Un SENO ormai SECCO

Qualcosa di ancora più grosso si delinea all’orizzonte

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Questo periodo sembra far svanire una ad una tutte le illusioni di un mondo arrivato al capolinea. Ma c’è qualcosa di ancora più grosso che si delinea all’orizzonte.  

# Una delle caratteristiche della modernità è l’incapacità di autonomia dell’essere umano

Nella situazione che stiamo vivendo quello che salta all’occhio è l’incredibile correlazione tra dipendenza sistemica e dipendenza soggettiva.
Una delle caratteristiche della modernità è l’assoluta incapacità di autonomia dell’essere umano. La crescita di un sistema globalizzato ha accentuato questa dipendenza.

Se nasci a inizio Novecento capisci che o sviluppi una forma di autonomia o sei destinato a non campare. Se nasci nel terzo millennio ti ritrovi in un mondo a forma di culla, in cui l’ambiente esterno provvede a tutto, creando una dipendenza passiva al sistema che la cultura progressista ha accentuato: una società che forma ragazzi da divano che se trovano un po’ di aria fredda si ammalano. Ben diversi dai loro bisnonni che venivano cresciuti per affrontare sfide mortali. 

# Il grande vizio della nostra società: la possibilità di vivere nella dipendenza

In questa elefantiasi dell’apparato che ci circonda ci siamo trovati ad avere la possibilità di non essere più autonomi. Se guardiamo l’educazione di un ragazzo di oggi, quelli definiti in America come snow flake- palle di neve, hai un essere umano, dipendente, molle, incapace di reazione a un sistema che viene artificialmente mostrato come un luogo provvidenziale che provvede a tutto, ma che nella realtà può diventare pericoloso. Se lo confronti a un ragazzo che fino ad alcuni decenni fa dava del voi ai nonni, c’era una durezza che creava un essere umano autonomo, forte, che doveva affrontare le asperità dell’esterno contando sulle sue sole forze.

Questo sistema che si è formato in modo intenso nella globalizzazione e ci ha consentito di abbandonarci alle fantasie e ai piaceri della dipendenza, se crolla provocherà la necessità traumatica di un ritorno all’autonomia. Autonomia insieme materiale e psicologica, anche perché nel momento in cui le condizioni ti obbligano, ti trovi in una situazione in cui l’esperienza esterna ti forma inevitabilmente in modo diverso rispetto a come ti ha formato fino a pochi giorni prima.

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# Come una madre che cresce eterni bambini incapaci di camminare da soli nel mondo

Pericle, nell’Atene del V secolo che giunge al suo massimo splendore, si accorse che le generazioni che hanno creato la grandezza della città erano quelle di Maratea e di battaglie tremende che, dopo aver vissuto il sacrificio, avevano creato quel mondo che stava alimentando quelle generazioni deboli e incapaci che avrebbero consumato quella grandezza.

Addirittura Pericle ipotizzava la necessità di una guerra con Sparta per ritemprare quello spirito che aveva portato alla grande Atene e che vedeva sciogliersi. Fu bravo profeta perché la sua Atene non sarebbe mai più ritornata così grande.

Viviamo oggi in un mondo di apparente comfort che non ci rende più in grado di produrre eccellenza e novità autentica, in ogni ambito. Come se questo mondo si fosse costituito in una madre che attraverso una forma di iperattenzione si sostituisce all’autonomia del figlio, producendo eterni bambini incapaci di camminare da soli nel mondo.

# Si può essere entusiasti del cambiamento traumatico che ci attende

Anche se con un processo traumatico, stiamo per essere spinti a livello collettivo e individuale a una rifondazione di noi stessi in un’autonomia che ha di per sé il valore fondante di ogni civiltà evolutiva.

Con la fine del mondo della dipendenza, l’autonomia diventerà autonomia economica, alimentare, nel provvedere alle esigenze primarie e si trasformerà in un’autonomia psicologica che di solito è la premessa di realizzazione, di grandezza, di generazione di cose importanti. Anche perché il fine di ogni processo di formazione tra i viventi è di portare i figli alla capacità di vivere in autonomia dai genitori. 

Vista in questo modo, si può essere entusiasti di questo cambiamento anche se sarà traumatico per molti. Perché passare dallo scomodo al comodo è semplice, ma dal comodo allo scomodo è dura.
E ci saranno molti che, invece di abbracciare il cambiamento rifondandosi nell’autonomia di se stessi, continueranno a cercare il latte di una madre con un seno ormai secco.

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LA FENICE

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