ovvero i fast food.
 
Quindi, ecco 10 fast food che vorrei a Milano:
 
#10 Dunkin’ Donuts

Chi non ha sognato almeno una volta di mangiare delle ciambelle come quelle del mitico Homer Simpson?
 
 
#9 Taco Bell
fast food
Molto diffuso in USA e UK, preparano cibo messicano come nachos, tacos burritos e chalupas con diverse varianti (carne, pollo, veggie).
 
 
#8 Chick-fil-A
fast food
Il principale rivale del colonnello per quanto riguarda il pollo fritto: c’é bisogno di dire altro?
 
 
#7 Pizza Hut
fast food
So benissimo cosa starete pensando: “Gli americani non devono mica insegnarci come si fa la pizza”, in pratica la stessa identica lamentela per Starbucks. Anche io quando l’anno scorso andai in America ero un po’ dubbioso, ma quando la provai cambiai idea. Certo, non é sicuramente buona come la pizza napoletana, ma é anche una cosa completamente diversa che credo possa benissimo convivere con la nostra, di pizza.
 
 
#6 Chipotle
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Questa catena, a differenza di molte altre, pone grande attenzione rispetto al pregio del suo prodotto (è l’unica catena di fast food con certificazione A riguardo la qualità della carne). Qui potrete mangiare burritos, tacos e insalate.
 
 
#5 Hooters
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In questo fast food, famoso in tutto il mondo, troverete giovani e attraenti cameriere vestite con pantaloncini corti e scollate.
La varietà del cibo é molto vasta: quesadilla, pretzel, mozzarella stick, pollo fritto/al forno, hamburger, insalata, tacos e cibo di mare.
 
 
#4 Wendy’s
fast food
Wendy’s aprì anni fa il suo primo negozio d’Italia a Milano, per poi decidere di cedere i punti vendita a Mc Donald’s: secondo me un vero peccato, dato che i suoi hamburger sono decisamente migliori (vengono preparati al momento).
 
 
#3 Pret a Manger
fast food
Dimenticate hamburger succulenti e ultra-proteici con patatine fritte, qui si mangia cibo che proviene da ingredienti naturali e biologici, privi di additivi, prodotti da aziende sostenibili. I panini sono preparati giornalmente, confezionati con carta riciclata e, alla fine della giornata, quelli invenduti sono devoluti alle associazioni di carità. Potrete gustarvi sandwich, wrap e zuppe senza preoccuparvi per la salute.
 
 
#2 Denny’s
fast food
Quando ci andai la prima volta me ne innamorai, più che un fast food é un diner, quindi anche qui i piatti sono preparati al momento. Da Denny’s potrete fare una vera colazione all’americana (con pancakes di moltissimi tipi, bacon e salsiccia), gustarvi una omelette o un hamburger: merita senz’altro.
 
 
#1 Subway
fast food
É la catena di fast food con più locali al mondo (più di 40.000), famosissima per i suoi panini imbottiti con prodotti freschi a scelta. Subway, a differenza delle realtà sopramenzionate, é presente in Italia, ma attualmente non ha un punto vendita a Milano.
 
 
 
RICCARDO PETAZZONI
 
 
 

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Musica e danza: torna il MiTo

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L’uomo è capace di manifestare la propria creatività in tante forme diverse: una di queste, è sicuramente la musica.

Tutti, almeno una volta nella vita, si sono emozionati ascoltando le parole di una canzone e si sono lasciati trasportare dalle note di una melodia che entra fino al profondo del cuore.

La musica è capace di tante cose straordinarie: modificare il nostro umore, sorreggerci nei momenti bui, celebrare la nostra felicità e molto, molto altro, senza contare che la musica è in grado di conservare ricordi di momenti speciali e si fa spesso inno di situazioni particolari.

Se anche tu pensi che la musica sia una parte essenziale della tua vita non puoi perdere gli eventi del MiTo Settembre Musica, la rassegna che organizzerà da lunedì 3 a mercoledì 19 settembre (a Milano, dal 4 al 19) più di cento concerti in luoghi pubblici, spazi aperti e istituzioni tra il capoluogo lombardo e quello piemontese.

Quest’anno, le melodie della musica classica, contemporanea e di tutti gli altri generi saranno dedicate alla danza, dal Barocco ai giorni nostri: il cartellone sarà pieno di eventi interessanti, che si svolgeranno per due settimane.

Ce ne sarà per tutti i gusti e se, come me, sei un amante della musica, cercherei di partecipare a più appuntamenti possibile. Questo martedì, per esempio, dalle ore 21.00 al Teatro Alla Scala potrai assistere al concerto “Balletti Russi.

Ti tengo il posto: ci conto, eh.

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