L’AUTODETERMINAZIONE dei POPOLI: il grande nemico dell’Occidente al tramonto

Fa più paura di una guerra

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Comunque la si veda, la guerra in Ucraina ha mostrato una volta ancora il grande tabù per chi governa in Occidente: l’autodeterminazione. L’autoproclamazione d’indipendenza dall’Ucraina delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk ha innescato ogni tipo di reazione tranne una di quelle forse più logiche: capire se esiste realmente la volontà maggioritaria dei popoli che vivono in quei territori di staccarsi dall’Ucraina.  

Questa non è una sorpresa. L’ostilità del mondo occidentale nei confronti di qualunque rivendicazione di autonomia territoriale è ormai cosa nota. Nel recente passato è stata esercitata anche in modo violento la repressione contro le istanze autonomiste della Catalogna o della Nuova Caledonia.

La cosa curiosa è che buona parte degli stati dell’Occidente si sono originati proprio da processi di autodeterminazione dei popoli, come ad esempio gli Stati Uniti, la Germania e la stessa Italia che durante le guerre risorgimentali ha utilizzato lo strumento del plebiscito per dare una legittimità al processo di unificazione che trovava giustificazione proprio dal diritto di autodeterminazione delle popolazione annesse.

La questione cruciale è questa: ha ancora senso che i popoli si possano autodeterminare quando di fatto l’Occidente lo considera il pericolo peggiore che possa capitare all’interno dei loro stati?

Forse, per evitare l’escalation bellica, sarebbe nell’interesse delle nazioni europee ricordarsi della loro origine e cercare di comprendere se sia autentica e accettabile la decisione della maggioranza dei cittadini delle due regioni indipendentiste di staccarsi dall’Ucraina.

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La paura di risvegliare al loro interno spinte indipendentiste potrebbe alimentare un conflitto che per gli stessi stati europei presenta rischi ben maggiori.
Gli stati hanno molta più paura di perdere pezzi dei loro territori che affrontare una guerra.

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