Via MARGUTTA, come il “borghetto dei pidocchi” è diventato la celebre strada degli ARTISTI

“amore vedessi com’è bello il cielo a Via Margutta questa sera…”

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via Margutta - Credits: @scooteromatours (INSTG)

La famosa strada di Via Margutta è sempre stata meta preferita degli artisti fin dal Rinascimento, per la sua aria di essere lontana dalla città, priva dalle contaminazioni della modernità, piena di verde e luogo da cui trarre ispirazione. Pertanto artisti di tutto Europa cominciarono ad acquistare qui case e ad allestire le proprie botteghe. Ma vediamo la sua storia. 

Via MARGUTTA, come il “borghetto dei pidocchi” è diventato la celebre strada degli ARTISTI

Fra Piazza di Spagna e Piazza del Popolo, proprio a ridosso del colle del Pincio si snoda una strada secondaria, parallela a Via del Babbuino, nota per i suoi pittori e per la dolce vita di artisti di ogni genere. Luca Barbarossa, nel 1987 portò a San Remo una canzona intitolata a questo tratto di strada, Via Margutta, cantando “amore vedessi com’è bello il cielo a Via Margutta questa sera…”. Aveva ragione, il cielo visto da Via Margutta è sempre bellissimo ed è testimone di tanti avvenimenti di questa strada, non troppo lunga con i suoi 800 metri, ma ricca di storie da raccontare.

# Da spopolata stradina di campagna a via degli artisti

Il tracciato odierno di questa via esisteva già da secoli prima che si chiamasse Via Margutta, quando il suo nome era Via dei Nari perché la famiglia Naro possedeva diversi terreni sui suoi fianchi collinari. All’epoca questa era una zona spopolata, Piazza di Spagna e Piazza del Popolo ancora non esistevano, c’era solo la Chiesa di Santa Maria del Popolo e si era intorno all’anno 1190.  L’area era campestre e saliva verso il Pincio con terrazze a vigne, giardini e orti.

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# il “borghetto dei pidocchi”

Questa zona dell’odierno Campo Marzio all’epoca era anche spopolata perché c’era il problema del fango e dell’impaludamento e ciò era dovuto alle continue esondazioni del fiume Tevere, non ancora dotato di argini, ma anche dai ruscelli che dal Pincio confluivano in basso nei giorni di forti piogge. Sui lati di Via dei Nari ancora nel 1400 c’erano case povere, talmente malmesse che quest’area prese il nome di “borghetto dei pidocchi” e pensare che oggi all’interno dei palazzi cinquecenteschi di Via Margutta ci sono sedi di boutique di lusso, hotel a cinque stelle, atelier di artisti e gallerie d’arte.

# La Via del barbiere detto il margutta

Solo dal 1580 la via prende il nome di Via Margutta dal soprannome dato a un barbiere che all’epoca aprì proprio qui la sua bottega. L’uomo divenne così famoso che tutti lo conoscevano, tanto da chiamare la via con il suo soprannome, per l’appunto il margutta che in dialetto umbro o marchigiano significa “grosso”, a Roma sinonimo di “energumeno”.

La particolare posizione di questa via, vicina al Tevere e a San Pietro, la rese il luogo adatto dove aprire botteghe di artigianato e qui cominciarono ad arrivare committenze di opere d’arte dal Papa in piena fase fabbrica di San Pietro e dai Cardinali della corte pontificia, tanto che artisti e artigiani si riversarono qui per lavorare nei laboratori e esaudire le richieste di tutti i committenti, anche quelli delle famiglie aristocratiche della Roma bene.

# Da Canova a Fellini un mondo di artisti per Via Margutta

Rubens e Canova avevano qui il loro studio e lavoravano insieme alle tante opere in marmo che realizzarono, come Gianlorenzo Bernini che trovò in questa via una posizione ottimale per lavorare in quanto il tracciato di Via Margutta era vicino ai percorsi di arrivo dei materiali da Via Flaminia e soprattutto dal Tevere, dove scaricavano il Travertino che da Tivoli veniva trasportato prima tramite l’Aniene per poi affluire sul Tevere per essere sbarcato nel vicino Porto di Ripetta. A via Margutta si producevano anche opere in bronzo nella fonderia di Luigi e Giuseppe Valadier che qui realizzarono il famoso campanone da 90 quintali che oggi si trova dentro San Pietro.

Più recentemente, all’inizio del secolo, Via Margutta diventa la meta degli artisti avanguardisti come De Chirico, Balla, Picasso che intorno al 1917 vi si stabilirono per vivere e lavorare negli atelier che ormai erano tanti e disseminati su tutta la via, come fece anche la pittrice Novella Parigini, allieva di Salvador Dalì, che si diceva fosse la figlia illegittima di Gabriele D’Annunzio.

Poi alla fine degli anni ’60 inizia la Dolce Vita e la Via accoglie artisti, attori, pittori, registi, scrittori come Fellini, Calvino, la Magnani e tutti si ritrovavano all’Osteria Margutta che non era solo un ristorante ma un vero e proprio Caffè Teatro dove gli artisti in stile bohemienne si ritrovavano per mangiare e per recitare, cantare, declamare poesie. In uno dei palazzi della via furono girati gli interni del film cult Vacanze Romane con la bellissima Audrey Hepburn e l’elegantissimo Gregory Peck.

 

Oggi percorrere questa via vuol dire uscire dal caos della parallela Via del Babuino per reimmergersi in un ambiente fatato, reso tale da una rete di piante rampicanti, come edere e glicini, che avvolge tutti i palazzi della strada dall’inizio alla fine, in una festa di colori che la fa somigliare a una foresta urbana. Poi una volta l’anno la via si anima di artisti che aprono le loro botteghe per esporre quadri, dipinti, sculture in una manifestazione che si chiama I cento pittori di Via Margutti che quest’anno vedrà la sua 115’ edizione svolgersi dal 10 al 13 giugno invece che ad Aprile come al solito.

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FRANCESCA SPINOLA

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Francesca Spinola
Francesca Spinola. Giornalista, mamma di due teenagers, collaboro con Turner Television come Compliance Video Editor. Una tesi di laurea in Senegal, un’avventura da corrispondente estero dalla Libia, tanti anni da freelance con servizi dall’Africa, dal Brasile, dalla Turchia. Specializzanda in arabo e islamistica presso il PISAI. Una passione per i viaggi, romana di nascita, cittadina del mondo.