La foto del giorno: oggi siamo nell’Ossario sotto al monumento di Piazza Cinque Giornate (dove vengono custoditi i resti di chi ha combattuto durante le Cinque Giornate)
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A Milano, le piste ciclabili sono spesso al centro di polemiche e discussioni. In questo caso però c’è in gioco l’incolumità di ciclisti.
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La ciclabile di Milano per nervi di acciaio
# La pista sulla circonvallazione usata come corsia di accelerazione per moto e scooter
Maps – Ciclabile viale Marche
La pista ciclabile lungo viale Marche è di quelle realizzate solo con una linea tracciata sull’asfalto a delimitare il confine con la carreggiata stradale. Essendo sulla circonvallazione, la velocità dei mezzi è più sostenuta che in altre strade cittadine e già per questo motivo i ciclisti la percorrono con più di qualche rischio. La mancanza dei cordoli aggiunge un altro elemento di pericolosità, perchè spesso le auto spesso invadono la corsia e soprattutto moto e scooter sfrecciano a tutta velocità. Come fossero su un circuito.
# «Percorrerla abitualmente migliora riflessi e reattività, fino a far sviluppare una sorta di vista a 360°»
Repubblica Milano – Ciclabile Marche
La pagina instagram “maledettebiclettemilanesi“, che con ironia persegue una battaglia a tutela dei ciclisti in città, scrive a riguardo in un suo post: «Si dice che chi percorre la ciclabile di Viale Marche potenzi i riflessi e la reattività. In caso di ripetuta esposizione si acquisisce la vista a 360 gradi. C’è chi dice che dopo si è pronti addirittura a viale Monza.»
Maps – Viale Marche
Se c’è chi conferma che la situazione è così notte e giorno, nei commenti dei milanesi non mancano ironia e sarcasmo. C’è chi propone di trasformare Milano in una città interamente pedonale, chi ironizza sull’idea che qualcuno possa effettivamente andare a lavoro in bici, e chi si lamenta della mancanza di controlli contro la sosta selvaggia sui marciapiedi e sulle ciclabili.
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I capelli sembrano cornici che definiscono a volte consciamente, a volte inconsciamente chi siamo: un colore, un ricciolo, una frangia, un semplice abbandono al tempo che passa attraverso un grigio sale pepe. La fabbrica della beauty hair ha ben intercettato il concetto e fin qui tutto bene, ma in un mondo in cui tutto è “over” e dove Milano è sempre over tra gli “over“, andare dal parrucchiere è diventato troppo over per le possibilità economiche.
Parlo alle donne che fortunatamente i capelli li hanno e alle poche (ammetto di essere fra queste) che in un momento di sconforto hanno invidiato i calvi che con i loro bellissimi crani rasati hanno trovato la più stupenda acconciatura low cost esistente.
La hair farm milanese è suddivisa in due rami ben definiti: i cinesi e gli italiani.
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Parrucchieri italiani vs cinesi: la grande sfida della hair firm di Milano
# I parrucchieri cinesi
Parrucchiere cinese
I primi: se riesci i fidarti e a farti comprendere, a causa di quel muro linguistico che non ha trovato risposte nella loro riconosciuta saggezza e duttilità, esci più o meno soddisfatta ad un prezzo contenuto. In realtà sempre meno contenuto a causa dalla sacra legge della domanda e dell’offerta. Unico pensiero che non ti abbandona una volta a casa: che prodotti avranno usato? E rimani attenta ad intercettare qualche possibile reazione del cuoio capelluto: si sa che che non brillano in qualità.
# I parrucchieri italiani
irisceramicaofficial IG – Aldo Coppola
I secondi: appena entri vieni accolta come “una regina”: ti fanno accomodare, ti offrono il caffè, si prestano a fare le guardarobiere. Ed è purtroppo quello il momento in cui scatta l’effetto alert: la sensazione che la potenziale regina sia lì per essere spennata. Perché questa specie di paranoia se i prezzi sono esposti (a volte anche in vetrina) e sai già ciò di cui hai bisogno?
Le parrucchiere italiane usano sapientemente il vantaggio linguistico orientandolo “all’intortamento”: presentano miriadi di prodotti a cui difficilmente puoi dire no per non tradire la tua natura popolare (perché purtroppo sai di non essere una regina!).
Risultato: per uno spruzzo di lacca in più, una noce di gloss, uno Shampoo “speciale”, il conto è ben oltre il preventivo che ti eri fatta facendo la semplice somma delle tariffe esposte per il trattamento di cui avevi bisogno.
# Perchè questo servizio non ha offerte per fasce di prezzo?
congerdesign-pixabay – Parrucchiere
Andare dal parrucchiere è un bisogno che pur depurato dalle personali esigenze di immagine, dovrebbe appartenere al paniere su cui si calcola l’inflazione. Ne abbiamo necessità tutti, anche se in particolare le donne e per un arco temporale lunghissimo visto che per un capriccio della natura anche in vecchiaia in cui molti processi si arrestano, quello dei capelli no, anzi: se ne ha ancora più bisogno.
L’osservazione è che questo servizio non abbia offerte per fasce di prezzo come avviene ad esempio per altre categorie di prodotti/servizi in cui esistono dei “discount”: si è stretti tra l’incudine cinese, (araba per il corrispondente al maschile) e il martello locale che batte fortemente cassa.
In attesa che arrivi il parrucchiere nato da A.I. (non è una iattura vendicativa, prima o poi pare tocchi a tutte le professioni) sarebbe auspicabile che questo utile servizio gestito in modo obsoleto, potesse diventare più smart e più accessibile economicamente con il vantaggio che molti lo utilizzerebbero maggiormente.
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Le nuove tecnologie hanno rivoluzionato il modo in cui restiamo connessi durante gli spostamenti, e tra le innovazioni più significative c’è la eSIM. Questo sistema elimina la necessità di utilizzare schede tradizionali, offrendo un servizio immediato e flessibile.
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Come le eSIM semplificano l’accesso ai dati mobili per i viaggiatori
# Un nuovo modo di rimanere online ovunque
pexels-jacob-Esim
Con le eSIM, attivare un piano dati sul proprio smartphone è davvero semplice, senza bisogno di procurarsi una scheda fisica o recarsi in un negozio. Basta scegliere online il pacchetto più adatto, valutando la destinazione, la durata del soggiorno e la quantità di gigabyte necessaria in base alle proprie esigenze. Una volta completato l’acquisto, si riceve un codice QR o un profilo digitale da installare direttamente sul dispositivo. La configurazione richiede pochi passaggi e, appena completata, la connessione è subito attiva. Questo significa poter navigare già prima della partenza o immediatamente dopo l’atterraggio, evitando inutili attese o complicazioni all’arrivo in un nuovo Paese.
# Perché è la scelta ideale per chi si sposta all’estero
L’adozione di questa soluzione tecnologica porta con sé una serie di vantaggi concreti:
• Stop ai costi di roaming: Con un pacchetto prepagato di un operatore locale, si evitano tariffe eccessive. Ad esempio, una settimana in Turchia con un’eSIM può costare fino al 70% in meno rispetto al roaming con un operatore europeo. In media, le tariffe extra per sette giorni possono superare i 50-60 euro, mentre un’eSIM locale con 10-15 GB ha un costo di circa 15-20 euro.
• Copertura affidabile in diverse aree: Attivando più profili sullo stesso dispositivo, è possibile passare da una rete all’altra con agilità. Molte schede digitali offrono anche la possibilità di collegarsi a più provider, garantendo una maggiore potenza e continuità del segnale rispetto a una singola scheda fisica.
• Stabilità della rete per il lavoro a distanza: Non dipendendo da hotspot pubblici, è possibile gestire email e videoconferenze senza intoppi e fastidiose interruzioni. Questo è particolarmente utile per chi lavora in smartworking o deve partecipare a riunioni mentre è in movimento.
• Nessun rischio di smarrimento o danneggiamento: Non essendoci un supporto hardware, non si corre il pericolo di perderlo o romperlo accidentalmente. • Un’opzione più ecologica: L’assenza di plastica riduce l’impatto ambientale e i rifiuti elettronici legati alla produzione e allo smaltimento delle vecchie schede.
# Più sicurezza rispetto agli hotspot gratuiti
pixabay – free wifi
Limitando l’utilizzo degli open Wi-Fi, si riduce anche il rischio di furti di informazioni sensibili e attacchi informatici. Ad esempio, gli hotspot gratuiti negli aeroporti, negli hotel o nei caffè possono essere vulnerabili agli attacchi di tipo “man-in-the-middle”, dove un hacker intercetta la comunicazione tra il telefono e il server, sottraendo informazioni sensibili come credenziali bancarie o password. Un altro possibile inconveniente è dato dall’uso di reti non protette in luoghi turistici, dove i malintenzionati possono creare accessi falsi con nomi simili a quelli ufficiali. Un visitatore che si collega a uno di questi Wi-Fi potrebbe inavvertitamente esporre i propri dati personali senza nemmeno accorgersene. Optando per una SIM integrata con rete dati mobile,si evitano completamente questi pericoli.
# Connessione immediata in Turchia
Credits smuldur-pixabay – Turchia
Destinazione sempre più amata dai viaggiatori, questa terra affascinante offre esperienze uniche, e grazie all’innovativa tecnologia eSIM, restare collegati in ogni angolo del Paese diventa ancora più facile. Che si tratti di esplorare le strade di Istanbul, ammirare la Cappadocia o rilassarsi sulle spiagge di Antalya, un’eSIM per la Turchia garantisce accesso diretto a mappe, guide digitali, social media e comunicazioni in tempo reale. Chi visita la Cappadocia, ad esempio, può risparmiare fino a 30 euro su un viaggio di 10 giorni rispetto a un piano di roaming tradizionale, ottenendo al contempo una copertura affidabile anche nelle zone più remote, dove gli hotspot gratuiti potrebbero non essere disponibili. L’uso delle eSIM sta trasformando il modo di accedere a Internet all’estero. Con la sostituzione delle vecchie SIM e la possibilità di attivare un’offerta in pochi comodi step, il processo diventa decisamente più conveniente. Che si tratti di una breve vacanza o di un lungo periodo di lavoro all’estero, questa soluzione garantisce una connettività illimitata e alla portata di tutti. Scegliere un’eSIM per la Turchia significa affidarsi a un sistema più moderno e sicuro, che elimina i possibili inconvenienti. Ovunque ci si trovi, restare online non sarà più un problema.
REDAZIONE
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Il sogno di tutti i lavoratori è quello di poter lavorare in un ambiente sereno e tranquillo. Ma a Milano è possibile? Certo che sì. Ecco dove.
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7 locali milanesi dove poter lavorare e godersi la vita
#7 Colibrì: lavorare con tutto ciò che ti serve
credits ApeTime
Colibrì è un caffè letterario in pieno centro a Milano, dove poter acquistare libri, ma anche fare colazioni, pranzi e aperitivi. Il menù del giorno è piccolo ma molto pregiato, con proposte stagionali di assoluta qualità come Orzo, zucca, ceci e pecorino, mentre per la sera una selezione di stuzzichini come bruschette, pizze, taglieri e nachos. Colibrì è anche però un luogo perfetto per lavorare: il wi-fi gratuito e l’atmosfera è rilassata e accogliente, sia nella saletta che nel giardino interno. L’unica svantaggio è la consumazione obbligatoria, e il fatto che a partire da metà pomeriggio il locale si affolla per i vari eventi che vengono organizzati. Media recensioni Google: 4.3/5
Indirizzo: via Laghetto 9/11
#6 Starbucks Reserve Roastery: lavorare con il sogno americano
credits flawless life
Il colosso americano Starbucks è approdato anche a Milano nel settembre del 2018. E non in modo banale: questo store è il più grande d’Europa e si affaccia in piazza Cordusio, a due passi dal Duomo. Ciò che attrae molte persone a lavorare qui è proprio l’ampio spazio a disposizione all’interno della struttura, che conta addirittura tre bar diversi: Princi Bar, Main Bar e Scooping Bar.Media recensioni Google: 4.4/5
Indirizzo: via Cordusio, 1
#5 Combo: lavorare come in un campus universitario
credits zero.eu
A primo impatto, Combo sembra semplicemente un ostello, ma non è come sembra. Combo infatti è anche un ristorante, in cui le specialità locali incontrano la cucina del mondo. Ma soprattutto è il luogo ideale per lavorare e rilassarsi, grazie al suo ampio cortile immerso nel verde. Ogni settimana, inoltre, il locale ospita eventi musicali, artistici o culturali aperti al pubblico. Media recensioni Google: 4.3/5
Indirizzo: Ripa di Porta Ricinese, 83
#4 Base: il centro culturale costruito in un ex fabbrica di treni
credits Base Milano
Un vero e proprio centro culturale al servizio dei milanesi. Base è un progetto che coordina arte, impresa, tecnologia e innovazione. È sicuramente un luogo dove organizzare eventi, spettacoli, ma anche dove poter lavorare nell’ampia area del bistrot dal desing industriale brutalista. In ogni momento della giornata Base ha un suo menù dedicato: si parte dalla mattina con la caffetteria alla proposta veloce del pranzo, fra pinse, insalate, primi piatti e qualche secondo. Si passa poi all’aperitivo con un’ampia scelta di drink, cocktail, vini naturali e birre artigianali da accompagnare a hamburger. Media recensioni Google: 4.2/5
Indirizzo: Via Ambrogio Bergognone da Fossano 20
#3 Long Song: lavorare tra i libri in un’atmosfera vintage
credits long song books
Il Long Song di via Stoppani è una caffetteria di qualità che offre birre artigianali, piatti ideati e preparati con dedizione e curiosità, ma soprattutto un ambiente di lavoro confortevole. L’ambiente interno è infatti tappezzato da libri, che occupano tutte le pareti. Grazie al Wi-Fi, questa caffetteria è diventata un luogo di lavoro ambito per molte persone, giovani e non. Media recensioni Google: 4.5/5
Indirizzo: via Antonio Stoppani, 11
#2 Pausa: lavorare con stile milanese e mentalità internazionale
credits flawless life
Questo marchio di origini cinesi pone le sue radici a Hong Kong e ha poi aperto anche a Milano. I punti di forza sono molti. La cucina è aperta tutto il giorno, con tanti prodotti italiani di qualità. Ma Pausa non è solo un luogo in cui puoi mangiare. Si può anche studiare, lavorare sfruttando un ambiente tranquillo per distaccarsi qualche ora dalla vita sfrenata della metropoli. Media recensioni Google: 4.6/5
Indirizzo: via Cesare Correnti, 28
#1 CityLife Shopping District: lavorare come in un coworking ma a costo zero
credits Teknoring
È il centro commerciale per eccellenza. Contiene circa 100 negozi, con una superficie di 32.000 metri quadri. L’area food è la meta preferita per i lavoratori in smart working. Quest’area infatti è dotata di prese e connessione gratuita, perfetti per sedersi e lavorare al tablet o al pc. In pratica sono vere e proprie scrivanie da coworking, senza però avere la noia di dover pagare l’affitto e senza soffrire l’ansia tipica di alcuni camerieri che, con eccessiva fretta, premono perchè “tra un po’ ci serve il tavolo”. Un altro valore aggiunto è la possibilità di poter ordinare un caffè e fermarsi per pranzo, consumando tutto nella propria postazione. Media recensioni Google: 4.4/5
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Per lo statuto di Milano i simboli di Milano sono 3: la bandiera, il gonfalone e lo stemma. Che è nato il 19 marzo.
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19 marzo: nasce lo stemma di Milano
# Lo stemma con la corona simbolo di città
Credits: wikipedia.org
19 marzo 1934. Nasce ufficialmente lo stemma di Milano. Ispirato dalla bandiera bianca e rossa, è uno scudo di color argento e con base bianca, su cui è sovrapposta una croce rossa. Alla base si trovano un ramo di quercia ed uno di alloro uniti da un nastro tricolore. Sovrasta lo scudo una corona turrita di colore oro e nero: questa simboleggia il titolo di città. Ma quali sono gli altri due simboli di Milano?
# La bandiera “copiata” da Genova
Credits: bandiere.it
La bandiera di Milano: la prima testimonianza risale al Medioevo, come bandiera del Ducato di Milano. Un vessillo bianco con una croce rossa, dove il bianco simboleggiava il popolo ed il rosso la nobiltà. La stessa dell’Inghilterra, entrambe copiate da quella di Genova.
A Milano si sono succeduti vari casati, esponendo di volta in volta diverse bandiere, anche detti “stendardi civici” (Vexillum civitas), ma la bandiera ufficiale è sempre stata l’originaria: bianca con croce rossa, vessillo ufficiale (Vexillum publicum).
Il terzo simbolo di Milano è il gonfalone di Sant’Ambrogio. Risale al 1566 e venne benedetto da Carlo Borromeo per essere reso pubblico alla comunità l’8 dicembre dello stesso anno, rimanendo in uso fino a fine Ottocento.
L’opera, alta 5 metri e larga 3,50, è custodita all’interno del Castello Sforzesco, nella sala del Gonfalone, ed una copia si trova a Palazzo Marino. Raffigura su entrambe le facce Sant’Ambrogio che tiene nella mano destra lo staffile, simbolo della cacciata degli Ariani, e nella sinistra un pastorale molto lavorato, simbolo del suo ruolo di Vescovo. L’abito che indossa, la mitria e lo sfondo sono ricolmi di simbologie cattoliche e non, agiografia in tela.
Altri simboli di Milano, non ufficiali, ma ufficiosamente molto sentiti sono: il biscione, la Madunina e la scrofa semilanuta.
# Il biscione mangiabambini
Credits: milanobiz.it
Definito da Dante Alighieri come “la vipera che il milanese accampa” (La Divina Commedia, Purgatorio, Canto VIII) il biscione era il simbolo del casato Visconti.
Fu Cesare Cesariano, nel 1521, a proporre di mettere una statua della Vergine sulla guglia più alta del Duomo. La statua, posizionata sulla guglia solo nel 1774, è alta 4,16 metri, si compone di 33 lastre di rame che la rivestono e di 6.750 fogli di oro zecchino utilizzati per la doratura, per un peso di 399,2kg. La tradizione prima, e legge poi, impose che nessun edificio Milanese potesse essere più alto dei 108,5 metri di altezza che domina la Vergine. A questo proposito, i vari palazzi, costruiti in seguito, onorano la statua con delle copie poste in cima ad essi.
Tito Livio è lo storico che ci tramanda la storia della Fondazione di Milano da parte di una tribù celtica, nel VI secolo a.C. La tribù, guidata dal nipote del re celtico Ambigato, tale Belloveso, giunse nella pianura settentrionale italica con l’intento di conquistare il Nord.
La leggenda narra che Belloveso si trovò in un luogo inospitale, fatto di fango e paludi, quindi consultò l’oracolo per decidere dove stabilire l’insediamento. L’oracolo gli rispose che una scrofa (animale sacro per i celti) ricoperta di pelo gli avrebbe indicato il luogo ed il nome della città. Lungo il loro cammino scorsero una femmina di cinghiale con il pelo molto lungo, ma solo nella parte anteriore del corpo. Questo fu il segnale cercato e lì i celti fondarono Medhe-lan, che in gallico significa “terra di mezzo” e la scrofa ne diventò il simbolo. Medhe-lan diventò, in latino, Medio-lanum che può avere, accanto al significato di “terra in mezzo alla pianura”, anche quello di “semi-lanuta”. La scrofa semilanuta fu il simbolo di Milano fino a che fu sostituita dal biscione dei Visconti nel Medioevo. Tuttavia, oggi si trova ancora raffigurata in alcuni punti della città: su uno dei capitelli del Palazzo della Regione, in piazza della Scala, sul gonfalone ufficiale ai piedi di Sant’Ambrogio, in uno stemma nel cortile interno di Palazzo Marino e in Piazza dei Mercanti su un bassorilievo.
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Abbiamo svolto una ricerca per scoprire quali sono le attività più gettonati da chi è in pensione a Milano. Queste sono risultate le più apprezzate.
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La Dolce Vita dei pensionati a Milano: le 10 attività più gratificanti
# Giro nei cantieri
paolo.tammy IG – Umarell
Un grande classico. Soprattutto per chi nella vita si occupava di costruzioni o di dirigere dei progetti. E a Milano c’è l’imbarazzo della scelta. Chi ha più esperienza ama paragonare i lavori di oggi con quelli del passato. E dare anche qualche consiglio utile, con le classiche braccia incrociate dietro la schiena. Nota: a differenza di quello che molti credono, il termine umarell non è milanese. Ma arriva da Bologna.
# Fare lunghe passeggiate
Quelle che nell’età da lavoro causano sensi di colpa. Pressati dalla fretta e dalle scadenze, solo nell’età d’argento ci si può godere il fascino di una lunga passeggiata in giro per Milano in totale libertà dallo scorrere del tempo a riscoprire le bellezze della città. E dietro ogni angolo si nasconde qualche ricordo della Milano che si è vissuta e che fa piacere riportare alla memoria.
# Mostre e musei
worlt.travelers IG – Museo Escher
Impossibile arrivare alla pensione dopo essere riusciti a visitare tutti i musei di Milano. Finalmente con l’esplosione di tempo libero si può rimediare. Non solo: si ha il giusto tempo per godersi le mostre temporanee che a ogni stagione colorano di cultura Milano.
# Un caffé nei bar storici
Credits guglielmogiustini_ IG – Cova Milano
Un’età meravigliosa per ritrovare il tempo perduto delle amicizie di lunga data. L’appuntamento in un bar storiche con vecchie conoscenze è un altro momento impagabile. Con il piacere impagabile di condividere ricordi e nostalgie in un caffé storico, come Cova o Marchesi.
# Teatro e cinema
Onegin – Credits: Teatro alla Scala
Altro intrattenimento spesso rimandato per gli impegni quotidiani. Un’emozione unica: ritrovarsi in un’ampia sala a godersi uno spettacolo. Proiettato sullo schermo o dal vivo sul palco. E Milano offre un cartellone di appuntamenti unico in Italia. La chicca? Il ciclo “Rivediamoli” all’Anteo: a soli 3 euro.
# Il nuovo sapore dell’attività fisica
skysport – Altra vista Padel Pavillon
Svolgere uno sport o un’attività fisica con gli anni assume un valore diverso. Da giovani era un modo per sfogare l’energia in eccesso. Con l’età diventa una conquista.
# Hobby per tutti i gusti
La stagione giusta per potersi dedicare a quelle attività sospese o mai avviate. Apprendere una nuova lingua, frequentare l’università (della terza età e non), imparare cose che non si conoscevano.
# Dedicarsi ai nipoti
Credits: ferrarasalute.it
Sono gli incorreggibili. Quelli a cui non è ancora bastato il tempo dedicato ai figli. Hanno ancora tanto da dare in famiglia e diventano il supporto per genitori super-indaffarati. A volte il sostegno è anche economico. E da nonni si può finalmente essere liberi di viziare i piccoli senza sensi di colpa.
# Esercitare la saggezza
Parc Gruyère Pays-d’Enhaut – Passaggio in auto
L’età della consapevolezza. Quella in cui finalmente si riesce a distinguere il valore delle cose, capire ciò che si è sbagliato, trasmettere quello che ha funzionato.
# Volontariato
credits: milano.repubblica.it
Ultimo ma forse il primo della lista. Si dice che da bambini sia più bello ricevere ma con l’età diventi più bello dare. D’Annunzio diceva che noi siamo ciò che diamo. E quando si arriva alla terza età, per molti la generosità DNA del milanese diventa un’impulso irresistibile. C’è chi fonda associazioni, chi dedica il proprio tempo in iniziative varie, c’è chi destina una parte dei propri risparmi in una fondazione, chi assiste i bisognosi in altre forme. Tutti questi li ringraziamo nel profondo. Perché forse proprio nell’età d’argento si materializza il vero milanese dal cuore in mano.
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Se prima qualcuno avesse avuto dei dubbi, ora è arrivata anche l’ufficialità. Ecco i dettagli di questa indagine, che include Milano tra le città più stressanti del pianeta.
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Ufficiale: Milano è la città più stressante nell’Unione Europea
# I risultati dello studio condotto da Dip N’ Dive
thegap_media IG – Città più stressanti
L’ultimo studio condotto da Dip N’ Dive, azienda specializzata in snorkeling, ha ufficialmente inserito Milano tra le dieci città più stressanti del mondo. Con un punteggio complessivo di 73 su 100, ha prevalso su altre metropoli internazionali, venendo superata solo da città ad alto afflusso turistico e livelli di frenesia quotidiana. A dominare la classifica troviamo infatti Las Vegas al primo posto con 95 punti, seguito da San Francisco con 93 e New York con 83. A chiudere la prima cinquina Londra con 82 e Los Angeles con 79.
# I parametri utilizzati
pexels-Andrea Piacquadio-stress
Lo studio ha preso in considerazione diversi fattori per valutare il livello di stress urbano. Tra i principali elementi analizzati ci sono: l’inquinamento acustico, la qualità dell’aria, il numero di turisti, il tasso di criminalitàe i costi dei trasporti pubblici, dei taxi e dei ristoranti. Milano ha ricevuto punteggi critici su più fronti, soprattutto per l’afflusso turistico, ritenuto come uno dei principali fattori di stress per i residenti. Il livello di criminalità ha invece influito negativamente sulla percezione della sicurezza e della vivibilità.
# Milano prima in Unione Europea: peggio di Parigi e unica italiana in classifica
thegap_media IG – Milano nella top ten città più stressanti
Milano si piazza in ottava posizione dietro a Zurigo e San Diego, ed è l’unica città italiana a far parte di questa particolare graduatoria. Nessuna città nell’Unione Europea la si supera: è riuscita a fare peggio di Parigi, con un punteggio rispettivamente di 72 e 71. A incidere sul risultato, rispetto alla capitale francese, ci sono l’elevato afflusso di turisti e il costo della vita, con il punteggio di 51,80 su 100 per il livello di criminalità che ha rappresentato uno dei fattori determinanti.
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Roma ha una unicità che la distingue da tutte le grandi capitali europee: la vicinanza al mar Mediterraneo. Un punto di forza straordinario che non viene ben sfruttato né dal punto di vista turistico né per il welfare cittadino. Come fare dunque per recuperare il litorale romano e farne un grande polo di attrazione internazionale? Scopriamolo insieme.
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Il litorale romano come California o Costa Azzurra? Le 4 carte per la rivoluzione del lungomare
# «Un paradiso per i surfisti» (Financial Times) e la vicinanza a siti storici unici al mondo
Credits: Adina Lavinia Moldovan – Pexels
Se si pensa a località di mare per una vacanza, difficilmente si pensa al litorale romano. Eppure delle caratteristiche attrattive questa ce l’ha! Per esempio, qualche anno fa il Financial Times ha recensito le spiagge del litorale romano tra “le migliori per fare surf“. In particolare, tra Santa Marinella e Santa Severa, si trovano diversi punti in cui gli appassionati di questa disciplina possono cimentarsi con la propria passione. Questo è dovuto ovviamente all’affaccio sul Mar Tirreno che, più vasto degli altri mari che bagnano le coste italiane, espone questi punti alle onde lunghe e ai forti venti.
Ma ancora, la grande estensione della costa, che è infatti gestita da più Comuni diversi, permetterebbe una buona distribuzione dell’afflusso turistico e una vastissima offerta di esperienze. Questo, neanche a dirlo, valorizzerebbe le particolarità e le identità di ogni luogo visitabile, oltre a incentivare un tipo di competizione pacifica che gioverebbe all’economia della Regione.
Per ultimo, ma non in ordine di importanza, la grande presenza di siti storici di diverse epoche (dall’antica Roma ai recenti eventi della Seconda Guerra Mondiale) potrebbe rendere questi luoghi un punto di riferimento non solo per il divertimento e lo svago, ma anche culturale.
# I punti dolenti: scarsa promozione, insufficienti infrastrutture di collegamento e strutture abusive
Credits: Marlene Buelow – Pexels
Il principale problema di queste coste è che chi le amministra non sa venderle al pubblico. Manca cioè una adeguata comunicazione che sappia raccontarne le particolarità o rilanciarne i punti di forza che abbiamo approfondito sinora. Oltretutto, nonostante non siano molto lontani da Roma, non è facile raggiungere questi luoghi. Le principali strade che collegano l’entroterra al mare, infatti, sono spesso ostruite dal traffico e l’unica linea ferroviaria che ci porta qua, la MetroMare, non basta a risolvere il problema, anche perché copre solo parte del litorale.
Tutto ciò senza considerare il grande limite della criminalità organizzata che prende in ostaggio grandissime fette della costa, rendendole invivibili sotto ogni punto di vista. Non è raro infatti trovare spiagge totalmente inquinate o imbruttite dalla presenza di invadenti strutture abusive di proprietà della mafia.
# Le 4 carte per rendere il litorale romano una degna alternativa a Costa Azzurra o Florida
Credits: Vika Glitter – Pexels
Ma allora cosa si dovrebbe fare? Ciò che è più urgente fare è bonificare queste zone dalla presenza criminale. Già una misura come questa, permetterebbe alla libera impresa di sfruttare il territorio, attirando clientela e creando un giro economico pulito che rivitalizzi l’area.
Altro punto fondamentale: bisognerebbe rivoluzionare i collegamenti, rendendo i singoli comuni più interconnessi e centralizzando i trasporti con Roma, in modo tale da favorire uno scambio turistico continuo. Questo permetterebbe anche di organizzare campagne turistiche e pubblicitarie che sappiano unire la città al mare e viceversa.
Poi, si dovrebbe pensare alla creazione di stabilimenti che offrano servizi sia turistici che sportivi, magari con eventi e gare apposite, proprio per attirare in quest’area il surf internazionale.
Infine, per la promozione del territorio, si dovrebbe prendere spunto dalla costa più internazionale e famosa d’Europa: la Costa Azzurra. Il litorale francese presenta un cartellone di eventi di richiamo internazionale che coprono praticamente l’intero calendario dalla primavera all’autunno: ATP Tennis e Gran premio di Montecarlo, Festival del Cinema (e altri festival rinomati a livello mondiale) a Cannes, Festival della Musica ad Antibes, Jazz Festival a Juan Les Pins, il Grand Prix internazionale dei Fuochi di Artificio insieme a concerti e manifestazioni con star mondiali. Come in Francia anche sul litorale romano ogni settimana ci dovrebbe essere un evento che mette sul palcoscenico internazionale una delle località costiere.
Permettere a questa zona costiera di sfruttare tutto il proprio potenziale la renderebbe competitiva col resto del mondo e prima o poi, perché no, ci abitueremo a sentir parlare le grandi agenzie turistiche delle unicità della Costa Tirrenica. E, soprattutto, Roma potrebbe diventare l’unica grande capitale d’Europa a presentare una spettacolare offerta su una costa straordinaria.
Si dice che a Milano si mangi la migliore cucina del mondo. Proprio in questa città hanno esordito ristoranti di culture molto diverse, che però, per un motivo o per l’altro, vale la pena provare.
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I 10 ristoranti stranieri di Milano da provare almeno una volta nella vita
#1 El Carnicero (Argentina)
credits El Carnicero
Il regno perfetto per gli amanti della carne. El Carnicero, nato nel 2013 a Milano, è il primo ristorante del Gruppo El Carnicero. Situato in via Spartaco, il ristorante si distingue per una selezione di carni di alta qualità, provenienti da tutto il mondo e preparate con assoluta maestria da esperti asadores. Ma la carne non è l’unico pezzo forte del ristorante. Il menu infatti propone anche piatti tipici della cucina latino americana, come empanadas, ceviche e dulce de leche.
Indirizzi: via Spartaco 31 e corso Garibaldi 108
#2 Iyo (Giappone)
credits Iyo Restaurant
IYO è il punto d’incontro tra la cucina giapponese e lo stile italiano. Il ristorante ha ricevuto una Stella Guida MICHELIN Italia dal 2015, continuando ad evolversi tra eccellenza e creatività. I punti di forza del ristorante sono ovviamente il sushi e, in generale, tutti i piatti giapponesi. Nel corso degli anni, al primo locale se ne sono affiancati altri due: IYO Omakase e AALTO Cucina libera.
Indirizzi: via Piero della Francesca 74 e piazza Alvaar Alto
#3 Knam (Germania)
credits Knam
Anche se non è un ristorante, ci siamo sentiti in dovere di citare questa fantastica pasticceria. Aperta nel 1992 da Ernst Knam, tedesco di nascita e milanese d’adozione, questo locale si caratterizza per ricercatezza e abbinamenti fuori dal comune. Proprio Knam è diventato l’unico pasticcere ad essere nominato Expo Ambassador, oltre ad aver ideato e curato il catering per diversi stilisti durante la settimana della moda, da John Richmond a Cesare Paciotti. Al Knam si possono gustare le migliori Sacher della città, oltre alla torta ai tre cioccolati, creazione originale del Knam.
Indirizzo: via A. Anfossi, 10
#4 Mido (Egitto)
credits valesuli
Mido è un ristorante egiziano aperto nel 1990 a Milano nei pressi di Porta Ticinese. È stato uno dei primi ristoranti etnici italiani e, nel corso degli anni, si è affermato come punto di riferimento per i milanesi (e non solo). Il ristorante è da sempre gestito dalla famiglia Nassar, e propone gustosi piatti medio orientali: dal couscous con carne, pesce e verdure, fino ai dolci al miele e le salsine di antipasto. Ad accoglierci troviamo Raafat che ci segue per tutte le portate con utili consigli, mentre la cucina è gestita personalmente dalla moglie Maha.
Indirizzo: via Pietro Custodi, 4
#5 Warsà (Eritrea)
credits zero.eu
Warsa è un ristorante eritreo, presente a Milano da quasi 30 anni. Il locale offre i piatti più tipici della tradizione eritrea. La portata tipica del ristorante è infatti lo zighinì con injera, il piatto nazionale eritreo per eccellenza. Lo zighinì è un piatto unico composto da una salsa piccante con verdure e aromi a cui si aggiunge manzo e pollo, mentre l’injera è pane sottile a fermentazione naturale simile a una crepe. Oltre a questo, però, tra i piatti classici troviamo anche i Samosa, croccanti fagottini fritti e l’Halawa, il tipico dolce al sesamo.
Indirizzo: via Melzo, 16
#6 Ravioleria Sarpi (Cinese)
credits Lalynx
La Ravioleria Sarpi è una piccola bottega con cucina a vista, che dal 2015 prepara migliaia di ravioli. Le specialità di questa ravioleria sono i Shuijiao, ravioli che si possono acquistare già pronti o da cucinare in casa. Ma oltre ai ravioli c’è la possibilità di assaggiare anche la tipica crespella di Pechino, Jian Biang, un classico introdotto a Milano.
Indirizzo: via Paolo Sarpi, 27
#7 Serendib (Sri Lanka)
credits serendib
Serendib è un ristorante nei pressi di Moscova, che porta in tavola piatti della tradizione indiana e srilankese. Le sue pietanze sono davvero particolari e non sono così facili da trovare in città. I piatti forti sono la zuppa della casa e, in generale, le pietanze preparate con tante spezie. Altri punti forti sono il riso basmati, pollo al curry, vindaloo di maiale e il dhal di lenticchie rosse passate.
Indirizzo: via Pontida, 2
#8 Le Vent du nord (Belgio)
credits Enzo T.
Locale di tradizione belga, Vent du Nord è un ristorante situato in zona Calvairate. I suoi punti forti sono le birre e la cucina nazionale. Il piatto tipico sono infatti le moules-frites, cozze in numerose varianti con le patatine fritte. Altre chicche sono gli stufati di carne, cucinati con la birra, l’insalata belga ripiena e gratinata e i formaggi d’abbazia.
Indirizzo: via Sannio 18
#9 Vietnamonamour (Vietnam)
credits vietnamonamour
Vietnamonamour ha due diversi ristoranti a Milano: il primo a Piola e il secondo a Zara. Come si evince dal nome, questo locale ricalca i piatti di tradizione vietnamita. I suoi piatti forti sono un riso senza cottura con gamberi e uno al vapore con carne di maiale. Possiamo però citare anche l‘involtino di granchio, che può essere intinto in una salsa molto delicata oppure in una molto piccante.
Indirizzi: via Alessandro Pestalozza 7 e via Torquato Taramelli 67
#10 Wicky’s Wicuisine (Giappone)
credits flawless life
Il Wicky’s è gestito dalla guida visionaria dello Chef Wicky Priyan, e ha ricevuto il premio “Tre Bacchette” dalla Guida Gambero Rosso 2025. Il piatto forte è il curry giapponese con filetto di Angus e verdure di stagione, un’innovativa fusione di diversi sapori, che soddisfa anche i più salutisti. Il suo prezzo ammonta a 25 euro. Pezzo forte anche il nuovo menu sharing, ideale per condividere un pasto conviviale con amici e famiglia. Questo menu è improntato su una varietà di carpacci, scelti accuratamente per esaltare i sapori stagionali.
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In questo articolo avevamo auspicato un unico grande sistema tariffario per semplificare la mobilità intermodale e garantire flessibilità e libertà di movimento in tutta la Lombardia. Il sogno potrebbe presto diventare realtà, come annunciato dall’assessore regionale ai Trasporti. Vediamo quando e come dovrebbe funzionare.
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L’annuncio: ci sarà un biglietto unico per tutti i trasporti pubblici della Lombardia
# L’annuncio dell’assessore regionale ai Trasporti: il titolo unico per il trasporto regionale
ecodibergamo.it – Io viaggio in provincia
Si viaggerà con il titolo unico per il trasporto regionale o quantomeno queste sono le intenzioni mostrate dall’assessore al trasporto pubblico Franco Lucente. L’annuncio è arrivato ne corso del convegno “Lombardia al centro del movimento: sfide e opportunità”.
L’assessore ha affermato che la Regione ha dato via ad uno studio di fattibilità del progetto, che mira a rivoluzionare la mobilità lombarda, andando a creare un vero e proprio sistema integrato al di fuori delle provincie di Milano e Monza, che punti a facilitare il viaggio dei cittadini.
# Un solo biglietto per tutti i mezzi e pagamento nelle zone transitate, come a Milano, tramite un’app dedicata
Mappa servizio ferroviario regionale 2024
Secondo Lucente sarà possibile viaggiare con ogni mezzo pubblico, tramite un unico biglietto, pagando in base alle zone in cui si transita, come accade già oggi a Milano. Tutto questo dovrebbe essere gestito tramite un’app che potrebbe includere tutti i servizi offerti dalle varie aziende di trasporto pubblico, ma non è stato specificato niente in merito.
# Entro il 2028 attesa l’entrata in funzione, ma resta il dubbio sulla navigazione dei bacini lombardi
trenord_discoverytrain IG
Non ci resta quindi che attendere il 2028, quando dovrebbe entrare in funzione il biglietto unico digitale, speranzosi che questo servizio permetta ai cittadini di utilizzare più facilmente e in modo più integrato il trasporto pubblico locale. Resta il dubbio sulla navigazione dei bacini lombardi, in quanto non sono di competenza regionale ma nazionale e già oggi non fanno parte del progetto “Io viaggio”. Questo potrebbe portare la perdita di un servizio significativo per gli abitanti delle zone lacustri che già vivono alcune difficoltà negli spostamenti.
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Una rete di metrotranvia o metropolitana leggera che viaggia in parte nel sottosuolo. Potrebbe essere una soluzione alternativa a future linee metropolitane o di supporto alle stesse per sopperire all’inefficienza di quelle di superficie?
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Tram come metro: la «light rail» sarebbe utile per Milano?
# La Metro di Porto, la rete di metrotram della seconda città portoghese
Metro Porto
La prima linea, di quella che è chiamata Metro di Porto, è stata inaugurata alla fine del 2002. Da allora la seconda città del Portogallo, con una popolazione di circa 246 mila abitanti che arriva a 1,7 milioni contando l’area metropolitana, ne ha costruite 6 per un totale di 80 km di tracciati e altrettante fermate. Il percorso è stato sviluppato per la maggior parte convertendo binari ferroviari, circa 50 km, oltre a circa 20 km di nuova costruzione di cui 7 sotterranei nel centro città.
# Una rete a servizio anche dell’area metropolitana che utilizza tram a pianale ribassato
jakihun IG - Metro Porto
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jakihun IG - Metro Porto in galleria
jakihun IG - Metro Porto in superficie
Ph. Riccardo Mastrapasqua
Ph. Riccardo Mastrapasqua
Ph. Riccardo Mastrapasqua
Ph. Riccardo Mastrapasqua
Ph. Riccardo Mastrapasqua
La rete serve sei comuni all’interno dell’area metropolitana e tutte le linee interscambiano tra di loro con un tratto comune di 9,8 km dove ne corrono 5, l’unica esclusa è la “D” perché si muove nella direttrice nord-sud invece che est-ovest.
I mezzi utilizzati sono gli Eurotram di ADtranz, a pianale ribassato e simili a quelli in servizio a Milano ad esempio sulla linea 15 verso Rozzano. Alla rete di metrotram si affianca quella di tram tradizionali e storici composta da 3 linee e 14 km di tracciato.
# Sistemi simili sono diffusi in tutto il mondo, in Europa li troviamo ad esempio in Germania, Belgio e Spagna
instagelusiat IG – Stadtbahn Colonia
Sistemi simili, che di fatto sono metrotranvie, sono le Stadtbahn in Germania che si avvicinano al servizio di una metropolitana leggera. Tra queste la rete di Colonia, realizzata trasformando la vecchia rete tranviaria e con le tratte centrali interrate rendendole simili a una metropolitana. Esistono poi le reti di tram-treno, ibrido tra tram e treno sia per utilizzo di infrastruttura che di mezzi.
andreasoboe IG – Metro Ligero
In Belgio troviamo invece i servizi di pre-metro, a Bruxelles, Anversa e Charleroi, con l’utilizzo degli stessi tram operanti in superficie e con linee pensate per essere convertite successivamente in linee metropolitane tradizionali. Nella capitale belga infatti quasi tutto il tratto comune delle prime due linee metropolitane fu aperto inizialmente come “premetro” e poi convertito in due linee di metropolitana. Anche una delle reti più recenti di metropolitana leggera, quella di Madrid, ha diversi tratti e stazioni in sotterranea.
# A Milano il tram che si crede una metro
Credit combat tram YT – Tram 7 in sotterranea
Anche a Milano abbiamo un tram sotterraneo, anche se per un breve tratto. La linea 7 tra Via Beccaro e via Fieramosca viaggia nel sottosuolo, seppur non in profondità come una metropolitana, con anche una fermata, quella di Arcimboldi Ateneo Nuovo, a servire il vicino Teatro Arcimboldi e l’Università Bicocca. Il servizio è però quello classico tramviario e non di light rail o metropolitana leggera come appunto, tra gli altri, quello di Porto e che se implementato nella nostra città potrebbe migliorare il servizio di trasporto pubblico. Il tutto senza la necessità di fare scavi impattanti come quelli di una vera metropolitana e al tempo stesso garantire l’efficienza e la puntualità spesso assente nelle linee di superficie. La prima indiziata potrebbe essere la linea circolare 90-91?
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Era stato annunciato il bando per la trasformazione pedonale, ma ancora non ci sono notizie in merito.
Ancora infinite grazie,
FRANCESCO OLIVERO
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Mi arriva questa missiva dalla redazione:
“Gentile Francesco, sulla pedonalizzazione del cavalcavia è scesa di nuovo la nebbia. La prima proposta di trasformarlo in una HighLine sul modello di New York è addirittura del 2017. Poi è stata rilanciata nel 2019. Dopo anni di oblio, l’idea è stata ripresentata dal Municipio 8 a ottobre del 2024 (Qui la proposta) e inserita nell’Atlante dei Quartieri dell’ultimo Pgt.
Il Comune si è detto d’accordo con la proposta, annunciando un bando per il 2025 di progettazione di fattibilità per far diventare la strada ad alto scorrimento sopraelevata in un parco lineare. L’assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi ha dichiarato a ottobre 2024 che «è un sogno che vogliamo diventi realtà, nel 2025 lanceremo il bando. Le infrastrutture che non svolgono più la funzione per cui sono nate, da problema facciamole diventare luoghi riqualificati per i milanesi e per i turisti.»
Quindi siamo in attesa del bando anche se i rumors interni a Palazzo Marino parlano di un nuovo colpo di freno sul progetto a causa della pioggia di critiche arrivate dai milanesi preoccupati per l’effetto sulla mobilità dell’area.”
IL POSTINO
Vuoi segnalare qualcosa, fare una domanda, sfogare la tua creatività o la tua disperazione? Manda una mail a info@milanocittastato.it (Oggetto: I fatti nostri).
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L’Expo del 1906 si svolse a Milano al Parco Sempione e nell’area dell’ex zona Fiera. Una metropolitana sopraelevata collegava i due siti espositivi. Nel mezzo della manifestazione ci fu un evento drammatico che mise a rischio il suo completamento.
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Il dramma di Expo 1906 e l’unico padiglione rimasto in piedi da allora
# Il terribile incendio durante Expo
Expo Milano 1906 – Padiglione del Belgio
L’Expo del 1906 si svolse a Milano al Parco Sempione e nell’area dell’ex zona Fiera. Una metropolitana sopraelevata collegava i due siti espositivi. L’edizione di Expo del 1906 fu segnata da un fatto drammatico che rischiò di pregiudicare l’esito della manifestazione. Quasi tutte le strutture erano state realizzate in legno e a inizio di agosto un incendio rase al suolo quasi completamente tutti i padiglioni che erano stati costruiti nell’area della ex fiera.
Senza perdersi d’animo i milanesi si misero al lavoro e in poche settimane riuscirono a rimettere in piedi tutto quello che il fuoco aveva distrutto.
# L’unico padiglione ancora in piedi
L’edizione Expo del 1906 viene ricordata come tra i maggiori successi della storia dell’Esposizione Universale.
Tutti i padiglioni furono smantellati tranne uno che da allora ospita il terzo acquario più antico d’Europa. Come stile rappresenta uno degli esempi più pregiati di liberty milanese.
Il percorso espositivo dell’acquario racconta la storia dell’acqua dalle precipitazioni atmosferiche fino ad arrivare al mare, attraverso i seguenti ambienti:
Torrente montano
Laghi d’alta quota – il lago alpino
Ambiente umido d’alta quota – la pozza di montagna
Fiume montano – zona a temoli
Fiume pedemontano- zona a barbi
Grandi laghi – il Lario – ” lago di Como”
Fiume – zona carpe (metapotamon)
Ambienti artificiali – la roggia
Ambienti artificiali – il fontanile
Foce del fiume – zona storioni (hypopotamon)
Acque salmastre – la laguna
Posidonieto – le praterie di posidonia oceanica
Piano infralitorale – litorale rocciso
Piano infralitorale – 2 litorale roccioso
Piano infralitorale – i fondali sabbiosi
Piano infralitorale – il cavalluccio marino
Ambiente pelagico – la medusa quadrifoglio aurelia aurita
Ambiente pelagico
Piano circalitorale
IL POLPO (Octopus vulgaris)
I relitti
Scogliera madreporica
TROPICALIZZAZIONE DEL MEDITERRANEO
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La foto del giorno: oggi siamo in via Carlo Imbonati
Ph. @milanographies IG
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Ti aspettiamo!
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Milano, per molti, significa cotoletta, significa risotto, ossobuco o panettone. Solo alcuni, però, sanno che a Milano ci si può sedere e assaggiare un panino premiato come il più buono d’Europa. In questo video scopriamo come è fatto questo panino, dove possiamo mangiarlo e, soprattutto, quanto costa.
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Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
Uno dei luoghi più affascinanti e segreti di Milano, riapre dopo un lungo periodo di chiusura. Questo capolavoro nascosto dell’artista romagnolo torna a essere visitabile, offrendo un viaggio immersivo tra le sue opere più iconiche.
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Riapre il labirinto di Milano ispirato a Gilgamesh!
# Il labirinto ispirato al primo poema epico della storia
Riapre al pubblico, con un accesso rinnovato, uno dei luoghi più affascinanti e segreti di Milano. Ispirato all’Epopea di Gilgamesh, il primo grande poema epico della storia dell’umanità risalente al 2000 a.C., il Labirinto si estende su una superficie di circa 170 mq, con un’altezza massima di 3,80 metri.
Credits silvia_sr_ IG – Ingresso nel labirinto
Realizzato in bronzo, rame e fiberglass colorato e patinato, conduce il visitatore in un viaggio tra mito e memoria, alla scoperta delle radici dell’esperienza umana, accogliendo i temi della luce e dell’oscurità.
# Realizzato in 16 anni di lavoro: al centro dell’opera la riproduzione della cella di Cagliostro
Il percorso si snoda attraverso stanze successive, ognuna delle quali ospita rielaborazioni di sculture già note e forme ancora in divenire, offrendo un’esperienza immersiva nell’immaginario dell’artista. Ognuna porta il visitatore sempre più in profondità nell’universo di Pomodoro.
Credits milanesando IG – Labirinto di Arnaldo Pomodoro
Al centro dell’opera si trova una sorta di riproduzione della cella di Cagliostro, l’alchimista palermitano morto presso la rocca di San Leo. La realizzazione del Labirinto ha richiesto 16 anni di lavoro, dal 1995 al 2011, quando l’opera fu inaugurata in via Solari 35 dopo essere stata trasferita da via Tadino.
# Arnaldo Pomodoro e il fascino delle sue opere
Credits Andrea Cherchi – Banca Piazza Meda
Nato a Morciano di Romagna nel 1926, Arnaldo Pomodoroè tra gli scultori contemporanei italiani più noti al mondo. Il suo stile inconfondibile è caratterizzato da superfici metalliche lacerate, che rivelano meccanismi interni misteriosi, come a voler svelare il cuore nascosto delle cose. Tra le sue opere più celebri ricordiamo il “Sole” di piazza Meda a Milano, la “Sfera Grande” nel piazzale della Farnesina a Roma e quella sul lungomare di Pesaro.
Il Labirinto era stato chiuso al pubblico nel novembre 2023 per consentire lavori di ristrutturazione dell’edificio sovrastante, sede della Maison Fendi. Durante questo periodo, sono stati effettuati interventi di restauro e manutenzione per preservare l’integrità dell’opera e migliorare l’esperienza dei visitatori.
Credits barbara_vellucci IG – Labiritno di Arnaldo Pomodoro
La riapertura del 20 marzo 2025 segna dunque un momento importante per gli appassionati d’arte e per la città di Milano, che ritrova uno dei suoi luoghi più enigmatici e affascinanti.
# Informazioni per la visita
Credits cinzia_travelgirl IG – Dettaglio opere Labirinto di Arnaldo Pomodoro
Le visite, della durata di 45 minuti, sono aperte a tutti previa prenotazione e si svolgono in gruppi accompagnati da una guida esperta. Per prenotare la visita e conoscere gli orari disponibili, è possibile consultare il sito ufficiale della Fondazione Arnaldo Pomodoro.
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Il più antico mercato coperto di Milano ha riaperto al pubblico nella primavera 2022, dopo un periodo di restuaro. Ma quali sono i suoi punti forti? Cosa lo rende attrattivo? Scopriamolo.
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La rinascita del mercato coperto più antico di Milano: curiosità e attrazioni
# Il mercato con quasi 100 anni di storia
credits zero.eu
Qual è la peculiarità di questo mercato? Molto semplice. È stato fondato nel 1929, il che lo rende il più antico mercato coperto della città. Nel corso degli anni si è ampliato, sono arrivati nuovi banchi e nuovi artigiani, che oggi sono 30 in totale.
# Una struttura sempre in ottima salute
credits Mercato Comunale Wagner
A differenza di altri mercati coperti, che sono stati chiusi o che hanno dovuto lottare parecchio per rimanere aperti, la struttura di piazza Wagner ha sempre goduto di ottima salute. Nel 2021 il mercato è stato ristrutturato grazie al Consorzio Mercato Wagner – vincitore del bando di concessione ventennale – che ha richiesto un investimento di 660mila euro. Ad oggi, il mercato conta 46 posti vendita assegnati a 28 commercianti. Il mercato è piccolo ma al suo interno si trova tutto ciò di cui si ha bisogno: macellerie, pollerie, pescherie, forni, botteghe di formaggi e proposte internazionali.
Una delle tre attività del mercato Wagner è la Pescheria Suigo, tradizione di famiglia partita con Abbondanzo Suigo, proseguita poi con Franco e oggi con Fabio. Qui troviamo ogni tipo di pesce. Dai crostacei tra cui vengole, capesante, cozze ma anche pregiate ostriche Gilleardeau, molluschi e altri tipi di pesce: scorfani, ricciole, sogliole orate e san pietro popolano il ricco banco. Col passare del tempo hanno inserito anche i crudi, in particolare le tartare, che possono essere prese e mangiate.
# Il primo sushi del mercato Wagner
Credits: original_rossoro, IG
All’interno del mercato troviamo anche un sushi: il Kiosko sushi and more. È stato aperto nel 2010 e rilevato 3 anni più tardi dal 21enne Chen Ziran, attuale proprietario. Il pesce qui utilizzato è di alta qualità: tonno rosso italiano, salmone biologico, branzino greco e ricciola italiana che arrivano giornalmente al mercato del pesce. La proposta va dai diversi tipi di sushi (nigiri, sashimi, futomaki e maki) alle tartare, dal chirashi (bowl di riso con pesce crudo o al vapore) ai vari antipasti asiatici tra cui gyoza, insalate di alghe e spiedini di pesce.
# Le tre attrazioni che fanno da cornice al mercato
credits Assi&Partners
Il successo di questo mercato si deve anche alle diverse attrazioni che si possono trovare attorno alla struttura.
i Giardini: Parco Guido Vergani (Pagano): questo parco è l’ideale dopo un pranzo abbondante. Sono presenti anche diverse aree gioco per bambini ed ospita una ricca varietà di piante.
il Teatro Nazionale: si trova in piazza Piemonte ed è uno dei più importanti e vecchi teatri di Milano. È stato costruito negli anni 20 e ristrutturato qualche anno fa.
i grattacieli gemelli: anche questi in piazza Piemonte, sono i primi grattacieli della città, anche se, rispetto ai nostri standard, sono decisamente bassi con i loro 38 metri d’altezza.
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