10 OSPEDALI di Milano che meritano di essere raccontati

Riscopriamo ospedali celebri del presente e del passato di Milano

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ospedale dateo

Nel corso della storia milanese, la costruzione di ospedali fu quasi sempre la risposta a una particolare esigenza: laddove era necessario accogliere i bambini abbandonati si costruiva un befotrofio, se il numero dei poveri aumentava si costruivano strutture per accoglierli e assisterli, e infine quando una nuova epidemia dilagava nuovi ospedali venivano costruiti per accogliere i malati. Ma non fu sempre l’emergenza la ragione di un progetto ospedaliero: accadde anche che un ospedale venisse costruito da un grande magnate per accattivarsi il favore del popolo.
A Milano, la vita ospedaliera è sempre stata molto attiva e di grande interesse.


10 OSPEDALI di Milano che meritano di essere raccontati

#1 Ospedale Dateo

ospedale dateo

Il primo ospedale di cui si abbia notizia sicura a Milano fu un befotrofio, ovvero un istituto che accoglieva e allevava neonati illegittimi, abbandonati o in pericolo di abbandono. Lo si ricorda con il nome di xenodochio e fu fondato dall’arciprete Dateo nell’ VIII secolo. L’ospedale sorgeva nei pressi dell’attuale Piazza Duomo, più precisamente in via Silvio Pellico. Fu poi demolito insieme alla chiesa (San Salvatore in Xenodochio) che gli era stata costruita accanto.
La lapide celebrativa dedicata all’arciprete fondatore non è più visibile oggi, ma Milano ricorda comunque la sua persona nominando Piazza Dateo la piazza sulla quale sorgeva l’ex befotrofio provinciale. 

#2 Ospedale San Simpliciano

ospedale san simpliciano

Nel 1039 fu eretto l’ospedale S. Simpliciano, il primo costruito da privati cittadini. In particolare furono due laici, Lanfranco della Pila e la moglie Fraxia, che ne avviarono la costruzione per “ricevere, albergare e nutrire i poveri deboli”.
Poche sono le notizie sul luogo in cui si trovava esattamente questo ospedale: l’unica cosa che sappiamo è che era nei pressi del monastero di Santa Margherita nel Carrobbio di Porta Nuova (vicino all’attuale Piazza della Scala).
Dunque l’ospedale si chiama così non perché si trova vicino all’attuale chiesa di San Simpliciano (in Corso Garibaldi), ma perché era di proprietà del suo abate. Oggi, purtroppo, niente è rimasto di questo ospedale.

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#3 Ospedale S. Nazaro

ospedale s nazaro

Nel secolo successivo una malattia dilagata in maniera epidemica dalla Francia chiamata “Fuoco di Sant’Antonio”, portò alla fondazione dell’ospedale di S. Nazaro, che solo successivamente fu chiamato Ospedale di Sant’Antonio, perché posto sotto la giurisdizione dei padri Antoniani. Oggi  la via su cui si affacciava l’ospedale prende il nome di Via Sant’Antonio.
Nota interessante: dal momento che per curare i malati da questa fastidiosa malattia era necessario spalmare sui pazienti un unguento ricavato dal grasso dei maiali, i monaci iniziarono ad allevarli e a farli circolare liberamente nelle vie della zona.
Da questa usanza l’ospedale acquisì l’appellativo di “Hospitale “porcorum”, ovvero ospedale dei maiali.
Ad oggi rimane solo la chiesa di Sant’Antonio, da sempre adiacente all’ospedale, e il vecchio chiostro, che è frequentato quotidianamente dagli studenti dell’Università Statale.

#4 Ospedale di Santo Stefano in Brolo

Ospedale di Santo Stefano in Brolo

Altro importante istituto ospedaliero fu quello di Santo Stefano in Brolo, fondato a metà del XII secolo e rimasto funzionante sino al 1692.
Diversi cronisti dell’epoca, il più celebre dei quali fu Bonvesin de la Riva, contarono nell’ospedale del Brolo più di 500 degenti e altrettanti malati non costretti a letto, a cui si aggiungeva uno stuolo di balie per l’allevamento di 350 bambini. Questo ospedale era infatti uno dei più grandi della città.

#5 Ospedale Ca’ Granda – Policlinico

Ospedale Ca’ Granda – Policlinico

Forse in nessun’altra parte del globo, un ospedale crebbe in proporzioni così vaste, funzionando e dilatandosi ininterrottamente per cinque secoli, dai tempi degli Sforza alla battaglia di Hiroshima.
L’ospedale della Ca’ Granda fu eretto nel 1456 sul terreno offerto da Francesco Sforza e la moglie Bianca Maria Visconti agli amministratori degli ospedali milanesi. In realtà questo generoso gesto era dovuto a un motivo ben preciso: accattivarsi il favore del popolo che era ancora legato alla famiglia dei Visconti, sebbene questa avesse perso potere dopo il matrimonio tra Francesco Sforza e Bianca Maria.
A realizzare l’edificio, che voleva essere eccessivamente monumentale per rappresentare appunto il grande potere degli Sforza, venne chiamato lo scultore e architetto Antonio Averulino da Firenze, detto il Filarete. Per la costruzione, che lo impegnò per ben nove anni, guadagnò il lauto stipendio di venti fiorini al mese.
L’edificio entrò in funzione nel 1473 con i suoi malati, i suoi trovatelli e la sua corte di faccendieri. Ma non solo. In realtà questo ospedale era un mondo completo, una sorta di città nella città con i suoi depositi per le vettovaglie, i parcheggi per i cavalli e i carri, i forni per il pane, le macellerie.
Nato come ospedale dei poveri, la struttura fu comunque fin dall’inizio adibita a nosocomio in cui si curavano i malati con speranza di guarigione.
Solo nei primi anni del Novecento l’Università Statale prese possesso di questi ambienti stanziandosi con la sede principale. Allora l’ospedale, denominato poi Policlinico, si spostò nella vasta zona vicina dove si trova tutt’ora.

#6 Ospedale Fatebenefratelli

Ospedale Fatebenefratelli

Si tratta di un’altra grande, importante e storica struttura ospedaliera.
L’Ospedale Fatebenefratelli fu voluto da Carlo Borromeo, l’arcivescovo di Milano in carica dal 1560 al 1584, e dal suo successore Gaspare Visconti che incaricò l’Opera Fatebenefratelli, da cui deriva il nome attuale dell’ospedale, di occuparsene.
Allora era stato denominato “Ospedale per convalescenti” e si trovava nell’area in cui è tutt’ora, ossia tra via Fatebenefratelli, Porta Nuova e via Moscova, una volta detta stradone di Santa Teresa. 

#7 Ospedale Luigi Sacco

Ospedale Luigi Sacco

Di fronte alla crescita esponenziale dei malati di tubercolosi, anche detta tisi, in seguito alla prima guerra mondiale, il Comune di Milano decise di avviare la costruzione del sanatorio di Vialba, che fu uno dei primi sanatori di pianura in Italia.
Ricoprì la medesima funzione per circa 40 anni, fino a quando nel 1971 fu convertito in ospedale generale provinciale.
Nel 1974 prese il nome del celebre medico Luigi Sacco e divenne uno dei poli dell’Università Statale di Milano.

#8 Ospedale Niguarda

Ospedale Niguarda

Voluto da Benito Mussolini, perché Milano necessitava di un grande ospedale generalista, venne costruito nel 1939 nel quartiere di Niguarda, da cui l’ospedale prende il nome, a nord di Milano. In realtà, il nome completo era Ospedale Ca’Granda di Niguarda per sottolineare il legame, amministrativo e logistico, con il grande ospedale Ca’ Granda, di cui abbiamo parlato sopra.

#9 Ospedale San Raffaele

Ospedale Fatebenefratelli

Si trova sul confine tra il Comune di Milano e quello di Segrate.  Fu fondato nel 1969 da Luigi Maria Verzè, che poi ne divenne storico presidente e rettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele, e nel 1999 l’ospedale prese il titolo di “Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico”. Nel 2012 è entrato a far parte del gruppo ospedaliero San Donato.
A marzo del 2020, l’ospedale ha inaugurato un nuovo reparto costruito in tempi record (appena 10 giorni) specializzato nella cura dei pazienti affetti da Coronavirus.

#10 Ospedale Gaetano Pini

Ospedale Gaetano Pini

Si tratta del più antico istituto ortopedico d’Italia. Le sue origini risalgono al 1874 quando Gaetano Pini fondò la Scuola dei Rachitici. Solo nei primi anni del Novecento la struttura si rinnova e si allarga per diventare un vero e proprio ospedale ortopedico moderno. Inoltre il Gaetano Pini è stato la sede della prima cattedra di ortopedia dell’Università Statale di Milano, ed è ancora oggi uno dei centri di eccellenza per lo studio e la cura delle malattie dell’apparato muscolo-scheletrico.
È anche rinomato per la sofisticata strumentazione tecnologica di cui si avvale.

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Letizia Deho
Classe 1999 e Milanese al 100%. Dopo la maturità classica, ho deciso di studiare filosofia. Nel tempo libero suono il pianoforte, pratico danza classica e coltivo la mia curiosità, che Milano mi permette di stimolare sempre di più.