JAKARTA: il destino inesorabile della capitale che verrà detronizzata

Adesso è ufficiale: in Indonesia sorgerà una nuova capitale. Si chiamerà "Arcipelago"

0
Credits katon765-pixabay - Jakarta

Adesso è ufficiale. Se ne era cominciato a parlare nel 2019, quando il governo indonesiano annunciò per la prima volta l’intenzione di spostare la capitale dello statoOra è stato votato dal parlamento: nell’isola del Borneo, divisa tra Indonesia, Malesia e Brunei, si costruirà la nuova città di Numasantara. Nella lingua locale il nome della futura capitale significa ‘arcipelago’, a voler rappresentare in maniera iconica questo stato sterminato composto di 2500 isole abitate e 15000 disabitate.

Prima di iniziare i lavori, però, il governo vuole completare il piano vaccinale. Insomma, prima del 2024 (quantomeno) questa nuova città ideale non vedrà la luce. To be continued.

JAKARTA: il destino inesorabile della capitale che verrà detronizzata

# Perché viene traslocata la capitale indonesiana?

Credits tresiahoban3-pixabay – Giacarta

Ma cosa spinge un paese a investire un numero sterminato di risorse per far traslocare i ministeri e tutti i vari elefanti della burocrazia statale in un’altra isola a migliaia di chilometri di distanza?

Il motivo ufficiale è che Jakarta (in lingua locale) affonda a una media di circa 7,5 centimetri all’anno per colpa della subsidenza (movimento della piattaforma continentale, che tende ad abbassarsi sotto il peso dei sedimenti accumulati sopra) e innalzamento dei mari. E se il global warming è un problema mondiale, il sovraffollamento della capitale situata nell’isola di Giava è una questione tutta locale: 10 milioni di abitanti, un inquinamento ambientale e un traffico automobilistico da primi posti del ranking mondiale.

Ambientalmente parlando, però, il trasferimento di capitale porterà nuovi problemi: la deforestazione delle aree tropicali del Borneo, a mettere in pericolo la biodiversità. Avranno valutato bene i pro e i contro di una mossa del genere? Pare di sì, e che la diga in costruzione per salvare Giacarta non sarà sufficiente nel lungo periodo: la città potrebbe avere seri problemi di sopravvivenza per il 2050.

I Libri di Milano Città Stato a casa tua: scopri come fare

# J-Town, la città che affonda

Credits iqbalnuril-pixabay – Giacarta

Se il cambio di capitale non è usanza nuova nel sudest asiatico (pensiamo ai relativamente recenti casi di Putrajaya, Malesia e Naypyidaw, Myanmar), in questo caso è la prima volta che si opera una tale scelta in condizioni di minaccia per la capitale presente. Eppure al momento ben il 96% della popolazione locale si è espressa contro il trasferimento di poteri, evidente nei cittadini di Giacarta la consapevolezza della ricchezza indotta che genera la presenza di tanti uffici governativi. E la città, tanto bistrattata dai suoi stessi abitanti da essere nominata the Big Durian, con riferimento al famoso frutto nazionale verde maleodorante, in realtà, pur non potendo rivaleggiare con altre metropoli della zona come Bangkok o Singapore, vale sicuramente una visita, magari all’inizio di un tour che vi porterà poi a visitare le meraviglie di tutto il paese. Partiamo, allora, prima che il livello del mare la sommerga.

# Il fascino irresistibile dell’agglomerato

Credits liveriandono IG – Viale alberato Giacarta

Se vi piacciono i grandi centri urbani, anche qui il vostro cuore batterà forte. Cominciamo col dire che la prima impressione sulla città, scontando i suoi limiti negativi che ci sono già noti, è più che positiva. Ci colpisce l’alberatura sistematica delle strade, sempre disordinata, affascinante, con qualche anno alle spalle, a dare alla città un significato profondo di giungla urbana. Anche il livello medio dei servizi è superiore alle nostre aspettative addormentate in un’Italia stagnante, basti pensare alla risorsa del TransJakarta, il più grande sistema di Bus Rapid Transit (BRT) del mondo, con gli autobus che hanno corsie dedicate al centro dei lunghi viali di scorrimento. I numerosissimi grattacieli, alcuni datati, altri ancora in costruzione, danno anche a Giacarta il fascino notturno delle città contemporanee. Certo, la città è sterminata e per muoversi da una parte all’altra in taxi ci vuole immancabilmente almeno un’ora, negli ingorghi permanenti e anche un po’ rassegnati davanti ai warung, i negozietti di cibo di strada.

# Cercando la vecchia Batavia

Credits Elvan Putra-unsplash – Fatahillah Square

Il vecchio centro coloniale olandese dell’ex capitale delle Indie Orientali Olandesi (Batavia) non può più considerarsi il fulcro della città, dato che la città ha spostato le sue attività principali a sud, ma rimane la zona più antica e più piacevole da percorrere passeggiando. Oggi si chiama Kota Tua e si sviluppa intorno a Fatahillah Square, una vivace piazza in cui si svolgono regolarmente spettacoli di danza tradizionali. Qui troverete, oltre al Jakarta History Museum ospitato in un edificio di epoca olandese con dipinti e oggetti d’antiquariato e al Wayang Museum che espone marionette giavanesi in legno, anche tutte le ragazze locali, la maggior parte velate, che si fanno l’immancabile selfie con i pupazzi di Doraemon o di Masha&Orso venuti a catturare l’attenzione dei più piccoli.

Nelle vicinanze (andateci con un economico tuk-tuk oppure noleggiando le coloratissime biciclette dotate di cappelli protettivi), golette e pescherecci solcano il vecchio porto di Sunda Kelapa, dove in mezzo alle bianche imbarcazioni decorate con motivi colorati tradizionali del folclore locale, potrete osservare in diretta le attività di carico e scarico merci, mentre nei vicini ex-magazzini, dalle tipiche finestre in legno dei Paesi Bassi, potrete tornare indietro nel tempo visitando le collezioni del Museo Marittimo.

# Quando le pellicole ispirano

Credits Lorenzo Zucchi

Cosa ci racconta, cosa ci dice a prima vista questa Indonesia? La società è in bilico, sicuramente, tra una frangia di islamisti oltranzisti e una buona fetta di popolazione (per lo più giovane) che vuole vivere secondo i dettami dell’occidente. Uno spaccato ben reso anche dalla cinematografia locale, che ha regalato delle perle: ad esempio la saga delle due pellicole The Raid, horror di ottima fattura, di cui il secondo girato nell’iconico centro commerciale del Plaza Indonesia, nel benestante quartiere di Menteng. Qui aveva sede pure l’associazione culturale della finzione del più recente film di Netflix Photocopier, che ben rende il livello di corruzione nel paese (non è una sorpresa, nemmeno per noi italiani, e non deve essere ovviamente un limite ai viaggi, per non dover andare sempre in Svizzera o in Scandinavia). In generale la popolazione è un mix talmente estremo che il paese mantiene una certa tolleranza di fondo per tutte le minoranze, con una lingua collante senza grammatica che ha diversi prestiti anche dalle lingue romanze.

# La Giacarta da non perdere

Credits Lorenzo Zucchi – Monumen Nasional

Abbiamo tenuto per ultimi i monumenti comandati, ma sappiamo bene che nessuna visita, nemmeno quella più alternativa, ne può fare a meno. Al centro di tutto, c’è il MoNas (abbreviazione di Monumen Nasional), il monumento più emblematico della città da quando è stata eretto nel 1961 per ricordare coloro che hanno combattuto contro l’Olanda per l’indipendenza del Paese. Percorrendo la vasta, squadrata Merdeka Square, annoterete prima il Palazzo presidenziale, dove risiede al momento Widodo, in carica dal 2014. Poi potrete visitare gli interni del Museo Nazionale Indonesiano, che spicca già per la bellezza dell’edificio, in un bianco pulito e con una bella fontana raffigurante un elefante.

Fronte a fronte, in una contrapposizione pacifica di idee diverse e rispettate, a pochi metri dalla piazza dell’indipendenza, troverete i due edifici religiosi più importanti di Giacarta: la Cattedrale neogotica di Nostra Signora Assunta (1901) e la famosa Moschea Istiqlal (1978), la terza moschea sunnita più grande del mondo. Va bene, adesso andatevi a mangiare dei frutti di mare, prima che l’oceano diventi padrone di tutto. Non so se avete visto Don’t Look Up, ma probabilmente è proprio l’ora per bere come se non ci fosse un domani, nei locali turistici dei cocktail senza pretese di Jalan Jaksa, brindando al domani di questa città straordinaria.

 

Continua la lettura con: 10 città MERAVIGLIOSE ma SOTTOVALUTATE nel mondo

LORENZO ZUCCHI

Copyright milanocittastato.it

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.


Articolo precedenteCi vediamo ASAP, rispondimi ASAP, tutto è sempre più ASAP: ma come si dice in MILANESE?
Articolo successivoA Milano il CASH è di casa: ma come si dice in milanese?
Lorenzo Zucchi
Laureato in statistica, milanese d’adozione da 16 anni. Grande appassionato di viaggi, fotografia minimalista, architettura e urbanistica. Sognatore estremo, coltiva l’idea di una federazione mondiale di Città Stato. Obiettivo nascosto: svecchiare la società dai suoi tanti risvolti retrogradi. Citazione preferita: la vita reale è per chi non sa fare di meglio.