La Druk Society

Un gruppo di amici cerca di dimostrare se è vero che serve una piccola dose di alcol per raggiungere un equilibrio psicofisico

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Druk - Un altro giro

Il miglior film straniero premiato agli Oscar di quest’anno è il film danese Druk (in italiano “Un altro giro”). Racconta la storia di un gruppo di amici di mezza età che partono da una tesi scientifica alquanto bizzarra per cui serve una piccola dose di alcol quotidiana per poter raggiungere il suo equilibrio psicofisico.
Il gruppo inizia l’esperimento e assume l’alcol prima moderatamente poi sempre di più fino ad arrivare a una situazione in cui va tutto fuori controllo.

La cosa che colpisce è la differente lettura che dà il film rispetto a quello che ci si può aspettare sul tema del consumo dell’alcol. La stessa situazione che porta uno degli amici a togliersi la vita, induce invece gli altri a ritrovare emozioni perdute combinando l’alcol a momenti di completezza esistenziale.

Il film mostra come la normalità stabilita dal sistema è una convenzione ma non esiste se la si applica a livello individuale. Quello che si considera normale è legato a un concetto razionale che è lontano dalla dimensione della vita individuale. Perché la vita non segue la logica della razionalità così come la razionalità non riesce a cogliere l’esistenza nella sua interezza.

Per sopravvivere all’esistenza è necessaria una certa dose di irrazionalità e l’alcol, come altre forme di supporto artificiale, può rappresentare un viatico artificiale a questa forma di follia naturale che fa parte dell’essere umano.

Paradossalmente, più una persona cerca di vivere in modo controllato e razionale, più ha bisogno di fuggire dalla sua stessa razionalità che diventa una prigione. Il problema chiave non è l’alcol in sé, che può essere motivo di salvezza o di autodistruzione, ma è il bisogno di cercare un aiuto per uscire dalla prigione dell’autocontrollo della razionalità. 

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Interessante che questo tema venga da una nazione che è pochissimo religiosa e che forse avverte la necessità di trovare un’altra dimensione all’interno di una vita totalmente razionale e controllata che è incompatibile con la natura umana.

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