Sapessi com’è strano il SECONDO LOCKDOWN a Milano

In questo secondo lockdown sembra che sia un accordo tacito di serena convivenza tra cittadini, forze dell’ordine e istituzioni politiche. Siamo felici di questo. E i risultati sembrano premiare questo modo di affrontare l'emergenza

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Credits: Andrea Cherchi

Insulti dal bancone al capro espiatorio di turno, da chi portava a passeggio il proprio animale domestico al runner, sulle strade solo le forze dell’ordine in assetto da occupazione militare. Questo il quadro a tinte fosche del lockdown a Milano in primavera. Ora la situazione sembra molto diversa. 

Sapessi com’è strano il SECONDO LOCKDOWN a Milano

# Non è più tutti contro tutti, la caccia all’untore o al trasgressore è terminata

Durante il primo lockdown primaverile l’obbligo di rimanere in casa era stato preso alla lettera. La rassegnazione aveva il sopravvento sulla rabbia, i balconi erano palchi per cantare, l’ora d’aria era consentita solo a chi andava al supermercato e a chi portava a passeggio il cane. Le strade erano vuote. L’atmosfera della città spettrale. A presidiare le strade solo le forze dell’ordine. 

Il clima che si respirava era pesante: chi portava fuori il cane veniva guardato con fastidio dai terrazzi, i runner tacciati come untori, lo stesso per chi rientrava dal lavoro e camminava per strada. Le cronache erano ricche di multe a chi dimostrava di essere contro le limitazioni, anche se si appellava a vari tipi di diritti o principi legali. In questo secondo lockdown la musica sembra cambiata. E non ci sembra una cattiva notizia. Anzi.

# Un tacito accordo di serena convivenza tra cittadini, forze dell’ordine e autorità

In questo secondo lockdown sembra che sia un accordo tacito di serena convivenza tra cittadini, forze dell’ordine e autorità politiche. Nonostante le restrizioni siano di fatto in gran parte le medesime del primo, tra autocertificazioni e limiti agli spostamenti, le persone che si muovono sono di più, lo smart working non è così ossessivo e, nonostante l’obbligo di indossare la mascherina all’esterno in caso di impossibilità di distanziamento, le forze dell’ordine sono chiaramente più tolleranti e comprensive. 

E questo ha un senso per diversi motivi. Il primo è che rispetto al precedente lockdown ora i cittadini sono molto più consapevoli sui rischi e sui comportamenti da tenere. Ma soprattutto mentre nel primo caso si era arrivati per un’emergenza improvvisa che aveva colto tutti di sorpresa, ora invece la seconda ondata arriva dopo mesi in cui si poteva e, forse, si doveva intervenire per evitare questo secondo lockdown. Molti cittadini, dopo mesi di stress ed episodi di impreparazione manifestati da chi governa a ogni livello, sono stanchi e sfiduciati oltre che carichi di problemi e terrorizzati dalle prospettive. Questo lockdown è come se fosse comprensivo del fatto che stiamo soffrendo tutti ed è inutile farci la guerra gli uni con gli altri. 

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# La politica della comprensione e della condivisione sta premiando

Vedere la città che sta appassendo su se stessa è motivo di mortificazione per i cittadini, insieme ai dubbi sula ripresa e su quello che ci aspetta nel futuro. 
In questo scenario è chiaro che i cittadini, vuoi per paura vuoi per rispetto delle regole, restano in casa il più possibile e le istituzioni sembrano averlo capito.

Per tutte queste ragioni in questa seconda fase dell’emergenza un clima di polizia volto solo a colpire chi è già in difficoltà economica e psicologica non avrebbe più senso. E questa politica della comprensione e della condivisione sta premiando.
Se da una parte è vero che la città appare molto più viva rispetto al primo lockdown, senza più apparire un deserto o un carcere, il comportamento dei milanesi sta ottenendo i suoi risultati: l’indice Rt è in calo da settimane e nell’ultima rilevazione è sceso sotto a 1,2 da oltre il doppio di fine ottobre. Ormai prossimo al fatidico livello di 1 che rappresenta lo spartiacque del pericolo per la diffusione dei contagi. Allo stesso modo prosegue il calo della curva dei nuovi ricoveri e dei nuovi accessi in terapia intensiva e l’allarme che aveva colpito di nuovo Milano pare si sia ormai spostato in altre parti. 

Ma soprattutto il segnale più edificante è che il lato di umanità tipico della nostra città sta tornando a prevalere e, forse, la speranza di un nuovo rapporto più maturo e responsabile tra cittadini e istituzioni potrebbe darci un grande slancio per il futuro che ci attende. 

ANDREA ZOPPOLATO

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.