Nessuna privatizzazione: nel futuro dell’ACQUARIO Bookshop, Caffetteria e ancora più ricerca

Intervista a Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano che precisa sulle indiscrezioni pubblicate sul nostro sito su ipotesi di privatizzazione per l’Acquario Civico. 

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Intervista a Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano che precisa sulle indiscrezioni pubblicate sul nostro sito su ipotesi di privatizzazione per l’Acquario Civico. 

La situazione attuale dell’acquario?

L’Acquario Civico è un istituto culturale e scientifico che gode di ottima salute. Negli ultimi anni ha rafforzato la sua missione statutaria che è di essere luogo di ricerca scientifica sull’acqua e sul suo ecosistema. Ottima salute rappresentata dall’esposizione permanente dell’acquario, oltre a cui si è sviluppata un’attività sempre più rilevante di dibattiti su temi culturali e artistici collegati con l’acqua. È stato eseguito un ampliamento di 200 mq di spazio espositivo e si stanno avendo sempre più mostre temporanee di artisti sull’acqua e su ciò che essa rappresenta. La sintesi di questo è la crescita significativa dei visitatori: quasi 149 mila nel 2019 a fronte dei 122 mila nel 2018. L’incremento di 27mila visitatori in un anno è una conferma dell’attenzione che il pubblico ha nei confronti dell’Acquario.

Investimenti per rinforzarlo?

In corso di realizzazione c’è lo spazio per Bookshop e la Caffetteria: sono servizi accessori ma in realtà cruciali per garantire un’esperienza completa di visita. A breve pubblicheremo la gara per avere un soggetto gestore quando il cantiere sarà ultimato. Il desiderio è di rendere l’esperienza di visita all’acquario ancora più piacevole e invitante.

Altri progetti in futuro?

L’Acquario è una struttura molto importante e significativa per Milano dal punto di vista simbolico. È il lascito dell’Expo di inizio secolo scorso. La manutenzione ordinaria e straordinaria deve essere sempre attenta alla qualità architettonica della struttura e alla funzionalità, intesa come aggiornamento delle modalità di relazione e di visita che il pubblico ha nei confronti dell’acquario. A differenza di altri celebri Acquari non ha una funzione ludica ma squisitamente scientifica, di divulgazione di quanto sia importante l’acqua e il suo ecosistema per l’intero pianeta.

I dipendenti sono tutti comunali? E quali sono i rapporti con il Ministero?

Il Ministero non ha responsabilità nella gestione. Abbiamo un’interlocuzione aperta con il Ministero dell’Ambiente per alcune questioni tecniche relative alla conservazione e alla tutela di alcune specie. L’Acquario è civico e indipendente sia per la ricerca che per la conservazione, e i dipendenti coinvolti nella gestione e nelle principali attività sono tutti dipendenti comunali. La biglietteria è assegnata a un soggetto esterno con procedura di evidenza pubblica, mentre il servizio di guardiania prevede alcuni dipendenti comunali e soggetti di custodia esterni. Per gli aspetti manutentivi collegati alle vasche per mantenimento ci si avvale di una società esterna come fanno tutti i principali Acquari del mondo. I servizi accessori sono e saranno assegnati a soggetti esterni ma il cuore del’Acquario, chi fa vivere ogni giorno l’istituto, sono dipendenti comunali.

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Cambierebbe qualcosa per l’Acquario Civico se Milano avesse maggiori poteri?

Non credo che cambierebbe la gestione degli istituiti culturali civici. Trattandosi di una pubblica amministrazione abbiamo alcuni vincoli, però penso che il modello sviluppato a Milano di mantenere in capo all’amministrazione comunale il controllo e la gestione in forma diretta dei musei sia virtuoso. Abbiamo una crescita nell’offerta e nella domanda e garantiamo la totale autonomia scientifica e curatoriale dei musei stessi, sviluppando un’attività di ricerca indipendente e immune da condizionamenti esterni.

La privatizzazione è esclusa?

È esclusa nell’arco del mio mandato. Non abbiamo mai pensato di privatizzare l’acquario né alcun museo civico. Crediamo molto nell’importanza che queste grandi istituzioni culturali hanno avuto per la città proprio perché sono completamente civiche.

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.