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I nuovi viaggi del Frecciarossa in arrivo nei prossimi 3 anni: c’è anche Berlino

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Ph. @carabusek IG

Nel prossimo triennio l’alta velocità italiana punta al cuore dell’Europa con il Frecciarossa 1000. Questi i nuovi collegamenti in calendario, con Milano in prima linea.

I nuovi viaggi del Frecciarossa in arrivo nei prossimi 3 anni: c’è anche Berlino

# 2026: Milano e Roma raggiungono Monaco

MavericksBastelstube-pixabay – Stazione Monaco di Baviera

Il Frecciarossa 1000, dopo la Francia, si prepara a varcare altri confini nazionali con una serie di nuovi collegamenti previsti tra il 2026 e il 2028. Tutto nasce dalla collaborazione tra Trenitalia, ÖBB (Ferrovie Austriache) e Deutsche Bahn (Ferrovie Tedesche). L’ufficialità è arrivata lo scorso 13 maggio sul sito dell’Autorità di Regolamentazione Ferroviaria austriaca: ÖBB Personenverkehr AG ha registrato dieci nuovi collegamenti ferroviari internazionali tra Italia, Austria e Germania. Due di questi sono programmati per il 13 dicembre 2026:

  • il treno EC 1186/1187 delle 13:14 da Roma Termini a Monaco di Baviera, con fermate intermedie a Firenze, Bologna, Verona, Rovereto, Trento, Bolzano, il Brennero (13:14 verso nord, 16:46 verso sud), Innsbruck e Kufstein

  • il treno EC 1188/1189 delle 11:14 da Milano Centrale verso Monaco, fermando a Brescia, Peschiera o Desenzano, Verona, Rovereto, Trento, Bolzano, Brennero, Innsbruck e Kufstein.

# 2027: debutto per la tratta Milano-Berlino, mentre anche da Napoli si arriva in Baviera

Credits jiriposival0-pixabay – Berlino

Il 2027 è il turno di Berlino, mentre Napoli entra nella rete europea:

  • il 13 giugno è messo in calendario il debutto del treno diretto da Milano a Berlino (EC 1182/1183), con fermate a Brescia, Peschiera/Desenzano, Verona, Rovereto, Trento, Bolzano e Brennero. Il passaggio dal Brennero/Innsbruck è fissato attorno alle 17:14 e si arriva a Berlino passando anche per Monaco Hbf e Ost, Norimberga, Erfurt, Halle e Berlino Südkreuz.
  • Il 12 dicembre invece primo viaggio per il Napoli Centrale–Monaco (EC 1180/1181), con tappe a Roma, Firenze, Bologna e poi l’ormai classico passaggio per Verona, Trento e il corridoio del Brennero.

Leggi anche: Milano – Berlino col Frecciarossa? L’annuncio: quando sarà possibile e quanto ci metteremo

# 2028: in calendario la tratta Napoli-Berlino

Il 2028 è l’anno della piena operatività dell’intero piano, con l’introduzione della tratta Napoli-Berlino. La data prescelta è l’11 giugno con il treno EC 1184/1185 e le stesse fermate previste per il servizio ferroviario diretto a Monaco di Baviera. 

Fonte: ferrovie.info

Continua la lettura con: In treno da Milano a Londra con l’alta velocità del Frecciarossa: l’annuncio di FS!

FABIO MARCOMIN

La «MetroTangenziale» che unirà metro, ferrovie e periferie: richiesti fondi per completarla

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Una linea tangenziale lunga 14 chilometri, pensata per unire i quartieri nord di Milano, 4 linee metropolitane e diversi snodi ferroviari. Un progetto chiave finanziato in parte con 86,3 milioni di euro dal PNRR, al quale si aggiunge una nuova richiesta di risorse per dare il via alla penultima tratta da realizzare. Il punto sul progetto e quando dovrebbe essere completata.

La «MetroTangenziale» che unirà metro, ferrovie e periferie: richiesti fondi per completarla

# La metrotranvia tangenziale nord che collega metro e stazioni ferroviarie: 14 chilometri di percorso e 25 fermate

Urbanfile – Metrotranvia interquartiere nord

Una linea veloce e tangenziale che promette di rivoluzionare la mobilità a nord di Milano. È la Metrotranvia Interquartiere Nord: 14 chilometri di percorso, 25 fermate, 4 linee della metropolitana collegate, una frequenza prevista di una corsa ogni 5 minuti e una capacità di trasporto di 2.400 passeggeri all’ora per direzione.

Un sistema pensato per collegare Cascina Gobba (M2) a Certosa FS, interscambiando a Precotto (M1), Affori (M3), Bicocca (M5), il tram a Niguarda, Bovisa FS e le stazioni del passante. In una sola linea: università, ospedale, poli di interscambio e quartieri popolosi.

# In arrivo a settembre la prima tratta pronta da via Anassagora a via Adriano

Quartiere Adriano FB – Rimosse transenne via Adriano

A Precotto i lavori per il completamento del percorso di 1,5 km via Anassagora a via Adriano sono entrati nella fase finale. Sono state tolte le transenne e il tram della linea 7 ha ripreso a circolare nella porzione di tracciato preesistente, chiuso per i cantieri del prolungamento della linea. Il tratto è infatti parte integrante della futura Metrotranvia Interquartiere Nord.

La linea aerea è quasi completata. Si lavora alla pulizia della sede e alla manutenzione delle gole delle rotaie, con interventi anche sugli scambi del breve raddoppio presso la fermata capolinea di via Adriano, pronta da anni.

Secondo le previsioni, i lavori dovrebbero concludersi a metà giugno, seguiti poi da alcuni mesi di collaudo tecnico. Se tutto procede senza intoppi, la messa in servizio potrebbe avvenire a settembre 2025.

# Le tratte in costruzione: 3 cantieri PNRR verso il 2026

Grazie ai finanziamenti del PNRR (86,3 milioni di euro), ci sono sono altre tre tratte in costruzione, tutte con obiettivo di completamento entro giugno 2026:

  • Adriano – Cascina Gobba M2 (1,3 km, 3 fermate): passerella ciclopedonale e rampa tangenziale in costruzione.

  • Fulvio Testi – Niguarda (PS) (1,7 km, 3 fermate): bonifiche in corso e 300 alberi in arrivo.

  • Piazza Bausan – Villapizzone (1,5 km, 4 fermate): lavori attivi su rampe e riqualificazione stazione Bovisa.

# La nuova richiesta di finanziamento: 81 milioni di euro per completare la tratta Niguarda – Via Durando

Rimangono poi altre due tratte da cantierizzare. Per la Niguarda – via Durando di circa 2,5 km il Comune ha presentato domanda al Ministero delle Infrastrutture per ottenere 81 milioni di euro. Il progetto, già in fase avanzata, è fondamentale per chiudere il tratto centrale della linea e connettere l’ospedale Niguarda alla zona universitaria della Bovisa.

# Ancora da progettare Villapizzone–Certosa FS

All’appello manca poi una sola tratta, quella tra Villapizzone e la stazione di Certosa FS. È l’ultimo segmento ancora da progettare, ma decisivo per completare l’anello della metrotranvia. L’inaugurazione dell’intera opera dovrebbe avvenire per il 2030.

Continua la lettura con: La «super metro» che serve a Milano: 8 linee, 258 fermate

FABIO MARCOMIN

I vecchi passi carrai diventeranno parcheggi? La proposta che potrebbe rivoluzionare le strade di Milano

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dodicipollici_vinyl IG - Passo carraio Milano

In consiglio comunale arriva una proposta che potrebbe cambiare il volto di molte strade cittadine. L’idea è quella di riconvertire i passi carrai inutilizzati in spazi regolari per la sosta. Ecco l’iniziativa nel dettaglio.

I vecchi passi carrai diventeranno parcheggi? La proposta che potrebbe rivoluzionare le strade di Milano

# Parcheggi nascosti a cielo aperto

lucaisersoze IG – Parcheggio in strada

In una Milano in cui persiste una carenza cronica di posti auto, circa 90mila in meno rispetto alla domanda quotidiana secondo le stime, preme l’esigenza di trovare nuove soluzioni per la sosta. Lunedì 19 maggio, in consiglio comunale, la capogruppo di Azione Giulia Pastorella ha depositato una mozione che punta a sfruttare i passi carrai obsoleti o inutilizzati. La proposta, che per ora è stata solo presentata e non ancora discussa, invita la giunta ad avviare una revisione generale dei passi carrabili presenti in città, mappandone l’effettiva utilità e regolarità. In pratica, si tratta di individuare dove, sotto l’etichetta “passo carraio”, si nasconde un parcheggio potenziale già pronto all’uso.

# La mozione nasce da una triplice esigenza: più spazio per la sosta, uso equo del suo pubblico e migliore qualità dell’aria

dodicipollici_vinyl IG – Passo carraio Milano

«Ogni metro quadro a Milano conta», ha dichiarato Pastorella, spiegando che la mozione nasce da una triplice esigenza: liberare spazi per la sosta, migliorare la qualità dell’aria e garantire un uso più equo del suolo pubblico. La critica sottesa è chiara: ci sono cittadini che da anni approfittano di spazi destinati alla circolazione o al parcheggio, con passi carrai ormai in disuso, magari mai autorizzati o semplicemente ereditati da un passato urbano che non esiste più. «Abbiamo il dovere di intervenire per ragioni di ordine urbano, ma anche di giustizia», ha aggiunto la consigliera, ricordando come in altre città questa riconversione sia già una realtà. Milano, che aspira a essere capitale europea anche nella gestione dello spazio urbano, non può permettersi di restare indietro.

 # Una mappatura per il futuro

credits: milanoweekend.it

Alla base della proposta, dunque, c’è una chiamata all’azione concreta: realizzare una mappatura aggiornata dei passi carrai, distinguendo quelli autorizzati e ancora utili da quelli che, di fatto, potrebbero essere smantellati per lasciare spazio ai parcheggi. «È una questione molto sentita dai cittadini», ha sottolineato anche Francesco Ascioti, segretario cittadino di Azione, che ha parlato di una «iniziativa trasversale» in grado di migliorare la vivibilità dei quartieri e restituire risorse alla città. Il potenziale è doppio: da un lato, aumentare i posti disponibili, dall’altro, rafforzare il controllo sull’uso corretto del suolo pubblico, oggi spesso lasciato all’autodichiarazione o all’abbandono. La palla ora passa alla giunta, chiamata a trasformare un’idea semplice in una svolta concreta per la mobilità urbana.

Fonte: Milano Today

Continua la lettura con: Le «città-parcheggio» collegate con la metro: la soluzione per Milano?

FABIO MARCOMIN

I negozi più mitici della Milano di un tempo

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Ph. vareseNews

Non erano solo negozi, ma punti di riferimento per appuntamenti e ritrovi in genere, luoghi in cui molti si sono identificati.

I negozi più mitici della Milano di un tempo

# Le vetrine di Cagnoni, il paradiso dei bambini

ph. milanodavedere

Era il paradiso dei bambini nati fino all’inizio degli anni Novanta. C’è stato un momento in cui Cagnoni è stato la la versione milanese di Fao Schwarz. I bambini che oggi fanno la fila da Fao, probabilmente sono accompagnati dai genitori che, da piccoli, sognavano davanti alle vetrine di Corso Vercelli.
L’emporio misurava 500 m² di giocattoli, che in alcuni punti arrivavano fino al soffitto. Montati o chiusi nelle scatole, Cagnoni offriva qualsiasi soluzione per il Natale e i compleanni. Era nato nel 1921 come emporio di casalinghi e tutto per la casa, dopo la guerra è diventato il più grande e magico negozio di giocattoli di Milano fino alla chiusura nel 2001, quando Fiorella Cagnoni, nipote del fondatore, decide che è arrivato il momento di cambiare strada per dedicarsi alla scrittura.

Leggi anche: Le VIE del MONOPOLI sono MILANESI: ecco quali sono

# I tempietti della musica: Prina, Messaggerie Musicali, Stradivari, Mariposa

credits: deagostinivynil.com – Mariposa in Galleria S. Radegonda

Una delle passioni della Milano di ieri: i dischi. Di tutti i generi, pop o di nicchia, i giovani degli anni ’80 e ’90, probabilmente richiamati in Piazza Duomo dal fenomeno di MTV live, hanno sempre investito in musica. All’ombra della Madonnina sono fioriti moltissimi punti di riferimento, per soddisfare questo trend: Messaggerie Musicali in Corso Vittorio Emanuele, il Virgin Mega Store lato Via Torino, Mariposa che da Porta Romana apre un punto in galleria Santa Radegonda (sotto la metropolitana).
Bigi, Metropolis, Rasputin e Bonaparte sono altri nomi di negozi di dischi.

Più lontano, verso Loreto, Stradivari è stato il riferimento della Milano da Porta Venezia a Monza. Oggi non ci sono più, così come i negozi di strumenti musicali, come Prina.

Leggi anche: Le CASE–BOTTEGA milanesi: lo SMART WORKING di una volta

# Peter Flower’s, moda ed emittente radio

radio-peter-flowers-1

Fenomeno molto “Made in Milano“, quello di un imprenditore di nome Pietro Fioravanti, che internazionalizza il suo nome trasformandolo in un nome che ha fatto epoca: Peter Flower’s.
Inizia ad importare calzature dall’estero e la sua attività diventa un vero e proprio brand. Da Peter Flower’s, in Via San Michele del Carso, potevi trovare i Camperos e le Dr. Maertin’s appena uscite. In giro per Milano era impossibile non trovare qualcuno con in mano il suo sacchetto bianco con la stampa blu.
Peter Flowers diventa anche un’emittente radiofonica (Radio Peter Flowers) e trasmetteva in FM sui fm.104,500 e 96,900.

Leggi anche: Momento nostalgia: LOCALI MITICI di Milano che NON ci sono più

# Astra Games, l’alternativa alla scuola

Il luogo delle bigiate e delle fughe di migliaia di studenti milanesi negli anni Ottanta e Novanta. Astra Games era il paese dei balocchi, una enorme sala giochi non lontana dal Duomo, sotto i portici di Vittorio Emanuele, raggiungibile solo a piedi dietro al Cinema Astra. Non aveva insegna, l’entrata era quasi segreta, una scalinata conduceva all’ “antro infernale”, un locale buio illuminato solo dai display dei videogames. Ha chiuso nel 2000. 

# Fiorucci

Ph. Amalia del Ponte

Ritrovo, appuntamento e fornitore di vestiti e accessori. Tutto in un unico, mitico, punto, il negozio di Fiorucci. Anche Fiorucci interpreta Corso Vittorio Emanuele come centro nevralgico e lo caratterizza con le sue creazioni. La proposta di Fiorucci è sempre stata il punto di riferimento per i giovani di un tempo, quindi oggi viene ricordato con tanto affetto, una punta di nostalgia per i tempi andati e per le emozioni che ha saputo regalare.
“Felicità” è il sinonimo più ricorrente, scatenato dal ricordo delle sue vetrine.

Quanti appuntamenti vi siete dati davanti alle vetrine di questi mitici negozi?

Continua la lettura con: 10 cose che RIVOGLIAMO a MILANO

LAURA LIONTI

 

La fontana panoramica sul super attico sopra Milano (Fotogallery)

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edenskyhousemilano IG - Terrazzo

La Torre Breda, chiamata in origine il “Grattacielo di Milano”, ospita a 110 metri di altezza al 29esimo piano l’Eden Skyhouse: l’appartamento panoramico, realizzato negli anni ’50, con una vista a 360 gradi su tutta Milano. Il nome scelto per l’attico è una sintesi di quello che rappresenta: sembra di essere davvero in paradiso, per l’altezza, la vista e la location. Ecco come è fatto e le nuove immagini più belle degli esterni e degli interni.

La fontana panoramica sul super attico sopra Milano (Fotogallery)

# Un terrazzo esterno di 412 mq con giardino, fontana con il marmo di Candoglia e vista mozzafiato a 360 gradi

Il più esclusivo e alto di tutti a 110 metri di altezza. L’attico che “chiude” la Torre Breda, simbolo di rinascita della città nel dopo guerra progettata dallo Studio Soncini e Mattioni e realizzata negli anni ’50, si caratterizza per uno scenografico terrazzo esterno di 412 mq. Il lato est è ricoperto da un giardino con annessa statua e una vista panoramica che va da Porta Nuova alla Stazione Centrale. Quello ovest ha un patio circolare vetrato, una fontana rinascimentale in marmo di Candoglia, usato anche per costruire il Duomo, e un veduta altrettanto mozzafiato in direzione del Duomo e della Torre Velasca.

# L’attico su due livelli al 29esimo e 30esimo piano del primo grattacielo che ha superato la Madonnina

L’appartamento prosegue al suo interno con sfoggiando altrettanto lusso e sfarzo, in un’atmosfera però ovattata. Siamo infatti agli ultimi piani del primo edificio che ha potuto superare i 108,5 metri della Madonnina, una precedente legge vietava di costruire un edificio più alto del simbolo della città, con i suoi 116,25 metri. A questa altezza regna la pace e il silenzio in contrasto con il caso metropolitano a piano strada. 

Entrando si viene accolti dallo stupore grazie alla bellissima scala circolare, sovrastata da un lampadario sospeso, il patio panoramico e le grandi finestre che aprono verso una vista panoramica intervallata solo dai nuovi grattacieli. L’appartamento a forma ellittica è composto da 7 locali di varia metratura, una cucina professionale e un bagno al 29esimo piano, e altri 3 locali e altri 3 bagni al 30esimo piano.

# Da appartamento di lusso a location esclusiva per eventi: come visitarlo

Credits: fabledesign.it

A maggio 2017 è stato messo in vendita al prezzo di circa 5 milioni di euro per poi essere trasformato in una location esclusiva per eventi di lusso, per privati: Eden Skyhouse. Uno spazio a numero chiuso, con lista nomi dei partecipanti, con accesso consentito un massimo di 80 persone contemporaneamente per piano. 

Il logo pensato per Eden Skyhouse è una fusione tra una foglia di fico e una torre. L’ispirazione è la corrente artistica futurista, disegnato infatti con linee semplici e dinamiche che danno l’idea di verticalità, velocità, movimento, a simboleggiare il sole che sorge. A rappresentare la vita, la forza, la luce e l’asse che collega la terra al cielo è la foglia di fico, con al centro la forma stilizzata del grattacielo, che con la sua apertura quasi palmata dà slancio e importanza al logo. Due piccole spine nell’estremità inferiore del gambo, come nella rosa quale fiore che vuole rievocare il paradiso per la sua bellezza e purezza, con un significato di protezione.

Per informazioni su eventi o visite: edenmilano.com

Continua a leggere con: A TORINO il RISTORANTE più ALTO d’ITALIA, in cima a un GRATTACIELO. DOVE lo si potrebbe COSTRUIRE a MILANO?

Articolo di ANGELA CALABRESE aggiornato dalla redazione

 

A 1 ora da Milano si può visitare…e dormire nel Borgo dei Gatti

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borgodeigatti IG

C’è un posto, a un’oretta da Milano, dove il tempo ha deciso di rallentare il passo, prendere un buon bicchiere di vino e godersi la vita. Non solo è uno dei borghi più belli della Lombardia, ma è anche conosciuto come “il borgo dei gatti”. E fidatevi, non è uno scherzo.

A 1 ora da Milano si può visitare…e dormire nel Borgo dei Gatti

# Golferenzo: il paese che ha fatto dei gatti una filosofia

yoga.annaborroni IG – Borgo dei gatti

Appena parcheggi l’auto e ti incammini lungo il viottolo che sale al centro storico, capisci subito che sei entrato in un mondo a parte. Le case in pietra, i fiori alle finestre, i lampioni in ferro battuto, le insegne in legno che sembrano uscite da un libro illustrato: tutto contribuisce a rendere l’atmosfera fiabesca.

E mentre ti lasci conquistare da tanta bellezza, ecco che spuntano loro: i gatti. Golferenzo ospita una colonia felina libera, ma perfettamente integrata e coccolata dagli abitanti del posto. Gatti ovunque: dormono sulle panchine, passeggiano sui muretti, posano come modelli sulle scale e si lasciano fotografare con una nonchalance invidiabile. Qualcuno ha anche il collarino con il nome, ma la maggior parte sono semplicemente i padroni di casa. Alcuni dicono che portino fortuna, altri li chiamano “i guardiani del borgo”, fatto sta che aggiungono quel tocco magico che rende Golferenzo davvero unico.

# Uno dei borghi più belli d’Italia e primo albergo diffuso della Lombardia

Golferenzo è entrato anche nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia. E non per caso. È un borgo che ha saputo valorizzare il suo passato senza rimanerne prigioniero e innovare per restare vivo, dati i suoi soli 8 residenti nella parte antica. Uno dei suoi segreti è stato proprio quello di trasformarsi nel primo albergo diffuso riconosciuto dalla Lombardia. Alcune case storiche del centro sono state recuperate e trasformate in suite accoglienti, dove puoi dormire sentendoti parte della comunità, senza rinunciare al comfort. 

Leggi anche: Un giro per gli ALBERGHI DIFFUSI a poca distanza da Milano

# Natura, passeggiate e vino a volontà

valentinaborlandelli IG – Borgo dei gatti

Dopo aver fatto amicizia con i felini locali, ti consiglio di perderti letteralmente tra i sentieri che circondano il borgo. Siamo nel cuore dell’Oltrepò, terra di vigneti che si arrampicano sulle colline come onde verdi. In primavera è uno spettacolo: il profumo dell’erba bagnata, i fiori selvatici, l’aria frizzante che sa di libertà e di prossimi brindisi. 

Puoi fare una camminata leggera, una pedalata se sei più sportivo o semplicemente sederti su un muretto a contemplare il panorama. Se vuoi goderti una pausa all’insegna del buon cibo puoi fermarti alla Corte del Lupoun’osteria moderna dove assaporare la tradizione culinaria e vinicola locale oppure acquistare i prodotti migliori dei contadini del posto alla Bottega del Lino.

# Come arrivarci da Milano

Maps – Milano-Golferenzo

Raggiungere Golferenzo è più semplice di quanto sembri, anche se il bello è che ti fa sentire lontano da tutto. Da Milano si prende l’autostrada A7 in direzione Genova, uscita Casteggio, poi si prosegue tra le colline dell’Oltrepò attraversando piccoli paesi e filari di vite che sembrano dipinti.

Continua la lettura con: Il borgo incantato dove fare un tuffo nel Medioevo…a un’ora da Milano

MARTA BERARDI

La «spiaggia segreta» dall’acqua cristallina a 2 ore da Milano

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Credits: @mikey_downey_ Scogliera Pontetto

Panorama mozzafiato, acqua trasparente e soprattutto poca gente.

La «spiaggia segreta» dall’acqua cristallina a 2 ore da Milano

# La scogliera di Pontetto nel levante ligure

 
Credits: @mikey_downey_
Scogliera Pontetto

A circa 2 ore e un quarto da Milano, sia se si vada in treno sia se si prenda la macchina, c’è una piccola insenatura naturale ideale per una gita estiva. Siamo nel levante ligure e qui ci si può godere una giornata in totale relax anche nel weekend, senza il classico affollamento delle spiagge liguri: sì perché è una piccola oasi nascosta e conosciuta da pochi. Si tratta della scogliera di Pontetto nella costa tra Genova e Portofino ed è una degli angoli di paradiso dall’acqua cristallina di questa zona. Più precisamente Pontetto è tra Bogliasco e Pieve Ligure e la sua scogliera è un piccolo promontorio da cui si può godere di un’acqua limpida e di un panorama suggestivo.

A levante il monte di Portofino, a ponente la città di Genova e alle spalle il borgo colorato di Bogliasco, tra i più sottovalutati della riviera ligure. In questo tratto di costa l’acqua è sempre bella e trasparente, questo grazie alle correnti e al fondale roccioso, per questo se ci si arma di maschera e boccaglio è bello anche fare delle piccole immersioni.

# Come raggiungerla

Credits: @lauracarpano
Scogliera pontetto

Alla Scogliera di Pontetto gli scogli sono abbastanza piani e comodi per sdraiarsi e rilassarsi respirando l’aria estiva. Se si vuole fare una pausa pranzo però lì non ci sono punti ristoro, quindi il consiglio è quello di rifornirsi di focaccia ligure prima di arrivare al mare.

Credits: @marghesciutto
Acqua Scogliera di Pontetto

Per raggiungere questo tratto di costa tra Bogliasco e Pieve Ligure fatto di insenature, scoglio affiorati, grotte e bellissimi fondali si può scegliere se prendere il treno o l’auto. Con i mezzi bisogna prima di tutto prendere il treno che da Milano porta a Genova, tratta che in estate c’è a molte ore del giorno, e poi prendere un treno che porta alla stazione di Pontetto. In ogni caso, una volta arrivati a Pontetto, con la stazione alle spalle, bisogna imboccare la stradina sulla sinistra e in 5 minuti si sarà arrivati alla scogliera. In macchina invece si consiglia di arrivare fino a Bogliasco e lasciare l’auto in uno dei parcheggi a pagamento del borgo. Poi è meglio proseguire a piedi e in 10 minuti di camminata si è arrivati a destinazione.

Continua la lettura: La VIA del VINTAGE di Milano: 5 negozi old fashion nella strada

BEATRICE BARAZZETTI

 

Milano, la maxi vendita di «Villa Ci», gioiello di Gio Ponti e Magistretti: l’affare da 50 milioni

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dethorealestate IG - Villa Ci

Un capolavoro poco conosciuto dell’architettura milanese cambia padrone. L’ultima eredità del riservatissimo Corrado Minucci si trasforma in una delle operazioni immobiliari più affascinanti di Milano.

Milano, la maxi vendita di «Villa Ci», gioiello di Gio Ponti e Magistretti: l’affare da 50 milioni

# Uno dei capolavori meno noti dell’architettura milanese

Maps – Villa Ci

In pieno centro a Milano, nascosta tra cortili, silenzi e giardini, si erge Villa Ci, uno dei capolavori meno noti dell’architettura milanese. Costruita nel 1939 dal commendator Francesco Plodari, imprenditore e storico presidente del Novara calcio, fu affidata agli amici architetti Gio Ponti e Pier Giulio Magistretti. Non solo le forme: ogni dettaglio, dalle scale ai lampadari, dalle maniglie alle porte, porta la loro firma. L’indirizzo è via Marco De Marchi, una traversa discreta alle spalle della Questura, a pochi passi da Brera. A lungo l’edificio è rimasto fuori mercato, quasi invisibile, custodito gelosamente da Corrado Minucci, ingegnere, giornalista ed erede per via matrimoniale della famiglia Plodari. Per oltre dieci anni Minucci visse praticamente solo nel palazzo, circondato dalle sue piante rare e da qualche anatra esotica. Accoglieva personalmente i curiosi acquirenti, tra cui sceicchi, imprenditori, nomi della moda, ma respingeva ogni offerta con la stessa battuta: «Non fa per lei». E così è stato, fino alla sua morte nel 2023.

# Una vendita da 50 milioni: previsto restauro conservativo per rimetterla sul mercato

dethorealestate IG – Villa Ci

Dopo la scomparsa di Minucci si è aperta una complessa operazione immobiliare, tra contenziosi ereditari, vincoli emotivi e trattative con acquirenti selezionatissimi. A spuntarla è stata la famiglia Nassimiha, attiva nel commercio dei diamanti e storica rappresentante della comunità ebraica persiana di Milano. I primi contatti con Minucci risalivano già al 2016, ma solo ad aprile 2025 l’affare è stato siglato: cifra stimata, 50 milioni di euro. Un investimento che non riguarda solo il valore immobiliare ma anche il valore culturale. Villa Ci, infatti, è priva di vincoli della Soprintendenza, nonostante sia una delle poche opere ancora intatte firmate a quattro mani da Ponti e Magistretti. L’avvocata Barbara de Muro, dello studio Lca, ha parlato di un «gioiello nascosto e inespresso». La nuova proprietà assicura: l’obiettivo è un restauro conservativo, senza stravolgimenti, per valorizzare l’identità formale originaria. Il palazzo è destinato a tornare vivo, ma non a perdere la sua anima.

Leggi anche: Ville, attici, palazzi storici: le ultime vendite da record a Milano

# Un ecosistema naturale in pieno centro

Villa Ci non è solo un palazzo: è un ecosistema in pieno centro. Nei suoi cortili interni, Corrado Minucci aveva creato un giardino che sembrava un orto botanico. Cedri, limoni, pompelmi, magnolie, arance amare: tra questi alberi nidificavano specie rare di uccelli, incluse anatre corritrici indiane e caroline. Tanto che alcuni turisti la inserivano nei tour non ufficiali della città. Dietro al cancello, c’era sempre qualcuno a scattare foto. A prendersene cura era Marissa, la storica tuttofare del palazzo e oggi unica superstite del vecchio mondo di Minucci. «Le piante vanno curate», continua a ripetere, restando sul posto anche ora, in transizione. Il palazzo, che per decenni ha avuto una vita segreta, sta per aprirsi. Ma dietro la sua facciata in mattoni, tra gli archi e i terrazzi discreti, resta la sensazione di un luogo fuori dal tempo, dove l’architettura è solo una parte di una storia più grande. E che ora ha passato il testimone.

Fonti: Corriere Milano, Milano Finanza

Continua la lettura con: Villa Zanoletti: il «giardino verticale» di via Mozart

FABIO MARCOMIN

La telefonata da fare ai vigili dopo una multa in Area C

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«C’è un segnale che c’è scritto varco attivo…»

Qui il video: La telefonata da fare ai vigili dopo una multa in Area C 

Continua con: Quando provi ad attraversare in via Palmanova

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Questa è la missione dell’Italia per il mondo del futuro

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L’Occidente è in crisi. Spirituale, intellettuale e morale. Per rispondere alla crisi, qual è il ruolo che l’Italia deve riscoprire? Non solo turismo “pizza mafia e mandolino”: l’Italia è stata celebre nei secoli per un’altra ragione. Che pare avere dimenticato solo di recente…

Continua la lettura dell’articolo qui:

La vera vocazione dell’Italia per il futuro del mondo

Di Raffaele Pergolizzi

Le 5+1 caratteristiche provinciali di Milano che frenano la città

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Milano si racconta come città globale, capitale del design e dell’innovazione. Ma sotto la superficie si nascondono ancora atteggiamenti, abitudini e rigidità da “grande provincia”. Non sono difetti gravi, ma ostacoli sottili che impediscono a Milano di liberare tutto il suo potenziale. Ecco le 5+1 caratteristiche più provinciali che la città dovrebbe superare.

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Le 5+1 caratteristiche provinciali di Milano che frenano la città

#1 Il culto dell’auto privata, anche a 10 minuti di metro

Credits: virgilio.it

Secondo i dati della Città Metropolitana, oltre il 50% degli spostamenti a Milano avviene ancora in auto, nonostante la città abbia quasi 100 km di linee metropolitane, una delle reti di sharing più capillari d’Europa e un centro storico interamente servito da trasporto pubblico.

Il paradosso? Spesso si usa l’auto per tragitti inferiori ai 3 km, percorribili in bici o in metro in metà tempo. Interi quartieri, da Bande Nere a Città Studi, vivono con parcheggi saturi e traffico cronico, anche se serviti da 2 o più linee di trasporto pubblico.

È un’abitudine legittima figlia di un’idea “vecchia Milano”, dove l’auto è ancora simbolo di autonomia e status e questo, anche se può piacere, confligge con la sua vocazione internazionale.

#2 La fissa per il “posto fisso” anche nella città delle start-up

Nel 2022, a Milano operavano oltre 5.000 start-up innovative, più di un terzo del totale italiano. Eppure, secondo una ricerca dell’Università Bicocca, solo il 15% dei giovani laureati milanesi considera l’imprenditorialità una strada preferibile al lavoro dipendente. Il contratto a tempo indeterminato è ancora il traguardo più ambito.

Lo si vede anche nei coworking, pieni ma spesso frequentati da freelance “in attesa di qualcosa di stabile”. Una mentalità che, oltre la percezione, frena davvero la cultura del rischio e dell’innovazione, portando molti talenti a inseguire posizioni “sicure” in grandi aziende invece di creare qualcosa di nuovo.

#3 L’aria internazionale, ma l’anima chiusa

Milano ospita una delle popolazioni più internazionali d’Italia: oltre il 19% dei residenti sono stranieri (dati ISTAT 2023), con quartieri come Paolo Sarpi o Corvetto diventati veri melting pot urbani. Ma l’apertura culturale non sempre è reale.

Se sei straniero, parli perfettamente inglese, ma non italiano , puoi vivere in città anni senza entrare nei “giri giusti”. Anche tra italiani, chi viene da fuori Lombardia spesso percepisce un muro invisibile: lavori dati “a chi si conosce”, circoli chiusi, diffidenza verso chi “non è dei nostri”. Una città veramente internazionale integra, non solo tollera.

#4 L’ossessione per l’apparenza (che si mangia la sostanza)

A Milano ci si veste come si deve, si mangia nei posti “giusti”, si mostra di “aver fatto strada”. Ma dietro l’eleganza, spesso c’è una rincorsa sociale estenuante. L’esempio lampante sono i locali: pochi offrono qualcosa di radicalmente diverso, molti si somigliano. Stesso arredo, stesso menù “instagrammabile”, stesso pubblico.

L’ansia di “essere alla moda” porta a un’omologazione che ricorda più la provincia che tenta di copiare la metropoli piuttosto che la vera metropoli internazione.

Dove sono finiti, perchè si una volta c’erano, i veri posti alternativi? I locali fuori dalle rotte? Le idee nuove?. In una metropoli vera, la diversità è una risorsa, non un’anomalia.

#5 Il cambiamento a micro-dosi: mai troppo, mai subito

Milano ha realizzato grandi trasformazioni, da Porta Nuova a CityLife, ma sempre in modo graduale e controllato. Le ciclabili sono spesso temporanee, le pedonalizzazioni faticano ad affermarsi, i progetti radicali vengono ridotti a “compromessi accettabili”.

Esempio: il progetto Strade Aperte del Comune, che ha portato nuove corsie ciclabili durante la pandemia, ha subito rallentamenti e modifiche dopo le proteste di automobilisti e commercianti.

Anche la chiusura ai diesel Euro 5, comprensibilmente criticata da molti milanesi è stata più volte rinviata. Il risultato? Una città in transizione permanente, che teme tanto lo strappo con la “tradizione”, quanto il ritorno diretto al passato e quindi sceglie la toppa.

#5+1 Il fatalismo del “non è compito mio”

Ogni giorno si vedono strade con buche, biciclette distrutte, aiuole abbandonate, rifiuti lasciati in giro. E il pensiero tipico del “buon milanese” non è molto diverso da quello di qualsiasi altro italinao: “ci penserà il Comune”.

A Milano la cittadinanza attiva è ancora poco diffusa. Solo il 4% dei residenti partecipa regolarmente a iniziative di cura del territorio, contro il 15% di città come Berlino o Amsterdam (dati Eurostat 2022).

In una vera metropoli, i cittadini si sentono parte di un sistema condiviso. Qui, invece, si delega. Manca ancora una cultura forte della responsabilità diffusa: quella che trasforma ogni milanese in un custode della città e non solo in un utente.

Continua la lettura con: Queste sono le prime parole che ti vengono in mente quando pensi a Milano

MATTEO RESPINTI

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Milano ha 5 fiumi: ma da dove nascono i loro nomi?

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bada.luke IG - Olona

Qual è l’origine del nome dei fiumi di Milano?

Milano ha 5 fiumi: ma da dove nascono i loro nomi?

#1 Ticino: «il fiume che corre»

credits: @ernica_la54 su IG

Il Ticino è il principale affluente del Po per volume d’acqua e secondo in Italia per portata. Nasce in Svizzera e attraversa il Lago Maggiore lungo un percorso di 248 km e alimenta con le sue acque il Naviglio Grande. Il nome del fiume deriva dal celtico “tek”, a sua volta dal sanscrito tak, che vuol dire muoversi, andare, correre. Romanizzato in Ticinus è poi entrato nella lingua italiana.

#2 Adda: «il fiume delle due sorgenti»

Credits loreschaeffer IG – Fiume Adda

L’Adda misura 313 km, quarto fiume per lunghezza dopo Po, Adige e Tevere, e si sviluppa per intero in Lombardia. Nella zona di Trezzo sull’Adda e dintorni segna il confine esatto tra la Città Metropolitana di Milano e quella di Bergamo. Sono due le possibili origini e significati del nome del fiume. Alcuni studiosi ipotizzano che derivi dal latino “Ad dua”, “due sorgenti”, altri dal celtico “abda” nel senso di “acqua che scorre impetuosa”.

#3 Seveso: «il fiume nero»

luciamizio IG – Seveso

Il Seveso nasce a Cavallasca sul Monte Sasso, in provincia di Como, vicino al confine con il Canton Ticino, a circa 490 metri sul livello del mare. Nel suo percorso di 52 km attraversa diversi centri abitati della Brianza e dopo quasi 9 km coperti tra Bresso e Milano termina nel Naviglio della Martesana. Le origini del nome sono ignote anche se dovrebbero essere celtiche, come quelle del comune a cui ha dato il nome. Anche se l’origine del nome è ignota, più celebre il suo soprannome: a causa del colore delle sue acque è  chiamato “il fiume nero”. Questo perché, soprattutto dalla parte centrale in poi, il Seveso è “usato” come un condotto fognario dalle industrie della zona.

#4 Olona: «nato dal monte»

bada.luke IG – Olona

Anche l’Olona si sviluppa interamente in Lombardia. Nasce a a 548 m s.l.m. presso il Sacro Monte di Varese, Patrimonio dell’Unesco, e dopo 71 km termina nel Lambro Meridionale in località San Cristoforo a Milano. Le ipotesi sulle origine del nome sono tre. La prima è che sia collegato alla radice celtica Ol-, che vuol dire “grande”, “valido” in riferimento all’utilizzo delle sue acque, la seconda che derivi dal greco “oros” che significa “rilievo”, “montagna” e la terza che sia riferito a un monastero milanese fondato nell’VIII secolo dal nome di “Aurona”, nome che deriverebbe a sua volta da quello della fondatrice.

#5 Lambro: «il fiume della palude»

Lambro

Il Lambro si sviluppa lungo un percorso di 130 km. Nasce a 942 metri di altitudine dai monti del gruppo del San Primo, nel Triangolo lariano, e finisce la sua corsa a Orio Litta confluendo da sinistra nel Po. A Milano percorre tutta la periferia orientale ed è il maggiore dei tre fiumi cittadini. L’ipotesi più accreditata è che il nome derivi dal latino Lambrus, a sua volta da un antico lemma gallico, costruito a partire da “lam” che significa “palude”.

Continua la lettura: La curiosa storia dei 5 FIUMI INTERRATI di Milano

FABIO MARCOMIN

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20 maggio 1930. Viene inaugurato uno dei luoghi più magici di Milano

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Ph. @magut79 IG

20 maggio 1930. Alla presenza tra gli altri di Benito Mussolini viene inaugurato il Civico planetario “Ulrico Hoepli”, meglio conosciuto come Planetario di Milano. Opera dell’architetto Piero Portaluppi si trova nei Giardini di Porta Venezia, donato alla città dall’editore italo-svizzero Ulrico Hoepli.

credits wikipedia.org – Profilo Duomo

Il planetario è realizzato seguendo uno stile classico. Uno dei suoi elementi più caratterizzanti è la grande cupola, su cui si proietta l’immagine degli astri e i loro movimenti sulla volta celeste. La sala di proiezione misura 19,6 metri di diametro per una capienza complessiva di 375 posti: numeri che rendono il planetario di Milano il più grande in Italia.

Due curiosità. La prima è che i punti cardinali del planetario non combaciano con quelli terrestriil nord virtuale nella sala di proiezione è in direzione sud-est e coincide con la direzione di uscita dal planetario. Il motivo? La posizione migliore per il relatore è al nord, vicino all’ingresso, perché consente in modo più agevole di illustrare la parte più interessante della volta celeste: quella a sud per chi vive nell’emisfero boreale.

Un’altra curiosità è che alla base della cupola si vede il disegno raffigurante il profilo della città all’epoca dell’inaugurazione. Il Duomo è l’elemento più visibile mentre sono assenti per ovvi motivi le costruzioni successive al 1930, tra cui i grattacieli dello skyline. 

 

Continua la lettura con: 19 maggio: il compleanno del Pinocchio della Madonnina

MILANO CITTA’ STATO

Sorridiamo: Milano è la città più felice d’Italia (Happy City Index 2025)

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ChatGPT - Milano felice

Molti milanesi si lamentano che la città si sta facendo sempre più triste. Ma c’è di peggio. Qualunque altro posto in Italia. Questo il risultato un po’ a sorpresa di un nuovo studio. 

Sorridiamo: Milano è la città più felice d’Italia (Happy City Index 2025)

# Milano guida la felicità italiana: 25esima al mondo, prima nel Paese

ChatGPT – Milano felice

Milano è la città più felice d’Italia secondo l’Happy City Index 2025, realizzato dall’Institute for Quality of Life di Londra. Si piazza 25esima su oltre 200 centri urbani esaminati a livello globale, conquistando un punteggio complessivo di 856 su 1.000. È la prima italiana in classifica, davanti a Torino (38ª) e a grandi capitali mondiali come Londra (31esima), Tokyo (42esima) e Washington (43esima). Un dato in crescita anche rispetto al 2024, quando Milano era 29esima: quattro posizioni guadagnate, che confermano un trend di miglioramento. L’indice valuta 82 indicatori raggruppati in sei macroaree (governance, economia, mobilità, salute, ambiente e qualità della vita) e intende misurare non solo le politiche ufficiali, ma il loro impatto reale sulla quotidianità dei cittadini.

# Dove è stata premiata la città

Milano ha ottenuto punteggi particolarmente alti in: mobilità urbana, accesso ai servizi sanitari e educativi, innovazione tecnologica e governance inclusiva. Negli ultimi anni ha investito in piste ciclabili, digitalizzazione dei servizi, rigenerazione urbana e sviluppo sostenibile I dati dell’indice premiano una metropoli che non si limita ad attrarre capitale o eventi internazionali, ma che punta su strategie di lungo periodo legate al benessere collettivo. Risultati positivi si rilevano anche nella gestione ambientale e nella qualità dell’aria, pur con margini di miglioramento. L’equilibrio tra spazi pubblici vivibili, offerta culturale, trasporti efficienti e reti sociali accessibili sta diventando il vero elemento differenziante nel panorama urbano europeo.

# Il confronto globale: cosa manca ancora per entrare nella top 10

ExplorerBob – Copenaghen

La top 10 è dominata da città come Copenaghen, Zurigo, Singapore, nelle prime tre posizioni, esempi di città che hanno integrato in modo avanzato welfare, sostenibilità e qualità dell’abitare. Milano si avvicina ma è ancora distante: persistono criticità legate alla congestione del traffico, alla disparità socio-economica tra quartieri e al caro-affitti, elementi che ancora penalizzano il punteggio finale. Rispetto alla precedente rilevazione si sono registrati miglioramenti anche in macroaree storicamente deboli come salute mentale e inclusione sociale, ma non basta. Occorre mantenere questa traiettoria consolidando le politiche di benessere, ampliare l’accesso ai servizi e rendere la felicità urbana non solo un privilegio di pochi. 

# Le altre italiane: Roma, Genova, Palermo e Napoli oltre la 100esima posizione mondiale

nssmagazine IG – Città italiane più felici

Dopo Milano e Torino troviamo più staccate, includono Firenze e Bologna, rispettivamente alla 60esima e 67esima posizione, e ancora più in basso Roma al 116esimo posto. Sempre nella seconda metà della classifica, Genova al 122esimo, Palermo al 152esimo e Napoli al 170esimo, penalizzata da indicatori legati a mobilità, economia e all’attivazione di politiche sociali avanzate.

Continua la lettura con: Milano fa ridere: le cose più divertenti che si trovano in città

FABIO MARCOMIN

La Palazzina Liberty si è persa per strada: la riapertura si fa sempre più fumosa

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Credits Urbanfile - Palazzina Liberty Milano

Era il teatro di Dario Fo e Franca Rame. Poi la casa della musica da camera a Milano.
Oggi, la Palazzina Liberty è diventata un oggetto misterioso. 

Foto copertina: Urbanfile

La Palazzina Liberty si è persa per strada: la riapertura si fa sempre più fumosa

# Dal centro della scena al silenzio: due anni chiusa e ancora in attesa

Maps – Palazzina Liberty

Chiusa dal febbraio 2022 per inadempienze normative rilevate dalla Commissione di Vigilanza, l’ex sede del collettivo artistico di Dario Fo e Franca Rame è inaccessibile per da oltre tre anni. L’idea iniziale era ambiziosa: affidare la Palazzina Liberty, nel cuore del Parco di Largo dei Marinai, a un gestore privato attraverso una convenzione ventennale, con un investimento minimo di 1,2 milioni di euro. Ma nel 2022, un comitato cittadino si oppose con una petizione popolare, chiedendo che l’edificio diventasse un bene comune. Così, il Comune fece dietrofront e annunciò un progetto pubblico di riqualificazione. Da allora, però, i tempi si sono dilatati. I lavori previsti per il 2023 sono slittati, e il cantiere, partito solo nell’estate 2024, ha accumulato ritardi. Intanto, l’edificio mostra sempre più i segni dell’abbandono: intonaci scrostati, infissi logori e un senso generale di degrado che fa dimenticare il valore architettonico e culturale del luogo. 

# Lavori in corso (a metà): il piano terra apre, il resto aspetta

Credits Urbanfile – Palazzina Liberty Milano

Oggi, l’obiettivo è molto più contenuto di quanto promesso. Se inizialmente si parlava di restituire l’intera Palazzina entro il 2026, ora si punta semplicemente a riaprire il piano terra entro la fine del 2025, con un investimento di circa un milione di euro. I lavori attualmente in corso riguardano solo questa porzione: sostituzione dei lucernari, impianti antincendio, e soprattutto nuovi servizi igienici, indispensabili poiché quelli originari si trovavano nel piano interrato, oggi escluso dal restauro per motivi economici. Per sistemare l’interrato e completare il recupero dell’edificio servirebbero altri 4 milioni di euro, cifra che il Comune spera di inserire nel Programma triennale delle opere pubbliche. Intanto, all’esterno resta solo una recinzione, e all’interno il cantiere si muove lentamente. La sensazione diffusa? Una ristrutturazione “a rate”, che rischia di far perdere ancora tempo prezioso a uno dei luoghi culturali più iconici della città.

# Bene comune o sala per pochi? Il futuro culturale resta da scrivere

Anche la destinazione finale dell’edificio resta incerta. Se è ormai tramontata l’ipotesi della gestione privata, restano sul tavolo due questioni aperte: chi la gestirà e quale sarà la programmazione culturale. L’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi ha più volte definito la Palazzina Liberty un “bene identitario per la città”, ma a oggi non esiste un piano concreto per il suo utilizzo a lungo termine. La commissione consiliare del 26 maggio sarà chiamata a fare chiarezza, ma intanto resta la sensazione di un’occasione sospesa. Dopo essere stata cuore del teatro sperimentale e casa della musica classica, la Palazzina meriterebbe un futuro all’altezza della sua storia. Ma finché resterà mezza chiusa, sarà difficile immaginarla davvero come un punto di riferimento per la cultura milanese. E ogni rinvio allontana un po’ di più l’idea di una Milano che tutela i suoi spazi simbolici non solo a parole.

Continua la lettura con: La via del centro di Milano…dimenticata da Palazzo Marino

FABIO MARCOMIN

Milano non è un paese per poveri: gli ultimi dati

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nssmagazine IG - Aumento ricchi a Milano

Milano continua a crescere, ma non per tutti. Gli ultimi dati confermano la sensazione diffusa. Non solo: chi rimane fuori rischia di non rientrare più.

Milano non è un paese per poveri: gli ultimi dati

# Il trend degli ultimi anni: i redditi più bassi “espulsi” da Milano

Credits Andrea Cherchi – Milano vista dall’alto

Negli ultimi otto anni, Milano ha registrato un calo significativo delle fasce di reddito più basse. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2015 il 59,8% dei contribuenti dichiarava meno di 26.000 euro annui, mentre nel 2023 questa percentuale è scesa al 50,6%. Un cambiamento che, però, non può essere interpretato semplicemente come un miglioramento del benessere generale. La diminuzione è in larga parte attribuibile a una vera e propria espulsione sociale dai contesti urbani più centrali o gentrificati, dove i costi della vita, dagli affitti all’energia, sono aumentati in modo sproporzionato rispetto ai redditi. La ricchezza complessiva della città cresce, ma in modo fortemente polarizzato: da un lato, un numero crescente di contribuenti con redditi alti, dall’altro, la progressiva scomparsa di chi ha meno, costretto a trasferirsi altrove o ad accettare condizioni economiche sempre più critiche.

# Il balzo dei redditi alti: esplodono i super-ricchi del +42% in 8 anni

nssmagazine IG – Aumento ricchi a Milano

Tra il 2015 e il 2023, è cresciuto in modo marcato il numero di contribuenti appartenenti alle fasce di reddito più elevate. In particolare, coloro che dichiarano tra i 75.000 e i 120.000 euro annui sono passati da poco meno di 40.000 a oltre 56.000, rappresentando oggi il 5,4% del totale dei contribuenti milanesi (contro il 4% di otto anni prima). Ancora più significativo è l’aumento dei cosiddetti super ricchi, ovvero chi dichiara oltre 120.000 euro: +15.000 persone in termini assoluti, con un’incidenza che passa dal 3,1% al 4,4%. Questi dati indicano una trasformazione profonda del tessuto socioeconomico cittadino. Il ceto medio tende a ridursi e la stratificazione si sposta verso l’alto, con una crescente concentrazione della ricchezza in alcune fasce e aree geografiche della città. Questo fenomeno ha conseguenze dirette sulla composizione demografica, sulle dinamiche residenziali e sull’accesso ai servizi, creando un sistema urbano sempre più selettivo.

# Una nuova geografia del reddito: il centro si svuota, le periferie si trasformano

MilanoToday – Contribuenti tra 75 e 120mila

Il confronto tra le diverse aree urbane evidenzia una redistribuzione della ricchezza all’interno della città. Nei CAP centrali come Duomo e Missori (20121 e 20122), si rileva un dato in controtendenza: aumenta la percentuale di contribuenti a basso reddito, un’anomalia spiegabile in parte con il processo di svuotamento residenziale del centro storico, oggi sempre più destinato ad attività turistiche e commerciali. Al contrario, aree come CityLife, Città Studi, Centrale e il distretto di Sarpi mostrano un aumento consistente dei redditi medio-alti. A CityLife il reddito medio pro capite ha superato gli 83.000 euro, mentre in zone periferiche come Quarto Oggiaro (CAP 20157) si attesta intorno ai 19.000 euro, pur registrando un calo della quota di contribuenti con redditi sotto i 26.000 euro. Un fenomeno che segnala anche in periferia una progressiva sostituzione sociale: chi non riesce a sostenere l’aumento dei costi viene gradualmente sostituito da nuovi residenti con disponibilità economiche più alte.

# Record di milionari e miliardari in città: Milano al terzo posto in Europa dietro Londra e Parigi

A confermare questo c’è un altro dato, quello sul numero di milionari e miliardari residenti a Milano: sono rispettivamente 115 mila e 17. Una crescita vertiginosa dei super ricchi in soli 10 anni, + 24%, che hanno portato la città al terzo posto in Europa, dietro Londra e Parigi, e all’undicesimo a livello mondiale.

In un prossimo futuro non troppo lontano la classe media e povera sparirà dalla città?

Fonte: Milano Today

Continua la lettura con: Altro che Dubai o New York: è Milano la terra promessa dei ricchi del mondo 

FABIO MARCOMIN

Queste sono le dieci meraviglie d’Italia (secondo Lonely Planet)

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Ph. @donzsy IG

“Io paragono l’Italia con il resto dell’universo, come un magnifico quadro con un muro imbiancato a calce”. (Marija Konstantinovna Baškirceva)

Questo pensava la pittrice ucraina parlando del nostro paese. Pensiero non lontano da chi ha scelto le top 10 italiane che hanno “meritato” un posto d’onore nel libro fotografico “La classifica del mondo” di Lonely Planet Italia.
Luoghi che rimangono nel cuore di chi li visita, diventati famosi in tutto mondo per la loro bellezza, caratteristiche e unicità. L’Italia, non per nulla è famosa come il Belpaese. Vediamo le perle italiane che sono entrate nella top 500 mondiale, nonché top 10 italiana.

Queste sono le dieci meraviglie d’Italia (secondo Lonely Planet)

#1 Ravenna e i suoi mosaici

Credit: ravennatoday.it

Il viaggio inizia dall’Emilia Romagna, nella splendida Ravenna, dove confermiamo che visitare le chiese non è affatto noioso. Con i suoi otto monumenti, Patrimonio dell’Umanità, Ravenna assunse il ruolo di capitale del 402 d.c.

Tanti sono i luoghi dove si possono ammirare splendidi mosaici, dal Mausoleo di Galla Placidia, tanto brillanti da ispirare il compositore americano Cole Porter che scrisse “Night & Day”, al bagliore dei mosaici della Basilica di Sant’Apollinare che Papa Gregorio Magno pensò di oscurare per non far distrarre i fedeli durante le funzioni religiose.
Ultimo, ma non ultimo, la Basilica di San Vitale, dove i mosaici ricreano scene della Bibbia con meravigliose e vivide tonalità oro, verde, smeraldo, viola e blu zaffiro.

#2 Il museo degli Uffizi di Firenze

Credit: intalia.virgilio.it

1500 capolavori in 101 stanze. Questi i numeri di uno dei più importanti musei/palazzi del mondo: gli Uffizi nella meravigliosa Firenze.

Non ci sono parole per poter descrivere la magnificenza di questo luogo. Le opere ricoprono un arco temporale di circa cinque secoli, dal XIII al XVIII, che la famiglia Medici ha lasciato in eredità al mondo intero. Qui si ammirano le opere di Michelangelo, Botticelli, Leonardo ma anche la splendida vista sull’Arno che regala il Corridoio Vasariano.

#3 Il Duomo di Firenze

Credit: turismo.it

Rimaniamo a Firenze e, passeggiando nelle vie del centro, dal Museo degli Uffizi, raggiungiamo il Duomo con la Cupola del Brunelleschi. I suoi 463 scalini separano il visitatore da un panorama indimenticabile, a 360 gradi sulla città.

La salita è un po’ dura, ma ne vale la pena, anche solo per poter ammirare da vicino gli affreschi del Giudizio Universale del Vasari.

#4 Piazza del Campo e il Palio di Siena

Credit: siena.guidatoscana.it

Si sa, la Toscana vanta luoghi bellissimi, e dopo il capoluogo ci spostiamo a Siena, nella Piazza del Palio, con i suoi caratteristici mattoni rossi posizionati a “coltello” (disposizione del Governo dei Nove) circondata da palazzi gotici.
Piazza del Campo è il fulcro della vita sociale della città fin dal XII secolo.

Oltre alla pavimentazione, il Governo dei Nove fece anche affrescare il Palazzo Pubblico e fece costruire la Torre del Mangia con i suoi 332 gradini, dalla cui cima si può ammirare la piazza famosa per il Palio, che si svolge il 2 luglio e il 16 agosto.
Il Palio di Siena è una tradizione che vede le sue origini nel Medioevo, dura appena 90 secondi ma è un turbinio di frenesia, emozione ed entusiasmo. Da non perdere!

#5 Il Pantheon di Roma

Credit: ilmeteo.net

La Cupola più grande del mondo è stata costruita nel 27 a.C. Da Marco Agrippa e riedificata
dall’ Imperatore Adriano nel 126 d.C..

La sua creazione è stata presa come modello per la realizzazione di quasi tutti gli edifici neoclassici esistenti. Il monumentale tempio è sostenuto da colonne corinzie e i raggi di sole che attraversano l’oculus hanno quel qualcosa di Divino, come ad annunciare la discesa di Dio.

#6 Il Colosseo

Credit: focus.it

Restiamo nella Capitale. Quando si parla di bellezze italiche non si può assolutamente non citare il Colosseo: l’immenso anfiteatro, simbolo del potere nella versione più spietata. Capace di contenere 50.000 spettatori, che entravano dagli 80 ingressi ad arco, al suo interno i gladiatori si scontravano in combattimenti mortali e i condannati a morte dovevano affrontavano bestie feroci (tigri, leoni).
Recentemente è stato restaurato e riportato all’antico splendore (non che prima non fosse già splendido!) e durante i tour guidati, i turisti possono vedere anche il dietro le quinte dei combattimenti, grazie alle visite nell’ipogeo, ovvero i sotterranei.

Nonostante la storia cruenta, l’eleganza e la bellezza dell’arena romana sono innegabili.

#7 I Musei Vaticani

Credit: museivaticani.va

Istituiti da Papa Giulio II nel XVI secolo, i Musei Vaticani custodiscono oltre 70.000 opere d’arte ma solo 20.000 sono in esposizione. Tutte raccontano un pezzo di storia del cristianesimo: dai manufatti dell’antico Egitto, ai dipinti e affreschi che riempiono le sale tra cui le Stanze di Raffaello, la galleria dorata con le carte geografiche, gli affreschi… e il Gran Finale: La Cappella Sistina di Michelangelo, per la quale non c’è nulla da aggiungere. Basta il nome.

#8 La Costiera Amalfitana

Credits: costieramalfitana.com

Scendiamo e spostiamoci in Campania, altra splendida terra che regala perle di bellezza bellezza.
Le scogliere ricche di macchia mediterranea, la strada che costeggia il litorale, il blu del mare… se parli della costiera Amalfinata, l’immaginario comune vede questo.

Dagli antichi romani alle celebrità hollywoodiane, in molti sono passati in questo meraviglioso angolo d’Italia. Ma il “pezzo forte” della Costiera, sono le colline con i secolari sentieri di montagna, tra cui (non a caso!) il Sentiero degli Dèi, che collega Agerola a Nocelle, frazione di Positano.

Un sentiero leggermente in discesa che, percorrendolo, vi regalerà una vista unica sulla Costiera Amalfitana e Capri.

#9 Pompei e gli scavi

Credits: vesuviolive.it

Sessantasei ettari di terra nei quali vi sembrerà di tornare ai tempi dell’antica Roma, con i solchi dei carri ancora visibili sulla strada. C’è molto da vedere: dai templi ai teatri dove sono stati anche ritrovati calchi dei corpi contorti degli abitanti, dopo l’eruzione del Vesuvio del 79d.C..

Per non parlare del Tempio di Iside, che pare abbia ispirato Mozart per il flauto magico, la Casa del Poeta Tragico, le Terme Stabiane, il lupanare con le immagini erotiche e l’anfiteatro, che in tempi più recenti, nel 1971, fu addirittura il palco per i concerti dei Pink Floyd.
Per finire, da Villa dei Misteri, con i suoi meravigliosi affreschi, si può ammirare l’inquietante quanto meraviglioso profilo del Vesuvio.

#10  I Sassi di Matera

Credit: turismomatera.it

Concludiamo in bellezza!

E pensare che era stata definita “vergogna nazionale”, oggi Matera è Patrimonio dell’Umanità e nel 2019 è stata la Capitale Mondiale della Cultura.

Una delle città più antiche al mondo con Aleppo e Gerico, Matera si trova su un altopiano calcareo, in un profondo burrone, pieno di case scavate nella roccia: i famosi Sassi di Matera. Qui, un tempo, vivevano i contadini in totale povertà e arretratezza. Oggi, tra musei, hotel scavati nella roccia, bistrot rupestri, è una delle città più apprezzate dove nonostante tutto, si avverte ancora forte la storia.

Continua la lettura con: Un hotel ITALIANO (che pochi conoscono) tra i 10 più BELLI del MONDO

MILANO CITTA’ STATO (Da articolo originale di ANGELA CALABRESE)

Il pericolo invisibile del doppio pagamento contactless sulla metro di Milano

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mauro.pedone66 IG - Tornelli Duomo

Occhio a timbrare sempre sia in uscita che in entrata e attenzione quando si passa dalla metropolitana al passante. C’è però un rischio non segnalato nemmeno dalle FAQ di ATM. Ecco il racconto dell’esperienza di un lettore.

Il pericolo invisibile del doppio pagamento contactless sulla metro di Milano

# Cosa si rischia a pagare con la carta sui mezzi di ATM

In questo articolo abbiamo visto come a volte le innovazioni non portino solo vantaggi, ma anche conseguenze negative. Nel caso del pagamento contactless sui mezzi di ATM sono tre i rischi principali che si corrono:

  • la multa sui treni di Trenord e linee S quando si arriva dalla metropolitana dopo avere pagato con carta o smartphone ai tornelli: il biglietto comprato con questa modalità vale solo sui mezzi ATM;
  • addebiti extra in caso di mancata timbratura all’entrata o all’uscita anche nei tornelli dove c’è scritto free exit o nei “tornelli fantasma” di raccordo tra metro e passante, ad esempio a Garibaldi o Repubblica, dove può capitare di uscire dalla metro senza obbligo di ritimbratura. Nel caso non si timbri all’entrata viene addebitato un costo totale di 5 euro, nel caso non lo si faccia all’uscita è previsto il ricarico della tariffa massima che si sarebbe dovuta pagare per raggiungere la stazione più lontana da quella di entrata;
  • addebito di costi extra compresi tra 0,40 e 1,30 euro se non si timbra l’uscita anche a bordo di bus, filobus e tram, dopo aver pagato contatcless, ma solo sulle linee che escono dai confini comunali: 121, 130, 140, 165, 166, 327.

Ne esiste però un altro forse ancora più subdolo.

# Il rischio non previsto nemmeno dalle FAQ di ATM: se il sistema si inceppa, ripassando due volte la carta all’uscita la timbratura viene letta come nuova entrata

metropolitana milanese
Tornelli metro

Un lettore, Angelo, ci scritto di un’altra esperienza negativa che può capitare pagando contactless in metropolitana e che non è segnalata nemmeno dalle FAQ di ATM: «C’è un quarto rischio, occorso al sottoscritto. Uscendo dalla MM2 di Garibaldi mi sono “inceppato” al tornello, perciò dopo qualche secondo di confusione ho ripassato la tessera contactless della banca. Risultato? Giorni dopo, oltre all’addebito regolare, mi sono ritrovato un addebito supplementare di € 2,40. Ho speso una parte del pomeriggio del 7 novembre per andare all’ATM Point di Cadorna e chiedere spiegazioni. Risultato? Il sistema ha considerato la seconda uscita come nuova entrata. Si badi che il report che ho tra le mani, stampato dall’impiegato, registra entrambe le “timbrature” nella colonna Uscita, a distanza di nove secondi l’una dall’altra.»

Attenzione quindi ad indugiare al tornello quando si timbra l’uscita, se si aspetta troppo e per uscire si timbra due volte il sistema non riesce a leggere che non si è ancora varcato il passaggio. In questo caso quindi, meglio una timbratura in meno e farsi aprire la porta del tornello da un addetto ATM seduto nei gabbiotti del mezzanino.

Continua la lettura con: I 3 rischi a pagare contactless sui mezzi pubblici di Milano

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I cibi non milanesi che si trovano più buoni a Milano

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annachiara_p_ IG - Panzerotto del Senatore

Forse la città dove si trovano i migliori piatti non locali. Ma quali sono quelli più iconici che si possono trovare a Milano? I milanesi ci hanno risposto così. 

I cibi non milanesi che si trovano più buoni a Milano

#1 La pizza: Napoli chi?

pizzaemozzarella IG

È il cibo non milanese per eccellenza, ma a giudicare dai commenti la pizza più buona la mangi a Milano. Dalla napoletana verace alla romana scrocchiarella, dalle pizzerie stellate ai forni gourmet da asporto, Milano è un laboratorio costante del disco di pasta più amato d’Italia. Alcuni dicono che in città ci sia così tanta varietà che nemmeno a Napoli ti puoi divertire così. Non sappiamo se i napoletani siano d’accordo, ma la sfida è aperta.

#2 Sushi e cucina asiatica: più Tokyo qui che in Giappone

Credits marroristoranti IG – Sushi italiano

Il sushi è diventato quasi un patrimonio meneghino. A Milano trovi di tutto: sushi raffinato da omakase, quello fighetto con avocado e tartufo, ma anche l’all you can eat più aggressivo della Bovisa. E poi: ramen, bao, pho, pad thai, con Chinatown il centro indiscusso. Si dice che Milano sia una delle città europee con la migliore cucina asiatica. Forse perché qui il fusion è stato sdoganato prima che diventasse mainstream.

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#3 Il kebab: qui è gourmet

A Milano è rinato, rigenerato e addirittura nobilitato. Certo, puoi ancora trovarlo a 4 euro alle 2 di notte, ma accanto ci sono locali dove il kebab è fatto con agnello da pascolo biologico, salse fatte in casa e pane artigianale. Persino una pietanza così lontana dai canoni estetici e gastronomici milanesi è diventata gourmet.

#4 Il pesce (anche crudo)

Credits pescetto_milano – Il pescetto

Non è una città di mare, eppure il pesce crudo o cucinato qui è trattato da re. Ristoranti di alta cucina, trattorie pugliesi, bistrot alla moda: il mare arriva ogni giorno da Mazara, dalla Sardegna, dalla Bretagna. Molti commentano: “il miglior pesce l’ho mangiato a Milano”. Forse è un paradosso. Forse è solo logistica e selezione. La certezza è che qui arriva il pesce più fresco al Mercato Ittico, tra i più moderni a livello europeo e il più grande d’Italia, che lo fornisce in tutta la città e in gran parte nel nord del Paese.

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#5 Cucina dal mondo: cous cous, iftar, spezzatino di cammello

In nessun’altra città italiana trovi così tante cucine del mondo in così poco spazio. Nordafricana, mediorientale, africana, sudamericana. C’è chi ha trovato l’iftar più autentico del Cairo e chi si è innamorato dello spezzatino di cammello. Milano è un atlante gastronomico a cielo aperto. 

#6 Le orecchiette con le cime di rapa e altri piatti del Sud

Basta entrare in una trattoria pugliese, campana o calabrese per rendersi conto che i piatti del Sud hanno trovato casa. Le orecchiette con le cime di rapa, la parmigiana, i torcinelli: tutto sembra avere più personalità qui, dove gli ingredienti arrivano ogni giorno direttamente dai produttori. 

#7 Il panzerotto pugliese

annachiara_p_ IG – Panzerotto del Senatore

Paradossale ma vero: il panzerotto migliore molti giurano di averlo mangiato a Milano. Sì, è nato a Bari, ma a Milano è diventato pop, virale, gourmet e perfino vegano. La fila fuori dai panzerotti più famosi del centro, Luini in primis, lo dimostra. Anche se ci sono locali dove la qualità è ancora superiore e non c’è alcune differenza con l’originale pugliese. Qui ha trovato una seconda patria: perfetto come street food da pausa pranzo o come salvezza post serata.

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Ph. @azoppolato IG

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