10 UOMINI che hanno reso grande Milano ma che non sono milanesi di nascita

Tanti milanesi di successo e che hanno fatto le fortune di Milano in realtà sono nati altrove, ma hanno saputo interpretare al meglio lo spirito della città

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Tanti milanesi di successo e che hanno fatto le fortune di Milano in realtà sono nati altrove, ma hanno saputo interpretare al meglio lo spirito della città. Ecco 10 tra i più significativi.

10 UOMINI che hanno reso grande Milano ma che non sono milanesi di nascita

#1 Sant’Ambrogio, il Patrono di Milano nato a Treviri in Germania

Sant’Ambrogio

Aurelio Ambrogio nasce ad Augusta Treverorum, l’odierna Treviri nella Renania-Palatinato, in Germania, nel 339 da una famiglia cattolica di alto rango dell’Impero romano d’Occidente. Avviato alla carriera amministrativa viene inviato a Roma per compiere approfonditi studi per poi esercitare l’avvocatura a Sirmio nell’odierna Seria. Dopo questa esperienza viene mandato a Milano quale Governatore della provincia romana Aemilia et Liguria. Abile pacificatore di diatribe spesso violente durante proprio una delle sue missioni si reca in una chiesa e, pare un bambino, arringò i presenti indicando Ambrogio come erede del titolo di vescovo diventato vacante dopo la morte dell’allora vescovo ariano Aussenzio. Inizialmente Ambrogio non solo rifiuta l’incarico ma si comporta violando molte delle regole del buon cattolico arrivando a frequentare prostitute ma data l’irremovibilità della popolazione ormai convinta nel volerlo vescovo arriva a scappare da Milano per ben due volte. Viene rintracciato grazie ad un editto vergato da un vicario imperiale. Portato in trionfo nella città viene quindi battezzato, non aveva ricevuto alcun sacramento fino a quel giorno, domenica 30 novembre e consacrato vescovo il 7 dicembre 374. Muore a Milano il 4 aprile 397.

#2 Ludovico il Moro, che portò Leonardo da Vinci a Milano, è nato a Vigevano

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Ludovico Maria Sforza detto il Moro, nato a Vigevano il 27 luglio 1452 e morto a Loches il 27 maggio 1508, è stato duca di Bari dal 1479, reggente del Ducato di Milano dal 1480 al 1494 affiancando il nipote Gian Galeazzo Maria Sforza e infine duca egli stesso dal 1494 al 1499. Durante il suo governo, Milano conobbe il pieno rinascimento e la sua corte divenne una delle più splendide d’Europa, mecenate straordinario volle alla sua corte Leonardo da Vinci e molti altri artisti che lasciarono un’impronta indelebile di quell’incredibile periodo storico.
Alla morte del padre Francesco il fratello maggiore Galeazzo Maria concesse a Ludovico il titolo di conte e il feudo di di Mortara e Brescello e signore di Pandino, Villanova, Scurano, Bassano, Meletole, Oleta e delle Valli di Compigino. Il 22 ottobre 1494 il duca Gian Galeazzo morì in circostanze misteriose probabilmente per via di una congiura e immediatamente Ludovico gli succedette nonostante non ne avesse il diritto ereditario. Alla sua figura certamente non limpida e immacolata è comunque abbinata la sua vocazione ad abbellire e impreziosire la città con opere tuttora visibili, oltre a quelle di Leonardo. Ricordiamo la torre centrale del Castello Sforzesco, il chiostro di Sant’Ambrogio, il Lazzaretto e la cupola di Santa Maria delle Grazie.

#3 Giuseppe Verdi, da Le Roncole (PR), ha prodotto a Milano le sue più grandi opere

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Giuseppe Verdi

Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, nato a Le Roncole il 10 ottobre 1813, è stato uno dei più grandi talenti e prolifici compositori di opere liriche al mondo. Pur mantenendo fedeltà alle sue origini emiliane dove ha investito molti dei suoi proventi in acquisto e coltivazione di terra, era un suo vezzo presentarsi come imprenditore agricolo anziché musicista, è a Milano che ha lavorato e prodotto la maggior parte dei suoi lavori e dove e poi morto il 27 gennaio del 1901. L’amore per l’artista fu così profondo che durante l’agonia che precedette il suo addio alla vita terrena fu ovattata da qualunque rumore delle vie circostanti a casa sua dove si arrivò a cospargere di fieno tutte le strade per evitare che le carrozze in transito potessero far rumore disturbandolo.
Arrivato a Milano in veste di studente e bocciato all’esame di ammissione al Conservatorio cittadino ebbe modo di far valere il suo talento e a lui si deve la celebre aria del Nabucco “Va Pensiero” che venne adottata dal lombardi del tempo come inno all’Indipendenza dall’invasore austriaco. Conosciuto nei 5 continenti Giuseppe Verdi ha nobilitato la città e in special modo la Scala dove molte delle sue opere hanno raggiunto una notorietà mai conosciuta in quel periodo da alcun altro artista al mondo.

#4 Dario Fo, vincitore del premio nobel per la letteratura, veniva dalla provincia di Varese

dario fo milano
dario fo milano

Dario Luigi Angelo Fo nasce a Sangiano, in provincia di Varese, il 24 marzo 1926. E’ stato un drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, attivista e comico italiano.
Insignito del premio Nobel per la cultura nel 1997 con la motivazione:
Seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi” rappresenta un teatro fatto di cultura, contestazione e tradizione lombarda. Molte le sue esibizioni con tema riguardante i vangeli apocrifi e per il suo carattere indomito è stato spesso inviso e allontanato dalla televisione di Stato. Marito di Franca Rame, nata anch’essa non a Milano, il 18 luglio del 1929 a Parabiago, e attrice di grande talento oltre che sorella di Pia Rame, nota costumista teatrale, Dario Fo è noto per la dedizione e l’impegno nel difendere gli ultimi, di prodigarsi con grande fervore nel portare a tutti la voce dei meno fortunati ed ha legato indissolubilmente la sua figura alla causa antifascista. Non era raro vederlo passeggiare per le vie di Milano, specie in zona Porta Romana dove viveva con la moglie e dove Pia Rame aveva il suo atelier. Morirà il 13 ottobre del 2016 dopo aver perso l’amata Franca tre anni prima. L’uso del dialetto milanese e la composizione della famosissima canzone “Ho visto un re” lo rendono un artista che Milano ha adottato con grandissimo amore.

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#5 Gianni Brera, da San Zenone Po (PV), uno dei più grandi giornalisti sportivi e scrittori italiani

Nato l’8 settembre 1919 a San Zenone Po, provincia di Pavia, è stato un maestro di giornalismo, specialmente quello sportivo, e grande scrittore. Ha indissolubilmente legato il suo nome a ferventi commenti calcistici di numerosissime parte dando sempre il meglio di sé nel momento in cui doveva commentare il derby della Madunina. Equilibrista della parola e creatore di neologismi come contropiede, melina, rifinitura, goleador e molti altri, passati alla storia è anche famoso per i vari soprannomi attribuiti a calciatori e allenatori che difficilmente passavano indenni dalle sue feroci analisi calcistiche. Appassionato di cibo e vino oltre che esperto cacciatore era sempre disponibile a un saluto o un commento a chiunque lo incrociasse nei suoi pellegrinaggi serali e notturni dopo aver chiuso un articolo o aver consumate una robusta cena. Morirà a Codogno il 19 dicembre del ’92. A lui venne successivamente intitolata l’Arena civica, teatro di epiche battaglie calcistiche fino alla costruzione dello stadio Meazza-San Siro.

#6 Roberto Vecchioni il “professore”, da Carate Brianza a “Luci a San Siro”

Nato a Carate Brianza il 25 giugno 1943 si laurea in Lettere classiche alla Cattolica di Milano nel 1968 ed esercita la sua professione di Professore di italiano, greco e latino al liceo Beccaria del capoluogo lombardo. Nonostante il successo internazionale dovuto alla sua carriera di cantautore e scrittore non rinuncerà mai all’insegnamento fino a che non andrà in pensione. Impegnato nel sociale e appassionato di enigmistica Roberto Vecchioni incarna perfettamente lo spirito della milanesi: figlio di immigrati che con grandi sacrifici fanno studiare i figli, i figli che accolti a braccia aperte dalla città si integrano portando i loro valori e ricevendone in cambio molti altri. Non è possibile parlare dell’artista senza citare “Luci a san Siro” dedicata alla Milano e a un passato che non c’è più ma strizza l’occhio all’Inter, squadra da sempre nel cuore dell’artista.

#7 Teo Teocoli, il comico nato a Taranto, simbolo dell’umorismo milanese

Nato a Taranto da genitori originari di Reggio Calabria il 25 febbraio 1945 Antonio Teocoli arriva a Milano all’età di 5 anni. Dopo una prima fase di ambientamento facilitata dalla sua irresistibile e innata simpatia si cimenta prima nella carriera di cantante diventando per un breve periodo la voce dei “Quelli”, gruppo che poi diventerà la celebre Premiata Forneria Marconi. Passa al teatro come attore nell’adattamento italiano della commedia musicale Hair nella quale si trova a lavorare con dei giovanissimi Renato Zero, Loredana Bertè e Ronnie Jones. Ma è grazie l’approdo allo Zelig, fucina di talenti che ancora oggi riempiono il panorama artistico nazionale, che esplode in tutta la sua bravura. Da lì una ascesa nell’olimpo degli showmen italiani. Molti personaggi sono caricature di persone comuni mentre altri sono imitazioni che regalano sempre grandi risate a tutti. Milano è diventata la sua città e lui ha ricambiato il grande amore condendo spesso le sue frasi con espressioni dialettali milanesi che grazie a lui ritrovano pubblico e successo al di fuori della Lombardia.

#8 Giorgio Scerbanenco, straordinario scrittore e giornalista, dalla Russia


Pseudonimo di Volodymyr-Džordžo Ščerbanenko, nato a Kiev il 28 Luglio 1911
, arriva in Italia a soli 6 mesi ma la prima tappa è Roma. Solo a 16 anni arriverà Milano. è completamente autodidatta non avendo concluso le scuole dell’obbligo. Perso il padre ucciso durante la rivoluzione russa, era professore di greco e latino e grazie alla sua professione aveva conosciuto una ragazza italiana divenuta poi sua moglie, il giovane Giorgio si deve arrabattare per riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena. Attratto morbosamente dai libri e dalla letteratura diventerà uno straordinario scrittore e giornalista. Legherà il proprio nome ad alcuni racconti che racconteranno la ligiera, la mafia milanese che imperversava in una Milano spesso buia e nebbiosa. Morirà a Milano il 27 Ottobre 1969.

#9 Giorgio Strehler talentuoso attore e registra teatrale arrivato da Trieste

Credits: teatroecritica.net – Giorgio Strehler

Nasce il 14 agosto 1921 a Trieste e vive tra l’Italia, la Svizzera e la Francia ma è a Milano che si forma e fonda nel ’47 con Paolo Grassi e Nina Vinchi il Piccolo Teatro dal quale passeranno numerosi attori e che sarà sede di sperimentazioni oltre che di una scuola di teatro. Tanta è la fama nel mondo che nel 1991 diventa “Teatro d’Europa” rendendo omaggio all’immenso talento del regista diventato cittadino milanese a tutti gli effetti. Famosa la sua love story con Ornella Vanoni, milanese doc e alla quale darà il compito di cantare “Ma mì”, ballata triste recitata completamente in dialetto milanese nata dall’esperienza di Strehler vissuta in carcere dopo essere stato catturato dai nazifascisti.

#10 Marracash, pseudonimo di Fabio Bartolo Rizzo, da Nicosia in Sicilia

Credits: chiamarsimc.net – Marracash

Nato a Nicosia, in Sicilia, il 22 maggio del 1979 si ritrova a Milano, catapultato in un mondo fatto di case di ringhiera e sberleffi dovuti alle sue origini meridionali. Molta della sua esperienza di vita si ritrova nei suoi versi che raccontano dei giovani, specialmente della Milano degli ultimi anni. Mentre di diploma si avvicina al mondo della musica che lo eleggerà King of Rap collabora con diverse realtà artistiche fino a lavorare col proprio nome. Indiscutibilmente uno dei migliori artisti della seconda generazione dell’Hip pop milanese e non solo, Marracash è anche un autore per molti altri cantanti.

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ROBERTO BINAGHI

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Roberto Binaghi
Nato a Milano il 25 agosto 1965. Sin da bambino frequento l’azienda di famiglia (allora una tipografia, ora azienda di comunicazione e stampa) dove entrerò ufficialmente a 17 anni. Diplomato Geometra all’Istituto Cattaneo a 27 anni e dopo aver abbandonato gli studi grafici a 17, mi iscrivo a Scienze Politiche ma lascio definitivamente 2 anni dopo per dedicare il mio tempo libero alla famiglia e allo sport. Sono padre di Matteo, 21 anni, e Luca, 19 anni. Sono stato accanito lettore di quotidiani e libri storico-politici, ho frequentato gruppi politici e di imprenditori senza mai tesserarmi, per anni ho seguito la situazione politica italiana collaborando anche con L’Indipendente allora diretto da Vittorio Feltri e Pialuisa Bianco (1992-1994). Per questioni di cuore ho iniziato a seguire il mondo del basket dilettantistico ricoprendo il ruolo di dirigente della società Ebro per oltre 10 anni e della Bocconi Basket FIP dal settembre 2019 (ruolo che ricoprirò anche per la prossima stagione). Nel corso degli anni ho contribuito allo sviluppo di alcune start-up e seguito alcuni progetti di mia ideazione che hanno come obiettivo la rivalutazione del patrimonio meneghino oltre che un chiaro interesse sociale.