Andrea Mirò: “Milano deve tornare ad essere un LABORATORIO ANOMALO di modernità”

"La libertà di pensiero è il valore più alto che abbiamo"

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Credits: @youtube Andrea Mirò

Uno degli appuntamenti in scena in questo periodo è “Libertà obbligatoria un omaggio a Giorgio Gaber” nel ventennale della scomparsa. Canzoni e monologhi si alternano leggeri, toccando tematiche importanti. Protagonisti Andrea Mirò ed Enrico Ballardini,cui si aggiungono una coppia di attori di grande forza teatrale come Sara Bertelà e Gianluigi Fogacci. Musica da Ripostiglio (Luca Pirozzi, Luca Giacomelli, Emanuele Pellegrini e Raffaele Toninelli), adattamento e regia Emilio Russo. Dopo il debutto al Piccolo Teatro il 13 giugno, lo spettacolo viene replicato al Teatro Menotti dal 14 al 25 giugno.

In un momento di pausa delle prove raggiungiamo Roberta Mogliotti, in arte Andrea Mirò, classe 1967. Artista eclettica e donna dalle mille sfaccettature. Compositrice, cantautrice, musicista, cantante, direttrice d’orchestra, polistrumentista, compagna di Enrico Ruggeri, da cui ha avuto due figli Ugo Federico (nato nel  2005) ed Eva Clara (nata nel 2010) . Camere con vista è il doppio album appena uscito che raccoglie 20 anni di carriera della artista.

Andrea Mirò: “Milano deve tornare ad essere un LABORATORIO ANOMALO di modernità”

# Quanto è attuale Gaber?

Gaber

“Libertà obbligatoria è del 1976 . Ancora sbalordisce l’attualità del suo pensiero. Un pensiero profondo e affilato con quella leggerezza punteggiata di umorismo e sarcasmo davvero irresistibile, forse necessario per indagare il nostro presente.”

# Racconti Gaber ai giovani che forse non lo conoscono?

Credits: piccoloteatro.org
“Libertà obbligatoria un omaggio a Giorgio Gaber”

“Gaber è sempre rimasto un libero pensatore. Profetico, visionario. Era capace di raccontare la realtà come pochi al mondo, ma – allo stesso tempo – di andare oltre. Era un artista che ti regalava dubbi, non certezze. Era uno che induceva lo spettatore a pensare, a non avere preconcetti, a non cercare l’applauso facile e ad avere il coraggio di dire cose anche scomode. È anche la mia cifra stilistica e ne vado fiera, anche se spesso non è stato e non è facile. Rimango un’artista di una nicchia di resistenza, infischiandomene completamente delle logiche di mercato e cercando sempre una dimensione originale. È quello che cerco di raccontare anche ai miei figli. La libertà di pensiero è il valore più alto che abbiamo. Ti insegnano che per vivere bene dobbiamo credere, quando invece dobbiamo imparare a dubitare.”

# Uno dei brani preferiti?

“Si può. Gaber elenca una serie di libertà “concesse”: siamo liberi come l’aria, io mi vesto come mi pare, posso mettermi un orecchino, far dibattiti sull’orgasmo, fare i giovani a sessant’anni e puoi anche farti uno spinello. Ma come? Con tutte le libertà che avete, volete anche la libertà di pensare? Chiede con ironia. Profetico, visionario, attualissimo. Se Gaber era disilluso e incazzato allora, oggi forse lo sarebbe ancora di più. La dittatura del pensiero unico ha silenziato ogni forma di pensiero critico. Chi non si allinea ai canoni del pensiero unico viene emarginato e ghettizzato dai “salotti” del potere culturale e mediatico. Pensa cosa è successo sui vaccini, costa sta succedendo sulla guerra in Ucraina. Si semplificano le argomentazioni, si ricerca una polarizzazione della realtà, dividendo in buoni e cattivi, anti-razzisti e razzisti, rispettosi e discriminatori, ecologici e inquinatori perché ragionare è faticoso. Molti, di fronte a quella fatica, rinunciano e preferiscono il discount dei pensieri preconfezionati, è la cosa più facile e sbrigativa. Ma questo impoverire la realtà che è  complessa…”

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# Tre priorità. Milano deve liberarsi da…

Credits viveremilano – Cestini pieni

“Dalla sciatteria, dal degrado e dall’incuria. Dalla fontana spenta alle aiuole spelacchiate, agli orologi urbani fermi o sbagliati ai motorini, monopattini e biciclette parcheggiati ovunque capiti. In piazza della Vetra, o ai Bastioni di Porta Venezia il degrado impera da anni su tutto. senza che nessuno muova un dito. È veramente paradossale, che, in molte strade, i cassonetti che dovrebbero aiutare la raccolta e lo smaltimento siano diventati, invece, degli immondi e strapieni ricettacoli di rifiuti, che traboccano anche in strada. Scarso senso civico, sicuramente. Ma spiace dirlo, stiamo notando da diverso tempo (troppo) un peggioramento dei servizi Amsa che riscontriamo ovunque in città. Alcuni cestoni stradali sono stati sostituiti ultimamente con un nuovo modello a imboccatura più stretta per evitare che vengano riempiti con i sacchetti dei rifiuti domestici. Risultato? È tutto come o peggio di prima e, oltre a inserire comunque i rifiuti impropri, gli stessi vengono continuamente e tranquillamente abbandonati intorno ai cestini come sempre. Degrado genera così altro degrado. E potrei continuare.”

# Continua Roberta…

“Milano è la città del divertimento e della vita notturna. Dei locali e delle discoteche. Dei ristoranti, dei cinema e dei teatri. Spostarsi la sera in città continua ad essere, purtroppo, un privilegio di chi è automunito, con tutte le difficoltà del parcheggio. Oppure di chi può pagarsi un taxi o un noleggio. Aspettare in piena notte l’autobus per 25 minuti, salirvi, non è un modo celere e sicuro per tornare a casa.”

# Cosa ti aspetti da Milano?

La musica vive qui – Credits: Milano Music Week

“Da Milano ci si attende di più, sempre, in termini di autonomia e originalità di pensiero e azione che la distingua dalle altre città. Milano deve tornare ad essere quel laboratorio anomalo di modernità che è stata per lunghi tratti del secolo passato, senza nostalgie, liberandosi da una narrazione autocelebrativa un po’ falsata, falsata a senso unico che non aiuta la città a interrogarsi e a evolversi. Per farlo abbiamo bisogno di trovare il coraggio di farci delle domande scomode. Una su tutte: che senso hanno miliardi di investimenti, se producono più disuguaglianze?”

# Cosa ha perso la città?

L’ironia e l’ottimismo. Una scala sociale fluida e possibile. Un’imprenditoria evoluta e colta. Risorse che, insieme, hanno costruito quell’immaginario che l’ha trasformata nella vera capitale del ‘900 italiano.”

# La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Credits: teatro.it
Andrea Mirò

“Milano mi ha aiutata a diventare quella che sono. Grazie anche ad alcuni incontri significativi. Persone che sono rimaste al mio fianco, ma anche quelle che all’improvviso sono andate via.”

# La canzone su Milano a cui sei più legata

“Come è bella la città di Gaber. Mi ha raccontato quello che volevo sapere di Milano in pochi minuti. Tutto scritto e cantato in quella lingua masticata e unica di Gaber: l’amarezza e l’ironia.”

# Sei nata e cresciuta a Rocchetta Tanaro, un paesino in provincia di Asti. Il tuo primo impatto con Milano?

“Mi pareva di essere arrivata nel posto giusto. Dove potevi andare dal panettiere in abito da sera o in ciabatte e nessuno ti guardava strano. Appena arrivata, fui colpita dagli enormi cartelloni pubblicitari, sembravano delle quinte teatrali.”

# Prima casa?

credit: milano panoramica

“In zona Monteceneri. Non dimenticherò mai che appena arrivata qui alcuni amici mi invitarono a fare un giro sulla montagnetta di San Siro. Appena la vidi, esclamai: “Una collina qui? Ma è fantastica, sembra di essere dalle mie parti nel Monferrato”. Loro scoppiarono a ridere e poi dissero: “Guarda che sotto i nostri piedi ci sono tutte le macerie dei bombardamenti dell’ultima guerra”. Ecco, nella primavera del 1944 Milano era così: un cumulo di macerie di ogni tipo. Una storia da non dimenticare. Milano è una città capace di reinventarsi.”

# La zona preferita?

“Dove abito, a due passi dalla Bocconi, vicino alle mura spagnole. Un quartiere che io ed Enrico conosciamo  da tempo e a cui siamo affezionati. Ricordo che all’epoca andavamo sempre in via Salasco, zona viale Bligny, dove c’era la casa di alcuni amici in cui si poteva capitare a tutte le ore. E avevamo scoperto che in zona aveva aperto una pizzeria un ex chitarrista dei Decibel, la band capitanata da Enrico negli anni 80..”

# Tu ed Enrico formate una delle coppie più solide della musica. Come vi siete conosciuti?

Credits: antiwarsongs.org
Mirò e RUggeri

“Il destino è veramente bizzarro! Nel 1987 io debuttavo al Festival, lui lo vinceva con Si può dare di più. Per tutta la settimana ci eravamo sicuramente sfiorati senza mai conoscerci. Ci siamo ritrovati nel 1994 proprio a Milano. Conobbi Enrico a un provino. Stava cercando una polistrumentista della sezione ritmica della sua band per un suo tour. Mi presentai senza trucco con jeans, maglietta e scarpe da tennis, portando con me solo una chitarra un violino. Mi selezionarono. E partimmo per una lunga tournée. Lui un po’ mi corteggiava. Non volevo vedere e anche solo a pensarci, mi dicevo, per carità lasciamo stare. Non mi fidavo. Enrico era all’apice della popolarità, si era appena separato (con Laura Ferrato, sposata dal cantautore nel 1986, ndr) e stava attraversando una fase di inaffidabilità sentimentale, troppo affollata di donne.”

# Il tuo passatempo preferito a Milano?

Impegni permettendo, andare al cinema la mattina, all’Anteo. Proiezione di grandi film in lingua originale, sottotitolati in italiano. Ultimo film visto: Tar con una strepitosa Cate Blanchet.

Continua la lettura con: “Milano è una BELLEZZA SEGRETA che emerge quando la marea del lavoro si abbassa”. Una chiacchierata con ELISABETTA SGARBI, l’ideatrice de La Milanesiana

CRISTINA TIRINZONI

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Cristina Tirinzoni
Giornalista professionista di lungo corso, ho cominciato a scrivere per testate femminili (Donna Moderna, Cosmopolitan, Effe, Donnainsalute) occupandomi di psico benessere, attualità, cultura. Curiosa, ho sempre cercato di raccontare e capire il mondo e l'animo umano. Con la voglia di sapere, di approfondire, sospinta dalla brezza del dubbio, e di sdrammatizzare un po' con l' ironia. Ho pubblicato due libri di poesie Sia pure il tempo di un istante (Neos edizionii) e Come un taglio nel paesaggio (Genersi editore)