🔴 L’AUTONOMIA DI FATTO: via coreana in VENETO con tamponi a tappeto, autarchia LOMBARDA con Bertolaso

Le prime avvisaglie autonomiste sono state i blocchi di alcune regioni del Sud contro chi proveniva dal nord. Ma ora è il nord che apre crepe nella politica unitaria del governo di Roma

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Credits: larepubblica.it - Zaia e Fontana

Il governo ha dichiarato di voler affrontare l’emergenza coronavirus in modo unitario su tutto il territorio. La strategia scelta in Italia è di limitare i contatti tra le persone, mettendo in quarantena nella propria abitazione tutti i cittadini, riducendo le loro uscite allo stretto necessario, nella fattispecie per motivi di lavoro inderogabili, per fare la spesa e per motivi di salute.

Le prime avvisaglie di ribellione alla strategia unitaria per la verità si erano viste nelle regioni del Sud, con diversi Governatori che hanno emanato direttive ed azioni volte soprattutto a impedire qualunque tipo di ingresso sul territorio di persone provenienti dalle regioni del nord.

Qualche giorno e la strategia unitaria è posta in discussione soprattutto nelle due regioni più colpite da contagi e decessi: Veneto e Lombardia. Le due grandi regioni del nord per motivi differenti stanno prendendo le distanze dalla politica del governo per implementare ulteriori e diversificate strategie d’azione: il Veneto dopo l’esperimento positivo a Vo’ ha deciso di estendere il “modello Corea” dei tamponi a tappeto sul resto del territorio, mentre la Lombardia scottata dall’invio di mascherine inidonee dalla Protezione Civile e dal dietrofront del governo sull’ospedale all’ex Fiera, ha deciso di affidarsi all’ex capo della Protezione Civile Bertolaso e alle imprese del territorio per uscire dalla crisi sanitaria. Ma procediamo con ordine.

L’AUTONOMIA DI FATTO: via coreana in VENETO con tamponi a tappeto, autarchia LOMBARDA con Bertolaso

# Veneto. Zaia: “Sui tamponi non accettiamo lezioni da nessuno. Abbiamo un progetto, li faremo anche on the road

Il presidente della Regione Veneto ha azionato un piano di controllo della popolazione contagiata, sul modello applicato in Corea, che si esplica nella verifica anche dei positivi asintomatici al Covid-19 tramite tamponi effettuati per strada, fuori dai supermercati e anche al personale degli stessi. In Corea i controlli vengono effettuati anche nelle stazioni di servizio e in tutti i locali commerciali, con il risultato di contenuto numero di infettati ospedalizzati e un numero esiguo di decessi in proporzioni ai casi positivi (0,9% contro quasi il 7% italiano).

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Lo stesso Zaia ha dichiarato che oltre ad essere stato il primo ad adottare questa prassi medica in Italia, con tamponi a tutti gli abitanti di Vo’ Euganeo in seguito all’accertamento del paese quale primo focolaio del virus in Veneto, la sua regione risulta essere la prima comunità al mondo per controlli ogni milione di abitanti, per la precisione 29.000.

Identificare e isolare tutti i contagiati, compresi gli asintomatici, secondo gli esperti rappresenta la tecnica migliore per evitare lo sviluppo di nuovi focolai che obblighino ogni volta tutti i cittadini a mettersi in quarantena. Così la Reuters ha sintetizzato i diversi approcci di Italia e Corea: “in Italia, a milioni sono chiusi in casa e oltre 1000 persone sono morte per il coronavirus. Nella Corea del Sud, colpita dall’epidemia più o meno nello stesso periodo, solo poche migliaia di persone sono in quarantena e 67 persone sono morte”. (Reuters: Special Report: Italy and South Korea virus outbreaks reveal disparity in deaths and tactics)

# La Lombardia sceglie di fare da sola e affida a Bertolaso il nuovo ospedale

Anche il governatore lombardo ha scelto una strada differente dalla strategia unitaria del Governo. In questo caso non prevede tamponi a tappeto, ma richiede misure ancora più stringenti rispetto a quanto previsto da Roma e, soprattutto, chiede mano libera per risolvere i due più gravi problemi nella Regione: la carenza di mascherine e la necessità di potenziare i reparti di terapia intensivi.

Il caso emblematico, diventato casus belli dopo una serie di altre polemiche a distanza, è evidenziato dalla scelta di costruire un’ospedale temporaneo con 600 posti letto di terapia intensiva presso i padiglioni vuoti della Fiera Milano in centro città, da mettere in piedi in una settimana. Il progetto era già stato predisposto in accordo con Governo e Protezione Civile ma quest’ultima improvvisamente ha negato il supporto in quanto si è detta impossibilità a fornire macchinari e personale.

Poche ore dopo il dietrofront e lo scontro con il Governo si è infiammato ancora di più. La nuova miccia è stata la ricezione dal personale medico della Lombardia di mascherine di pessima qualità, “simili alla cartaigienica” (Gallera), ricevute dalla Protezione Civile, mascherine di cui gli operatori sanitari hanno disperato bisogno.

Esempio di mascherina inviata dalla Protezione Civile per il personale medico della Lombardia (credit: Il Giorno)

Dopo questi due incidenti la decisione della Regione Lombardia è di “farcela da soli”. Ha chiesto dal ministro Speranza il via libera a fare produrre mascherine ad aziende del territorio e ha attivato una call internazionale per procurarsi il personale qualificato e gli ausili respiratori necessari per l’ospedale temporaneo all’Ex Fiera. Stanno intervenendo in aiuto anche le aziende del territorio: la Morganti ha donato 14.000 mascherine alla Regione, l’Inter altre 85.000, mentre l’Ospedale San Raffaele sta allestendo a sue spese una tensostruttura per potenziare la terapia intensiva contro il coronavirus.

Il fattore di discontinuità con quanto fatto dal Governo italiano è stato però un altro, ovvero quello di affidarsi ad una sorta di commissario per gestire l’emergenza Covid-19 e primo su tutto per l’implementazione del presidio sanitario provvisorio in Fiera: la scelta è ricaduta su Guido Bertolaso, uomo d’esperienza già capo della Protezione Civile e commissario per l’emergenza del terremoto all’Aquila, che per il compenso simbolico di 1 euro fungerà da consulente personale del presidente della Regione Lombardia.

Da molte parti politiche nazionali era stato fatto il nome di Bertolaso come commissario dell’emergenza ma il governo ha optato su Domenico Arcuri di Invitalia. 

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# Lo strappo violento del Trentino. Il Presidente Fugatti: “Se sei qui in villeggiatura niente cure”

Preme sull’acceleratore di un’autonomia ancora più aggressiva il Trentino. Il presidente della Regione Autonoma del Trentino Alto Adige Fugatti ha fatto una dichiarazione molto dura durante l’ultima conferenza stampa, dichiarando “Se sei qui in villeggiatura, anche no. Il Trentino non può sobbarcarsi esigenze sanitarie che non ci competono anche se la costituzione direbbe così. Ma questa è una situazione di emergenza” come riporta ildolimiti.it. Il riferimento è all’art. 32 della Costituzione Italiana che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

# Le autonomie delle Regioni del Nord fatte uscire dalla porta, stanno rientrando dalla finestra?

Le richieste di autonomie delle Regioni del Nord, supportate da referendum popolari, sono state al momento accompagnate alla porta. Le vicende di queste ultimi giorni sembrano mostrare come l’animo autonomista non si sia affatto sopito e i governatori di Veneto e Lombardia con le loro azioni controcorrenti rispetto al Governo nazionale stanno forzando la mano anche forse per dare una dimostrazione che maggior libertà d’azione può significare maggior efficienza, perchè autonomia significa poter agire più da vicino secondo le specifiche esigenze del territorio. Dopo essere state sbattute fuori dalla porta, le autonomie stanno rientrando dalla finestra?

Nel frattempo dalla Spagna, dove le autonomie sono più marcate e le rivendicazioni d’indipendenza come quella della Catalogna hanno sempre riempito le piazze, si sta innescando un nuovo scontro tra le regioni e lo Stato Centrale che vorrebbe avocare a sè i poteri degli enti locali, come riportato da elmundo.es. Si tratta di una “invasione militare” ha dichiarato la giunta della Catalogna.

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.