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I 10 titoli di film che rappresentano meglio la vita dei milanesi

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Un film è la vita senza parti noiose, diceva Hitchcock. Da appassionati di film ci siamo chiesti, senza le parti noiose Milano quale titolo di film sarebbe? A corto di risposte, abbiamo girato la domanda ai milanesi. Tra i molti titoli questi dieci hanno ricevuto più menzioni. Passiamoli in rassegna con una recensione alla milanese. 

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I 10 titoli di film che rappresentano meglio la vita dei milanesi

credits: Instagram – @uncutfilms.it

# Io speriamo che me la cavo

Il primo pensiero del milanese quando apre gli occhi la mattina. 

# Via col Vento

Domani è un altro giorno e francamente me ne infischio. Due frasi fondamentali per sopravvivere a Milano. 

# La classe operaia va in paradiso

A Milano anche chi arriva con una valigia di cartone può salire sul tetto del Duomo. 

# Il sorpasso

Serrato testa a testa in via Novara, tra Roberto il ciclista e Bruno su Maserati decappottabile, al limite dei 30 all’ora. Finiranno multati entrambi. 

# Blade Runner

Perché a Milano si vedono cose che voi umani non potreste neanche immaginarvi. 

# Non ci resta che piangere

Contro la desolazione della Milano contemporanea, due simpatici cittadini decidono di tornare indietro nel tempo prima di Expo 2015, per impedire la realizzazione del grande evento dopo cui la città ha iniziato un lento e inesorabile declino. Per errore finiranno nella Milano di Leonardo Da Vinci. 

# Sliding Doors

Come cambia la vita di Helen se prende la M1 per Bisceglie invece che per RhoFiera. 

# Goodbye Lenin

Kristine, socialista convinta, cade in coma poco prima della caduta del muro di Berlino. Al suo risveglio, il figlio Alex per nasconderle quanto è accaduto la porta nella Milano di Beppe Sala. 

# Essi vivono

Un giovane proletario appena arrivato a Milano, scopre, utilizzando degli strani occhiali scuri trovati all’interno del Duomo, che i milanesi sono degli alieni. 

# Final destination

Speriamo di no

Continua la lettura con: Metro, tunnel e tanta acqua: cosa manca per realizzare il grande sogno di Expo per Milano?

ANDREA ZOPPOLATO

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A Ponte Lambro hanno tolto anche il fiume

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Maps - Lambro visto da Ponte Lambro

Un quartiere tra i più trascurati dall’amministrazione. Anche per il fiume: un tempo la cosa più bella di Ponte Lambro era accedere alle sue sponde. Ma oggi non si può più fare. 

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A Ponte Lambro hanno tolto anche il fiume

# Il quartiere con un passato agricolo, segregato dalla tangenziale

Maps – Ponte Lambro

Ponte Lambro, situato all’estremo sud-est di Milano, è un quartiere che porta i segni di un passato agricolo, ma oggi è separato dal resto della città a causa della tangenziale. Nonostante questo isolamento, conserva ancora tratti della sua storia compreso il secondo ristorante più antico d’Europa, il Bagutto, e ospita una delle eccellenze ospedaliere riconosciute a livello europeo, il Centro Cardiologico Monzino. Attende però ancora che si completi il più importante progetto di riqualificazione: il “Laboratorio di Quartiere” a firma Renzo Piano, un intervento che prevedeva la nascita di uno studentato. Nel futuro potrebbe essere servito dalla linea M6, ma quello che più lo caratterizza è il fiume che lo attraversa.

Leggi anche: Ponte Lambro: il quartiere oltre la tangenziale

# «Ci hanno tolto il fiume, e cosa vuoi che ci rimane qui se togli il fiume?»

urbancuratorart.org – Vista fiume dal paese, dipinto

Il fiume Lambro, che nasce in Brianza e scorre silenzioso ai margini di Ponte Lambro, è un elemento che definisce in parte l’identità di questo quartiere milanese. Da sempre considerato un confine naturale, insieme al ponte che lo attraversa ha dato il nome a questa parte della città che fino agli anni ’20 non era Milano. Peccato che i residenti di Ponte Lambro non possano più arrivare alla sue sponde, mentre un tempo era possibile. Hei Linquian, studentessa coreana che per tre anni ha vissuto a Milano per un dottorato, ha avuto modo di fare amicizia con un’anziana del luogo che così le ha descritto il problema: «Ci hanno tolto il fiume, e cosa vuoi che ci rimane qui se togli il fiume? Quelli in Comune non ci hanno mai capiti, per loro noi non contiamo niente.»

# Il Lambro è visibile solo dal ponte che separa con Peschiera Borromeo e da via Cadolini, ma le sponde non sono più accessibili

Maps – Lambro visto da Ponte Lambro

L’unico punto pedonale da cui si può vedere il fiume è dal marciapiede sul ponte di via Vittorini, all’angolo con via Camaldoli. Proprio quest’ultima via, che costeggia il fiume, è protetta da un parapetto continuo escludendo ogni possibile accesso al Lambro.

Maps – Confine con Peschiera Borromeo

Oltre l’abitato a nord, l’unico camminamento sulle rive del Lambro è presente nel Comune di Peschiera Borromeo, a destra del fiume nella cartina, però su strada arginale e quindi non si arriva alle sponde. Per farlo bisogna spingersi fino al quartiere Monluè. D’altra parte a quelli di Ponte Lambro «quelli in Comune non ci hanno mai capiti, per loro noi non contiamo niente».

Continua la lettura con: Il nuovo ponte sul fiume Lambro: immagini e caratteristiche dell’opera

FABIO MARCOMIN

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L’affascinante «passaggio invisibile» nel cuore di Milano

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Tra le vetrine luccicanti di via Monte Napoleone e via Bigli, c’è una porta discreta che sembra quasi sfuggire all’occhio dei più. Questo passaggio pedonale è uno degli angoli meno conosciuti ma più affascinanti del centro di Milano. Scopriamolo insieme a Unbanfile.

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L’affascinante «passaggio invisibile» nel cuore di Milano

# Una porta verso il passato con un muro del XII secolo e un dislivello di sei gradini

Credits: Urbanfile

E’ grazie al sito Unbanfile che questa gemma nascosta è tornata alla ribalta. Si tratta della Galleria Monte Bigli. All’apparenza, sembra poco più di un corridoio privato. L’ingresso al civico 25 di via Monte Napoleone è modesto, quasi nascosto tra le boutique di lusso. L’entrata da via Bigli è leggermente più curata, ma comunque discreta. Una volta entrati, però, si viene “accolti” da un’atmosfera unica: il corridoio stretto, appena illuminato, rivela un antico muro in mattoni e pietra.

Questo muro non è una struttura qualsiasi, ma ciò che resta di una chiesa medievale: San Donnino alla Mazza, costruita nel 1162. La chiesa, distrutta nel tempo, ha lasciato dietro di sé solo questa parete, che racconta una storia fatta di dettagli architettonici dimenticati. Tra finestrelle murate, una porta antica e un arco in pietra, si ha l’impressione di camminare in un luogo sospeso tra presente e passato.

Un dettaglio curioso? Il corridoio presenta un leggero dislivello tra le due vie, con sei gradini che si scendono entrando da via Monte Napoleone. Questo è il segno di quanto il tessuto urbano di Milano sia stratificato, e come la città si sia evoluta inglobando frammenti del passato. Ma chi era San Donnino?

# San Donnino e il mistero della “Mazza”

Questo santo del IV secolo era un soldato romano convertitosi al Cristianesimo e perseguitato fino alla decapitazione presso il torrente Stirone, vicino a Fidenza. La sua immagine, spesso rappresentata con la testa mozzata tra le mani, è tanto macabra quanto iconica.

La chiesa a lui dedicata venne costruita dai milanesi di ritorno dopo le devastazioni di Federico Barbarossa, lungo le antiche mura romane e accanto al corso del fiume Seveso. Il curioso suffisso “alla Mazza”, invece, sembra derivare dalla presenza di una statua romana raffigurante Ercole, armato appunto di una mazza, o raffigurante il dio Giano bifronte, simbolo di passaggio e protezione.

Con il passare dei secoli, la chiesa subì diverse modifiche. Nel XVII secolo fu completamente ricostruita dall’architetto Andrea Biffi, ma la facciata barocca non venne mai completata. Nel 1787 fu sconsacrata e, infine, demolita nel 1803. L’unico frammento sopravvissuto è proprio questo muro laterale, che oggi si può ammirare lungo il passaggio della Galleria Monte Bigli.

# Un viaggio nei dettagli nascosti

Credits: Urbanfile

Attraversando la Galleria Monte Bigli, si possono notare molti dettagli che raccontano storie dimenticate. Sul muro in mattoni si trovano ancora tracce di porte e finestre medievali, alcune murate e altre sostituite da strutture moderne. Una lapide racconta proprio la storia di San Donnino alla Mazza, un promemoria per i passanti più attenti.

Questo luogo è anche un esempio di come Milano sia una città che stratifica il nuovo sull’antico, creando un mix unico. Sopra il muro medievale, infatti, si notano finestre moderne e ogivali, che testimoniano le trasformazioni subite dall’edificio nel corso del tempo.

Ma c’è un altro elemento che rende speciale questo passaggio: la sua atmosfera. Mentre i turisti si affollano nelle vie dello shopping, questo corridoio rimane un’oasi di silenzio, quasi surreale. È un luogo dove ci si può fermare e si può immaginare com’era la vita a Milano secoli fa, quando questa zona era attraversata dal Seveso e la chiesa di San Donnino accoglieva ancora i fedeli.

Fonte: Unbanfile

Continua la lettura con: Il PASSAGGIO SEGRETO con vista sul lago di Como

MATTEO RESPINTI

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Frecciarossa e TGV Milano-Parigi sono di nuovo in partenza: queste le 6 fermate intermedie

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lukemad92 IG - Modane

C’è la data per la ripartenza del Frecciarossa diretto da Milano a Parigi. Ecco cosa vedere lungo questa straordinaria tratta che collega in meno di 7 ore Milano con la capitale francese.

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Frecciarossa e TGV Milano-Parigi sono di nuovo in partenza: queste le 6 fermate intermedie

# La nuova ripartenza è stata fissata per la primavera 2025

Credits brian_en_tramway IG – Frecciarossa Gare de Lyon

La data ufficiale del ripristino del collegamento ferroviario diretto tra Milano e Parigi è ufficiale: si riparte il primo aprile 2025. Manca quindi ancora poco prima di poter salire nuovamente a bordo del Frecciarossa o del Tgv. Lo stop era occorso a causa di una frana che si era abbattuta sui binari e sull’autostrada tra Modane e Saint-Jean-de-Maurienne nell’estate 2023. Il servizio è stato poi progressivamente ripristinato in modo parziale grazie alla combinazione di un servizio treno più bus. Ma quali sono le fermate intermedie lungo il percorso?

Leggi anche: Milano – Roma, la «SuperMetropolitana» d’Italia: i nuovi record di frequenza e velocità dei Frecciarossa

#1 Torino, tappa obbligata per gli amanti dell’arte e della magia

Credits: @russo_alice – Torino

Il capoluogo piemontese è la prima fermata lungo il percorso, tappa obbligata per gli amanti dell’arte e della magia. Dal fascino barocco di Piazza Castello al maestoso simbolo cittadino, la Mole Antonelliana oggi sede del Museo Nazionale del Cinema, per arrivare al Museo Egizio, secondo al mondo per importanza dopo quello del Cairo. C’è poi il lato “magico” di Torino, con leggende e misteri che avvolgono luoghi come Piazza Statuto e il Quadrilatero Romano e che ne fanno la capitale mondiale dell’esoterismo. Per una pausa golosa, si può gustare un bicerin in una delle storiche caffetterie del centro.

Leggi anche: Torino farà la fine di Detroit?

#2 Oulx: la porta delle Alpi Occidentali

turismooulx IG

La stazione successiva è Oulx che, a dispetto del nome, si trova ancora in territorio italiano. Un piccolo gioiello incastonato tra le montagne della Val di Susa, punto di partenza ideale per escursioni, trekking e attività all’aperto, perfetto per chi cerca natura e tranquillità. Da qui si possono infatti raggiungere le meravigliose vette del Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand o fare un salto nella vicina Sauze d’Oulx, una delle capitali dello sci. Anche in estate si può assistere a uno spettacolo da cartolina grazie ai prati in fiore e alle antiche borgate alpine. A chi non basta appagare la vista può sempre provare le specialità locali, come la toma piemontese e il miele artigianale.

#3 Modane: il fascino della storia e della natura

lukemad92 IG – Modane

La terza fermata è a Modane, al confine tra Italia e Francia. Una cittadina che racchiude un mix affascinante di storia e paesaggi naturali, conosciuta per il Forte di l’Esseillon, un’imponente fortezza ottocentesca che domina la valle dell’Arc. Gli appassionati di avventura possono invece trovare pane per i loro denti con il Parcobranche du Diable, un parco avventura tra i più spettacolari d’Europa. Per chi ama fare escursioni sono presenti diversi itinerari naturalistici diretti al Parco Nazionale della Vanoise, una gemma per gli amanti della montagna.

#4 Saint-Jean-de-Maurienne: la culla della bicicletta

philauthe IG – Saint-Jean-de-Maurienne

La quarta fermata lungo il tragitto conduce a un luogo che gli appassionati di ciclismo devono visitare almeno una volta nella vita: Saint-Jean-de-Maurienne. Il piccolo centro è infatti celebre per le sue salite leggendarie, spesso protagoniste del Tour de France. Qui si può inoltre visitare il Museo Opinel, dedicato al celebre coltellino francese nato proprio in questa regione. Da vedere la splendida Cattedrale di San Giovanni Battista, con il suo chiostro medievale, e da non farsi mancare una passeggiata tra le stradine del centro storico. Per soddisfare anche la gola, in questa località si possono assaggiare i prodotti tipici della Savoia, come la fonduta e la raclette.

#5 Chambéry: città degli elefanti e dei duchi di Savoia

ann_highlands IG – Chambéry

Penultima tappa intermedia è Chambéry. Questa cittadina si caratterizza per un’atmosfera elegante, con una combinazione perfetta tra arte e cultura che si ritrova nei suoi passaggi coperti, nei vicoli pittoreschi e nella celebre Fontaine des Éléphants, mentre il Castello dei Duchi di Savoia domina dall’alto. La posizione di Chambéry è ottima anche per partire in esplorazione dei paesaggi mozzafiato della Savoia, tra laghi, montagne e vigneti. 

#6 Lione: capitale gastronomica della Francia e città Unesco

Credits dxdue IG – Lione

Eccoci a Lione, ultimo approdo prima di terminare la corsa a Parigi. Dichiarata patrimonio dell’umanità UNESCO, è famosa per i traboules, passaggi nascosti che si intrecciano nei quartieri di Vieux Lyon e Croix-Rousse, nota per la sua storia legata all’industria della seta. La Basilica di Fourvière “guarda” la città dall’alto, regalando una vista mozzafiato sulla Presqu’île e sul Rodano, da scoprire in battello o passaggiando lentamente lungo le sue sponde. Per gli amanti della cucina francese, nelle bouchon lyonnaises si possono assaporare piatti iconici come la quenelle e il cervelas, il coq au vin e il saucisson brioché.

Spunto: FSnews.it

Continua la lettura con: Non c’è due senza tre: partono i treni del terzo operatore che sfida Trenitalia e Italo

FABIO MARCOMIN

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Perché la M1 termina con una piccola città pugliese?

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Il capolinea della linea M1 dal 1992 è molto più di un semplice punto di arrivo: è il simbolo di un incontro tra Milano e la Puglia, un omaggio a una storia di riscatto e integrazione. Scopriamo insieme questa storia curiosa. 

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Perché la M1 termina con una piccola città pugliese?

# La fermata Bisceglie: punto di arrivo e simbolo di una storia

 

Credits: Wikipedia – Michele M. F.

Gennaio 1990. Con l’approvazione del Piano dei Trasporti urbani, viene deciso il prolungamento della linea M1 da Inganni a Bisceglie, senza stazioni intermedie. Il nuovo capolinea viene inaugurato il 21 marzo 1992 e prende il nome dal quartiere nella zona sud-ovest della città. Il prolungamento, che ha aggiunto solo 700 metri alla linea rossa, sembra di per sé un intervento minimo, ma ha un valore simbolico che va ben oltre la sua funzione di trasporto pubblico. Bisceglie è infatti il capolinea di una storia di migrazione che ha caratterizzato la città di Milano dal secondo dopoguerra. 

# Il Sogno Milanese di Dino Abbascià: da Bisceglie a Milano

Tutto ha inizio con Dino Abbascià, nato Berardo Abbascià nel 1942 a Bisceglie. Arrivato a Milano nel 1955, all’età di soli 13 anni, Dino è uno dei tanti meridionali che, negli anni ’50 e ’60, scelgono Milano come meta di speranza per costruirsi una vita migliore. Parte in treno per raggiungere il fratello maggiore Donato, che già lavora a Milano come elettrauto.

La carriera di Dino inizia in modo umile: garzone in un negozio di frutta a Lambrate, dove dorme nello sgabuzzino e fa consegne in bicicletta. Ma la sua determinazione e intraprendenza lo portano ben presto a emergere. Con i fratelli, inizia a lavorare come fruttivendolo, prendendo in affitto due licenze, e con il tempo crea un impero nel settore ortofrutticolo milanese. Non solo diviene uno dei leader di settore, ma anche una figura di riferimento per il commercio e l’imprenditoria a Milano, arrivando a essere una delle voci più influenti di Confcommercio.

Ma la sua figura non si limita a quella di un imprenditore di successo. Dino Abbascià, infatti, è stato anche presidente dell’associazione dei pugliesi a Milano, diventando un simbolo di integrazione e di successo per la comunità meridionale che, come lui, aveva intrapreso il lungo cammino verso Milano.

# L’Intitolazione della fermata: un omaggio alla comunità meridionale

Credits: Comune di Bisceglie

Il legame tra Milano e Bisceglie viene sancito dall’intitolazione della fermata della metropolitana, un gesto che ha rappresentato un tributo a una città pugliese ma, al contempo, a tutta una comunità che ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita della capitale economica d’Italia. 

Questa intitolazione, che risale a circa venti anni fa, non è solo un omaggio alla città di Bisceglie, ma anche un riconoscimento per tutte quelle persone, come Dino Abbascià, che hanno lasciato la propria terra per intraprendere un cammino di successo nella Milano del benessere. La stazione è diventata, così, simbolo di riscatto, di speranza e di un nuovo inizio per chi, come tanti meridionali, ha trovato a Milano un’opportunità di rinascita.

Con la morte di Dino Abbascià nel 2015, la fermata Bisceglie ha acquisito un ulteriore valore simbolico, diventando un memoriale per un uomo che ha incarnato i valori della migrazione e dell’integrazione. La sua figura è oggi indissolubilmente legata alla fermata, che continua a raccontare, forse troppo un po’ troppo silenziosamente, la storia di chi ha costruito Milano con il lavoro e il sacrificio, e che oggi trova in quel punto simbolico un riconoscimento tangibile.

Spunto: @chilometro.puglia

Continua la lettura con: Scendiamo a Dèrgano o Dergàno?

MATTEO RESPINTI

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Il presente e il futuro dell’alta velocità a Milano e dintorni

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Treni Av

Milano è l’interscambio centrale delle ferrovie italiane. Ma la sua ambizione futura è di diventarlo anche a livello internazionale. Il presupposto è di creare delle grandi infrastrutture utili per il trasporto di merci e persone. 
Una delle chiavi strategiche è l’alta velocità che oggi è ancora troppo scarna e incompleta. Allo stesso modo bisognerebbe intervenire sulla cintura per andare a ottimizzare i treni regionali. 

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Il presente e il futuro dell’alta velocità a Milano e dintorni

# Torino è vicina, ma poi?

giacomodenittis IG – Torino Porta Susa

A ovest il ragionamento da fare è tortuoso, da un lato troviamo uno dei migliori collegamenti del nostro paese, quello che collega Milano con Torino, dall’altro però troviamo una grande povertà di collegamenti. I collegamenti con la Francia sono difficoltosi, anche a seguito della frana che ha coinvolto la ferrovia del Frejus non è ancora possibile transitare per intero con il treno tra Italia e Francia, limitando quindi un’importante via commerciale. 

Non solo: il traforo ha ormai più di 150 anni, in quanto risale al 1871, il che implica un tracciato che non è pensato per il traffico ferroviario attuale e quindi è sempre necessario avere un compromesso per effettuare i trasporti di merci e persone tra Italia e Francia. 

Una buona notizia è il ripristino della linea veloce (almeno in parte) tra Milano e Parigi dal primo aprile 2025. Ma a che punto è il completamento di tutta la linea?

Leggi anche: RIPARTE il TRENO MILANO-PARIGI 

# La TAV Torino-Lione non prima del 2033

Di Cheminvento (talk) – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17290207 – Tav Torino Lione

Dagli inizi del 2000 è in costruzione la NLTL, nuova linea Torino-Lione, meglio nota come TAV, che affiancherà lo storico traforo, garantendo prestazioni migliori e la possibilità di raggiungere appunto il territorio transalpino mediante l’alta velocità. A tutti i problemi tecnici del caso si sono contrapposti anche le problematiche sociali che hanno rallentato di molto l’opera che a questo punto vedrà la sua apertura non prima del 2033. 

# Rinforzare il collegamento con le montagne della Valle d’Aosta

aostasera.it – Tracciato Tram Aosta-Courmayeur

Allo stesso tempo, non esiste un treno veloce che vada direttamente in Valle d’Aosta, neanche un intercity, rendendola una regione difficilmente raggiungibile da Milano con i mezzi, quando invece potrebbe essere una destinazione di chiave anche come appeal internazionale. 

Leggi anche: Lo SKYWAY, il TRAM-TRENO per andare a sciare sul MONTE BIANCO: il progetto

# Milano al mare in meno di un’ora: il Terzo Valico

Credits terzovalico – Cantieri attivi

Fondamentale poi il progetto del Terzo Valico, l’infrastruttura che collegherà direttamente Genova con Tortona, permettendo uno scambio di merci più efficiente tra il porto di Genova e la pianura Padana. Non solo: si potrà andare da Milano al mare in meno di un’ora, fattore strategico per far diventare Milano un hub anche internazionale, come porta del Mediterraneo per il centro e nord Europa. L’apertura della ferrovia è prevista per il 2027

terzovalico.it – Rivalta Scrivia-Tortona

# L’alta velocità fino a Messina: in Sicilia in poche ore

Strettoweb – Salerno-Reggio Av

Allo stesso tempo, guardando ancora più a sud, i progetti che prevedono di estendere la linea alta velocità oltre Salerno, raggiungendo prima Reggio Calabria e poi Messina, tramite Ponte dello Stretto, si fanno sempre più concreti. Al momento non sono ancora previste delle date certe per il completamento dell’opera in quanto non è ancora stato presentato un progetto definitivo, ma sarebbe fondamentale che potesse essere completata entro il 2032 anno in cui il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha promesso il ponte sullo stretto di Messina. 

Leggi anche: In treno da Milano allo stretto di SICILIA in 8 ORE? Questo il PERCORSO ALTA VELOCITÀ SALERNO-REGGIO

# La TAV per Venezia e il tunnel ferroviario del Brennero: Milano hub per Austria, Slovenia e Germania

Tav Brescia Verona

A est l’alta velocità punta dritto oltre confine: il primo è passo è Venezia, infatti oggi la tratta è coperta dall’alta velocità tra Milano e Brescia e tra Padova e Venezia, mantenendo dei tempi di percorrenza piuttosto elevatiSono in costruzione entrambi i lotti che permetteranno il collegamento tramite l’alta velocità di Milano e Venezia. Il cantiere prosegue in due tratti, quello tra Brescia e Verona e quello tra Verona e Padova, entrambi dovrebbero essere conclusi entro il 2026, data in cui scadono i finanziamenti del PNRR. Da Venezia si stanno già sperimentando i collegamenti veloci con Lubiana con altre città dell’Est già nel mirino di successivi sviluppi. 

Galleria di Base Brennero

Risulta di vitale importanza il collegamento con Verona, infatti dalla città scaligera parte la ferrovia del Brennero, la linea che collega direttamente Italia e Austria. Anche qui ci sono grandi lavori, in particolare per il 2032 è prevista l’aperture del tunnel ferroviario del Brennero, una galleria da oltre 55 km di lunghezza che permetterà di rendere l’Italia più vicina ad Austria e Germania. In particolare si sta già prospettando il Frecciarossa per Monaco e, successivamente, per Berlino. 

Leggi anche: Il video del giorno: INFRASTRUTTURE, i 5 GRANDIOSI PROGETTI in arrivo in Italia

# Semaforo rosso a Nord

Credits fernbahnkunde IG – Stazione di Chiasso

A nord si trova la nota forse più dolente: la linea che collegherà direttamente Milano al Nord Europa si snoda sulla Milano-Como-Chiasso, una delle linee peggiori della regione. Tra i suoi problemi principali diverse gallerie non adatte all’alta velocità che impediscono ai coinvolgi provenienti dal Canton Ticino di proseguire alla loro velocità di esercizio. 

In particolare nella Galleria Monte Olimpino 2, i treni sono costretti a rallentare dai 200 km/h ai soli 50km/h, questa galleria è la stessa che impedisce ai “Caravaggio” di raggiungere la stazione di Chiasso per via della sua altezza. La ferrovia a nord di Chiasso si è invece sviluppata grazie ad un grande progetto svizzero, l’AlpTransit, che ha visto anche la costruzione del tunnel ferroviario del San Gottardo

Leggi anche: Il SOGNO della METROPOLITANA tra COMO e LUGANO. Il passo successivo: UNIRLA a quella di MILANO?

# Come cambiare Milano: le nuove infrastrutture per la città

Credits: Andrea Cherchi – Stazione Centrale

Con tutti questi interventi di espansione dell’alta velocità di Milano, è necessario pensare a nuove infrastrutture per la città, in modo da rendere il treno una vera e propria alternativa all’aereo su percorsi di media lunghezza. Per questa ragione è necessario pensare di rivedere il numero di treni che transitano lungo la cintura ferroviaria e valutare la possibilità di rivedere la Stazione Centrale: i suoi sistemi sono ormai datati in quanto risalgono agli anni ’80 e avrebbe bisogno di una svecchiata e quindi cosa fare?

Le opzioni sul tavolo sono molte: la prima è quella di creare delle stazioni hub dell’alta velocità, come quella di Rogoredo, Rho Fiera, Segrate e Opera, ma queste non garantirebbero un interscambio con mezzi provenienti da direzioni diverse. Milano ha bisogno di iniziare una grande riflessione sulla Stazione Centrale perché ormai quella attuale non può sorreggere il traffico di un nodo nevralgico della rete ad alta velocità del Paese. 

Continua la lettura con: Metro, tunnel e tanta acqua: cosa manca per realizzare il grande sogno di Expo per Milano?

SAMUELE GALBIATI

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Ate, Ago, Asco, Grasso e One: perché così tanti paesi nell’hinterland di Milano finiscono in questo modo?

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suffissi hinterland

Girando nell’hinterland milanese ci siamo imbattuti mille volte in paesi come Binasco, Abbiategrasso, Segrate, Assago, Vimodrone. Vi siete mai chiesti come mai hanno questi suffissi? Ecco i vari perché e percome dei nomi di alcuni paesi dell’area metropolitana di Milano!

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Ate, Ago, Asco, Grasso e One: perché così tanti paesi nell’hinterland di Milano finiscono in questo modo?

# -ATE: i luoghi posti nei pressi dell’acqua

Ph. credits Cyber Italia

I paesi con suffisso in –ate (ad esempio Carate, Casate, Garbagnate, Novate, Rancate, Vignate) sono molto numerosi specialmente in Lombardia, Piemonte orientale e nel Canton Ticino meridionale. Tale suffisso indicava l’appartenenza ad una famiglia, ad una persona o a un elemento geografico. Comuni come Galbiate, Gallarate, Linate rimandano infatti a un Galbius (Galbio), Galerius (Galerio), Linus (Lino). Questa regola però non è sempre valida. Segrate infatti deriva dal latino secalis (segale) così come Vimercate da mercato e Vignate da vigna. Un’altra interpretazione è che nella lingua celtica si indicherebbe con il suffisso ate dei luoghi posti nei pressi dell’acqua.

Leggi anche: Segrate, Lainate, Bollate… Perchè il suffisso -ATE è tipico dei paesi vicini a Milano?


# -AGO: di origine celtica

I comuni con suffisso -ago  (Asnago, Binzago, Cimnago, Marconaga, Osnago, Camuzzago, Verzago, Crescenzaga) o -aco rimandano ad antiche denominazioni celtiche.


# -ASCO: di origine ligure

Ph. credits laterradeglianunnaki

Le località che hanno suffisso -asco si trovano specialmente in zone anticamente abitate dai liguri. Tale popolazione ebbe degli insediamenti a sud di Milano e paesi come Binasco ne sono memoria. Nella lingua ligure tale suffisso segnalava la presenza di un corso d’acqua.


# -GRASSO: si trovano in una valle fertile

Il suffisso -grasso, che ci rimanda subito alla cittadina di Abbiategrasso, deve tale nome al fatto che probabilmente i borghi a cui si riferiscono sorgevano su valli fertili (valli grasse). Per quanto riguarda specificamente Abbiategrasso possiamo dire che il suo nome trova radici profonde nella lingua celtica e quella latina. La radice del nome potrebbe derivare dal celtico Abia (acqua) + atis (che rimanda alla vicinanza dell’acqua) poiché Abbiategrasso sorge sulla cosiddetta linea dei fontanili. Tale nome latinizzato divenne Habiate e in seguito Habiate qui dicitur Grassus. Quest’ultimo dovuto, come già accennato, al fatto che la cittadina fosse situata in una valle fertile.


# -ONE: di origine romana

dea matrona

La città di Vimodrone secondo alcune ipotesi deve tale suffisso al fatto che il nucleo originale era un piccolo villaggio romano (Vicus) dedicato alle dee Matrone. Da qui il nome Vicus Matronis sacer da cui Vicus Modroni ed infine mutato in Vimodrone. Secondo una seconda ipotesi invece il nome Vicus Mutronis deriva dal cognome di una antica famiglia romana che viveva nel villaggio.

Continua la lettura con: I Comuni dell’HINTERLAND di Milano con i nomi più STRANI

GIULIA PICCININI

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Questa è la stazione sciistica più vicina a Milano

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Rifugio-Stella-Piani-di-Bobbio
Rifugio-Stella-Piani-di-Bobbio

Se si parla di sciare i milanesi pensano subito a Cortina e a Courma. O alla Valtellina. Ma non tutti sanno che a pochi chilometri da Milano c’è una stazione ideale per una sciata in giornata. 

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Questa è la stazione sciistica più vicina a Milano

# I 35 chilometri di piste ai Piani di Bobbio

Si definisce “la montagna vera più vicina a Milano”. Stazione sciistica della Valsassina, in provincia di Lecco, si trova a 1660 metri di altezza. Le piste del versante lecchese sono collegate con quelle del versante bergamasco di Valtorta, creando così un unico comprensorio sciistico di 35 km di piste.

I Piani di Bobbio distano da Milano 67 chilometri percorribili in circa un’ora passando per la Strada Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga.

Continua la lettura con: Le migliori località dove sciare in Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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La specialista di salto del tornello ci prova anche a Malpensa

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Air Tornello.

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Continua con: Quando parcheggi calcolando la distanza esatta per fare passare il tram

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Genova accelera sui tunnel stradali con il primo «sottomarino»: Milano recupererà il terreno perduto?

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Tunnel Subportale Genova

L’infrastruttura è stata pensata per rivoluzionare la mobilità cittadina del capoluogo ligure: ancora prima di essere realizzata ha scritto già due primati. Questo il progetto nel dettaglio, l’aggiornamento sui cantieri e quando è prevista l’inaugurazione del tunnel.

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Genova accelera sui tunnel stradali con il primo «sottomarino»: Milano recupererà il terreno perduto?

# Un tunnel da record: il primo sottomarino in Italia e con il diametro più grande in Europa

Credits genova24 – Tunnel subportale

Un’opera ambiziosa per Genova e per l’Italia: il tunnel subportale. Si tratta infatti del primo tunnel sottomarino nel Paese, con un tracciato principale che si sviluppa per 3,4 km su un intervento complessivo di 4,2 km, raggiungendo una profondità massima di 45 metri. 

L’infrastruttura è costituita da due gallerie separate, una per ciascuna direzione di marcia, con un diametro di scavo di circa 16 metri che ne fa il più grande d’Europa e ai primi posti nel mondo. Il tunnel consente di collegare il nodo di San Benigno, a ponente, con Viale Brigate Partigiane nel quartiere Foce, a levante, passando sotto il bacino portuale e, secondo le previsioni sui flussi di traffico, vedrà transitare a regime fino a 7.335 veicoli l’ora nei momenti di punta.

Dal punto di vista dei collegamenti, il tunnel sarà connesso al casello autostradale di Genova Aeroporto (A10) tramite la viabilità del Lungomare Canepa e la strada a scorrimento veloce Guido Rossa. Verso il casello di Genova Ovest (A7), invece, sfrutterà la nuova viabilità del nodo di San Benigno.

# Un investimento di 1 miliardo di euro per un progetto basato sul masterplan di Renzo Piano

Ingresso tunnel subportale

Il progetto, che prevede un investimento di 1 miliardo di euro, è stato sviluppato seguendo il masterplan di Genova elaborato dallo Studio Renzo Piano, sotto la supervisione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e con il prezioso contributo delle istituzioni locali. Non si tratta solo di un intervento strategico per la mobilità, ma di una parte fondamentale di un più ampio piano di riqualificazione urbanistica.

Tunnel subportale

L’opera punta a potenziare la rete del verde urbano, ricucendo aree ad alta densità abitativa attraverso la creazione di tre nuovi parchi pubblici e percorsi ciclopedonali. 

# I tre nuovi parchi: Parco della Lanterna, della Foce e delle Mura

Credits genova24 – Parco Genova

Veniamo quindi al verde. Come detto si prevede la realizzazione di tre parchi urbani, nei punti di raccordo tra il tunnel e la viabilità cittadina: uno nei pressi della Lanterna, un altro vicino all’ex via Madre di Dio e il terzo sarà realizzato nella zona di viale Brigate Partigiane.  La superficie complessiva tra aree pedonali e verdi è di circa 10mila ettari.

Parco della Lanterna

Questi interventi sono state pensai per integrarsi nel sistema paesaggistico genovese, “richiamando le sue caratteristiche e la storia del suo territorio, dei suoi giardini, parchi, piazze e del suo lungomare, a favore di una continuità strutturale dei sistemi verdi a difesa e sostegno della qualità ambientale e della biodiversità.”

# Il punto sui cantieri

telenord.it – Tunnel Subportale

A giugno 2023 sono partite le prime lavorazioni nel lotto A0, con attività di preparazione, interventi di bonifica bellica a terra delle aree interessate dagli scavi e di bonifica bellica subacquea delle calate portuali Concenter e Giaccone. Nella primavera 2024 c’è stato invece l’avvio ufficiale dei cantieri per la demolizione del grande capannone industriale CSM che consente di aprire alla città un’area di oltre 25.000 mq dove è previsto l’imbocco Ovest del tunnel e l’inizio degli scavi. Terminata la prima fase dei lavori, all’inizio del 2025 sono iniziate le fasi di costruzione del tunnel e nello specifico la realizzazione della nuova galleria ferroviaria, per sostituire il Romairone, e il nuovo viadotto per servire porto, del quale è stato costruito la spalla e parte di una pila. In predisposizione l’area per lo scavo principale dove la talpa dovrebbe iniziare la sua attività a metà del 2026, si prevedono 2 milioni e 425 mila metri cubi di materiale di scavo, mentre tra le opere complementari è in corso la demolizione dello svincolo “giro Lanterna” e la costruzione dello scolmatore del rio San Bartolomeo.

# L’inaugurazione è programmata per settembre 2029

Ingresso tunnel subportale dall’alto

In base all’ultimo cronoprogramma i cantieri dovrebbero concludersi ad agosto 2029 e l’apertura al traffico dovrebbe avvenire per settembre dello stesso anno, anche se rimane da definire l’assegnazione dell’appalto principale che ha un valore pari a più di 800 milioni di euro. L’infrastruttura nasce con l’obiettivo di rendere più rapido ed efficiente l’attraversamento della città, una necessità ormai non più soddisfatta dalla strada sopraelevata costruita nei primi anni ’60, oggi insufficiente a gestire il continuo aumento del traffico.

Tra le opere complementari legate alla nuova infrastruttura, tutte a carico di Aspi, è prevista anche l’installazione di barriere fonoassorbenti lungo lungomare Canepa, un intervento pensato per mitigare l’impatto acustico e migliorare la qualità della vita nelle aree circostanti.

# Se Milano non si fosse fermata: questo il tunnel che avrebbe risolto il problema del traffico

tunnel
Il progetto per potenziare l’offerta di mobilità tra Linate e la Fiera

Insieme al Terzo Valico è un’altra infrastruttura fondamentale per migliorare la mobilità dei milanesi verso la Liguria e nella città di Genova. Tra i principali benefici dell’opera spicca il risparmio di oltre 1 milione di ore di viaggio ogni anno, con ricadute positive anche sull’ambiente data la contestuale riduzione delle emissioni inquinanti, favorita dal transito dei veicoli nel sottosuolo, e gli effetti benefici generati dalle nuove aree verdi previste dal progetto. 

Milano cerca con fatica di risolvere i problemi di inquinamento, generati in parte dal traffico veicolare, ma rispetto al capoluogo ligure ha accantonato l’idea di realizzare tunnel sotterranei che attraversino la città. Uno era stato immaginato da Linate a Molino Dorino passando per Expo, per una lunghezza di 14 km e 14 uscite, un altro di 4 km da piazza Repubblica a Forlanini: non sarebbe giunto il momento di riportarli alla luce?

Leggi anche: I due tunnel per portare Milano fuori dal traffico

Continua la lettura con: Il tunnel tra Europa e Africa: assegnato il progetto per unire i due continenti

FABIO MARCOMIN

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La mini-piazza di Milano dai colori pastello

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La “grigia” Milano è in realtà ricca di vie e piazze colorate, dall’Ortica al Quartiere Arcobaleno in zona Risorgimento. Tra queste se ne inserisce una davvero curiosa. Ecco dove si trova.

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La mini-piazza di Milano dai colori pastello

# Si trova vicina a una delle abitazioni più iconiche della città

Map – Piazza con case coloro pastello

Siamo tra Porta Venezia e Tricolore, a pochi passi dalla famosa Casa 770, la casa del rabbino, un simbolo per la comunità ebraica. Un clone di altre 15 case sparse per il mondo, con architettura in stile neo-gotica, e quella milanese è l’unica in Europa. Per la precisione ci troviamo in Piazza Fratelli Bandiera, posta tra via Pisacane, via Poerio e via Modena.

# Le case di colore pastello nella mini-piazza Fratelli Bandiera

Una piccola piazza con pavimentazione in porfido dalla forma rettangolare, larga appena 18 metri e lunga circa 70 metri, completamente pedonale e su cui sono affacciati deliziosi edifici di altezze variabili, comunque di pochi piani, caratterizzati ognuno da un differente colore pastello. Si va dal giallo ocra all’arancio pesca, dal crema al verdino. Gli stili si discostano tra di loro, alcune case sono di realizzazione più antica con monofore, bifore e terrazzi, altre più moderne con abbaini e finestre rettangolare. Davanti ai portoni grandi aiuole verdi, alberi e panchine.

# Dal Villaggio Operaio di via Lincoln alle atmosfere caraibiche di via Bassano del Grappa

A Milano non mancano esempi di vie e piazze colorate. Tra queste troviamo il Villaggio Operaio di Via Lincoln, in zona Cinque Giornate, via Ortica tappezzata dei murales, in prevalenza di Orticanoodles, via Balzaretti, la prima strada installazione di Milano firmata da Maurizio Cattelan e via Bassano del Grappa, che richiama le atmosfere caraibiche de L’Avana

Continua la lettura con: Il «Camden Town» di Milano: il mercatino più colorato della città

FABIO MARCOMIN

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7 posti dove Milano diventa romantica

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Credits Andrea Cherchi - Vico dei Lavandai

Quali sono i luoghi più romantici di Milano, quelli da vivere assieme alla propria dolce metà? In realtà tutti se si è davvero innamorati, ma alcuni più di altri possono suscitare incredibili emozioni.

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7 luoghi dove Milano diventa romantica

#1 Vicolo dei lavandai 

Credits Andrea Cherchi – Vicolo dei Lavandai

Andarci di proposito o ritrovarsi qui per caso è comunque una esperienza indimenticabile. Tra gli antichi lavatoi, stradine e vicoli inaspettati, sarà facile cogliere lo sguardo incantato e sognante del vostro partner: questo è il momento giusto per giurare amore eterno. Della serie ora o mai più.

#2 Colonne di San Lorenzo 

ganeshel IG – Colonne di San Lorenzo

Maestoso monumento in pieno centro città dove sostare con lo sguardo rivolto all’insù per ammirare le sedici colonne romane alte più 8 metri. Della serie 8 metri sopra il cielo.

#3 Piazza dei Mercanti

Piazza Mercanti Andrea Cherchi

Per vincere la timidezza non c’è nulla di meglio che ritrovarsi in questa piazza antichissima, dove, tra scorci medievali e la galleria dei sussurri, sarà giocoforza confessare il proprio amore al partner. Della serie, vi piace vincere facile.

#4 Sui tetti del Duomo

Quanto COSTA salire sul DUOMO di Milano?
Credits Andrea Cherchi – Vista dalle Terrazze del Duomo

Perché non provare l’ebrezza dell’altezza a 70 metri sui tetti del Duomo? Un panorama mozzafiato in grado di regalare emozioni forti, incorniciato dalle caratteristiche guglie. Non preoccupatevi, qui le parole sgorgheranno da sole.

#5 Fra i vicoli di Brera 

Credits Andrea Cherchi – Via Ciovasso, Brera

Impossibile sottrarsi al fascino senza tempo del quartiere artistico di Milano, fra boutiques uniche (si, accontentatela, entrate in una di esse), gallerie d’arte, ristorantini caratteristici e stradine strette dove perdersi abbracciati per sempre.

#6 Quadrilatero del silenzio 

Foto redazione – Quadrilatero del Silenzio

Lontano dal caos cittadino. Un luogo incantevole dove perdersi tra strade sontuose come via Serbelloni o via Vivaio, statue, giardini, fenicotteri rosa e decori liberty. La magia che solo atmosfere di altri tempi riescono a regalare.

#7 Cena a lume di candela 

d_paolina_d IG – Rubacuori

A Milano non c’è che l’imbarazzo della scelta, ma non si può sbagliare se si sceglie una location tipo Al Garghet, il ristorante Rubacuori o Capra e Cavoli per gli amanti della cucina vegetariana. Prendere per la gola insomma.

Continua la lettura con: La storia romantica della chiesa a due facce di Milano

ALESSANDRA GURRIERI

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In Svizzera il primo «all you can sleep»: arriverà anche in Italia?

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travel-dealz.be - All You Can Sleep Pass

Nella cittadina di Saas Fee nel vallese è nato il primo “All you can sleep”, una nuova iniziativa destinata a far discutere. Ma come funziona?

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In Svizzera il primo «all you can sleep»: arriverà anche in Italia?

# Il debutto il 22 gennaio 2025

margreetdevries1974 IG – Saas-Fee

Si tratta di una formula decisamente molto particolare di turismo invernale: ha debutato il 22 gennaio 2025 ed è stata ideata da Daniel Renggli, il capo di Revier Hospitality Group AG. Il gruppo di cui fa parte l’ideatore di questa iniziativa punta per le sue strutture su un’architettura moderna e un’automazione molto avanzata, utilizzata ad esempio durante il check-in.

# Con una quota fissa puoi dormire nell’hotel tutte le volte che vuoi

travel-dealz.be – All You Can Sleep Pass

Con l’abbonamento “All You Can Sleep Pass” è possibile prenotare soggiorni illimitati in hotel per due persone in una categoria di camera prefissata, di 16 metri quadri, che può avere vista sulla montagna e anche trovarsi al settimo o ottavo piano. Il titolare dell’abbonamento deve obbligatoriamente essere una delle persone che soggiornano, mentre l’accompagnatore può cambiare. Pagando una quota fissa si potrà avere a disposizione per tutto l’inverno, da gennaio ad aprile, una camera doppia al costo di 999 franchi, poco più di 1.000 euro. Ci sono 3 regole fondamentali da seguire:

  • le prenotazioni devono essere effettuate online almeno due giorni prima dell’arrivo e sono soggette a disponibilità;
  • ogni soggiorno può durare fino a sette notti consecutive, seguite da un’interruzione obbligatoria di due notti prima di una nuova prenotazione;
  • la prima colazione, le tasse di soggiorno o altri servizi extra sono esclusi dal forfait.

# La previsione è tra le 18 e le 20 notti per una media di 40 franchi (meno di 50 euro) a notte

travel-dealz.de – Smart Cabin

La risposta dei clienti e dei media è stata molto positiva, tanto che un portale tedesco di viaggi ha calcolato che vale la pena prenotare usando questo sistema per circa sette giorni per avere un vantaggio economico. Diversa è la situazione per hotel affermati dove in molti casi si è già al completo per la stagione sciistica. Renggli parte dal presupposto che in questa stagione gli utenti della tariffa forfettaria potranno facilmente ottenere tra le 18 e le 20 notti gratuite nell’hotel di Saas-Fee, il che per 18 notti corrisponderebbe ad un prezzo di 40 franchi a notte.

L’obiettivo principale è riuscire a far avvicinare i giovani alla montagna e rendere le operazioni efficienti ed economiche. Infatti, l’offerta è rivolta principalmente a persone flessibili in termini di tempo, ad esempio gli studenti o i pensionati che vorrebbero andare in montagna tanti giorni durante la stagione invernale, ma ai quali non importa in quali date.

# Venduti già 50 buoni: «potrei estendere l’offerta a tutti i nostri alberghi»

credits: skimania.it

Nei primi giorni sono stati già venduti 50 abbonamenti per dormire nel “All You Can Sleep”. Il costo di 999 franchi sarebbe però troppo basso, in quanto con i costi fissi per ogni camera a partire dalla quattordicesima notte la struttura risulterebbe in perdita. Non è chiaro quindi se l’offerta sarà disponibile anche la prossima stagione e, soprattutto, se sarà ancora allo stesso prezzo. Tuttavia, l’albergatore prevede di introdurre un’offerta del genere nei prossimi anni: “potrei immaginare un’offerta all-you-can-sleep per tutti i nostri hotel in montagna, ma ad un prezzo completamente diverso, probabilmente intorno ai 3.000 franchi a stagione”, dice Renggli.

Continua la lettura con: Bubble Room: dormire sotto le stelle a un’ora da Milano

MARTA BERARDI

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Secondo gli inglesi, Ostia è la spiaggia più brutta d’Italia. E secondo i milanesi?

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Ostia
Il quotidiano britannico The Telegraphha inserito Ostia nella classifica delle località balneari più brutte d’Europa, scatenando un acceso dibattito in Italia. Abbiamo così condotto un sondaggio tra i milanesi per scoprire quali, secondo loro, sono le località balneari peggiori d’Italia. Scopriamo cosa ci hanno detto…
 

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Secondo gli inglesi, Ostia è la spiaggia più brutta d’Italia. E secondo i milanesi?

# Cosa dice il The Telegraph su Ostia?

Credits: The Daily Telegraph

Il giornalista Tim Jepson, autore del pezzo che classifica Ostia come la seconda località balneare peggiore d’Europa, ha descritto il lido romano come una meta balneare con una “sabbia accettabile”, ma con un’acqua che “è meglio evitare”. Non solo: ha anche sottolineato come il lungomare sia caratterizzato da una serie di edifici moderni e anonimi, con pochissimo verde a interrompere la monotonia urbana. Jepson, che ha visitato Ostia da giovane, ha confessato di non esserci mai più tornato, lasciando intendere che il ricordo della sua esperienza non sia stato dei migliori.

L'”attacco” non è passato inosservato. Mario Falconi, presidente del Municipio X di Roma Capitale, ha difeso Ostia esaltando la qualità delle acque marine, certificate per il terzo anno consecutivo come “eccellenti” dall’ARPA Lazio. Falconi ha ricordato il valore storico e naturale della località, dal Parco Archeologico di Ostia Antica all’Area Marina Protetta delle Secche di Tor Paterno, fino al lungomare che, seppur bisognoso di rilancio, rappresenta una risorsa importante per il territorio.

Incuriositi dalla polemica, abbiamo chiesto ai milanesi quali siano, secondo loro, i peggiori lidi d’Italia. Ecco 7 tra i lidi peggiori che sono emersi del nostro sondaggio.

# E per i milanesi, quali sono le località di mare peggiori d’Italia?

#1 Viareggio (Toscana)

Credits: Pixabay – Travelato_eu

La città di Viareggio, insieme ai suoi lidi, è stata citata piuttosto negativamente, molti milanesi che ne criticano la mancanza di autenticità. La città, famosa per la sua tradizione balneare, viene vista da alcuni come troppo turistica e invasa da strutture che non rispecchiano le aspettative di chi cerca un’esperienza più genuina.

Neanche il mare ha ricevuto una menzione positiva, la presenza massiccia di locali e strutture turistiche non sembra essere apprezzata. In generale il suggerimento è di evitare Viareggio in favore di altre destinazioni costiere, che offrono un’esperienza più rilassata e meno commerciale.

#2 Marina di Massa (Toscana)

Credits: Wikipedia – User: Sailko

Anche Marina di Massa non trova un grande riscontro positivo tra i milanesi, con molti commenti che evidenziano la delusione rispetto alle aspettative altissime. Il mare non è ritenuto particolarmente invitante, e così anche le spiagge, che sono state ritenute poco curate.

Alcuni hanno avuto esperienze deludenti legate alla qualità dei servizi e alla gestione delle strutture balneari. Per molti, la zona sembra non essere riuscita a mantenere quel fascino mitico che aveva un tempo.

#3 Rosignano (Toscana)

Credits: TripAdvisor – Camilla P

I lidi di Rosignano sono descritti come luoghi che che non lasciano una buona impressione. Molti milanesi hanno evidenziato la sua scarsa qualità rispetto alle promesse che una meta di mare dovrebbe offrire.

Le spiagge sono state definite poco curate, ma la criticità più evidente riguarda la famosa “spiaggia bianca” che, nonostante la bellezza, risulta essere troppo frequentata e poco accessibile. Alcuni sostengono che il luogo abbia perso il suo appeal naturale, in favore di un turismo di massa che influisce negativamente sull’esperienza complessiva.

#4 Lidi Ferraresi (Emilia Romagna)

Credits: lidiferraresi.net

Anche i Lidi Ferraresi sono stati descritti in modo abbastanza critico, con molti milanesi che lamentano la mancanza di infrastrutture adeguate e, anche qui, la qualità del mare che non corrisponde alle aspettative. Le spiagge sono spesso descritte come affollate e, in più, gli ombrelloni sono troppo ravvicinati l’uno all’altro e ciò limita decisamente la privacy.

La critica si estende, poi, anche alla gestione dei servizi e alla mancanza di luoghi di ritrovo, questo rende i Lidi ferraresi poco accattivanti per chi cerca una vacanza rilassante, senza privarsi della possibilità di conoscere qualcuno di nuovo.

#5 Marina di Bibbona (Toscana)

Credits: TripAdvisor- Romano 121

Marina di Bibbona è un’altra località toscana che non trova il favore di tutti. I commenti di alcuni milanesi mettono in luce la scarsità di attrazioni e servizi, considerando la località poco dinamica e adatta soprattutto a chi cerca un tipo di vacanza molto rilassante, ma con pochi stimoli.

La spiaggia è stata criticata per non offrire un mare particolarmente cristallino e per essere poco curata. Alcuni visitatori hanno trovato la zona troppo affollata durante i periodi di alta stagione, compromettendo l’esperienza generale.

#6 Porto Cesareo (Puglia)

Credits: Wikipedia – Paolo Damiano Dolce

Anche Porto Cesareo, noto per la bellezza del suo mare, è stato oggetto di critiche da parte di alcuni milanesi, che ne lamentano la scarsa qualità del turismo locale. In particolare, alcuni commentano negativamente la presenza di immondizia lungo la spiaggia, la scarsa igiene nelle bancarelle e la folla durante la stagione estiva.

Questi aspetti sembrano aver contribuito a una percezione negativa del posto, nonostante la fama di bellezza naturale. I turisti apprezzano il mare, ma non i problemi legati alla gestione e all’affollamento durante il picco estivo.

#7 Jesolo (Veneto)

Credits: Wikipedia – Kallerna

Jesolo è una delle località più citate in modo negativo, con milanesi che criticano il troppo caos e l’eccessivo affollamento, soprattutto nei mesi estivi. Questo lido è visto come una meta troppo turistica e commerciale, lontana da quella tranquillità che alcuni cercano in una località balneare.

I servizi sono spesso ritenuti scadenti, con una gestione delle spiagge che non soddisfa le aspettative di molti turisti. Anche la presenza di locali troppo affollati e l’atmosfera di “frenesia” estiva non risultano adatti a chi desidera un’esperienza di mare più rilassante.

Continua la lettura con: Il mare a Milano? Che cosa succederebbe se tutti i ghiacciai si sciogliessero

MATTEO RESPINTI

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Chi sono le Spinazitt di Milano? E perché si chiamano così?

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Tra loro anche i più grandi ballerini italiani, come Carla Fracci, Oriella Dorella e Roberto Bolle. Ma perchè questo soprannome?

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Chi sono le Spinazitt di Milano? E perché si chiamano così?

L’Accademia Teatro alla Scala è la scuola del Teatro milanese. E’ stata fondata nel 1813, con il nome di “Imperial Regia Accademia di Ballo Teatro alla Scala”.

Dal 2001 è diventata una fondazione di diritto privato. Presieduta da Alexander Pereira e diretta da Luisa Vinci, l’Accademia opera attualmente attraverso quattro Dipartimenti (Musica, Danza, Palcoscenico-Laboratori e Management).

Il Dipartimento di Danza è diretto da Frédéric Olivieri e fornisce un diploma dalla duplice specializzazione in danza classico-accademica (balletto) e moderno-contemporanea. Qui si sono formati Carla Fracci, Luciana Savignano, Oriella Dorella e Roberto Bolle.

Le allieve dell’Accademia della Scala sono chiamate Spinazitt: la loro acconciatura ricorda gli spinaci. 

Continua la lettura con: «Re Nudo», delirio al Parco Lambro: successo e tramonto della Woodstock italiana

MILANO CITTA’ STATO

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Quella di Marinella è una storia vera ed ha avuto luogo a Milano. Senza lieto fine

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credits: italiastarmagazine

Forse non tutti sanno che “La canzone Marinella” scritta dal grande De André nel 1964 non è nata dalla fantasia dell’autore ma dalla tragica storia di una giovane ragazza, Maria Boccuzzi, venuta dal sud Italia con il sogno di diventare ballerina. 

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Quella di Marinella è una storia vera ed ha avuto luogo a Milano. Senza lieto fine

# Maria Boccuzzi nasce in Calabria ma la sua famiglia si trasferisce a Milano in cerca di fortuna

La protagonista della canzone di De André è Maria Boccuzzi, nata nel 1920 a Radicena in provincia di Reggio Calabria. La sua famiglia si sposta a Milano quando lei è ancora bambina, per cercare una vita dignitosa.

# Maria voleva fare la ballerina 

credits: italiastarmagazine

A 14 anni Maria incontra uno studente universitario e se ne innamora. La famiglia di lei è contraria alla relazione, così Maria decide di fuggire insieme al suo amato e andare a convivere con lui in una soffitta. La coppia però si sfalda dopo un anno e Maria si ritrova sola e disonorata. Si licenzia dal suo lavoro in una ditta che lavora il tabacco e decide che vuole fare la ballerina: così inizia a lavorare nei piccoli teatri di avanspettacolo, senza però arrivare a grandi successi, sotto il nome d’arte Mary Pirimpo.

Diventa l’amante di Luigi Citti, conosciuto come assiduo frequentatore di locali notturni. Quest’uomo le promette di lanciarla nel mondo dello spettacolo e la presenta a Carlo Soresi, impresario che in realtà è un protettore e che fa entrare nel suo giro la ragazza. Maria ha 20 anni e si ritrova per strada, ma dentro di sé ha ancora molti sogni, vorrebbe fuggire e aprire un negozio, provando anche a riallacciare i rapporti con la sua famiglia. Purtroppo questo non accadrà mai perché Mary Pirimpo viene uccisa da 6 proiettili e spinta nel fiume Olona dove verrà ritrovata la mattina del 28 gennaio del 1953.

# Il colpevole non verrà mai trovato

credits: IVG.it

I primi sospettati del delitto furono Luigi Citti e Carlo Soresi ma entrambi riuscirono e dimostrare di non essere presenti in quella zona della città quella notte e anche le poche prove che si avevano su di loro risultarono infondate. Di questo omicidio parlarono per mesi giornali nazionali e locali ma ben presto le indagini si arenarono perché non c’erano tracce da seguire. La morte di Maria Boccuzzi rimane ancora oggi uno dei misteri senza soluzione e senza colpevole. La sua storia è stata resa immortale da Fabrizio De André che le ha dedicato una delle sue ballate più famose. 

Fonte: italiastarmagazine

Continua la lettura con: I 5 DELITTI più ATROCI della storia di Milano

ANDRA STEFANIA GATU

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«Re Nudo», delirio al Parco Lambro: successo e tramonto della Woodstock italiana

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La musica live a Milano ormai è soprattutto rockstar ad Assago, allo Stadio o all’Ippodromo d’estate. Ma c’era un tempo in cui di scena erano soprattutto i festival. Il più leggendario di tutti è stato definito la “Woodstock” del Parco Lambro. Dove è successo di tutto. 

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«Re Nudo», delirio al Parco Lambro: successo e tramonto della Woodstock italiana

# Woodstock, il festival più leggendario della storia

Woodstock

1969. Nella città di Bethel, nello stato di New York, si tiene quello che sarebbe diventato il concerto più leggendario della storia, diventando un simbolo del movimento di controcultura degli anni ’60 e segnando un momento di grande importanza nella storia della musica e della trasformazione sociale. Quasi mezzo milione di persone affollarono dei campi resi fango dalla pioggia per assistere all’esibizione di alcune delle più grandi star dell’epoca, come Jimi Hendrix, Janis Joplin, The Who, Santana. Da Woodstock in poi i concerti non furono più la stessa cosa, anche perchè molti cercarono di replicarlo. Anche a Milano.

# Re Nudo, la Woodstock del Parco Lambro 

 

1974. La rivista “Re Nudo” organizza al Parco Lambro la “Festa del Proletariato Giovanile”. E’ una kermesse di musica in un’atmosfera hippie che ha luogo a Milano dopo i precedenti più ristretti, sui Prati di Montalbano in Valsassina (1971) e nella provincia di Pavia e di Como. La crescita di pubblico portò gli organizzatori a puntare su Milano dal 13 al 16 giugno. In quella che venne chiamata la «Festa» si esibiscono tra gli altri cantanti e gruppi cult dell’epoca, come gli Area, Stormy Six, Alan Sorrenti, Franco Battiato e la PFM che nel sabato di chiusura richiamano una folla record.

# Le successive edizioni con Dalla, De Gregori, Bennato

L’evento fu organizzato al Parco Lambro per altri due anni. Nel 1975 salirono sul palco anche esponenti più pop, come Lucio Dalla, Bennato, Finardi e De Gregori. L’anno successivo ebbe luogo l’edizione più travagliata che fu anche l’ultima al Parco Lambro. Dal 26 al 29 luglio si radunarono nel parco oltre 400 mila persone che crearono problemi di ordine pubblico anche per l’incapacità di organizzatori e dell’amministrazione. 

Il Comune aveva fatto prosciugare il lago del parco e non concesse l’utilizzo di acqua e elettricità. Mancavano anche i servizi igienici, tutto all’interno del festival era a pagamento. Un gruppo di femministe reagì mettendo i baci in vendita a 1.000 lire, lo stand del FUORI (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) venne distrutto, le femministe furono picchiate. Non solo: la Polizia entrò all’interno con lacrimogeni e gli spacciatori di eroina presenti all’interno furono buttati fuori con “processi popolari”. Il servizio d’ordine gestito da Lotta Continua si comportò come un corpo militare sudamericano. A tutto questo si aggiunsero pioggia e afa che trasformarono il parco in pantano e, poi, in una sauna.

Quell’ultima edizione venne definita dalle cronache in modo tranchant: “Questa festa ha segnato la fine del ‘68”.

# Video: Problemi al Festival

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Milano can change: le 10+1 novità che i milanesi si aspettano per quest’anno

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Ph. @milanographies IG

Il 2025 sarà un anno rivoluzionario per Milano? E’ quello che si attendono molti milanesi. Alla domanda “che cosa vorresti che cambiasse a Milano quest’anno?” hanno risposto così. Foto cover: @milanographies IG

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Milano can change: le 10+1 novità che i milanesi si aspettano per quest’anno

#1 Che tornasse “Milano”

Back to the future, ritorno al futuro. Passando per il passato. Quello che si augurano molti milanesi. Ci sono i nostalgici, quelli che prima era meglio, in particolare molti rimpiangono la Milano di Expo, e quelli che invece la mettono su un piano più filosofico, sostenendo che Milano abbia perso la sua identità. E che invece dovrebbe tornare a essere Milano: una città d’avanguardia invece che un tentativo di copia di altre metropoli. 

#2 Il ritorno dei vigili sulle strade

Un altro aspetto del passato che si vorrebbe nel futuro di Milano. Una Milano in cui ci si sentiva più al sicuro anche per la presenza diffusa dei vigili, ora invece posizionati dietro ai monitor delle telecamere oppure semplicemente impiegati come multificio. 

#3 Che le periferie vengano curate come l’interno della cerchia dei Navigli

Credits: milanopost.info – Degrado San Siro

Il “fortino” area C ha incrementato il senso di abbandono di chi vive in periferia. Molti lamentano che area C e area B non siano solo una separazione per la circolazione ma anche una divisione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B. Sicuramente lo stato in cui versano alcune periferie di Milano è un argomento spinoso. Purtroppo affrontato più con pregiudizi ideologici che nell’interesse del cittadino. 

#4 Permesso di soggiorno solo a immigrati con un lavoro o una partita IVA: altrimenti rimpatrio immediato

Una richiesta che si accompagna spesso con la problematica appena menzionata. Molti milanesi potrebbero sbagliarsi, vero, ma considerano il tema della sicurezza una diretta conseguenza di un’immigrazione senza regole. Il principio è semplice: se si lasciano arrivare persone disperate lasciandole a se stesse, è presumibile che molte di loro siano portate a delinquere. E il risultato di questo è un clima che a Milano sembra farsi ogni mese più pesante. 

#5 Ridare valore al centro storico

Credits: www.magzine.it

Era il luogo dove tutti i cittadini si davano appuntamento, come un salotto che ogni milanese si sentiva suo. Purtroppo non è più così. E questo porta conseguenze in serie, piuttosto infelici. Su come intervenire, lasciamo la parola a Marco Zanaletti: «uniformare le insegne dei negozi. Le vetrine dovrebbero rispettare l’architettura dei palazzi ospitanti. No all’illuminazione da stadio a favore di lampioni classici, penombra e atmosfera. Più pulizia, più verde e meno lastricati. Restauro delle oggi divenute brutte gallerie (galleria del toro ad esempio versa in pessime condizioni). Marciapiedi decenti e niente dehor in plastica (almeno uniformare gli arredi dei bar che dispongono di dehor). Aiuole, fiori e loro manutenzione… etc etc etc… La lista è troppo lunga e, mi rendo conto, irrealizzabile, non solo per i fondi ma anche per mancanza di buon senso e gusto. Ormai le nostre città le do per irrecuperabili.»

#6 Non vedere più senzatetto al freddo

Credits: pressreader.com
Degrado Lambrate

Sotto i portici o agli angoli delle strade. Sarebbe bello che Milano riuscisse a dare anche a loro un posticino in cui vivere. (rif: Susanna Manservigi)

#7 Più educazione e gentilezza tra i cittadini, più cura della città da parte dell’amministrazione

Credit: urbanfile.org – Degrado Via Benedetto Marcello

In sintesi, compito del buon cittadino è di creare armonia con gli altri, compito del buon amministratore è di avere cura della città. Condividiamo lo spunto di Giovanna Baratini: «Che la gente smetta di litigare per strada, urlando e insultandosi per poco, che le persone si fermino con l’auto quando vedono bambini, anziani, donne incinte o con passeggini attraversare sulle strisce pedonali invece di accelerare e insultare. Che la gente smetta di pensare che i marciapiedi siano bagni pubblici per i bisogni dei loro animali domestici. Che il Comune elimini le scritte sui muri perché le strade sono brutte, trascurate e puzzano di urina e feci, e quando piove l’odore peggiora. E per chi avesse dubbi, vivo a Brera e i miei genitori a Porta Venezia.»

#8 Più parcheggi

A leggere le risposte dei milanesi sembra proprio vero: il troppo stroppia. Forse è il caso di togliere le auto costruendo parcheggi invece che con raffiche di multe. Ci sono anche quelli che sognano il ritorno delle strisce bianche per parcheggiare liberamente in città. Anche perché, dicono, le strade sono di tutti non solo di chi vive in una determinata zona

#9 Pulire le strade

italianiaparigi.wordpress.com – Lavaggio strade a Parigi

La pulizia è un tema molto menzionato. Come esempio personale, lasciamo la parola a Orlando Zambarbieri: «CHE SI PULISSERO LE STRADE SOPRATTUTTO IN ALCUNE CHE SON PIENE DI DETRITI DI VETRO (dovuti anche ai finestrini rotti per furti in auto) che causano forature ai ciclisti: a me personalmente è capitato, tre forature in un mese nello spiazzo adiacente il palazzo Impregilo in via Olona di fronte al PAM, adibito a transito quasi obbligato per gli abitanti di via S.Vittore per via dei lavori MM, persone, biciclette, turisti e siesta occasionale negli appositi spazi, anche di bambini accompagnati che potrebbero farsi male come è successo a 2 cani che si son feriti alle zampe. E SICCOME DA PIÙ DI 2MESI CERTA GENTAGLIA DI NOTTE FA USO DI BOTTIGLIETTE DI VETRO CHE VUOTE VENGONO LANCIATE IN ARIA E POI SI FRANTUMANO SUL PAVIMENTO DIVENTANDO COME UN CAMPO MINATO E PERICOLOSO, SIAMO ANDATI 2 VOLTE AD AVVISARE IL CUSTODE, MA NIENTE NON È SUCCESSO ANCORA NIENTE NON PULISCONO!!».

#10 Più imprese e meno turismo

Molti milanesi paventano la trasformazione progressiva di Milano da locomotiva industriale a semplice meta turistica. Forse è già così. 

E concludiamo con il desiderio di cambiamento più menzionato:

#10+1 Il sindaco 

Beppe Sala IG

Un grande classico. Forse il più evergreen. Metà lo vuole, metà lo cambierebbe. Quest’anno difficile, anche se con la politica non si sa mai. Comunque sia, il fine mandato si avvicina. 

Continua la lettura con: Metro, tunnel e tanta acqua: cosa manca per realizzare il grande sogno di Expo per Milano?

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7 cose da vedere nella Maggiolina, il quartiere dell’architettura sperimentale

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maggiolina

Nonostante sia uno dei quartieri milanesi più scomodi da raggiungere, La Maggiolina, che deve il proprio nome ad un’antica cascina collocata lungo il Seveso, nasconde dei tesori storici e architettonici che vale la pena scoprire.

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7 cose da vedere nella Maggiolina, il quartiere dell’architettura sperimentale

#1 Villa Mirabello

maggiolina

È la protagonista indiscussa del quartiere. Villa Mirabello, una volta collocata nella campagna alle porte di Milano, è il classico esempio di cascina suburbana quattrocentesca in cui i nobili milanesi usavano ritirarsi per fuggire alle torride giornate del centro città. Mattoni a vista, affreschi, uno splendido cortile e una piccola cappella sono gli elementi che la contraddistinguono. Nel corso della storia ha ospitato personaggi illustri tra cui Ludovico il Moro e oggi è sede di una Onlus dedicata ai non vedenti.

 

#2 Villa Figini

 © Archivio Architetto Luigi Figini AAF Milano.
© Archivio Architetto Luigi Figini AAF Milano.

Realizzata a metà degli anni Trenta dall’architetto Luigi Figini, è il primo esempio di architettura razionalista a Milano con la particolare struttura di 12 pilastri di cemento che la separano dal terreno. Al suo interno offre numerosi comfort tra cui un solarium, una palestra, un soggiorno che si affaccia su un splendido terrazzo.

 

#3 Città-Giardino

maggiolinaGli ampi spazi verdi della Maggiolina fanno di questo quartiere il primo esempio di città-giardino in Italia. Quando nella seconda metà dell’Ottocento sono ormai evidenti i danni dello sfrenato sviluppo industriale  soprattutto sulle classi meno agiate costrette a vivere in casermoni, ecco che le città si mobilitano per attuare una riprogettazione urbana. Il tentativo è di portare in città un po’ di ruralità, abbassando la densità di popolazione, estendendo gli spazi verdi.

 

#4 Case igloo

maggiolina

Tra le palazzine liberty a due piani, edifici residenziali e ampi spazi verdi  si nascondono in Via Lepanto le case igloo, chiamate anche case zucca, vero gioiellino del quartiere. Realizzate dall’ingegnere Mario Cavallè nel 1946, si tratta di piccole casette, ancora oggi abitate, di circa 50 mq sviluppate su due livelli. Il retaggio a cui Cavallè si ispirò fu senza dubbio quello degli Stati Uniti, in cui proprio in quegli anni proliferava l’architettura delle case circolari. Allo stesso ingegnere si devono anche le case fungo che, però, furono demolite negli anni Sessanta e di cui ci rimane solo qualche fotografia.

 

#5 Edificio borghese

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Realizzato nel 1960 dall’architetto Caccia Dominoni, l’edificio concluse definitivamente i lavori di Piazza Carbonari generando fortissimo contrasto con l’edilizia presente: un condominio “borghese” in una zona di periferia estrema e, per di più, caratterizzato da soluzioni ricercate nella forma e nei materiali.

 

#6 Villaggio dei Giornalisti

maggiolina

Spesso la Maggiolina, come complesso immobiliare di piccole villette,  è soprannominata Villaggio dei Giornalisti. Il motivo è da ricercare negli anni passati, quando lì ci hanno vissuto molti editori, scrittori e giornalisti, forse affascinati dall’atmosfera bucolica del luogo. Tra questi lo storico fondatore e primo direttore del Corriere dei Piccoli Silvio Spaventa Filippi.

 

#7 Piazza Carbonari

maggiolina

Si tratta di una piazza sopraelevata, creata artificialmente nel 1912 per permettere la continuità della Circonvallazione delle Regioni scavalcando la ferrovia. In foto è la collinetta in basso.  Oggi la piazza è un esempio eccellente di riprogettazione urbana. La sua messa a nuovo è avvenuta nel 2012, esattamente 100 anni dopo la sua costruzione: è stata aumentata la superficie dedicata al verde ed è stata realizzata una pista ciclabile in ordine e simmetria con i nuovi parcheggi.

Continua la lettura con: Metro, tunnel e tanta acqua: cosa manca per realizzare il grande sogno di Expo per Milano?

LETIZIA DEHÒ

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Il nuovo treno che porterà in 30 minuti da Dubai ad Abu Dhabi: è la distanza da Milano al mare

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Eithad rail - Treni Emirati Arabi

Annunciato il nuovo piano di sviluppo della rete ferroviaria degli Emirati Arabi Uniti: include la linea dell’alta velocità tra le due città più importanti del Golfo Persico. Se facessimo lo stesso, potremmo andare da Milano al mare in appena 30 minuti. 

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Il nuovo treno che porterà in 30 minuti da Dubai ad Abu Dhabi: è la distanza da Milano al mare

# La stessa distanza che c’è tra Milano e Genova percorsa nella metà del tempo grazie a treni che vanno a 350 km/h

Eithadrail.ae – Presentazione progetti ferroviari Emirati Arabi

In occasione di una cerimonia ufficiale organizzata da Etihad Rail presso il deposito di Al Faya, è stato presentato il progetto della linea ad alta velocità tra Abu Dhabi e Dubai. Si inserisce nel più ampio piano sviluppo di una rete ferroviaria per passeggeri negli Emirati Arabi: attualmente è in funzione solo quella merci, che include altre linee con treni pensati per andare “appena” a 200 km/h. 

Dubai – Abu Dhabi

La nuova linea veloce tra le due città più importanti della federazione prevede invece convogli che possono correre fino a una velocità di 350 km/h, riducendo significativamente i tempi di viaggio attuali a soli 30 minuti: oggi servono circa 1 ora 30 minuti in auto e oltre 3 ore in bus. La distanza tra le due città degli Emirati è la stessa che c’è tra Milano e Genova, circa 150 km, solo che sarà coperta nella metà del tempo rispetto a quanto previsto dalla linea dell’alta velocità in realizzazione tra le due città italiane.

Leggi anche: Milano Genova con il treno in 56 minuti? La grande corsa si ferma…sul gas!

# Previste sei stazioni lungo il percorso

thenationalnews.com – Tratta AV Emirati Arabi

Nel percorso, che attraverserà destinazioni strategiche e attrazioni turistiche, sono previste sei stazioni: Reem Island, Yas Island, Saadiyat Island, aeroporto internazionale di Zayed, aeroporto internazionale di Al Maktoum a Dubai e a Jaddaf, vicino al Dubai Creek.

thenationalnews.com – Rete ferroviaria Emirati Arabi

La linea si integrerà con quella tradizionale, in fase di sviluppo, e che prevede il collegamento di 11 città e regioni, da Al Sila a Fujairah e toccando Al Ruwais, Al Mirfa, Dubai, Sharjah, Al Dhaid e Abu Dhabi.

# Il punto sul progetto 

Eithad rail – Treni Emirati Arabi

Non si conoscono ancora i tempi di realizzazione. Sono state indette le gare d’appalto e sono stati approvati i progetti della rete. La costruzione della linea richiederà quindi ancora diversi anni. Attualmente è in corso l’avanzamento dei lavori per quella tradizionale per la quale sono state svelate le prime quattro stazioni.

Fonte: etihadrail.ae

Continua la lettura con: Salire sulla metro e scendere su una pista di sci? Qui è possibile. Ci sarà questa «linea della neve» anche nel futuro di Milano?

FABIO MARCOMIN

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