Se questa è una guerra

La guerra oggi sembra più simile a un atto di bullismo e di barbarie piuttosto che una modalità codificata nei secoli

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Nella notte di Natale del 1914, nelle trincee delle Fiandre, si sospesero i combattimenti e i soldati degli eserciti contrapposti si ritrovarono a festeggiare il Natale giocando una partita di pallone nella terra di nessuno

In passato la guerra rispettava dei codici d’onore e di civiltà.

Prima di entrare in un conflitto si seguivano procedure molto precise.
Prima di dichiarare guerra a una nazione si inviava un ultimatum in cui si intimava il contendente a mettere in atto comportamenti per disinnescare il conflitto. Se ciò non avveniva, si dichiarava guerra con un atto formale consegnato all’ambasciatore del paese in questione. Questo consentiva all’avversario di organizzarsi di conseguenza per mettere al riparo la popolazione civile e di allertare tutti gli alleati.

Negli ultimatum e nelle dichiarazioni di guerra erano già scritti i punti che gli stati ritenevano fondamentali per muovere il conflitto e quindi anche la base per poter impostare le relazioni diplomatiche, così come per redigere i trattati di pace alla fine del conflitto.

Muovere guerra senza dichiararla era considerato un atto criminale della peggior specie. Ad esempio, la mancata dichiarazione di guerra dei giapponesi prima dell’attacco di Pearl Harbour (tra l’altro secondo i giapponesi dovuta a problemi di comunicazione) ha innescato un’escalation che ha portato perfino alla bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki che fu giustificata proprio come punizione per l’atto di guerra non dichiarata.

La tregua di Natale

La guerra era l’extrema ratio per risolvere problemi tra gli stati, perciò rispettava delle procedure che si muovevano all’interno delle regole civili, come quella di dichiarare guerra, di rispettare trattati e alleanze e di limitare il conflitto al settore militare. In tempi precedenti la guerra era una faccenda riservata principalmente ai membri delle classi dirigenti e si evitava di estendere il conflitto in ogni ambito che non fosse quello militare. Per gli antichi greci esistevano priorità superiori alla stessa guerra: per i Giochi Olimpici si sospendeva qualunque conflitto.

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La guerra oggi sembra più simile a un atto di bullismo e di barbarie piuttosto che una modalità codificata nei secoli.

Non si usa più dichiarare guerra ma si passa subito a invadere territori. Non si rispettano le alleanze, ma si interviene a combattere anche in territori estranei a qualunque trattato di reciproca difesa. Invece di cercare di limitare le questioni belliche al settore militare si coinvolgono i civili e si estende la conflittualità in ogni ambito, da quello economico a quello culturale, come è il caso delle discriminazioni operate contro cittadini provenienti dai luoghi d’origine dei paesi contendenti.

Tregua di Natale

Senza dichiarare guerra, infine, non si mettono in luce le motivazioni fondamentali delle opposte fazioni e non si hanno elementi utili né per concludere il conflitto determinato dal contenzioso né per predisporre un trattato di pace che possa risolvere la questione in modo definitivo.

La guerra è da sempre parte delle questioni umane: proprio nella guerra si misurava il livello di civiltà di una società.
Se guardiamo a quello che sta accadendo oggi il livello di civiltà che stiamo dimostrando è al punto più basso della storia dell’umanità.  

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