🔴 LUCARELLI contro MILANO: i MOTIVI che le hanno fatto perdere l’AMORE

"Io voglio bene a Milano, ma l’incanto è finito."

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Ph. milanographies IG

Duro attacco di Selvaggia Lucarelli a Milano sul Fatto Quotidiano. “Ricca, indifferente: un trendy dal quale fuggire”, questo il titolo dell’articolo. Quali sono le motivazioni che la spingerebbero ad andarsene? Copertina: foto di @milanographies IG.

LUCARELLI contro MILANO: i MOTIVI che le hanno fatto perdere l’AMORE

Selvaggia Lucarelli dal suo profilo IG

Ampi estratti da Ricca, indifferente, Milano: un trendy dal quale fuggire di Selvaggia Lucarelli (Il Fatto Quotidiano)

Vivo a Milano da quattordici anni, sono in affitto e non comprerò casa a Milano. É una conclusione amara, sulla scia di un disamoramento graduale e malinconico, di quelli da matrimonio sfibrato, in cui vuoi ancora bene a qualcuno, ma non lo ami più. Ecco, io voglio bene a Milano, ma l’incanto è finito.” Questo l’incipit dell’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano l’8 marzo. Invece di festeggiare, Selvaggia Lucarelli svela la fine di un grande amore. Quello per Milano. Queste le cause di un possibile divorzio:

#1 La follia dei prezzi delle case: sotto i 3000 euro non si trova nulla di buono

Credits arceri_autonoleggio IG – Milano

“Non so bene quale sia stato il punto di rottura, forse il giorno in cui mi sono ritrovata con un genitore anziano costretto a trasferirsi qui e ho fatto i conti con quello che significa iniziare una vita in questa città partendo da zero. La ricerca di un monolocale per mio padre è stata straziante e quando infine abbiamo realizzato che doveva vivere con noi ma che la mia casa non era sufficientemente grande, ho provato a cercare un’altra casa in affitto. Ho scoperto che a meno di 3000/4000 euro al mese, per le nostre esigenze, non c’è nulla. E che per comprare una casa sui 150 mq a Milano, in una zona fuori dal centro, servono 750/800mila euro. Anche ad averli, è una cifra folle, che difficilmente potrà mai essere un investimento, a meno che il prezzo delle case a Milano, non superi quello di Manhattan.”

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#2 Nomi glamour a quartieri senza speranza solo per gonfiare gli affitti

credits: noloart.altervista.org

Prosegue Selvaggia Lucarelli: “ho amici che avevano case in quartieri considerati malfamati che oggi sono diventati benestanti rivendendo l’appartamento a quattro volte la cifra a cui lo avevano comprato e amici che si sono visti raddoppiare l’affitto e sono dovuti andare a vivere altrove.” (…) “C’è una tale fame di case che quartieri che non esistevano o che venivano considerati brutti senza speranza, sono rimasti praticamente identici, ma ribattezzati con nomi glamour (Nolo, per esempio) per illudere la gente di comprare o affittare a prezzi legittimi nelle nuove zone trendy. Un universitario si trova a pagare 700 euro al mese una stanza– una vera e propria rapina- ma accidenti, una stanza nel quartiere Ortica! Bastano due graffiti e una balera per sentirsi nel cuore pulsante della città più europea d’Italia. Per non parlare del nuovo quartiere green Cascina Merlata, vista inceneritore.”

Ma il costo delle case e degli affitti non è l’unico guaio. Ci sono anche delle stelle cadenti. Come quella della sanità, provata sulla sua pelle. 
 

#3 Il naufragio della sanità 

“Mia madre, nel frattempo, è morta di Covid quattro mesi fa: dalla rsa a Milano in pieno centro in cui si trovava era stata portata in un ospedale a Sesto San Giovanni, dove se non fossi intervenuta con una denuncia pubblica, l’avrebbero lasciata morire in un pronto soccorso. La Milano della sanità eccellente e invidiata da tutta Italia, naufraga sugli scogli della realtà e delle chat di Gallera.”

#4 L’aria di una megalopoli del Bangladesh

credit: leggo.it

“Vorrei che riuscissero a consolarmi gli slogan rampanti sulla Milano dinamica e lanciata verso il futuro, respiro a pieni polmoni l’aria di novità, ma i polmoni soffrono: Milano è la quinta città più inquinata del mondo, quasi ai livelli di Dhaka, in Bangladesh. E manteneva questo triste primato pure durante i giorni del lockdown totale, nel marzo del 2020, a dimostrazione che il problema è di una complessità preoccupante.”

Ma la pezza è peggio del buco. 

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#5 Le strane azioni per migliorare l’aria: area B per privilegiati, rialzo biglietti della metro, taxi pochi ma “volanti”

Taxi volanti Milano

“Beppe Sala, però, sa come risolverlo: con l’area b, la più grande area ztl del paese, che di fatto rende il centro della città sempre più una roccaforte per residenti e privilegiati. E contemporaneamente, già che ci siamo, per incentivare i cittadini a prendere i mezzi pubblici, a gennaio sono aumentati i costi dei biglietti. Ma non basta: i taxi sono pochi e lasciano cittadini e turisti a piedi, solo che per non irritare la casta non si concedono nuove licenze, ma in compenso stanno per arrivare i taxi volanti, sicuramente pronti per le Olimpiadi invernali.”

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#6 Città fighetta ma indifferente ai problemi degli altri

Credits: @paolo_streetshooting IG

“Il sindaco Sala è in prima linea quando c’è da tagliare nastri e inaugurare settimane dei mobili, della moda, eventi, nel raccontarci la Milano fighetta, modaiola, arcobaleno, con la beneficenza e il welfare sempre narrati con toni paternalistici (“guardate Milano e i milanesi come sono buoni e accoglienti!”) e mai con i toni duri e preoccupati che sarebbero necessari per descrivere le enormi sacche di povertà. E’ vero che Milano è una città popolata da persone generose, ma è altrettanto vero che c’è una generosità facile, figlia di un privilegio immutabile, che non teme nulla. I tanti ricchi sanno che esistono i tanti poveri, ma non li vedono, sono a una distanza di sicurezza che rende facile la benevolenza. (vedere alla voce: perché il Pd a Milano va così forte) Il centro dei privilegiati è sempre più largo, le diseguaglianze sociali crescono in maniera sempre più netta: ci sono interi quartieri popolati da stranieri (penso a Via Padova, Viale Monza, Jenner) e quartieri semi-periferici da cui si sta allontanando anche la classe media, perché pure un bilocale in Cenisio inizia a costare troppo.”

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#7 Ristoranti e locali senza personale: costa troppo vivere a Milano per chi riceve uno stipendio normale

credits: repubblica.it

“Se c’è una cosa che racconta queste contraddizioni meglio di tutto il resto, è il costante piagnisteo dei ristoratori in questa città: non trovano personale. Ci sono 5000 ristoranti, 8000 esercizi in tutto, un numero enorme per una vasta clientela spendente, ricca. Il problema è che se tanta gente si può permettere di spendere, troppa gente non si può permettere di lavorare. Oggi nessun cameriere o cuoco che non abbia una casa a Milano si può permettere di guadagnare 1500 euro al mese. Penso a quanti giovani inseguono il sogno della Milano della moda, dei locali, delle università fighette, delle feste, delle mostre, contribuendo a gonfiare la bolla immobiliare, accontentandosi di loculi e posti letto dentro cabine armadio.”

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#7+1 Dove c’era la Movida ora ci sono locali chiusi, criminalità e senzatetto

credits: ilfattoquotidiano

“Milano ha grossi problemi anche con la movida: non esistono grandi piazze con locali e ristoranti e larghe zone di aggregazione. Corso Como, Porta Ticinese e i Navigli sono diventati i luoghi preferiti della micro criminalità, le gay street di Buenos Aires sono un dedalo di vie prese d’assalto dalla comunità arcobaleno e non solo, con guerre tra Comune e residenti sfiniti da caos e rumore. La zona della stazione, teatro del recente accoltellamento ai danni dei poveri passanti, in dieci anni è passata dall’essere uno dei luoghi più raffinati degli aperitivi milanesi (lì aprirono il ristorante Belen e Bastianich, poi chiuso), lì c’erano bar eleganti, lì, da Giannino, cenavano Berlusconi, Galliani, il Milan. Oggi Via Vittor Pisani è una sfilata di locali chiusi e di accampamenti di senzatetto. Nel frattempo, in quartieri ghetto, ci sono classi di bambini popolate solo da stranieri, fattore che ostacola integrazione e ascensore sociale in una città sempre più a compartimenti stagni.”

“Insomma”, è la conclusione tranchant di Selvaggia Lucarelli, “ho amato molto Milano, ma la storia è finita. E riconquistarmi sarà un lavoro complicato.”

Fonte: Ricca, indifferente, Milano: un trendy dal quale fuggire di Selvaggia Lucarelli (Il Fatto Quotidiano)

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1 COMMENTO

  1. LUCARELLI HA SVOLTO UN BANALE TEMINO DA LICEALE SVOGLIATA, SCRIVENDO COSE ANCHE VERE CHE PERO’ POTREBBERO ESSERE TRATTATE IN QUALSIASI MOMENTO E MEGLIO.
    MA DA UNA PSEUDO GIORNALISTA CHE TI PUOI ASPETTARE? SE POI CI HA MESSO 14 ANNI PER CAPIRE CHE L’ARIA NON E’ IL MASSIMO E L’HA PURE RESPIRATA….
    PERO’ “MA POEU VEGNENN A MILAN” VALE ANCHE PER LEI, COMPRESO “A FAA DANEE E FAA DANAA”. CASO COMUNQUE COMUNE E RIPETITIVO, A PARTE L’ORIGINALE FATICA DI ALZARE PALETTE A PAGAMENTO.
    CHI COME ME E’ NATO “IN STA RATERA” E VI ABITA DA 74 ANNI CI RIDE SOPRA, ASPETTANDO IL PROSSIMO IMMIGRATO DI LUSSO CON LE VALIGIE SEMPRE PRONTE.
    E… A QUANDO IL DOLOROSO TRASLOCO DELLA ONUSTA MATRONA? CELEBREREMO LA DIPARTITA CON UN AMROSIANISSIMO BANCHETTO (MA PREVEDESI DIGIUNO). E POI, COMUNQUE…AVANTI UN ALTRO!

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