Un naso rosso ci salverà. A Carnevale torna il FESTIVAL più Internazionale di Milano

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milano clown festival

Vi siete mai chiesti cosa vedono i bambini in una bolla di sapone? Per noi adulti non è che il simbolo di qualcosa di effimero destinato a evaporare in niente, mentre per loro dentro c’è un mondo, pieno di sogno, gioco, immaginazione, che merita di essere inseguito per ore. E’ forse questa la magia racchiusa in ogni bimbo, la capacità di scorgere cose che gli adulti hanno perso di vista e di esprimere le proprie emozioni con una naturalezza che noi, da troppo tempo, abbiamo dimenticato.

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Un po’ come i Clown. Che sono personaggi  sopra le righe, abituati a vivere nel proprio mondo, surreale e fantastico, e che sanno giocare con i sensi, con gli oggetti, con il silenzio, senza temere di mostrarsi per quel che sono. Forse per questo i bambini li adorano, mentre a noi, a volte, fanno un po’ paura. Perché ci mettono di fronte alle nostre insicurezze, alla nostra crescente incapacità di comunicare, e un poco ci fanno sentire fuori posto.

Ma per quattro giorni l’anno, durante il Carnevale Ambrosiano, Milano tutta entra in questo mondo magico ed è disposta a perdervisi. Favoloso, colorato, affollato e in totale libertà, il Milano Clown Festival è l’unica realtà internazionale dedicata al Clown e al nuovo Teatro di strada, che la nostra città ospita dal 2006, ma che è quasi più famosa all’estero che tra i milanesi. Una kermesse concentrata in quattro giorni fitti di appuntamenti con spettacoli a rotazione all’aperto e al chiuso, dal mattino alla sera, per un totale di oltre 150 eventi tutti ad ingresso libero, tra teatri, tra teatri, piazze, pub, sagrati di chiesa e luoghi segreti, ma anche tendoni da circo tirati su nel quartiere Isola, dove il festival è nato.

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Sembra passata una vita da quando, anni fa, ci spostavamo in piccoli gruppi tra gli spazi aperti o nascosti dell’Isola, a volte sotto la pioggia battente, scoprendo uno spettacolo dopo altro, una meraviglia dopo l’altra, immergendoci a poco a poco in questa strana realtà che sembrava troppo incredibile per passare inosservata. Partito dalla piccola Scuola di Arti Circensi e Teatrali in via Sebenico, oramai il Clown Festival di Moriss (alias Maurizio Accatato) ha conquistato infatti buona parte della città, raggiungendo anche quelle realtà più discrete in cui maggiore è il bisogno di magia: case della carità, case dell’accoglienza, ospedali pediatrici. Ma il suo cuore è sempre all’Isola, e batte senza sosta tutti i pomeriggi in ogni angolo di questo quartiere.

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Varcato il tendone del circo poi, davvero sembra di entrare in un mondo fantastico, abitato da esseri strani che non soggiacciono alle leggi della convenzionalità, ma acquistano una fisicità quasi ultraterrena facendo con il loro corpo cose che noi umani non riusciamo nemmeno a comprendere. C’è più plasticità e poesia nelle dita di una mano di questi artisti di quanto ognuno di noi forzati del tapis roulant potremmo mai pensare di raggiungere. E non perché i clown non abbiano un’anima, ma perché hai sempre la sensazione che te la stiano offrendo sulla punta delle dita, senza nulla chiedere in cambio se non un pizzico di complicità.

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Matti? Forse un po’, del resto per ogni artista un po’ di follia è necessità. E una volta entrati in questa realtà fatta di colori, apparentemente avulsa dalla normalità e da qualunque logica economica – giacché  il Festival è fatto solo per amore e si chiude spesso in perdita – ci si sorprende a sbirciare dentro la nostra vita quotidiana, tutta piena delle piccole necessità di ogni giorno e delle preoccupazioni macinate a ritmi sempre più veloci, fino a farci assalire da un dubbio inconfessabile: non è che invece i matti siamo proprio noi?

Ma è un attimo, ed il Festival finisce, violento e rapido come un ciclone. Dobbiamo solo riuscire a custodire dentro un po’ di quella magia fino all’anno prossimo.

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ROBERTA CACCIALUPI

 

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Roberta Caccialupi
Storica di formazione, “multimediale” per professione, da alcuni anni racconto sul mio blog la vita e le contraddizioni del quartiere Isola, luogo di partenza della mia famiglia in cui, dopo vario pellegrinare, sono tornata a vivere. Qui è nato e si consolida ogni giorno l’amore per la mia città.