Il binario della VERGOGNA di Stazione Centrale

Il binario 21 nascosto nei sotterranei della stazione di Milano Centrale per conservare la memoria delle atrocità del regime fascista

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credits: @claudia.marchi80 IG

Il Ventennio fascista è una pagina molto oscura della nostra storia. È stato scritto tanto a riguardo e al di là dei giudizi e al di là di un certo revisionismo, è innegabile che quel periodo abbia segnato la nostra storia macchiandola di crimini con i quali, ancora oggi, ci ritroviamo a fare conti e chissà ancora per quanto.

Il binario della VERGOGNA di Stazione Centrale

# Il legame indissolubile con il FASCISMO

Milano e il fascismo sono indissolubilmente legati da un filo molto stretto. Basti pensare che i Fasci di Combattimento sono nati qui in Piazza San Sepolcro, la sede del giornale “Il Popolo d’Italia” aveva la sede in via Lovanio 10, il teatro Lirico è stato luogo dell’ultimo discorso di Mussolini e infine la città è piena di palazzi e costruzioni di quel periodo, tra queste la Stazione Centrale.

Il nostro viaggio nella storia si svolge proprio qui da dove le persone partivano, alcuni per ragioni di lavoro, per vacanza e alcuni andavano incontro a un terribile destino. La destinazione erano i campi di concentramento e il binario da cui partivano era sempre lo stesso.

# Il fiore all’occhiello del regime fascista

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La stazione Centrale di Milano fu costruita negli anni venti del secolo scorso e fu attivata in piena era fascista nel 1931. La sua architettura (un misto di liberty e art decò) fu il fiore all’occhiello del regime grazie alla sua facciata in marmo che si estendeva per ben 200 metri, per la celebre galleria delle carrozze da dove, poi, si saliva in stazione per partire, la biglietteria centrale e per la tettoia composta da cinque volte in ferro e vetro che copre i ventiquattro binari. Tra essi, nei pressi del Binario 21, l’imponente Sala Reale (purtroppo raramente aperta al pubblico).

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# Il binario della morte

Allo scoppio del conflitto e in particolar modo nel biennio 43/45, i vagoni della stazione non sono più frequentati da semplici viaggiatori, ma purtroppo anche da ebrei, partigiani e dissidenti politici che sono stati prelevati con la forza dal regime. Portati in Stazione Centrale al Binario 21 dove li aspetta un treno con molti vagoni diretto verso i diversi campi di concentramento nazisti che già da anni portavano avanti un progetto mostruoso chiamato Soluzione Finale che prevedeva l’eliminazione totale degli ebrei.

Pochissimi sono tornati vivi.

# Il binario è diventato un memoriale della Shoah

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Oggi quel binario tristemente famoso è diventato un museo, un memoriale dedicato alla Shoah. Nel 2002 viene presentato il progetto nato dalla collaborazione delle Ferrovie dello Stato, del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, dell’Associazione Figli della Shoah, della Comunità Ebraica di Milano, dell’Unione delle comunità ebraiche italiane e dalla Comunità di Sant’Egidio.

Finalmente nel 2010 la posa della prima pietra e due anni dopo viene inaugurato alla presenza di Mario Monti, Giuliano Pisapia, Roberto Formigoni, Guido Podestà, Mauro Moretti e soprattutto Liliana Segre (una delle sopravvissute) che portò una testimonianza molto cruda della situazione dell’epoca.

# L’unico a essere rimasto intatto

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Il sito del mausoleo fu riportato al suo aspetto originario senza troppi recuperi moderni, probabilmente questa scelta fu dovuta dopo l’intervento dello Yad Vashem (l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah d’Israele) perché nella tradizione ebraica l’ordine di ricordare è categorico.

Il binario non si trova all’interno dell’attuale stazione, ma bisogna costeggiare il suo lato destro, arrivare in via Ferrante Aporti e, una volta giunti, ci troviamo di fronte all’ingresso del memoriale, costruito laddove venivano portati i prigionieri che salivano sopra a dei carri e, grazie a un montacarichi, giungevano al binario. La direzione non era mai certa e al tempo pochi avevano sentito parlare di Auschwitz, Mathausen-Gulsen, Bergen-Belsen o Dachau.

# Il silenzio assordante all’interno del mausoleo

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Le operazioni si svolgevano con estrema segretezza e per questa ragione non è stato possibile ricostruire con precisione il numero esatto delle persone portate al Binario 21. All’interno però troviamo:

· La Sala delle Testimonianze dove si possono osservare oggetti appartenuti ai prigionieri.
· Il Muro dei Nomi dove sono riportati i pochi nomi riconosciuti.
· Il Monolite, una sorta di prisma lungo 14 metri sopra il quale vengono proiettati video interattivi e touch screen inerenti alla tragedia della Shoah.
· Il Binario della Destinazione ignota, una banchina originariamente utilizzata per il carico e scarico dei vagoni postali: attraverso un carrello traslatore e un monta vagoni avveniva il sollevamento dei carri al livello del piano dei binari. Sempre qui troviamo venti targhe con date e destinazioni dei convogli.
· Il Luogo di Riflessione, una sala a forma tronco-conica con diametro di circa 10 metri con una panca circolare sul perimetro, che consente il raccoglimento dei visitatori. Non vi sono simboli religiosi, ma solo una luce diretta verso Gerusalemme.

Infine, si arriva al punto principale del memoriale, il cosiddetto Binario 21, laddove tutto si è compiuto e tutta la tragedia appare in tutte le sue sfaccettature. Il silenzio è “assordante”, ma entrando pare ancora di sentire le urla e le sensazioni di paura e smarrimento dei prigionieri.

Scrivendo quest’articolo, le parole possono essere tante, ma vorrei terminare qui citando Primo Levi: “É successo, può succedere ancora”.

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MICHELE LAROTONDA (autore di “Da un’altra parte”, Pav edizioni)

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Michele Larotonda
Direttore de Il BARNABÓ, un blog d’informazione di attualità e cultura pop. Ha scritto e diretto cortometraggi che hanno avuto visibilità in manifestazioni specializzate a Milano,Roma e Varese. Autore del format I DUE DELLA STANGATA andato in onda su Radio 2.0. Ha scritto tre romanzi, Il Sognoscuro (Link Edizioni, 2018), Da un’altra parte (Pav Edizioni, 2020) e Tutto quello che non ti ho detto (Pav Edizioni. 2023). Sito web: www.ilbarnabo.it