Segreti e curiosità della REGGIA di VENARIA, la Versailles italiana

La reggia sabauda, non molto distante dal capoluogo piemontese, nonostante non raggiunga i fasti dalla "cugina" d'oltralpe, ha alcuni primati e caratteristiche che la rendono unica nel suo genere

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Credits: progettopelago.it - Reggia di Venaria

La reggia sabauda, non molto distante dal capoluogo piemontese, nonostante non raggiunga i fasti dalla “cugina” d’oltralpe, ha alcuni primati e caratteristiche che la rendono unica nel suo genere.

Segreti e curiosità della REGGIA di VENARIA, la Versailles italiana

# La nascita del progetto della reggia, patrimonio dell’Unesco dal 1997

Il progetto per la Reggia di Venaria nasce come una vera impresa faraonica pensata per conferire allo Stato sabaudo un’immagine di prestigio, efficienza e decoro, che fosse all’altezza del nome che successivamente le sarebbe stato dato, quello di La Venaria Reale. Fu progettata dall’architetto Amedeo di Castellamonte per volere del duca Carlo Emanuele II che voleva farne la sua residenza di caccia e costruita in pochissimo tempo, dal 1658 al 1679. La Reggia di Venaria fa parte dal 1997 del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

# La Reggia di Venaria è inserita in un’area complessiva di 80.000 mq. Nel 2019 i suoi giardini eletti parco più bello d’Italia

Il complesso, di cui fa parte la reggia, è costituito da circa 80.000 m2 di terreno calpestabile, include il parco ed il borgo storico di Venaria a cui si unirono successivamente altre case e palazzi di semplici cittadini che vollero abitare nei dintorni della Reggia, fino a che Venaria Reale divenne comune autonomo della provincia di Torino.

I giardini, eletti nel 2019 come parco pubblico più bello d’Italia, furono trasformati in piazza d’armi da Napoleone e solo successivamente vennero ripristinati e ripresi i lavori di  risanamento dell’ambientazione naturale circostante. Dopo 8 anni di restauri, nel 2007 gli splendidi giardini del complesso della reggia di Venaria sono ritornati ai vecchi fasti con con gli spazi dei Giardini all’Inglese, quello dei Fiori e delle Rose, e l’area dei boschetti.

# Dopo le distruzioni dei francesi, Vittorio Amedeo II chiese di ristrutturarla secondo i canoni francesi della Reggia di Versailles

Dopo che il 1º ottobre 1693 i francesi distrussero alcune costruzioni, Vittorio Amedeo II commissionò un ulteriore intervento sulla reggia che venne ristrutturata secondo i canoni francesi, nel tentativo di imitare lo sfarzoso esempio d’oltralpe della Reggia di Versailles. Fu Filippo Juvarra che lavorò al complesso agli inizi del ‘700 facendo costruire la Gran Galleria e parallelamente della Chiesa di Sant’Uberto, incastonata tra i palazzi tanto da non permetterne la costruzione della cupola. Tra la metà del ‘700 e l’inizio dell’800 vennero realizzati: le scuderie, il maneggio, la scala della Reggia di Diana e la galleria di Sant’Uberto.

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Fonte: Guida Torino

# Perchè è considerata la piccola Versailles italiana

Primo perché l’intento principale di Vittorio Amedeo II, primo Re di casa Savoia, era di celebrare la sua vittoria cercando di rivaleggiarsi sul vicino sovrano francese che da sempre l’aveva trattato come un vassallo. Il sogno del padre appariva piccolo e fuori moda ormai e diventava primaria la necessità di utilizzare come modello di riferimento operativo della ricostruzione della Reggia proprio lo stile usato da suoi antagonisti: i visitatori che varcavano la soglia di Venaria sarebbero stati così costretti a paragonarla con la vicina e rivale Versailles.

Secondo, perché lo scopo per cui vennero realizzate fu lo stesso: la rappresentazione del potere assoluto sul territorio e sul popolo utilizzando l’architettura. Più gli edifici erano grandi tanto più grande era l’autorità che volevano esprimere.

La differenza sostanziale però riguarda le dimensioni: la facciata della Reggia di Versailles misura da sola 550 metri e il parco è cinque volte più grande di quello di Venaria

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.