La CALIFORNIA “si stacca” per fronteggiare l’emergenza: e se Milano facesse lo stesso?

Lo "Stato del Sole" con 2700 miliardi di PIL, il 13,2% degli USA, si muove in autonomia, Milano con oltre il 10% del PIL nazionale non potrebbe fare altrettanto? Anche perchè la posta in gioco, specie per il futuro, è colossale

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Credits: italiani.it - California

Il governatore Newson in disaccordo con le politiche di Trump sulla gestione dell’emergenza da pandemia e su altre cose ha deciso di procedere in modo autonomo e, nel caso, anche in contrasto con le disposizioni del governo federale. Ha scelto di sfruttare le risorse a disposizione per acquistare in autonomia tutte le attrezzature e materiale sanitario che il Governo Centrale non ha fornito e nel caso di necessità di esportare le forniture anche agli stati della Nazione.

La California “si stacca” per fronteggiare l’emergenza: e se Milano facesse lo stesso?

Lo “Stato del Sole” con 2700 miliardi di PIL, il 13,2% degli USA, si muove in autonomia, Milano con oltre il 10% del PIL nazionale non potrebbe fare altrettanto?

Le carenze di materiale sanitario riguarda principalmente i dispositivi di protezione personale ovvero le mascherine e lo stato californiano ha fatto ricorso a più fornitori per procurarsene 200 milioni a cadenza mensile. La stato della Capitale Sacramento è primo per popolazione e terzo per estensione negli USA, sede della Silicon Valley, produce il 13,2% del PIL statunitense e sarebbe da solo la quinta economia mondiale: ha quindi tutte le risorse per sostenere un piano d’azione massiccio senza aiuti esterne. Oltre alla difficoltà nell’affrontare l’emergenza il Senatore Scott Wiener afferma che “Il governo federale non è più un partner affidabile nella fornitura di assistenza sanitaria, nel sostegno agli immigrati, nel sostegno alle persone LGBT, nella protezione dell’ambiente, quindi dobbiamo costruire il nostro percorso“.

L’azione del governatore Newson è stata la più rapida dall’inizio della pandemia. Grazie alla tempestività nonostante i 40 milioni di abitanti ha registrato molti meno contagi e decessi della Città di New York che di abitanti ne ha meno di 9 milioni.

Fonte: bloomberg.com

# Milano potrebbe forzare la mano?

Gli scontri di poteri in Italia sono all’ordine del giorno, su responsabilità dirette ed indirette dei vari livelli istituzionali. La gestione dell’emergenza sanitaria ha evidentemente manifestato grosse falle nel sistema e in Lombardia le conseguenze sono state devastanti, con Milano che nelle ultime settimane sta registrando un aumento costante di casi di contagi arrivati oltre quota 5.000 e di decessi soprattutto nelle residenze sanitarie assistenziali, perché gli operatori sanitari e gli ospiti erano privi di dispositivi di protezione individuali e i tamponi ad oggi effettuati sono stati solo una minima parte del necessario.

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L’ultimo strappo con la Regione è stato sui test di immunità che verranno fatti in Lombardia ma non a Milano. 

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Milano produce un PIL superiore al 10% sul totale italiano, rappresentando la principale area economica, con 124 miliardi di euro a livello metropolitano. Perché quindi non forzare la mano e gestirsi come una città-stato? I benefici sono evidenti come riportano le esperienze internazionali sia in termini sanitari che finanziari, pertanto una Milano Città Stato avrebbe potuto garantire tempestivamente rifornimenti diretti di DPI, tamponi e protezione per la persone più fragili, sussidi mirati ai lavoratori interessati dalla misure di restrizione e alle fasce di cittadini a rischio povertà, investimenti cruciali nel tessuto economico locale e nei laboratori di ricerca per sviluppare test sull’immunità. Sarà forse un caso se i territori in cui la pandemia è stata affrontato con velocità e ottimi risultati, pochi contagi e decessi, godono tutti di una specifica autonomia?

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FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.