Sarà un altro vedere

La rivoluzione dell'informazione

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Ph. Bessi (pixabay)

Il sistema è una materializzazione dell’Io irrisolto.
Se vivessimo in un mondo di esseri illuminati nella loro coscienza non avremmo nulla di quello che vediamo. Gli stati, le città, la cultura, i prodotti non sarebbero in questo modo.
Il mondo che vediamo è una somatizzazione dell’io fittizio che l’umanità ha vissuto negli ultimi secoli.

Stiamo assistendo alla morte dell’io fittizio. Chi non ha la capacità di affrontare questa morte simbolica che avverte dentro sé stesso e che vede al di fuori, si aggrappa a memorie e a macerie prive di vita. Chi, invece, si rende conto di questo processo cerca strumenti che lo appoggino in questa radicale messa in discussione del sé.

Non ha senso opporsi in senso sociale o politico a ciò che vediamo contraddire ogni valore umano autentico. L’opposizione fa parte dello stessa campo di gioco della posizione a cui si oppone. Anzi, opponendosi costituisce un rinforzo a chi occupa la posizione dominante.

La chiave è accettare il processo, capire l’ineluttabilità, rinunciare a una opposizione sterile a qualcosa che ha già un destino inesorabile. Il punto non è come è fatto il mondo, ma è capire come uscire da questo condizionamento senza farci travolgere.

Si devono creare strutture autonome, indipendenti dal sistema, coltivare, allevare, lavorare con la natura per entrare in sintonia con il suo ritmo.
In un momento come questo in cui la trasformazione è prima di tutto informazione, dentro a questo contatto con la natura inizi ad avvertire questa nuova informazione, questa frequenza, scarichi la nuova informazione che è viva all’interno del pianeta.

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Perché l’errore si è sedimentato nella società umana, non nella natura.
Rendendoti autonomo da quello che chiamiamo mondo, che in è un mega riflesso della massa degli Io fittizi, puoi avere la possibilità di utilizzare dei percorsi che ti permettano di rompere i confini del tuo Io.  

A quel punto nascerebbe quella forza, quell’intensità, quel magnetismo spirituale, che darà la capacità di percorrere strade nuove da condividere con gli altri. Ma l’ampliamento di questa esperienza sarà possibile solo dopo che le dimensioni più grandi avranno fatto il loro corso.

Un processo che non si può immaginare ma solo assecondare.
Come un seme che prima deve radicarsi e solo dopo si trasforma in un processo di azione via via più visibile che prende la forma di una pianta. Ora bisogna occuparsi di ottenere, di intercettare quella forza, invece che pensare a come usarla.

Perché bisogna accogliere, non razionalizzare. Bisogna sottomettersi al processo, non dominarlo o programmarlo. E orientarsi a una rigenerazione spirituale prima ancora che materiale.
A quel punto la coscienza scaricherà solo l’informazione prioritaria, mentre la razionalità servirà per formalizzare.

Ogni tentativo che vada in contrasto a questi enormi cambiamenti sarà reso inefficace dal cambiamento stesso.
Hai un modo interno con la capacità di creare tutte le condizioni, per cui il tutto verrà a te.

Continua la lettura con: Cavalcare il male

LA FENICE

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