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10 canzoni su Milano: vota la tua preferita

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Qual è la tua preferita?

#1 Luci a San Siro – Roberto Vecchioni

Poesia pura dalla penna del professore, “Milano mia portami via, fa tanto freddo, ho schifo e non ne posso più”.

 

#2 Un romantico a Milano – Baustelle

Provocatorio nei confronti della città, che non celebra personaggi recenti come Piero Manzoni (che nel testo del brano viene definito migliore di Alessandro Manzoni).

 

#3 Milano e Vincenzo – Alberto Fortis

La delusione e la rabbia nei confronti del mondo discografico e dei suoi protagonisti.

 

#4 Milano – Lucio Dalla

Nel bene e nel male, Milano, con tutte le sue contraddizioni, proprio come la vede chi arriva da altrove.

 

#5 Oh Mia Bela Madunina – canzone popolare

Il simbolo in note di Milano per eccellenza. Alzi la mano chi arrivando in città non l’ha canticchiata almeno una volta.

 

#6 Il ragazzo della via Gluck – Adriano Celentano

Lo stordimento del boom economico, anche negli occhi di chi non riconosce più la propria città.

 

#7 Porta Romana – Giorgio Gaber

Cortili e case di ringhiera, l’ambientazione è famosa ma quasi casuale, pretesto per “cantare” la storia universale di un amore.

 

#8 Innamorarsi a Milano – Memo Remigi

“Senza fiori, senza verde, senza cielo, senza niente”: ebbene sì, anche qui può sbocciare un amore.

 

#9 Milano Milano – Articolo 31

Tra la ringhiera e il sogno americano: amore e odio in una pioggia inarrestabile di parole.

 

#10 Milano – Alex Britti

Il traffico e la moda, il cemento e gli aperitivi, milanesità a più non posso per scenografare un amore sofferente.

 

10 canzoni su Milano: vota la tua preferita

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Fonte: http://www.neoenews.com/itVote.action?idContestInfo=24

“Se Zucco fosse il ministro dell’Economia, che cosa farebbe?” – L’ULTIMO DINOSAURO, VIDEO#1

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Primo appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO

In questa puntata l’ultraliberista Giacomo Zucco risponde alla domanda: “Se tu fossi Ministro dell’Economia dello Stato Italiano, che cosa faresti?”

3 marzo 2016. Festival della crescita, presentazione in Triennale

Festival della Crescita - Milano 2016

Dove: Triennale, Salone d’onore, viale Alemagna 6, Milano

Costo: ingresso libero

Quando: giovedì 3 marzo, ore 17.30

Pensate che tutta l’Italia possa e debba migliorarsi e vorreste condividere con altri la vostra idea di sviluppo sostenibile? Andate oggi alla presentazione in Triennale della seconda edizione del Festival della crescita, il primo Festival itinerante d’Italia. Obiettivo del Festival è trasformare il progetto in un vero e proprio viaggio, per raccontare la crescita e raccogliere suggestioni, domande e problematiche sul territorio. Il percorso si apre con l’edizione di Roma (17 – 19 marzo), seguita da quelle di Bologna, Torino, Lucca, Siracusa, Civitanova Marche, Firenze, Bari, Venezia, Brescia. A chiudere il percorso sarà l’appuntamento di Milano, previsto ad ottobre. Ogni edizione avrà una propria fisionomia ed un proprio focus di approfondimento legati al territorio e ai partner che di volta in volta accompagneranno il Festival arricchendolo di contenuti e spunti. Ideatore del Festival è Francesco Morace sociologo, scrittore e giornalista, fondatore di Future Concept Lab.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. far crescere le mie idee di città

#2. capire come sarà articolato il Festival

#3. avere un’idea dello sviluppo che potrebbe avere l’Italia

#4. conoscere le realtà di diverse città

#5. scoprire il Future Concept Lab

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. persone ottimiste e propositive sul futuro dell’Italia

#2. professionisti che diano idee sul futuro della città

#3. soluzioni per inquinamento e traffico

#4. idee utopiche

#5. esempi dall’estero

Festival della Crescita 2016: locandina

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Una serra urbana in 10 giorni: il modello di Copenaghen da portare a casa nostra

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Impact Farm - serra fai da te milano
Impact Farm - serra fai da te milano

Piccoli costi, grande impatto. Che cosa serve per costruire una serra in città o un orto urbano? Solo 10 giorni e obbedienza al libretto delle istruzioni scritte dagli eco-designer di Copenaghen, Mikkel Kjaer e Ronnie Markussen.

Arriva, ancora una volta, dalla capitale danese questo progetto di “urban farming”, cioè di creazione di orti urbani progettati per essere collocati nelle zone più densamente popolate, facili da costruire e con ampie prospettive per la collettività.

Kjaer e Markussen hanno progettato Impact Farm, la soluzione fai-da-te e microdimensionata, ma capace di introdurre le iniziative agricole anche all’ interno di una dimensione cittadina.

In soldoni: la possibilità di costruirsi una serra da 50 mq, prodotta in materiali di riciclo e sostenibili, che arriva imballata in pacchi, autosufficiente dal punto di vista energetico, idrico e termico e con una resa di frutta e verdura capace di raggiungere le sei tonnellate all’anno, “ottenuta grazie a tecniche colturali che vanno dal biologico all’idroponico” spiega festivaldelverdeedelpaesaggio.it.

Gli stessi designer l’hanno ideata per “sfruttare gli spazi morti delle città“, producendo risorse alimentari senza uso di pesticidi, dando vita a nuove zone verdi e funzionali, senza contare l’apporto dal punto di vista delle opportunità professionali di queste fattorie à-portèr. 

Sarebbe bello se arrivassero in fretta anche sui tetti dei condomini di Milano o nei quartieri dismessi della periferia, che, se isolati, diventano malessere civico.

Se è vero che la buona mela non cade mai troppo lontana dal suo albero, anche Impact Farm potrebbe essere uno strumento di ri-educazione all’ambiente, alla nutrizione, alla socialità. E anche i nonni rangers avrebbero una mansione in più per la collettività, con il bel compito di educare pure i più piccoli alla buona vecchia cura dell’orto.

 

Sito Originale: www.impactfarms.com

Foto dal web

Il Politecnico progetta VENTO, la ciclabile più lunga d’Italia

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VENTO ciclabile venezia torino milano citta stato
VENTO ciclabile venezia torino milano citta stato

Si chiama VENTO, come quello che soffia quando vai forte in bicicletta, ma anche come la crasi tra i nomi delle città Venezia e Torino.

VENTO è la più lunga pista ciclabile d’Italia, meglio, aspira a diventare la N.1 persino in Europa, e si chiama così perché lo studio del Politecnico di Milano l’ha pensata con i due capi di partenza e arrivo fissati nel capoluogo piemontese e in quello veneto.

679 Km complessivi (di cui 264 dentro aree naturali protette), attraverso 4 Regioni e altrettante amministrazioni a tutela del verde pubblico e della mobilità ecologica: ecco quanto sarà estesa questa infrastruttura sostenibile. 

VENTO si snoda per città d’arte di primo piano del Nord Italia – e spesso ben poco conosciute e valorizzate: oltre a Venezia e Torino, anche Ferrara, Mantova e tanti piccoli centri già parte del ricco patrimonio paesaggistico, faunistico, rurale,enogastronomico, dell’artigianato, del Bel Paese tutto.

Milano, nel mezzo, coordina questo ambizioso studio di cui ecco lo studio di fattibilità [continua dopo il salto]

A tutela, sostegno, valorizzazione di VENTO al momento ci sono 288 associazioni, molti enti, varie istituzioni, oltre 4.700 cittadini e, appunto il Politecnico di Milano, “che l’ha progettata.  […]”, spiega il portale festivaldelverdeedelpaesaggio.it, riproducendone anche la mappa.

Quanto costa? Sempre dall’illustre magazine si parla di “una spesa molto bassa (80 milioni di euro), pari a circa 118 euro al metro”.

E ancora: “Se si completasse il progetto del PoliMi “si realizzerebbe la più lunga pista ciclabile italiana e una delle più lunghe ciclabili d’Europa. Un impegno che, se suddiviso tra Stato, 4 regioni e 12 province diverrebbe davvero leggero, leggero come una brezza“. Portando, peraltro sul suolo italiano […]  un indotto di 100 milioni di €/anno, VENTO creerà fino a 2.000 nuovi posti di lavoro”.

Per ulteriori informazioni: www.progetto.vento.polimi.it

Foto cover: di repertorio

Un’onda di creatività sulle strade. Da Montreal a Milano – GUARDA LE IMMAGINI

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Montreal Street art colour


Le strade colorate del Canada e le centraline del semaforo di Milano: che cosa hanno in comune?

Partiamo dall’inizio. Il web.

Port Credit, Ontario. La cittadina famosa per il festival del jazz settembrino, “Southside Shuffle“, ha colorato le strisce dei principali attraversamenti pedonali simulando i tasti bianchi e neri di un pianoforte. [foto qui sotto]

strisce pedonali pianoforte milano citta stato
Ph. Facebook

Qualche centinaio di chilometri più in là, ma pur restando in Canada, il cemento delle strade a scorrimento veloce di Montreal – ma anche quelle più “soft” – sono fiorite ed hanno preso le sembianze di prati di primavera con greggi saltellanti, distese di ranuncoli, oceani in cui le code delle balene obbligano la svolta a sinistra e molto altro ancora.

Le foto stanno facendo il giro del mondo via Facebook, scatenando gli internauti a dire la loro e a fotografare casi molto simili nelle loro città. [continua dopo il salto – Fonte Facebook – Arteide]

A Milano, proprio di recente, è accaduto qualcosa di simile con le cosiddette energy boxes, le oltre centocinquanta centraline semaforiche trasformate da semplici elementi di arredo urbano (non sempre piacevoli da guardare) in vere opere d’arte realizzate da artisti diversi (oltre 50), ciascuno con il proprio stile.

Il progetto – realizzato da A2A e Fondazione Aem in collaborazione con il Comune di Milano –  è piaciuto così tanto da essere approdato anche in libreria con il libro “Energy Box. Urban Art Renaissance”, a cura di Davide Atomo Tinelli e Evoluzioni Urbane, per Skira Editore.

Che sia il primo step affinché Milano diventi davvero una galleria d’arte a cielo aperto?

RESTAURANT MAP – UN RISTORANTE PER OGNI STAZIONE DELLA METRO

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mappa metro ristoranti milano

10 novità che i milanesi si aspettano per il futuro

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milano tuffo futuro 2016

Il lunedì il milanese pensa al week end. Il week end il milanese pensa alle vacanze estive. D’estate il milanese pensa al Natale. Siamo sempre avanti, niente ci può fermare. Neppure il futuro.

10 NOVITA’ CHE I MILANESI SI ASPETTANO PER IL FUTURO

#1. La linea metropolitana che arrivi fino a Genova
Da Porta Genova a Genova Porto. Linea verde.

#2. Una rete di tunnel sotterranei che faccia passare le automobili sotto il suolo
Invece di riempirci di multe bisogna fare come altre città del nord Europa: le auto devono andare in tunnel sotterranei.

#3. La realizzazione del parco orbitale nella cintura verde attorno a Milano
Milano avrebbe il parco urbano più grande del mondo. Basta collegare tra loro i parchi e giardini esistenti. Semplice

#4. Il grattacielo più alto del mondo
Milano punta in alto, sempre più in alto. Non ci basta vincere in Italia. Com’è che non abbiamo ancora il grattacielo più alto del mondo?

#5. Milano città stato
Come Berlino, Hong Kong o Madrid. Perchè aspettare?

#6. La nuova silicon valley d’Europa (polo di start up e nuove imprese)
Aspiranti imprenditori di tutto il mondo dovrebbe ambire tutti di venire a Milano. Altro che Cile.

#7. Centro d’avanguardia di ricerca e sviluppo di politiche antinquinamento atmosferico
Come Tokio con i terremoti, Milano dovrebbe sperimentare soluzioni d’avanguardia mondiale per combattere la sua grande piaga: l’inquinamento

#8. L’acqua del Naviglio balneabile

Con l’estate tutti in acqua!

#9. La metropolitana circolare esterna
Come l’ S-Bahn di Berlino. Al posto della 90-91.

#10. La riapertura del Mercato Metropolitano

Ci piaceva tanto. E ora è a Torino. Lo rivogliamo.

A Tokyo inaugurato l’albergo-libreria: con l’ingegno la cultura diventa business

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biblioteca dormire milano citta stato tokyo

Una volta dare del topo di biblioteca a qualcuno era un’offesa, ma non sarà più così dopo aver visto questa immagine pubblicata da Docenti Senza Frontiere sul proprio profilo Facebook.

La foto ritrae un gruppo di giovani lettori attirati dalle pagine dei volumi di una biblioteca-boiserie-cuccette.
Si tratta dall’albergo Book and bed di Tokyo progettato dagli architetti Makoto Tanijiri e Ai Yoshida, nel quale 30 ospiti fortunati ospiti possono dormire dentro una libreria.

“L’albergo è grande 140 metri quadrati […]: la maggior sono piccole cuccette singole sul retro di una grande libreria di legno, con gli scaffali pieni di oltre 1700 libri in lingua inglese e giapponese”, spiega il wall.

Il prezzo? Dai 3.800 ai 6.000 yen, che equivalgono ad un costo tra i 29 e i 45 euro.

Quando si dice trasformare la cultura in un business.

I TAVOLI DI MARZO: IL CALENDARIO DEGLI INCONTRI DEI 9 PROGETTI PRIORITARI DI MILANO CITTÀ STATO

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calendario tavoli milano citta stato marzo 2016

Dopo gli incontri di gennaio e febbraio, i tavoli di partecipazione di Milano Città Stato proseguono anche a marzo 2016.

Dopo aver individuato i primi 9 progetti prioritari per il primo modello di città partecipativa d’Italia, vi proponiamo il calendario degli appuntamenti di brain storming dei direttivi.

Ogni appuntamento è aperto alle persone interessate a dare il loro contributo, a seconda delle loro affinità con i progetti in studio.

martedì 08.03 – h. 18.30-20 c/o Copernico Milano – CULTURA

mercoledì 09.03 – h. 18.30-20 c/o Copernico Milano – GREEN CITY 

sabato 12.03 – H. 15 – 17.30  C/O COPERNICO MILANO –
AUTONOMIA, CITTADINANZA UNIVERSALE, FEEDBACK CITTADINO, FREE ZONE, FONDO OPERE D’ARTE

mercoledì 16.03 – h. 18.30-20 c/o Copernico Milano – ISTRUZIONE

mercoledì 23.03 – h. 18.30-20 c/o Copernico Milano – RESTART

 

Per informazioni o aderire ai tavoli di ideazione: info@milanocittastato.it
Per farlo sapere a tutti: www.facebook.com/MILANOCITTASTATO

https://plus.google.com/101799048755128006282/post
https://www.linkedin.com/company/milano-citt%C3%A0-stato

L’hashtag ufficiale è #milanocittastato.

2 marzo 2016. Inaugura la nuova Whitelight Art Gallery con il vernissage di Decentrato

whitelight gallery copernico mostra 2016 milano citta stato

Dove: Whitelight Art Gallery, viale Lunigiana angolo Via Copernico, Milano

Costo: ingresso libero

Quando: vernissage mercoledì 2 marzo 2016 ore 19.00, mostra fino al 15 aprile 2016

Sei un amante dell’arte? Non puoi perderti la prima personale a Milano dell’artista Gino Sabatini Odoardi, Decentrato, presso la nuova sede di Whitelight Art Gallery a Copernico Milano Centrale, curata da Martina Cavallarin.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. scoprire e conoscere un artista contemporaneo italiano

#2. chiedergli il perché del titolo della mostra Decentrato

#3. fargli delle domande sui dubbi che le sue opere d’arte suscitano

#4. domandare a Martina Cavallarin di altri artisti italiani contemporanei

#5. sedermi in equilibrio sulla sedia opera d’arte

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. Gino Sabatini Odoardi

#2. altri artisti italiani

#3. opere d’arte che mi stupiscano

#4. delle risposte alle domande sull’arte

#5. della musica di sottofondo

10 cose per il bene della città che i privati stanno facendo meglio del pubblico

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antigraffiti milano citta stato

Milano è capitale grazie al privato. Sono i privati che l’hanno resa famosa in tutto il mondo con il Fuorisalone, le squadre di calcio, la moda, il design e i suoi artigiani. Tutto ciò che è pubblico è visto spesso con disagio, anzi se c’è una cosa che i milanesi chiedono all’amministrazione comunale è di non fare troppi danni. Ma da qualche anno tra i cittadini c’è in atto un passo in più: non solo si chiede al pubblico di stare alla larga, ma addirittura sono i privati a farsi carico di attività che il pubblico non riesce a fare. O che fa troppo male.

10 COSE PER IL BENE DELLA CITTA’ CHE I PRIVATI STANNO FACENDO MEGLIO DEL PUBBLICO

 

#1. Assistenza alle persone in difficoltà economica

A Milano sono ancora visibili i segni della crisi. Il Comune non ha soldi e capacità per prendersi cura di tutti? Per fortuna ci pensano i privati. Pane Quotidiano e Banco Alimentare, ad esempio, danno da mangiare ogni giorno a decine di migliaia di persone, senza gravare sui contribuenti ma forti della solidarietà di cittadini e volontari. Per chi è sommerso dai debiti c’è l’associazione Riemergo che aiuta persone in difficoltà aiutandole a risollevarsi. Poi ci sono i Volontari per un giorno e altre reti di volontari.

#2. Car e bike sharing

E’ uno dei motivi d’orgoglio dell’attuale amministrazione: Milano è diventata una capitale della sharing economy. Il servizio è fornito da aziende private, italiane e straniere, in competizione tra loro.

#3. La cultura

Se Milano può essere considerata la capitale del cinema di qualità è grazie ad operatori privati come l’Anteo Spaziocinema, che si è trasformato nel palazzo del cinema, e come il Milano Film Festival di Esterni, da una ventina d’anni vetrina delle avanguardie. Lo stesso accade anche per la musica con produttori e locali che danno spazio ad artisti emergenti, e pure come l’arte dove ormai sono i privati a spadroneggiare, con fondazioni ed opere di mecenatismo.

#4. Il mercato metropolitano

E’ stato un simbolo di come a Milano il privato superi il pubblico. Per i primi due mesi dall’apertura, il Mercato Metropolitano di Porta Genova ha avuto più visitatori di Expo, malgrado non vi fossero paragoni in termini di risorse (pubbliche) a disposizione. Era un po’ come se la Juventus perdesse lo scudetto contro il Chievo Verona.
Dove il privato eccelle spesso purtroppo interviene il pubblico a fargli lo sgambetto: malgrado il successo il mercato metropolitano ha dovuto chiudere per spostarsi a Londra.

#5. Assistenza ai malati

Anche qui il Welfare comunale può contare su poche risorse. Il campo è dominato da associazioni e operatori privati che si prendono cura dei malati con servizi a domicilio.

#6. Assistenza ai senzatetto

Purtroppo è una piaga che ferisce la città: la diffusione dei senzatetto che cercano riposo tra le colonne del centro e non solo. Si prendono cura di loro numerose organizzazioni, come Arca e Emergenza Freddo.

#7. La pulizia antigraffiti

E’ la prima lamentela che fanno i turisti stranieri che arrivano a Milano: imbrattamenti e scritte abusive sui palazzi. E’ segno di mancanza di decoro e di assenza di senso civico: più che fatto estetico è fatto che colpisce l’orgoglio di chi ha cuore il bene comune. Provano a fare qualcosa i volontari di Retake Milano, associazione che coinvolge i cittadini per ripulire la loro città da chi pensa che sia tutta sua.

#8. L’istruzione

I talenti internazionali vengono a studiare a Milano in massima parte in scuole e università private. Bocconi, Ied, Marangoni, Naba sono modelli di eccellenza fuori portata per l’istruzione pubblica.

9. Gli incubatori di impresa e spazi di coworking

Sono spuntati come funghi negli ultimi anni. In un mondo del lavoro che si è frantumato in partite iva e liberi professionisti che lavorano da soli, Milano ha saputo far fronte alle loro esigenze creando molti spazi per il lavoro comune, come Copernico o il Talent Garden. Da non dimenticare anche l’ospitalità fornita da numerosi bar e negozi che offrono il wi fi gratuito per chi vuole lavorare on the road.

#10. Uber per il trasporto pubblico

Ha scatenato polemiche ma è innegabile che Uber abbia generato più liberalizzazione di qualunque altra legge contro il monopolio delle corporazioni. E molti milanesi sognano 10, 100 uber in ogni settore, per consentire a tutti di competere per il miglior servizio al cliente e non per arricchirsi nella compravendita di licenze.

Dryline: lo scudo verde di New York. Lo usiamo per il Seveso?

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scudo verde antinondazione new york milano
scudo verde antinondazione new york milano

Una cintura verde intorno a Manhattan. Suona un po’ come se l’isola su cui sorge New York venisse improvvisamente avvolta da una grande bolla trasparente. O meglio: come se le boule de neige a cui ci hanno abituato i negozi di souvenirs prendessero forma. Di fatto, è la prima realizzazione della “grande visione”, la chiamano proprio così un gruppo di newyorchesi.

Già da tempo New York ha affrontato il tema dell’inquinamento in modo energico, e creativo. Ricordate le oasi galleggianti? Ma quello non era l’unico sistema in atto.
“Premiato con il Global Holcim Awards for Sustainable Construction 2015, per la capacità di proporre soluzioni innovative capaci di migliorare le condizioni di vita” (arte.sky.it), Dryline è una striscia di vegetazione lunga sedici chilometri, rialzata rispetto al livello marino e posta a ridosso della costa.

A ideare questo complesso ambizioso (solo il primo lotto richiede 300 milioni di dollari al Comune di New York e vedrà inserite aree pedonali, piste ciclabili e attività ricreative e commerciali) è BIG – Bjarke Ingels Group e One Architecture, che si è posto l’obiettivo di salvare Manhattan dagli effetti distruttivi di tifoni e inondazioni.

Ad essere coinvolta per prima è la arteria di scorrimento veloce a sei corsie di Lower East Side: in questo video vi mostriamo come funziona. Chissà che non sia di ispirazione anche per limitare i danni dei sottopassi e viali milanesi ad ogni copioso acquazzone…

1° marzo 2016. Aperitivo con Speed Date Filosofico x #milanocittastato

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Aperitivo con speed date filosofico Milano - Ph. Elisa Trapletti
Aperitivo con speed date filosofico Milano - Ph. Elisa Trapletti

Quando: martedì 1° marzo 2016 – dalle 18.30 alle 21.30

Dove: Un posto a Milano – Cascina Cuccagna, via Cuccagna 2

Costo: 6 euro (i progetti sono autofinanziati)

Per prenotare: max capienza – 70 persone; posti rimasti – 20 px
RSVP a info@milanocittastato.it e a michytartamaz@gmail.com (Michela Tartaglino Mazzucchelli).

Vuoi essere uno dei protagonisti del primo speed date filosofico della storia di Milano?

Appuntamento all’ora dell’aperitivo per l’happy hour più insolito della città.

E per farlo sapere a tutti:
Facebook: https://www.facebook.com/MILANOCITTASTATO/?fref=ts
Twitter: @micittastato
Hashtag: #milanocittastato

5 BUONI MOTIVI PER PARTECIPARE:

#1 perché non ho mai partecipato ad uno speed date
#2 per scoprire che cos’è il progetto di Milano Città Stato
#3 per conoscere la redazione del magazine digitale Milanocittastato.it
#4 per entrare nel dietro le quinte del movimento dedicato al futuro di Milano
#5 per assaggiare le creazioni dello chef Nicola Cavallaro in abbinamento ad una degustazione di etichette speciali

5 COSE CHE MI ASPETTO DI TROVARE:

#1 la redazione del portale www.milanocittastato.it
#2 gli ideatori e promotori di Milano Città Stato
#3 un bel buffet firmato dallo chef di Cascina Cuccagna (risotto con un calice di vino)
#4 il primo aperitivo di marzo in veranda e senza pioggia
#5 un calice di vino gustoso post-lavoro

Ph cover Elisa Trapletti – Riproduzione Riservata

29 febbraio 2016. L’amica degli uomini importanti di Musil al teatro Litta

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teatro litta milano ph- RognoniR
teatro litta milano ph- Rognoni R

Dove: Teatro Litta, corso Magenta 24, Milano

Costo: 21 euro

Quando: fino al 6 marzo, alle 20.30 e domenica alle 16.00

“Alfa sei fantastica. Non c’è niente ch’io ammiri come la tua vanità. È la tua qualità più notevole”. La descrizione della protagonista da parte del suo amante scritta da Robert Musil, l’autore de L’uomo senza qualità, introduce bene la storia e il suo personaggio principale. Il regista Antonio Syxty si addentra in un testo pochissimo rappresentato e grazie agli attori presenta uno spettacolo dove il narcisismo e la superbia dominano la scena.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. in prima nazionale il racconto di una donna e dei suoi pretendenti

#2. osservare uno spaccato della società austriaca borghese del 1923

#3. assistere a una fiera della vanità

#4. vedere un’intelligente e brillante commedia

#5. Alfa ha un comportamento anarchico

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. risvolti farseschi

#2. l’intelligenza della scrittura e il disegno narrativo di Musil

#3. vedere una donna che gioca con gli uomini

#4. la liberazione dall’amore con uno sparo, a salve o meno?

#5. sentire il profumo di un vecchio teatro

Vivere a Berlino mi ha fatto capire che non sono i POPOLI a essere buoni o cattivi

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progetto milano citta stato berlino

Berlino, 2005. La città era un cantiere, si preparava a ospitare i mondiali di calcio che avremmo vinto noi, dopo un magnifico tramonto, all’Olympiastadion, lo stadio che ha la particolare caratteristica di essere scavato sotto la terra, e quindi tu arrivi e scendi gli scalini invece di salire.
Quell’anno vivevo nella capitale tedesca. Chi ci abitava, diceva con orgoglio di amare Berlino perché non sembrava di essere in Germania. Anzi, era l’unica città tedesca dove molti di loro avrebbero potuto vivere, così dicevano.

Il muro non esisteva più ormai da 15 anni, ma ancora era forte la differenza che si respirava tra ovest ed est. Quando si usciva con amici stranieri, uno dei giochi preferiti era quello di indovinare se le persone che incontravamo erano di Berlino est o di Berlino ovest.
Bastavano pochi sguardi per individuare tracce di differenza. Gli occidentali erano più simili a qualunque europeo dell’ovest, nei modi di fare, nei vestiti, nell’aspetto: se poteva sembrare francese, italiano o inglese, allora voleva dire che era dell’ovest.
I berlinesi dell’est, gli ossi, erano invece molto naive: nei modi di fare, nello stile, nel sorriso o nel modo di guardare apparivano diversi, potevano sembrare russi o comunque non occidentali. In quei casi dovevano essere per forza di Berlino est e la cosa curiosa è che era facile capirlo anche nei più giovani, in chi il muro non lo aveva mai visto in vita sua.

Dopo 15 anni di unità Berlino era ancora separata da un muro invisibile.
Questo non valeva solo per gli atteggiamenti delle persone, valeva anche per tante altre cose. La città stessa aveva ancora diversità tra le due parti: se ci sono i tram, un certo tipo di illuminazione e, a quei tempi, l’immagine di un omino con il cappello sul semaforo per i pedoni, significava essere ad est. Altrimenti si era ovest dove tutto questo non c’era o era diverso. Così est e ovest erano ancora separate per i giornali, a ovest si leggeva il Morgenpost mentre a est andava il Tagespiegel, o per la squadra di calcio: Hertha a ovest, Union a est. E così via.
A est molti si rifiutavano di parlare inglese o non lo conoscevano affatto, proponendoti invece il russo, e in generale tutto appariva diverso. Pure la mentalità: a ovest molto simile al resto della Germania, pur con le debite differenze, a est spesso simili alla Russia e, un pizzico, alla nostra Napoli per l’insofferenza alle regole e la ricerca di soluzioni fuori dall’ordinario.
Altra differenza che ho rivelato tra il periodo in cui ho vissuto a ovest (Kreuzberg) e quello in cui sono stato a est (Friedrichshagen), era che a ovest la gente si faceva i fatti suoi, mentre a est si aveva sempre la sensazione di essere spiati.
Forse perché vivevo nel quartiere che ai tempi della guerra fredda era stato definito Stasistadt, la città della Stasi, la polizia segreta della DDR, fatto sta che tutti sembravano spiare tutto. Anche quindici anni dopo la scomparsa della Stasi.

Vivendo a Berlino ho toccato con mano quanto forte può essere l’impatto di un sistema sulla mentalità delle persone. A Berlino, una città con una storia di secoli, formata da cittadini uniti per lingua, storia e cultura, sono bastati meno di quarant’anni di muro, per creare due tipologie di cittadini.
Due sistemi di gestione amministrativa, uno di mercato e uno collettivista, hanno dato vita a due popoli radicalmente diversi tra di loro. Talmente diversi da risultare riconoscibili anche dopo quindici anni di unità e perfino tra i loro figli.

Vivere a Berlino mi ha fatto capire che non sono i popoli a essere buoni o cattivi, migliori o peggiori, ma sono i sistemi che li amministrano a renderli tali.
Anche per questo occorre capire quanto sia importante valutare se non sia il caso di dare vita a Milano un sistema che renda migliori le persone che ci abitano. O almeno, che non faccia di tutto per farle diventare peggiori.

Fotovoltaico da record nel deserto del Marocco. Idea per il deserto di Expo?

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fotovoltaico record nel deserto del Marocco
fotovoltaico record nel deserto del Marocco

Il gigante delle rinnovabili si trova in Marocco.
Lo scorso 11 febbraio, il Re del Marocco Mohammed VI ha letteralmente acceso la prima porzione di quello che sarà la più grande centrale fotovoltaica al mondo.

Si tratta di un complesso realizzato in pieno deserto, nei pressi della città di Ouarzazate, capace di utilizzare le più moderne tecnologie (un sistema a concentrazione solare da 160 MW – quello appena acceso-; un impianto solare termodinamico a specchi parabolici da 300 MW; una serie di collettori parabolici a cilindro da 150 MW complessivi) ed in grado di produrre corrente anche nelle ore notturne.

COME FUNZIONA. Una distesa di specchi parabolici cattura l’energia del sole del Sahara, dove le temperature sfiorano i 50 gradi, e la concentra riscaldando dei tubi all’interno dei quali scorre dell’olio. Una volta caldo, l’olio viene utilizzato per produrre vapore e mettere in moto le turbine che generano l’elettricità.
Focus.it specifica: “Il calore dell’olio viene inoltre impiegato per riscaldare fino a 500°C grandi quantità di sale. A queste temperature il minerale si scioglie conservando così il calore che può essere impiegato per far funzionare i generatori per circa tre ore anche con il buio“.
La costruzione di Noor I è guidata dal consorzio spagnolo TSK-Acciona-Sener, “mentre le imprese marocchine hanno svolto principalmente un ruolo di supporto, garantendo servizi legati alla costruzione, l’ingegneria, l’installazione e la logistica” (Fonte: Lifegate.it).

Con Noor1, questo il nome della prima porzione dell’impianto, il Marocco, che oggi importa pressoché tutto il suo fabbisogno di energia elettrica, potrà coprire fino al 44% del costo dell’energia elettrica in tutta l’Africa settentrionale. “Le quattro sezioni del complesso Noor dovrebbero permettere al Marocco di soddisfare, entro il 2020, il 50% del proprio fabbisogno energetico utilizzando le energie rinnovabili. Non siamo produttori di petrolio – ha dichiarato al Guardian il ministro dell’Ambientemarocchino, Hakima el-Haite,  -. Importiamo il 94% della nostra energia, come i combustibili fossili provenienti dall’estero. E questo influisce molto sul nostro bilancio statale” (Fonte: Ilfattoquotidiano.it).

  • I NUMERI:
    20: le ore al giorno in cui la centrale riesce a garantire la produzione di energia;
    24: i Km di superficie coperti (“in grado di produrre 160 megawatt di energia sufficienti a soddisfare le esigenze di 650.000 persone”, Focus.it);
    580: i Megawatt di energia elettrica totale prodotti (“da soli, permettono al Marocco di soddisfare, entro il 2020, il 50% del proprio fabbisogno ma lo collocherebbero anche tra i principali Stati esportatori, con un occhio di riguardo all’Arabia Saudita”, Focus.it);
    2018: anno di completamento lavori;
    3.400: i campi da calcio che ne coprirebbero l’intera superficie (3.000 ettari);
    435 milioni: i dollari investiti dal Climate Investiment Fund, che ha finanziato il progetto (sui 9 miliardi complessivi);
    500.000: il numero degli specchi parabolici dislocati sull’intera area di Noor1;
    1 milione: le abitazioni che verranno rifornite di questa corrente;
    9 miliardi di dollari: il costo totale.


[foto da Focus.it]

L’OCCASIONE: Non solo il Marocco ha fatto di un suo storico limite, la desertificazione, un punto di forza ribaltando la prospettiva del suo approvvigionamento energetico, ma ha sapientemente scelto il luogo in cui dare corpo al suo sogno di energia. E quel luogo è la città di Ouarzazate, già nota al turismo come “la Porta del deserto” (da qui si raggiungono kasbah , le Gole del Todra, le Dades o la Valle delle Rose) e ai cineasti per essere stata il set di kolossal come Lawrence d’Arabia o Il Gladiatore.

Nella “Hollywood marocchina” è nato anche il colosso delle centrali sostenibili:  un esempio di come convertire le proprie buone energie e i propri ampi spazi in cuori pulsanti dell’economia e del senso di appartenenza alla propria regione. Non starebbe benissimo anche nella dismessa area Expo?

Foto cover: Evonat.com

I 10 animali più milanesi

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Anche Milano Città Stato cede al trend più evergreen di Facebook: gli animali. Per farlo, abbiamo scelto i dieci simboli della città, le bestie a cui i milanesi non riescono a dire di no.

I 10 animali più milanesi

#1. Il cane
Il pericolo di chi fa jogging al parco. Di taglio piccolo per le donne, di taglio grande per gli uomini e per chi vuole fare sapere che hanno una grande casa. Obbligatorio pedigree. Imbarazzano un po’ quando si ingroppano nelle aree riservate.

#2. Il gatto
Animale domestico per le donne. C’è chi lo tiene confinato in casa e chi se ne frega, lasciandolo andarsene in giro. Nota di merito per i gatti del Castello Sforzesco foraggiati dalle gattare.

#3. Il piccione
Molto amato, soprattutto quando ridotto a brandelli su una rotaia del tram.

#4. La pantegana
Di sera può sembrare un simpatico pesce che puccia a bordo acqua.

#5. Le zanzare
In onda tutti i giorni da primavera ad autunno, dal tramonto all’alba. Sono le più fameliche del globo.

#6. Le cornacchie.
Sono abilissime a prendere le cose nei cestini dei rifiuti e disseminarle in giro. Odiose. E troppo più intelligenti dei piccioni per finire a brandelli sotto le rotaie del tram.

#7. I merli
All’alba sono la più bella colonna sonora di Milano. Animali molto simpatici.

#8. Le carpe
Al parco sempione e i giardini di Porta Venezia ci sono degli stagni con la più alta concentrazione di carpe del mondo.

#9. I cavalli
Animali in estinzione. Un tempo giravano i carabinieri a cavallo. Ora non più. E i bambini ne soffrono.

#10. I passeri
Si muovono a gruppetti, come amici affiatati. Di solito fregano le molliche ai piccioni.

28 febbraio 2016. CinePaella al cinema Beltrade. Cinema e menù valenciano catalano

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Dove: Cinema Beltrade, via Oxilia 10, Milano

Costo: 5 euro + 20 euro

Quando: domenica 28 febbraio dalle 12.30 alle 15.30

Questa domenica volete coccolarvi ed essere coccolati? Una possibilità è di andare a vedere un bel film e mangiare una buona paella a pranzo. Basta andare al cinema Beltrade e scegliere il film da vedere e prima o dopo il film gustare da PaellaMi i piatti tipici. Ci sono due alternative: alle 11 Ultima fermata di Giambattista Assanti, oppure alle 13.30 Bella e perduta di Pietro Marcello. Il cinema Beltrade e PaellaMi sono uno accanto all’altro, pochi passi per una domenica speciale.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. passare una domenica diversa, cibo spagnolo e cinema italiano, tutto di qualità

#2. vedere l’interpretazione di Elio Germano nel film Bella e perduta

#3. immedesimarmi nel personaggio di Rosa, scritto per Claudia Cardinale, nel film Ultima fermata

#4. dover scegliere tra due film che hanno vinto dei premi nei festival di cinema italiani e internazionali

#5. vedere i paesaggi dall’inquadratura di un treno

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. Elio Germano in sala

#2. il regista al termine del film

#3. una storia interessante e magari poetica

#4. delle nacchere da PaellaMi

#5. suonare le nacchere alla fine del film

27 febbraio 2016. Workshop I social media per i freelance

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workshop freelance milano
workshop freelance milano

Dove: Laltalena, via Ambrogio Binda 7, Milano

Costo: 90 euro più iva

Quando: sabato 27 febbraio, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17

Come è cambiato il modo di comunicare dai mass media ai social media? Lo spiegherà nel workshop I social media per i freelance Linda Ferrari, psicologa e fotografa. Fondamentale è il significato delle immagini come linguaggio universale nel web, oltre ad apprendere un vademecum sul corretto comportamento da avere nei social network principali (Facebook, Twitter, Instagram, Linkedin, Google+) verranno presentate un elenco di case history di professionisti di successo. Verrete anche messi alla prova, ci saranno alcune esercitazioni da fare in aula.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. per utilizzare al meglio strumenti che uso quotidianamente

#2. avere nuovi punti di vista sui social media

#3. imparare è sempre importante e stimolante

#4. psicologia e immagini, un connubio interessante e molto d’impatto

#5. per ora è il presente e il futuro della comunicazione

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. altri professionisti

#2. persone simpatiche

#3. dei nerd

#4. nuove informazioni sui social media

#5. qualcosa sullo storytelling


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