I SINDACI del SUD in rivolta contro l’AUTONOMIA votata dai CITTADINI del NORD

La legge sull’autonomia differenziata approda in Aula al Senato. Ma c'è chi non ci sta

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Duro scontro tra poteri dello Stato che costituisce un pericoloso precedente. Un centinaio di sindaci del Sud scendono in piazza contro la riforma dell’autonomia differenziata che da oggi viene discussa al Senato e che segue, con un ritardo di oltre sei anni, il voto popolare di lombardi e veneti a favore dell’autonomia della loro regione, in coerenza con quanto stabilito dalla Costituzione. 

I SINDACI del SUD in rivolta contro l’AUTONOMIA votata dai CITTADINI del NORD

Autonomia differenziata

16 gennaio. La legge sull’autonomia differenziata approda in Aula al Senato. Sono trascorsi oltre sei anni da quando lombardi e veneti hanno votato a grande maggioranza a favore dell’autonomia della loro regione, in coerenza con quanto stabilisce la Costituzione Italiana nell’articolo V: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”. Il disegno di legge sull’autonomia differenziata definisce procedure legislative e amministrative da seguire per giungere ad una intesa tra lo Stato e le Regioni che chiedono ulteriori autonomie. Governo e cittadini per una volta sembrano essere sulla stessa lunghezza d’onda. Ma c’è chi non ci sta.

# I sindaci del Sud scendono in piazza contro l’autonomia

Un centinaio di sindaci del Sud, quasi tutti appartenenti all’area di centro-sinistra, scendono in piazza contro la riforma dell’autonomia differenziata, che approda in Senato. Obbediscono così a un appello proveniente dai senatori dei loro territori annunciando una protesta davanti alle prefetture contro la riforma. «Ogni sindaco che amministra la cosa pubblica nel Mezzogiorno – spiegano dall’associazione “sindaci del Sud” – sa quanto sia difficile garantire quello che chiedono i cittadini e ciò che servirebbe alle future generazioni in un contesto di totale difficoltà socio-economica e di gravi carenze amministrative. Con il regionalismo spinto non si creerebbe quella maggiore efficienza che il ministro Roberto Calderoli sbandiera per giustificare la sua proposta, il cui unico scopo, in realtà, è ridare peso alla Lega. Si determinerebbe, invece, un peggioramento delle condizioni dei municipi del Sud». «Si calcola – spiegano i sindaci – che la proposta di revisione del Pnrr ottenuta dal ministro Raffaele Fitto colpirà soprattutto le regioni del Sud, che subiranno un taglio di 7,6 miliardi, la metà dei 15,9 che si prevede di ridurre. Per non parlare dell’eliminazione delle Zes e dei 4,4 miliardi distratti dal fondo perequativo infrastrutturale in una nazione che sul piano delle ferrovie e delle strade è letteralmente tagliata in due, l’alta velocità al Nord, la grande lentezza al Sud». «L’autonomia differenziata – evidenziano i primi cittadini – rappresenterebbe il colpo di grazia e per questo noi sindaci del Sud chiediamo a tutti i senatori eletti nei nostri collegi di far sentire forte la loro voce di dissenso, in difesa della terra in cui sono nati loro stessi, i loro genitori e i loro nonni, i loro figli. Diversamente faremo conoscere alla popolazione chi si è sottratto a questo dovere morale». Da qui l’invito a tutti i sindaci meridionali «a far riflettere i propri referenti in Senato sulle responsabilità che si stanno assumendo e a scendere in piazza e sostenere le associazioni che stanno organizzando i presidi dinanzi alle Prefetture». (Ansa)

Continua la lettura con: Approvato il testo dell’autonomia differenziata: cosa cambierà per l’Italia e per Milano

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