Milano DIMEZZATA: cosa accadrebbe ai GRATTACIELI se lo smart working durasse per sempre

I dati parlano chiaro, lo smart working sta rivoluzionando le città, come?

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credits: ingenio-web.it

Il lavoro agile, quello che si svolge in pantofole, sul terrazzo e magari anche in pigiama, si sta facendo sempre più strada nella quotidianità di molti lavoratori. La pandemia ha sdoganato questa tipologia di lavoro, prima non molto utilizzata, che sta trasformando non solo le modalità lavorative dei singoli, ma anche l’economia di intere città. Quali conseguenze ha il lavoro agile sulle città frenetiche e attive come Milano?

Milano DIMEZZATA: cosa accadrebbe ai GRATTACIELI se lo smart working durasse per sempre

# Smart working: uffici e grattacieli si svuotano

credits: ilsole24ore.it

Il sole 24 ore ha analizzato lo smart working per vedere come Milano e la sua economia si stanno trasformando. Il periodo preso in considerazione è il mese di settembre 2020, momento in cui la situazione epidemica si poteva dire sotto controllo. Il periodo è particolarmente interessante perché è stato quello con maggiore presenza negli uffici e potrebbe quindi rappresentare lo scenario più simile a quello che molti considerano la nuova normalità. Si parla molto infatti della possibilità che il lavoro agile possa prendere il posto del lavoro in ufficio anche una volta sconfitto il virus.

Secondo i dati riportati dall’autorevole testata, nel mese di settembre la presenza dei lavoratori in ufficio oscillava tra il 5% e il 60%, con una media complessiva leggermente superiore al 50%. Quelli che si sono svuotati maggiormente sono stati sicuramente i grattacieli, ormai elemento tipico dello skyline milanese, il palazzo dell’Unicredit, per esempio, registrava la presenza di appena il 25% dei dipendenti. Un calo, seppur meno marcato, si riscontra anche negli uffici cittadini, anche non situati nelle altissime torri, che rilevano una presenza pari circa al 70%.

# Il lato oscuro dello smart working

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Lasciamo per un momento da parte uffici e grattacieli, osserviamo invece il quadro d’insieme. Esiste un intero ecosistema di attività che gravita intorno alla cosiddetta “economia da ufficio”: bar e ristoranti, imprese di pulizia, mense aziendali, trasporti pubblici e tantissime altre piccole realtà legate alle commissioni che i lavoratori fanno prima e dopo l’orario di lavoro.

A Milano i consumi sono in discesa e l’intera economia della città rischia di essere compromessa. Ma il capoluogo lombardo non è l’unico a risentire questi effetti, il campanello d’allarme suona in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, per esempio, si stima che la perdita dell’economia da ufficio sarà di diversi miliardi di dollari in quanto più di 100 milioni di lavoratori in smart working hanno spostato il loro potere d’acquisto.

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Nel 2012 il professore Enrico Moretti prevedeva che con un posto di lavoro qualificato si creassero 5 posti di lavoro non qualificati, oggi invece questi ultimi rischiano di perdere il proprio posto a causa dello svuotamento degli uffici.

Tornando ai dati di settembre, riportati dal sole 24 ore, vediamo in effetti come i ristoranti abbiano registrato il 25% in meno di prenotazioni, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, i tassisti abbiano riscontrato un calo del 30% delle corse effettuate e i mezzi di trasporto pubblici una diminuzione dei passeggeri del 50%.

# A chi fa bene lo smart working?

credits: alternativasostenibile.it

Ma come tutte le cose, anche lo smart working ha i suoi pro e i suoi contro, e se da un lato danneggia alcune imprese, dall’altro ne favorisce altre. A guadagnarci sono proprio le aziende i cui dipendenti lavorano da casa, molte di queste infatti non possiedono i propri uffici, ma li hanno in locazione e, alla scadenza del contratto, potrebbero decidere di trasferirsi in spazi più contenuti ed accessibili. Altre si sono invece rese conto di avere un sovrannumero di dipendenti e di poter raggiungere la stessa efficienza con una minore occupazione, sembra infatti che il lavoro da casa aumenti la produttività dei lavoratori. Per queste ragioni molte aziende, come Twitter, Google ed Eni, hanno deciso che, anche una volta finita la pandemia, i loro dipendenti lavoreranno in smart working.

Chi trae beneficio dal lavoro agile è sicuramente anche l’ambiente. I dati milanesi di settembre, per esempio, registrano una diminuzione dei flussi di traffico del 15%.

Insomma, sembra che il lavoro da casa soffierà il posto al lavoro d’ufficio anche una volta finita la crisi Covid. Se così fosse, intere città, Milano compresa, dovrebbero rivoluzionarsi e adattarsi a un nuovo tipo di quotidianità. Voi cosa ne pensate? Siete pro o contro lo smart working? Fatecelo sapere nei commenti.

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CHIARA BARONE

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Chiara Barone
Nata e cresciuta a Milano, sono una studentessa all'ultimo anno di Sociologia. Sogno un mondo più inclusivo dove cultura, passione e curiosità siano motore di innovazione e miglioramento.

1 COMMENTO

  1. Personalmente ritengo lo SW un efficientemente pazzesco della giornata sia lavorativa che non. Altresi penso che si parli tanto di Green e lo sw è qualcosa che va assolutamente in quella direzione! Meno smog meno traffico meno incidenti meno ricoveri al pronto soccorso, meno code.

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