7 cose che mi MANCANO della MILANO PRE-COVID

Della Milano pre-covid mancano a tutti tante cose diverse. Eccone 7 che immagino manchino anche a voi

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Eh si, sono sicura che se Milano potesse piangere inonderebbe le sue vie.
Ci sono cose che abbiamo sempre vissuto senza neppure goderne la vera bellezza e che oggi ci mancano da morire o almeno mancano a me. Chissà se anche a qualcuno di voi.

7 cose che mi MANCANO della MILANO PRE-COVID

#1 di Milano mi manca la folla

Credits: milanotoday.it – Fuorisalone

Le grandi città accolgono ed abbracciano quotidianamente migliaia di anime come madri sopraffatte benevolmente dai tanti figli, invadenti, caotici ma pur sempre figli. La folla veste le piazze come un cappotto caldo e colorato. La folla è quell’ “uno, nessuno, centomila” che ci identifica in un luogo e ci disperde in esso, contemporaneamente.

#2 di Milano mi manca la scelta

cinema milanesi

Mi manca scegliere cosa fare e dove stare, quando mi pare. Libertà persino di sprofondare fra le poltrone di un cinema e sentire l’antipatico ruminare dei popcorn.

#3 di Milano mi manca la propensione al sogno

Foto Andrea Cherchi (c)

Il Covid ci ha accorciato l’orizzonte. La visione del domani.

#4 di Milano mi mancano gli eventi a cui non partecipi ma sai che ci sono

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Gli eventi a Milano orbitano intorno alla tua vita come satelliti che sanno di internazionalità e di futuro. Saloni di macchine, mobili. Fiere e conferenze, meeting. Motori perpetui che tengono la città in movimento.

#5 di Milano mi mancano i turisti

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Cavoli, ce li eravamo conquistati ad uno ad uno dopo l’Expo. Fieri, li avevamo strappati a Venezia e Firenze. Quanto era bello vederli passeggiare per le vie del centro carichi di sacchetti, con il gelato in mano.

#6 di Milano mi manca la precisa collocazione spaziotemporale delle categorie sociali

Impiegati al bar, ragazzini vocianti sui mezzi pubblici, manager a pranzo nei ristoranti, in un ordine spaziotemporale rassicurante.

#7 di Milano mi manca il suo coraggio spavaldo

 
 
Installazione Marco Balich conca incoronata
Installazione Marco Balich conca incoronata

Una città spettacolare che non si fermava mai, fucina di idee e di creatività. Oggi piegata alla paura.

Ma sono sicura, ne sono certa, che seppur ferita lei rimane sempre se stessa.
Pronta a ripartire.
 
PAOLA MERZAGHI
 

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Paola Merzaghi
52 anni, sopra tutto madre, soprattutto coraggiosa sognatrice. Amo scrivere da sempre, ma la tradizione di famiglia mi ha portata ad appartenere alla quinta generazione di orafi, presenti a Milano dal 1870. Di me preferisco pensare di non essere in dirittura d'arrivo ma solo al giro di boa della mia esistenza consapevole che le bracciate per tornare a riva non saranno mai uguali a quelle dell'andata. Le esperienze e le consapevolezze rendono magico ogni metro guadagnato, il profumo del mare, i tramonti e tutte le albe che la vita mi riserverà ancora.