EXPO quattro anni dopo… che cosa è rimasto?

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l'ex Padigione dell'Uruguay ora in Via Saronnino a Origgio, Varese

Il Primo Maggio cade il quarto anniversario dall’inaugurazione della grande Esposizione Universale. Sembra ieri che Milano faceva il conto alla rovescia sulla inaugurazione e gli occhi del mondo (e dei malpensanti) erano puntati su traversie legali, ministri in livrea in arrivo, padiglioni incompleti.

EXPO 4 anni dopo: cos’è rimasto, a Milano, della grande esposizione? Noi abbiamo trovato almeno 10 punti che ne rappresentano l’eredità. 

#1. Qualche padiglione in giro per l’hinterland e un’area nuova

La grande area Expo è ora al centro di nuovi progetti ambiziosi. Molti sognano campus universitari avveniristici e grandi zone ricreative.
In totale, i padiglioni erano 54.

Al 1° aprile 2016 ne erano stati smantellati appena 26 – Austria, Bielorussia, Colombia, Corea del Sud, Indonesia, Iran, Malesia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Spagna, Svizzera, Thailandia, Uruguay, Slovacchia, Ecuador, Germania, Kuwait, Israele, Turchia, Cina, Lituania, Oman, Giappone, Slovenia, Marocco, Argentina -. In corso, allora, c’era lo smontaggio di 14 strutture (le prime 4 in fase iniziale e le ultime 4 in fase finale): Azerbaijan; Brasile; Cile; Moldavia; Angola; Emirati Arabi; Francia; Belgio; Kazhakistan; Qatar; Russia; Regno Unito; Monaco; Irlanda.Con l’aggiunta degli stand di Algida, Birra Moretti, Don Bosco e Save the Children (fonte:Wilditaly.net).

Ancora un anno dopo, molti di essi giacevano raminghi e un po’ annoiati, ben fotografati anche da Elena Galimberti (galleria) che a Expo ha lavorato e si è innamorata del senso universale di questa manifestazione.

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Altri, come nel caso del Padiglione dell’Uruguay, rivivono in nuove forme, sempre nel nostro paese. Avreste mai pensato di ritrovarlo, oggi, nelle vesti di ristorante etnico in Via Saronnino, 1 a Origgio, Varese!? (foto)

Qualcun altro, invece ha colto la palla (di neve) al balzo. E’ il caso di uno sponsor privato che, lo scorso inverno, ha fatto di questa nuova Area 51 di Milano il set del trampolino da sci più e snowboard più grande del mondo. Una competition polare che, per qualche giorno, ha fatto tornare a battere il cuore di questo grande ambiente dismesso.

foto di repertorio
foto di repertorio

A distanza di quattro anni pare che finalmente l’area abbia preso una direzione definita con il progetto Human Technopole e la nascita del distretto MIND.

Leggi anche: La Milano del futuro riparte dall’area Expo

#2. Nuove panchine, come quelle in zona 4 (corso XXII Marzo)

Sono quelle della Germania, che oggi fanno bella mostra di loro nel Giardino delle culture di via Morosini, sotto il murale con cuore dell’artista Millo.


A dire il vero, la prima destinazione delle panchine pare fosse un’azienda specializzata in allestimenti. A cambiare la meta finale fu, invece, una lettera del Comune di Milano ai Paesi ospitanti, riportante l’invito a cedere alcuni arredi alla città. Così avvenne ed ora le panchine servono a tutti.

#3. Le code

Farà ridere, qualcuno sarà sdegnato, ma di fatto le code interminabili fuori dal Padiglione del Giappone sono entrate così nell’immaginario comune da aver introdotto – per fortuna – un buon costume (anche) negli italiani. Dopo essersi allenati per ore e ore, ora anche negli altri macro eventi di punta – su tutti, il Fuorisalone ad esempio con l’installazione AQVA- i milanesi attendono pazientemente il loro turno senza ‘scavallare.

#4. I visitatori internazionali

Ma quanto è bello (continuare) a sentire un sacco di lingue e idiomi da ogni parte del mondo, a Milano?

#5. Le nuove costruzioni

Expo ha lanciato la moda, Milano non si è più fermata.
Dopo il Bosco Verticale ecco la rinascita di Torre Galfa, le super suite di Libeskind alla ‘Fedez’ (foto) con vista sulle nuvole di Porta Nuova, la grande vela Zaha Hadid in compimento, il salvadanaio di Fondazione Prada, e poi Osservatorio Prada sopra Galleria Vittorio Emanuele, City Life, il bis di Porta Nuova… Milano tende verso l’alto, e tutti stanno con il naso in su.


#6. La darsena

Prima c’erano i topi, ora si naviga con vista su bistrot, panchine, ponticelli dai sospiri d’amore. E qualcuno è pure tornato a pescare…

#7. Nuovi quartieri

Via Padova ora si chiama NoLo.

Viale Monza include SoS  e Martesangeles, con la Silicon Valley nostrana.

I milanesi si sono accorti che esistono le 5 vie e tutto il patrimonio storico tra Piazza Cordusio e Piazza Santo Sepolcro.

Lodi-Porta Romana erano da rifuggire, fino a qualche tempo fa. Ora Prada, LVHM, Bottega Veneta hanno fatto importanti investimenti, e anche i writers internazionali, come Zed, si contendono i muri per far rifiorire la città (foto: via Brembo, Madama Hotel Bistrot)

Isola…. chi? Il luogo più desolato degli anni ’90 è la nuova mecca di bikers, esperti di moda, designer, intellettuali. Quest’anno è diventata pure una Design District con tanto di prima Design Week. Proprio come Ventura-Stazione Centrale, e chi l’avrebbe mai detto!

#8. Da Padiglione Coca Cola a…

…un campo da basket! Si tratta del Parco Robinson, tra via Moncucco e via Famagosta.
Il parallelepipedo di 35 metri per 20, alto 12 metri, capace di coprire in tutto 1000 metri quadrati (ne avevamo parlato qui) è divenuto il cuore di un progetto articolato,’ParkMI’, composto da 240 giornate di attività ricreative, ludiche e sportive.

#9. L’Albero della Vita… in formato spiaggia (nel vero senso del termine)

Qualcuno lo voleva in Piazzale Loreto, e non è stato ancora smantellato.

Qualcun altro l’ha progettato in versione Lego, ma la verità che l’unico e inimitabile Albero della Vita si vede ancora dall’autostrada.

Qualche estate fa – inimmaginabile a dirsi – il set della spiaggia all’aperto più lontana da Milano, ma più affollata dai milanesi. Con un ricco calendario di appuntamenti, tra concerti e proiezioni di partite di calcio, ha riadattato l’area Expo in un ‘parco Experience’ fuori dal comune (in effetti, siamo già a Rho).

 

#10. Il sindaco

Beh, senza Expo, difficilmente Beppe Sala sarebbe sindaco.

PAOLA PERFETTI


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Paola Perfetti
Giornalista, content editor, pr, social media manager. Dopo aver avviato alcune start up editoriali ho preso l'arte – in cui sono laureata – e non l'ho messa da parte: nel 2009 ho fondato Milanoincontemporanea.com. Perché sono innamorata cotta di Milano.