Nel Castello c’è anche una SALA DEL TESORO con il misterioso affresco di Argo

perchè Ludovico Il Moro scelse come custode del suo tesoro un guardiano così sgarrupato?

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Nella sala più protetta del Castello Sforzesco, all’interno del Cortile della Rocchetta, era nascosto il tesoro di Ludovico Il Moro, che era protetto da un ingegnoso sistema antifurto.

La sala era proprio la Sala del Tesoro, oggi Sala Beltrami, a cui si accede dal Cortile della Rocchetta.
All’ingresso del caveau il Duca aveva fatto realizzare a monito contro i ladri anche un affresco di grandi dimensioni. Poco dopo la sua morte, questo affresco venne ricoperto da un intonaco per proteggerlo. Solo cinquecento anni dopo, durante il restauro del 1893, l’affresco venne riscoperto praticamente intatto, salvo il volto del personaggio profondamente danneggiato.

Il mistero aleggia sull’identità del personaggio ritratto e sull’autore dell’affresco. Per molto tempo si credeva che l’autore fosse Leonardo Da Vinci ma successivamente prese piede l’ipotesi che l’autore fosse il Bramante e Leonardo fosse, invece, il personaggio ritratto.
Oggi la versione più accreditata è che il progetto fosse del Bramante ma opera del Bramantino che ritrasse Argo, il titano dai cento occhi.

Chi era Argo?

Secondo la mitologia greca Argo era un gigante a cui Era aveva affidato la ninfa Io, l’amante di Zeus, trasformata in giovenca. Argo sembrava un guardiano perfetto: grande, grosso, dai cento occhi che gli consentivano di non dormire mai perchè li faceva riposare a rotazione. Zeus però a escogitare soluzioni era un vero dio e per liberare la sua ninfa incaricò il fido Ermes che, camuffato da pastore, andò da Argo e gli raccontò una storia talmente avvincente da farlo cadere addormentato in tutti i suoi occhi.

Ermes uccise il gigante e liberò la ninfa Io. Ma neppure da morto Argo poté avere pace. La dea incavolata nera, strappò gli occhi dalla testa di Argo e li distribuì sulle piume dei pavoni che si trovano anche immortalati nell’affresco.

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Il mistero dunque rimane: perchè Ludovico Il Moro scelse come custode del suo tesoro un guardiano così sgarrupato?

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