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Perché venire a vivere a Milano: i 7+1 motivi (secondo i milanesi)

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Foto Alessandro Kerze Man - MFW Milano 2024

Abbiamo chiesto ai milanesi i motivi per cui vale la pena venire a vivere a Milano. Queste le 7+1 risposte più quotate.

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Perché venire a vivere a Milano: i 7+1 motivi (secondo i milanesi)

#1 L’unica città internazionale in Italia

Credits lylaintheskywithdiamonds IG – Gud Citylife

“Mille motivi! È una bellissima città. È la vera unica città davvero internazionale in Italia. Chiede molto ma allo stesso tempo offre molte opportunità, per chi ha la voglia e la determinazione di impegnarsi nel proprio lavoro e di mettersi in gioco” – Ale Casile

In un’epoca di riscoperta della propria identità c’è chi non teme l’internazionalità. Per tutti quelli il luogo dove vivere non può che essere Milano, l’unica metropoli italiana con un respiro internazionale. 

#2 Una sanità migliore

Credits Andrea Cherchi – Ospedale Galeazzi

“Milano e sempre Milano offre più sevizi anche la sanità migliore del sud.” – Sara Marano.

In un’epoca in cui tutti si sentono sempre più insicuri, conviene vivere in una città dove se hai qualche problema di salute trovi subito, o quasi, chi si prende cura di te. 

#3 Per studio e lavoro

Foto redazione – Università Bocconi

Opportunità lavorative e di studio e perché nonostante tutto non crolla mai!” – Elena Zanetti. Milano è anche dané e opportunità di studio. Un mito incrollabile. 

Leggi anche: Le MIGLIORI 10 AZIENDE dove lavorare in ITALIA

#4 Per l’offerta culturale, di eventi e di attività per il tempo libero

La musica vive qui – Credits: Milano Music Week

“Anche da pensionata si sta benissimo! Ci sono mille cose da fare ogni giorno.” – Emilie Marenghi

“Esserci nata a Milano è bellissimo, offre tante cose ma soprattutto ci sono molte cose da fare e non è una città monotona offre tante iniziative per tutti!!!” – Luisa Perna

“Milano è l’unica metropoli in Italia ed offre tantissime possibilità in tutti i campi: lavorativo, culturale e del tempo libero. Io sono arrivata nel 1986 e non mi sono pentita. Però l’alterno con la Liguria soprattutto ora che non lavoro più” – Maniga Marina

#5 Ha servizi per tutte le tasche

Credits novikova_na_talia IG – Coda Luini

“Milano mi ha accolto 14 anni fa. È una città che offre lavoro e qualsiasi tipo di servizio, soprattutto per tutte le tasche. Non la cambierei con nessun’altra città italiana.” – Nicolò Acquadro

#6 Il meglio dello stile italiano

pexels- Andrea Piacquadio

“Lo stile italiano in moda e design.” –  Maria Rönnqvist

Questo conquista soprattutto chi viene dall’estero. 

#7 “Milan col coeur in man”

panequotidianoonlus IG

“I milanesi sono super, gente di cuore” – Beatrice Antoniotti

Milano è soprattutto una comunità. Come capita forse solo nei piccoli borghi. 

#7+1 Ha i vantaggi della metropoli e del piccolo paese

Credits Andrea Cherchi – Milano vista dall’alto

“È una specie di via di mezzo tra una metropoli e una cittadina di provincia, con, non dico tutti, ma molti dei vantaggi di entrambe” – Daniele Gabrieli

Una metropoli a misura d’uomo. Forse la caratteristica che la rende davvero unica. 

Continua la lettura: Le 5 FISSAZIONI TIPICHE di MILANO e dei MILANESI

FABIO MARCOMIN

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Le 3 «linee celeri»: il progetto per collegare Milano con Seregno, Garbagnate e Bergamo

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Vi siete mai chiesti come mai la stazione M2 di Garibaldi è predisposta per avere ben 4 binari? Perché era al centro di un progetto ambizioso per Milano. Quello delle «linee celeri».

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Le 3 «linee celeri»: il progetto per collegare Milano con Seregno, Garbagnate e Bergamo

# Quando Garibaldi doveva essere il capolinea delle linee celeri

Vi siete mai chiesti come mai la stazione M2 di Garibaldi è predisposta per avere ben 4 binari? Certo oggi ce ne sono solamente 3 ed uno viene utilizzato per mettere in comunicazione la linea M5 con i depositi di M2. Porta Garibaldi non è l’unica dotata di più binari del necessario: i binari sono ancora completamente presenti a Cascina Gobba dove vengono utilizzati dai mezzi della M2, mentre a Gorgonzola sono stati rimossi. Per capire come mai sono presenti questi binari dobbiamo fare un viaggio nel passato per scoprire anche cosa sarà del futuro.

La stazione M2 di Garibaldi sarebbe stata molto ma molto più importante di quanto lo è oggi, infatti sarebbe stato il capolinea delle “linee celeri” della Brianza che si sarebbero poi collegate con le linee celeri dell’Adda tramite la M2, ma una cosa per volta.

# Il progetto di collegare Milano a Bergamo con una linea celere

Le linee celeri erano un progetto di ATM della fine degli anni ’50, un sistema visionario, che avrebbe permesso di costruire 85 km di metrotranvie che avrebbero collegato il capoluogo meneghino alla Brianza e al bergamasco.

Solamente parte di una linea celere dell’Adda venne realizzata: quella tra Milano e Gorgonzola, che si sovrapponeva in parte al percorso della Linea M2, motivo per il quale nella stazione di Cascina Gobba sono ancora presenti 4 binari. Dopo Gorgonzola la linea sarebbe dovuta proseguire seguendo l’attuale tracciato della M2 fino a Gessate e da lì sarebbe arrivata a Bergamo, un’infrastruttura utopistica per l’epoca, che risulterebbe straordinaria se portata a termine oggi.

# Il “sogno” verde di Vimercate 

La seconda linea celere dell’Adda avrebbe ricalcato quello che è l’attuale sbinariamento delle linea verde, raggiungendo prima Cologno Monzese e poi Vimercate, ricalcando il percorso della tranvia Milano-Vimercate. La M2 ha raggiunto Cologno negli anni ’80 e a 40 anni dagli ultimi prolungamento brianzolo, si pensa che la linea verde possa raggiungere Vimercate, andando così a completare la prima linea celere dell’Adda con 70 anni dopo la sua prima ideazione.

# In centro un’occasione persa

A Porta Garibaldi i binari extra sono stati pensati per ben tre linee che avrebbero connesso la Brianza ad una delle più importanti stazioni di Milano. In questo caso furono realizzate delle tranvie e oggi si lavora per lo sviluppo di servizi di metrotranvie.

#1 Da Garibaldi a Garbagnate.

La linea celere per Milano avrebbe percorso un tratto unico tra il capolinea di Garibaldi e la stazione di Affori, intercettando quelle che oggi sarebbero le stazioni di Maciachini e Dergano, sovrapponendo in parte il percorso con quello dell’attuale M3. Dopo lo sbinariamento ad Affori la metro via sarebbe proseguita ad ovest ricalcando il percorso della Milano-Limbiate, oggi in rifacimento completo, raggiungendo poi Mombello. Nei pressi di Cassina Amata ci sarebbe stata una diramazione verso Garbagnate.

#2 Da Affori a Seregno.

Da Affori, proseguendo verso est si sarebbe diretta verso il comune di Bresso, per poi arrivare sino alla stazione ferroviaria di Seregno, già molto importante all’epoca. Il percorso è stato realizzato in parte attraverso la tranvia extraurbana Milano-Desio, che ora verrà resa metrotranvia e raggiungerà la stazione di Seregno

Il progetto originale in qualche modo è quasi completato, anche se il collegamento tra metrotranvia e M2 presso la stazione di Garibaldi non è possibile, un buon interscambio dovrebbe comunque esserci. Infatti a ovest già a Comasina è possibile cambiare con M3, mentre a est ci sarà il collegamento con M5 a Bignami, o nel caso di prolungamento della linea a Bresso.

# Da Milano a Bergamo: le possibili fermate

Il progetto più ambizioso potrebbe essere quello di riuscire a portare la M2 fino a Bergamo. Qualcuno ha lanciato l’idea di creare un’infrastruttura metropolitana per la città di Bergamo che avrebbe la sua ultima fermata a Osio Sotto. Il prolungamento di M2 tra Gessate e Osio Sotto sarebbe in superficie con una lunghezza di circa 15 km, ipotizzando le fermate nei comuni di:

Cascina Pignone

– Masate sud

– Masate nord

– Trezzano Rosa

– Grezzago

– Trezzo sull’Adda

– Capriate San Gervasio (A4 e/o Pedemontana)

– Brembate

– Boltiere

– Osio Sotto

Continua la lettura con: La Grande Bergamo: le tre linee della metro

SAMUELE GALBIATI 

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Qual è l’età media dei milanesi? Il nuovo quartiere più giovane della città

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Milano cambia volto ogni giorno, tra quartieri che si trasformano e una popolazione sempre variegata. Mentre la città invecchia, le nuove generazioni continuano ad arrivare, scopriamo cosa raccontano i dati dell’anagrafe.

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Qual è l’età media dei milanesi? Il nuovo quartiere più giovane della città

# Una città che cambia: i dati dell’anagrafe

Credits: genteinmovimento.com
Credits: genteinmovimento.com

Milano, con i suoi 1,4 milioni di abitanti registrati nel 2024, è in continua trasformazione. Secondo i dati diffusi dal sindaco Beppe Sala, la città mantiene un elevato livello di ricambio demografico: negli ultimi dieci anni, il 26% dei residenti è cambiato. Uno su quattro. 

Altro aspetto rilevante è la composizione della popolazione per genere: il 51,3% dei residenti è donna, e la percentuale cresce con l’aumentare dell’età. Inoltre, il 21,3% della popolazione milanese non ha la cittadinanza italiana: la comunità straniera guidata dagli egiziani, seguiti da filippini, cinesi, bengalesi, rumeni e peruviani. Questo dato conferma Milano come una metropoli internazionale e multiculturale, dove le diverse comunità contribuiscono alla vivacità sociale ed economica della città. La presenza di una popolazione così variegata si riflette anche nella diffusione di negozi etnici, ristoranti internazionali tipici della città.

# Dergano supera San Siro: è il nuovo quartiere più giovane

Credits: Wikipedia
Credits: Wikipedia

Tra i dati più significativi dell’anagrafe 2024 emerge il sorpasso di Dergano su San Siro come quartiere più giovane della città. Per anni, San Siro ha detenuto il primato, soprattutto grazie all’alta concentrazione di giovani nelle case popolari Aler, dove ben tre abitanti su dieci hanno meno di 19 anni e oltre il 57% ha origini straniere. Tuttavia, nel 2024 Dergano si è distinta per un ricambio generazionale ancora più marcato, diventando il punto di riferimento per le nuove famiglie e i giovani che si trasferiscono in città.

Dergano ha vissuto una fase di rigenerazione urbana che ha portato alla nascita di nuove attività commerciali, spazi di coworking e aree verdi attrezzate, rendendolo più attrattivo per le nuove generazioni, anche se mancano ancora veri e propri luoghi di ritrovo serale.

La sua vicinanza alla metropolitana, all’università e ai poli di innovazione, come il Campus Bovisa del Politecnico, ha contribuito a renderla una zona strategica. La crescente presenza di studenti e professionisti ha anche stimolato il mercato immobiliare della zona, portando a un aumento del costo degli affitti e della richiesta di alloggi.

# L’età media del milanese: 46 anni

Credits: sannicandro.org

Anche Milano non sfugge alla tendenza nazionale del calo demografico: nel 2024 sono nati solo 8.795 bambini, l’età media dei milanesi è di 46 anni e in città abitano ben 487 ultracentenari. Questo fenomeno, unito all’aumento dell’età media, pone interrogativi sul futuro della città in termini di servizi, politiche sociali e sostenibilità del sistema pensionistico.

L’invecchiamento della popolazione richiede infatti un potenziamento dei servizi sanitari e assistenziali, oltre a un ripensamento degli spazi urbani per rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più anziana.

Nonostante il declino delle nascite, Milano continua ad attrarre nuovi residenti, spesso giovani professionisti e studenti, contribuendo al ricambio demografico. Tuttavia, il costo della vita sempre più elevato e il mercato immobiliare competitivo rappresentano sfide significative per chi desidera stabilirsi in città. Il prezzo medio degli affitti ha registrato un incremento del 10% negli ultimi tre anni, rendendo sempre più difficile per le fasce più giovani trovare soluzioni abitative accessibili.

# Milano tra attrazione e trasformazione

Credits: expedia.it
Credits: expedia.it

Nonostante il caro-affitti e il diffondersi dello smart working, Milano mantiene un saldo migratorio positivo. Il tasso di iscrizione all’anagrafe è del 3,4%, mentre quello delle cancellazioni è del 2,6%. Ma negli ultimi cinque anni le cancellazioni sono aumentate del 18,5%, segnale che il costo della vita potrebbe spingere sempre più persone verso l’hinterland. 

Parallelamente, la città sta subendo cambiamenti anche a livello economico e commerciale. Secondo la Camera di Commercio, negli ultimi due anni il 20% delle edicole ha cambiato proprietario e numerosi negozi storici hanno chiuso, lasciando spazio a catene internazionali.

I dati dell’anagrafe milanese raccontano una città che cambia volto: più anziana, ma paradossalmente attrattiva per i giovani, più cara, ma ancora capace di attirare le nuove generazioni.

Continua la lettura con: Sono arrivati in Italia 4.500 super-ricchi stranieri: la metà sono a Milano

MATTEO RESPINTI

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Malpensa sarà il primo aeroporto a idrogeno?

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Chatgpt AI - Malpensa hub dell'idrogeno

Mentre con il progetto H2iseO si punta a dar vita alla prima Hydrogen Valley italiana, per fornire energia ai treni della Brescia-Iseo-Edolo e ai bus della Valcamonica, Malpensa potrebbe essere il primo aeroporto italiano a idrogeno. Questo il progetto allo studio e la sfida ancora più ambiziosa all’orizzonte.

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Malpensa sarà il primo aeroporto a idrogeno?

# Dall’idea alla realtà: Malpensa punta sull’idrogeno

Credits deliluna IG – Malpensa

Oggi è solo un progetto sulla carta, ma l’obiettivo è ambizioso: trasformare Malpensa in un punto di riferimento per la mobilità sostenibile, dimostrando che l’idrogeno può essere la chiave per decarbonizzare trasporti e logistica. Alla base c’è TH2ICINO, un’iniziativa europea finanziata da Horizon Europe, che coinvolge un consorzio di nove partner internazionali tra cui RINA Consulting, SEA Aeroporti di Milano, il Comune di Busto Arsizio e Confindustria Varese. Un primo passo concreto è stato fatto l’11 marzo 2025, quando ai Molini Marzoli di Busto Arsizio si è tenuto un incontro per discutere lo stato dell’arte del progetto. Tra gli ospiti, Luca Folegani, vicesindaco di Busto Arsizio, e Luca Donelli, vicepresidente di Confindustria Varese, insieme a esperti del settore industriale e scientifico. A guidare il confronto, Bruno Sodiro di RINA Consulting, che ha tracciato la rotta per il futuro dell’idrogeno in Lombardia. 

# L’idrogeno come leva per la decarbonizzazione e la competitività

Credits: fortuneita.com

Il cuore del progetto è la combinazione tra produzione locale di idrogeno e utilizzo diretto nei trasporti e nell’industria, con effetti tangibili sull’ambiente. Il solo impianto da 5 MW previsto nell’area di Malpensa potrebbe tagliare le emissioni di oltre 4.400 tonnellate di CO₂ all’anno. Questa risorsa sarebbe in grado di trasformare settori altamente energivori come cemento, vetro e ceramica. Ma c’è di più: l’idrogeno non è solo un’alternativa ecologica, è anche un’opportunità economica. Investire ora significa accedere a fondi europei, incentivi e nuovi mercati. «L’idrogeno è un investimento nel futuro: non possiamo permetterci di aspettare», ha dichiarato Sodiro.

# Malpensa diventerà il primo aeroporto italiano a idrogeno?

Chatgpt AI – Malpensa hub dell’idrogeno

L’obiettivo è far entrare Malpensa nella mappa delle Hydrogen Valleys europee, trasformandola in un hub strategico per la mobilità e l’industria del futuro. Se il piano dovesse andare in porto, Malpensa potrebbe diventare il primo aeroporto italiano a idrogeno. Autobus, mezzi di terra, dai bus navetta ai mezzi logistici, e perfino treni saranno alimentati da questa energia pulita, segnando l’inizio di una rivoluzione sostenibile. Una rete di stazioni di rifornimento dedicate garantirebbe autonomia e operatività.

Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti, anche perchè la vera sfida è creare un ecosistema dell’idrogeno replicabile in altre regioni d’Italia ed Europa, contribuendo alla nascita di una vera rete di Hydrogen Valleys.

Fonte: Varesenews

Continua la lettura con: «I treni a idrogeno lombardi vanno bocciati!» Ma il sogno della Hydrogen Valley prosegue

FABIO MARCOMIN

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Sant’Ambrogio non voleva diventare vescovo: dalla sua fuga mancata nacque Corbetta

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Il Vescovo proprio non lo voleva fare. Lui era governatore di Milano e si era semplicemente offerto di mettere pace

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Sant’Ambrogio non voleva diventare vescovo: dalla sua fuga mancata nacque Corbetta

Lui era governatore di Milano e si era semplicemente offerto in una giornata d’inverno del 374 di mettere pace tra le due fazioni in cui era spaccata la Chiesa di Milano: quella ariana e quella ortodossa.

Gli ariani volevano un loro rappresentante alla carica religiosa più importante della città, gli ortodossi ne volevano uno loro. Ambrogio prese la parola tenendo un discorso sull’imparzialità che meravigliò i milanesi. Tanto che al termine si alzò forte il coro: “Ambrogio vescovo! Ambrogio vescovo!“.

Prima alcuni, poi la folla, a cui si unirono anche i rappresentanti di entrambe le fazioni. Tutti d’accordo che fosse lui la persona giusta per unire la Chiesa. Tutti d’accordo tranne lui che proprio non ne voleva sapere. Lui era un politico non un religioso. E poi aveva ricevuto condanne, aveva delle amanti, aveva altro da pensare che prendere l’abito talare. Provò a convincere i milanesi ma niente, quelli erano irremovibili. Milano voleva lui.

Ambrogio aspettò la notte e poi cercò di fuggire su Betta, la sua mula, in direzione Pavia. Ma benché conoscesse bene la strada, Ambrogio si perse più volte, ritrovandosi per incanto sempre a Milano. All’alba era ancora davanti a Porta Romana e alcuni milanesi riconoscendolo lo riportarono in città. Nel luogo dove Ambrogio si era fermato, stanco e pensieroso, sorse poi un convento per ricordare il suo tentativo di fuga.

Ma Ambrogio non si perse d’animo: andò da un maniscalco e fece ferrare la sua mula al contrario in modo che gli eventuali inseguitori avrebbero cercato in direzione opposta alla sua. Al calar della sera questa volta scelse di andare a ovest, in direzione Magenta. Una strada che conosceva bene, senza boschi in cui perdersi.

Ma sulla strada per Abbiategrasso a un certo punto la sua mula si arrestò. “Corr Betta, Corr Betta!” la incitava il futuro santo patrono di Milano ma lei non ci voleva sentire e rimase immobile. Le grida di Ambrogio furono udite dagli inseguitori che in breve tempo lo raggiunsero, riportandolo in città.
Da questo episodio prese il nome la località in cui la mula si fermò consegnando Ambrogio ai milanesi e alla storia: Corbetta.

Fonte: Milano segreta, Francesca Belotti – Gianluca Margheriti, Newton Compton Editori

Continua la lettura con: Le grida nelle strade nella Milano del 1973

MILANO CITTA’ STATO

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«La metropolitana deve proseguire oltre Monza, almeno fino a…»

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Buongiorno,

Leggo con estremo interesse gli aggiornamenti circa il progetto metropolitana a Monza, purtroppo devo constatare che quello che giustamente avrebbe già dovuto essere realizzato già 50 anni fa è ancora in alto mare. Non solo: la tratta avrebbe dovuto essere prolungata almeno fino a Carate, data la maggior concentrazione di abitanti a nord di Milano. Facendo passare la metro sotto la Valassina ad es. avremmo di molto ridotto traffico e inquinamento. Devo constatare con grande amarezza e sconcerto che non c’è la minima volontà di realizzare quest’opera che avrebbe portato progresso e benefici. Chi ha voluto ostacolare intenzionalmente tutto questo? Per la pedemontana, che non interessa a nessuno, i soldi si sono trovati. Questa che invece sarebbe l’opera più importante di tutti gli altri progetti comprese tutte le altre diramazioni della mm viene accantonata…
 

Grazie 

Ps. Tra l’altro penso che il terreno sottostante la Valassina si presti per essere scavato. Si dovrebbe procedere da Fulvio Testi e venire verso nord. Ma Monza non deve essere il capolinea: si deve proseguire! Altrimenti resta un lavoro fatto a metà.

CARLO BUSNELLI

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Consegnare la posta in Brianza con la metro. Il mio sogno.  
 
 
 
IL POSTINO
 
Vuoi segnalare qualcosa, fare una domanda, sfogare la tua creatività o la tua disperazione? Manda una mail a info@milanocittastato.it (Oggetto: I fatti nostri). 

Continua la lettura con: «Non solo per le corse tagliate: ci vuole il rimborso per i tram interrotti e per i mezzi sporchi…»

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«E’ successa una cosa pazzesca» – Ep. 2 – Ci vediamo a Fermento

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«E’ successa una cosa pazzesca»: la seconda parte di Ci vediamo a Fermento, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato: cinque ventenni, con personalità e visioni del mondo diverse, si confrontano apertamente sulle loro esperienze. La seconda puntata di Ci vediamo a Fermento sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

Qui la prima parte:

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @mi2fructuoso76 IG

La foto del giorno: oggi siamo in piazza Tommaseo

Ph. @mi2fructuoso76 IG

Ph. @mi2fructuoso76 IG

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Continua la lettura con: La foto del Giorno 

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Quando il giovane papà milanese accompagna il figlio all’asilo

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Se non lo trovo scappo in Antartide.

Qui il video: Quando il giovane papà milanese accompagna il figlio all’asilo

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Continua con: Milanesi già impazziti per le Olimpiadi

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Anche la periferia avrà la sua ZTL: sarà qui

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Ztl a San Siro

Dopo la bocciatura da parte del MIT all’inizio del 2024, Palazzo Marino ha rivisto le regole e nei prossimi mesi prevede l’attivazione del prima grande ZTL fuori dal centro, abbinata ad un servizio sperimentale di gestione dei parcheggi. Dove si trova, come funziona e in quali orari entra in vigore.

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Anche la periferia avrà la sua ZTL: sarà qui

# ZTL anche a San Siro: la bocciatura del Governo alla proposta del Comune di accesso tramite autocertificazione online

Credits Andrea Cherchi – Stadio Meazza

Telecamere predisposte da tempo ma mai entrate in funzione, anche per la scelta di Palazzo Marino di utilizzare un modo alternativo per accedere alla ZTL di San Siro. Gli uffici del comune avevano immaginato di legare la gestione degli ingressi alla sosta regolare, autorizzando l’accesso dei non residenti diretti al concerto o alla partita tramite un’autodichiarazione da rilasciare con un’app. Nel caso la vettura fosse stata trovata in divieto di sosta sarebbe stata sanzionata sia per questo motivo che per l’ingresso vietato nella ZTL. A gennaio 2024 il Ministero dei Trasporti ha però bocciato la proposta, anche perchè avrebbe previsto un controllo diretto da parte delle forze dell’ordine e quindi un effetto deterrente limitato.

# Il dietrofront di Palazzo Marino: obbligo di prenotazione del parcheggio e accesso consentito solo alle targhe registrate nel sistema

Credits: https://blog.urbanfile.org/

Il Comune di Milano è stato quindi costretto a fare marcia indietro e istituire il classico sistema di controllo, introducendo una sperimentazione sulla gestione dei parcheggi fino al 31 dicembre 2026. Fino a tale data gli automobilisti che vorranno accedere alla ZTL e parcheggiare nei 4.200 posti auto a pagamento sulle strisce blu, in occasione di eventi al Meazza o alla Maura, potranno farlo solo a seguito di prenotazione, con le targhe registrate inserite in una white list. I residenti avranno accesso libero all’area, così come domiciliati e veicoli di servizio, e a disposizione 2.300 posteggi riservati ma, sempre durante il periodo di sperimentazione, non avranno diritto alla sosta gratuita negli spazi a pagamento quando le telecamere sono attive. Lo stesso vale per chi è in possesso di veicoli elettrici e ibridi, oltre che per i titolari di abbonamenti ordinari o agevolati.

# Quanto è grande, come funziona e quando è attiva

Ztl a San Siro

La sperimentazione parte dal mese di settembre 2025 e l’entrata in vigore delle restrizioni avviene in caso di eventi con oltre 30mila spettatori, da tre ore prima dell’inizio della manifestazione fino a mezz’ora dopo. Il controllo del rispetto delle regole è effettato da 28 telecamere lungo il perimetro della ZTL, che si sviluppa su un’area di dimensioni enormi: tra via Pinerolo e viale Renato Serra sull’asse Ovest-Est, e tra via Benedetto Croce e la stazione della metropolitana Uruguay fino al triangolo di via Novara-via Paravia sull’asse Nord-Sud. La più grande ZTL per estensione temporanea tra quelle istituite in città. 

Per la prima volta una zona di limitazione del traffico arriva in periferia, per tutelare i residenti che da tempo si lamentano del parcheggio selvaggio in occasione di partite e concerti. 

Continua la lettura con: Ufficiale, arriva la ZTL per una nuova vasta area del centro: strade, orari, regole ed eccezioni

FABIO MARCOMIN

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Un milanese nella tormenta di neve in Polonia solo in pantaloncini

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Questa volta me la sono vista brutta. Su un monte dei Giganti a Karpacz, Polonia. In mezzo a una bufera di neve con la pelle tagliata dal vento. Sì, perché indossavo solamente scarpe, berretto, guanti e pantaloncini corti. Nient’altro. Dopo oltre tre ore di trekking insieme ad altri compagni di viaggio in queste condizioni. Come mi sono cacciato in questa situazione? Mi è tornato in mente quando tutto ha avuto origine. 

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Un milanese nella tormenta di neve in Polonia solo in pantaloncini

# Mi sono regalato Wim Hof

Wim Hof

Tutto ha avuto inizio lo scorso 3 febbraio. Il giorno del mio compleanno. Mi è apparsa su Instagram la pubblicità della Winter Expedition di Wim Hof, in programma in Polonia dal 9 al 15 marzo. Forse era un segno del destino e come regalo di compleanno mi sono iscritto per partecipare. Ma chi è Wim Hof?

Soprannominato The Iceman, l’uomo del ghiaccio, Wim Hof è un olandese di 65 anni, diventato famoso nel mondo per aver battuto diversi record in condizioni estreme, come il nuoto sotto il ghiaccio o la mezza maratona a piedi nudi e con i soli pantaloncini su ghiaccio e neve. Ha trasformato questi suoi record in una tecnica, che ha definito “Metodo Wim Hof” (WHM): una combinazione di meditazione, tecniche di respirazione ed esposizione al freddo. Negli ultimi anni, Wim Hof è diventato una superstar a livello mondiale, anche se ancora poco noto in Italia. Nella Winter Expedition, infatti, tra i circa 400 partecipanti, oltre a me solo un altro vive in Italia: Renato da Salerno. Il resto della carovana era costituito da persone di oltre 70 paesi, di cui Stati Uniti e paesi del Centro Nord Europa la facevano da padrone. 

# Si parte con la Winter Expedition: ice bath e cascatella

Cascatella
Cascatella

Sono arrivato che non conoscevo nessuno. Ma non era l’unica fonte di insicurezza. La maggiore era il programma. Sapevo che avremmo messo alla prova la nostra tenuta mentale e fisica in condizioni di freddo estremo. Ma ero curioso di apprendere le tecniche per affrontare queste situazioni. In particolare, il tipo di respirazione per ossigenare, o meglio “alcalinizzare”, l’organismo, e l’approccio mentale da acquisire per affrontare al meglio quelle prove. 

Ice Bath

Il primo incontro con il freddo è stato con l’ice bath. Una piccola piscina con l’acqua ricoperta di ghiaccio. A parte lo shock iniziale, si è rivelato un test relativamente agevole anche grazie agli esercizi per scaldarci prima e dopo il bagno ghiacciato, con la combinazione di movimenti del corpo e una specifica tecnica di respirazione. Il secondo giorno è stata la volta dell’immersione nella pozza davanti a una cascatella di un torrente montano: siamo restati a mollo nell’acqua fresca per circa 5 minuti. Anche in questo caso non ci sono state grosse difficoltà, agevolati anche da una temperatura esterna insolitamente mite. Aggiungo poi che mi ero allenato per questa avventura con una doccia ghiacciata ogni mattina: una consuetudine quotidiana da circa tre anni che mi ha dato molti benefici psicofisici. Ma arriviamo al giorno della scalata in braghe corte. 

# La “scalata” senza vestiti 

Tutto sembrava quindi procedere al meglio. Tra incontri con l’acqua ghiacciata, sedute di meditazione e di respirazione di derivazione orientale, insieme alla conoscenza dei miei compagni di avventura in un contesto internazionale davvero stimolante: nel nostro gruppo si spaziava da Singapore al Messico passando per l’Arabia Saudita. Si arriva così al fatidico giovedì 13 marzo. Quello del trekking senza vestiti. Con solo scarpe, pantaloncini, berretto e guanti. Il giorno in cui la temperatura va in picchiata: dal tempo mite si passa sottozero. Non solo: da prima dell’alba inizia a nevicare con fiocchi copiosi che sarebbero caduti senza sosta fino al giorno seguente. Un tempo perfetto per una “scalata” senza vestiti addosso, insomma. Usciti dall’hotel vengo già travolto dal freddo e mi chiedo come avrei potuto sopportare a lungo quella temperatura che, prevedibilmente, sarebbe scesa progressivamente salendo sopra la montagna. Pochi pensieri e pochi metri e già il corpo sembra aver recepito il senso di quell’avventura: a sorpresa non sento nessun tipo di disagio a camminare con la gran parte della pelle esposta sotto la neve. E questa sensazione ovattata prosegue per tutta la salita in mezzo al bosco: anzi, avverto quasi piacere durante la lunga camminata. Dopo quasi tre ore inizio ad avvertire solo i primi brividi quando le cose peggiorano bruscamente: succede quando lasciamo il bosco per approdare sulla vetta del monte.

In realtà la sommità è pianeggiante, un lungo rettilineo che, dicono le nostre guide, ci avrebbe condotto alla destinazione finale: “la casa gialla”, un rifugio dove finalmente avremmo potuto rifocillarci (finalmente indossando i vestiti da montagna). Proprio sulla cima le condizioni cambiano. Fiocca con più intensità. Ma la variabile che avrebbe reso quell’ultimo tratto quasi insopportabile è il più grande nemico per chi si avventura d’inverno in montagna senza vestiti: il vento. Si è alzato un vento che sembra di essere sull’Everest. Folate che ci fanno vacillare sui ramponi. Poco prima scherzavamo e sorridevamo, ora siamo tutti in silenzio, concentrati sui piedi che avanzano a fatica nella neve, cercando di coprirci tra di noi come fanno i pinguini sulle coste dell’Antartide. Non solo neve e vento: anche la vista ora è annebbiata dalle nuvole. Mi accorgo che è iniziata la vera sfida. Quella con i pensieri. Quelli che spostano la concentrazione interpretando in modo drammatico quello che trasmette il corpo e quello che appare agli occhi: visi contriti dal freddo e dalla preoccupazione. E, soprattutto, la vista della pelle del corpo rossa e, in alcuni casi, ormai tendente al blu. Ma proprio quando i primi segni di angoscia si affacciano nella mente appare lei, la “casa gialla” che trasforma ogni brivido in un’esplosione di gioia. Poi succede un fatto curioso: solo dopo essere entrati ed esserci coperti di tutto quello che serve in montagna per proteggersi dal gelo, una volta che siamo al caldo iniziamo tutti a tremare come foglie al vento. Tremo così tanto da non riuscire a tenere in mano un bicchiere di tè caldo. E penso meravigliato come sia stata una fortuna che quel tremore ci avesse assaliti solo quando eravamo al sicuro nel rifugio e non durante la camminata. Ma qual è il senso di tutto questo? Perché mi sono ritrovato in una situazione simile che fino qui potrebbe sembrare una pagliacciata autolesionista senza senso?

# Perchè il ghiaccio?

Arrivo alla casa gialla

Il metodo Wim Hof si fonda su tre elementi fondamentali: l’approccio mentale, una tecnica di respirazione e il contatto del corpo con il freddo. Partiamo da quest’ultimo. Il freddo è un banco di prova per la vita di tutti i giorni: una specie di metafora delle avversità che ci arrivano dall’ambiente esterno. Il contatto con il freddo rappresenta un modo per allenarci volontariamente a interagire con un ambiente ostile che ci causa stress o disagio. Quando si affronta l’ice bath, il bagno o la doccia ghiacciata, ci imbattiamo in un tipo di stress simile a quello che ci capita in infinite situazioni della vita quotidiana, nel lavoro, nelle relazioni, ovunque. Solo che in questo caso si tratta di uno stress che affrontiamo in modo volontario, quasi che il ghiaccio fosse una palestra dove ci alleniamo per ogni tipo di avversità. E in questo allenamento scopriamo sulla nostra pelle che cosa si rivela più utile per ridurre lo stress nelle situazioni difficili. Innanzitutto la respirazione che porta il corpo in uno stato ottimale per rispondere a uno stimolo sgradevole. Poi c’è il ruolo fondamentale della mente: invece di reagire combattendo contro la causa dello stress, quando siamo a contatto con il freddo intenso ci accorgiamo che opporsi non è una strategia vincente, anche perché contro il ghiaccio non c’è partita. Se proviamo a combatterlo vincerà sempre lui. Così siamo indotti a trasformare il nemico, in questo caso il freddo, in un alleato: si scopre in modo quasi naturale che la scelta ottimale in un ambiente ostile è quella di accogliere le avversità, facendo squadra con queste, usando l’energia che ci trasmettono nel corpo per rinforzare noi stessi e, a quel punto, rispondere al meglio.

# Il “consiglio” di Hof

Wim Hof con parmigiano DOC

Tutto questo processo produce anche benefici fisici per l’organismo, come peraltro succede in palestra o in altre forme di allenamento. In questo caso, l’utilizzo di tecniche di respirazione insieme al contatto con il ghiaccio producono una maggiore alcalinizzazione nell’organismo attraverso un maggiore apporto di ossigeno e questo comporta una riduzione dell’infiammazione, un potenziamento delle difese naturali e una serie di altri benefici fisici, oltre a irrobustire il nostro carattere e renderci più resistenti allo stress. Ma non solo questo. Nella Winter Expedition è capitato di toccare quasi con mano l’immenso potere che abbiamo dentro di noi e che riusciamo a cogliere in particolare quando ci spingiamo oltre quelli che riteniamo i nostri limiti. E quando questo succede si entra in una dimensione dove si vive una fusione tra realtà interiore ed esteriore, tra anima e universo, tra forza e amore. Una dimensione che si può ritrovare nudi nella neve in prossimità di una casa gialla sul Monte dei Giganti, ma anche in ogni momento della vita di tutti i giorni. Se si dovesse ricevere un solo consiglio da Wim Hof per la vita di tutti i giorni, quale sarebbe? Glielo abbiamo chiesto. «Breath more than you need», respirate più di quello di cui sentite il bisogno, è stata la sua risposta. Semplice come un signore olandese di 65 anni che vive in maglietta e pantaloncini corti. 

E che consiglio mi sento di dare a chi fosse curioso di approfondire questa tecnica? Potrei solo dire quello che ho fatto io. Dopo aver letto il libro di Hof (qui il link), ho deciso di testare su me stesso il suo metodo per un periodo di 40 giorni (con il vantaggio che sono tutte cose gratis). E, a quel punto, in base agli effetti riscontrati, decidere liberamente se proseguire o abbandonare. Perché, come diceva Protagora, ognuno di noi è l’unica misura di ogni cosa

Continua la lettura con: La frequenza di Schumann, il battito del pianeta

ANDREA ZOPPOLATO

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Si sta costruendo una superciclabile da Milano alla Svizzera

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Superciclabile da Milano alla Svizzera

Avanzano i cantieri per dare vita ad una connessione ciclopedonale unica e lineare da Milano alla Svizzera. Questi i tratti in realizzazione e cosa manca per completare il percorso.

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Si sta costruendo una superciclabile da Milano alla Svizzera

# In corso i cantieri per la realizzazione della pista ciclopedonale della Valle Olona

Ciclopedonale della Valle Olona

Come riportato dal sito della provincia di Varese, stanno proseguendo i lavori per la realizzazione della pista ciclopedonale della Valle Olona. Il progetto è frutto della sinergia dei due progetti MOVE ON e TI CICLO VIA, finanziati da Fondazione Cariplo, da Regione Lombardia e dal Programma Interreg Italia – Svizzera 2014-2020, e con un cofinanziamento di Provincia di Varese e dei Comuni attraversati dalla ciclopedonale.  Hanno collaborato alla progettazione anche gli Enti territoriali confinanti, Canton Ticino e Città Metropolitana di Milano, per garantire il raccordo con i percorsi ciclopedonali extraprovinciali. 

# Entro ottobre 2025 è previsto il completamento delle ultime due tratte per un totale di 17 km

Il percorso infatti va da Gaggiolo verso la Svizzera ed Eurovelo 5, da Legnano verso Milano e la ciclovia nazionale Vento, quest’ultima già completata nel tratto milanese. Il completamento della ciclopedonale è atteso per la fine di ottobre 2025, quando dovrebbe concludersi i cantieri in due tratte: una nord tra la località Folla di Malnate a Castiglione Olona, un’altra da Castellanza a Legnano. In totale 17 km di tracciato. Per andare da Milano alla Svizzera mancherebbe ancora qualcosa.

Leggi anche: VenTo, la «Super-Ciclabile» da Venezia a Torino: completato il tratto milanese. Ma il resto del progetto?

# Cosa manca per completare l’intero percorso

Credits: bikeitalia.it
Cambio Milano

Il presidente della provincia di Varese, Marco Magrini, spiega però che per consentire una connessione ciclopedonale unica e lineare da Milano alla Svizzera, manchino ancora i tratti del Corridoio regionale di competenza dell’Area metropolitana milanese e dei relativi comuni. 

Linee Biciplan

Nello specifico c’è da portare a compimento il progetto Cambio, la rete ciclabile della Città Metropolitana di Milano, e in particolare la linea 15 diretta a Legnano, Gallarate e Busto Arsizio.

Leggi anche: Una RETE CICLABILE di 750 chilometri: il MAXI piano per collegare Milano e Hinterland

Continua la lettura con: A Milano la prima Greenway metropolitana al mondo? Il progetto e i tempi di realizzazione

FABIO MARCOMIN

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17 marzo. Nasce la «stazione fantasma»: si scende dal treno e ci ritrova in mezzo al nulla

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Ph. @maevisualartist IG

17 marzo 2019. Viene inaugurata Seiryu Miharashi Eki, la stazione fantasma. Scopriamo il significato di questa stazione unica al mondo. 

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17 marzo. Nasce la «stazione fantasma»: si scende dal treno e ci ritrova in mezzo al nulla

In Giappone, così come a Milano, il lavoro non è solo una necessità, ma una vera e propria ossessione. Il fenomeno dei karoshi— termine che indica i lavoratori spinti al suicidio o ridotti allo stremo dallo stress professionale— è il simbolo estremo di una cultura in cui la dedizione al lavoro supera ogni limite. Proprio per contrastare questa spirale di alienazione, è nata l’idea di costruire una stazione fantasma: un luogo che non porta da nessuna parte, se non fuori dalla frenesia quotidiana, offrendo un raro momento di pausa dal vortice del dovere.

# Seiryu Miharashi Eki: “la piattaforma di vista del fiume”

credit: ehabitat.it

Il 17 marzo 2019 è stata inaugurata la stazione di Seiryu Miharashi Eki, che significa letteralmente “piattaforma panoramica sul fiume”. Immersa tra la fitta vegetazione di una montagna e le acque che scorrono placide, questa stazione è un unicum: non conduce da nessuna parte. Non ci sono rampe, cancelli o sentieri che portino a un paese, né bar dove sorseggiare un caffè. Solo natura, silenzio e attesa. Qui, restare senza nulla da fare non è una scelta, ma un obbligo. L’unico modo per andarsene è aspettare il treno successivo e, nel frattempo, non resta che lasciarsi avvolgere dal paesaggio, dimenticando per un attimo il ritmo frenetico della vita quotidiana.

# Il simbolo di una silenziosa ribellione

credit: ehabitat.it

Seiryu Miharashi Eki è il simbolo di una silenziosa ribellione contro una cultura che è al tempo stesso il motore e il punto debole della società giapponese.

Qui, lo sguardo si perde nel verde intenso della montagna, mentre il suono dell’acqua che scorre libera la mente dai pensieri oppressivi. Ma l’alienazione del lavoro non è solo un problema giapponese: anche in Italia servirebbe un luogo in cui esista solo la bellezza della natura. Soprattutto per i milanesi.

Leggi anche: La STAZIONE CENTRALE è la stazione più GRANDE d’Europa

MILANO CITTA’ STATO

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La prima cosa che viene in mente ai milanesi quando pensano a Milano

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Credits myskin_1971 IG - Stazione Centrale Milano

Abbiamo posto ai milanesi questa domanda: “Qual è la prima cosa che ti viene in mente se pensi a Milano?”. Queste le sette risposte più menzionate. 

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La prima cosa che viene in mente ai milanesi quando pensano a Milano

#7 La nebbia

credits: Andrea Cherchi (c)

Anche se sembra scomparsa rimane un abbinamento automatico alla parola Milano. Soprattutto per chi manca da Milano da tanti tanti anni. 

#6 Lo Stadio San Siro

Credits tlemens-pixabay – San Siro

Milano = Milan, Milano = Inter. Per molti è così, soprattutto all’estero. Ma sopra la divisione tra squadre resta intatto il fascino della Scala del calcio. 

#5 La Stazione Centrale

Credits myskin_1971 IG – Stazione Centrale Milano

Quella vibrante emozione che ci ha colto tutti noi quando si arriva in treno a Milano al calar della sera. 

#4 La metropolitana

Webuild – Metro M4

In qualunque città del mondo chi è di Milano viene preso dall’irresistibile impulso di paragonare i mezzi pubblici locali con la metro di Milano. 

#3 Aperitivo

sunsethospitalitygroup IG – Giardino Cordusio

Il rituale dell’aperitivo: “Il relax che si prova nello stare in un bel posto con un drink in mano” – Mari Mameda. Un altro grande classico. 

#2 I suoi simboli storici

Credits: @arkeios1983 IG – Scrofa semilanuta

Quelli noti, come la bandiera con la croce di San Giorgio, alla storica scrofa, per non parlare di Belloveso, il fondatore della città, o del drago mangiabambini. 

#1 Il Duomo e la Madonnina

Quanto è GRANDE la MADONNINA del DUOMO di Milano?
Credits Andrea Cherchi – Madonnina sul Duomo di Milano

Il Duomo e la Madonnina sono le prime cose in assoluto che vengono in mente quando si sente parlare di Milano. La loro gloria resta intatta nei secoli. 

Continua la lettura con: Questi sono gli STEREOTIPI più VERI sui MILANESI

MILANO CITTA’ STATO

copyright milanocittastato.it

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Il «muro di Milano»: Sei di Milano EST o di Milano OVEST? Queste le caratteristiche che ci dividono

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milan wall

A Berlino per certi aspetti è come se il muro non fosse mai caduto. C’è un muro invisibile che separa Berlino ovest e Berlino est. Le differenze tra le due parti si notano in ogni aspetto. Ci sono giornali diversi, luci, lampioni, perfino squadre di calcio. Berlino ovest è una città borghese, molto occidentale e teutonica, per come intendiamo noi la Germania. Berlino est è invece anarchica, ribelle, creativa e internazionale. 

Anche Milano è divisa in ovest ed est. Ci sono diverse zone che la caratterizzano ma se si deve definire una macroarea di identificazione sembra agevole tracciare un confine da nord a sud, esattamente come Berlino. 

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Il «muro di Milano»: Sei di Milano EST o di Milano OVEST? Queste le caratteristiche che ci dividono

# Dove passa il muro di Milano? La Scala è a ovest, Palazzo Marino e il Duomo a Est

Il muro di Milano corre lungo viale Fulvio Testi, tradizionale confine che separa il nord est e il nord ovest di Milano. Poi passa a ovest dell’Isola, lasciando così l’Isola a est e Porta Nuova a ovest. Scende da Piazza della Repubblica in via Manzoni, taglia piazza della Scala, lasciando il teatro a ovest e Palazzo Marino a est. Entra in Galleria Vittorio Emanuele (il toro è a ovest), attraversa piazza Duomo (il Duomo è a est), scende fino a Porta Ticinese, qui costeggia la Darsena (che rimane a ovest) e da qui a sud coincide con il Naviglio pavese  che ne costituisce il confine naturale. 

portaticinese- frontiera est ovest
portaticinese- frontiera est ovest

# Caratteristiche degli abitanti

Milano Ovest

Vista aerea di Milano ovest
Vista aerea di Milano ovest

E’ la Milano borghese, dei cumenda, un’area più sbilanciata sul residenziale. E’ ricca di verde e con spazi ampi. Parco Trenno, Parco Sud, Parco nord, il Sempione. E’ la Milano che molti di fuori hanno negli occhi, la Milano perbene, sobria, forse un po’ chiusa. 

Milano Est

vista aerea milano est
vista aerea milano est

E’ la Milano post industriale, di matrice operaia, giovane, con molti studenti, tanti uffici e poco verde. Più anarchici e di mentalità aperta, sono quelli che vedono prima il sole alla mattina: è la Milano in fermento artistico e culturale, con locali dinamici e molto internazionale.

# Le strutture distintive

Milano Ovest

Credits Andrea Cherchi – Area San Siro dall’alto

Qui si concentrano gli impianti sportivi: lo stadio, l’ippodromo, il Palalido, l’Arena, anche il Forum ricade da questo lato del muro.

Milano Est

politecnico di milano est
politecnico di milano est

La Milano universitaria. Qui ci sono Statale, Bocconi e un intero quartiere studentesco: Città Studi.

# Trasporti

Milano Ovest

Cadorna Milano Ovest

E’ la Milano meglio servita dai trasporti urbani. Le metro sono più concentrate a ovest, tranne verde e un parte della gialla. La M4 unisce est a ovest.

Milano Est

linate milano est
linate milano est

Ha le principali infrastrutture di collegamento con fuori Milano. L’aeroporto di Linate, la Stazione Centrale con tutto il suo snodo di binari. Anche questo spiega l’orientamento internazionale e la mentalità aperta.

# Luoghi simbolo

Milano Ovest

sant’ambrogio milano ovest

E’ la Milano dei monumenti e delle principali attrazioni artistiche: Castello Sforzesco, Cenacolo, Monumentale, Pinacoteca di Brera, La Scala. La sua chiesa è Sant’Ambrogio.

Milano Est

la-Rotonda-della-Besana milano est
la-Rotonda-della-Besana milano est

La Milano più bizzarra con la Rotonda della Besana, l’Idroscalo, il Museo del Novecento, Centrale, il Tribunale. La sua chiesa è il Duomo.

# Il suo centro

Milano Ovest

citylife milano ovest

CityLife è il suo nuovo centro. Moderna, commerciale, alla ricerca di un’anima.

Milano Est

piazza cinque V giornate milano est
piazza cinque V giornate milano est

Piazza cinque giornate. Un po’ rivoluzionaria, un po’ un’eterna incompiuta.

# Urbanistica

Milano Ovest

porta nuova milano ovest
porta nuova milano ovest

E’ la Milano dei grattacieli, di Porta Nuova e City Life, delle ville di via XX Settembre e di San Siro.

Milano Est

Milano Est- via Lincoln
Milano Est- via Lincoln

La Milano di Città studi, di via Lincoln e dei quartieri più pittoreschi, dietro a Porta Venezia, Buenos Aires, Porta Romana.

# I parchi

Milano Ovest

Parco Sempione Milano Ovest
Parco Sempione Milano Ovest

Parco Trenno, Parco Nord, Bosco in Città, Parco Sempione.

Milano Est

idroscalo milano est
idroscalo milano est

Idroscalo, Giardini di Porta Venezia, Forlanini, Parco Lambro, Parco Sud.

# I fiumi

Milano Ovest

naviglio grande milano ovest

In città l’Olona, fuori città il Ticino.

Milano Est

naviglio martesana milano est

In città il Lambro, fuori città l’Adda.

# Il monte simbolo

Milano Ovest

montestella milano ovest

La Montagnetta.

Milano Est

montevecchia milano est

Il Montevecchia.

# I quartieri simbolo

Milano Ovest

Credits sonia_spadaccino IG – Brera di sera

Brera-Porta Nuova, Paolo Sarpi, San Siro.

Milano Est

isola milano est

Isola, Porta Romana, Lambrate.

# Il progetto visionario

Milano Ovest

expo milano ovest
expo milano ovest

Expo.

Milano Est

villaggio olimpico 2026 milano est
villaggio olimpico 2026 milano est

Olimpiadi.

Continua la lettura con: Il muro invisibile di San Siro

ANDREA ZOPPOLATO

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I 7 luoghi di Roma che dovrebbero avere la metropolitana

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Tra metro vecchie, autobus in fiamme e zone scoperte il disagio legato al servizio per la mobilità pubblica a Roma è all’ordine del giorno. Una tra le carenze è la metro che manca molte zone turistiche o di snodo più importanti. Questi sono i 7 luoghi di Roma che è assurdo non abbiano la metro.

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I 7 luoghi di Roma che dovrebbero avere la metropolitana

# Piazza Trilussa, centro della movida di Trastevere

Ph: romasegreta.it – Instagram

La piazza centro della movida romana in zona Trastevere è frequentatissima da giovani romani e turisti. Dedicata al poeta romano per eccellenza, è un luogo di interesse sia turistico che popolare, oltre che economico. Scomoda però da raggiungere. Manca una stazione della metro, né sulla piazza né vicino ad essa, e questo la rende piuttosto scomoda. 

# Stadio Olimpico

Credits: Cristian Manieri – Pexels

Il grande afflusso dovuto alle partite rende questa zona invivibile per il traffico, sia all’entrata dei tifosi nello stadio ma soprattutto all’uscita. Raggiungerlo con i mezzi è una sfida di non poco conto e questo crea ovviamente grandi disagi su tutta la zona del Lungotevere interessata. Una stazione della metro, magari un prolungamento apposito della Linea A, aiuterebbe a migliorare la circolazione in questa zona e permetterebbe anche una gestione diretta e mirata del disagio dovuto alla grande presenza dei tifosi.

# Policlinico Gemelli

Ph: policlinicogemelli – Instagram

Altro luogo di grande importanza. Facile immaginare perché concentri tutto questo interesse, meno facile è invece capire come raggiungerlo. Collegato solo col treno regionale, non è raro che i pazienti saltino visite e controlli per i continui ritardi della linea. In macchina, invece, è quasi impossibile arrivarci, soprattutto nelle giornate di particolare traffico (quindi quasi sempre). Piazzare una fermata della metro qui, magari aggiungendola al prolungamento immaginato per la Metro A fino a Monte Mario, aiuterebbe sicuramente la popolazione romana a raggiungere più facilmente un punto così fondamentale.

# Quartiere Coppedè

Coppedè – VisitLazio

Il quartiere sintesi tra più stili architettonici, principalmente Barocco, Liberty e Art Nouveau, suscita grande interesse sia nei romani che nei turisti che vi transitano. Anche qua le fermate della metro più vicine distano quasi 20 minuti a piedi ciascuna, cosa che rende particolarmente impegnativo visitarlo col solo ausilio dei mezzi. Sarebbe bello immaginare una fermata della metro qua, per valorizzare una delle tante bellezze nascoste della nostra città.

# Campo de’ Fiori, l’unica piazza romana senza una chiesa

Credits: Josh Withers – Pexels

Questa piazza è un altro centro di gravità importante per lo svago e la socializzazione dei romani. Ma oltre a questo, presenta diverse particolarità che la rendono decisamente unica rispetto a tutte le altre piazze della Capitale. Prima tra tutte, la statua dedicata a Giordano Bruno che, proprio in questo luogo, fu stato giustiziato dalla Santa Inquisizione. La seconda particolarità, che sembra ironicamente collegata alla prima, è che questa è l’unica piazza in tutta Roma su cui non si affaccia una chiesa. Perché dunque non pensare di valorizzarla rendendola più raggiungibile? Immaginare una fermata “Campo de’ Fiori, è veramente impossibile?

# Castel Sant’Angelo, la roccaforte dei papi

Credits: Azra Tuba Demir – Pexels

Sì, si potrebbe dire che ci sono già le fermate Lepanto e Ottaviano, ma per arrivare in questo luogo servono poi minimo 20 minuti a piedi da entrambe le stazioni! Se da un punto di vista turistico questo può diventare un vantaggio perché obbliga i visitatori a battere un percorso più lungo che presenta dunque più bellezze, da un punto di vista pratico rappresenta una gran scomodità. Si pensi, per esempio, all’importanza della vicina Corte di Cassazione, luogo di lavoro di tanti romani. Una fermata della metro apposita per unire dunque Piazza Cavour, e quindi la Cassazione, e Castel Sant’Angelo, sarebbe una buona soluzione per favorire il turismo e aiutare i lavoratori romani a raggiungere più velocemente il proprio luogo di lavoro.

# Piazza San Pietro, il centro della cristianità sprovvisto della metro

Credits: Chait Goli – Pexels

Dulcis in fundo (si fa per dire), il posto sprovvisto di metro più assurdo è proprio Piazza San Pietro. Cuore della cristianità mondiale, è raggiungibile solo dalla fermata Ottaviano che, però, dista 10 minuti in linea d’aria che, col traffico e i semafori, spesso diventano 20. Se pensiamo al grande flusso di turisti, clero, lavoratori e tante altre categorie in questo punto nevralgico della città, sembra assurdo che non si abbia pensato a una metro qua. Sicuramente gli ostacoli che impediscono la realizzazione di una fermata sono molti e difficili da scavallare, ma questo deve forse frenarci dall’immaginarla? Anzi, proprio progettando laddove si crede sia impossibile realizzare si possono raggiungere risultati inaspettati.

A Roma manca ancora questo: la capacità di osare oltre i propri limiti e la forza di risolvere i propri problemi. Possiamo sperare di vedere questa città rifiorire e tornare ad essere il faro che illumina il mondo solo amandola e pressando chi di dovere affinché ci si impegni a immaginarla e prospettarla come un luogo sempre migliore.

Continua la lettura con: I 7 luoghi totalmente al buio a Roma

RAFFAELE PERGOLIZZI

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I Tgv del futuro che sfideranno Italo e Frecciarossa in Italia (fotogallery)

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Tgv M - Olivier Schindler

Presentati a Parigi i convogli che dal 2026 sono attesi sui binari italiani. Scopriamo come sono fatti e in quali altre tratte la compagnia ferroviaria francese ha lanciato la sfida a Trenitalia e NTV.

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I Tgv del futuro che sfideranno Italo e Frecciarossa in Italia (fotogallery)

# La presentazione dei convogli a Parigi: le immagini degli interni

Si avvicina sempre più il debutto dei nuovi treni di SNCF Voyageurs sui binari italiani: il 2026 dovrebbe essere l’anno buono per vederli anche nel nostro paese. Il treno AV francese di nuova generazione è stato presentato da SNCF Voyageurs e Alstom presso la Gare de Lyon a Parigi. Parte della gamma AVELIA Horizon di Alstom, il nuovo TGV M è a due piani, con sedili che garantiscono una seduta ottimale e con consumo energetico inferiore del 37% rispetto ai convogli attualmente in circolazione.

Gli interni di 1ª e 2ª classe offrono il 20% in più di posti a sedere per i passeggeri arrivando a 740 nelle configurazione a 9 carrozze, con una carrozza dedicata che garantisce accesso indipendente alle persone a mobilità ridotta. Il fulcro del nuovo TGV è la carrozza bar su due piani, ripensata come spazio di incontro e socializzazione a bordo. A bordo anche wifi e aria condizionata.

# Previsti 30 treni TGV, la metà di nuova generazione

Nuovi Tgv M – Olivier Schindler

Sono previsti in totale 30 treni TGV per la rete dell’Alta Velocità italiana, 15 della serie M provenienti da una flotta di treni prodotta nel 2022, da adattare alle infrastrutture di Rfi, a cui se aggiungono altri 15 di nuova generazione pronti a competere con i Frecciarossa 1000 e in futuro anche con gli Italo Treno.

# La sfida di Sncf a Trenitalia e NTV sull’alta velocità: le tratte nel mirino

r-italy-reddit – Rete alta velocità Italia

La sfida della compagnia ferroviaria francese non si limita infatti a introdurre nuovi convogli sulla tratta Milano-Parigi, che riparte l’1 aprile 2025 a seguito dell’interruzione a a causa di una frana. L’obiettivo è molto più ambizioso: servire il 15% della quota di coloro che oggi non prende il treno ma viaggerebbe su quelli veloci, l’80% degli italiani, entro il 2030.

Per farlo SNCF Voyageurs ha programmato un incremento dell’offerta attuale, il collegamento quotidiano tra Parigi, Torino e Milano, arrivando a 13 viaggi al giorno, andata e ritorno, distribuiti tra:

  • 9 corse tra Torino/Milano e il cuore del Paese, fino a Roma e Napoli.
  • 4 corse tra Torino e Venezia, per connettere il Nord Est.

Lungo il percorso, fermate strategiche a Brescia, Verona, Padova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Nel quadro del piano di trasporto quindicennale concordato con RFI, si dice pronta però a spingersi ancora più a Sud, allargando il raggio d’azione appena le nuove linee saranno operative. 

Leggi anche: Stretto di Messina: il ponte dei sogni è pronto a diventare realtà

Fonte: Ferrovie.info

Continua la lettura con: In Italia arrivano i treni veloci francesi: il TGV sfida Italo e Frecciarossa. Queste le tratte nel mirino

FABIO MARCOMIN

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I 20 storici detti in milanese che ogni residente dovrebbe conoscere

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Maioliche

Pillole di saggezza popolare e motti di spirito gergale, i proverbi in dialetto milanese sono lo specchio di un’era che non c’è più, ma che faceva della sintesi in una frase, la descrizione di un intero mondo. Tra i mille e mille detti milanesi, questi sono i più rappresentativi. 

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I 20 storici detti in milanese che ogni residente dovrebbe conoscere

#1 L’è ‘nà röda che gira

wheel- cocoparisienne – Ruota

È una ruota che gira. Prima o poi tocca a tutti.

#2 Lung ‘mè la famm

Lungo come la fame.

#3 Dulz cümè l’uga

Elexa-pixabay – Uva

Dolce come l’uva. Piacevole.

#4 Al var par na ciòca da làcc

Vale come una ciotola da latte. Non vale nulla.

#5 Cinq gehy püsèe ma rüss

Cinque lire di più, ma rosso.

#6 Quant le sira, gh’è giò il sü

Credits letiism IG – Terrazze Duomo di Milano al tramonto

Quando è sera tramonta il sole. Tirare sera senza combinare niente.

#7 L’ha truvàa ul Signur induremtàa

Ha trovato il Signore addormentato. Gli va bene così.

#8 Ghè pöch de sfuià verz

C’è poco da sfogliare le verza. C’è poco da fare.

#9 O da riff, o da raff

In un modo o nell’altro.

#10 Metala giò düra

Metterla giù dura, farsi valere.

#11 Te salüdi Nineta

Ti saluto Ninetta. Occasione persa.

#12 Al dev segnass cünt un gumbet

Deve farsi il segno della croce con un gomito. Ha schivato un pericolo.

#13 L’è anmò al temp de Carlu Cudega

milanofree – Carlo Codega ai

È ancora al tempo di Carlo Cotica. È rimasto indietro nel tempo, che fa il paio con: L’è indrè un car de rèf.

#14 Ghe nù nà menta che la finiss pù

Riferito alle caramelle di menta che durano a lungo. Sono stufo.

#15 Dopu dès piatt de pasta, ù capì che l’era risott.

Dopo dieci piatti di pasta, ho capito che era risotto. Capire le cose in ritardo.

#16 Fà balà l’œcc

Fai ballare l’occhio. Stai in campana.

#17 Dai e dai anca la scigùla la diventa ài

pixabay-Shutterbug75- Cipolle e aglio

È dai e dai anche la cipolla diventa aglio. Insistendo le cose cambiano.

#18 Te catà un rœdig

Hai preso una rogna. Ti sei accollato un peso.

#19 Và à Bagg a sùnà l’orghen

Andare a Baggio a suonare l’organo. Mandare a quel paese.

#20 Se la và, l’ha gà i gamb

fietzfotos – Camminare a Milano

Se va, ha le gambe. Se la cosa riesce, vuol dire che andava bene.

Continua la lettura con: I 10 insulti più belli del dialetto milanese

ELEONORA PRINA

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Queste erano le parole più usate a Milano… 10 anni fa

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AZIONE DI MACAO CHE NELLA NOTTE SCRIVE CON RULLO E VERNICE IL NUMERO DI METRI QUADRI SUGLI EDIFICI ABBANDONATI. TORRE GALFA (GIANLUCA ALBERTARI, MILANO - 2013-07-24) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - AZIONE DI MACAO CHE NELLA NOTTE SCRIVE CON RULLO E VERNICE IL NUMERO DI METRI QUADRI SUGLI EDIFICI ABBANDONATI. TORRE GALFA (GIANLUCA ALBERTARI, MILANO - 2013-07-24) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate -> SAVOIA CATTANEO FARAVELLI

Abbiamo recuperato questo articolo del primo anno del sito: le 10 parole più comuni dette a Milano (a novembre e dicembre 2016). Molto sembra cambiato da allora.

Queste erano le parole più usate a Milano… 10 anni fa

Questi i risultati di una ricerca sul campo di circa 2 mesi da Novembre a Dicembre 2016 da “investigatrice privata di parole” nella Milano centro.
Considerando una media di 2 ore al giorno (tra mattino e sera) per circa 5 giorni alla settimana sono state raccolte e raggruppate circa 1000 parole nell’intero periodo. Vediamo quali sono state le più utilizzate, sottolineando quelle ormai in disuso. 

#10 FOTO

Foto di SamMino da Pixabay

Spesso associata ad alcuni social network e utilizzata per raccontare pettegolezzi, fatti e situazioni più che di viaggi o di fotografia in sè, dieci anni fa è stata pronunciata 16 volte. Difficile immaginare questa parola ancora in classifica ai nostri giorni. 

#9 MANGIATO

Credits: mangiare.mondo.info

A Milano da sempre piace parlare di cibo. Sia per raccontare cosa ma anche dove si è mangiato. Nel 2016 è risuonata 21 volte. Si tratta di un evergreen. Poco è cambiato in questi anni. 

#8 CASA

Dieci anni fa si inseriva in frasi tipo: sono stata a casa, sto tornando a casa, ho pulito casa, ho comprato casa ect… Questo termine è venuto fuori in 25 conversioni. Forse oggi è ancora più in auge soprattutto in frasi come sto cercando casa.

#7 WEEKEND

Credits: milanosguardinediti.com – Bagni e vecchi e nuovi

Al settimo posto appare l’agognato weekend. Che sia per raccontare cosa è successo in quello appena passato o per organizzare il successivo, il weekend era uno dei termini più amati che arrivava a quota 27. Domanda: dopo 10 anni il pensiero del week end è ancora così presente nella mente e nelle parole dei milanesi?

#6 NON HO PAROLE

Credits: www.tragicomico.it

Di questa siamo sicuri. Un’espressione un tempo molto in voga che ormai sa di vecchiume. Viene usata molto meno, per esprimere un senso di stupore. Eppure dieci anni fa a menzionare queste 3 parole in serie nella nostra ricerca sono stati 31 cittadini.

#5 IERI

City of Kilwa, 1572
City of Kilwa, 1572

Si rievoca il passato quando il presente non soddisfa. E il passato più recente, il giorno prima, era una delle menzioni più usate dieci anni fa. Anche oggi ai milanesi piace parlare del giorno prima? 10 anni fa era risuonata 39 volte, prevalentemente dal gentil sesso.

#4 UFFICIO

Credits ufficio stampa Atm – M5 control and operative room

Era quarta. Probabilmente oggi è meno in voga. Anche perché nel frattempo ci sono stati lockdown, Covid e il boom dello smart working. 10 anni fa durante lo studio è stata pronunciata 51 volte.

#3 NATALE

Beh, qui è solo una questione di periodo della ricerca. A fine anno non sorprende sul podio la parola Natale. Era stata ascoltata 67 volte.

#2 TRUMP

Qui una sorpresa vera. La parola più evergreen, più confermata nell’arco di dieci anni è sempre lui, il presidente americano. A quei tempi trovavamo il nome Trump ripetuto 78 volte da persone di ogni età e genere. Il ché non stupisce dal momento che l’8 novembre precedente Donald Trump era diventato il 45° Presidente degli Stati Uniti.

#1 REFERENDUM

Qui invece tutto è cambiato. Il vincitore assoluto di dieci anni fa era la parola Referendum. Pronunciata ben 96 volte da ogni genere di persona, in ogni contesto e momento della giornata. Era molto in voga in quei giorni. Oggi non apparirebbe neanche in una top 1000. 

# Altre parole più strane nella Milano di dieci anni fa

Credits: PH Il giornale del cibo

Questa era la classifica per argomenti: 

4.Dieta/cibo/salute/sport
Al 4° posto c’era il tema benessere e sport: dalla dieta dimagrante, purificante, detossinante, alcalina al veganesimo, vegetarianesimo, per continuare con esami e visite mediche fino a parlare di creme miracolose, pilates, yoga, idrobike….

3.Pettegolezzo
Si parlava sempre di qualcuno che non era presente nella conversazione.

2.Lamento
Ci si lamentava, ed anche tanto. Dal collega, al partner, all’amico/a, della pancia, della dieta, dei soldi, del futuro, del bambino, del lavoro…

1.Lavoro
Ebbene sì, nella maggior parte delle conversazioni origliate si parlava di lavoro. Sia in tono polemico che strategico/organizzativo. Forse Milano in questo è rimasta la stessa. 

Continua la lettura con: Parole intraducibili

MILANO CITTA’ STATO (Da articolo originario di RAFFAELLA APPICE)

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Inaugurata a Parigi la stazione metro capolavoro: come un grattacielo rovesciato nel sottosuolo

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quentin.gdl IG - Villejuif

Le metro del mondo si sfidano anche sugli aspetti più spettacolari. L’ultima arrivata è una fermata che sembra arrivare dal futuro, un capolavoro di architettura contemporanea che trasforma l’esperienza dei viaggiatori. Grazie al suo design monumentale e all’integrazione di luce, arte e materiali innovativi, è destinata a diventare una delle più iconiche del mondo.

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Inaugurata a Parigi la stazione metro capolavoro: come un grattacielo rovesciato nel sottosuolo

# Un cilindro di 70 metri che rivoluziona il sottosuolo

bramsi_du_rails IG – Esterno stazione

Villejuif-Gustave Roussy è una stazione fuori dal comune, progettata dallo studio Dominique Perrault Architecture (DPA) come un gigantesco cilindro di cemento con un diametro di 70 metri e una profondità di 50. Questa struttura monumentale crea un effetto visivo sorprendente, dando la sensazione di un grattacielo rovesciato che affonda nel sottosuolo.

bramsi_du_rails IG – Struttura stazione

Situata nel cuore del Plateau de Longboyau, nel Parc Départemental des Hautes-Bruyères, la stazione fa parte della nuova rete Grand Paris Express, un progetto da 200 km che sta ridefinendo la mobilità della capitale e del suo hinterland.

josugon IG – Villejuif

Oltre ad essere un nodo di trasporto strategico, Villejuif-Gustave Roussy è un’icona architettonica che ridefinisce l’idea di spazio urbano sotterraneo.

Leggi anche: La rivoluzione dei trasporti metropolitani della Grande Parigi

# Un tetto che porta il cielo sottoterra

simonb_91 IG – Villejuif-Gustave Roussy

Uno degli elementi più sorprendenti della stazione è il suo tetto, progettato per eliminare la sensazione di chiusura tipica delle metropolitane tradizionali. Grazie a un sistema di aperture e superfici specchiate, la luce naturale penetra in profondità nel cilindro, creando giochi di riflessi che amplificano la percezione dello spazio.

Oscarmateka IG – Villejuif-Gustave Roussy

Guardando verso l’alto dalle scale mobili o dalle passerelle sospese, i viaggiatori possono persino intravedere il cielo, un dettaglio che rende l’ambiente arioso e suggestivo. Il tetto, che funziona come un vero e proprio pozzo di luce, è un elemento chiave del progetto: non solo illumina, ma trasforma la stazione in un luogo di connessione visiva tra la città e il sottosuolo, annullando il confine tra interno ed esterno.

# Arte e architettura per un’esperienza immersiva

Samantha Dumont IG – Opere d’arte stazione

Oltre alla sua impressionante struttura architettonica, Villejuif-Gustave Roussy è anche un’opera d’arte. L’artista cileno Iván Navarro ha contribuito al progetto con installazioni luminose che trasformano le superfici interne in scenari dinamici e suggestivi. Le pareti riflettenti, abbinate a giochi di luce colorata, creano illusioni ottiche che accompagnano i viaggiatori in un’esperienza immersiva. Questa combinazione di arte e infrastruttura rende la stazione non solo un punto di passaggio, ma una destinazione in sé, dimostrando come le metropolitane del futuro possano essere luoghi di bellezza e ispirazione. Arriverà anche Milano a progettare opere di questo tipo ad uso pubblico?

Leggi anche: L’orrendo catafalco della metro dello Stadio San Siro

Continua la lettura con: La «Cattedrale del Movimento»: tre curiosità sulla Centrale, la stazione in stile “assiro-milanese”

FABIO MARCOMIN

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