ROMANI in fuga a MILANO

Un fenomeno che ci inorgoglisce e ci inquieta, allo stesso tempo

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Ph. j_nnesk_sser

Lo avevamo scritto qualche anno fa: La nuova invasione dei romani a Milano.  Il fenomeno ormai sta dilagando, come riportato dall’articolo del Corriere Cervelli in fuga: l’esodo dei talenti romani verso Milano a caccia d’affari. I romani si stanno spostando a Milano. I segnali sono ovunque. Si tratta di un fenomeno che ci inorgoglisce e ci inquieta, allo stesso tempo. 

ROMANI in fuga a MILANO

Credits Dmitry Zvolskiy-pexels – Guardare Roma

Un po’ come in ogni fenomeno migratorio. All’inizio sembra qualcosa di episodico, procede a ondate, riguarda solo alcune nicchie. Poi il fenomeno si fa più continuo, massiccio, finché se ne accorgono anche i mass media più tradizionali.

# Milano: l’àncora di salvezza per una città allo sbando

romani a milano

Milano attrae i romani. Può sembrare un segnale di forza per la nostra metropoli ma temiamo sia dovuto alla debolezza ormai cronica della capitale. La realtà è che sempre di più scappano da una città diventata l’ombra sbiadita del suo glorioso passato, che riempie le cronache più per vicende di ratti, cinghiali e gabbiani che per prodezze umane. Gli animali spadroneggiano tra un sistema di trasporti vecchio di decenni, la pessima gestione dei rifiuti dalla raccolta allo smaltimento, una sterminata periferia allo sbando, un traffico al collasso e una delinquenza sempre più in linea con quella dei paesi sud americani.

A questo degrado generale si aggiunge una totale mancanza di progettazione nella riconversione delle enormi aree dismesse abbandonate, l’assenza di una visione di sviluppo economico nel medio e lungo termine nonché una totale incapacità ripensare ad un futuro che non si basi sullo statalismo e che non renda il turismo l’unica vera eccellenza di Roma, turismo oltretutto che sta diventando sempre più mordi e fuggi ed accattone.
Tutto questo rende la vita nella città eterna un tormento. Tanto che l’unica àncora di salvezza diventa il treno per Milano. 

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# La nuova invasione dei romani a Milano, tra cornetti e Roma Club

Ph. @giuliopaneeojo

Alcuni ricordano precedenti storici, come quando una Roma in piena e irreversibile decadenza per cercare un disperato rilancio aveva spostato il centro dell’impero a Milano. Tante aziende negli ultimi anni si sono trasferite da Roma a Milano seguite dalle legioni dell’Urbe che abbandonano la capitale al suo inesorabile declino e alla sua definitiva marginalizzazione.

Non serve poi tanto impegno per accorgersi di questo fenomeno socio economico scartabellando sui giornali o ascoltandolo in tv. Di questa gesticolante presenza ci si era già accorti da qualche anno, come avevamo scritto ne La nuova invasione dei romani a Milano guadagnandoci una vagonata di insulti. Si sono moltiplicate le trattorie che propongono piatti della tradizione laziale, per altro molto gustosi, e il sentire la parlata di rugantino passeggiando tra Brera e il Duomo, tra Piazza Gae Aulenti e City Life, o richiedere un “cornetto” nei bar, è oramai entrato a far parte della nostra quotidianità. A queste sonorità non facciamo più nemmeno caso.  

E’ tanta e tale la presenza di Romani dalle nostre parti che è sorto persino un Roma Club Milano che proietta tutte le partite della Maggica tra cori e bevute. Per par condicio ci auguriamo nasca presto pure un Lazio Club Meneghino.  

# Il grande pericolo

Credits: optimagazine.com
Roma pomerio oggi

Sia chiaro, a scanso di equivoci e di eventuali denunce, questi ulteriori arrivi sotto al Duomo non ci disturbano affatto. Anzi, sono una presenza che va a tutto a nostro beneficio, potenzialità che porteranno ulteriore crescita economica in una delle aree urbane già tra quelle maggiormente dinamiche del mondo. Qualcosa che ci inorgoglisce a dimostrazione di quanto Milano sia sempre attrattiva.

C’è chi dice che con questa invasione potrebbero arrivare a Milano anche problemi che stanno rovinando la Capitale. Abbiamo assistito nei millenni ad invasioni, distruzioni, bombardamenti, si sono avvicendati Celti, Romani, barbari, spagnoli, austriaci, Francesi, burocrati e perfino macellai “savoiardi” dalle rive del Po. Davvero ci potremmo allarmare per così poco? Qualche  ”anvedi” e un po’ di profumo di bucatini all’amatriciana non ci faranno certo venire la puzza al naso

Ciò che veramente preoccupa, invece, è il potenziale colpo di grazia  per Roma che sta perdendo le sue migliori intelligenze. L’idea di una capitale in disfacimento può solo essere fonte di apprensione, soprattutto in un sistema come quello italiano dove potere e soldi pubblici sono fortemente accentrati nella Capitale.
Come può una città in disfacimento governare un Paese? La soluzione: risollevarla o toglierle potere. Tertium non datur. 

Continua la lettura con: La nuova invasione dei romani a Milano

ANDREA URBANO

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Andrea Urbano
Nato a milano, ma milanese per scelta (per metà salentino). Sono appassionato a tutto quello che riguarda Milano: storia, cultura, dialetto e patrimonio artistico, progetti urbanistici, futuri socio econonomici, oltre a cinema, sport e viaggi. Lavoro nell'ufficio export di una multinazionale. Sono un grande tifoso del Milan. Alla ricerca di una modella. Quartiere: BOVISA

4 COMMENTI

  1. Siete ossessionati da roma, anzi forse terrorizzati all’idea che possa risollevarsi. Ce ne vuole per avere complessi di inferiorità per una città malandata…

  2. Ho tanti amici e colleghi di lavoro a Roma. Da loro trapela un pò di rassegnazione ad uno stato di cose generale che vorrebbero vedere migliorato. E’ vero.
    Distinguerei due cose: quello che servirebbe a Roma per allinearsi alle altre capitali più quotate, in tema di qualità di vita e struttura urbana (penso ci sia molto da fare), quello che servirebbe a Roma per trattenere meno di 2000 persone in un anno (su 2,7 milioni di abitanti) dal trasferirsi a Milano, che è messa un pò meglio, ma non è una città paragonabile alle capitali europee. E’ un dato interessante quello di questo servizio, ma andrebbe paragonato a quello (ce ne sarà qualcuno…) dei milanesi che si trasferiscono a Roma. Non conosco il dato, sarei curioso che venisse evidenziato.
    E che ci vengono a fare dei romani a Milano? A viverci o solo per lavoro? E quanti di questi, tolta una necessità qualsiasi, se ne tornerebbero volentieri a Roma disposti a sopportarla così com’è come gli altri 2.688.000? Quanti di questi preferiscono davvero Milano a Roma per come sono le città, o si fanno andare bene Milano per necessità? Fanno queste cifre dell’esodo di 2000 romani all’anno un invasione? E mi chiedo anche: perchè mai le corse dei treni da Roma a Milano sono le stesse di quelle da Milano a Roma?
    Il mio personalissimo parere sui problemi di Roma, è che è una città troppo piccola e troppo poco popolata per la vastità del territorio comunale. Viene spesso sbandierato (questo si, e fa un pò ridere) che Roma è 7 volte Milano; attraverso dati che ho acquisito lavorando per una società di servizi romana, apprendo che quasi 1300 km quadrati di territorio sono urbanizzati per meno di 400 (inclusi immensi parchi), mentre Milano occupa 130/140 dei 187 del comune, ma con metà della popolazione di Roma, (non 1/7). Il territorio però è da gestire per intero, e Roma ha municipi, come Ostia, che distano dal centro anche 30 km oltre al fatto che tutti i servizi devono raggiungere i confini comunali. Credo che le risorse che ha Roma attraverso la sua popolazione, non siano adeguate per una gestione efficiente di tutto il suo territorio. Altri problemi li possono conoscere bene solo i romani, ma certamente ce ne saranno.
    Ci siamo accorti infine che in due anni più di 30000 persone hanno lasciato Milano?….
    Comunque, è piacevole, e magari sorprende un pò apprendere che c’è un interesse crescente per dei cittadini romani verso Milano; ma facendo l’avvocato del diavolo non voglio certo smentire che un differente stato di cose tra le due città può favorire questo flusso; ma solo capire meglio un fenomeno tutto sommato di dimensioni modeste in rapporto alle dimensioni di Milano, e che non è coretto dipingere come un esodo biblico tra una città in rovina e un eden.

  3. Mi sono imbattuto in questo articolo che definire agghiacciante sarebbe un complimento. Sarebbe da sottolineare come il collasso di Roma e cioè che più la paralizza è proprio la politica stessa. Giochi di potere che si abbattono sulla sua gestione. L’articolo suggerisce esattamente cioè che non auguro accada a Milano: spostare il centro della politica qui. Altro punto: sicuramente Milano è più organizzata ma tra il traffico e le macchine parcheggiate tra poco perfino dentro i portoni oltre che sui marcipiapiedi… sta messa meglio ma insomma…

  4. Sig. Marco condivido tutta la sua riflessione e ammetto di avere tralasciato il fattore politica dalle cause dello stato in cui versa Roma. Però non posso credere che la politica, o lo status di capitale sia di per sè condizionante a prescindere, per una città investita di questo ruolo istituzionale. Altrimenti sapremmo di condizioni precarie anche per le altre capitali, e questo (almeno all’apparenza) non riguarda perlomeno la più parte delle capitali europee, che comunque non sono certamente esenti da loro problemi.

    De Gregori, romano, ha forse messo in note musicali la migliore e più attendibile descrizione dello stato di cose:…”e andiamo a Roma che sembra una cagna in mezzo ai maiali”.

    A ciascuno giudicare chi siano i maiali, e intanto a Milano damose da fà, che ce n’è non solo davanti ai portoni, ma anche per le borseggiatrici in metrò, per le risse e le baby gang, per il degrado delle stazioni ferroviarie, per la lordura lasciata in giro nelle movide, per l’aria più impestata in Europa, per una rete di metropolitane (checchè se ne dica) largamente insufficiente rispetto a tutta la conurbazione, con un sistema di tangenziali sottodimensionato, col verde confinato in qualche rettangolo strappato alla cementificazione, con servizi ferroviari flagellati da guasti e soppressioni di corse quotidiani, con la presenza mafiosa più alta dopo le località di origine delle organizzazioni (che ci sono tutte), con la sparizione dei negozi a favore dei centri commerciali, e chi più ne ha più ne metta.

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