L’Italia dei vetero-savoiardi

La loro idea: un'Italia con una unica mentalità, un sistema centralista e classista, con una classe dirigente paternalistica che guarda più a Parigi che alla strada sotto casa

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Credits: best5.it - Savoia

I vetero-savoiardi sono schivi ed altezzosi, ma non appena metti in discussione le loro certezze, i loro opachi simboli, i loro “eroici” personaggi tanto imbarazzanti quanto modesti, si risentono profondamente. I loro convincimenti impregnati di retorica risorgimentale, spesso misti ad un sottile antimeridionalismo, non ammettono repliche e mettono in ombra la storia millenaria della nostra penisola.

L’Italia dei vetero-savoiardi

# I vetero-savoiardi accusano di “neo borbonesimo” chiunque osi mettere in discussione il processo di unificazione italiana

Nel 2021 i vetero-savoiardi accusano chiunque voglia analizzare il processo di “unificazione” italiana in maniera più lucida e disincantata, di “neo borbonesimo”, di mancanza di patriottismo o di ignoranza. I loro convincimenti impregnati di retorica risorgimentale, spesso misti ad un sottile antimeridionalismo, non ammettono repliche. Superiamo questa pretestuosa giustificazione: “il Nord era ricco e sviluppato e il Sud come il terzo mondo”, questo sono soliti affermare i restauratori vetero-savoiardi, vero o falso che sia, ci pare una giustificazione alquanto debole per mettere in ombra millenni di storia.

# La loro idea: un’Italia con una unica mentalità, un sistema centralista e classista, con una classe dirigente paternalistica che guarda più a Parigi che alla strada sotto casa

Non solo tra la gente comune o i politici, anche alcuni giornali vedi Corriere della Sera che, nonostante abbia sede a Milano, considerano la Torino dei secoli scorsi un faro della civiltà, centro di riformismo progressista, libero e democratico, governato da una casata illuminata. Il Corriere non perde occasione per rimarcare la sua ammirazione per la casa Sabauda, posta la foto del cavallo con sopra il re torinese e la seguente didascalia: “Vittorio Emanuele cavalca nel cielo di Milano verso il Duomo” didascalia da libro cuore. Dedica mesi di lettere a memoria del processo di unificazione, ci propone pagine, allegati, inserti al fine di ricordarci che se esiste l’Italia è perché esiste Torino, risparmiata dalla essere rasa al suolo grazie alla pietà di Radetzky.

La loro idea è un’Italia ancora sabauda, con una unica mentalità, un sistema centralista e classista, con una classe dirigente paternalistica che guarda più a Parigi che alla strada sotto casa. 

# E invece no: l’Italia è l’insieme dei suoi dialetti, delle sue città, delle sue tradizioni

Liberissimi di sostenere questa posizione, ci mancherebbe. Noi però siamo liberi di pensare che l’Italia sia la terra della diversità: l’insieme dei suoi dialetti, delle sue città, delle sue tradizioni, queste ultime spesso annichilite dalla casata francofona. Pensiamo che prima di tutto siano stati l’Impero romano, le Repubbliche marinare, la gloriosa Venezia, gli Sforza e i Visconti di Milano, Milano che sconfisse il Barbarossa assieme alle altre città lombarde, a creare lo splendido patrimonio che chiamiamo Italia. L’elenco potrebbe continuare per pagine e pagine.

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Invece si continua a dimenticare che la prima cattedra di Astronomia fu a Napoli, che il primo parlamento fu in Sicilia, che a Manduria, la bellissima cittadina messapica fu sconfitto l’esercito spartano. Ci dimentichiamo che il Leone di San Marco dominava dalla Laguna alla Grecia lasciandoci magnifiche testimonianze architettoniche e ergendosi per secoli a simbolo di libertà, che la bandiera inglese è in realtà quella di Genova data in prestito alle navi di sua maestà per non subire gli attacchi dei pirati. Ancora, che quando Milano fu capitale dell’Impero romano d’Occidente fu data libertà di culto ai Cristiani con l’Editto di Costantino, pietra miliare della civiltà occidentale.
Della Sardegna si crede erroneamente che sia solo un isola dedita al pascolo delle pecore con un bellissimo mare, ignorando che conservi invece una storia antichissima come le tante testimonianze archeologiche ci dimostrano.

Questa è la meraviglia dell’Italia. Che non ha più bisogno di uniformità e di controllo omologante ma esattamente il contrario. Ha bisogno di valorizzare la sua magnifica diversità. E in questo serve un’Italia che abbia un punto di vista meno sabaudo e più milanese. 

# Servirebbe un’Italia più milanese, per valorizzare le diversità e le  peculiarità della penisola

Un’Italia molto più milanese costruita sul modello ideato da Carlo Cattaneo, avrebbe valorizzato le immense varietà e peculiarità della penisola, esaltandone la diversità come punto di forza. Tutto quello che ci differenzia tutt’ora rispetto ad altri grandi Paesi dove, pur all’interno di un immenso patrimonio storico culturale, le differenze tra regioni e città sono decisamente meno marcate.

Ci vengono imposti invece simboli eretti in un periodo di eccessivo entusiasmo e poca lucidità e i testi scolastici, almeno quelli più vecchi, sono impregnati di faziosità. Ci ritroviamo vie e piazze dedicate a personaggi che furono veri e propri criminali, abbiamo ereditato un paese centralista, burocratizzato, che non tiene conto delle differenze culturali e linguistiche, che ha portato avanti ogni azione per omologarci.

Se dovesse esistere un solo paese federalista e pluralista in Europa questo dovrebbe essere l’Italia. E se rinascesse Carlo Cattaneo le cinque giornate le organizzerebbe verso un altro nemico.

Continua la lettura con: “Un federalismo delle città per rilanciare l’Italia”

ANDREA URBANO

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Andrea Urbano
Nato a milano, ma milanese per scelta (per metà salentino). Sono appassionato a tutto quello che riguarda Milano: storia, cultura, dialetto e patrimonio artistico, progetti urbanistici, futuri socio econonomici, oltre a cinema, sport e viaggi. Lavoro nell'ufficio export di una multinazionale. Sono un grande tifoso del Milan. Alla ricerca di una modella. Quartiere: BOVISA

1 COMMENTO

  1. Sono uomo del nord ma quando si parla di unità d’italia divento meridionalista. I Savoia erano solo marionette, L’unita d’Italia l’hanno voluta è fatta gli inglesi che ovviamente si sono prese le enormi riserve auree del regno delle due Sicilia . Come con l’oro di Geddafi ai tempi nostri. I Savoia a Fenestrelle hanno fatto il primo campo di concentramento per meridionali riottosi e le scuole per 2 anni sono state chiuse in tutto il nezzogiorno per motivi di sicurezza. Mi sembrano i tempi che viviamo oggi con le solite stesse persone al potete mondiale. Senza dimenticare che hanno fatto sparire uno stato che copriva un terzo di Italia. Lo stato pontificio!

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