Tre RAGAZZE di Milano stanno dando nuova vita alle CABINE TELEFONICHE

L'iniziativa si chiama "fili di parole". Diventerà virale?


Tre ragazze stanno trasformando una cabina telefonica in uno spazio di condivisione che invita i cittadini a scatenare la loro creatività. Diventerà virale?

Tre RAGAZZE di Milano stanno dando nuova vita alle CABINE TELEFONICHE

Questa è la storia di tre ragazze di 22 anni che stanno trasformando il loro sogno in realtà: riutilizzare le vecchie ed inutilizzate cabine telefoniche per creare dei piccoli musei aperti a tutti. Ho intervistato una delle tre giovani che, pur volendo restare anonima, ha deciso di raccontarmi la particolare storia del progetto “Fili di parole”, una storia di colori e pensieri. Perché non far diventare l’iniziativa virale e trasformare tutte le vecchie cabine della città? Vediamo di cosa si tratta.

# “Fili di parole”: un progetto di riqualifica urbana autofinanziato

Elisa, da ora chiameremo così l’ideatrice del progetto, ha iniziato a raccontarmi la storia dagli inizi, da quando ancora era solo un’idea: “Tutto è cominciato due anni fa, perché volevo ridare vita alle cabine telefoniche inutilizzate e che sono abbandonate”. Dopo aver trasformato una semplice idea in qualcosa di più concreto, Elisa ha deciso di andare a Palazzo Marino per parlare direttamente con il Comune del suo progetto. Purtroppo “hanno detto che non c’erano abbastanza fondi né per costruirci qualcosa di nuovo, né per smantellarle – ha raccontato – e l’unica opzione era fare un progetto autonomo in una cabina di quartiere”. 

# Un concept incentrato sulle parole: dalla condivisione di pensieri al booksharing

A causa della mancanza di fondi il progetto di riqualificazione delle cabine è stato accantonato, ma non dimenticato. Solo durante la quarantena Elisa ha deciso di raccogliere materiali di scarto, come ad esempio pannelli di sughero, per iniziare a concretizzare il suo progetto. Ho fatto un sondaggio chiedendo alle persone come avrebbero voluto che venisse trasformata la cabina e molti mi hanno risposto che avrebbero voluto un piccolo museo, con scambio di libri e di pensieri ha affermato la ragazza. Quella che era stata fino a quel momento solo una sua idea, stava iniziando a prendere forma. E’ da questa idea di connessione interpersonale che deriva il nome del progetto – “Fili di parole” – che intende richiamare i fili del telefono. Il momento sociale che stiamo vivendo ha rafforzato la necessità di avere dei luoghi di contatto che uniscano le persone anche tramite le parole e la giovane ha affermato: “Il senso che ho voluto dare è un po’ come una liberazioneha confessato Elisa – dato che a livello sociale siamo tutti distanti: vorrei che le persone nella cabina si sentissero liberi di comunicare un pensiero, una poesia o anche solo una frase di una canzone. […] Tutto il concept della cabina è incentrato sulle parole, dalla scritta di un pensiero alle parole dei libri con il booksharing”.

# Un invito per i milanesi a scatenare la loro creatività

Oggi il progetto è ancora agli inizi ed Elisa, insieme a due amiche, sta lavorando quotidianamente per riqualificare la cabina del quartiere, in piazza Damiano Chiesa. “Per adesso abbiamo appeso i pannelli di sughero con dei post-it per lo scambio di pensieri e delle cassette di frutta per poter realizzare prossimamente il booksharingha detto Elisa, “Chi ha voglia potrà mettere lì libri, riviste o anche giornali, per dare vita ad uno scambio culturale… sostanzialmente vuole essere uno spazio creativo.

Essendo un progetto totalmente autofinanziato e che si basa principalmente su materiali di recupero, le ragazze hanno potuto trasformare solo una cabina, ma questa iniziativa potrebbe diventare virale e dare un nuovo volto alle cabine della città.

Milanesi, scatenate la vostra creatività.

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ROSITA GIULIANO

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