🇳🇬 Jamila Eze: “In Milano ho riposto tutte le mie SPERANZE”

Le interviste di Milano Città Stato ai Milanesi dal Mondo

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Intervista a Jamila Eze, cameriera e collaboratrice del progetto Milano Città Mondo, che si propone di passare dalla differenza delle culture alla cultura della differenza. E siccome uno degli obiettivi delle Interviste Mondiali e del team di Milano Città Stato preposto all’internazionalizzazione della nostra città è proprio quello di valorizzare ed esaltare le diverse identità presenti sul territorio, questo contributo non poteva mancare.

 

Partiamo dall’inizio, nome ed età.

Sono Jamila Eze e ho 27 anni.

 

Città e Stato di provenienza?

Arrivo da Port Hacourt, dallo Stato di Rivers in Nigeria. Una città per certi versi bellissima, e infatti è soprannominata Garden City, ma al contempo con delle eccezionali disparità.

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Il tuo lavoro?

Faccio la cameriera da quando sono arrivata in Europa, prima a Nottingham dove mi trovavo grazie a dei miei familiari, e ora qui a Milano, dove ho ritrovato degli amici. Ma in questa città mi sento di avere la possibilità di esprirermi e realizzarmi come non mai, ho trovato davvero tanto spazio per crescere.

 

Come mai?

L’esser riuscita a entrare in un progetto coinvolgente come quello di Milano Città Mondo mi ha dato un sacco di energia. Tra l’altro adesso abbiamo sede al MUDEC, un luogo davvero molto ispirante. Ci occupiamo di indagare le diverse comunità presenti in città: bene o male abbiamo rappresentanti di tutti gli Stati del Mondo. Allestiamo monografici concentrandoci su singole discipline come la fotografia o il cinema, e cerchiamo di trovare i punti di incontro con quanto prodotto nella storia qui a Milano e in Italia, ma anche ovviamente di dare evidenza a quelle che possono essere le caratteristiche uniche.

 

Perché in Italia? Perché a Milano?

È stato un salto nel buio, all’inizio. In Nigeria abbiamo il mito dell’Europa, ma spesso Europa significa Regno Unito, e in seconda battuta la Francia e la Germania, solo dopo possono esserci l’Italia o altri Paesi. Sono arrivata a Milano perché, nonostante fossi a Nottingham, quindi nel cuore dell’Inghilterra, non ero per nulla felice, anche se lavoravo e sostanzialmente non mi mancava nulla. Avevo degli amici che vivevano qui, quindi ci ho provato. Una scelta azzeccata.

 

Quali sono le differenze tra Milano e i posti in cui hai vissuto?

Per quanto riguarda Port Hacourt in Nigeria, è una città molto ricca ma questa ricchezza è controllata da pochi e rimane in giri ben definiti. Il resto della popolazione è quasi abbandonata a sé stessa. Lo Stato dove vivevo, Rivers, è multiculturale e multitribale. Credo sia qualcosa di difficile da immaginare qui in Italia, ma la tensione sociale è tanta se le risorse a disposizione sono poche, gli spazi in cui muoversi limitati e ogni gruppo pensa a sé. Non avevamo i problemi di altre parti della Nigeria (Boko Haram), ma era comunque un luogo dove era difficile immaginare un futuro migliore. Parlando invece di Nottingham, è una città banale. Nulla a che vedere col cuore e la passione che avete qui.

 

I principali problemi che hai riscontrato?

I soliti scogli burocratici che trova qualunque immigrato arrivi qui, ma non solo qui, in tutta Europa. Con in più il problema della lingua, che però ho imparato in fretta e che sto comunque studiando ancora: l’italiano mi piace tanto.

 

Cosa cambieresti di Milano?

Questa è una domanda difficile: è la città che mi sta crescendo, è lei che cambia me. Posso dire che mi piacerebbe che la filosofia di Milano Città Mondo si diffondesse a livello culturale in tutta la città, così che gli stranieri non si sentano fuori dai giochi. Anche se comunque la situazione qui non ha nulla di paragonabile con quanto vivevo a Port Hacourt, dove vige una sorta di segregazione autoimposta.

 

Cosa pensi dei milanesi? 

Ho trovato delle persone chiuse. Ma penso faccia parte del gioco, e si tratta comunque di un’estrema minoranza. Per il resto, chi è milanese? Qui ho trovato gente da tutto il mondo! Le persone migliori della mia vita le ho conosciute qui.

 

Hai intenzione di fermarti qui?

Assolutamente sì. Per i motivi che dicevo prima, in Milano ho riposto tutte le mie speranze.

 

Quali sono i tuoi posti preferiti qui?

I Navigli, perché per la maggior parte del tempo credo abbiano un fascino unico, come fossero distaccati dal resto dalla città: un’atmosfera campagnola.

 

Cosa pensi di Milano Città Stato? Di dare a Milano i poteri di una Regione?

Non ho ancora visto altre parti di Italia che non siano gli immediati dintorni di Milano, ma da quello che ho capito i grandi giochi si fanno qui. Pensando al fatto che la Nigeria è suddivisa in addirittura 36 Stati, che a mio parere sono troppi perché va a finire che ognuno va per conto suo e altri rimangono indietro o fuori, mancando un potere centrale capace di gestirli, credo che l’idea di dare maggiori poteri alle città sia affascinante. Ma che richieda tanta responsabilità.

 

Le Interviste Mondiali è un progetto curato da Andrea Urbano, Simona Frignani e Hari De Miranda.
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Hari De Miranda
Giacché questa è la verità: ho abbandonata la casa dei dotti e ne ho chiusa la porta dietro di me.