Christian D’ANTONIO: “la mia Milano si scrollerà di dosso quell’ultimo residuo di provincialismo rimasto”

"A Milano si respira aria di possibilità"

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Christian D'Antonio nella foto di Angjelo Marleci

Si definisce figlio degli anni ’70, nonché meridionale con il nord Europa (ma anche Milano) nel cuore. È Christian D’Antonio, direttore di The Way Magazine e speaker di Radio Nolo: nasce come giornalista economico, si converte poi alla musica e al racconto del lifestyle dei giorni nostri. È ossessionato dal tempo e, come un giovane boy scout, cerca il buono in tutto e curiosa ovunque per portarlo alla luce. Il suo brunch preferito? Moda, arte e spettacoli tv anni 80.

Christian D’ANTONIO: “la mia Milano si scrollerà di dosso quell’ultimo residuo di provincialismo rimasto”

Christian D’Antonio nella foto di Angjelo Marleci

Qual è la cosa che ami di più di Milano?

Le possibilità. Si respira aria di possibilità, un qualcosa che nemmeno la pandemia ha potuto affievolire.

Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi FB
Milano

Quella che invece ti piace di meno?

La qualità dell’aria. Il clima è migliorato, ma l’inquinamento è ancora un punto dolente.

L’angolo di Milano più fotografico?

I palazzi tra corso Buenos Aires e Parco Palestro. Un’architettura che è l’essenza della città.

ottavi mondiali
Foto aerea di corso Buenos Aires

Il tuo locale preferito?

Il Ghe Pensi Mi a NoLo. È uno di quei posti dove stare fuori è quasi più interessante che stare dentro.

I Libri di Milano Città Stato a casa tua: scopri come fare
Credits: @ghepensi_mi
Ghe Pensi MI

Il tuo passatempo a Milano?

Le cene di lavoro, succedono sempre cose belle e non sono mai pesanti come qualcuno può credere.

La canzone su Milano a cui sei più legato?

È uscita qualche anno fa una canzone di Mietta molto ironica, “Milano è dove mi sono persa”. È ambigua, va bene per tutti.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Ho scoperto con imperdonabile ritardo l’Abbazia di Chiaravalle. Ci sono andato in bici una volta in primavera e ci torno spesso, ci sono ancora i monaci cistercensi ed è a pochi passi dalla città.

Abbazia di Chiaravalle
Credits: borgodichiaravalle.org – Abbazia di Chiaravalle

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Gli incontri casuali per strada con persone care. Sembra che passino tutti da qui ed è una cosa che si ripete spesso.

La fermata della metro a cui sei più affezionato e perché?

Porta Venezia è un simbolo di libertà. Ed è anche molto festosa con quel tocco rainbow che spezza i toni scuri della linea rossa.

Credits: @eustacestephen
IG

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Gli Orti di via Padova. Incredibile pensare come da una discarica si possa rigenerare la terra. E la natura si riprende quello che le spetta.

Credits: @nolomilano
Orti di via Padova

Il quartiere che ami di più?

Per viverci non cambierei NoLo per niente al mondo in questo momento. Per sognare il Quadrilatero del silenzio, credo sia uno dei posti più eleganti d’Italia.

Credit: milano.repubblica.it – Nolo

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

C’è una questione di sicurezza notturna e pulizia che va affrontata, magari non con interventi spot. E poi una seria educazione scolastica contro la smania dei “Tag” sui muri. È una cosa inaccettabile che purtroppo è molto evidente proprio a Milano. La street art è altra cosa.

Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Non ha bisogno di autonomia politica perché è già a una velocità superiore al resto del paese. Ha bisogno di più controllo per microcriminalità e decoro.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Tornerei a vivere al Sud davanti al mare.

 

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro cittadino?

Che possa scrollarsi di dosso quell’ultimo residuo di provincialismo rimasto.

Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?

Comprerei un palazzo in centro e lo renderei disponibile ad artisti di varia natura. Diventerebbe una casa aperta alla cultura e sperimentazione e dopo 5 anni raccoglieremo tutti i frutti.

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