Il social degli insulti

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Credits: @film_skeptic IG

Cencio La Parolaccia: è un’osteria a Roma dove si va per venire insultati dai camerieri.
È un luogo pittoresco che in realtà riprende un’antica tradizione. I romani prevedevano per i cittadini dei momenti di sfogo, a questo servivano i circenses, situazioni in cui si poteva dare manifestazione agli istinti peggiori.

Ogni epoca storica prevedeva dei momenti di situazioni conflittuali, come un immondezzaio dove sfogare le frustrazioni dell’esistenza.
Questo periodo in cui i grandi eventi sono chiusi e in generale si è costretti a mantenere le distanze e un distacco dagli altri, si stanno sempre più reprimendo le occasioni per sfogarsi.
Anche il “bar virtuale” dei social non ti permette più di dire quello che pensi veramente.

Questa mancanza di luoghi in cui sfogarsi rischia di creare danni perché queste pulsioni in qualche modo vanno espresse e il rischio è che ciò accada in luoghi pericolosi. In famiglia, in strada, a scuola, sul lavoro, con gli amici o in altri ambiti.

Cosa bisognerebbe fare per riportare la funzione di circenses nell’era dei social?

Andrebbe creato un social apposta in cui lo scopo è quello di sfogarsi, un punching ball delle idee, in cui chi si iscrive accetta questa condizione come base per l’adesione.
Ci sarebbe il gusto di sfogarsi e sentirsi trattati male però per propria decisione non perché trascinati dalla frustrazione.

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Come un fight club virtuale dove il rischio di essere bannati deriverebbe da un’eccessiva educazione. Sarebbe una palestra utile per buttare fuori le proprie frustrazioni in totale libertà, senza rischio di querele o di reazioni pericolose, consapevoli che si tratta di un gioco e non della realtà.

Sarebbe anche un modo utile per prendere coscienza del fatto che l’uomo ha bisogno di avere un rapporto anche conflittuale con la realtà e che la società è uno spazio che alimenta la frustrazione ma reprime e conforma le naturali tensioni umane.

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