ITALIA: le 2 MOSSE necessarie per uscire dalla crisi sanitaria ed economica

Si può iniziare a contare su dati e studi sperimentali che sembrano affidabili per identificare una via di uscita dalla crisi sanitaria e dalla probabile crisi economica.

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Foto: Andrea Cherchi (c)

A più di un mese dall’ingresso nell’emergenza coronavirus si può iniziare a contare su dati e studi sperimentali che sembrano affidabili per identificare una via di uscita dalla crisi sanitaria e dalla probabile crisi economica.

ITALIA: le 2 MOSSE per uscire dalla crisi sanitaria ed economica

#1 La via coreana per uscire dalla crisi sanitaria: tamponi a tappeto e tracciamento dei contagiati

Nei giorni in cui sembra che la curva dei contagi abbia preso finalmente la curva discendente ci si interroga sulla modalità di ripresa della normalità. Le esperienze internazionali sembrano convergere sul modello sudcoreano, che rappresenta l’unico reale caso di successo in grado di arrestare la diffusione dei contagi e dei decessi consentendo al contempo di rientrare a una certa normalità nella vita dei cittadini e nell’attività delle imprese.

Un metodo che è stato applicato con successo anche da Taiwan e Singapore. In Europa lo stanno seguendo anche paesi come l’Islanda, la Germania e, nel nostro Paese, il Veneto, almeno in alcune zone e relativamente all’uso massiccio dei tamponi.

Proprio l’alto numero di tamponi è il perno su cui si fonda il modello sudcoreano. La logica è semplice: la priorità è isolare tutti i contagiati. Se si riesce ad identificare chi è contagiato, anche asintomatico, da chi non lo è, si possono isolare in quarantena le persone a rischio e lasciare libere le altre di riprendere le loro attività. Ogni persona che risulta contagiata consente un tracciamento a ritroso, tramite verifica degli spostamenti via cellulare, per identificare luoghi e contatti a rischio del contagiato.

Il grande pericolo di un’uscita indiscriminata al termine di un lockdown totale, come quello messo in atto in Italia, è di avere una nuova ondata di contagi causata dal fatto di non avere il controllo sulle persone che tornano alla vita normale, senza cioè poter riconoscere chi è contagioso da chi non lo è. Come insegna la Corea o, in Italia, il caso di Vo’ in Veneto, il modo più sicuro e senza controindicazioni di ritornare alla normalità è di eseguire tamponi a tappeto tracciando e isolando tutti quelli che risultano positivi al virus, in modo da evitare che possano innescare nuovi focolai. Questo è ciò che stanno facendo altri Paesi e che si attende faccia anche il nostro governo che ha lanciato un bando per app di tracciamento dei contagiati.

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#2 La via di uscita dall’emergenza economica: denaro a cittadini e a imprese per compensare il crollo della domanda

Paolo Surico e Andrea Galeotti, docenti della London School of Economics, hanno elaborato un modello per affrontare l’emergenza economica. Secondo i due ricercatori si può attendere un calo del PIL nell’ordine del 20% in tutte le principali economie. Questo per un crollo della domanda determinata dai lockdown e dal prevedibile rallentato e scadenzato ritorno nella normalità. Si tratta di uno choc simile alla guerra ma con una radicale differenza.

Finita una guerra si deve procedere alla ricostruzione delle infrastrutture distrutte. Un processo relativamente semplice. Ma nel caso dell’emergenza coronavirus ciò che rischia di venire distrutto è una rete di negozi, aziende, attività micro o medie che se falliscono non potranno più riaprire. Chiudere è facile ma riaprire può essere difficile, se non impossibile. E la loro chiusura porta a cascata problemi per i lavoratori, i fornitori, i finanziatori e l’intero ecosistema sociale dove l’attività operava.

Nel caso della guerra bastava che gli stati avessero le risorse per agire con investimenti e spesa pubblica finalizzata alla ricostruzione di ciò che era stata distrutto. Ma in questo caso bisogna agire subito per evitare che le attività falliscano. Perchè se ciò accade nessuna spesa pubblica può essere in grado di farle riaprire. Quindi Surico e Galeotti sostengono che l’unica via è che le banche centrali “stampino moneta” che deve essere usata dai governi per sostituire la domanda crollata, pagando direttamente con denaro le tre categorie più colpite dalla crisi:

  1. Chi deve pagare un mutuo della casa
  2. Chi deve pagare un affitto
  3.  Le piccole e medie imprese che hanno perso liquidità

Se per la crisi ci sarà una caduta del PIL del 20%, lo Stato deve compensare questo 20% di calo della domanda versando soldi direttamente a cittadini e imprese colpiti dal calo della domanda. Nel caso dell’Italia servirebbe stanziare pertanto una cifra attorno ai 350 miliardi di euro se si vuole scongiurare un crollo dell’economia che rischia di essere irreversibile.
Una cifra fuori portata forse per l’Italia ma sostenibile per la Banca Centrale Europea se aumenta la liquidità sul mercato stampando moneta per acquistare il debito degli stati.

ANDREA ZOPPOLATO

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.