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District Ranking: i 7 quartieri di Milano dove si vive meglio

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Credits: @dearmilano_it IG

Qual è il quartiere dove si vive meglio a Milano? Per capirlo è stato elaborato un district ranking basato sulle valutazioni dei milanesi. 

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District Ranking: i 7 quartieri di Milano dove si vive meglio

#7 Savona – Solari, il distretto della creatività

via savona 18. Credits: @megliounpostobello (INSTG)

Una piccola città nella città con ancora i negozi al dettaglio come una volta, servizi di ogni genere. E poi insieme alla nuova M4, ci sono un sacco di locali e ristoranti/locali/lounge bar per svago. Un punto di riferimento per la creatività della città, fulcro del Fuorisalone e degli eventi cittadini. 

#6 Navigli: il fascino evergreen della Milano autentica

credits: juzaphoto.com

Una delle zone più amate da turisti e dagli universitari, un’icona inconfondibile di Milano. Forse un po’ penalizzata dagli allarmi movida, resta comunque nei cuori dei milanesi con il suo spirito giovane e improntato al divertimento. “Io i navigli li adoro. Ma io sono single e amo il movimento”, sintetizza Tiziano. Al sesto posto tra le preferenze. 

#5 Isola: da quartiere malfamato ad area supertrendy

foto andrea cherchi
foto andrea cherchi

Era un quartiere malfamato, infestato dalla Ligera, oggi è a ridosso del cuore pulsante della città, la city di Porta Nuova. Ricco di locali, centro d’arte e di nuove tendenze che, anche se vicino all’area della finanza, mantiene le caratteristiche tipiche del borgo. 

Leggi anche: l’Isola

#4 Città Studi: la zona degli universitari per eccellenza, ma non solo

credit: visiteguidatemilano.it

Al quarto posto della classifica, si colloca il quartiere Città Studi. Chi ci abita è appassionato del suo quartiere anche se ci trova anche una piccola pecca: i parcheggi. Definita come una zona “Stracollegata a qualsiasi cosa, tranquilla, piena di negozi, supermercati e servizi”, Città Studi è la zona degli universitari per eccellenza a Milano. E nonostante tutte le vicessitudini che ne hanno messo a rischio la tranquillità rimane una delle zone storiche più amate dai suoi abitanti, sia quelli di lunga data e sia quelli più recenti.

#3 Paolo Sarpi – Sempione: tra Chinatown e la piccola Parigi

chinatown milano
Foto dal capodanno cinese a Milano

In grande ascesa lo spicchio che va da Paolo Sarpi a corso Sempione. Il quartiere di Paolo Sarpi, anche conosciuto come la Chinatown milanese, è definito come quello più “internazionale”Oltre ad essere un ottimo prodotto della globalizzazione, Sarpi è apprezzato per la sua vivacità. A quanto dicono i suoi abitanti i suoi “negozi sono sempre aperti”, anche grazie alla presenza sempre maggiore di giovani e coppie. Un quartiere che sa essere tradizionale con le sue antiche botteghe milanesi e allo stesso tempo moderno tra etnicità e uno stile di vita frizzante. Anche l’area circostante che arriva fino al Parco Sempione sta guadagnando sempre più i favori dei milanesi, con i locali di Procaccini e Piero della Francesca e la possibilità di disporre dell’arteria di Corso Sempione per andare in centro oppure uscire rapidamente dalla città. 

#2 Porta Romana: tra la vitalità del centro e la tranquillità residenziale

credit: https://www.expedia.it/

Porta Romana è una delle sei porte principali della città ed è caratterizzata dall’arco monumentale voluto da Filippo III di Spagna. L’arco, che risale al 1596, è il simbolo del quartiere che oggi rappresenta molto di più del semplice ingresso cittadino. Vivere a Porta romana offre l’opportunità di stare in pieno centro ma con la tranquillità di una zona residenziale. Relax, svago e vasti spazi verdi sono solo alcune degli aspetti che rendono così particolare e amata questa zona di Milano che ha ricevuto un gran numero di apprezzamenti.

#1 Wagner- De Angeli: l’eleganza rionale

quartieri più strani

Al primo posto della classifica svetta la zona di Wagner. Un elegante quartiere borghese che presenta però anche le caratteristiche di un rione commerciale. Probabilmente è questo connubio di signorilità e comodità rionale è quello che fa amare tanto questo quartiere. Tra tutte le attività spicca il suo famoso mercato comunale, infatti il mercato di Wagner fu costruito nel 1929 ed è oggi il più antico di tutta la città. Forse per l’affermazione del quartiere giova la vicinanza di CityLife, diventata la Mecca per le abitazioni di lusso. 

# E in Periferia? Vince Chiaravalle

credits: @chiaravallemilanese IG

La top 7 presenta tutte aree poste a ridosso del centro. Per quanto riguarda le zone al di fuori della circonvallazione quali sono risultate le più segnalate e votate? Al primo posto è risultata Chiaravalle, definita “modello della città del futuro. Essere al centro stando al bordo. Centro eccentrico”. Al secondo Lambrate. Tra le preferite anche Bicocca, Bovisa, Baggio e San Siro. 

Leggi anche: I 5 QUARTIERI più BELLI di Milano

ROSITA GIULIANO

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La «stazione labirinto» di Milano

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wikipedia.org - Interno stazione Gairbaldi Milano

Tra metropolitane, passante, treni regionali e dell’alta velocità il rischio di perdersi è altissimo, anche perché le banchine dei relativi servizi sono dislocate in luoghi diversi della stazione.

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La «stazione labirinto» di Milano

# Porta Garibaldi: un mix tra il passato ferroviario e il presente metropolitano

kiaraz93 IG – Stazione Garibaldi FS

Costruita negli anni ’60 e ampliata nei decenni successivi, Porta Garibaldi è il perfetto esempio di architettura ferroviaria brutalista, con quelle sue strutture in cemento che sembrano uscite da un film di fantascienza anni ‘70. Non ha la grandeur della Centrale, ma è strategica: qui passano i treni ad alta velocità, i regionali, il passante ferroviario e due linee della metro. È il nodo perfetto per chi si muove dentro e fuori Milano senza troppi fronzoli. All’esterno è dominata dal grattacielo più alto d’Italia, la Torre Unicredit, e avvolta dal resto del Centro Direzionale ancora in espansione.

# Una stazione con binari su tre livelli e accessi dislocati in luoghi differenti

Credits ariel_dicaro IG – Stazione Porta Garibaldi

La vera sfida è riuscire ad arrivare in tempo al binario giusto e soprattutto capire dove si trova, la stazione di Porta Garibaldi è infatti una delle più ingarbugliate di Milano. I binari, 22 in totale, sono sparsi in tre dimensioni come se fossero stati messi lì senza un vero criterio: alcuni in superficie, altri sotto terra, altri ancora nascosti in livelli intermedi che sembrano usciti da un videogioco anni ‘90, e tutti dislocati in luoghi differenti della stazione. Quelli dell’alta velocità sono dal numero 1 al numero 14 da una parte e dal 15 al 20 da un’altra. 

metroricerche.it – Planimetria connessioni stazione Garibaldi

Entrando dall’ingresso principale di Piazza Sigmund Freud, oltre ai binari dell’alta velocità ci sono quelli dei treni regionali, ma non tutti. Ci sono alcuni binari laterali e nascosti che accolgono altri treni regionali o suburbani, spesso segnalati all’ultimo momento. Arriviamo poi al passante ferroviario sotterraneo, con accesso quindi separato dai binari di superficie e nascosto a chi non è solito frequentare la stazione, collegato alle linee metropolitane M2 e M5.

Leggi anche: Le «stazioni trappola» di Milano

# Lo “scherzetto” del tornello fantasma

Se poi si arriva in stazione con la metropolitana, pagando il viaggio con la carta contactless, si corre il rischio di prendere una multa o pagare un sovrapprezzo a causa del “tornello fantasma” che porta al passante. La mancata timbratura con la carta anche all’uscita non consente al sistema di riconosce il tragitto corretto e pertanto sanziona l’utente.

Leggi anche: I 3 rischi a pagare contactless sui mezzi pubblici di Milano

Spunto: @andre_desantis IG

Continua la lettura con: Cadorna FN, l’ultima stazione: 5 interventi immediati per riportarla nel cuore di Milano

FABIO MARCOMIN

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Zero parcheggi, auto sulle ciclabili: il «nuovo quartiere» di Milano è già al collasso

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Massimiliano Tonelli FB - Viale Ortles con auto su ciclabile e auiole

Senza dubbio la zona più effervescente di Milano dal punto di vista della trasformazione urbanistica, ne abbiamo parlato in questo articolo, ma anche di iniziative e nuovi locali. La nascita di Fondazione Prada ha dato il via a una rivoluzione di un’area un tempo industriale e oggi votata ai servizi e all’abitare, ribattezza SoPra (South of Prada). C’è però anche il rovescio della medaglia: qualcuno ha studiato la viabilità e la mobilità? Pare proprio di no.

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Zero parcheggi, auto sulle ciclabili: il «nuovo quartiere» di Milano è già al collasso

# Il rovescio della medaglia della nuova zona più effervescente della città

Maps – Soupra, Milano

Il nuovo quartiere di Milano, quello che un tempo era un distretto di fabbriche e oggi un polo di servizi e residenziale, rischia di collassare prima di completarsi. Stiamo parlando dell’area che ricompresa tra Fondazione Prada e via Quaranta nella direttrice nord-sud e tra via Cassano d’Adda e via Ripamonti in quella ovest-est. Il suo nome è SoPra, acronimo di South of Prada, e poco alla volta si sta completando.

Massimo Tonelli – Sede Snam

In arrivo c’è la sede di Moncler, con qualche migliaio di dipendenti attesi, stessa cosa succederà per il quartier generale di Snam, senza parlare delle altre aziende che si vedranno nel prossimo futuro e i nuovi residenti dei due complessi ormai completati e di almeno altri pronti a elevarsi in altezza. Ampliando lo sguardo anche all’ex Scalo Romana, oltre a Villaggio Olimpico trasformato in studentato dopo le Olimpiadi Invernali del 2026, sono previsti ulteriori uffici e abitazioni. Insomma mal contando una decina di migliaia di persone pronte a popolare l’area, che però è già al collasso.

# Auto sui marciapiedi, sulle ciclabili e sulle aiuole

Maps – Auto in via Orobia

Lo si vede semplicemente muovendosi tra le vie del quartiere, nella foto in alto via Orobia con auto parcheggiate in sosta irregolare sui marciapiedi, fino a due file sullo stesso marciapiede. Identica situazione si trova in via Balduccio da Pisa, via Serio, via Dezza d’Oglio.

Massimiliano Tonelli FB – Viale Ortles con auto su ciclabile e auiole

Nella stretta via Gargano, dove si trova la scuola internazionale ICCS, nell’orario di uscita degli studenti si forma una colonna di auto in doppia fila di genitori che paralizza il traffico all’incrocio con viale Ortles. Su quest’ultima, dalla scuola che confina con la futura sede di Moncler a via Ripamonti, i veicoli occupano le piste ciclabili e le aiuole, danneggiando le radici degli alberi come documentato da Massimo Tonelli. La situazione non cambia la sera per via dei limitrofi locali che accolgono centinaia di persone. 

# Mancano parcheggi già ora, dopo sarà un disastro, e la metro è lontana

Maps – Viale Ortles direzione est

In zona ci sono solo alcuni garage con poche decine di posti auto, un piccolo silos con parcheggi coperti proprio sotto la scuola internazionale, altri ne sono previsti nei piani interrati delle sedi delle multinazionali in procinto di aprire. Rimangono comunque largamente insufficienti per il potenziale afflusso di lavoratori e abitanti attesi nei nuovi complessi residenziali. Per il resto, tutti gli altri posteggi in strada sono occupati quotidianamente da chi ci vive e da chi già lavora in questa zona, persino la lunga viale Ortles è sempre al completo. 

Tram e metro Ortles-Vigentino

A questo si aggiunge il fatto che la fermata metropolitana più comoda, Brenta M3, dista più di 1 km rispetto al punto più vicino, mentre il tram 24 a poche centinaia di metri dal centro di quartiere viaggia a passo di lumaca lungo questo tratto di via Ripamonti.

Bus 34

L’unico autobus che collega la metro al quartiere, il numero 34, ha una frequenza ridotta e la sera termina le corse prima delle 22. Se non si mette in campo al più presto qualche azione concreta si rischia la paralisi nel breve periodo: per la sosta selvaggia basterebbero i paletti sui marciapiedi, ma per chi è obbligato a muoversi in auto servono urgentemente dei posteggi dove lasciarla. Perché ancora una volta si è puntato tutto sui palazzi e ci si è dimenticati la viabilità. Un aiuto potrebbe arrivare dalla linea M6, ma si tratta di un futuro troppo lontano per restare in coda ad aspettare.

Continua la lettura con: SoPra, sarà il nuovo quartiere glam-chic di Milano?

FABIO MARCOMIN

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Avere vent’anni nella Milano di inizio Novecento: questo era il passatempo più popolare

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Social, videogames, cellulari, discoteche, voli low cost. Le modalità di divertimento dei giovani di oggi sono pressoché infinite. Tutte modalità che un secolo fa non esistevano. Se tornasse ai primi Novecento come potrebbe divertirsi chi ha vent’anni?

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Avere vent’anni nella Milano di inizio Novecento: questo era il passatempo più popolare

# La Milano di inizio Novecento

Credits: Pinterest

Inizio Novecento a Milano. Da quarant’anni la città è parte del Regno d’Italia di cui è fin da subito diventata il fulcro dell’industrializzazione nazionale, con una forte presenza di industrie tessili, meccaniche e metallurgiche. La popolazione da allora si è quasi quadruplicata: da circa 200.000 abitanti nel 1861 a oltre 750.000 nel 1901. A cavallo del secolo, Milano diventa protagonista di un grande processo di sviluppo, inaugurando opere di valore internazionale. Nel 1906 ospita l’Esposizione Internazionale negli spazi del Parco Sempione. Nel 1908 viene inaugurata la nuova stazione ferroviaria, una delle più grandi e importanti d’Europa, che sostituisce la vecchia stazione di Porta Tosa. Ma non sono solo anni di belle epoque, con la costruzione di splendide palazzi liberty: sono anche anni turbolenti, di rivolte e rivendicazioni sociali. Gli episodi più drammatici avvengono nel 1889 con il generale Bava Beccaris che prende a cannonate i lavoratori che manifestavano per migliorare le loro condizioni: morirono in 80. Come reazione, alle porte di Milano a inizio Novecento viene ucciso il re per mano dell’anarchico Gaetano Bresci. Il clima generale a Milano è comunque di grande ottimismo con i giovani che trovano diversi modi per socializzare. 

Leggi anche: Expo 1896

# Il ruolo dei circoli

Credits circolofilologicomilanese IG – Circolo filologico

Uno dei luoghi di incontro preferiti dai giovani dell’epoca sono i “circoli”: i club privati frequentati da giovani dell’alta borghesia, dove si organizzano feste, balli e serate a tema. Tra i circoli arrivati fino ai giorni nostri ci sono la Società del Giardino, “club dei gentiluomini” fondato nel 1783, ed il Circolo dell’Unione, fondato nel 1841 da un gruppo di aristocratici milanesi. O come il Circolo Filologico Milanese. Per l’alta borghesia della città anche la Scala era un tradizionale luogo di socializzazione. Insieme ai ritrovi per l’alta borghesia si diffusero anche punti di incontro accessibili a tutti. 

Leggi anche: I circoli di Milano

# La grande novità della “belle époque”: il cinema

Cinema Dumont

A inizio secolo i giovani milanesi frequentano i caffè, i teatri, le sale da ballo e i ristoranti. Tra i luoghi più famosi dell’epoca ci sono il Caffè Camparino in Galleria, il Caffé Cova e il Ristorante Savini. Ma forse la più grande novità del periodo è l’avvento del cinema muto. Una novità che intriga e che trasforma Milano nella capitale nazionale della nuova arte. In pochi anni sorgono numerosi cinema che offrono proiezioni di film muti accompagnati da musica dal vivo, come il Cinema Teatro Manzoni e il Cinema Dumont.

Leggi anche: A Milano il primo festival internazionale del Cinema

# La nascita dello sport di massa

Altra novità sono le manifestazioni sportive: nel 1896 la prima edizione dei Giochi Olimpici moderni aveva dato impulso a molte discipline che presto sarebbero diventate di interesse generale. Nel 1899 viene fondato il Milan Football Club, seguito a meno di un decennio di distanza dai cugini nerazzurri. Ai tempi giocavano all’Arena di Parco Sempione. Anche il ciclismo muove i primi passi. Il 13 maggio 1876 era stata organizzata la prima corsa su strada: da Piazza Castello con arrivo a Magenta, per una distanza totale di circa 30 chilometri.  Alla gara parteciparono 8 concorrenti, tutti milanesi, che si sfidarono su biciclette a due ruote e pedali in legno. Il vincitore fu Luigi Basletta, che completò il percorso in poco meno di un’ora e mezza. La gara riscosse un notevole successo di pubblico e fu ripetuta l’anno successivo su un percorso più lungo, tra Milano e Monza. La diffusione del ciclismo portò all’organizzazione del Giro d’Italia che partì proprio da Milano il 13 maggio 1909 da Milano: parteciparono 127 ciclisti, di cui 49 arrivarono al traguardo. La vittoria finale fu conquistata da Luigi Ganna.

Molto praticate erano poi le discipline derivate dalle attività militari, tra cui la scherma. Grande interesse attiravano le corse dei cavalli e soprattutto i nuovi mezzi di locomozione: nel 1895 tra Torino e Asti si era organizzata la prima corsa automobilistica della storia. A inizio Novecento le sfide a quattro ruote attiravano un grande pubblico di spettatori. La più famosa era la Targa Florio, che si svolgeva in Sicilia a partire dal 1906. Non è un caso che la prima automobile trionfatrice nella futura Formula Uno fu l’Alfa Romeo allora fabbricata a Milano, negli stabilimenti alla Ex Fiera di oggi.  

Il grande interesse popolare per lo sport viene documentata dalla nascita di quello che sarebbe diventato il primo giornale italiano per diffusione: la Gazzetta dello Sport. Nata a Milano nel 1896 dalla fusione del settimanale torinese La tripletta e della rivista milanese Il ciclista. 

Leggi anche: La nascita della Gazzetta dello Sport

# Le vacanze

Villa-Angelica_Gorla_Martesana
Villa-Angelica_Gorla_Martesana

A inizio Novecento erano ancora pochi i milanesi che si potevano permettere delle vere vacanze. Le località più popolari tra l’aristocrazia e l’alta borghesia coincidevano con quelle di oggi. Secondo le cronache dei tempi, i milanesi amavano la riviera del Levante ligure e il lago di Como. Tra i meno abbienti era frequente trascorrere la villeggiatura estiva lungo la Martesana, che era definita la Riviera di Milano, o in gite in giornata per tuffarsi nelle acque dell’Adda e del Ticino

Leggi anche: Quando la Martesana era la Riviera di Milano

# I giochi all’aperto

Alcuni dei giochi più diffusi tra bambini e ragazzi dell’epoca erano:

  • La palla: si giocava in gruppo e si cercava di lanciare la palla in modo da farla cadere il più lontano possibile senza essere presi dal difensore dell’altra squadra.
  • La trottola: si lanciava una trottola in legno e si cercava di farla girare il più a lungo possibile.
  • La corda: si saltava sopra una corda che veniva fatta girare da due amici o amiche.
  • La morra: si lanciavano delle pietre con le mani e si cercava di indovinare il numero di dita che gli avversari avrebbero mostrato.
  • Il cerchio: si utilizzava un cerchio di metallo o di legno che veniva fatto rotolare per le strade o i parchi, cercando di farlo girare il più a lungo possibile.
  • Nascondino: si sceglieva un giocatore che doveva contare fino a dieci, mentre gli altri si nascondevano. 
  • Il gioco delle tre carte: un gioco d’azzardo molto diffuso tra i ragazzi, che prevedeva di indovinare in quale delle tre carte scoperte si trovava quella di maggior valore.

Leggi anche: Quando i bambini dicevano Arimo!

# Il passatempo più popolare

Credits: @_g_i_n_k_o_
Ponte Sirenette

Ma il passatempo più diffuso tra i giovani milanesi era la passeggiata. Lo struscio è stato da sempre un modo di incontrare o rivedersi nelle strade più popolari di ogni città d’Italia.

Nella Milano dei primi anni del Novecento, i luoghi di passeggiata preferiti erano i parchi pubblici e i giardini, come il Giardino Pubblico di Porta Venezia, il Parco delle Basiliche e il Parco Sempione, dove si potevano noleggiare della barchette a remi sul laghetto.

Molto frequentati anche i Navigli e Brera, sede di luoghi anche molto piccanti e trasgressivi. A proposito di particolari piccanti, un ruolo di incontro fondamentale lo ricopriva il ponte delle Sirenette, in origine posizionato in via Visconti di Modrone sopra il Naviglio. Era un punto che fungeva da Tinder dell’epoca dove da sguardi e sorrisi si indovinava la disponibilità. Successivamente venne spostato fino alla collocazione attuale nel cuore del parco Sempione dove è diventato il luogo dove, si dice, un bacio concede l’amore eterno. 

Leggi anche: Il Ponte delle Sirenette, la storia del Ponte dell’Amor Eterno

Continua la lettura con: Anni Ottanta a Milano

ANDREA ZOPPOLATO

copyright milanocittastato.it

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L’isola italiana dove vivono solo… gli squali

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credit: siviaggia.it

Nuotare con gli squali non è mai stato così semplice. C’è un’isola in Italia in cui gli unici abitanti sono un gruppo di squali grigi. Ma dove si trova?

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L’isola italiana dove vivono solo… gli squali

Chi ha detto che in Italia non si può nuotare in mezzo agli squali? C’è un’isola italiana in cui abitano solo squali grigi. Scopriamola insieme.

# L’ultima terra italiana prima della Tunisia

credit: siviaggia.it

Si tratta dell’isola più piccola dell’arcipelago delle Pelagie, in Sicilia. A circa 10 miglia nautiche da Lampedusa (circa 18,5 kilometri), l’isola di Lampione è l’ultimo territorio italiano prima della Tunisia. Qui, oltre che a nuotare tra le acque più limpide d’Italia, è possibile nuotare insieme ad un gruppo di squali grigi: una delle poche possibilità in tutto il Mediterraneo.

# Come mai ci sono gli squali?

credit: rivistanatura.com

Da metà Luglio fino a Ottobre, l’isola viene abitata da un gruppo di circa 40 squali grigi che vi si trasferiscono temporaneamente. Durante questi mesi infatti gli squali scelgono Lampione come casa, e l’Università di Palermo, dopo averli osservati e filmati per due anni, ha individuato due possibili cause di questo insolito fenomeno. Più probabilmente l’isola di Lampione rappresenta solo una tappa temporanea di una rotta migratoria più lunga, però potrebbero averla scelta anche per le sue acque temperate, le predilette di questa specie.

# Il paradiso dello shark watching

credit: costahouse.com

La specie che abita Lampione, lo squalo grigio (nome scientifico Carcharhinus plumbeus), è assolutamente innocuo per l’uomo e anzi, andrebbe tutelato e protetto poiché è molto vulnerabile e a rischio d’estinzione. Proprio per questo, l’isola è considerata un vero paradiso per i sub e gli amanti degli squali, che possono praticare lo shark watching in completa tranquillità pur seguendo delle regole. Essendo una specie da tutelare, le regole da seguire sono rigide ma non molte: i gruppi di immersione non devono superare le 15 persone e per i sub c’è il divieto di fare foto con flash, dare cibo agli animali, far rumore o movimenti bruschi, o avvicinare gli squali all’interno delle grotte.

# Un’isola disabitata in cui soggiornano solo gli squali

credit: siciliafan.it

A parte la presenza degli squali che hanno scelto Lampione come meta per la loro villeggiatura estivo-autunnale, l’isola durante tutto l’anno è totalmente disabitata. Non vi sono testimonianze umane se non il faro automatico da cui, infatti, ha preso il nome. L’unico modo per raggiungerla è tramite un sentiero che parte da un attracco artificiale, in cui possono approdare solo piccole imbarcazioni. Secondo la mitologia greca, l’isola di Lampione in origine era un masso, che sfuggito dalle mani di un Ciclope si incastonò come una pietra preziosa in mezzo al mare.

Nonostante sia un vero paradiso italiano per lo shark watching e per gli appassionati del turismo subacqueo, l‘isola di Lampione non gode di una grande fama. Valorizzarla potrebbe essere un modo per far ripartire il turismo siciliano, offrendo un’esperienza fuori dal comune a turisti provenienti da ogni parte d’Italia.

Continua la lettura con: Le «Painted Ladies di Milano»: il quartiere con le case dai colori pastello

ROSITA GIULIANO

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L’assurda storia della «Casa del Dispetto» in Italia: la più stretta d’Europa, larga un solo metro

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Credits: blog.casa.it

Non supera il metro di larghezza ed è la più stretta d’Europa. Ecco come sono andate le vicende e dove si trova questa casa da record che può essere un simbolo di quanto può accadere in caso di cattivi rapporti di vicinato. 

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L’assurda storia della «Casa del Dispetto» in Italia: la più stretta d’Europa, larga un solo metro

# Chiamata la casa “du currivu”, in siciliano ripicca o dispetto, è larga solo 100 cm

In provincia di Palermo, per la precisione a Petralia Sottana, esiste un’abitazione davvero incredibile. Misura solo 100 cm in larghezza e batte la concorrenza della Keret House di Varsavia larga 150 cm. Viene chiamata la casa “du currivu” che letteralmente, in siciliano, significa ripicca o dispetto. Questo perché è proprio per tale sentimento che è stata costruita. Vediamo come sono andate le cose. 

  

# La casa è il risultato di una “faida” tra cognati

Credits: palermoviva.com

L’intenzione era quella di creare disagio a un vicino di casa, a quanto pare un cognato, perché tra di loro non correva buon sangue. Il parente acquisito si opponeva alla costruzione della nuova abitazione per problemi di distanze, perché avrebbe bloccato la visuale dei balconi. Il proprietario avvisato da un legale che non esistevano le condizioni per completare una struttura di dimensioni normali e abitabili, decise di non dargliela vinta: così è nata la diabolica idea per fare un dispetto al vicino. 

# Al suo interno solo un pavimento e una scala angusta

Credits: laregione.ch

Facendo seguito alle lamentele, si è attenuto alle distanze, costruendo così quello che era legittimo, ossia una casa larga un solo metro. Una casa composta esclusivamente da un pavimento e da una scala alquanto angusta, impossibile da abitare, ma sufficiente a impedire che il vicino potesse godere della luce del sole.

Nemmeno ai giorni nostri nessuno la abita e non ha alcun valore storico o artistico né tantomeno immobiliare, ma è diventata un’attrazione: per i turisti di passaggio una foto della “casa del dispetto”, è un vero e proprio obbligo.

Continua la lettura con: La strada più stretta di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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La scena musicale rock milanese degli anni ’90

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credits: http://www.indieforbunnies.com/

In prossimità di Sanremo molti vengono assaliti dalla nostalgia della musica di un tempo. Facciamo anche noi qualche passo indietro. Ma fino a dove? Gli anni Sessanta hanno visto rivaleggiare Beatles e Rolling Stones. Gli anni Settanta sono stati gli anni delle proteste. Gli anni Ottanta, l’edonismo allo stato puro e infine gli anni Novanta, dove torna con forza e vigore il rock che scandisce tutta la frustrazione della generazione X. In quel decennio accade qualcosa a Milano che non si era mai visto, che ancora adesso è rimasto scalfito nella memoria di chi ha vissuto quegli anni sia da protagonista che da spettatore. Gli anni Novanta sono gli anni della scena musicale rock milanese.

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La scena musicale rock milanese degli anni ’90

# Le origini. Piccole e grandi band nascono dalla passione sfrenata per la musica, mentre Milano si popola di studi e sale prove.

credits: plug_in_circle IG

Per chi ha la passione della musica, il sogno principale è quello di imparare a suonare uno strumento ed è facile incontrare altre persone con la stessa passione e le stesse idee. Da lì a mettere su la prima band il passo è breve.

Gli anni Novanta sono appena cominciati, l’edonismo degli anni Ottanta è solo un ricordo, l’hard rock mostra segni di debolezza e da Seattle arrivano i primi echi di quello che passerà alla storia come il movimento grunge. In Italia e soprattutto a Milano iniziano a farsi notare delle band che senza contratti discografici, senza sponsor, con pochi soldi, ma con una sola grande passione per la musica, accettano di esibirsi ovunque ci sia un palco, un concorso e la possibilità di farsi notare. Poco importa se tutto questo ha un prezzo da pagare, se bisogna caricare, scaricare, montare i propri strumenti. Poco importa se si fa tardi la notte e il giorno dopo bisogna andare a lavorare, la musica è troppo importante per relegarla a un semplice hobby. Sono gli anni di gruppi come Ritmo Tribale e Afterhours solo per citarne alcuni. Sono gli anni in cui nascono le sale prove dove i gruppi si recano per provare le canzoni dei concerti, provare a scrivere qualcosa di proprio, ritrovarsi con altre persone che hanno la stessa passione. Sono gli anni che vedono aprire luoghi culto come Avatara in via Roggia Scagna, 99 Studio in via De Sanctis, il Malibù in via Vettabia e soprattutto il Jungle Sound in via Pestalozzi.

# L’esplosione a metà anni ‘90. Molti gruppi sfondano e attorno allo studio Jungle Sound si radunano musicisti da ogni parte d’Italia e del mondo.

credits: myspiace IG

Gli anni passano e insieme ai gruppi sopra citati, la stampa specializzata inizia a parlare di La Crus, Casino Royale, Bluvertigo, Karma, Quartiere Latino, tutti gruppi che partecipano a programmi televisivi e concerti in giro per l’Italia. Questi gruppi non si fanno la guerra tra loro, ciò che li accomuna non è solo la musica, ma è soprattutto l’amicizia.

Una scena milanese che nasce, cresce e si sviluppa grazie al Jungle Sound nato da un’idea di Fabrizio Rioda, chitarrista dei Ritmo Tribale, che nel 1990 apre uno spazio dove far provare Enrico Ruggeri e da lì allarga il progetto a tutti, emergenti e non. Nel giro di pochi anni il Jungle, come è chiamato amichevolmente, diventa un luogo dove artisti mainstream e underground s’incontrano e come se facessero parte della stessa compagnia, parlano, discutono, prendono decisioni. A me stesso è capitato di bere una birra con Noel Gallagher degli Oasis che in quel periodo erano in città per il tour mondiale. Anche le major discografiche si accorgono del fermento milanese che apre i propri orizzonti anche a realtà non lombarde come gli Estra, i Marlene Kuntz, i Timoria, i CSI, i Subsonica.

La metà degli anni ‘90 è il momento d’oro, il momento dove si raggiunge l’apice: i Ritmo Tribale incidono Psycorsonica, gli Afterhours escono con Hai paura del buio?, i Bluvertigo con Metallo non Metalloe nel 1997 i CSI arrivano primi in classifica con Tabula Rasa Elettrificata. Infine viene anche fondata la Dinamo Rock, la squadra di calcio dei gruppi rock.

# La fine di un’era. Il mondo della musica cambia: le nuove tecnologie e il digitale hanno la meglio su dischi, studi e negozi storici.

credits: duydauto IG

L’ascesa sembra inarrestabile, eppure qualcosa si rompe. Alcuni gruppi si sciolgono, altri cambiano line up e infine anche l’approccio alla musica cambia radicalmente. La tecnologia ha fatto passi in avanti e per realizzare un buon demo è sufficiente avere un computer e un’infarinatura informatica. I primi a soffrire di questo cambiamento sono i gestori delle sale prove che per qualche anno cercano di tirare avanti, ma è tutto inutile. Anche la musica cambia la sua forza commerciale: i dischi non si vendono più, negozi storici chiudono la serranda – ultimo è stato lo storico Mariposa – e tutto diventa digitale, immateriale. Il colpo di grazia, quello che sancisce la fine della scena milanese, è la chiusura del Jungle: Fabrizio Rioda annuncia la cessione di tutte le attività e con loro la fine del sogno.

# Gli anni Novanta passano, ma Milano viene ricordata dai più nostalgici come la città del rock dove tutto era possibile.

La scena milanese degli anni ‘90 è stata per molti quasi una sorta di Eldorado della musica. Milano era una città diversa, la città del rock, per usare una frase di Davide Mozzanica storico proprietario del Rock’n’Roll Club, era una città che ogni sera offriva agli amanti della musica situazioni, concerti, eventi cui bastava partecipare per sentirsi parte di una sola famiglia. Non sto dicendo che prima fosse meglio e che ora sia peggio perché è una frase fatta e banale. Diciamo che in quegli anni, si aveva la sensazione che tutto fosse possibile, che tutto si potesse realizzare. Erano anni rutilanti, pazzi, esplosivi, erano anni dove la musica contava più di tutto e l’amicizia era vera e disinteressata.

Continua la lettura con: La NUOVA ONDA MILANESE della MUSICA italiana: le 7 PUNTE di DIAMANTE

MICHELE LAROTONDA

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Quando entravi in un locale a Milano e non era vietato fumare

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Non c’è più la nebbia di una volta.

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Milano è una «metropoli internazionale»? I 7 punti deboli che la portano lontano dalle grandi del mondo

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Ph. @alberto_papagni IG

Le principali motivazioni che mettono Milano in secondo piano sullo scenario globale.

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Milano è una «metropoli internazionale»? I 7 punti deboli che la portano lontano dalle grandi del mondo

#1 Arredo urbano incoerente e spesso in pessimo stato

Credits: Urbanfile – Palificazione Porta Ticinese

L’arredo urbano è una delle noti più dolenti per l’estetica di Milano. L’asfalto sui marciapiedi è spesso rovinato perché di scarsa qualità, i paletti dissuasori sovente divelti e arrugginiti oltre a essere di fattezze diverse perfino nella stessa via, i cartelli stradali si moltiplicano ad ogni aggiornamento del codice della strada e la palificazione è compulsiva. Si veda nella foto Piazza 24 Maggio riqualificata solo qualche anno fa: si contano ben 83 semafori e si supera il centinaio di pali contando quelli dell’illuminazione pubblica e della segnaletica stradale.

#2 Illuminazione carente e brutta, anche in centro e nei pressi di palazzi e monumenti storici

Credits: Urbanfile – Milano al buio

Alcune tra le nuove zone riqualificate della città possono giovare di un’illuminazione diffusa e con impianti ad alta efficienza. Lo stesso non si può dire per tutto il resto di Milano, iniziando dal centro storico dove strade e piazze scarsamente illuminate sono la prassi, così come molti palazzi storici e monumenti sono tenuti al buio. Senza considerare la scarsa qualità dell’illuminazione a Milano se raffrontata alla cura per le luci che hanno le grandi metropoli internazionali. 

#3 Trasporto pubblico non integrato tra metropolitana e ferrovia suburbana

Mappa Atm metro e linee S

Uno piccolo sforzo, almeno visivo, è stato fatto con la nuova mappa Atm in cui sono ben visibili il passante e tutte le linee suburbane. Purtroppo l’integrazione reale non c’è ancora e soprattutto i due sistemi di metro e passante, gestiti da due società di trasporto differenti, risultano ancora due infrastrutture di trasporto a sé stanti. Al contrario di quanto accade a Berlino con le S-Bahn o a Parigi con la RER. Altrove i trasporti tra città e hinterland trovano una strategia unitaria. 

Leggi anche: La NUOVA MAPPA della METRO: le 4 novità e che cosa manca per essere perfetta

#4 Il verde per abitante è troppo poco e poco valorizzato

Credits: shakespeare_hotel IG – Hyde Park Londra

Nella classifica delle città lombarde Milano è penultima tra quelle con più verde ogni abitante con 17,9 mq. Fatto salvo il quadrante di San Siro, ci sono solo due parchi di grandi dimensioni in città: il Parco Sempione e i Giardini Indro Montanelli, comunque piccoli per gli standard delle altre metropoli, a seguire quello di Citylife e la Biblioteca degli Alberi. Nulla a che vedere con il Prater di Vienna o l’Hyde Park di Londra. Nelle grandi città del mondo, inoltre, gli spazi verdi sono più valorizzati e vivi, spesso sono il centro di attività creative e un punto di riferimento costante per i cittadini. A Milano invece chiudano la sera. 

#5 La debolezza politica: nessun ente regolatorio nazionale o internazionale ospitato in città

Credits: milano.repubblica.it – Possibile Sede Tribunale dei Brevetti

Persa la sfida per EMA, l’Agenzia Europea per il farmaco assegnata ad Amsterdam dopo il sorteggio in cui Milano partiva da favorita, Milano continua a ospitare nessun ente regolatorio internazionale. Persino a Parma ha sede un’Agenzia Europea, quella che si occupa della sicurezza alimentare. A differenza delle grandi città del mondo, poi, è clamorosa la debolezza di rappresentanza politica di Milano. Nessun ente di rilevanza nazionale, nessuna rappresentanza ufficiale della grande Milano nei luoghi che contano in Europa. E la debolezza successiva è sia causa che conseguenza di questa miopia politica. 

#6 Sindaco senza alcun potere e la città con il più alto residuo fiscale al mondo

Credits: dayitalianew.com

Milano è l’unica tra le metropoli mondiali a non avere un briciolo di autonomia, gestionale o finanziaria. Il Sindaco non ha l’ultima parola nemmeno sulla scelta di riaprire i Navigli o sulla modifica di un parco pubblico perché questa è in capo alla Soprintendenza centrale di Roma. Inoltre le risorse per gli investimenti pubblici sono ridotte al minimo perché, nonostante Milano produca oltre il 10% del Pil nazionale, la città riceve indietro dallo Stato solo l’1% di quanto versa: 450 milioni a fronte di oltre 40 miliardi di tasse. Si tratta del residuo fiscale più grande al mondo. E concludiamo anche con una nota di demerito per i cittadini. 

Leggi anche: I dieci effetti di Milano città stato più votati dai milanesi: al primo posto portare Milano a livello delle PRIME AL MONDO

#7 Come conoscenza dell’inglese i milanesi sono lontanissimi delle altre metropoli europee

Credits: valetinapicciani.it

I milanesi sono quelli che rendono grande Milano nel mondo. Vero. Ad esempio, sono i migliori insieme ai “cugini” viennesi per la raccolta differenziata. Ma rimane comunque un punto di debolezza. Anche se l’area metropolitana che parla meglio l’inglese in Italia è quella di Milano, purtroppo però, nonostante sia il più importante centro finanziario italiano, la città si attesta a livello internazionale appena alla 35esima posizione, lontanissima non solo dalle città baltiche, ma anche da Berlino, Parigi, Madrid e Lisbona.

Leggi anche: I 10 ERRORI più comuni che i MILANESI fanno quando parlano in INGLESE

Continua la lettura con: 7+1 motivi per cui MILANO è PROVINCIALE

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Le 10 metropolitane da record del mondo

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Credits: @funkydread_v (INSTG)

La più estesa, la più puntuale, la più costosa, la più veloce. Scopriamo tutti i record.

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Le 10 metropolitane da record del mondo

#1 La metropolitana più vecchia: Londra, inaugurata nel 1863

Credits: travel365.it – Westminster

Londra ha inaugurato il servizio metropolitano nel 1863, all’epoca a vapore e a cielo aperto, mentre nel 1890 fu terminata la prima linea elettrificata sotterranea. Il record come metropolitana più antica del mondo è suo.

Leggi anche: Milano poteva avere la prima metro del mondo

#2 La metropolitana con la stazione più profonda: “Arsenal’na” a Kiev scende fino a 105 metri, come un grattacielo sotterraneo

Credits: djaunter.com

Si trova nella Linea Svjatošyns’ko-Brovars’ka della capitale Ucraina, la stazione più profonda del mondo. Arsenal’na fu inaugurata insieme alla prima tratta della metropolitana, scende fino a 105,5 metri di profondità a causa della geografia di Kiev, dove la riva destra del fiume Nipro si innalza al di sopra del resto della città. Praticamente è un grattacielo sotterraneo

Leggi anche: Le fermate della METRO più PROFONDE a Milano e nel mondo

#3 La metropolitana più corta al mondo: in Austria, lunga poco più di 1 chilometro con sole 4 fermate

La metropolitana di Serfaus, comune austriaco di 1.127 abitanti, nel distretto di Landeck in Tirolo, è la funicolare a cuscini d’aria più ad alta quota e più piccola del mondo. Questo fa di Serafus il paese più piccolo al mondo ad avere un servizio metropolitano. La metropolitana di Serfaus è lunga 1.280 m e presenta un raggio di curva minimo di 300 m. Il dislivello di 20 m tra le stazioni si supera con pendenze massime del 5,35%.

Leggi anche: Le 7 METROPOLITANE più PICCOLE del MONDO

#4 La metropolitana più estesa del mondo: Pechino: raggiunge gli 880 km

Credits: travelchinaguide.com

Il sistema metropolitano della capitale cinese inaugurato nel 1969 si compone di 29 linee, 523 stazioni e raggiunge gli 880 km di lunghezza certificando così il primato di Pechino come rete più estesa.

Leggi anche: Le 10 METROPOLITANE più LUNGHE del MONDO paragonate a Milano

#5 La metropolitana di New York ha il record di binari 

Credits: wikipedia.org

La famosa metro di New York City ha 472 fermate e 27 linee. Questa metro, inaugurata nel 1904, è una delle più antiche del mondo, tutte le linee sono aperte h24. Detiene anche il record di binari posati per il fatto che molte linee hanno 4 binari che consentono di far transitare anche treni regionali.

#6 La metropolitana più frequentata: Pechino, con oltre 10 milioni di passeggeri al giorno

Credits: travelourplanet.com

Con una media giornaliera di 10 milioni di passeggeri la rete metropolitana di Pechino è la più trafficata al mondo. Grazie ai progetti in via di realizzazione, prevede di superare molte altre volte ancora questo record.

#7 La metropolitana più veloce: da Pechino all’Aeroporto Daxing  i treni viaggiano a 160 km/h

Credits: travelourplanet.com

Pechino detiene un ennesimo record: oltre a essere la più estesa e la più affollata, è anche la più veloce del mondo. Nella nuova linea blu che collega la capitale cinese con l’Aeroporto Internazionale di Daxing, i treni viaggiano a una velocità di 160 km/h, circa il doppio rispetto alla media nazionale, trasportando i passeggeri da una parte all’altra della città in soli 19 minuti.

#8 La metropolitana più efficiente: Hong Kong, prima per pulizia e frequenza

Vagone metro Hong Kong

Il primo posto come metropolitana più efficiente va assegnato alla metropolitana di Hong Kong, attiva da soli 30 anni, ha un servizio di trasporto impeccabile a tal punto da scoraggiare l’acquisto e l’utilizzo di auto in città. Tra le qualità in cui eccelle ci sono: pulizia, frequenza e servizi offerti.

#9 La metro più puntuale: Tokyo

Credits: familytripontheroad.it

Se cercate un servizio di metropolitana sempre in orario lo trovate in Giappone, a Tokyo. È riconosciuta come la più puntuale in assoluto.

#10 La metropolitana più cara è in Vietnam. Un cittadino di Hanoi spende mediamente il 25% del suo stipendio

Credits: e.vnexpress.net

In Europa la palma del trasporto pubblico metropolitano più costoso è vinta da Copenaghen, ma il record mondiale spetta al Vietnam. Per utilizzare la metro di Hanoi infatti un cittadino spende mediamente il 25% del suo stipendio in biglietti della metro, seguita a ruota da New Delhi in India.

Continua la lettura con: METRO. La proposta di 5 CORSE NO STOP

FABIO MARCOMIN

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A Milano si può dormire in una casa Igloo: questo il prezzo accessibile a tutti

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Esterno casa Igloo

Uno dei pezzi di storia della città è stato trasformato per regalare un’esperienza di soggiorno davvero unico. Vediamo come è diventata la struttura e quanto costa dormirci una notte.

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A Milano si può dormire in una casa Igloo: questo il prezzo accessibile a tutti

# Delle vere icone dell’architettura cittadina

Nate come risposta temporanea per gli sfollati della seconda guerra mondiale, queste eccentriche abitazioni sono diventate delle vere icone dell’architettura cittadina. Le case Igloo furono costruite nel 1946, in via Lepanto nel quartiere Maggiolina, ai margini del cosiddetto Villaggio dei Giornalisti, su progetto dell’ingegnere Mario Cavallè. Ispirate all’architettura delle dimore circolari diffusa in quegli anni negli Stati Uniti, in origine erano 12, oggi ne sono rimaste 8 ma solo 2 hanno mantenuto questo impianto, mentre le altre hanno subito importanti interventi di ampliamento e rifacimento. Si caratterizzano per una pianta rotonda di 45 mq e si sviluppano su due livelli, per un totale di circa 90 mq, con seminterrato e primo piano e un sistema costruttivo a volta, formato da mattoni forati disposti a losanghe convergenti. 

Credits tempocasa – Esterno Casa Igloo messa in vendita al civico 11/1 di via Lepanto

Gli spazi interni erano stati suddivisi per avere ingresso, cucina, bagno e due camere. Nel 2023 quella al civico 11/1 è finita sul mercato, al prezzo di 399mila euro, venduta nel settembre dello stesso anno, mentre un’altra al civico 13 è stata acquistata da i due titolari di uno studio dentistico di Melegnano.

# La trasformazione in un vero Igloo del Polo Nord

case a igloo
Quartiere dei gionalisti – Maggionlina

I nuovi proprietari della casa al civico 13, i fratelli Michele e Alberto Scala come riportato da Il Giorno, hanno deciso di riportarla all’origine rimuovendo le tegole e restituendo il colore bianco all’esterno.

Esterno casa Igloo

Non solo, si sono spinti anche un po’ oltre. Hanno infatti voluto portare fino in fondo il concetto di igloo, inserendo all’interno ogni dettaglio che potesse far vivere l’esperienza glaciale delle tipiche abitazioni degli eschimesi che si possono trovare nel nord del Canada e della Groenlandia.

Nella casa, composta da soggiorno, camera da letto e due bagni, si possono trovare: finti blocchi di neve per il camino, stalattiti, una finta cascata di ghiaccio, oggetti di design ad hoc, come bollitore e macchina del caffè, e persino il pavimento ricorda una banchisa polare. I lavori sono durati nove mesi e ora l’iconica dimora è stata resa disponibile per gli affitti brevi.

Leggi anche: Le CASE IGLOO di MILANO

# Quanto costa dormirci 

Prezzo a notte casa Igloo

L’annuncio in uno dei portale per gli affitti brevi descrive in questo modo la casa di via Lepanto 13: “Lusso e Design nel cuore di Milano – Benvenuti in un elegante appartamento situato nella prestigiosa zona della Maggiolina a Milano. Questa esclusiva dimora è pensata per chi cerca un soggiorno di alto livello, con dotazioni di design, spazi moderni e comfort premium. Perfetto per 2 ospiti, offre un ambiente sofisticato e rilassante, ideale sia per brevi soggiorni che per periodi più lunghi. La posizione strategica consente di raggiungere comodamente i principali punti di interesse della città.”

E il prezzo? Facendo la simulazione per un soggiorno di due notti, arrivo il 17 e partenza il 19 febbraio 2025, il totale ammonta 411,25 euro, comprensivo di 90 euro di spese per la pulizia.

Continua la lettura con: La CASA IGLOO è in VENDITA: questo il PREZZO

FABIO MARCOMIN

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15 frasi evidenti che fanno capire che sei di Milano

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Il Drago Verde. Credits: Andrea Cherchi (c)

Rilanciamo un grande classico. Dì che sei di Milano senza dire di essere di Milano. Lo abbiamo chiesto di nuovo ai milanesi. Qui le più splendide tra le nuove risposte. 

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15 frasi evidenti che fanno capire che sei di Milano

Ph. @la_geniera_archive IG

# «Non sono mai stato in Tribunale ma conosco più di dieci avvocati» (Daniele Gabrieli)

# «Ci vediamo alle 10.25, ma io sono lì dalle 9.50» (Massimiliano Naldoni)

# «ti che te tàchet i tac» (Mariella Lella- Silvia Gremoli)

# «Devo avere auto euro 100, bestemmio per le ciclabili che praticamente sono in carreggiata, niente metro dopo le 24 e uno sciopero a settimana» (Francesco Pellegrino)

# «Chiavi in mano pronte da 5 minuti prima di entrare in casa» (Cristina Fiorin)

# «L’è minga vera!» (Mariagrazia Zanirati)

# «Codice fiscale F205, caffeino, aperitivo, prefisso 02, vecchia targa MI, correre sempre» (Giada Francesca)

# «Cassoeula, ossbus, risòt giald, panetùn» (Paola Filippini)

Plate with pork meat and savoy cabbage on white background

# «Nata alla Macedonio Melloni» (Gabriella Tomizioli – Simonetta Bellavita) Nota: in alternativa San Camillo o Mangiagalli

# «Senza nemmeno parlare: basta guardare dove mi metto sulla scala mobile…» (Barbara B.)

# «Tàches al tram» (Andrea Bregoli)

# «Tre fermate di 65 e sono in centro» (Giovanna Leimer)

# «Stasera offro io… Al drago verde» (Gio M.)

# «Sono di dove si suona ‘organo dipinto» (Giorgio Bergamaschi)

# «Fa’ no l’asilo Mariuccia…» (Lidia S.)

Ph. @djruby11 IG

Continua la lettura con: 30 modi per dire che sei di Milano senza dire che sei di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Le «Painted Ladies di Milano»: il quartiere con le case dai colori pastello

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Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB - Via Privata Eugenio Gignous

Non solo una mini-piazza: a Milano c’è un intero quartiere con le case con i colori pastello. Sembra di ritrovarsi a San Francisco lungo la Stainer Street, dove si ammirano le Painted Ladies, le bellissime case colorate in stile vittoriano.

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Le «Painted Ladies di Milano»: il quartiere con le case dai colori pastello

# Ai margini delle eleganti ville di lusso di via Monte Rosa

Maps – Il quartiere con le case color pastello

Siamo tra le fermate Amendola e Lotto della linea M1, in zona MonteRosa, nota per le sue eleganti ville di lusso. Andando verso l’esterno della città, poco prima di viale Murillo si trova un piccolo quartiere della città, distribuito su poco più 4 ettari di terreno, che si caratterizza per le sue abitazioni di colore pastello. Tra le vie ricomprese al suo interno ci sono: Pellizza da Volpedo, Paris Bordone, via privata Eugenio Gignous e via Filippo Carcano.

# Via Pellizza da Volpedo

Partiamo dalla più lunga: via Giuseppe Pellizza da Volpedo. Intitolata al pittore conosciuto per il “Quarto Stato”, che dopo diversi anni di “esilio” al Museo del Novecento è ritornato nella sede originaria nella GAM di fronte ai Giardini Indro Montanelli. La strada si caratterizza per abitazioni di pochi piani, tutte con colori pastello che vanno dal rosa salmone al giallo ocra. Alcune hanno delle decorazioni o delle piccole sculture sopra la porta, come la testa di un leone o il biscione ucciso, uno dei simboli della città.

# Via Bordone

Passiamo poi a Via Bordone, dove spicca una villetta di colore giallo ocra, simile ad altre che si possono vedere in via Venti Settembre, e un lungo caseggiato arancio terracotta con decorazioni in rilievo, finestre ad arco e terrazzini realizzati con una successione di piccole colonne sul fronte strada.

# Via Privata Eugenio Gignous

Giovanni Fanelli su Milano Policroma FB – Via Privata Eugenio Gignous

Ma è la via Privata Eugenio Gignous, lunga appena 125 metri, forse quella più pittoresca del quartiere. Le poche case della strada si alternano con colori caldi e freddi: c’è il rosa pesca e il rosa salmone, il giallo, infine il lavanda o pervinca che troviamo anche alternato al colore bianco su una parete verniciata con strisce orizzontali.

# Via Carcano

Completiamo il tour in via Filippo Carcano, dove si fa notare una piccola villetta con torretta di colore giallo ocra, con finestre ad arco in mattoni al primo piano e triangoli sopra le finestre del piano terra, sempre in pietra, che racchiudono il disegno di quelle che a prima vista paiono fontane. La strada ha palazzi ad altezze e colori sfalsati e di filata se ne vede un gruppo caratterizzato da elementi in pietra e accomunati dagli stessi rilievi a forma di anfore, dai timpani sopra le finestre e dai terrazzini bianchi con colonne. Probabilmente sono tutte parte di una stessa proprietà, vista anche la cancellata comune. In direzione di Citylife, nell’ultima immagine sullo sfondo si intravede lo “storto”, trovano infine spazio un edificio bordeaux e un hotel arancio aragosta.

Continua la lettura con: La mini-piazza di Milano dai colori pastello

FABIO MARCOMIN

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La Lombardia avrà l’autostrada dei due laghi? Le tre città coinvolte dal progetto

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Varese-Como-Lecco

Un progetto immaginato 20 anni fa e che Regione Lombardia vuole riportare alla luce, con le dovute modifiche, per collegare in modo veloce e diretto le tre città dei laghi. Vediamo come potrebbe essere il tracciato.

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La Lombardia avrà l’autostrada dei due laghi? Le tre città coinvolte dal progetto

# Il progetto mai realizzato della “Pedemontana del nord” da Varese a Lecco

Flussi veicolari tra Varese e Lecco

Bisogna tornare indietro di quasi 20 anni per risalire al progetto originario di quello che avrebbe dovuto essere in senso letterale l’autostrada pedemontana autentica, visto il passaggio vicino ai monti. Alla fine si è optato per una soluzione in pianura, l’attuale A36 “Pedemontana” in costruzione per collegare l’A8, l’A9, la Brianza centrale e connettersi alla superstrada per Malpensa tramite una bretella Anas. La  “Pedemontana del nord”, l’Autostrada regionale Varese-Como-Lecco”, era stata immaginata con un tracciato di 26 chilometri prevalentemente in galleria, che attraversasse 20 comuni delle tre province, per velocizzare gli spostamenti dei circa 80.000 veicoli al giorno su tutta la direttrice.

# Da Varese a Lecco in 30 minuti

Tratte in funzione A36 Pedemontana, con tangenziali di Varese e Como

A coprire la tratta in questione ci sono le tangenziali di Varese e Como, parte della rete del Sistema Pedemontano, ma Regione Lombardia vuole riprendere in mano il vecchio progetto per realizzare per connettere Varese con Lecco. La giunta ha infatti inserito l’opera nel Programma Triennale dei Lavori Pubblici 2025-2027.

Maps – Da Varese a Lecco

Queste le parole del Consigliere Regionale di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini: «Collegare Lecco in modo più rapido ed efficiente a Varese e all’intera regione, uscendo da questa sorta di milanocentrismo stradale non solo migliorerà la mobilità interna, ma aprirà anche nuove possibilità di connessione con la Svizzera, in particolare con il Canton Ticino, con importanti ricadute economiche per l’area insubrica. Arrivare da Lecco a Varese in mezz’ora è un obiettivo ambizioso ma non impossibile da raggiungere.» Oggi serve il triplo del tempo, a prescindere dalla strada che si sceglie. I due rami del lago di Como e quello di Varese sarebbero quindi collegati in modo diretto, in attesa di progetti ancora più ambiziosi come una «metro dei laghi» che dal Lago Maggiore arrivi sino al Lago di Garda.

Leggi anche: La «Metro dei Laghi»: queste le fermate e la possibile tecnologia

# Il costo stimato dell’opera

Percorso e costi Varese-Como-Lecco

Nel progetto originario, ora da rivedere con i territori e gli enti coinvolti come le cameree di commercio, si prevedeva: la partenza dalla tangenziale di Varese in corrispondenza dell’interconnessione di Vedano Olona, la prosecuzione verso ovest con la connessione all’autostrada A9 nei pressi della barriera di Grandate e dell’innesto con la tangenziale di Como.

Innesto A9 Como

La seconda parte, il percorso Como-Lecco, sarebbe partito dalla tangenziale di Como, nel Comune di Albese con Cassano, per poi procedere in direzione ovest fino ad innestarsi sulla strada statale 36 a Nibionno. L’opera avrebbe un costo complessivo stimato di 1 miliardo e 269 milioni euro, che potrebbe aumentare nel caso di scelta di altre varianti progettuali.

Fonte: Comozero

Continua la lettura con: La PEDEMONTANA INCOMPIUTA

FABIO MARCOMIN

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Il primo bar della storia di Milano. E quello più antico ancora in attività

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Caffè alla Borsa

Nella capitale dell’aperitivo la fanno da padrone bar e caffé. Ma qual è stato il primo bar della città? E qual è il bar più antico tra quelli ancora in attività? Domande che prima o poi a ogni milanese viene da farsi. 

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Il primo bar della storia di Milano. E quello più antico ancora in attività

# Il “Caffè alla Borsa”: il primo bar di Milano, dove si condividono segreti

1801. Milano è la capitale del Lombardo-Veneto sotto dominio degli austriaci. La abitano circa 140.000 persone. Quell’anno apre un bar: in Piazza degli Affari, vicino alla Borsa di Milano. Si chiama: “Caffè alla Borsa”. Il successo è istantaneo: il caffè diviene subito un luogo di incontro per gli uomini d’affari, i banchieri e i commercianti della città che, da tradizione perenne dei milanesi, lo usano come centro di scambio di informazioni e di negoziazioni finanziarie.

# Esplode il boom del caffè

Caffè alla Borsa

Il Caffè alla Borsa introduce anche la novità di servire in un luogo pubblico il caffè, all’epoca ancora una bevanda poco conosciuta e apprezzata, contribuendo così a diffondere la cultura del caffè a Milano e non solo.

governo accademia crusca d'annunzio
accademia crusca d’annunzio

In poco tempo sorgono anche altri caffé ma il Caffé della Borsa si caratterizza per la sua eleganza e il suo prestigio, tanto che nel 1867 viene scelto come sede della Società degli Spettacoli, un importante teatro milanese che ospita spettacoli di prosa e di musica. Nel XX secolo continua il successo del locale che subisce diverse ristrutturazioni per valorizzarne eleganza e raffinatezza, mantenendone comunque il suo fascino storico, con interni impreziositi da decorazioni in stile liberty, specchi e arredi di pregio. Ospita ovviamente le celebrità dell’epoca, su tutti Gabriele D’Annunzio, che frequenta il locale per sorseggiare il suo aperitivo preferito: il Vermouth.

Tra le curiosità legate al Caffè alla Borsa, si racconta che la celebre canzone napoletana “Santa Lucia” sia stata composta proprio in questo caffè: nel 1849, da un gruppo di marinai napoletani in transito a Milano. Inoltre, il Caffè alla Borsa ha ispirato la scrittrice lombarda Grazia Deledda, che lo ha citato nel suo romanzo “Canne al vento”.

# Il caffé più antico ancora in attività a Milano

fonte: Tripadvisor

Il bar di Milano in attività più antico è il “Caffè Cova”: fondato pochi anni quello della Borsa, nel 1817 da Antonio Cova e successivamente acquisito dalla famiglia Biffi nel 1950. Il bar si trova in via Montenapoleone ed è uno dei luoghi più iconici e raffinati della città.

Il Caffè Cova Montenapoleone è celebre per la sua atmosfera raffinata, con interni decorati con marmi pregiati, specchi, lampadari e arredi in stile liberty. Noto anche per le prelibatezze  come i famosi panettoni artigianali, dolci e pasticcini, accompagnati da caffè e tè pregiati. Qualche anno fa è stato acquistato dalla multinazionale della moda, il gruppo LVMH.

 

Continua la lettura con: Il negozio più antico di Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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La montagna d’inverno: 5 passeggiate facili da fare in Lombardia

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Credits: @santi_menca Monte Bolettone

Non c’è tantissima neve. Non solo: fa anche più caldo del previsto. Un clima perfetto per godersi queste 5 passeggiate soft sulle montagne della Lombardia.

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La montagna d’inverno: 5 passeggiate facili da fare in Lombardia

#1 Passeggiata da Valmadrera a San Tomaso (LC) 

Credits: @vitadaciclista
San Tommaso

Affacciata sulle acque del lago di Como, vi è una terrazza panoramica naturale, un vero e proprio polmone verde. Questa può essere raggiunta camminando dal paese di Valmadrera alla località di San Tommaso tramite un sentiero facile e adatto a tutti. Non si arriva ad un altezza elevata: stiamo parlando solo di circa 580 m. Tuttavia la località non è per nulla da sottovalutare. Zona di vigneti nell’Ottocento, sostituiti poi da coltivazioni di mais, segale, orzo e patate, oggi nell’area vi è un alpeggio da dove si può godere il panorama dei laghi Briantei.

#2 Passeggiata lungo la cresta del Monte Bolettone (CO) 

Credits: @santi_menca
Monte Bolettone

La bellezza di questa passeggiata sta proprio nel sentiero da percorrere. Con una camminata di circa un’ora, partendo dal rifugio Alpe Vicerè e arrivando a Capanna Mara, si percorre la dorsale lariana, sulla cresta del Monte Bolettone. Arrivati poi in cima, dove c’è una croce che protegge la vallata, si ha davanti agli occhi un vero e proprio quadro. Una vista a 360° che spazia dal Gran Paradiso alla Grigna Settentrionale e la Grignetta verso nord, dal Monviso alla pianura lombarda verso sud e alla vista di tutti i laghi.

#3 Anello Torno – Montepiatto (CO)

Credits: Triangolo Lariano
Montepiatto

Per raggiungere la piccola chiesetta da cui si ammira uno splendido panorama sul lago di Como, è necessario percorrere una passeggiata dal paese di Torno fino alla località di Montepiatto. Lungo il cammino è possibile trovare massi usati dai romani e cristiani per ricavarne tombe, altari, capitelli e tanto altro, ma è la “pietra pendula” che cattura l’interesse di tutti. Si tratta di un grande masso dalla caratteristica forma di fungo, trasportato dai ghiacciai della Valtellina e della Valchiavenna durante le glaciazioni.

#4 Sentiero del Sole sul Lago Maggiore (VA)

Credits: Youtube
Sentiero del Sole

Chiamato così perché corre lungo il lato soleggiato della montagna, il Sentiero del Sole porta a due balconi panoramici, uno sul Lago Maggiore e l’altro sulla Val Veddasca. Contemporaneamente si potranno quindi vedere le cime montuose innevate e il lago di un blu intenso. Inoltre, già la se la stessa passeggiata per raggiungere le due terrazze è una cartolina, si attraversano infatti i boschi di Agra.

#5 Passeggiata ai tre faggi di Fuipano (BG)

Credits: @nicola_7690
Fuipiano, Valle Imagna

In Valle Imagna, partendo dal paese di Fuipiano, è possibile percorrere un sentiero agevole per raggiungere la località Tre Faggi. Questa prende il nome dalla presenza di tre faggi secolari, ma interessante è anche l’altare dedicato alla Madonna circondato da “dolmen”, megaliti in pietra. Facendo tornare alla mente le architetture celtiche, dalla località si gode anche di un’ottima vista sulle valli bergamasche.

Continua la lettura con: In vendita i biglietti per le Olimpiadi

BEATRICE BARAZZETTI

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Alle porte di Milano un piccolo borgo medievale ha un grande sogno

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Credits: @denise.and.violet

A circa 20 chilometri a sud est di Milano, tra il canale Muzza e il fiume Adda, si trova un piccolo paesino rurale: Corneliano Bertario, una frazione di Truccazzano. Potrebbe essere definito come un borgo bloccato nella sua storicità e nelle sue tradizioni, ma i circa 500 abitanti del paese sono pronti a farne il proprio punto di forza. Infatti, da poco tempo, è nato un grande sogno. Ma prima si scoprire quale, proviamo ad elencare quali sono i 7 punti di forza di questo paese.

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Alle porte di Milano un piccolo borgo medievale ha un grande sogno

#1 Racchiude un pezzo di storia di Milano: la vittoria contro Barbarossa

Credits: @costy_b

Seppur molto piccolo, Corneliano è testimone di gran parte della storia milanese. Infatti, il borgo ha origini romane, ma nel corso dei secoli, soprattutto a partire dal Medioevo, ha visto il passaggio di molte famiglie nobili della città, come i Visconti, i Bigli e i Borromeo. È anche stato luogo di una grande vittoria milanese contro Federico I Barbarossa: si racconta che quest’ultimo sia stato sconfitto perché incantato a guardare il vecchio fiume del paese.

#2 Il bellissimo castello medievale in pietra

Credits: @denise.and.violet

Al centro della piazza vi è il Castello Borromeo, costruito alla fine del 1300. Non bisogna immaginarsi il classico castello Disney, ma piuttosto un grande edificio medioevale in pietra dall’eccezionale bellezza.

#3 Il Conte di Corneliano

Per molti può sembrare strano, ma Corneliano ha ancora un conte a cui far capo. Ovviamente, si tratta di una carica simbolica, ma è ancora a lui che, in quanto proprietario, spettano alcune decisioni.

#4 Il centro storico a forma di infinito

Credits: www.inviaggioinitalia.it

Con la sua forma ad infinito, Corneliano ha un centro storico costituito quasi esclusivamente da edifici medioevali. Qui si respira la magia della vita nelle corti e nelle cascine.

#5 Le campagne e il verde circostanti

Credits: @denise.and.violet

Corneliano è l’opposto di Milano.  Infatti, il paese è circondato da campagne e l’attività che prevale è l’agricoltura. All’interno vi è anche la Riserva Borromeo, un’area di 220 ettari che, in passato, era la riserva di caccia della famiglia.

#6 Un forte senso di comunità

Credits: www.milanofree.it

Ciò che sorprende di più a Corneliano è la vita nel paese. Si viene catapultati in un’altra realtà tra contadini, bambini che si divertono ancora per le strade e pensionati al bar che giocano a carte.

#7 Piccola ma dai “grandi nomi”

Elettra Lamborghini, Gerry Scotti, Lino Banfi, Pierfrancesco Favino sono alcuni dei tanti nomi che hanno ammirato la bellezza di Corneliano per lavoro o per una semplice visita di piacere. Infatti, il borgo è stato sede di alcuni film e spot televisivi.

# Il grande sogno: vincere il titolo di Borgo più bello d’Italia

Il grande sogno dei cittadini è quello di far concorrere il loro paese al concorso sui Borghi più belli d’Italia. Riusciranno a partecipare… e a vincere?

Continua la lettura con: Il BORGO più BELLO d’Italia si trova a UN’ORA da Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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Biglietti Olimpiadi, scatta l’ora X: tutto quello che bisogna sapere per finire fuori pista

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6 febbraio 2026: a un anno esatto dall’inaugurazione dei prossimi Giochi Olimpici, il grande sogno comincia a farsi reale. A partire dal 6 febbraio 2025 diventa possibile accedere in anteprima all’unica biglietteria ufficiale dei prossimi Giochi Olimpici Invernali. Vediamo tutte le cose da sapere.

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Biglietti Olimpiadi, scatta l’ora X: tutto quello che bisogna sapere per finire fuori pista

# 350.000 già in attesa di un biglietto

20 anni dopo l’ultima edizione italiana le Olimpiadi di Milano Cortina iniziano a intravedersi all’orizzonte. Sulla biglietteria ufficiale di milanocortina2026 si sono già registrate 350.000 persone in attesa di un biglietto: circa il 70% provengono dall’estero, già con la valigia in mano sia per assistere agli eventi sportivi, sia per visitare le meravigliose località che ospiteranno le gare. La strategia messa in atto dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO) è volta a definire dei prezzi adeguati al mercato della domanda e dell’offerta. Ma non solo: il Comitato Organizzatore di Milano Cortina 2026 ha integrato una strategia diversificata e inclusiva con l’obiettivo di permettere a tutti gli appassionati di assistere dal vivo allo spettacolo dei Giochi. Ma quanto costano i biglietti? E come si acquistano?

# Dal 6 febbraio via all’acquisto dei biglietti per chi si è già iscritto

olimpiadi 2027
Credits: radiolombardia.it

Entro il 15 gennaio sulla piattaforma ticketing ufficiale, tickets.milanocortina2026.org, ci si poteva registrare per acquistare un biglietto nella prima fase di vendita senza code e attese. Attraverso un sorteggio viene ora stabilito a partire dal 6 febbraio quando sarà il turno d’acquisto per ciascuno dei 350.000 iscritti dando così la possibilità di scegliere le migliori categorie di biglietto tra quelle disponibili. Per le Paralimpiadi la procedura sarà diversa: non è prevista una fase di sorteggio e la vendita inizierà direttamente il 6 marzo, esattamente un anno prima della cerimonia di apertura paralimpica.

# E chi non si è iscritto?

Anche chi non si è già iscritto potrà comunque acquistare i biglietti: la vendita libera inizierà ad aprile si potranno acquistare i biglietti in base alle disponibilità rimaste. Oltre al biglietto classico, ci sarà la possibilità di vivere esperienze ancora più uniche: sono disponibili i pacchetti “hospitality” di On Location, agenzia ufficiale del CIO. Questi comprendono trasporto, alloggio e cene gourmet preparate da grandi chef italiani, offrendo un’opportunità premium per aziende e privati che vogliono vivere i Giochi in modo indimenticabile.

# I prezzi dei biglietti: la metà sotto i 100 euro

Per i Giochi Olimpici che si terranno dal 6 al 22 febbraio 2026, i prezzi partono dai 30 euro, oltre il 20% sarà sotto i 40 euro e più della metà sarà inferiore ai 100 euro. Tantissime anche le agevolazioni per i Giochi Paralimpici che avranno luogo dal 6 al 15 marzo 2026, con prezzi che partiranno da 10 euro per gli Under 14 e con più di 200 mila biglietti, circa l’89% tra quelli in vendita, disponibili a meno di 35 euro.

# I prezzi da record: 1.400 euro per la finale di hockey, 7.500 per la cerimonia di apertura

Entrando più nello specifico: 

– Per le Paralimpiadi si parte dai 10 euro, ma i biglietti di categoria A e B costeranno un massimo di 80 euro per le gare e di 650 euro per assistere sulle sedute migliori alla cerimonia di apertura all’Arena di Verona.
– Per le Olimpiadi i prezzi salgono perché si parte dai 30 euro fino ai 1.400 per la finale maschile di hockey su ghiaccio, esistono però dei biglietti intermedi come quelli da 1.200 euro per assistere al gala di pattinaggio di figura, per arrivare ai 220 euro per i posti migliori dello sci alpino.

 

Per chi vuole vivere invece un’esperienza completa, ci sono soluzioni che combinano biglietti per più eventi con soggiorni in hotel di alta categoria, superando anche i 10.000 euro a persona. Ad esempio, assistere alla cerimonia di apertura in una posizione d’élite può costare fino a 7.500 euro, includendo accesso a servizi esclusivi. Queste offerte non sono per tutti, ma promettono un’esperienza memorabile.

Continua la lettura con: Un anno alle Olimpiadi: che cosa si dovrebbe per rendere anche Milano all’altezza

MARTA BERARDI

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Le 5 fonti miracolose della Lombardia: due sono a Milano

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Ph. @don_matteo_347 IG

Perché in Lombardia ricevere miracoli è facile come bere un bicchier d’acqua. Ecco le 5 fonti miracolose e benefiche della nostra regione. Nota: l’immagine di copertina si riferisce alla Chiesa Di San Giuseppe Dei Teatini a Palermo.

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Le 5 fonti miracolose della Lombardia: due sono a Milano

Tra le molte meraviglie che costellano la nostra bella regione e città si possono contare diverse storiche fonti. Alcune sono considerate miracolose, alcune semplicemente benefiche, tutte molto amate dai lombardi e dai milanesi in un tempo in cui Milano era davvero… da bere!

#1 SANTA MARIA DEL FONTE A CARAVAGGIO: LA FONTE DELLA MADONNA

credit: santuaritaliani.it

Questo santuario, situato in provincia di Bergamo, è stato costruito in seguito all’apparizione della Vergine Maria, qui avvenuta nel 1432.

Dobbiamo pensare che nella prima metà del XV secolo la zona di Caravaggio era interessata da incessanti lotte politiche che vedevano contendersi Milano e Venezia per il possesso della zona. Fu in quel periodo quindi che la giovane contadina Giannetta de’ Vacchi ebbe la visione della Madonna. Secondo quanto riferito dalla giovane, Maria chiese agli uomini di fare ammenda per i propri peccati e chiese di erigere una cappella sul luogo per ringraziamento. La Madonna fece apparire una sorgente d’acquaGiannetta portò il suo messaggio così come anche diverse anfore colme d’acqua, che si rivelarono miracolose. La sorgente divenne così rapidamente meta di pellegrinaggi che continuano anche in età moderna, da parte di malati in cerca di sollievo.

#2 SANTUARIO DELLE FONTANELLE DI MONTICHIARI: LA “LOURDES ITALIANA”

La località in provincia di Brescia è definita laLourdes italiana” in virtù del fatto che dal 1966 richiama pellegrini da tutto il mondo. Al Santuario ivi presente si possono riempire bottigliette con l’acqua della fonte sacra, ed è anche possibile camminare nella piccola vasca.

Tutto iniziò nel 1966, quando la Madonna apparve a Pierina Gilli. Pare che Maria abbia accompagnato la donna in questo luogo, che un tempo si chiamava Fonte San Giorgio, e le abbia rivelato la salubrità e santità di quelle acque. I pellegrini possono accedere alla fonte tramite la Scala Santa, cioè una scalinata che andrebbe percorsa in ginocchio. Appese alla vasca si possono vedere le immagini di tutti i miracoli avvenuti grazie alla fonte.

#3 SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA FONTANA: L’ACQUA DELLA FECONDITA’ 

credit: inognidove.it

Questo santuario sorge a Casalmaggiore, sulle rive del Po in zona cremonese

Pare che prima dell’anno mille, vicino ad una fonte che serviva ai viandanti per dissetarsi, fosse stata costruita una cappella dedicata alla Madonna. Da quel momento chi si fermava univa le preghiere al bicchiere d’acqua dissetante. Conseguentemente, nel 1463 nacque il Santuario attuale. La Madonna era profondamente presente nell’immaginario collettivo delle popolazioni del luogo proprio perché in occasione di pestilenze, incursioni soldatesche, carestie, aveva sostenuto gli abitanti rendendo fecondi i terreni e i vigneti grazie a quell’acqua miracolosa.

#4 SANTUARIO DI SANTA MARIA ALLA FONTANA: LA LOURDES MILANESE

credit: ilmirino.it

Nel cuore di Milano c’è una piccola Lourdes. Ebbene si, il chiostro del santuario di Santa Maria alla Fontana, nella zona di Porta Nuova, nasconde un piccolo segreto: all’ingresso della chiesa c’è una lapide che celebra la prima pietra posata nel 1507.

Dietro all’altare si trova una piccola scala con cinque gradini che conduce alla fonte: undici bocchette da dove sgorga l’acqua miracolosa, corredate anche da bicchierini messi a disposizione dei fedeli.

La storia ci parla di due miracoli connessi a tale luogo. Il primo personaggio ad essere graziato fu il blasonato Carlo D’Amboise nel XVI secolo. Pare che egli sia guarito dopo aver bevuto da tale fonte sebbene all’epoca le sue proprietà taumaturgiche fossero già ampiamente note. Il secondo miracolo riguarda invece tre fanciulli francesi che sarebbero guariti dopo aver bevuto da tale fonte. Pare anche che fu in seguito a questo miracolo che fu commissionata la costruzione del chiostro e del santuario così come sembra che il disegno e la progettazione del chiostro appartengano alla mano di Leonardo.

#5 ACQUE MARCE: LO ZOLFO CURATIVO DEL SEMPIONE

credit: pinterest.ch

Queste fonti non sono miracolose ma sono entrate nell’immaginario degli abitanti della città per le loro proprietà benefiche.

Un tempo a Milano esistevano tre fontane dell’acqua marcia, così come venivano chiamate dai meneghini le fontane di acqua solforosa. A cavallo tra gli anni ’20 e ’30 furono costruite tre fontane per consentire ai milanesi di godere delle proprietà benefiche di alcune falde scoperte all’inizio del secolo, momento in cui a causa della piena espansione della città si cercavano nuove falde acquifere. Alcune di queste falde erano denotate da forte odore di marcio per la presenza di discrete quantità di zolfo. Queste acque non erano ovviamente utilizzabili dall’acquedotto ma erano considerate salutari. In questo contesto ecco quindi la costruzione delle tre fontane, tutte e tre caratterizzate dalla forma ottagonale. L’unica ancora attiva è quella che si trova nel Parco Sempione, dove si scende per andare all’Arena. Vi era al centro della fontana un cartello che avvertiva della non potabilità dell’acqua. Ciononostante molti ancora oggi vi riempiono bottiglie e bottigliette. Purtroppo però, ora tale fontana versa in cattive condizioni e in una situazione di incuria.

La seconda è in Piazza Sant’Angelo ed è decorata dalla statua di bronzo di San Francesco che predica agli uccelli, mentre la terza ed ultima è in Piazza Emilia. Essa è decorata con una citazione della celebre poesia di San Francesco e dalla scritta ‘pax et bonum’ (pace e fortuna).

Leggi anche: 5 PASSEGGIATE facili da fare in Lombardia in MONTAGNA D’INVERNO

GIULIA PICCININI

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Quante ne sai su Milano? Il quiz «definitivo» per capire quanto milanese sei

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Ph. @milanese.muse IG

Di Milano sei se di Milano sai. Questa la regola d’aurea per vivere la città. Questo è il test definitivo per metterti alla prova nella conoscenza di Milano. Scrivi su un foglio la lettera di ogni risposta e in fondo controlla: il numero di risposte esatte ti svelerà cosa è Milano per te.

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Quante ne sai su Milano? Il quiz «definitivo» per capire quanto milanese sei

Ph. Ornella Vanoni @instaicons.it IG

#1 Dove è avvenuta la fatal caduta di Manzoni che ne ha causato la Morte?

a)          A casa Manzoni in via Moroni.

b)          Nella chiesa di San Fedele

c)          Sul sagrato del Duomo

 

#2 Quale, tra le sue opere, Verdi amava di più?

a)          Il Fastlaff

b)          La Traviata

c)          Casa Verdi in Buonarroti

 

#3 Dove è sepolta Sandra Mondaini?

a)          Al Monumentale

b)          Al Cimitero Maggiore

c)          Al Cimitero di Lambrate

 

#4 Quale fu il primo grattacielo a superare in altezza la Madonnina?

a)          La Torre Velasca

b)          Il Pirellone

c)          La Torre Breda

 

#5 Dove si trova il murale di Iena Cruz che assorbe lo smog cittadino?

a)          In Bicocca

b)          In Lambrate

c)          A Quarto Oggiaro

#6 Fernanda Wittgens fu la prima direttrice…

a)          Del Mudec

b)          Di Brera

c)          Della Pinacoteca Ambrosiana

 

#7 Il Cenacolo si trova?

a)          In Duomo

b)          Nel complesso della Madonna delle Grazie

c)          In San Maurizio al Monastero maggiore

 

#8 In quali anni furono coperti i Navigli?

a)          ‘20

b)          ‘30

c)          ‘40

 

#9 Villa Invernizzi è famosa per i suoi?

a)          Affreschi

b)          Prodotti caseari

c)          Fenicotteri

 

#10 La prima piscina privata cittadina fu richiesta…

a)          Dai Necchi Campiglio

b)          Dai Litta Modigliani

c)          Da Mussolini

#11 La statua della Madonnina fu posta in cima al Duomo…

a)          Nel ‘600

b)          Nel ’700

c)          Nell’800

 

#12 La prima metropolitana fu inaugurata…

a)          Nel 1961

b)          Nel 1964

c)          Nel 1969

 

#13 A chi si deve il nome della Rinascente?

a)          A Gabriele D’Annunzio

b)          A Giovanni Battista Pirelli

c)          A Giacomo Puccini

 

#14 Tommaso Marino, la cui residenza è sede del Comune di Milano fu un ricco commerciante…

a)          Di Pisa

b)          Di Venezia

c)          Di Genova

 

#15 ll Teatro alla Scala si chiama così…

a)          Per il bassorilievo che raffigura la scala musicale

b)          Per la grande scalinata del Foyer

c)          Per la fu vicina chiesa della Madonna della Scala

 

Le soluzioni sotto l’immagine

quiz
Foto di Andrea Cherchi

 

SOLUZIONI

#1 B
#2 C
#3 C
#4 C
#5 C
#6 B
#7 B
#8 B
#9 C
#10 A
#11 B
#12 B
#13 A
#14 C
#15 C

 

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Da 0 a 3 risposte esatte: Welcome in Milano! Where are you from?

Da 4 a 6 risposte esatte: Benvenuto/a a Milano! Da quale città arrivi?

Da 7 a 9 risposte esatte: È il momento di chiedere la residenza. Piano piano Milano sta diventando anche tua.

Da 10 a 12 risposte esatte: La soglia minima per poter accedere alla redazione di milanocittastato.it. Scrivici su: info@milanocittastato.it

Sopra le 13 risposte esatte: Che tu lo sia di nascita o di scelta, Milano per te non ha più segreti.

Continua la lettura con: Il testina test: sei o non sei milanese

ROBERTO BRACCO

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