Si dice parla come mangi e a Milano si parla zafferano. I Milanesi hanno un favoloso linguaggio idiomatico peculiare della loro città. La cosa simpatica è che non sempre ne hanno coscienza. Cioè capita che pieghino la lingua italiana al loro personale linguaggio senza saperlo.
Se lo sapessero però ne andrebbero senz’altro fieri.
Quindi, per aumentare l’orgoglio milanese ecco alcune espressioni che ho sentito la prima volta quando sono arrivato qui.
Il favoloso linguaggio idiomatico dei milanesi
L’autobus è femminile.
Si dice la 90/91, non il 90/91. Sulle prime pensavo si riferissero alla linea, così da giustificare il femminile. Ma la spiegazione che mi ero dato è crollata quando ho sentito che le linee di tram le chiamano al maschile. Ho indagato, sembra che chiamare al femminile gli autobus sia un retaggio di quando le chiamavano corriere. Ps. 90/91: Non è anche strano chiamare un autobus con il doppio numero?
Settimana prossima.
Forse non tutti sanno che settimana prossima vuole l’articolo davanti: la settimana prossima. E non lo dico io, lo dice la Treccani.
La circonvalla.
Probabilmente la parte finale della parola è caduta quando è passata di moda l’espressione bella zio. Zione in questo caso. È rimasto il resto e a livello di comprensione non cambia proprio nulla.
La siga.
Quando a Milano chiedi una cicca ti danno tutti una gomma da masticare. Se invece vuoi fumare dei chiedere una siga.
Ci vediamo a colazione.
Se qualcuno vi desse appuntamento a colazione a che ora vi presentereste? Io mi sono presentato alle nove e ho dovuto aspettare fino all’una per incontrare la persona con cui avevo appuntamento. A Milano c’è la colazione e c’è la prima colazione. La prima colazione si fa all’inizio della mattinata, la colazione è quello che nel resto del mondo si chiama pranzo.
Piuttosto che.
Chi vuole fare il figo, a Milano usa l’espressione “piuttosto che” per dire “o”, cioè con valore disgiuntivo. Sbaglia, perché “piuttosto che” si usa davanti a proposizione avversative e comparative.
Riassumo. Usare “piuttosto che” piuttosto che “o” è sbagliato.
“… Sette anni sono molti nella vita di un uomo e pochi nella vita di un quartiere di città. Tutti sanno la storia della periferia di Milano, ritratto di tante altre periferie di città moderne, sorte senza programmi e da decenni viventi di una stentata vita nella economia di una società che considera l’abitazione, non un diritto dell’uomo che lavora, ma un affare della iniziativa e della speculazione privata”. Così scriveva a metà degli anni ’50 l’architetto Piero Bottoni autore del famoso libro-catalogo sul quartiere modello della ricostruzione italiana, sulle pagine di Editoriale Domus ma anche autore della fermata della metro rossa QT8.
Oggi QT8 corrisponde al nome ermetico di una fermata ai limiti della metro rossa che venne attivata l’8 novembre 1975, come capolinea del prolungamento proveniente da Lotto. Questa sigla in realtà nasconde molto più di un quartiere. Ecco 5 curiosità.
5 Cose che non tutti sanno di QT8
#1. QT8 nasce per celebrare l’ottava Triennale di Milano
Q sta per quartiere. T equivale a Triennale. 8 è l’ottava edizione della manifestazione indetta dal Palazzo dell’Arte e dell’architettura di Milano. QT8 è dunque il risultato di un lavoro collettivo accumulato tra gli anni Trenta e nei primissimi anni Quaranta sulla base del tema della VI Triennale (1936), “quando la casa veniva considerato l’oggetto più reale, più sentito, più drammatico che è oggetto di angoscia di desiderio, di speranza di milioni di Europei”.
Anno 1947. in una città ancora segnata dalla guerra e dalle macerie, l’architetto Piero Bottoni, in quell’anno commissario straordinario della Triennale di Milano, viene chiamato a progettare questa area sperimentale.
In zona S.Siro sta per nascere un quartiere libero dalle codificazioni regolamentari degli altri quartieri della città, “l’unico che a Milano presenti le condizioni urbanistiche ideali per l’architettura moderna e nel quale è possibile realizzare, e per qualche caso si sono realizzate, opere di estremo interesse” scrivono le cronache.
La realizzazione del quartiere richiese diversi anni: tra il 1946 e il 1947 si realizzarono le prime case, per ospitare molti fra gli sfollati, seguendo undici modelli diversi, progettati da architetti che avevano vinto un concorso nazionale. Nel 1948 si realizzarono per la prima volta in Italia case prefabbricate a 4 piani.
Molta attenzione venne prestata agli spazi verdi, sia con la realizzazione dei primi campi gioco per ragazzi, sia con aree verdi condominiali, sia infine con la creazione di un vasto parco, circa 375.000 m², capace di soddisfare le esigenze degli abitanti del quartiere ma anche “polmone” verde di tutta la città. Insomma, QT8 nasceva per essere l’ottimo esempio di vivibilità urbana.
#2. Per molti QT8 era un progetto irrealizzabile
E’ Piero Bottoni-autore a testimoniare l’ostracismo dei tempi, misto ad un’euforia da utopia. “Quando ci si rese conto che, volendo, i programmi si potevano realizzare e nel 1951 se ne videro esposti in parte i consuntivi, durante il periodo della 9° Triennale, qualcuno, anzi molti, credettero che il quartiere sarebbe stato completato in brevissimo tempo e rimasero delusi che così non fosse. Furono critiche negative all’inizio, facili entusiasmi positivi durante il corso delle opere, in tutti e due i casi incomprensione della realtà che è un altra e che è quella espressa nel primitivo programma” (fonte: Archivio.eddyburg.it)
#3. Cosa c’era prima di QT8
archivio.eddyburg.it
Dalle parole di Bottoni scopriamo che quella era una zona di baracche e regno dei “barboni”, soggetta alle improvvise piene dell’Olona e di scarsissimo reddito per il Comune che ne era in gran parte proprietario, “pareva naturale profetare che non sarebbe mai divenuto un quartiere residenziale […] “. (fonte: Archivio.eddyburg.it)
#4. Com’erano le prime case di QT8
Le prime case per reduci di guerra e senza tetto vennero erette nel 1946-47. Si trattava di “undici modelli diversi di casette progettate, con concorso nazionale, da esimi architetti di tutta Italia. Modelli che furono variamente utilizzati nella ricostruzione italiana”. Nel 1948 seguì un programma di sperimentazioni di prefabbricazione e montaggio in cantiere di case a 4 piani e un secondo più vasto è in corso di esecuzione. “Sono queste le uniche sperimentazioni ufficiali fatte in Italia dal Ministero dei Lavori Pubblici, assieme a quelle più limitate fatte a Napoli, che furono del resto una diretta conseguenza di quelle di Milano”, prosegue Bottoni (idem).
#5. I primati di QT8
Tra le opere degne di nota commentate anche dal Bottoni si annoverano:
la Casa di 11 piani col sistema a ballatoio e scala esterna, “la sola del genere che esista a Milano e in Italia”.
la chiesa a pianta circolare vincitrice del concorso della 8° Triennale (1947) “veramente “sperimentale” per la planimetria e la volumetria e persino, si dice, per l’interpretazione della liturgia” – è Santa Maria Nascente.
il primo campo di gioco per ragazzi di Milano, campo che fu, fra l’altro, il propulsore della iniziativa degli altri campi di gioco cittadini,
“l’esperimento”: le formazioni delle zone verdi condominiali per lo svago dei ragazzi e il riposo degli adulti che mirano a risolvere il problema del giardino annesso alla casa con minimi di area.
“Il QT8 è il solo quartiere di Milano in cui siano stati realizzati prototipi di architettura straniera (Belgio e Finlandia)“.
Al QT8 si è realizzata durante la 9° Triennale la prima esposizione realistica di arredamenti economici popolari entro case reali e destinate ad essere abitate.Entro il grande programma della formazione di QT8 era compreso anche un parco verde di circa 375.000 mq. destinato ad uso, non solo degli abitanti del Quartiere, ma anche di tutti i cittadini, come gli altri parchi milanesi, e inserito nel problema della sistemazione altimetrica delle zone verdi. All’interno di quelle, ecco anche il Monte Stella, un’altura artificiale costituita con le macerie di tutti gli edifici distrutti a seguito dei bombardamenti subiti dalla città.
Un altro progetto visionario di una città che non temeva di realizzare l’impensabile.
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L’estate non è solo afa e zanzare. Può essere un modo fantastico per scoprire una nuova Milano che si trova vicino alle fermate della metro.
La SUMMER MAP si aggiunge alla nostra collezione di mappe e indica un luogo di svago da gustare appena torna la bella stagione: ce n’è uno per (quasi) ogni fermata della metropolitana.
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Torniamo a parlare di NoLo e Gorlistan. Le due aree a nord di Piazzale Loreto, già al centro di una profonda opera di riqualificazione urbana, di recente sono state oggetto di un’interessante azione di recupero e abbellimento ad opera di privati, nel nome dell’arte pubblica urbana.
Capofila di entrambe le iniziative denominate “Looperfest” e “Zu Art Day“, è stata la deejay di RDS e conduttrice, Petra Loreggian.
Chi ama Milano segua la prima Petra
Petra Loreggian
Da quando le ragazze della galleria d’arte contemporanea meneghina, WhiteLightGallery, mi hanno presentato Petra Loreggian, Petra non ha smesso di sorprendermi e entusiasmarmi.
Mamma, moglie, artista in carriera, ama così tanto Milano e la sua NoLo che non poteva più tollerare che milanesi come lei vivessero il degrado di certe zone della nostra città. “Zone che sono terra di nessuno. Non si capisce chi ne abbia la competenza di gestione o la responsabilità, e mentre qualcuno decide e aspetta di intervenire, questi versano in stato di letterale abbandono“, mi spiega.
Da cittadina consapevole, Petra si è fatta carico del problema e ha cercato di risolverlo. Con tecnica e arte. Quella pubblica.
Una festa di bombolette e spray d’artista in via Pantano
C’erano artisti dal Brasile, Danimarca, Regno Unito, Belgio, Stati Uniti, Germania, giusto per far qualche nome, il 3, 4, 5 giugno scorso. Tutti insieme hanno dipinto via Pantano per la prima edizione di “Looperfest”.
Il nome, è quello della famosa marca di bombolette spray: LoopColors (www.loopcolors.com) e l’obiettivo era riqualificare la via di zona Turro (Gorlistan puro, come direbbe qualcuno) a colpi d’arte.
Un’opera che sarà monumentale, il work in progress verrà seguito dal video maker Luca Tartaglia e che, “Nella sua prima edizione a Milano, si configura come un evento in grado di mettere arte e creatività a disposizione di tutti, ovvero in strada“, spiegano gli organizzatori.
Zu Art Day: l’arte e i privati fanno tornare un vicolo a nuova vita
ZU ART
Il grande lavoro di riqualificazione e da cui questo racconto è partito risale al 22 maggio scorso, quando ad essere protagonista di un’opera collettiva e privata di intervento urbano è stato vicolo Fontanile. E’ lì che ho trovato una Petra scatenata e pronta a raccontare la storia di via Zuretti 61 e del Vicolo.
A molti non dice nulla, ma a chi abitualmente frequenta le vie dietro Stazione Centrale – via Gluck, farà immediatamente venire in mente un budello di strada cieco, o meglio buio, decisamente non ben frequentato di notte, una discarica a cielo aperto di giorno.
Ecco come lo descrive la nostra pasionaria:
“Questa è la storia di una piccola via della periferia di Milano, un vicolo cieco di soli novanta metri che si insinua tra via Zuretti e il parco Cassina De’ Pomm.
Un vicolo che per molto tempo ha lottato per uscire dal buio e dall’indifferenza, dimenticato dai burocrati del comune e del demanio al punto da sembrare terra di nessuno, utilizzato da sempre come discarica a cielo aperto.
La storia ci racconta che un tempo, fra gli orti e i campi di grano, in quello stesso luogo sorgeva un fontanile di acqua fresca e chiara attorno al quale si ritrovavano gli abitanti delle cascine che circondavano il naviglio Martesana e che dava vita ad una roggia che attraversava tutta Greco.
La vicina via Zuretti, che si snodava ed allungava in vari punti, forse stanca di restare sulla linea retta, proprio lì decide di girare, seguendo un muro di mattoni e intonaco che oggi nasconde lavatrici abbandonate, vetri rotti, televisori, persino lastre di amianto, un muro imbrattato che e’ stato il biglietto di “benvenuto” per i bambini del “Nido 71” per molto tempo. Oggi il fontanile è sepolto dal catrame, i pochi passanti attraversano in fretta e taciturni quel luogo buio ed angusto.
Noi abbiamo voluto riportare questo luogo al suo antico splendore e solo grazie all’impegno dei singoli cittadini e alla buona volontà del vicino Residence Zuretti 61, quel muro si trasformerà in un’opera d’arte unica per mano di alcuni bravissimi artisti italiani.”
E così, ecco il lavoro della crew dei Tdk, “una storia incredibile tra gli storici gruppi che hanno coltivato la disciplina del writing a Milano alla fine degli anni Ottanta. Si può fare arte a Milano, anche su un muro, senza trasformare questo atto in vandalismo, il writing e la street art sono parte della nostra città, così come accade in tutte le capitali del mondo. “.
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Oggi quel muro – di cui Petra ha restimoniato il ‘prima’ e il ‘dopo’ è un’opera d’arte di 150 metri firmata Rendo, Willow, Alice Pasquini, Shine, Zero e Mec.
Quando il contributo dei privati diventa più prezioso di un Municipio
Questa cosa del muro di via Zuretti 61-71, Petra la voleva portare a termine, con o senza fondi. E così, ha raccolto intorno a sé amici che gratuitamente hanno dato il proprio contributo, ciascuno secondo le proprie possibilità.
E così: i writers hanno dipinto, Domino’s Pizza ha offerto 150 tranci di pizza, un famoso marchio di integratori con sede lì vicino ha regalato le sue bibite, i residenti della via hanno allestito un gazebo anti caldo con acqua in quantità, Loopcolors e Maimeri privati hanno regalato i loro colori.
Sono bastati due giorni per far tornare “il ‘bello’ che combatte il degrado, quell’arte che apre le nostre menti e le fa volare”; dice Petra Loreggian, che non canta vittoria perché “la nuova storia di vicolo Fontanile non è che all’inizio”.
Per evitare il deposito di sacchi della spazzature e rifiuti di ogni tipo, l’attiguo Residence 61, proprietario del muro, ha delimitato la zona piantando a proprie spese dei paletti di delimitazione del muro: “Mancano illuminazione e pulizia. Lo dobbiamo ai bambini del Nido e a Miano”, conclude la energetica Loreggian.
Si annuncia un ballottaggio appassionante tra Beppe Sala e Stefano Parisi che al primo turno risultano distanziati dell’1% pari a meno di 5.000 voti. Ma che dati si possono ricavare per Milano Città Stato?
Candidati a favore vs candidati contrari a Milano Città Stato: chi ha vinto?
Nelle settimane precedenti abbiamo invitato tutti e 9 i candidati sindaco a esprimersi sull’ipotesi di Milano Città Stato, dicendo SI o NO al fatto che Milano possa acquisire lo status di regione, come consentito dall’articolo 132 della Costituzione e come sono le principali città d’Europa (tra cui Berlino, Madrid, Londra, Amburgo e Vienna). Baldini, Cappato, Corrado, Mardegan, Parisi e Santambrogio in un evento pubblico organizzato in Triennale hanno detto SI a Milano Città Stato, pur con diverse specifiche sulle modalità di attuazione. Beppe Sala non ha partecipato all’evento, ma in questa intervista ha detto che bisogna proseguire per Milano sul modello di città metropolitana, un modello che non prevede per Milano lo status di regione ma che la mantiene all’interno della Regione Lombardia con poteri che sostituiscono quelli di una provincia, allo stesso modo delle altre 13 città metropolitane italiane: Torino, Napoli, Palermo, Bari, Catania, Firenze, Bologna, Genova, Venezia, Messina, Reggio Calabria, Cagliari e Roma Capitale.
Azzaretto e Rizzo non hanno partecipato all’evento in Triennale e non hanno rilasciato dichiarazioni su Milano Città Stato.
Percentuale voti dei candidati che si sono espressi a favore di Milano Città Stato (Baldini, Cappato, Corrado, Mardegan, Parisi, Santambrogio):
54,36%
Percentuale voti dei candidati che si sono astenuti o che non sono a favore di Milano Città Stato (Rizzo, Azzariti e Sala):
Prima delle elezioni, Milano Città Stato ha dato il suo endorsement a 20 candidati al consiglio comunale che hanno dichiarato pubblicamente di essere a favore di Milano Città Stato.
Sono stati eletti:
Pietro Tatarella: 5.512 preferenze (secondo in Forza Italia)
Matteo Forte: 2.290 preferenze (primo in Milano Popolare)
Rosario Pantaleo: 1.383 preferenze (nono nel PD)
Filippo Barberis: 1.302 preferenze (dodicesimo nel PD)
Alessandro Morelli: 1.041 preferenze (secondo nella Lega Nord)
1 su 3 dei candidati a favore di Milano Città Stato entreranno in consiglio.
Grazie a loro, a chi non è stato eletto e a chi li ha votati.
Questo è solo l’inizio.
Forse in futuro la nostra epoca verrà ricordata così: il tempo in cui l’essere umano si è liberato dai limiti del luogo e ha potuto trasferirsi dove più gli piaceva. E’ infatti un fenomeno in ascesa quello delle persone che decidono di cambiare città e lavoro, non solo per studiare ma anche in tarda età per ricominciare o per godersi gli anni della pensione.
Le nuove frontiere della tecnologia hanno creato numerosi lavori che possono essere fatti ovunque nel mondo. Ma tra le infinite scelte disponibili, come si può capire quale possa essere il luogo giusto per noi?
La risposta a questa domanda ce la dà Teleport, un sito creato da Sten Tamkivi, un globetrotter estone che aiuta a individuare la “città ideale per vivere e lavorare”.
COME SCOPRIRE LA PROPRIA CITTA’ IDEALE
Teleport è molto semplice. Basta entrare e rispondere alle domande che servono a capire quali sono le priorità che si desiderano trovare nella nuova città. Sulla base delle risposte appare un ranking con le città che soddisfano i requisiti richiesti.
QUALI SONO LE PRIORITA’ DELLE PERSONE
A sorpresa non sono quelle economiche. Ciò che la gente desidera di più è al 1°posto l’assenza di inquinamento (per questo Milano sembra molto poco desiderata), al 2° la sicurezza personale e livelli bassi o assenti di criminalità. Al 3° una società tollerante. E al 4°il costo dell’affitto.
Come spiega Sten Tamkivi, l’esigenza di poter vivere in un ambiente sicuro e tollerante è forse di gran lunga più preoccupante delle tasse e dei salari. Sapere che ci sono dei luoghi nel mondo dove si può essere aggrediti per il colore della propria pelle è in antitesi con il progresso culturale e tecnologico che rende il mondo, le persone, le idee e le notizie a misura di grande Paese.
IL PROFILO DI COLORO CHE DESIDERANO SPOSTARSI
Tamkivi ammette che molti utenti di Teleport si somigliano: bianchi, maschi, provengono da ambienti benestanti e lavorano nel settore della tecnologia. Ma riconosce anche che questa fascia demografica non è sufficiente a sostenere la sua azienda a lungo termine e sta lavorando per ampliare la base di utenti.
Quella base aveva avuto una certa espansione dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, quando l’azienda ha notato un picco di iscrizioni al sito, stimolato da una certa copertura sui mezzi d’informazione francesi. “Ho visto che i nuovi iscritti erano un gruppo completamente diverso”, spiega Tamkivi. “C’è stata una quota significativa di utenti che come professione indicavano ‘altra’. Da allora, abbiamo aggiunto venti o trenta nuove categorie di lavoro. Non siamo ancora pronti per utenti che cercano lavoro come infermieri, ma almeno sappiamo che ci sono e impariamo qualcosa sulle loro esigenze”.
Teleport ha anche notato un aumento del numero di pensionati interessati al servizio. “Sanno qual è il loro budget, quanto prendono di pensione, se hanno una casa”, dice Tamkivi. “Di solito non hanno altre persone a carico, i bambini, le scuole e tutto il resto. Hanno qualche richiesta in più: per esempio, la vicinanza a un ospedale. E magari non vogliono finire a più di tre ore di volo dai nipoti”.
Resta il fatto che decidere di vivere altrove resta comunque un privilegio di pochi. Ci vogliono i soldi, molto spesso il sostegno della famiglia, la flessibilità lavorativa e il passaporto giusto come sottolinea il giornalista Duncan Geere dell’Internazionale.
Dietro un grande uomo c’è sempre un grande copywriter che gli scrive gli slogan elettorali.
Ovviamente i politici in corsa per le amministrative non sono esenti da questa logica della frase ricercata acchiappavoti. Capita però, che non sempre sia facile comprendere il significato recondito degli slogan elettorali perché il ragionamento che c’è dietro è molto complesso.
La finezza lessicale e sintattica mal si adatta al pubblico generalista che deve fruire di quelle frasi.
Proviamo insieme a capire cosa vogliono dire gli slogan elettorali dei candidati a queste elezioni.
Spiegazione degli slogan elettorali
– Un nuovo modo di vedere il forte. Un sindaco donna (Baldini)
In questo slogan c’è dentro di tutto. L’innovazione, il doppio senso tra forza e fortino e persino il girl power. Lo stesso concetto poteva essere espresso con la metà delle parole: sindaco nuovo, forte, donna! Ma sì sa che molte donne non amano la sintesi.
– Tutta un’altra storia (Cappato)
Poche parole che chiariscono perfettamente l’intento di Cappato: prendere le distanze da Max Pezzali. Basta con la stessa storia stesso posto stesso bar, siamo cresciuti.
– Corro per Milano (Parisi)
Questo è molto chiaro, un bell’esempio di linguaggio diretto senza doppi sensi. Il candidato di centrodestra punta ai voti di chi fa jogging.
– Ogni ora e ogni giorno (Sala)
Anche se può sembrare la minaccia di uno stalker, in realtà è la versione moderna del pezzo dell’Equipe 84: Ogni mattina oooo, ed ogni sera oooo, ed ogni notte teeeeeeeeeeeeee!
– Sostienici con una donazione (Corrado)
Può essere scambiata per una semplice raccolta fondi. E invece no, “Sostienici con una donazione” è un vero e proprio slogan elettorale, ruvido e maschio come il Denim Musk, per l’uomo che non deve chiedere mai.
– Milano in Comune (Basilio Rizzo)
Visto che si tratta di amministrazione pubblica è normale che stia in Comune, ma secondo Basilio Rizzo non si è mai troppo chiari.
– #innamoratodimilano (Mardegan)
#fuoriceilsole (Lorenzo Fragola)
– Milano in prima persona (Santambrogio)
Prima classe avrebbe escluso la popolazione meno abbiente, prima fila avrebbe escluso tutti quelli non abbonati a Sky, prima donna avrebbe escluso tutte le coppie al secondo matrimonio, prima C avrebbe escluso i bambini delle altre sezioni e allora hanno scelto prima persona. Così restano fuori solo i cani e i gatti, che non sono persone.
– Natale Azzaretto
Aveva preparato uno slogan ma il giorno prima della presentazione il cane l’ha divorato.
Nel mondo anglosassone si dice “Endorsement”. All’origine significava l’atto di garanzia per un assegno o un fido, successivamente è diventato d’uso comune nel mondo politico. Endorsement significa approvazione, adesione, indicazione di voto. Con questo articolo volevamo fare un atto di riconoscenza e di fiducia per quei candidati al consiglio comunale che si sono espressi pubblicamente a favore di Milano Città Stato, firmando il manifesto di intenti all’evento in Triennale dello scorso lunedì o in altre occasioni (es. tavoli di ideazione di Vivaio). A questi rivolgiamo il nostro endorsement, suggerendoli a chi è ancora indeciso su chi votare ma che condivide con noi l’idea che Milano debba essere città stato, ottenendo lo status di regione come consentito dalla Costituzione (art.132) e come sono le migliori città d’Europa (Londra, Madrid, Berlino, Amburgo, Vienna e tante altre).
Questa è una lista che speriamo in futuro sia più ampia. Se qualcuno che non abbiamo citato vuole aggiungersi ci può contattare. Saremo felici di menzionarlo a prescindere dalla sua appartenenza politica.
CANDIDATI AL CONSIGLIO DI MILANO: CHI SI E’ ESPRESSO A FAVORE DI MILANO CITTA’ STATO
Nota: con l’asterisco sono indicati i candidati sindaco che si sono espressi a favore di Milano Città Stato
NOI x MILANO (Mardegan*) Rossella Bargiggia Guido Brambilla Gherardo Fiume Francesco Novetti
PD (Sala) Filippo Barberis Rosario Pantaleo
Forza Italia (Parisi*) Marco Anguissola Pietro Tatarella
M5s (Corrado*) Gianpiero Allegri (Municipio Zona 1)
Lega Nord (Parisi*) Alessandro Morelli Gianmarco Senna
Beppe Sala -Noi Milano (Sala) Pasquale Cioffi Elena Galimberti Arianna Ricotti Antonella Tagliabue
Lista Parisi – Io Corro per Milano (Parisi*) Ilenia Ferrario Daniela Reho Michela Spinola
Milano Popolare (Parisi*) Matteo Forte
Di queste liste non ci risulta ancora nessuno che si sia impegnato pubblicamente per Milano Città Stato:
FdI (Parisi*)
Italia dei Valori (Sala)
Sinistra X Milano (Sala)
Alternativa Municipale (Santambrogio*)
Partito Comunista dei Lavoratori (Azzaretto)
Partito Pensionati (Parisi*)
Fuxia People (Baldini*)
Milano in Comune (Rizzo)
Nota: con l’asterisco sono indicati i candidati sindaco che si sono espressi a favore di Milano Città Stato
6 candidati sindaco hanno accettato l’invito dell’associazione Milano a confrontarsi su Milano Città Stato, lunedì 30 maggio al Salone d’Onore della Triennale. Si tratta di Maria Teresa Baldini, Marco Cappato, Gianluca Corrado, Nicolò Mardegan, Stefano Parisi e Luigi Santambrogio che hanno dimostrato come il tema della maggiore autonomia di Milano sia per loro una priorità, nonostante la diversità di pensiero.
E’ proprio questo che ha animato l’iniziativa organizzata dall’associazione Milano: unire le diverse parti politiche su un intento comune, per portare Milano a poter essere all’altezza delle migliori europee.
COME E’ NATO IL PROGETTO DI MILANO CITTA’ STATO
Nell’introduzione dell’evento sono state ricordate le origini del progetto. Tutto è nato all’interno di Vivaio, associazione fondata nel 2012, aperta a persone di ogni idea o pensiero politico, accomunate dal desiderio di rendere Milano una città leader a livello internazionale. In questi anni Vivaio si è dedicata a supportare progetti visionari per la città, come il Parco Orbitale, lo Scooter Sharing, il museo diffuso o il bosco immobile, e alla fine del 2014 per la prima volta si è deciso di immaginare anche un progetto con ricadute politiche. La domanda è stata: che progetto politico potrebbe portare Milano all’altezza delle migliori città europee?
milano citta stato conferenza triennale 30 maggio 2016
L’IMPORTANZA DELL’AUTONOMIA
Per la risposta è bastato dare un’occhiata a cosa accomuna le migliori città d’Europa: l’autonomia. Hanno tutte ampi margini di autonomia concessi dagli stati di cui fanno parte. In particolare sono città stato, nel senso che hanno uno status da regione che consente loro di interfacciarsi direttamente con il governo nazionale. Questo vale per Madrid che è comunità autonoma, per la grande Londra, grazie al referendum del 1998, per Berlino, che è città stato, così come Brema, Vienna o Amburgo, la seconda città tedesca per popolazione, in cui anche grazie all’autonomia c’è il più alto reddito pro capite della Germania.
In tutti gli stati europei ci si è accorti che ormai le grandi città internazionali competono tra loro e per questo occorre dare loro maggiore autonomia per poter competere ad armi pari. Questa esigenza c’è anche per Milano: è evidente che un giovane o un’azienda oggi lasciano Milano per andare a Dublino, Londra o Berlino, ma sempre più di rado lo fanno per trasferirsi in altre parti dell’Italia. In tutti gli stati ci si è accorti che dare più autonomia alle loro città migliori non solo rinforza quelle città, ma rinforza anche l’intero stato. Per questo il progetto di Milano Città Stato si pone l’obiettivo di rilanciare Milano ma costituendo anche un laboratorio che sia di stimolo per il nostro Paese che da decenni sta perdendo terreno in Europa.
Così da Vivaio è nata l’associazione Milano che si occupa di portare avanti il progetto di Milano Città Stato. E visto che si tratta di un progetto che necessita condivisione tra le diverse parti e politici che poi possano attuarlo, per questo ha invitato tutti i candidati sindaco, con la speranza che in nome del futuro di Milano potessero per un momento abbandonare divisioni e strumentalizzazioni della campagna elettorale per condividere una visione comune.
E’ stato anche invitato sul palco Corrado Passera che condivide il percorso dell’associazione e che anche se si è sfilato dalla sfida elettorale, ha dichiarato di voler dare il suo apporto per questa iniziativa per la città di Milano.
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SI O NO A MILANO CITTA’ STATO: LE RISPOSTE DEI CANDIDATI SINDACO
All’invito hanno risposto 6 candidati di diversi schieramenti politici. Un settimo, Basilio Rizzo, doveva partecipare ma ha dovuto dare forfait all’ultimo, inviando un delegato.
Prima dell’intervento di 7 minuti di ciascun candidato presente, Marilisa D’Amico, docente ordinario di Diritto Costituzionale alla Statale di Milano, ha illustrato tutti i modi concessi dalla nostra Costituzione che consentono a Milano di arrivare allo status di Regione, modificando anche le caratteristiche previste per le regioni attuali, un po’ come successo a Londra o a Berlino che a suo parere costituisce l’esempio più auspicabile per la nostra città.
A questo punto inizia in stile TED la proclamazione di intenti dei candidati. Ecco cosa hanno risposto.
GLI INTERVENTI IN SINTESI
L’unico candidato donna, Maria Teresa Baldini (Fuxia People), ha dichiarato: “Sì per una Milano città Stato ma intesa come valore per la gente”. Marco Cappato (Radicali) sostiene che “La Forza di una città sia nell’apertura. Non si può rischiare di finire in una trappola del regionalismo e dello statalismo che hanno affossato le nostre regioni. Sì a una città autonoma ma con condizione. Non sull’attuale modello di chiusura burocratica”.
Per Gianluca Corrado (Movimento 5 Stelle) “Le 14 città metropolitane sono strutture vuote perché non hanno sufficienti conferimenti statali. Milano merita un’autonomia maggiore”. Nicolò Mardegan (NoixMilano) è stato netto: “La politica è morta e Milano cerca di ricostruirla ed è l’unica città che trascina la Nazione”, dichiarando “Sì per la città Stato per liberare Milano dagli avvoltoi dei Palazzi romani”
Per Stefano Parisi (centrodestra) “Il modello deve essere di maggiore autonomia fiscale. Sì, ma con una chiara idea di cosa sia l’autonomia”. Luigi Santambrogio (Alternativa Municipale) dice “Sì alla città Stato (…) ma restituendo ai cittadini il rispetto per la cittadinanza”.
Alla fine di ogni intervento ogni candidato doveva firmare SI o NO a Milano Città Stato. Risultato? Hanno tutti sottoscritto il SI a una Milano che abbia lo status di regione, come consentito dalla Costituzione e come lo sono le migliori città europee.
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L’IMPEGNO FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE MILANO (E DI MILANOCITTASTATO.IT)
Anche alla luce dei risultati emersi, i lavori si sono conclusi riaffermando l’impegno dei padri fondatori dell’associazione Milano, una trentina erano presenti in sala, di proseguire il percorso intrapreso, per costituire un gruppo di lavoro che unisca le diverse parti politiche per proporre alla prossima giunta un progetto di autonomia per Milano. Autonomia vera, in tutto e per tutto come una regione. Con quei poteri previsti dalla Costituzione Milano dimostrerà di farne un uso buono e responsabile di fronte a tutta la nazione. E l’associazione Milano non mollerà fino al risultato. Perché il bene di Milano sarà sempre al di sopra degli interessi di una singola parte politica.
Domenica 5 giugno 2016 si vota per il candidato sindaco di Milano. Ecco come si vota.
ISTRUZIONI SU COME VOTARE ALLE PROSSIME ELEZIONI COMUNALI
#1. Quando si vota?
SOLO UN GIORNO (e non due come in passato): domenica 5 giugno, dalle ore 7:00 alle ore 23:00 e in caso di ballottaggio domenica 19 giugno. Ricordatevi di portare carta di Identità e tessera elettorale (mi raccomando, io ogni anno devo ricordarmi dove l’ho messa e vado nel panico).
#2. Quante schede troverò al seggio?
Una di colore azzurro, per l’elezione del Sindaco e dei 48 componenti del Consiglio comunale. Una di colore verde, per eleggere il Presidente di Municipio e i componenti del Consiglio di Municipio (ex Consiglio di Zona).
#3. Chiarimenti sul voto disgiunto
Il voto disgiunto permette di poter votare una lista non necessariamente collegata ad il candidato Sindaco di preferenza.
Il numero dei consiglieri infatti dipende dal numero di voti ottenuti dalla lista e non da quelli ottenuti dal suo candidato Sindaco. Attenzione: i candidati al Consiglio comunale si possono votare SOLO il 5 Giugno, e non all’eventuale ballottaggio.
#4.Esprimere le preferenze
Mentre i nominativi dei candidati a Sindaco sono già stampati sulla scheda e quindi, per votarne uno, basta fare crocetta sul nome, per quanto riguarda i candidati a consigliere comunale bisogna scrivere il COGNOME nelle righe affianco al logo della lista di appartenenza. Attenzione a non fare pasticci (tipo indicare un nominativo affianco alla lista sbagliata) altrimenti il voto è annullato.
#5. Doppia preferenza di GENERE.
Si potrà esprimere ben DUE preferenze per i consiglieri comunali, purché riguardanti candidati di SESSO DIVERSO e della STESSA LISTA. Indi per cui, se votate due uomini oppure un uomo e una donna di due liste diverse, risulterà valido solo il primo nome espresso.
L’obiettivo della doppia preferenza di genere è l’incremento della presenza delle donne anche nei Consigli Comunali.
Milano è una città perfetta per gli eventi diffusi. E’ la città del Fuorisalone, delle Fashion Week. Ma ora gli eventi le stanno stretti: Milano sta diventando sempre più la città dei festival. Ne abbiamo scelti 10+1: ecco la lista in ordine sparso.
#01. Wired Next Fest
Si è appena conclusa, in un week end dominato dalla finale della Champions League. L’edizione di quest’anno è stata straordinaria, aperta dal concerto dei Subsonica che hanno festeggiato i 20 anni di attività, proseguita con tantissimi pitch e interviste, con aspiranti sindaco o icone internazionali, come Assange, il creatore di Wikileaks. Di solito è l’ultimo week end di maggio, ai Giardini Indro Montanelli di Corso Venezia.
#02. Festival internazionale di Poesia
La prima edizione si è tenuta il 14 maggio al Mudec: si pone come obiettivo quello di creare uno spazio plurale di diffusione della parola Poetica, in tutte le sue declinazioni, di riconoscere i valori culturali di ogni paese rappresentato e di approfondire gli aspetti dell’Identità.
#03. Milano Film Festival
8-18 settembre undici giorni e undici notti, film belli brutti corti lunghi sperimentali quello-lì-non-l’ho-capito, musica di sera ma anche di mattina, registi che arrivano da ogni parte del mondo, registi che si perdono in giro per Milano, la casa dei registi dove tutti vogliono sapere cosa succede, incontri al bar, incontri a teatro, tieniti libero, io vado in vacanza a Milano.
#04. MDFF Milano Design Film Festival
Dal 6 al 9 ottobre è una piattaforma d’informazione, d’aggiornamento, di sperimentazione e d’incontro, che si caratterizza per la qualità dei contenuti e per un’inedita ed efficace capacità di dialogo con un pubblico trasversale composto da architetti, designer, appassionati della materia, ma anche dai curiosi in città.
#05. Festival Internazionale di letteratura
Dura un anno intero e chiunque può sottoporre il proprio evento per approvazione, basta collegarsi al sito: www.festivaletteraturamilano.it/
#06. Salone o Festival del libro usato
26-27 novembre. Librai, appassionati e collezionisti, provenienti da tutto il mondo, espongono i loro volumi introvabili e preziosi; presso Fiera Milano Congressi.
#07. Holi Dance Festival
26 giugno è una manifestazione ispirata all’antica festa dei colori indiana. Celebrata ogni anno con il lancio di polveri colorate, dove il pubblico è il vero protagonista. Il tutto poi è animato da spettacoli di animazione, musica elettronica, dj set, band già affermate e gruppi emergenti per dodici ore non stop. Per esaltare al massimo la visibilità dei colori, il cuore della manifestazione sarà concentrata dalle 12 alle 23. Location da definire
#08. MI AMI Festival
Dal 27 al 28 Maggio nel parco dell’Idroscalo di Milano ha segnato l’inizio all’estate. Un festival bello e irrinunciabile, una maniera per stare insieme e divertirsi, per dire ancora una volta #silovoglio.
#09. Milano Latin Festival
Dal 6 giugno al 16 agosto, è dedicato alla cultura latino americana e si svolge ad Assago è un festival che rappresenta il tributo al mondo latino americano attraverso concerti, cucina, danza in sostanza cultura diffusa dell’America del centro sud.
#10. Festival delle Arti Marziali e dell’Oriente
Nel fine settimana del 27-29 maggio e dall’ 1 al 5 giugno presso il Parco delle Esposizione di Novegro Maestri ed atleti si alternano sul palco e nelle aree tatami per proporre al pubblico performance e seminari di aikido, karate, ju jitsu, tai chi chuan e altre discipline marziali. In più vengono allestiti numerosi spazi espositivi con capi d’abbigliamento ed attrezzatura per allenamento e gare, oggetti da collezione e rarità.
#11. Festival Salute e Benessere
In contemporanea al Festival d’Oriente 2016, il Parco Esposizioni di Novegro ospita una fiera dedicata alla salute e il benessere nella sua accezione più ampia: massaggi, terapie olistiche, tisane e infusi, cosmesi, al mondo del biologico e delle discipline bionaturali, allo yoga e al tai chi chuan.
Per una volta siamo di parte: vi invitiamo all’evento più visionario di questa campagna elettorale. Lunedì 30 maggio 2016, alle ore 12, il salone d’onore de La Triennale di Milano, tempio del design e palazzo dell’arte, si trasforma nella sala del confronto tra i candidati sindaco di Milano, sul tema: Milano Città Stato.
L’Associazione Milano, spin off dell’associazione Viviaio (www.associazionevivaio.it) e che ha concepito il progetto per Milano Città Stato (www.milanocittastato.it), ha invitato i candidati sindaco alle amministrative 2016 per confrontarsi sui temi e i progetti emersi dal lavoro e dai tavoli di ideazione di questi mesi.
IL PROBLEMA.
Il punto di partenza è: ciò che accomuna tutte le migliori città d’Europa, ovvero Londra, Parigi, Madrid, Berlino, è l’autonomia dallo stato centrale che esse sono state in grado di ottenere in maniera sempre più crescente, da 20 anni a questa parte.
Questo è avvenuto perché gli stati hanno capito che le grandi città delle diverse nazioni devono poter competere tra di loro.
Questo Milano Città Stato auspica che accada anche a Milano, anche perchè ormai è chiaro che la nostra città si misura con le altre grandi città d’Europa: un giovane o un’impresa non lasciano più Milano per andare in altre città d’Italia ma sempre più spesso se ne vanno all’estero, in città come Berlino, Londra o Dublino.
Perchè Milano possa giocarsela con loro occorre che abbia il loro stesso potere.
LA PROPOSTA.
L’articolo 132 della Costituzione italiana dà la possibilità ad un’area di almeno 1 milione di abitanti di costituirsi regione.
Quello che chiediamo è che Milano possa esercitare un suo diritto per poter competere alla pari con le città con cui si deve confrontare.
PERCHE’ I CANDIDATI SINDACO?
Il progetto per una Milano più autonoma può diventare realtà se c’è condivisione di gran parte del mondo politico. Per capire chi è favore di una Milano più forte e più libera, sono stati invitati tutti i candidati sindaco.
Vedremo il 30 chi di loro ha accettato di parlare di questo tema e chi si impegna a favore di Milano Città Stato.
Alla fine dell’incontro si darà la possibilità a tutti candidati sindaco e partecipanti all’evento, di firmare un manifesto di comunanza di intenti per la creazione di una città stato, nel rispetto dei principi costituzionali e normativi.
L’EVENTO
lunedì 30 maggio – ore 12
presso La Triennale di Milano
viale Alemagna, 6 – Milano [MAPPA PER ARRIVARE]
Diretta streaming: Corriere.it
Iscrivi all’evento sulla pagina Facebook: Evento
Ingresso gratuito (fino ad esaurimento posti). Prenotazione obbligatoria: info@milanocittastato.it
Tantissime volte il Comune ha messo o ha cercato di mettere in rete le energie di tutti quei singoli milanesi dediti al fare cultura metropolitana, ma nessun mentore all’interno di Palazzo Marino aveva previsto l’opportunità di farle conoscere tra di loro e di renderle tappe di una inedita caccia al tesoro per Milano. Ci ha pensato un giovane regista e autore teatrale, amante di Milano:Alberto Oliva.
LA PRIMA MOSTRA DIFFUSA DI MILANO. Il 2 giugno 2016 e fino al 1°ottobre, infatti, Milano sarà il palcoscenico della prima Mostra Diffusa di Milano. 30 dei 150 luoghi nascosti trovati da Alberto Oliva nel corso di un anno e mezzo e raccontati nella sua rubrica settimanale su QN-IlGiorno, poi confluiti nella prima guida ‘Scoprire Milano. 101 Locali, Negozi, Spazi d’Arte per vivere bene in città’, diventeranno la prima Mostra Diffusa delle Anime Nascoste di Milano.
anime nascoste milano da scoprire cartoline 150up
CHE COSA SONO LE ANIME NASCOSTE. E’ passato appena un anno da quando Alberto, regista teatrale, autore e membro dell’Associazione Vivaio, presentava a Expop, la vetrina per idee e persone visionarie, il suo progetto: fare di Milano il palcoscenico di una grande caccia al tesoro in cui i luoghi segreti della città, quelli in cui si fa cultura ma nessuno lo sa, possano aprirsi anche al grande pubblico. Per sorprenderlo, per arricchirlo, o semplicemente per dire che ci sono. (www.animenascoste.it)
IL VALORE DELLA MOSTRA DIFFUSA DELLE ANIME NASCOSTE DI MILANO. Fino a qualche anno fa pareva cosa impossibile far aprire in contemporanea caffetterie che nascondono concerti da camera (La Teiera Eclettica), stamperie di quartiere che si tramutano in spazi d’arte (Piscina Comunale), ex atelier d’artista (Spazio Tadini), luoghi in disuso sotto i passanti ferroviari (Il Cielo Sotto Milano), una startup di design nel retro di un bar di zona Isola che producono cartoline di Milano d’altri tempi (150up – foto qui in alto**), e poi una fabbrica di bambole, una farmacia alcolica (Sagrestia, sui Navigli), una cantina con palco in via Padova (Spazio Ligera), uno dei locali top per fare l’aperitivo a Milano (Frida), e così via.
Alberto Oliva c’è riuscito e non solo le ha messe tutte in rete, ma ha preparato la più grande caccia al tesoro di Milano mai realizzata, dove il tesoro è rappresentato da ogni Anima Nascosta scovata.
IL 2 GIUGNO 2016 LA GRANDE MOSTRA DIFFUSA ALL’INTERNO DI 30 DELLE 150 E OLTRE ANIME NASCOSTE SI FARÀ.Ogni tappa sarà segnata dalla presenza di un’opera dell’artista Antonio Syxty (www.antoniosyxty.com) nell’ambito del suo inedito progetto Amazon Papers, con l’obiettivo difar uscire l’arte dalle sue torri di avorio e avvicinare i milanesi e i curiosi di Milano alla riscoperta del genius loci italiano oltre che al saper fare tipicamente milanese.
“Tutta l’Italia è un luogo di cultura, e non è detto che il prossimo anno la stessa caccia al tesoro non passi da 30 a 150 luoghi, ovvero che tutte le Anime Nascoste ne facciamo parte. Magari, allo stesso modo, così faremo anche per le Botteghe Storiche di cui Milano è ricca, ma nessuno ancora lo sa”, conclude Alberto Oliva. Insomma: l’arte e l’artigianato di Milano diventano accessibili a tutti e per tutti.
LA MOSTRA DIFFUSA – 2 GIUGNO-1°OTTOBRE 2016. Un progetto di Alberto Oliva in collaborazione con Paolo Sciortino e la galleria Simona Schiavi Art Gallery, con la collaborazione di Radio Marconi, la voce-guida a questa esperienza dentro lo spirito di Milano, e birra Warsteiner (sponsor ufficiale dell’iniziativa). (www.mostradiffusa.it | Anime Nascoste Facebook)
PER SAPERNE DI PIU’: la conferenza stampa di presentazione de LA MOSTRA DIFFUSA è prevista per martedì 31 maggio, ore 11.00, Riad Food Garden, viale Piave 17, Milano, previa iscrizione m.nicoletti@businesscommunications.it.
** Errata corrige – aggiornamento del 1° giugno 2016:
Le cartoline nella foto non state fatte da 150UP. Le cartoline del progetto di A-Z Milano sono indipendenti dal progetto di anime nascoste e le puoi trovare qui http://azmilano.com/
Qual è la differenza tra un angelo custode ed un’autista? Questa è solo una delle cose che dovete sapere sulla rivoluzione robot -on – the-road
Il giornalista Hal Hodson si trova in Costa Azzura mentre sfreccia lungo la costa su una vecchia Honda Civic. Il volante gira e la macchina imbocca una curva ma le sue braccia rimangono conserte. E, dal momento che non ha bisogno di tenere gli occhi sulla strada, è libero di godersi la vista sul mare, sotto lo sguardo stranito di due passanti.
Purtroppo, la Riviera di cui sta parlando, non è altro che una proiezione sul grande schermo avvolgente di un simulatore in una grande stanza a Wokingham, UK.
Il progetto Gateway vedrà Londra diventare una delle prime città al mondo ad avere veicoli senza conducente . Il numero e percorsi esatti che queste percorrerrano sono ancora da decidere, ma tra qualche mese da oggi si potrà saltare in una “capsula” autonoma (vedi foto sopra) ed essere traghettati a destinazione lungo le strade pubbliche. Sarà la prima occasione dove il pubblico potrà sperimentare auto senza conducente, in uno spazio condiviso con altre persone.
“Questo è l’inizio di una rivoluzione nel mondo dei trasporti, dato che le auto verranno introdotte lentamente in piccole aree urbane che faranno da progetto pilota. Nel Regno Unito, Greenwich, Milton Keynes, Coventry e Bristol potranno aprire la strada . Progetti simili si stanno verificando in altre città del mondo, tra cui Singapore; Austin, Texas; Mountain View in California e a Ann Arbor nel Michigan” spiega Nick Reed, direttore del TRL (Transport research Laboratory).
La visione di Reed coinvolge solo uno dei due prototipi molto diversi di auto autonoma che scorrazzeranno sulle nostre strade nel prossimo anno o giù di lì. La Toyota Research Institute, guidata da Gill Pratt, chiama questi due modelli: angelocustode e autista.
Le capsule autonome di trasporto passeggeri che vedremo in città sono della tipologia autista. Gli angeli custodi, d’altra parte, sono auto che non potranno mai prendere completamente il controllo di un essere umano, ma potranno fermarti se stai facendo qualcosa di stupido.
Una delle cose, di cui hanno bisogno queste auto senza conducente, sono mappe molto dettagliate che vengono studiate e realizzate in ognuna delle città pilota. Le isole di questa mappatura precisa saranno allargate verso l’esterno, dai centri urbani lungo le strade principali. La società di mappe stradali TomTom dice che ha già coperto 28.000 chilometri di strade in Germania con una risoluzione sufficiente per le auto senza conducente : il 4%di tutte le strade del Paese.
Sensori e software
Gill Pratt afferma che ogni auto della flotta Toyota del 2017- dal modello più semplice in su – avrà sensori e software necessari per l’esecuzione in modalità “angelo custode” . Sensori che consentiranno una frenatura automatica di emergenza , per esempio, permettendo alla vettura di fermarsi se rileva una collisione imminente.
I dati provenienti dai sensori in tutte le vetture saranno inseriti nel data center centrale di Toyota a Plano, Texas. I ricercatori di intelligenza artificiale di Toyota li utilizzeranno per insegnare ai loro IA come guidare su una più ampia varietà di strade che sono incluse negli schemi pilota come il progetto Gateway. In ultima analisi, i dati raccolti dai sistemi dell’angelo custode contribuiranno a costruire le auto che possono guidare come autisti su qualsiasi strada . “Le nostre auto guideranno un trilione di miglia all’anno, e ciò produrrà una montagna di dati ” spiega Pratt .
“Entrambi i tipi di auto dovrebbero salvare vite umane. Nel solo Regno Unito, 17.000 persone vengono uccise ogni anno sulle strade . A livello globale, il numero è di 1,25 milioni . “Questo è visto come una cosa accettabile e noi abbiamo adeguato le nostre vite intorno a questa accettazione”, dice Reed. “Ma io non credo che sia OK “.
In generale, tuttavia, le aspettative dei consumatori detteranno il nostro modo di utilizzare auto senza conducente, dice Reed. “Se la gente in auto vuole lavorare o rilassarsi o guardare un film, gli ingegneri potranno trovare dei modi per rendere le vetture abbastanza sicure.” Anche la dimensione e la forma dei veicoli potranno cambiare. Eppure, la larghezza delle strade e l’aerodinamica saranno ancora vincolate a ciò che è possibile. “Si possono immaginare forme completamente diverse, ma probabilmente non sarà possibile avere una macchina di 4 metri di larghezza e 1 metro di lunghezza,” afferma Dominique Taffin del Yanfeng Automotive Interiors a Colonia. “Le automobili sono cose piuttosto uniche”, spiega Pratt. “Sono una camera di isolamento dove ci si siede in per 1 o 2 ore al giorno.” E ‘una cosa molto strana”, dice. “Quando non abbiamo più bisogno di guidare noi stessi, siamo liberi di re-immaginare tutto quello che vogliamo fare con quel tempo e quello spazio”. E’ questa potrebbe essere un’esperienza del tutto fantastica.
A chi dice per offenderla che Milano è grigia, sfugge evidentemente il fatto che il grigio di Milano non è triste, è raffinato e ricco di sfumature. E se è vero che in certe giornate tutto, strade, palazzi, il cielo, il panorama della città è grigio, in realtà i nostri grigi potrebbero essere degni di attenzione almeno tanto quanto i molteplici tipi di neve che si dice gli eschimesi sappiano definire.
Intrigati dal fascino e dalla bellezza dei “lividi” arcobaleno degli ultimi giorni, abbiamo stilato il nostro personale elenco delle sfumature più suggestive e caratteristiche.
#1 Grigio Neutro
Ha una funzione simile al verde della Svizzera, che in modo quasi ostentato ne fa sfoggio sui propri prati e sulle proprie montagne. Il grigio di Milano incarna l’idea di paese neutrale e aperto al dialogo con tutti. Rende l’ambiente pacifico, accogliente e adeguato agli occhi di chiunque: non urta la sensibilità, i gusti o le preferenze cromatiche di una parte o dell’altra. Candida Milano come luogo ideale per appianare ogni questione diplomatica conflittuale.
#2 Grigio Elegante
Il grigio di Milano is the new black: sta bene con tutto. I colori e le mode passano, quella sfumatura di turchese un anno c’è e quello dopo no, ma ad ogni Salone del design, ad ogni Fashion week, in ogni casa e in ogni armadio c’è e ci sarà sempre qualcosa di grigio. Dubbi su come vestirsi per una particolare occasione? Il completo o il tailleur grigio rende virtualmente impossibile sbagliarsi.
#3 Grigio Resiliente
Mai sentito l’espressione “la mia maglia grigia ha perso il colore nel lavaggio”? Chiaramente no, il grigio non sbiadisce, non avrebbe per lui alcun senso farlo. E’ più probabile che col passare del tempo qualcosa di colorato diventi grigio che non viceversa; perché il grigio è stabile, assertivo, indipendente, perseverante. Il grigio di Milano non molla mai.
#4 Grigio Sexy
Qui è facile, visto il successo internazionale costruito dalle fortunate serie di libri e film che esaltano le tonalità più conturbanti del grigio. Al di là di ciò, il motivo del successo erotico del grigio è che stimola l’immaginazione: si inizia col domandarsi cosa nasconda, e poi ci si lascia trasportare liberi dalle suggestioni e dalle fantasie della propria mente in un turbinio di mistero, scoperta, sensualità ed eccitazione. Beh, più o meno.
#5 Grigio Inclusivo
Che cosa risulta mescolando tutti i colori in parti uguali? Naturalmente il grigio. Il grigio è la media che non elimina le differenze, ma trova il punto di compromesso. Definisce un riferimento, un abbinamento ideale da cui poi possono emergere le differenze e le più spettacolari particolarità. Dal punto di vista della teoria del colore si potrebbe quasi dire che l’ambiente anticipa la tendenza della città a divenire (come altre capitali nel mondo) sempre più metropoli cosmopolita, melting pot di culture, nazionalità e anime diverse.
In aggiunta a queste sfumature che abbiamo ritenuto essere le più significative, eccone molte altre forse con un uso più quotidiano. L’ordine è del tutto casuale.
#6 Grigio pavé
#7 Grigio polvere
#8 Grigio smog
#9 Grigio abito completo
#10 Grigio tailleur
#11 Grigio smoking
#12 Pinot grigio
#13 Grigio navigli d’inverno
#14 Grigio Duomo prima del restauro
#15 Grigio asfalto medio
#16 Grigio asfalto circonvallazione
#17 Grigio carta del Corriere
#18 Grigio nuvole
#19 Grigio nuvole riflesse su finestra
#20 Grigio ombretto
#21 Grigio antenna
#22 Grigio topo di Brera
#23 Grigio piccione del Duomo
#24 Grigio nutria della Martesana
#25 Grigio scoiattolo di Porta Venezia
#26 Grigio fumo in pausa siga
#27 Grigio ma-tanto-non-piove
#28 Grigio meglio-prendere-l’ombrello
#29 Grigio un-attimo-fa-era-sereno
#30 Grigio tra-un-attimo-si-schiarisce
#31 Grigio speranza (privi di ombrello)
#32 Grigio nebbia
#33 Grigio nebbia anni-fa-ce-n’era-di-più
#34 Grigio nebbia ricorda-quella-di-anni-fa
#35 Grigio al mattino
#36 Grigio di sera
#37 Grigio selciato parco Sempione
#38 Grigio rotaia del tram
#39 Grigio Stazione Centrale
#40 Grigio grattacielo Pirelli
#41 Grigio San Siro
#42 Grigio Palazzo Marino
#43 Grigio visto dagli occhi di chi arriva dal Sud
#44 Grigio visto dagli occhi di chi arriva dal Nord