TWITTERGATE: perché potrebbe essere il VASO di PANDORA sul mondo dei SOCIAL

La pubblicazione dei file nascosti di Twitter da parte di Elon Musk sta portando alla scoperta quello che tutti sospettavano: una realtà sconvolgente per il futuro dei social

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Sembravano la nuova frontiera della libertà. Come delle pareti su cui chiunque poteva esprimere il suo pensiero. Unico limite: la legge. Dopo un periodo di libertà piano piano il mondo dei social ha mostrato un altro volto, fatto di algoritmi, ban, censure, blocchi. La cui unica legge era la linea editoriale dei social, sempre più simili a media anche se senza i doveri a cui sono assoggettati i media. La pubblicazione dei file nascosti di Twitter da parte di Elon Musk sta portando alla scoperta quello che tutti sospettavano: le politiche di gestione opache del social network e soprattutto la censura ai danni di utenti ignari, con la complicità delle istituzioni governative. Ecco cosa è venuto alla luce e cosa potrebbe succedere.

TWITTERGATE: perché potrebbe essere il VASO di PANDORA sul mondo dei SOCIAL

# Elon Musk: “Vorrei che Twitter diventasse un’arena inclusiva in cui fosse garantita la libertà di parola

Credits PhotoMIX-Company-pixabay – Twitter

Elon Musk aveva dichiarato, nel corso di un intervento al Ted2022 di aprile, di aver deciso di acquistare Twitter per un preciso motivo: “Vorrei che diventasse un’arena inclusiva in cui fosse garantita la libertà di parola“. Tutte le azioni da quando è poi diventato ufficialmente il nuovo proprietario, di uno dei social network più importanti del mondo, sembrano andare in quella direzione.

La più imponente è stata il licenziamento della dirigenza responsabile della cancellazione di account non in linea con una certa di linea di pensiero, l’ex presidente e imprenditore americano Donald Trump è stato il caso più eclatante, e di probabili censure ai danni di altri utenti sempre per lo stesso motivo. Una politica di censure che è poi diventata conclamata a seguito della pubblicazione di file e comunicazioni nascoste tra dipendenti, dirigenti e istituzioni per oscurare la visibilità di specifici utenti di Twitter. Pubblicazione a cui pochi organi di informazione, specie in Italia, stanno dando risalto. E questo malgrado l’esplosività delle notizie che stanno venendo alla luce. Ma cosa sta emergendo?

#La strategia dello shadow banning per censurare i contenuti degli avversari politici ai DEM

Twitter Ban

Nella prima tranche dei Twitter Files pubblicata è emerso il coinvolgimento diretto della Convention Nazionale Democratica nell’indicare chi dovesse essere censurato, con il sospetto che, dopo l’elezione del nuovo presidente Biden presidente, gli ordini di censura siano partiti direttamente dal governo. L’ex portavoce fino al 2021 della Casa Bianca, Jen Psaki, aveva ammesso che Biden fosse in “contatti regolari” con i social network, perché “fin dall’inizio, questa amministrazione se ne è occupata, perché sappiamo dal principio che la mala informazione e la disinformazione e come si diffondono nel mondo, stanno diventando una sfida“.

Nel secondo lotto di file proveniente dagli archivi che Elon Musk ha voluto rendere pubblici, per tramite di Bari Weiss, ex editorialista del New York Times ora direttrice di The Free Press, viene fuori come Twitter praticasse lo shadow banning contro i conservatori impedendo la diffusione dei loro contenuti, senza che loro ne fossero al corrente. Pertanto, come spiega la giornalista, il successo o l’insuccesso di un utente e dei suoi tweet poteva essere decretato a tavolino da un gruppo ristretto di amministratori e se non gradito l’utente poteva essere inserito in una lista nera e i suoi post non sarebbero mai stati visti, letti o trovati da nessuno.

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Si tratta di una forma di censura sottile in cui l’utente può continuare a scrivere e pubblicare come sempre, senza essere sospeso o bannato, ma quel che scrive e pubblica non viene visto da nessun altro sul social network. Una rivelazione che smentisce quanto dichiarato nel 2018 dai dirigenti di Twitter sotto giuramento di fronte al Congresso, dato che sia Vijaya Gadde, che aveva negato questa forma di censura, che Yoel Roth e un nucleo ristretto di dirigenti e impiegati inquadrati nel dipartimento speciale chiamato “Strategic Response Team – Global Escalation Team” (Srt-Get) applicavano questa strategia analizzando in media 200 casi al giorno.

Un dipendente di Twitter aveva in seguito fatto questa ammissione: “Noi controlliamo abbastanza la visibilità (di un utente, ndr). E controlliamo l’amplificazione dei tuoi contenuti. La gente comune non sa quanto lo facciamo“.

# Oscurati contenuti sul Covid divergenti rispetto al pensiero mainstream

Tra i contenuti oscurati ci sono quelli riguardanti punti di vista sul Covid divergenti rispetto al pensiero mainstream. Troviamo ad esempio il caso del professore di Stanford Jay Bhattacharya che si era espresso contro il lockdown in quanto nocivo per la salute dei bambini, e inserito da Twitter nella “lista nera delle tendenze” per limitare la diffusione dei suoi post, o quello del commentatore televisivo conservatore Dan Bongino, che è stato inserito nella “lista nera delle ricerche” per le sue idee politiche rendendo molto più difficile per gli altri utenti ritrovare quel che scriveva.

# Il silenzio dei media americani

Credits zerohedge – Copertura notizia media Usa su file Twitter

In tutto questo fa rumore il “silenzio” dei principali media statunitensi di sinistra,  sono stati dedicati soli 14 minuti in totale sul caso dei file di Twitter. Il termine “file Twitter” è stato usato solo sei volte dai conduttori di Fox News, la CNN ha coperto la storia per tre minuti, solo il 9 dicembre, mentre MSNBC ha dedicato due minuti lo stesso giorno, oltre a cinque minuti l’11 dicembre e quattro minuti il ​​12 dicembre.

Il fatto che gli ex dirigenti di Twitter si incontravano regolarmente con funzionari dell’intelligence statunitense e controllavano i contenuti in base ai loro ordini, è stato quasi completamente ignorato da CNN, NBC, ABC e CBS.

Non solo la copertura riguardo al “Twitter Gate” è ai minimi termini, ma quando se ne parla viene sminuito o tacciato come teoria del complotto. Sulla rete MSNBC i conduttori Mehdi Hasan e Joe Scarborough hanno liquidato le rivelazioni bomba come nulla di importante.

Nessuna traccia di queste rivelazioni anche su tutti gli organi di informazione italiani. Eppure le conseguenze potrebbero essere esplosive. 

# Sarà il vaso di Pandora sul mondo dei social?

Credits BiljaST -pixabay – Social network

Le rivelazioni che stanno emergendo, grazie alla pubblicazione dei file nascosti negli archivi di Twitter, potrebbero far aprire un vero e proprio vaso di Pandora sul mondo dei social. Già prima delle elezioni presidenziali del 2020 negli Usa il Federal Bureau of Investigation (Fbi) sollecitò la censura da parte di Facebook delle notizie riguardanti il portatile personale del figlio dell’attuale presidente Joe Biden. 

In Italia il quotidiano online Open, fondato da Enrico Mentana, è diventato nel 2021 partner nazionale di Facebook nella cosiddetta “lotta alla disinformazione”, aggiungendosi a Pagella Politica e Facta, entrando a far parte degli oltre 80 fact-checkers di tutto il mondo che analizzano i contenuti sulle piattaforme social in più di 60 lingue diverse.

Di fatto il fact-cecking funziona come una censura perché come spiegato da Meta, il gruppo che detiene Facebook, Instragram e Whatsapp, il partner locale si occupa di verificare la veridicità dei post segnalati e di assicurarsi che non violino gli Standard della Comunità, come successo per le ultime elezioni politiche italiane anche nel caso venissero pubblicate informazioni errate sulla data delle elezioni o sui candidati. A quel punto entra in campo la “sottile censura” di Meta: “Quando i fact-checker segnalano un post come falso, ne riduciamo la visibilità su Facebook e Instagram e aggiungiamo un’etichetta con un link del fact-checker che offre maggiori informazioni sul contenuto analizzato”.

Una “sottile censura” che i files di Twitter starebbero dimostrando essere tutt’altro che indipendente. E se questo dimostrasse che i social invece che delle semplici piattaforme tecnologiche agiscono come dei media, con una loro linea editoriale, gli effetti potrebbero essere dirompenti. Dall’assunzione di responsabilità civile e penali su tutti i contenuti pubblicati all’obbligo di compenso per i fornitori di contenuto, solo per citare due aspetti. 

Fonti: ZeroEdge, lanuovabq, Repubblica

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FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.