La ricerca del Sole 24 ore: MILANO è la città più generosa con il resto d’Italia

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Credits: @ fondazioneprada IG

Una delle notizie che girano sui social, soprattutto in certi gruppi di alcune zone d’Italia, è che Milano e la Lombardia ricevano dallo Stato più di quanto versano. E’ proprio così? Il Sole 24 ore ha cercato di dipanare ogni dubbio.

Pubblichiamo analisi di “infodata de IlSole24ore” Quanto dà Milano all’economia italiana? E quanto riceve? 

La ricerca del Sole 24 ore: MILANO è la città più generosa con il resto d’Italia

# PIL pro-capite di 47.000 euro, pari a quello di Londra

Credits: infodata.ilsole24ore.com – Pil per abitanti in Europa

Secondo le ultime rilevazioni dell’Istituto europeo di statistica l’area metropolitana della città è in effetti una delle aree con il maggior Pil per abitante di tutta l’Unione Europea. Nel 2016, ultimo anno per cui abbiamo questi dati, esso è arrivato a 47.000 euro: equivalente a quello di Londra, un po’ inferiore rispetto a Parigi e tutto sommato nella prima dozzina di aree più ricche del continente. Si tratta di valori che, secondo la definizione Eurostat, riguardano “aree che agglomerano almeno 250.000 abitanti”. Essi poi sono a parità di potere d’acquisto, e quindi tengono già in conto il fatto che lo stesso euro a Milano compra una minore quantità di beni o servizi rispetto, per esempio, ad Atene. Nelle zone più ricche, in effetti, il costo della vita tende a essere maggiore e per fare un confronto più accurato fra il tenore di vita reale è necessario includere anche stime di questo fenomeno.

# Milano la migliore fra le grandi località italiane: l’unica con saldo migratorio positivo

È poi certamente vero che Milano sia un luogo attraente per le persone, quanto meno da un punto di vista migratorio. Fra tutte le province quella che include la città lombarda risulta prima per numero di trasferimenti di residenza a partire da altre località italiane, e molto in alto anche per quanto riguardo gli arrivi dall’estero: tanto che nel 2018 quasi un abitante su cinque era di origine straniera. Se le persone si spostano da luogo all’altra è perché, pare ragionevole assumere, si aspettano che lì la loro fortuna sarà migliore. Dunque anche i numeri di sceglie di stabilirsi a Milano sono un ulteriore segnale che la città sembra offrire una qualità della vita generale migliore – tutto considerato – che in diversi altri luoghi. E da questo punto di vista Milano appare come la migliore fra le grandi località italiane: in effetti l’unica a mostrare un saldo demografico decisamente positivo. Per fare qualche confronto, la popolazione complessiva è aumentata di circa 20.000 abitanti nel 2017, mentre fra le altre principali località metropolitane la prima a seguire – a molta distanza – è stata Bologna con un +2.000. Tante altre, spesso nel meridione ma a includere anche Genova e soprattutto Torino, sono risultate invece proprio in calo per migliaia e migliaia di persone l’anno.

# La città metropolitana prima per percentuale di impiego nelle grandi aree

Anche guardando al lavoro la provincia di Milano appare come una fra le favorite. Nel 2018 lì aveva un impiego un filo meno del 70% dei 15-64enni, – il settimo risultato in assoluto – contro il 58% nazionale e il 39% – per citare un caso opposto – a Napoli. Non fra le migliori in assoluto ma comunque superiore a quella del meridione anche l’offerta di servizi socio-educativi per l’infanzia come gli asili nido, dove “in tutti i grandi comuni del Centro-nord la disponibilità di posti è superiore al 33% della popolazione target, mentre nel Mezzogiorno i livelli sono decisamente inferiori, con l’eccezione di Cagliari che si avvicina al 30%”. Per esempio, ricorda il comunicato Istat, per ogni cento bambini fra zero e due anni ci sono circa 35 posti a Milano contro i meno di 15 di Bari o Reggio Calabria. Almeno in questo caso, comunque, altri capoluoghi fanno meglio: troviamo infatti 40 posti o più a Venezia, Bologna, Firenze e Roma.

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# Cosa ricevono indietro Milano e la Lombardia dall’Italia? 

Per capirlo bisogna analizzare il residuo fiscale. In occasione del referendum autonomisti di Veneto e Lombardia del 2017, il sito di analisi economica lavoce.info ha pubblicato un’analisi che ha cercato di calcolare proprio questo: “la differenza tra il contributo che ciascun individuo fornisce al finanziamento dell’azione pubblica e i benefici che ne riceve sotto forma di servizi pubblici”, spesso chiamata con il nome tecnico di “residuo fiscale”. Si tratta, in estrema sintesi, di capire per ogni abitante se il denaro versato allo Stato in tutte le sue forme è maggiore o minore di quello che torna indietro per i servizi pubblici. Il calcolo non è semplice e ci sono modi diversi di farlo includendo o escludendo alcuni aspetti specifici. Tuttavia un po’ tutte le analisi concordano nel dire che in generale l’Italia è caratterizzata da un ampio trasferimento di risorse dal Nord al Sud, con qualche eccezione per le aree a statuto speciale, e in Lombardia questo sembra valere più che altrove.

# La Lombardia regione che più versa e meno riceve, Milano l’area con il residuo fiscale più alto 

Per esempio sempre secondo alcuni studi citati su lavoce.info il trasferimento di risorse al Sud varrebbe circa 30 miliardi di euro l’anno, o in base ad altre stime 5.600 euro per ogni lombardo, in media, nel periodo 2013-2015. Si tratta dei valori di gran lunga più elevati per le regioni italiane che dimostrano come la Lombardia è il territorio che più versa e meno riceve indietro. Si tratta peraltro di valori regionali e quindi non fanno riferimento alla sola Milano: poiché si tratta di un’area metropolitana il cui Pil per abitante è circa il 25% maggiore rispetto alla regione in cui si trova, con tutta probabilità il residuo fiscale reale per abitante è in effetti ancora maggiore. Il sistema fiscale italiano infatti è progressivo, a intendere che i ricchi pagano una fetta di tasse più che proporzionale rispetto ai poveri, e quindi il residuo fiscale tende a fluire dalle une alle altre aree.

Ciascun calabrese, per citare il caso opposto, ha ricevuto in media 5.500 euro l’anno sotto forma di servizi pubblici in più rispetto a quanto ha contribuito, con valori decrescenti fino alle Marche – in cui il saldo è praticamente neutro, e poi appunto negativi molte aree del settentrione e la Lombardia in particolare.

Leggi anche: Milano riceve indietro dallo stato solo l’1% di quanto versa: 450 milioni a fronte di oltre 40 miliardi di tasse

# La spesa pubblica pro-capite più alto nelle regioni a statuto speciale. La redistribuzione del residuo è maggiore verso le regioni del mezzogiorno, che sono tutte beneficiarie delle risorse

Sul fronte della spesa pubblica il livello pro capite è più elevato nelle regioni a statuto speciale rispetto a quelle a statuto ordinario. Evidentemente le consistenti risorse finanziarie di cui beneficiano le regioni a statuto speciale hanno garantito livelli di spesa maggiori. Allo stesso tempo anche le regioni più piccole come Liguria, Umbria, Basilicata, Molise, Abruzzo mostrano livelli di spesa pro capite maggiori, dovuti presumibilmente alla indivisibilità di alcuni beni pubblici e a diseconomie di scala. Le regioni del Mezzogiorno complessivamente mostrano un livello di spesa leggermente più basso rispetto alle altre. Per quel che concerne i residui fiscali sono evidenti invece i flussi redistributivi verso le regioni con reddito pro capite più basso, verso quelle a statuto speciale e verso quelle di piccole dimensioni. Le regioni del Mezzogiorno sono tutte beneficiarie della redistribuzione.

La redistribuzione delle risorse è data da tre diverse componenti: la necessità di garantire a tutti i cittadini i medesimi servizi connessi a diritti fondamentali come salute e istruzione, la messa a punto di iniziative per lo sviluppo economico di aree a basso reddito, nonché l’utilizzo di meccanismi di ripartizione delle risorse basate su criteri storici””

Fonti:
IlSole24ore – parte 1
IlSole24 ore – parte 2

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