Bike-MI, Foresta-MI, MOLLA-MI: mettiamo al bando il suffisso -mi a Milano?

Ci vuole tolleranza zero contro ogni modalità di discredito e di sciatteria che possa recare danno all'immagine di Milano

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L’ultimo arrivato è un progetto stupendo. Tre milioni di alberi da impiantare a Milano entro il 2030. Per un progetto così bello ci si sarebbe aspettato un nome all’altezza, che so, la “Foresta Urbana”, il “Parco Orbitale” (cit. Giacomo Biraghi) e invece no, ancora una volta arriva lui, l’immancabile suffisso -mi. Così abbiamo un progetto bellissimo con un nome che non si può sentire: Foresta-MI.

Una moda che si è affacciata negli anni novanta, è esplosa negli anni duemila e, alle soglie degli anni venti, possiamo dire che ha ormai rotto i maroni. Dall’inizio degli anni 2000 le iniziative del Comune di Milano e delle associazioni territoriali, come eventi, mostre e palinsesti sono quasi sempre caratterizzate dal ricorrente espediente creativo: il il suffisso “MI” al termine della parola. L’effetto ricercato è quello di sorprendere con il doppio senso: mi come me, mi come Milano.

Non è forse giunta l’ora, nella città del design, di ricercare nuove forme di creatività?

Le parole “MI” e “YES” dovrebbero esser messe al bando

Le mode passano, magari ritornano ciclicamente, ma esiste un momento preciso in cui perdono il loro fascino.

La Milano riconosciuta per il design e la creatività non riesce più a sfornare titoli originali per le iniziative sul territorio senza scadere in banalità: Foresta-MI, Guida-MI, Partecipa-MI, Informa-MI, Bike-MI, Concorri-MI, Pulisci-MI, CercaMIcasa. La necessità di mettere un richiamo alla città ad ogni costo, invece che stimolare nuove modalità creative, ha appiattito la ricerca e fossilizzato la scelta sul suffisso MI come panacea di tutti i mali.

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L’uso ripetitivo del -mi non è l’unico segnale di questa carenza di originalità. Che dire infatti di  YES-MILANO, il marchio del palinsesto delle week che suona come il tentativo di Totò e Peppino di impressionare due turiste straniere?  Se l’obiettivo era di mostrarsi internazionali sentendo anche il commento di persone straniere temiamo che il risultato sia proprio l’opposto, di mostrarci provinciali. Con Yes Paris ci sarebbe stata una nuova rivoluzione, con Yes Berlino sarebbero tornati i carro armati russi. 

Le parole sono importanti

Potrebbe sembrare qualcosa di poco conto invece no. Le parole sono importanti!, come diceva Moretti. Sono importanti perchè scegliere modi banali per marchiare iniziative della città trasmette un’immagine banale e priva di identità. Cosa che mortifica la città che invece dovrebbe rappresentare un forte marchio distintivo di creatività e di eccellenza.

In un momento storico in cui spesso si chiedono divieti e multe contro cittadini che si comportano male, si dovrebbe pretendere dall’amministrazione di applicare la stessa severità verso se stessa. Perchè ci sia tolleranza zero contro ogni modalità di discredito e di sciatteria che possa recare danno all’immagine di Milano. 

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.