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StarLine, la «super metro europea» del futuro: 5 linee e 39 stazioni. Sì, c’è anche Milano

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Starline - Rete metropolitana europea

Un’Europa interconnessa da una rete ferroviaria ad alta velocità, capace di unire le principali città del continente come se fossero fermate di una gigantesca metropolitana. I treni viaggeranno a velocità comprese tra 300 e 400 km/h: sarà la più grande innovazione nel trasporto continentale dai tempi della rivoluzione industriale. Scopriamo questo ambizioso progetto. 

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StarLine, la «super metro europea» del futuro: 5 linee e 39 stazioni. Sì, c’è anche Milano

# Un continente unito su rotaia veloce

Questo è l’ambizioso progetto “Starline”, concepito dal think tank danese 21st Europe, che mira a rivoluzionare la mobilità europea entro il 2040. Se realizzato, potrebbe rappresentare la più grande innovazione nel trasporto continentale dai tempi della rivoluzione industriale. Starline non è solo un progetto infrastrutturale, ma una visione per rafforzare i legami economici e culturali tra i paesi europei. L’obiettivo è ridurre dell’80% i voli interni al continente, abbattendo le emissioni di CO₂ e promuovendo un trasporto più ecologico. Finanziato con fondi pubblici e gestito privatamente, il sistema sarà alimentato da energie rinnovabili e supervisionato da una nuova Autorità Ferroviaria Europea. 

# 22mila chilometri di reti, 5 linee e 39 stazioni

Starline – Rete metropolitana europea

Il piano prevede la realizzazione di una rete ferroviaria di 22.000 chilometri, con 39 stazioni strategicamente posizionate in tutta Europa. Cinque linee principali, identificate da lettere dalla A alla E con un orario unico a livello europeo, collegherebbero le città chiave:

  • la linea A da Napoli a Helsinki;
  • la B da Lisbona a Kiev passando per Madrid;
  • la C da Madrid a Istanbul attraversando Barcellona;
  • la D da Dublino a Kiev;
  • la E da Milano a Oslo. 

A Milano passerebbe inoltre la linea B, che oltre ai capolinea di Lisbona e Kiev ferma tra le altre ad Atene e Bucarest, e la linea A con stop ad esempio a Berlino, Praga e Varsavia prima di giungere a Helsinki

I treni viaggerebbero a velocità comprese tra 300 e 400 km/h, riducendo drasticamente i tempi di percorrenza. Ad esempio, un viaggio da Helsinki a Berlino richiederebbe poco più di cinque ore, rispetto alle oltre 15 attuali, i viaggi da Milano a Monaco di Baviera diventerebbero “un collegamento ad alta frequenza tra i principali centri economici”.

# Un sistema di bigliettazione integrato in un’unica piattaforma

Starline biglietto digitale

Uno degli aspetti più innovativi di Starline è il sistema di biglietteria unificato su una piattaforma digitale aperta. Una soluzione per consentire ai viaggiatori di acquistare biglietti con un’unica interfaccia per tutta la rete ferroviaria europea, rendendo gli spostamenti più accessibili e convenienti.

Starline stazione

I prezzi dei biglietti dovrebbero essere significativamente inferiori rispetto ai voli a corto raggio, incentivando il passaggio dal trasporto aereo a quello ferroviario. Inoltre, il design delle stazioni e dei convogli sarà ottimizzato per garantire un’esperienza di viaggio fluida e confortevole, eliminando le lunghe attese e i disagi legati ai trasporti tradizionali, anche attraverso un sistema di sicurezza basata su sensori e sull’intelligenza artificiale che consenta il monitoraggio in tempo reale dei flussi di passeggeri.

# Il design dei treni ispirato all’Europa

Treni Starline

I treni, sviluppati in collaborazione con lo studio Bakken & Bæck, saranno caratterizzati da una livrea blu che richiama la bandiera dell’UE, con stelle lungo i lati delle carrozze.

Starline treni

Gli interni sono pensati per offrire un ambiente adatto ad ogni tipo di viaggiatore: aree del silenzio per chi necessita di concentrazione, sedute ergonomiche per il massimo comfort, bar per socializzare e spazi dedicati alle famiglie per rendere il viaggio più piacevole per tutti.

# Sfide e prospettive future

La realizzazione di Starline comporta sfide significative, tra cui l‘ingente investimento economico e la necessità di coordinamento tra i vari paesi coinvolti. Tuttavia, i benefici attesi, come la creazione di 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro e una riduzione stimata di oltre 100 milioni di tonnellate di CO₂, rendono il progetto una prospettiva entusiasmante per il futuro della mobilità europea. Se realizzato, Starline potrebbe trasformare radicalmente il modo in cui viviamo e viaggiamo nel nostro continente, avvicinando le persone e le culture come mai prima d’ora.

Fonte: Starline

Continua la lettura con: Il sogno della metropolitana tra Como e Lugano. Il passo successivo: unirla a quella di Milano?

FABIO MARCOMIN

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Le 10 tecniche di sopravvivenza di chi è single a Milano

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A Milano su 1.417.600 residenti distribuiti in 783 mila nuclei familiari, il 56,7 per cento è composto da una sola persona. Un dato in continuo aumento: in meno di dieci anni si è passati dal 49% a quasi il 57%. Ma il single di Milano è all’avanguardia nelle strategie di sopravvivenza. Come queste. 

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Le 10 tecniche di sopravvivenza di chi è single a Milano

#1 Spesa all’Esselunga

Credits kappaelleemme IG – Esselunga

La salvezza sono le monoporzioni e soprattutto i pronti in tavola. È un luogo dove il single non si sente mai solo. E stanno proliferando supermercati aperti 24 ore su 24 che insidiano il primato dell’Esselunga per i cuori solitari. Anche perché la notte di un single che si aggira tra gli scaffali è ricca di sorprese. 

#2 Jogging al parco

Chi è single a Milano non sta mai fermo. Anzi, sgambetta. Da soli, in coppia o in gruppo al parco: soprattutto al Sempione, oppure Porta Venezia. I più atletici scalano il monte Stella. A Milano ci sono anche corse competitive a misura di single come le color run o la più recente Dog Run a CityLife.

#3 Facebook e Instagram

pixabay – Bici e cellulare

Ha ucciso più coppie Zuckerberg che la legge sul divorzio. Su Facebook e Instagram il single si illude di avere un sacco di amici e di amori in corso, senza le menate della vita di coppia o le delusioni degli incontri di Tinder. 

#4 Le librerie

Credits: @òabookisalwaysagoodidea
La Feltrinelli

Un rifugio sicuro per chi è single. La libreria. Tra le più gettonate, la Mondadori in centro, la Feltrinelli in Gae Aulenti, la Rizzoli in galleria. Da dove le coppie si tengono alla larga. 

#5 Il cinema d’autore

Credits andysal IG – Cinema Anteo

Il cinema è per la coppia. Il cinema d’autore per il single. Il vecchio cinema di essai resiste grazie ai single. Anche perché i single amano ritrovarsi a vedere film che è quasi impossibile possano piacere a due persone contemporaneamente. Tra i luoghi più alternativi ci sono le cineteche, gli auditorium, tutte le sale con una caratteristica comune: le sedie scomode. 

#6 L’aperitivo al N’Ombra de Vin

Credits enricoboiardi IG – Un’Ombra de Vin

Single recidivi, coppie scoppiate, divorziati e divorziate si ritrovano al N’Ombra de Vin di San Marco, al Radetzky e nei locali attorno a Moscova.

#7 Il lavoro

Il passatempo preferito dei single incalliti: lavorare duro.

#8 Le inaugurazioni

coda inaugurazione
coda inaugurazione

Immancabili. Motivo di noia e spesso di litigio per le coppie, perché si incontra sempre chi non si vorrebbe incontrare, sono invece un’oasi felice per il single, luoghi in cui regna sovrano e indisturbato.

#9 Il delivery

credits: freepik.com

Invenzione fatta per i single. Infatti spopola. Molti single vivono con ansia un solo momento (feste a parte): la cena al ristorante. Mangiare da soli li espone a sensi di colpa spesso autoinflitti. Per evitarli ci sono le app di consegna cibo a domicilio. Non solo: evitano anche l’onta dello shopping senza fidanzatino annoiato al seguito. 

#10 La bici

Milano offre molti percorsi intriganti per chi va in bici, tra cui la mitica pista ciclabile che parte da Melchiorre Gioia e arriva a Cassano d’Adda, lungo la Martesana. Ma soprattutto andare in bici a Milano consente di scaricare le frustrazioni della solitudine contro gli automobilisti.

Continua la lettura con: 10 luoghi dove baciarsi a Milano

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Si chiama «Bastioni aperti», ma è il progetto per chiuderli al traffico

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Bastioni aperti

Aprire per chiudere. Sembra un paradosso, ma è esattamente ciò che prevede il progetto “Bastioni Aperti”. Un’idea che potrebbe trasformare il volto di Milano, ma non senza conseguenze.

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Si chiama «Bastioni aperti», ma è il progetto per chiuderli al traffico

# Storia e funzione urbana dell’antica cinta muraria spagnola

Quinzi Terna Architecture – Anelli bastioni

I Bastioni di Milano sono ciò che rimane dell’antica cinta muraria spagnola, costruita nel XVI secolo per difendere la città. Con il tempo, queste fortificazioni hanno perso la loro funzione militare e sono state inglobate nel tessuto urbano, trasformandosi in importanti arterie di scorrimento. Oggi, i Bastioni si estendono per circa 12 km e attraversano alcuni dei quartieri più storici e vivaci della città, come Porta Venezia, Porta Romana e Porta Garibaldi. La loro importanza nella viabilità è indiscutibile e proprio su questa rete si innesta il progetto “Bastioni Aperti”, con l’obiettivo di rivoluzionare la mobilità in città.

Leggi anche: I soldi di San Siro per riqualificare il quartiere: che cosa si potrebbe fare con questi 200 milioni?

# “Bastioni aperti” per bici e pedoni, chiusi per i veicoli a motore

Credits Andrea Cherchi – Porta Venezia

È questa la contraddizione del progetto, almeno nel nome, che promette di restituire ai cittadini un pezzo di Milano, ma a una condizione: niente auto. Il piano, ideato dallo studio Quinzii Terna Architecture e attualmente in discussione presso la commissione Mobilità attiva del Comune, prevede la chiusura al traffico dell’anello dei Bastioni per alcune ore la domenica mattina. Un’idea affascinante per chi sogna una città più vivibile, ma che solleva anche interrogativi su viabilità e impatto sui residenti. Come verranno gestiti i flussi di traffico nelle aree limitrofe? E soprattutto, basteranno poche ore di chiusura per cambiare davvero il modo in cui Milano viene vissuta dai suoi abitanti?

# Un giardino botanico lineare attorno al cuore della città

Bastioni aperti

L’idea è di trasformare il tracciato dei Bastioni in uno spazio perfetto per passeggiate, biciclettate, eventi culturali e attività all’aperto. Un’iniziativa per migliorare la qualità della vita, ridurre l’inquinamento e rendere Milano più simile alle grandi capitali europee che hanno già adottato strategie simili. Un percorso che connette 10 tra parchi e giardini della città, una sorta di giardino botanico lineare dove si possono incontrare numerose specie arboree: olmi, platani, tigli, bagolari, ciliegi, aceri, cedri, magnolie.

# Il primo assaggio di come sarebbe il centro senza le auto?

Credits cheautocompro.it IG – Area C

La città ha già dimostrato di poter cambiare pelle con iniziative simili, come le domeniche ecologiche o la pedonalizzazione di Piazza Duomo. Tuttavia, il rischio di alienare una parte della popolazione è reale, e senza alternative efficienti di trasporto pubblico, la chiusura delle strade potrebbe creare più problemi che benefici. Lungo il tracciato si trovano diverse fermate del trasporto pubblico, tra cui metro, tram e autobus, ma nemmeno una linea metropolitana lo percorre. La direzione intrapresa è chiara: meno auto, più spazio per le persone. Dopo le restrizioni di Area B e Area C, con il progetto “Bastioni Aperti” si potrà assistere ad un’anteprima di un centro città senza veicoli a motore?

Fonte: Airtribune

Continua la lettura con: 5 progetti per fermare l’«agonia» di Milano

FABIO MARCOMIN

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Corso Vittorio Emanuele: i suoi cambi di nome e l’avanguardia pedonale

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Ph. @milanopersempre.it IG

La via dello struscio ha cambiato più volte nome. 

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Corso Vittorio Emanuele: i suoi cambi di nome e l’avanguardia pedonale

Ph. @milano_scomparsa_o_quasi IG

Corso Vittorio Emanuele II. In epoca romana era l’arteria che portava verso nord-est. Successivamente prese il nome di Corsia dei Servi ed era il tratto della strada che congiungeva piazza Duomo alla Porta orientale. Il nome veniva dal convento dei servi di Maria, che officiavano la chiesa di Santa Maria.

Dopo i lavori di ampliamento, nel 1830 la strada prese il nome di corso Francesco, in onore dell’imperatore e re Lombardo-Veneto. Con l’unità d’Italia divenne corso Vittorio Emanuele II.
Fu la prima strada di Milano a essere pedonalizzata, a metà degli anni ottanta.

Continua la lettura con: I grandi brand della Galleria

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Le dipendenze tipiche di chi vive a Milano

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Ideogram AI - Sono stato a..

Nel manuale diagnostico psichiatrico, da anni i disturbi legati alle dipendenze stanno crescendo a ritmo esponenziale. Durante il processo evolutivo si è registrato un cambiamento: alle dipendenze da sostanze si sono aggiunte le dipendenze da comportamenti. 
Soprattutto a Milano.

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Le dipendenze tipiche di chi vive a Milano

#1 La dipendenza dai “saldi”

Correre e stare in fila per ore per accaparrarsi un abito a prezzo scontato per poi sventolarlo al momento giusto e dire..“questo è di….” quest’altro è di…” “e questo l’ho pagato un terzo del prezzo che era sul cartellino” con tono da sfida da ingenua vittoria sulla legge del marketing.

#2 La corsa/dipendenza a dire “sono stato a….”

Ideogram AI – Sono stato a..

Ogni giorno una galleria d’arte nuova, un ristorante “in cui si mangia con le dita dispari”, l’apertura di un cocktail lounge “gestito da eschimesi”, che vedono la corsa a strappare per primo la bandiera del “ci sono stato” e metterla sul tavolo del Risiko con tronfio orgoglio.

#3 La dipendenza dall’organizzazione “del tempo libero” 

crisnzeta5-pixabay – Gestione agenda

Che diventa tempo organizzato, quindi…un lavoro.

#4 La dipendenza dai “corsi” da far fare ai bambini

Vladvictoria-pixabay – Corsi bambini

Ma esiste anche la versione auto-somministrata fatta dagli adulti.

#5 La dipendenza a essere sempre al top

Credits: architetturaecosostenibile.it

Palestra, gym, corsa al parco, docce gelate

#6 La dipendenza a prenotare 

Credits: @bookingcom
Avalon

Week end, settimana bianche, ponti dei più disparati, vacanze estive.

#7 La dipendenza a pensare al futuro

pixabay-fredrikwandem- Concerto

Tutti gli eventi possibili e impossibili… (lo diventano spesso senza prenotazione)

In questo grande sistema di ricompensa psicologica cittadina, i neurotrasmettitori del piacere indotto fanno trottare i milanesi e i turisti che diventano milanesi anche per pochi giorni in uno stato di ebbrezza in cui non sai di non essere padrone di te stesso, come del resto per ogni dipendenza. Se la libertà non ha prezzo, il milanese è davvero ricco?

Continua la lettura con: Queste sono le tre droghe più consumate a Milano: i risultati dell’ultimo studio

CRISTINA FILIPPO

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«Vi scrivo per documentare la passeggiata serale nella zona in cui vivo…»

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Buongiorno,

Vi scrivo per documentare, con le foto allegate, la passeggiata serale nella zona in cui vivo, fatta lunedì 31 marzo intorno alle 19.

Ingegnoli – Porpora

Il bidone (nuovo) in via Ingegnoli angolo Porpora, pieno di sacchi vicini, ha persino una tavola del wc, giusto a testimoniare l’uso delle vie cittadine; i sacchetti sparsi tra le auto sono presenti dallo scorso venerdì, a testimoniare che la strada non è stata pulita.

Ingegnoli – Porpora

La stazione delle biciclette del BikeMi in via Teodosio-Porpora è sempre un deposito di bottiglie lasciate dai frequentatori della zona, che utilizzano altresì gli alberi per espletare i loro bisogni fisiologici dopo aver bevuto.

Teodosio BikeMi

Inoltre i sacchetti delle deiezioni canine si trovano nel punto in cui era presente un bidone dei rifiuti che è stato tolto, evidentemente servirebbe riposizionarne uno.

Porpora

Cordialmente,

GABRIELE SIMONELLI

________________________________

Recapito subito tutto a sindaco e assessori.
 
 
 
IL POSTINO
 
Vuoi segnalare qualcosa, fare una domanda, sfogare la tua creatività o la tua disperazione? Manda una mail a info@milanocittastato.it (Oggetto: I fatti nostri). 

Continua la lettura con: «Come nuovo collegamento, dalla stazione di Milano Centrale suggerirei anche…»

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Inaugurano le terme di Montel: i numeri, le curiosità e i prezzi

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credits QC Terme ig

Il più grande centro termale urbano d’Italia ha aperto i battenti il primo di aprile. Scopriamo numeri e curiosità di questo nuovo polo del benessere milanese.

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Inaugurano le terme di Montel: i numeri, le curiosità e i prezzi

# I numeri del più grande centro termale urbano d’Italia

sporteimpianti – Pianta progetto ex scuderie de Montel

Ha inaugurato il centro termale da record, il più grande d’Italia in una città. Si trova in zona San Siro tra via Achille e via Fetonte, dove un tempo c’era il complesso Liberty delle ex scuderie De Montel che è stato riqualificato e adatto al nuovo utilizzo. Questi numeri del nuovo polo del benessere di Milano:

  • 16.000 mq complessivi
  • Spazi interni: 5.450 mq
  • Spazi esterni: 10.000 mq, con 8.000 mq di parco e 800 metri cubi di acqua
  • 10 vasche termali, tra cui la piscina della Sorgente e dell’Eclisse, la vasca della pioggia e quella della sospensione
  • 16 sale massaggi
  • 9 aree relax
  • 4 saune, tra cui la Banja Russa e la Sauna del Respiro, e 1 bagno di vapore
  • 1 hammam
  • 3 punti ristoro (ristorante bistrot, caffetteria, garden bar da 700 posti)
  • 3500 nuovi alberi piantati
  • 230 nuovi alberi piantati all’anno per 10 anni nelle zone circostanti
  • 57 milioni di euro per l’acquisto e la riqualificazione del sito da parte del Fondo Infrastrutture per la Crescita – ESG (Fondo IPC) del Gruppo Azimut
  • oltre 3 anni di lavori

# L’acqua arriva dall’unica sorgente termale di Milano, posta a quasi 400 metri di profondità

Ph. Andrea Cherchi

Le prime vere terme di Milano. A differenza delle terme di Porta Romana, qui l’acqua proviene dall’unica sorgente termale della città, situata a 396 metri di profondità, oligominerale e riconosciuta per le sue proprietà terapeutiche. La fonte è stata ripristinata nel 2007 e ha ispirato la riqualificazione del complesso realizzato nel 1921 su progetto di Vietti Violi. 

# Il materiale degli abbaini è lo stesso utilizzato per quelli della Galleria Vittorio Emanuele

De Montel abbaini

Le cuspidi, i pennacchi, la trabeazione, le modanature e gli abbaini sono stati restaurati, collaborando con la Soprintendenza Archeologica delle Arti e Paesaggio. Quelli andati distrutti sono stati integralmente ricostruiti usando il materiale originale compreso un legante d’impasto recuperato a Grenoble, lo stesso degli abbaini della Galleria Vittorio Emanuele di Milano. 

Leggi anche: Le nuove maxi terme di Milano prima dell’apertura: la Fotogallery di Andrea Cherchi

# I prezzi di giornate nella Spa e trattamenti

demontel.it – Home terme

Le prenotazioni sono aperte, direttamente sul sito ufficiale, per aprile, maggio e giugno 2025. I prezzi, a partire da 60 euro, variano in base alla durata e al giorno della settimana.

Gli orari:

  • Da lunedì a giovedì dalle 8:30 alle 23:00
  • Venerdì e Sabato  dalle 8:30 alle 24:00
  • Domenica  dalle 8:00 alle 23:00
  • Ponti festivi dalle 8:00 alle 24:00

 Da lunedì a venerdì

  • SPA Time Relax 3 ore – Valido per ingressi compresi tra le 12:00 e le 13:00
    60 euro
  •  SPA Time Relax 5 ore a 79 euro
    79€
  • SPA Time Relax 8 ore a 89 euro

Sono poi disponibili trattamenti per corpo e viso che vanno dai 70 ai 210 euro.

Continua la lettura con: Apre a Milano il parco termale urbano più grande d’Italia

FABIO MARCOMIN

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @paolo_stefano_abbate IG

La foto del giorno: oggi siamo in via Domenico Berra a Crescenzago.

Ph. @paolo_stefano_abbate

Ph. @paolo_stefano_abbate IG

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Continua la lettura con: La foto del Giorno (31 marzo) 

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«Solo dei ragazzini annoiati»: Fedez all’attacco dei Maranza

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Tra un tiro di canna e una battuta, Fedez ha espresso una posizione netta e, per certi versi, inedita per lui: i maranza sono «ragazzini annoiati». Un’affermazione che, pur nella sua apparente semplicità, ha aperto il dibattito sulle radici del problema.

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«Solo dei ragazzini annoiati»: Fedez all’attacco dei Maranza

Nell’ultima puntata di Pulp Podcast, Fedez e Mr. Marra hanno affrontato un tema che negli ultimi mesi sta infiammando il dibattito pubblico soprattutto a Milano: il fenomeno dei maranza. Ospiti della puntata erano il rapper Chicoria e l’influencer culturale Edoardo Prati, due figure agli antipodi per formazione e linguaggio, ma accomunate dall’interesse per le dinamiche sociali e giovanili.

# Un passato di periferia

Credits: videoclip di Faccio Brutto – Fedez

Federico Lucia, in arte Fedez, non è estraneo alle difficoltà delle periferie. Cresciuto a Rozzano, ha sempre raccontato il degrado e la mancanza di opportunità che affliggono chi nasce ai margini delle grandi città. Anche se, nel corso della sua carriera, ha anche ammesso di non essere mai stato realmente coinvolto nella violenza di strada, pur conoscendola da vicino.

Negli anni, il rapper ha mostrato una crescente sensibilità verso le tematiche sociali, fino ad arrivare a una svolta, potremmo quasi dire “legalitaria”, che oggi lo porta a condannare anche quei reati commessi per necessità di sopravvivere. Nonostante tenga a chiarire che i maranza non rientrano in questa categoria: perchè loro non rubano per sopravvivere, ma per noia.

«La risposta è sempre e solo la mancanza dello Stato», ha dichiarato, a più riprese, nel corso del podcast, sottolineando come l’assenza di presidi istituzionali sia per lui alla base della microcriminalità.

Leggi anche: Maranza o Giargiana: chi vince la sfida metropolitana?

# Il vuoto educativo e il richiamo della violenza

Credits: pinterest.it
Maranza

La riflessione di Fedez si inserisce in un dibattito più ampio sulla funzione della scuola e della cultura nel prevenire fenomeni di devianza giovanile. «Probabilmente nella tua testa, se rubi una collana, stai anche facendo qualcosa di giusto, perché quello a cui rubi è ricco», ha osservato, spiegando il meccanismo psicologico alla base di certe azioni.

Chicoria, dal canto suo, ha raccontato la propria esperienza personale: «Quando io andavo da ragazzino, per me a 8 anni, esisteva soltanto il campetto da pallone e giocare a calcio. Quello che si interessava a fare un corso di pianoforte, a fare una qualsiasi cosa di cultura o a fare anche solo uno sport fuori dal discorso del calcio, era considerato un coglione».

Se negli anni ’80 la mancanza di alternative portava molti ragazzi alla delinquenza, oggi il fenomeno si è evoluto, mantenendo però la stessa matrice: l’assenza di prospettive. «Il maranza rapina perché non ha niente da fare, è il futuro di quello che vivevo io», ha concluso il rapper.

Leggi anche: I maranza alla conquista di Milano: ma chi sono?

# Il mea culpa di Fedez: social, fama e ricchezza a ogni costo

Il dibattito si è poi spostato sulle possibili soluzioni. Se da un lato si chiede un intervento immediato per garantire la sicurezza dei cittadini, dall’altro si sottolinea la necessità di un presidio culturale e sociale nelle periferie. «Se lo Stato interviene solo nel momento dell’arresto e non su tutto quello che porta a quella criminalità, vuol dire che sta risolvendo il sintomo, ma non sta curando la malattia», ha osservato Edoardo Prati.

Fedez, pur condividendo questa analisi, ha evidenziato come il problema sia più complesso: «Chi ruba la collanina nel centro di Milano, le baby gang e i maranza non rubano per necessità». Un’affermazione che smentisce la narrazione della povertà come unica causa della criminalità giovanile e che punta il dito contro un vuoto esistenziale più che economico.

Il rapper milanese ha poi allargato il discorso all’influenza dei social network sui giovani. Secondo lui, la narrazione dominante oggi è quella del successo immediato e del denaro facile: «Le giovani generazioni sono cresciute con l’idea del denaro facile, il denaro ti regala felicità, il denaro ti risolve tutti i problemi. È quello che hanno visto e, in parte, posso dire di aver contribuito anche io a creare questa narrazione».

Un’ammissione sincera, che evidenzia come il problema vada ben oltre la microcriminalità di strada e tocchi le fondamenta della società contemporanea. «Se tu dai come unica opzione per farcela a un ragazzo quella di diventare celebre, famoso, esporsi mediaticamente… è il motivo per cui non puoi fare impresa in questo paese, non riesci a fare startup», ha aggiunto, sottolineando come l’assenza di alternative concrete alimenti il senso di frustrazione e la deriva violenta di molti giovani.

Leggi anche: Elezioni 2027: perché introdurre le «quote giovani»

# La soluzione al fenomeno Maranza, tra repressione e cultura

Credits houss.lasquale IG – Maranza

Fedez, Mr. Marra e i loro ospiti, Edoardo Prati e Chicoria, neanche troppo inconsapevolmente, hanno delineato un modello chiaro per le amministrazioni locali e per tutte le istituzioni che vogliano affrontare il fenomeno maranza in modo efficace.

Se la prima risposta, imprescindibile, è la difesa immediata dei cittadini attraverso un maggiore presidio delle zone più a rischio, l’azione repressiva da sola non è sufficiente a risolvere il problema alla radice. La riflessione si sposta quindi su un livello più radicale: non il presidio sociale, culturale e scolastico delle periferie, ovvero quei luoghi in cui la mancanza di opportunità e stimoli trasforma la noia in un detonatore di devianza.

Se i ragazzi crescono senza alternative, senza spazi di aggregazione sani, senza percorsi formativi e culturali che li coinvolgano, il richiamo della violenza e dell’illegalità diventa quasi inevitabile.

Il problema, come sottolineato nel dibattito, non sarebbe la povertà economica in sé, ma il vuoto esistenziale che caratterizza molte periferie. Le istituzioni, quindi secondo questo approccio, non dovrebbero limitarsi a reprimere, ma dovrebbero investire in politiche educative e culturali che offrano ai giovani delle vere alternative.

Continua la lettura con: Questi sono i 7 quartieri più «maranza di Milano»: uno è insospettabile…

MATTEO RESPINTI

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Quando sperimenti una nuova tecnica per la raccolta differenziata

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Quel tocco di classe. 
 

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SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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I soldi di San Siro per riqualificare il quartiere: che cosa si potrebbe fare con questi 200 milioni?

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L’Agenzia delle Entrate ha stimato circa 200 milioni di euro dall’eventuale vendita del Meazza e dei terreni circostanti inclusi nel comparto San Siro. Il sindaco Sala in una recente intervista ha dichiarato che queste risorse saranno destinate alla rigenerazione del quartiere: ma come si potrebbero impiegare?

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I soldi di San Siro per riqualificare il quartiere: che cosa si potrebbe fare con questi 200 milioni?

# Dalla vendita dei terreni dovrebbero arrivare circa 200 milioni di euro

Docfap – Gli elementi del progetto stadio

Un nuovo stadio a San Siro, con l’acquisto dell’attuale impianto e dei terreni circostanti, significa anche tante risorse da investire sul quartiere. Lo ha dichiarato il Sindaco Beppe Sala a margine della presentazione del tram dedicato agli 80 anni della Liberazione: «Se ci sarà la vendita dello stadio la cosa importante sarà definire, e lo lascio al Consiglio comunale, decidere cosa si farà di quei fondi. Suggerisco che siano concentrati su chi vive nel quartiere, perché stiamo parlando di 7/8 anni di lavori». Sala ha proseguito spiegando che «I fondi era già previsto che fossero focalizzati lì, io ribadisco che devono essere a beneficio degli abitanti del quartiere». Ma di che cifra si sta parlando? L’Agenzia delle Entrate ha previsto una cifra di 197 milioni di euro stimati dall’Agenzia delle Entrate, anche se dal totale dovranno essere tolte le spese di bonifiche. Comunque si tratterà di molti quattrini per il quartiere. Ma come si potrebbero impiegare?

Leggi anche: San Siro: c’è un «aiutino» del Comune a Milan e Inter? Parte l’inchiesta

# Il «Piano Mosaico»: collegare e rilanciare le «cinque città» di San Siro

Piano Mosaico Area interventi

Per prima cosa si potrebbe dare attuazione al piano d’area del «Mosaico San Siro». Un quadrante interessato da grandi progetti di rigenerazione che oltre allo stadio include l’area dell’Ippodromo, a Piazza D’Armi e il quartiere Selinunte con il bando Pinqua. Uno studio nel quale emergono cinque città diverse mal collegate (la città dei Recinti e delle barriere, lo stadio, il sistema degli Ippodromi, il San Carlo, Piazza d’Armi, le caserme), e da riconnettere, utile a suggerire come investire gli oneri di urbanizzazione di tutti gli interventi in corso e futuri. 

# I 12 progetti del «Piano Mosaico»

Si prevede la riconnessione dei grandi parchi a Ovest della città, il collegamento tra i quartieri, il recupero di edifici dismessi e nuove centralità del tessuto urbano. Sono 12 i progetti pensati per l’area e tra questi troviamo: 

  • l’apertura di un percorso ciclo-pedonale pubblico all’interno dell’Ippodromo e dell’area dello stadio per favorire il collegamento da Monte Stella a San Siro;
  • la riduzione delle carreggiate delle strade e la loro depavimentazione;
  • la trasformazione di via Harar e via Rospigliosi da strade di grande scorrimento in una sequenza di piazze con esercizi di vicinato nei piani terra;
  • la trasformazione di via Novara in una strada urbana di collegamento tra i grandi parchi a vocazione ciclabile;
  • la riqualificazione, assieme ai fondi del Pnnr, degli edifici popolari più problematici;
  • la realizzazione di palestre a basso costo, con gli oneri di costruzione del nuovo stadio, convenzionate con il Comune e magari sponsorizzate da Milan e Inter per invogliare i ragazzi a praticare sport.

Leggi anche: La PIAZZA dello STADIO: da no man’s Land a OASI GREEN. Il progetto di rilancio

# Trasformare piazza Axum, l’intervento al centro del piano d’area di San Siro

Corriere della Sera – Intervento Piazzale Axum

Al centro di questa trasformazione urbanistica c’è Piazza Axum. Da finanziare tramite gli oneri urbanistici a scomputo del progetto di Ax, di quello di Syre e di Hines che sta realizzando un nuovo micro quartiere al posto del vecchio trotto, e altri da recupare. Nell’intervento è contemplato: 

  • lo spostamento del capolinea del tram 16 in piazzale Segesta;
  • la creazione di aree gioco e palestre nelle aree verdi;
  • una playstreet in via Val Poschiavina per collegare piazza Axum e il giardino Marangoni;
  • nuovi attraversamenti nord-sud, pedonalizzando l’area davanti alle scuole e mantenendo il passaggio del bus.

Oltre a queste azioni urge poi un intervento radicale per l’area a Sud di Selinunte, il «buco nero» di Milano. 

# Rigenerare il «Quadrilatero dell’illegalità»

Case popolari San Siro

Si potrebbe infine dare seguito alla proposta elaborata dall’architetto Massimo Roj, fondatore e CEO di Progetto CMR, insieme all’ingegner Gianni Verga, di rigenerazione del “Quadrilatero dell’illegalità”. Il nucleo abitativo di 330mila mq di case popolari tristemente noto alle cronache, che ruota attorno a piazza Selinunte. L’idea è quella di realizzare un mix tra edilizia libera e popolare, che tramite demolizioni e costruzioni può dare luogo alla stessa quantità di edilizia popolare da destinare gradualmente agli attuali esistenti.

Ufficio stampa Gruppo Progetto CMR – Proposta Metodologica quartiere San Siro-Piazza Selinunte

Al posto degli attuali edifici verrebbero costruite delle torri nella parte centrale, tra Piazzale Selinunte, Viale Aretusa, Viale Mar Jonio e una propaggine in Piazza Segesta mentre nelle porzioni rimanenti, comprese tra le vie Paravia, Civitali, Ricciarelli e Dolci, edifici con le altezze di quelli attuali. Il nuovo quartiere sarebbe completamente pedonale, con accesso garantito ai mezzi di servizio e di soccorso, e con 1/3 dello spazio destinato a verde pubblico.

Sarebbero previsti inoltre servizi ai piani terreni, sostenibilità e autonomia degli edifici, insediamento delle così dette “funzioni rare” come università, spazi museali e laboratori per artisti e artigiani e la presenza di residenze temporanee, studentati, residenze per la terza età.

Leggi anche: Torri, verde, boulevard pedonale: il FUTURO della “zona nera” di SAN SIRO

Continua la lettura con: Come sarà San Siro da 1,2 miliardi

FABIO MARCOMIN

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1 aprile 1925. Sembra un pesce d’aprile. I milanesi insorgono

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Primo semaforo

1 aprile 1925. Molti automobilisti speravano fosse un pesce d’aprile, invece non lo era.

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1 aprile 1925. Sembra un pesce d’aprile. I milanesi insorgono

# 1° aprile 1925: il divieto di sorpasso a destra fa infuriare gli automobilisti

Il sorpasso

Sembrava uno scherzo, ma non lo era. Il 1° aprile 1925 entrava in vigore una nuova norma del codice della strada: il divieto di sorpasso sulla destra. Quella che oggi appare una regola di buon senso, all’epoca scatenò un’ondata di proteste tra gli automobilisti, abituati a una guida senza troppe restrizioni.

A dare voce al malcontento fu anche il Corriere della Sera, che il 29 marzo – due giorni prima dell’entrata in vigore della legge – pubblicò un articolo dal tono polemico: Si vuole sopprimere la circolazione delle automobili nelle vie di Milano?

Il quotidiano sottolineava le difficoltà pratiche della norma: “Se un’automobile vuol sopravanzare un carro, deve passare sulla sinistra; se questo non è possibile perché la strada è stretta, l’automobile deve mettersi in coda al carro e attendere che si presenti l’eventualità favorevole di passare avanti”.

Il commento finale era lapidario: “Se per regolare il traffico si vuol ridurre al comun denominatore della velocità del più lento veicolo tutti gli altri, i vantaggi che questi presentano sono praticamente soppressi”.

Un dibattito acceso per una regola che oggi nessuno metterebbe in discussione.

Continua la lettura con: 31 marzo 1979: in Darsena arriva l’ultimo barcone

MILANO CITTA’ STATO

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Il crollo degli affitti brevi a Milano

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Insidearibnb - Offerte di alloggi a Milano

Negli ultimi mesi, una serie di nuove normative ha portato a una riduzione drastica delle offerte disponibili in città. Un cambiamento di scenario rispetto al 2024 che solleva interrogativi sul futuro del settore e sulle implicazioni per proprietari e turisti.

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Il crollo degli affitti brevi a Milano

# Una diminuzione significativa delle offerte: -29% in poco più di tre mesi

Insidearbnb – Withub – Differenza numero affitti brevi 2024-2025

Negli ultimi mesi, Milano ha registrato una contrazione notevole nel mercato degli affitti brevi. Secondo i dati raccolti da Insideairbnb, da dicembre 2024 al 13 marzo 2025, il numero di case in affitto breve è sceso da 22.627 a 16.114, con un crollo del 29%. Questo significa che oltre 6.500 alloggi sono spariti dal mercato in poco più di tre mesi. Il principale motivo di questa contrazione è l’introduzione di nuove normative che impongono adempimenti burocratici più stringenti ai proprietari.

# Le cause del crollo: più vincoli e meno incentivi

Appartamento affitto Milano Airbnb

Il drastico calo degli affitti brevi a Milano è dovuto a una serie di fattori che hanno reso meno conveniente questa attività per i proprietari:

  • Obbligo del Codice Identificativo Nazionale (CIN). Dal primo gennaio 2025, tutti gli immobili destinati alla locazione turistica devono essere registrati in una banca dati nazionale e dotarsi di un CIN, da esporre negli annunci e all’esterno della struttura. Questo obbligo ha scoraggiato molti host occasionali.
  • Nuove regole sulla sicurezza. I proprietari sono stati obbligati a installare dispositivi di sicurezza come estintori e rilevatori di monossido di carbonio, con un aumento dei costi di gestione.
  • Restrizioni sulle modalità di check-in. Le lock box per l’auto-check-in sono state vietate, costringendo i proprietari a garantire la consegna delle chiavi di persona, con un impatto significativo sulla flessibilità degli host.
  • Aumento della tassazione. Le nuove normative fiscali hanno reso meno conveniente la locazione turistica rispetto all’affitto tradizionale.

# Le zone più colpite: il centro e le aree turistiche

Insidearbnb – Withub – Differenza 2024-2025

L’effetto delle nuove normative non è stato uniforme in tutta la città. Secondo i dati raccolti dal sito InsideAirbnb, le aree più colpite dalla diminuzione degli annunci sono quelle a maggiore vocazione turistica, dove l’offerta di affitti brevi era più elevata. In particolare:

  • Buenos Aires – Porta Venezia. In soli tre mesi, gli alloggi disponibili sono scesi di 636 unità, arrivando a quota 1.149.
  • Duomo – Brera. Il cuore turistico di Milano ha visto una contrazione importante, con rispettivamente 526 e 384 case in meno.
  • Zona Sarpi – Loreto. La prima ha perso circa 612 sistemazioni, mentre la seconda si è attestata su un calo di 562 alloggi.
  • Ticinese – Navigli. Queste due zone adiacenti tra di loro hanno registrato rispettivamente 278 e 266 appartamenti in meno sul mercato.

Questa riduzione non solo impatta i proprietari e gli host, ma potrebbe anche ridisegnare la mappa dell’ospitalità turistica a Milano, rendendo più complesso trovare soluzioni a breve termine nelle zone più centrali.

# Calato anche il prezzo medio da 174 a 144 euro a notte

Insidearibnb – Prezzo per notte

Oltre alla riduzione delle offerte, si è osservato infatti una discesa del prezzo medio per notte, passato 174 euro a 144 euro dopo che tra il 2023 era salito di 10 euro. La conseguenza è stata un calo del guadagno medio annuo, sceso da 9.172 a 8.517 euro. Per il futuro, resta da vedere se queste nuove regolamentazioni porteranno a una maggiore professionalizzazione del settore o se, al contrario, disincentiveranno ulteriormente i piccoli proprietari, modificando l’equilibrio del mercato degli affitti brevi a Milano.

Continua la lettura con: Il boom degli affitti brevi: le case di Milano sempre più solo per turisti

FABIO MARCOMIN

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Cenare in una grotta sotterranea in una città d’Italia: sembra di essere al centro della Terra

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credits Foursquare

Sembra di essere al centro della Terra, in una location creata completamente dalla natura.

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Cenare in una grotta sotterranea in una città d’Italia: sembra di essere al centro della Terra

# A Putia dell’Ostello, il ristorante dentro la grotta creata dall’Etna

credits Putia Ostello

Questo è forse il luogo più cosmopolita per mangiare, bere e incontrare persone a Catania. A Putia dell’Ostello è un ristorante incastonato tra il Mercato Storico del pesce e il Castello Ursino. La sua peculiarità è che il ristorante si trova in una grotta lavica nata in seguito all’eruzione dell’Etna del 1669. Proprio qui, da secoli, scorre silenzioso il fiume Amenano, arginato dalle mura di Carlo V, che un tempo proteggevano la città. Come dice l’insegna luminosa, il fiume procede “in senso contrario al mare dirigendosi verso il Castello Ursino”.

Ma perchè si chiama così? Molto semplice. Perchè il ristorante si trova al piano terra di un palazzetto storico ai cui piani superiori si trova, appunto, un ostello, facente parte della stessa proprietà.

# Il locale diviso in più parti

credits OpenTable

Il locale presenta:

• Una parte interna distinta in più piani, caratterizzati da un ambiente rustico e accogliente, con pareti in pietra vulcanica e tavoli in legno che creano un’atmosfera intima e autentica.
È presente, inoltre, un piccolo piano bar dove è possibile ordinare direttamente il tuo cocktail preferito. Qui potrai immergerti in uno spazio con luci soffuse di colore rosso;
• Una parte esterna dove sono presenti molteplici tavoli in cui poter trascorrere tranquillamente la propria serata.

# Un menù variegato

credits Putia Ostello

La taverna offre un menù completo, caratterizzato da pesce, carne e vegano, oltre ad una selezionata lista di pizze di alta qualità. La cantina dei vini è invece specializzata in vini del territorio siciliano. Da citare anche la vasta selezione di birre artigianali e piatti tradizionali preparati con ingredienti freschi e genuini.

Si potrebbe pensare di realizzare un ristorante simile in qualche anfratto dei fiumi interrati di Milano?

Continua la lettura con: Parcheggi in strada controllati con webcam: Milano più sicura con il sistema delle autostrade?

ANDREA PARRINO

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Palazzo Nardini, quando il futuro si trova nel passato

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Roma custodisce un patrimonio culturale immenso, eppure tra le sue strade spesso si nascondono vecchi luoghi di grande valore che versano in stato di abbandono o degrado. Questo è un problema non solo da un punto di vista economico e turistico ma anche sociale: riuscire a mantenere viva l’identità socio-culturale di questi luoghi è fondamentale per preservare la storia e l’identità di Roma. Palazzo Nardini rappresenta un ottimo esempio di come andrebbe sostenuto questo processo.

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Palazzo Nardini, quando il futuro si trova nel passato

# La sorte che molti dei luoghi di cultura romani rischiano di fare

Ph: palazzoripettarome – Instagram

Nei tempi più recenti, le logiche del guadagno e del consumo hanno prevalso su tutti gli altri approcci tradizionali alle cose e alle persone. Questa tendenza, soprattutto nelle grandi città globalizzate, ha investito ogni campo e si è spesso appropriata di spazi e luoghi di interesse artistico o culturale, riconvertendoli in occasioni di profitto. A Roma gli esempi sono moltissimi, tra gli altri:

  • Palazzo Ripetta, antico convento del XVII secolo oggi grande hotel di lusso;
  • Palazzo Brancaccio, tra gli ultimi esempi di residenze nobiliari romane, risalente alla fine dell’800, oggi è usato come location per eventi esclusivi;
  • Palazzo Dama, vecchia residenza della famiglia Anguillara risalente al XIX secolo, anch’esso oggi riconvertito in hotel di lusso.

Se da una parte tutto ciò testimonia la capacità di adattarsi alle esigenze contemporanee, soprattutto di tipo economico, sotto il punto di vista culturale, storico e artistico la riconversione di questi luoghi può rappresentare una grave perdita. Quanto giova tutto questo all’identità della città? Quale potrebbe essere un buon modo per salvare luoghi di tale importanza, senza doversi fermare alla semplice conservazione?

# L’esempio di recupero e valorizzazione di Palazzo Nardini

Ph: palazzonardini – Instagram

Al centro di un’accesa contesa tra istituzioni e privati, Palazzo Nardini oggi rappresenta il modo più efficace per recuperare e valorizzare un luogo di interesse storico. Nell’edificio situato in via del Governo Vecchio, si sono succeduti eventi e storie tutte diverse tra loro ma tutte dalla forte attrattiva. Nato tra il 1473 e il 1479 come residenza del cardinale Stefano Nardini, il palazzo ha cambiato spesso padrone e destinazione d’uso, fino ad arrivare ai tempi più recenti quando tra il 1976 e il 1984 fu occupato dal Movimento per la Liberazione della Donna che lo rese punto di riferimento per il più importante esperimento femminista dell’epoca. Dall’ ‘86 in poi ha vissuto un inesorabile declino finché, agli inizi degli anni 2000, non fu comprato dalla Regione Lazio che vi realizzò una serie di interventi conservativi tutelato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma.

Salvato dal tentativo di costruirci anche qui un hotel, il futuro del palazzo è stato affidato a un’iniziativa privata che ha avviato un progetto di restauro conservativo il cui obiettivo è di restituirlo alla città valorizzandone l’originale bellezza e l’impronta lasciata dagli eventi storici che l’hanno riguardato.

# Valorizzare il passato: una sfida per il futuro

Ph: palazzonardini – Instagram

Conservare le particolarità di un luogo storico e proiettarle nel futuro non è una facile impresa. È più facile pensare a qualcosa di totalmente nuovo, piuttosto che recuperare il vecchio in chiave moderna, soprattutto se l’obiettivo vuole essere quello di valorizzarne gli aspetti culturali. Tuttavia, soprattutto in una città come Roma, è fondamentale tentare di fare questo, altrimenti si rischia di abbattere l’identità di una città che, al contrario di quello che si pensi, preserva la sua originalità non tanto nei monumenti più inflazionati, ma proprio negli ambienti caratteristici in cui i suoi cittadini svolgono le proprie attività quotidiane.

Continua la lettura con: Top 5 provvedimenti inutili della giunta Gualtieri a Roma

RAFFAELE PERGOLIZZI

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«La gioia del business»: il lato chiaro di Vito Lomele (Founder di Fisco Zen e di JobRapido)

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Fondatore di Jobrapido e ora, dopo una exit milionaria, di FiscoZen. Innovatore e imprenditore visionario: Vito Lomele è il primo ospite della seconda stagione di Il Lato Chiaro. In questa puntata, dal titolo «La gioia del business», racconta cosa significa costruire un’azienda di successo, tra aneddoti, motivazione e passione per il cambiamento.
 
 Puoi guardare il videopodcast sul nostro canale YouTube
 
 
 Ascoltalo su Spotify [https://open.spotify.com/show/2birsUiBte1tjMWevbp6WK] di Milano Città Stato
 
Disponibile anche su tutte le piattaforme podcast.
 
Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Saverio Piscitelli, Roberto Mastroianni. Prodotto da: Fabio Novarino.
Location: Studio di Voci Di Periferia A.P.S. presso Mosso Via Angelo Mosso 3 (IG: @vocidiperiferia).

PUNTATE PRECEDENTI:

Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

Il Lato Chiaro di Stefano Zecchi

Il lato chiaro di Alessandro Fracassi

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L’Aperipesce a Milano in un locale ispirato alle antiche imbarcazioni milanesi

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lachiattaofficial IG

Un tributo alla Milano d’acqua, tra chiatte, barcaioli e racconti da assaporare. Un’atmosfera calda, un menù che celebra la tradizione con brio e un design che intreccia memoria e modernità con eleganza. Ogni piatto è pensato per essere condiviso, perché la vera gioia sta nel mangiare insieme, nel sedersi attorno a un tavolo con le persone che amiamo.

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L’Aperipesce a Milano in un locale ispirato alle antiche imbarcazioni milanesi

# Il locale ispirato alle antiche imbarcazioni che trasportavano merci tra Milano e il Ticino

lachiattaofficial IG – Sali a bordo

Sui Navigli è approdato “La Chiatta”, un ristorante che è riuscito a riportare a galla il fascino dei vecchi Navigli e una cucina di mare che profuma di tradizione e convivialità. Dove una volta scorrevano le grandi chiatte cariche di marmo e merci, oggi si riscopre l’anima più autentica della città. Il locale è un tuffo nella storia milanese, un luogo in cui il passato si intreccia con il presente attraverso il cibo e l’accoglienza, e si ispira alle antiche imbarcazioni che trasportavano merci tra Milano e il Ticino, evocando un senso di viaggio, scoperta e un legame profondo con la storia tradizionale Lombarda e Milanese e la costruzione della stessa città grazie ai Navigli.  

# Un tuffo nel passato, con il sapore del mare: l’ambientazione

lachiattaofficial IG – Interni

Costa Group firma un ambiente che è un tributo alla Milano di un tempo: la Sala Motori richiama le vecchie imbarcazioni con elementi in ferro e marmo, mentre la zona più elegante, con velluti e legni pregiati, ricorda le sale delle contrattazioni. Il dehors, con fioriere che omaggiano le mangiatoie dei cavalli da tiro, è un invito a sedersi e lasciarsi trasportare dall’atmosfera dei Navigli. Le decorazioni dei piatti in ceramica, le pareti in mattoni gli oggetti d’epoca, le foto in bianco e nero e le luci soffuse creano un’atmosfera di convivialità autentica.

Leggi anche: Il forno di Milano dove fare colazione a 1 euro

# Un menu per tuffarsi in un mare di gusto

milanofoodandmore IG – La Chiatta

La cucina della Chiatta è un omaggio ai sapori genuini della tradizione marinara, reinterpretati con creatività. Antipasti da condividere, fritture croccanti e tartare battute al momento: ogni piatto racconta una storia, ogni boccone è un viaggio tra i sapori del mare. I loro chef, navigando tra i vari ingredienti, portano in tavola piatti semplici, tradizionali ma ricchi di sapore e che raccontano una storia. 

lachiattaofficial IG – Panino

Il menu è interamente dedicato al pesce con taglieri crudi e fritti, piatti caldi e freddi, panini di mare, stuzzicheria e perfino opzioni vegetariane. Si tratta anche di un viaggio linguistico tra la storia e la cultura dei Navigli: dai panini gourmet come il Moro e il Guintellino, che omaggiano personaggi chiave della Milano medievale, alle insalatone dedicate ai venti, fino ai piatti “Abbocchi” e “Piatte” che strizzano l’occhio al gergo della navigazione.

lachiattaofficial IG

“Licenza di Navigazione” è una proposta che porta in tavola la tradizione più semplice e popolare, il fritto, con due scelte:

  • La Chiatta Regina, frittura di pesce e verdure con polpo alla plancia, gamberoni alla griglia, spiedino, cozze e capesante gratinate, patatine e polenta fritta, il tutto accompagnato da bruschette e salse; 
  • La Chiatta, meno corposa della precedente, ruota sempre intorno alla frittura abbinata a mazzancolla tropicale, cozze gratinate, bruschette, salse e verdure di contorno. Entrambe sono servite su grandi taglieri di legno. Altrimenti si può optare per la selezione di salumi di mare gourmet: ventresca di tonno, ventresca di pesce spada, n’duja di spigola, girello di pesce spada e pesce re alle vinacce.

# Indirizzo e orari di apertura

 

Con 150 coperti tra interno ed esterno, La Chiatta è pronta ad accogliere milanesi e turisti in cerca di un’esperienza autentica. Il ristorante è aperto tutti i giorni dalle 12:00 alle 00:30, perché la buona cucina non conosce orari e non preclude a nessuno l’accessibilità, con prezzi medi che oscillano tra 25 e 35 euro.

Questa perla del mare sul Naviglio Grande si trova in via Casale 8 e per raggiungerla potete scendere alla fermata di Porta Genova della linea 2 della metropolitana di Milano, ossia la linea verde.

Continua la lettura con: Dove si gustano i 7 dessert più scenografici di Milano

MARTA BERARDI

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I treni del mare sono tornati: le novità 2025

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trenord.it - Treno del Mare

È ripartito il servizio tanto amato da milanesi e lombardi, con nuove corse e tratte ampliate. Scopriamo le novità 2025.

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I treni del mare sono tornati: le novità 2025

# Ripartiti i viaggi in treno per le spiagge liguri

Regione Liguria FB

Il 29 marzo 2025 sono ripartire le corse dei tanto attesi Treni del Mare, il servizio ferroviario che ogni sabato e nei giorni festivi collega la Lombardia alle splendide spiagge della Liguria. Attivo fino al 28 settembre, questo servizio è un’alternativa ideale per chi vuole godersi una giornata al mare senza lo stress del traffico autostradale o la ricerca disperata di un parcheggio. Un vera e propria “metro delle vacanze”, finanziato e programmato da Regione Lombardia e Regione Liguria, in collaborazione con Trenord e Trenitalia, che si arricchisce quest’anno di 10 treni in più rispetto al 2024.

# Fermate e zone servite: dal cuore della Lombardia fino alla costa

Ph. credits: turismocomunefinaleligure.it

Le nuove tratte garantiscono collegamenti ancora più capillari tra le principali città lombarde e le destinazioni marittime più gettonate della Riviera di Levante e di Ponente. Le partenze avvengono da Milano, Bergamo, Treviglio, Como, Monza, Seregno, Gallarate, Busto Arsizio, Legnano, Pavia e Voghera, offrendo così un’ampia copertura del territorio lombardo. Si può raggiungere raggiungere ad esempio:

  • Arenzano, Cogoleto, Varazze, Spotorno, Noli, Finale Ligure, Borgio Verezzi, Loano e Ventimiglia sulla Riviera di Ponente;
  • Genova Nervi, Recco, Camogli, Santa Margherita, Rapallo e Lavagna sulla Riviera di Levante.

# Gli orari delle corse aggiuntive

Credit nongio70 IG – Treno trenord Porta Garibaldi

I Treni del Mare viaggeranno con orari ben distribuiti durante la giornata, facilitando sia le partenze mattutine per chi vuole sfruttare tutta la giornata al mare, sia i ritorni in serata per un rientro comodo. La novità di quest’anno è il collegamento tra Saronno e Arma di Taggia, attivo a partire dal 5 aprile. Questa nuova tratta amplia ulteriormente l’accessibilità al mare per chi parte dal nord della Lombardia. Queste le nuove corse aggiunte:

  • Milano Porta Garibaldi (8:23) – La Spezia Centrale (12:50) nei giorni festivi.

Il sabato e nei giorni festivi:

  • La Spezia Centrale (16:50) – Milano Porta Garibaldi (21:05).
  • Saronno (5:34) – Taggia Arma (10:08), Taggia Arma (18:32) – Saronno (23:09);
  • Como S. Giovanni (7:05) – La Spezia Centrale (12:56), La Spezia Centrale (18:10) – Como S. Giovanni (22:49);
  • Gallarate (8:24) – Ventimiglia (13:40), Ventimiglia (16:35) – Gallarate (22:08);
  • Bergamo (6:30) – Ventimiglia (11:25), Ventimiglia (18:25) – Bergamo (23:27);

Dal 21 luglio al 29 agosto 2025, a causa di lavori infrastrutturali per la chiusura del ponte di Bressana, il servizio subirà alcune modifiche di orario. 

# Dove acquistare i biglietti

App trenord

I biglietti per i Treni del Mare si possono acquistare comodamente presso le biglietterie Trenord nelle principali stazioni lombarde (tra cui Milano Porta Garibaldi, Bergamo, Treviglio, Como San Giovanni, Monza, Saronno, Seregno, Gallarate, Busto Arsizio FS, Legnano, Pavia e Voghera), sulle piattaforme online di Trenord e Trenitalia e presso le emettitrici automatiche.

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FABIO MARCOMIN

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